1 Tessalonicesi 5 – Pronti per il Giorno del Signore
A. Insegnamento sull’essere pronti per il ritorno di Gesù.
1. (1-3) L’imminenza del ritorno di Gesù.
Ora, quanto ai tempi e alle stagioni, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva, poiché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. Quando infatti diranno: «Pace e sicurezza», allora una subitanea rovina cadrà loro addosso, come le doglie di parto alla donna incinta e non scamperanno affatto.
a. Quanto ai tempi e alle stagioni, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva: I Tessalonicesi erano stati ben istruiti riguardo al ritorno di Gesù e ad altre questioni profetiche. Paolo li aveva ammaestrati intorno ai tempi e alle stagioni del ritorno di Gesù. Avevano un’idea dei tempi profetici in cui vivevano ed erano in grado di discernere le stagioni della cultura dell’epoca.
i. Come già accennato, è incredibile che Paolo avesse trascorso solamente alcune settimane con i Tessalonicesi (Atti 17:2), durante le quali li istruì sui tempi e sulle stagioni del ritorno di Gesù. Paolo rimarrebbe sorpreso del fatto che molte persone oggi considerano il ritorno di Gesù un insegnamento trascurabile.
ii. Gesù criticò i capi religiosi dei Suoi giorni perché non sapevano discernere i segni dei tempi (Matteo 16:1-3). Un altro motivo per cui dovremmo studiare le Scritture e osservare il mondo intorno a noi è per acquisire consapevolezza dei tempi e delle stagioni.
iii. Hiebert su tempi e stagioni: “Il primo termine indica il tempo in riferimento alla sua durata, indipendentemente dalla lunghezza del periodo; il secondo attira l’attenzione sulle caratteristiche di quel periodo. Il primo riguarda la misurazione del tempo, il secondo la natura del tempo, ideale o critica che sia”.
b. Il giorno del Signore verrà: Con questa frase Paolo citava un concetto veterotestamentario molto familiare. Il principio alla base dell’espressione il giorno del Signore riguarda il tempo di Dio. Come l’uomo ha il suo “giorno”, così il Signore ha il Suo giorno. In riferimento alla fine, il giorno del Signore si compirà nel giudizio di Gesù contro la terra e nel Suo ritorno in gloria.
i. Non fa riferimento ad un giorno in particolare, ma ad una stagione in cui Dio porterà a compimento il proprio piano rapidamente, fino alla fine dell’età presente. Il giorno del Signore “è un’espressione comune dell’Antico Testamento e denota il giorno in cui Dio interverrà nella storia per giudicare i Suoi nemici, liberare il Suo popolo e stabilire il Suo regno.” (Hiebert)
c. Poiché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte: I Tessalonicesi sapevano, essendo stato loro insegnato, che non era possibile conoscere il giorno del ritorno di Gesù. Quel giorno resta ignoto e sopraggiungerà di sorpresa, come un ladro di notte. Un ladro non annuncia l’ora esatta del proprio arrivo.
i. Alcuni ritengono che “il giorno del Signore verrà come un ladro di notte” sia da intendere che nulla del piano profetico di Dio per il futuro si può o si dovrebbe conoscere. Tuttavia, Paolo asserì che per certo quel tempo non si sarebbe potuto determinare con esattezza.
ii. Fissare una data per le profezie non era certo abitudine di Paolo e fu comunque vietato da Gesù quando disse: Quanto poi a quel giorno e a quell’ora, nessuno li conosce (Matteo 24:36). Dio vuole che questo giorno sia inaspettato, ma vuole anche che il Suo popolo sia pronto per l’inaspettato.
d. Quando infatti diranno: «Pace e sicurezza», allora una subitanea rovina cadrà loro addosso: L’imprevedibilità di quel giorno sarà una tragedia per i non credenti, che saranno cullati fino ad assopirsi dalle situazioni politiche ed economiche circostanti, per poi essere svegliati bruscamente. Udranno il terrificante verdetto “non scamperanno”.
i. Quando “va tutto bene” e “siamo al sicuro” saranno sulle labbra degli uomini. (Moffatt)
ii. L’avvento subitaneo, in un tempo in cui molti diranno “Pace e sicurezza”, va distinto dalla venuta di Gesù descritta in Matteo 24:15-35. La Sua venuta, descritta in Matteo 24:15-35, avviene in un momento di grande catastrofe mondiale, quando nessuno potrebbe mai dire “pace e sicurezza”. Paragonare passaggi simili ci mostra che, in qualche modo, ci sono due aspetti della Seconda Venuta di Gesù.
• Da un lato, la Sua venuta avverrà in un momento inaspettato, dall’altro, invece, viene decisamente predetto.
• Una venuta avverrà durante un periodo di normalità, l’altra nel mezzo di cataclismi.
• In una venuta lo incontreremo nell’aria (1 Tessalonicesi 4:16-17), nell’altra Egli verrà con i Suoi santi (Zaccaria 14:5).
e. Come le doglie di parto alla donna incinta: La frase doglie di parto suggerisce sia inevitabilità che imprevedibilità. Gesù usò lo stesso concetto in Matteo 24:8, dove descrisse le calamità che precederanno la fine dei tempi come l’inizio delle doglie di parto. L’idea è sia quella del dare alla luce una nuova era che della crescita in intensità e frequenza di queste calamità.
i. Trapp su come le doglie di parto alla donna incinta: “1. Sicuramente; 2. Improvvisamente; 3. Irresistibilmente, inevitabilmente”.
2. (4-5) Il fondamento delle esortazioni di Paolo.
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno vi sorprenda come un ladro. Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre.
a. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre: In riferimento alla loro condotta, Paolo, innanzitutto, disse semplicemente ai Tessalonicesi che avrebbero dovuto essere ciò che erano. Dio ci ha fatti figli della luce e figli del giorno e il tempo in cui eravamo della notte o delle tenebre è passato. Pertanto, ora dobbiamo vivere semplicemente in accordo a quello che Dio ha fatto di noi.
i. “Nelle lingue semitiche, essere ‘figlio’ di qualcosa significa generalmente possederne le caratteristiche.” (Morris)
b. Che quel giorno vi sorprenda come un ladro: Paolo intendeva dire che questo non deve accadere ai credenti che vivono secondo la propria natura di figli della luce e figli del giorno. Essi saranno pronti per il ritorno di Gesù.
i. “Paolo parte da una considerazione sul giorno del Signore per giungere al pensiero che i Tessalonicesi non hanno nulla di cui temere dall’arrivo di quel Giorno. Da qui passa al pensiero successivo, ovvero che le loro vite dovrebbero essere in armonia con tutto ciò che quel giorno rappresenta.” (Morris)
ii. Per certi aspetti, la venuta di Gesù sarà una sorpresa per tutti, perché nessuno conosce il giorno né l’ora (Matteo 24:36). Tuttavia, per i cristiani che conoscono i tempi e le stagioni non sarà del tutto inaspettato. Nessuno sa precisamente a che ora verrà il ladro, ma alcuni vivono tenendosi sempre pronti contro di loro. Coloro che non sono nelle tenebre, che vivono come figli della luce e figli del giorno, saranno pronti per il ritorno di Gesù.
iii. Se però siamo nelle tenebre – forse coinvolti in qualche peccato da cui Paolo ci ha messi in guardia precedentemente in questa lettera – allora non siamo pronti e abbiamo bisogno di prepararci per il Suo ritorno.
3. (6-8) Le esortazioni di Paolo: Non dormite, siate sobri e vegliate.
Perciò non dormiamo come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri. Infatti coloro che dormono, dormono di notte, e coloro che s’inebriano, s’inebriano di notte. Ma noi, poiché siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore, e preso per elmo la speranza della salvezza.
a. Perciò non dormiamo: Poiché non apparteniamo né alla notte né alle tenebre (1 Tessalonicesi 5:5), la nostra condizione spirituale non dovrebbe mai essere caratterizzata dal sonno. Spiritualmente parlando, dobbiamo essere attivi e attenti, vegliare ed essere sobri.
i. Non dormiamo: In questa occasione, Paolo utilizza una parola diversa da quella adottata per il sonno (come allusione alla morte) menzionato in 1 Tessalonicesi 4:13. “La parola dormire viene usata qui in maniera metaforica per denotare l’indifferenza del credente alle realtà spirituali ed è diversa da quella trovata in 4:13-15, in cui si fa riferimento ai morti che dormono. Essa racchiude ogni sorta di negligenza e insensibilità morale e spirituale.” (Hiebert)
ii. Dormiamo parla in gran parte di ciò che appartiene al mondo (gli altri), ma che non dovrebbe appartenere ai cristiani:
• Dormire denota ignoranza.
• Dormire denota insensibilità.
• Dormire denota vulnerabilità.
• Dormire denota inattività.
iii. In un sermone su questo testo intitolato “Sveglia! Sveglia!”, Spurgeon dimostrò con tre immagini forti la follia e la tragicità del cristiano dormiente.
• Una città soffre per la peste e un ufficiale, percorrendone le strade, grida: “Portate fuori i morti! Portate fuori i morti!” Nel frattempo, un dottore dorme con la cura in tasca.
• Una nave passeggeri in balìa di una tempesta sta per schiantarsi sugli scogli, portando vicino a morte certa centinaia di passeggeri – nel frattempo, il capitano dorme.
• Un prigioniero nella sua cella sta per essere condotto al patibolo; il suo cuore è terrorizzato dal pensiero di essere appeso per il collo, spaventato dalla morte e da ciò che lo attende dopo. Nel frattempo, un uomo con una lettera di assoluzione per il condannato è seduto in un’altra stanza – e dorme.
iv. Sobri non significa senza senso dell’umorismo. Dà l’idea di qualcuno che conosce il giusto valore delle cose e che, quindi, non si entusiasma troppo per le cose di questo mondo. La persona che vive la propria vita per il divertimento e l’intrattenimento non è sobria.
v. Nel richiedere sobrietà, Paolo non aveva in mente le persone che spengono tutto l’entusiasmo e lo zelo per Gesù, promuovendo ciò che loro credono essere un modo di vivere più equilibrato. Paolo stesso era un seguace zelante di Gesù e fu accusato di fanatismo religioso. L’ufficiale romano Festo pensava che Paolo fosse pazzo (Atti 26:24) e i Corinzi che fosse fuori di senno (2 Corinzi 5:13).
b. Infatti coloro che dormono, dormono di notte, e coloro che s’inebriano, s’inebriano di notte: L’opposto dell’essere vigili spiritualmente è il dormire spiritualmente. L’opposto della sobrietà spirituale è l’ebbrezza spirituale. In quanto cristiani, noi siamo del giorno ed è dunque necessario che vegliamo e siamo sobri.
c. Avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore, e preso per elmo la speranza della salvezza: Paolo si servì dell’immagine dell’armatura di un soldato per illustrare l’idea di vigilanza. Il soldato è un buon esempio di qualcuno che deve vegliare e rimanere sobrio, ed è a questo scopo che viene equipaggiato della sua armatura.
i. Quando paragoniamo questa descrizione dell’armatura spirituale con quella che si trova in Efesini 6, non notiamo una correlazione esatta. Ciò ci lascia intendere che Paolo vedeva il concetto di armatura spirituale come un’immagine utile, ma non come qualcosa di rigoroso nei minimi dettagli.
ii. Fede e amore sono rappresentati dalla corazza, perché protegge gli organi vitali. Come nessun soldato andrebbe in battaglia senza la propria corazza, così nessun cristiano viene equipaggiato per vivere la vita cristiana senza fede e amore.
iii. La speranza della salvezza è rappresentata dall’elmo, perché protegge la testa ed è tanto essenziale quanto la corazza. La speranza non è intesa come una pia illusione, ma come l’aspettativa certa dell’intervento della mano di Dio nel futuro.
4. (9-10) La garanzia del nostro futuro.
Poiché Dio non ci ha destinati all’ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.
a. Poiché Dio non ci ha destinati all’ira: Prima di ricevere la speranza della salvezza (1 Tessalonicesi 5:8) eravamo destinati all’ira. Non essendolo più, siamo ora destinati ad ottenere salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo.
i. Ira: È importante comprendere ciò che Paolo intende con ira di Dio. Noi siamo salvati dal mondo, dalla carne e dal diavolo. Ma prima di ogni altra cosa siamo salvati dall’ira di Dio, l’ira che noi meritiamo. L’intero contesto di Paolo qui riguarda la salvezza del credente dall’ira di Dio.
ii. Eravamo destinati all’ira in due modi. Prima di tutto, eravamo destinati all’ira a causa di ciò che Adamo fece a noi e a tutta la razza umana (Romani 5:14-19). In secondo luogo, eravamo destinati all’ira a causa del nostro peccato. Quando Gesù morì sulla croce, Egli prese il nostro posto in quanto destinati all’ira e ci destinò ad ottenere salvezza. Come credenti, quando pensiamo di essere destinati all’ira, ci presentiamo in realtà ad un appuntamento già cancellato da Gesù.
iii. Il quale è morto per noi: Il senso qui è che Gesù è morto al posto nostro non semplicemente per farci un favore, ma è morto come nostro sostituto.
b. Poiché Dio non ci ha destinati all’ira, ma ad ottenere salvezza: Paolo accosta due concetti interessanti. Destinati enfatizza la sovranità di Dio, ma ottenere è un termine che sottolinea lo sforzo umano. Insieme mostrano che la salvezza nella sua interezza comporta sia l’iniziativa divina che lo sforzo umano.
c. Sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui: Avendo ottenuto salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, vivremo per sempre insieme con lui. La promessa di essere uniti a Gesù non può essere infranta; non importa se viviamo o moriamo (vegliamo o dormiamo), saremo per sempre con lui.
i. Il quale è morto per noi… sia che vegliamo sia che dormiamo: La morte di Gesù non viene addolcita chiamandola sonno; la nostra morte, invece, può essere paragonata al dormire. La sua morte era veramente morte affinché la nostra potesse essere solo un dormire.
5. (11) Il nostro privilegio: la consolazione reciproca.
Perciò consolatevi gli uni gli altri ed edificatevi l’un l’altro, come già fate.
a. Perciò consolatevi gli uni gli altri: Paolo ci dice nuovamente di non prendere consolazione per noi stessi, ma di dare consolazione. Se tutti i cristiani hanno un cuore per consolarsi gli uni gli altri, allora ognuno può ricevere la propria consolazione.
b. Ed edificatevi l’un l’altro: Edificare significa sviluppare. Quando il nostro primo interesse è rivolto allo sviluppo di altri cristiani, Dio a Sua volta ci edificherà. L’immagine è quella di una chiesa piena di partecipanti attivi, non di spettatori passivi.
i. “È evidente che nelle prime chiese la cura delle anime non veniva delegata ad un solo responsabile e nemmeno ai fratelli più talentuosi in mezzo a loro; era un lavoro a cui ogni credente poteva prendere parte.” (Hiebert)
c. Come già fate: Non è che non ci fosse consolazione tra i Tessalonicesi, o che nessuno fosse edificato. Dovevano però continuare a consolare gli altri e ad abbondare in questo sempre di più.
B. Incoraggiamento ed esortazione.
1. (12-13) Paolo li esorta a fare tre cose nei confronti dei loro conduttori.
Ora, fratelli, vi preghiamo di aver rispetto per quelli che si affaticano fra di voi, che vi sono preposti nel Signore e che vi ammoniscono, e di averli in somma stima nell’amore per la loro opera. Vivete in pace fra voi.
a. Di aver rispetto per quelli che si affaticano fra di voi: I cristiani devono avere rispetto per i propri leader, che vengono descritti in tre modi.
i. Quelli che si affaticano fra di voi: I leader vengono riconosciuti non per il loro titolo ma per il loro servizio. Il titolo va bene, ma solo se il titolo è genuino e descrive chi è veramente quella persona davanti a Dio e agli uomini.
ii. Che vi sono preposti nel Signore: I leader vengono riconosciuti come “preposti” nella congregazione, coloro che prendono le decisioni e sono alla guida, così come un pastore veglia sulle pecore. Questo descrive un ordine chiaro e legittimo di autorità.
iii. Che vi ammoniscano: I leader vengono riconosciuti come coloro che ammoniscono la congregazione. Ammonire significa “mettere in guardia o rimproverare in modo mansueto; avvertire”. Morris, a proposito di questa parola, dice: “Il tono è fraterno, ma come da parte di un fratello maggiore”.
iv. “La costruzione in greco è composta da tre participi uniti da un solo articolo, indicando che non si tratta di tre gruppi distinti, ma di una sola categoria di uomini che svolge una triplice funzione.” (Hiebert)
b. Averli in somma stima nell’amore: I cristiani devono stimare i propri conduttori e averli in somma stima nell’amore. Dovrebbero farlo per la loro opera. Non meritano di essere stimati per il loro titolo o per la loro personalità, ma perché la loro opera è per conto del popolo di Dio.
i. “I ministri cristiani che predicano tutta la verità e si affaticano nella parola e nella dottrina hanno il diritto di ricevere più che rispetto; l’apostolo ordina che siano stimati abbondantemente e sovrabbondantemente, e che ciò sia fatto nell’amore.” (Clarke)
ii. Paolo menziona l’opera del ministero due volte e la collega al rispetto che questi servi dovrebbero ricevere da coloro che beneficiano del loro servizio. Questo ci dice almeno due cose:
• Se i membri della chiesa conoscessero e comprendessero il lavoro svolto da coloro che vegliano spiritualmente su di loro, apprezzerebbero e rispetterebbero di più i propri conduttori.
• Il lavoro è un aspetto essenziale del ministero e non c’è spazio per un pastore pigro. “Innanzitutto, dice che si affaticano. Da questo segue che tutti coloro che sono pigri sono esclusi dal numero dei pastori.” (Calvino)
iii. “Le parole in greco trasmettono una tale enfasi che non può essere ben resa in inglese, esprimendo stima ed amore sotto forma d’iperbole; il loro amore doveva essere unito alla stima e la stima all’amore, ed entrambe dovevano abbondare e sovrabbondare verso di loro.” (Poole)
iv. Se un cristiano non stima e non ha amore per il proprio pastore, allora deve o mettersi in ginocchio e chiedere allo Spirito Santo di cambiare il proprio cuore, o andare da un’altra parte e sottomettersi ad un pastore che stima ed ama.
c. Vivete in pace fra voi: Con questo semplice comandamento, Paolo disse ai cristiani di mettere semplicemente da parte le loro dispute e litigi. Questo è un grande modo per avere in stima e avere amore per i leader della tua chiesa.
2. (14-15) Paolo li esorta su come comportarsi con le persone difficili.
Ora, fratelli, vi esortiamo ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli e ad essere pazienti verso tutti. Guardate che nessuno renda male per male ad alcuno; anzi procacciate sempre il bene gli uni verso gli altri e verso tutti.
a. Ora… vi esortiamo: Esortare significa dire a qualcuno che cosa deve fare, senza alcuna cattiveria o spirito critico. Non è una riprensione o una condanna, ma non è nemmeno un semplice suggerimento o un consiglio. Trasmette urgenza e serietà, accompagnato però dalla consolazione.
b. Ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli e ad essere pazienti verso tutti: Paolo disse ai Tessalonicesi – a tutti i credenti, non solo al pastore o ai leader – di ministrare in modi diversi sulla base del bisogno di ciascuno. Pertanto, se qualcuno è disordinato, il dovere del cristiano è di ammonirlo. Altri hanno bisogno di conforto, altri ancora di essere sostenuti.
i. I disordinati sono coloro che sono fuori controllo. Il termine, di origine militare, descrive il soldato che rompe le righe o che non marcia al passo. Si tratta di persone ostinate che vogliono solamente far valere la propria opinione o preferenza. Costoro devono essere ammoniti.
ii. Gli scoraggiati sono coloro che, letteralmente, hanno un carattere debole. Per natura o a causa dell’esperienza, tendono ad essere timidi e a mancare di coraggio. Questi hanno bisogno di essere confortati, cioè di ricevere forza che li sostenga.
iii. I deboli devono essere sostenuti e assistiti assicurandosi che acquisiscano forza e non perseverino nella loro debolezza.
iv. Alcuni ritengono che Paolo si sia già rivolto a questi tre gruppi in altri passaggi precedenti di 1 Tessalonicesi. Se è così, vengono forniti dei buoni esempi riguardo a come parlare agli individui appartenenti a ciascuna delle tre categorie.
• Disordinati: I pigri di 1 Tessalonicesi 4:11-12.
• Scoraggiati: Coloro che sono preoccupati per i propri cari defunti in 1 Tessalonicesi 4:14-17.
• Deboli: Coloro che soffrono a causa della tentazione di cadere nell’immoralità in 1 Tessalonicesi 4:2-8.
c. E ad essere pazienti verso tutti: Sebbene a persone diverse corrispondano approcci diversi, i cristiani devono essere pazienti verso tutti. Questo perché il vero cristianesimo si dimostra dalla capacità di amare e aiutare le persone difficili. Non cerchiamo solamente persone perfette a cui e con cui ministrare.
d. Guardate che nessuno renda male per male ad alcuno: Noi cristiani non dovremmo mai ricercare la vendetta o la rivalsa, ma lasciare che Dio prenda le nostre parti. Dobbiamo, anzi, procacciare sempre il bene gli uni verso gli altri e verso tutti. Quando abbiamo un atteggiamento misericordioso verso gli altri, non solo questo sarà di beneficio per loro, ma anche per noi stessi.
i. Nel passaggio seguente, Paolo scriverà su questioni spirituali quali la preghiera, il ringraziamento e l’adorazione. Tuttavia, prima di queste questioni spirituali o religiose c’è sempre l’insegnamento riguardante le relazioni. Gesù disse chiaramente che dobbiamo risolvere le questioni in sospeso con le altre persone prima di presentarci a Dio in adorazione (Matteo 5:23-24).
3. (16-18) Riguardo alla loro adorazione personale.
James Moffat scrisse di questi versetti: “Commentare adeguatamente questi tesori vorrebbe dire tracciare la storia dell’esperienza cristiana ai suoi livelli più alti”.
Siate sempre allegri. Non cessate mai di pregare. In ogni cosa rendete grazie, perché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
a. Siate sempre allegri: Allegri non solo nelle situazioni felici, ma anche nelle dolorose. Il cristiano può essere sempre allegro perché la sua gioia non si basa sulle circostanze, ma su Dio. Le circostanze cambiano, ma Dio no.
i. “Non posso fare a meno di menzionare che, tra le stranezze delle chiese, ho conosciuto molti cristiani profondamente spirituali che hanno paura di gioire… Alcuni hanno una tale visione della religione che considerano un loro sacro dovere essere depressi.” (Spurgeon)
ii. “Spulciate questo libro e vedete se c’è anche un solo precetto che il Signore vi ha dato in cui si dica: ‘Lamentatevi del continuo nel Signore; lo ripeto ancora: lamentatevi’. Siete liberi di lamentarvi, se volete. Avete la libertà cristiana di farlo, ma, allo stesso tempo, crediate di avere maggiore libertà nel rallegrarvi, poiché questa è la libertà che vi è stata data.” (Spurgeon)
b. Non cessate mai di pregare: I cristiani devono pregare costantemente. Non si tratta di chinare il capo, chiudere gli occhi e incrociare le mani senza mai cessare, perché questi sono modi di pregare, non il pregare in sé. La preghiera è comunicazione con Dio e abbiamo la possibilità di vivere ogni minuto della giornata conversando costantemente e ininterrottamente con Lui.
i. C’è un valore significativo e importante nel prendersi del tempo per mettere da parte ogni distrazione e focalizzarsi su Dio nella propria cameretta di preghiera (Matteo 6:6). C’è però anche spazio – e grande valore – nell’avere comunione con Dio in ogni momento della giornata.
ii. Ci sono molte implicazioni preziose derivanti da questo comandamento:
• L’utilizzo della voce non è un elemento essenziale nella preghiera.
• La postura nella preghiera non è di primaria importanza.
• Il luogo di preghiera non è di grande importanza.
• Il momento in cui si prega non è importante.
• Un cristiano non dovrebbe mai trovarsi nella posizione di non poter pregare.
c. In ogni cosa rendete grazie: Non dobbiamo rendere grazie per ogni cosa, ma in ogni cosa, riconoscendo che la mano sovrana di Dio ha il controllo su tutto, non il destino cieco né il caso.
i. “Quando la gioia e la preghiera si sposano, il loro primogenito è la gratitudine.” (Spurgeon)
d. Perché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi: Dopo ognuna di queste esortazioni – siate sempre allegri, non cessate mai di pregare, in ogni cosa rendete grazie – ci viene detto di fare queste cose perché tale è la volontà di Dio. Il concetto non è “questa è la volontà di Dio, quindi dovete farlo”, ma è piuttosto “questa è la volontà di Dio, quindi potete farlo”. Non è facile essere sempre allegri, non cessare mai di pregare e rendere grazie in ogni cosa, ma possiamo farlo perché è la volontà di Dio.
4. (19-22) Esortazioni di Paolo per la loro adorazione pubblica.
Non spegnete lo Spirito. Non disprezzate le profezie. Provate ogni cosa, ritenete il bene. Astenetevi da ogni apparenza di male.
a. Non spegnete lo Spirito: Possiamo spegnere il fuoco dello Spirito con il nostro dubbio, la nostra indifferenza, il nostro rifiuto di Lui o lasciandoci distrarre dagli altri. Quando le persone iniziano ad attirare l’attenzione su sé stesse, spegnere lo Spirito è assicurato.
i. “‘Spegnere’ fa proprio riferimento allo spegnimento di una fiamma, come quella di un incendio (Marco 9:48) o di una lampada (Matteo 25:8). Questo è l’unico punto del Nuovo Testamento in cui il termine viene utilizzato in senso metaforico” (Morris). Thomas sostiene che la frase si può tradurre più letteralmente così: “Smettete di estinguere il fuoco dello Spirito”.
ii. Dunque, questo comandamento si rifà all’immagine familiare dello Spirito Santo come un fuoco o una fiamma. Sebbene in questo contesto il fuoco non si possa creare, si può però far sì che l’ambiente sia adatto perché bruci intensamente. È altrettanto possibile che la fiamma si estingua, se questa viene ignorata o non più alimentata, o se viene sopraffatta da qualcos’altro.
iii. “È possibile spegnere lo Spirito negli altri come in noi stessi; le persone possono spegnerlo nei propri ministri scoraggiandoli, gli uni negli altri dando dei cattivi esempi o rimproverando lo zelo e la schiettezza che vedono in loro.” (Poole)
b. Non disprezzate le profezie: Riconosciamo che il Signore parla al Suo popolo e attraverso il Suo popolo oggi, e impariamo ad essere aperti alla Sua voce. Ovviamente dobbiamo sempre provare le profezie (segue infatti questo comandamento: provate ogni cosa), ma non le disprezziamo.
i. È molto probabile che la profezia venisse disprezzata a causa di coloro che abusavano del dono. C’erano dei fannulloni tra i Tessalonicesi (1 Tessalonicesi 4:11-12) che forse spiritualizzavano la propria pigrizia con la profezia. Tra i Tessalonicesi c’erano coloro speculavano sulle date e la fine dei tempi (2 Tessalonicesi 2:1-5), che probabilmente supportavano le proprie speculazioni vantando una presunta autorità profetica.
c. Provate ogni cosa, ritenete il bene: Il male e l’inganno possono presentarsi anche in un contesto spirituale; perciò, è importante che i cristiani provino ogni cosa. Quando viene eseguita la prova (secondo lo standard della Parola di Dio e il discernimento degli spiriti tra i conduttori), possiamo ritenere il bene.
i. Durante il tempo trascorso tra l’ultima visita ai Tessalonicesi e la stesura di questa lettera, Paolo si trovava a Berea (Atti 17:10-12). Lì i cristiani avevano un carattere nobile, perché, all’udire della predicazione di Paolo, investigarono diligentemente le Scritture per verificare la veridicità delle sue affermazioni. Paolo desiderava che i Tessalonicesi avessero un cuore e una mente più simili a quelli dei bereani.
d. Astenetevi da ogni apparenza di male: Dopo aver eseguito la prova, qualsiasi traccia del male deve essere rigettata, anche del male che si presenta in vesti spirituali.
i. “Il termine apparenza (eidous) significa letteralmente ‘ciò che è visibile’, l’apparenza esteriore. Indica la forma esteriore con cui il male si presenta… Dovevano respingere il male in qualsiasi forma o apparenza si fosse presentato.” (Hiebert)
ii. “Il significato è ‘il male che può essere visto’ e non ‘ciò che appare essere malvagio’.” (Morris)
C. Conclusione.
1. (23-24) La santificazione completa quale opera di Dio in noi.
Ora il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero vostro spirito, anima e corpo siano conservati irreprensibili per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo. Fedele è colui che vi chiama, e farà anche questo.
a. Ora il Dio della pace vi santifichi Egli stesso completamente: Il significato della parola santifichi è “appartare” – rendere qualcosa diverso e distinto, eliminando le vecchie associazioni per formarne una nuova. Per esempio, un vestito è un vestito, ma un abito da sposa è santificato – appartato per uno scopo speciale e glorioso. Dio vuole che siamo appartati per Lui.
i. L’enfasi è posta su completamente: “L’aggettivo (holoeleis), che compare solo qui nel Nuovo Testamento, è un composto di holos, ‘completo, intero’, e telos, ‘fine’. La sua connotazione di base è ‘raggiungere completamente la fine, arrivare all’obiettivo previsto’, sottolineando che niente viene tralasciato.” (Hiebert)
b. Vi santifichi Egli stesso: Paolo afferma chiaramente che la santificazione è l’opera di Dio in noi, ponendo l’accento sulle espressioni Egli stesso, siano conservati, fedele è Colui che vi chiamae farà anche questo – un’enfasi che dona completezza alle esortazioni precedenti di Paolo. In tutto ciò che ha detto ai cristiani di fare da 1 Tessalonicesi 4:1 fino a 1 Tessalonicesi 5:22, non ha mai voluto intendere che dovessero fare affidamento sulle proprie forze. Ci sono più cristiani che vengono sconfitti per il proprio senso di autosufficienza che a causa di attacchi satanici.
i. “Il modo in cui effettua la transizione… indica che è solamente nella potenza di Dio, che egli invoca, che le sue esortazioni possono portare frutto. ‘Io vi ho esortati a fare determinate cose, ma è solamente per la forza di Dio che sarete in grado di farle.” (Morris)
c. L’intero vostro spirito, anima e corpo siano conservati irreprensibili: Il modo in cui Paolo utilizza spirito, anima e corpo in questo passaggio ha condotto molti ad adottare una visione tricotoma dell’uomo, credendo che questi sia composto da tre parti distinte: spirito, anima e corpo.
i. Questa considerazione ha dei meriti, ma anche alcuni problemi. Si potrebbe dire che Marco 12:30 divida la natura dell’uomo in quattro parti (cuore, anima, mente e forza) e che 1 Corinzi 7:34 la suddivida in due parti (corpo e spirito). In altri passaggi, i termini anima e spirito sembrano essere sinonimi, altre volte invece sembrano essere distinti e difficili da definire in maniera precisa. Sembra, tuttavia, che ci siano effettivamente questi tre aspetti in una persona, sebbene il significato specifico di spirito o anima debba essere determinato dal contesto.
ii. L’illustre studioso di greco Dean Alford descrisse lo spirito e l’anima come segue:
• “Lo SPIRITO (pneuma) è la parte più elevata e peculiare dell’uomo, la parte immortale”.
• “L’ANIMA è la parte inferiore o animalesca, che racchiude le stesse passioni e desideri che hanno anche le bestie, che in noi però sono nobilitati ed elevati dallo spirito”.
iii. L’anima, essendo la parte interiore, immateriale dell’uomo che può esistere al di là della vita spirituale, è collegata al mondo attraverso i sensi del corpo fisico. Si connette con Dio attraverso la fede, che si potrebbe definire il “senso” dello spirito. Noi tendiamo a pensare che lo spirito sia come l’anima, ma possiamo anche considerarla più simile al corpo, come mezzo della nostra interazione con il mondo spirituale.
iv. Poiché anima e spirito fanno riferimento entrambi alla parte immateriale dell’uomo, vengono confusi facilmente. Spesso un’esperienza destinata a edificare lo spirito, in realtà, benedice solo l’anima. Non c’è nulla di sbagliato nel provare entusiasmo e benedizione nella sfera dell’anima, ma in questo non c’è nemmeno nulla che porti edificazione spirituale. Questo è il motivo per cui molti cristiani passano da un’esperienza entusiasmante all’altra, senza mai davvero crescere spiritualmente – il ministero che ricevono ha influenza solo sull’anima.
d. L’intero vostro spirito, anima e corpo siano conservati irreprensibili: Possiamo considerarlo un ordine ispirato. Dio vuole che ci sia una gerarchia nell’essere umano, mettendo al primo posto lo spirito, poi l’anima ed infine il corpo.
i. Ciò non vuol dire che il corpo sia per natura malvagio; ciò contraddirebbe il pensiero principale di Paolo, ovvero che l’intera persona è appartata e preservata da Dio, completa nello spirito, anima e corpo. Dio salva il nostro corpo così come salva il nostro spirito o la nostra anima, e il corpo ha un ruolo ben definito e importante nell’intero piano di salvezza – essere risuscitato in un corpo nuovo.
ii. Ciononostante, Dio ha progettato l’essere umano a vivere secondo l’ordine stabilito di spirito, anima e corpo, e non corpo, anima e spirito. Dobbiamo sublimare i bisogni del corpo a quelli dell’anima e i bisogni sia del corpo che dell’anima a quelli dello spirito.
iii. Questo è anche il modo in cui Dio opera in noi. “Notate l’ordine – spirito, anima, corpo. La Shekhinah della Sua presenza risplende nel luogo santissimo e da lì si riversa nel luogo santo, poi nel cortile esterno, fino a quando le stesse tende della struttura sono irradiate della sua luce.” (Meyer)
2. (25-26) Richiesta di preghiera e saluti.
Fratelli, pregate per noi. Salutate tutti i fratelli con un santo bacio.
a. Fratelli, pregate per noi: Paolo era un apostolo e la chiesa Tessalonicese era costituita da giovani credenti. Cionondimeno, Paolo sapeva di aver bisogno delle loro preghiere, quindi chiese semplicemente: “Pregate per noi”.
i. “Dio richiede che il Suo popolo preghi per i suoi ministri; non c’è da meravigliarsi se coloro che non pregano per i propri predicatori non ricevono alcun beneficio dai loro insegnamenti.” (Clarke)
b. Salutate tutti i fratelli con un santo bacio: Paolo desidera che coloro che leggono la lettera salutino da parte sua tutti i cristiani a Tessalonica. Se si fosse trovato lì di persona, avrebbe salutato egli stesso tutti i fratelli con un santo bacio, ma non essendo lì, inviò i propri saluti tramite questa lettera.
i. “Sembrerebbe che a quel tempo i sessi fossero separati nell’assemblea e che gli uomini salutassero con un bacio gli uomini e le donne altre donne… Quando il bacio veniva scambiato tra un uomo e una donna, si trasformava in un’occasione per gli oppositori di accusare i cristiani di impurità. Gli imbarazzi che ne risultavano portarono i vari concili della chiesa primitiva a stabilire numerose regole riguardanti questa pratica.” (Hiebert)
3. (27-28) Conclusione della lettera.
Vi scongiuro per il Signore che questa epistola sia letta a tutti i santi fratelli. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi. Amen.
a. Vi scongiuro per il Signore: Qui Paolo usa una frase forte. Era importante che questa epistola fosse letta tra i cristiani. Si tratta di un’affermazione insolita, unica nelle lettere di Paolo. Sono state suggerite parecchie ragioni per cui Paolo avrebbe aggiunto questa frase alla fine della lettera.
• Trattandosi della sua prima lettera, l’usanza della lettura pubblica delle sue lettere non aveva ancora preso forma; volle assicurarsi che tale praticata si consolidasse.
• Poiché la lettera era un sostituto della sua presenza fisica, Paolo non voleva che nessuna delusione dovuta alla sua assenza limitasse la diffusione dell’epistola.
• Paolo voleva assicurarsi che la chiesa ascoltasse la lettera direttamente e non tramite degli intermediari che avrebbero potuto travisare il suo messaggio.
• Forse Paolo temeva che le persone guardassero solo a quei passaggi della lettera che parlavano di argomenti di loro interesse, e che ignorassero il resto.
i. “E noi, dunque, dimostriamo contro i papisti che [la Parola] deve essere fatta conoscere alle persone e anche ai santi fratelli, e non confinata al clero; deve essere letta nella loro lingua, perché è così, senza alcun dubbio, che l’Epistola veniva letta, in una lingua che il popolo comprendeva.” (Poole)
b. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi: Quasi tutte le lettere di Paolo iniziano e finiscono con il concetto della grazia. Ciò vale anche per quasi tutto ciò che Dio ha da dire al Suo popolo.
i. La grazia è il favore immeritato di Dio, la Sua concessione d’amore e accettazione verso di noi a motivo di chi Egli è e di ciò che Gesù ha fatto. Grazia significa che Egli si compiace di noi e le motivazioni si trovano tutte in Lui. Grazia significa che possiamo smettere di affaticarci per guadagnare il Suo amore e iniziare invece a riceverlo.
ii. Ha senso che questa lettera – la prima nella corrispondenza epistolare di Paolo alle chiese ad essere giunta fino a noi – piena di amore, incoraggiamento e insegnamento, si concluda con una nota di grazia.
iii. “Qualsiasi cosa Dio abbia da dirci – e in tutte le lettere del Nuovo Testamento ci sono principi che scrutano il cuore e lo fanno tremare – inizia e finisce con la grazia… Tutto quello che Dio è per l’uomo in Gesù Cristo è riassunto in questo: tutta la Sua bontà e bellezza, tutta la Sua tenerezza e pazienza, tutta la santa passione del Suo amore, sono riunite nella grazia. Cosa potrebbe augurare di più un’anima ad un’altra, se non che la grazia del Signore Gesù Cristo sia con lei?” (Denney, citato da Morris)
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