1 Tessalonicesi 3 – Designati all’Afflizione
A. Designazione all’afflizione.
1. (1-3) Il motivo per cui Paolo manda Timoteo dai Tessalonicesi.
Perciò, non potendo più resistere, fummo contenti di essere lasciati soli in Atene, e mandammo Timoteo, nostro fratello e ministro di Dio, e nostro compagno d’opera nell’evangelo di Cristo, per confermarvi e confortarvi nella vostra fede, affinché nessuno fosse scosso in queste afflizioni, poiché voi stessi sapete che a questo noi siamo stati designati.
a. Mandammo Timoteo… per confermarvi e confortarvi nella vostra fede: Nel capitolo precedente Paolo spiega quanto desiderasse essere con i Tessalonicesi durante il loro tempo di prova (1 Tessalonicesi 2:17-18). Tuttavia, non potendo stare con loro di persona, optò per la seconda migliore opzione: mandò da loro Timoteo, suo fedele compagno e collaboratore.
i. Fummo contenti di essere lasciati soli in Atene: Per amore dei Tessalonicesi, Paolo era disposto ad essere lasciato solo in Atene. Gli costò mandare loro Timoteo, ma fu un prezzo che fu contento di pagare.
ii. Nostro fratello e ministro di Dio: “Ministro non è un titolo ufficiale né fa riferimento ad un ministro consacrato, come suggerito dall’accezione odierna del termine. La parola, piuttosto, indica una persona che rende ad un altro un determinato servizio. Parla del servo in relazione al suo lavoro, enfatizzando la sua attività di servizio.” (Hiebert)
iii. “Originariamente, la parola denotava il servizio di un cameriere, da cui poi acquisì il significato di umile servizio di qualsiasi tipo. Veniva spesso utilizzata dai primi cristiani per esprimere il sacrificio che dovevano rendere costantemente sia a Dio che all’uomo. Mentre la parola ‘schiavo’, che veniva spesso utilizzata dai cristiani, poneva l’enfasi sulla relazione personale, questo termine rivolgeva l’attenzione sull’atto di servizio reso.” (Morris)
b. Per confermarvi e confortarvi nella vostra fede: Paolo voleva che Timoteo facesse due cose – confermare e confortare i Tessalonicesi. Sono entrambe necessarie, ma il confermare viene prima. Il conforto può arrivare solo dopo essere stati confermarti nella giusta direzione; altrimenti, veniamo soltanto confortati nella direzione sbagliata.
i. “Quando Paolo mandò Timoteo a Tessalonica, non era affatto per controllare la Chiesa, ma per aiutarla.” (Barclay)
c. Affinché nessuno fosse scosso in queste afflizioni: Essendo stati confermati e confortati, i Tessalonicesi non sarebbero stati scossi in queste afflizioni. Il ministero di Timoteo li avrebbe aiutati a sopportare le avversità in cui si trovavano.
i. Il termine in greco antico tradotto con scosso veniva dall’idea di un cane che scuote la coda. “Proprio come si viene adulati da un cane che adula scodinzolando, il diavolo fa lo stesso, lusingando con promesse di agiatezza per mezzo di una rotta contraria, ma lo fa come un cane, con le sue adulazioni.” (Trapp)
ii. Senza una buona comprensione della verità riguardante il ruolo della sofferenza nella vita del credente, ci troviamo nel grave pericolo di essere scossi nella nostra fede.
d. Queste afflizioni, poiché voi stessi sapete che a questo noi siamo stati designati: Paolo voleva che i Tessalonicesi sapessero che il tempo di sofferenza nel quale si trovavano era sotto il controllo Dio. Erano afflizioni a cui erano stati designati. Come parte della normalità della vita cristiana, i credenti sono designati all’afflizione.
i. Alcuni credono che i cristiani non dovrebbero attraversare le afflizioni e che l’unico modo attraverso cui Dio ci istruisce sia la Sua Parola, e non tramite la prova o la tribolazione. È vero che potremmo evitare gran parte della sofferenza semplicemente obbedendo alla Parola di Dio – e Dio stesso vuole risparmiarci tale sofferenza. Ciononostante, se la sofferenza fu ritenuta sufficientemente degna da ammaestrare Gesù (Ebrei 2:10 e 5:8), allora è sufficientemente degna da ammaestrare anche noi. Nelle prove Dio insegna al credente la perseveranza, l’obbedienza, come consolare gli altri e come avere una comunione più profonda con Gesù.
ii. Alcuni credono che l’unico tipo di afflizione che un cristiano dovrebbe sperimentare sia la persecuzione. La verità è che ci sono due parole greche diverse usate per tradurre il concetto di sofferenza, nessuna delle quali viene adottata esclusivamente nel contesto della persecuzione. Thilipsis veniva usato per descrivere il dolore fisico, le difficoltà emotive e la sofferenza dovuta alla tentazione. Pasko veniva utilizzato in riferimento alle sofferenze fisiche non collegate alla persecuzione, alla sofferenza dovuta alla tentazione e alle difficoltà in senso generale.
iii. Alcuni credono che l’afflizione sia un indicatore della collera di Dio verso il credente. La verità è che afflizione vuol dire che Dio ci ama abbastanza da darci il meglio, quando noi invece desideriamo solo ciò che è facile. Il simbolo del cristianesimo è la croce, non un letto di piume. L’afflizione fa parte del seguire Gesù; pertanto, Paolo riconosce che i cristiani sono designati all’afflizione.
iv. “Avendo sott’occhio tutto il movimento cristiano, Paolo poteva osservare ovunque che la sofferenza era il risultato della lealtà alla fede; non la considerava semplicemente come qualcosa da sopportare. Egli vedeva Dio regnare su ogni cosa e sapeva che questo sentiero di dolore era stato divinamente stabilito.” (Morgan)
2. (4) L’afflizione non dovrebbe mai cogliere il credente di sorpresa.
Infatti anche quando eravamo tra voi, vi predicevamo che avremmo sofferto tribolazioni, proprio come è avvenuto, e voi lo sapete.
a. Anche quando eravamo tra voi, vi predicevamo: Quando Paolo era con i Tessalonicesi (solamente alcuni mesi prima di scrivere questa lettera), li avvertì che avrebbero sofferto tribolazioni. Sebbene rimase con loro solo per alcune settimane, li istruì sul ruolo della sofferenza nella vita cristiana.
b. Che avremmo sofferto tribolazioni: Gesù, nella parabola del seminatore (Matteo 13:1-23), descrisse come alcuni si scandalizzano quando la tribolazione o la persecuzione insorgono a causa della Parola – Gesù disse: “Quando la tribolazione arriva”, non “se arriva”. La fede del cristiano sarà provata. Paolo ne era consapevole e, da buon pastore qual era, mise in guardia i Tessalonicesi.
3. (5) L’urgenza di Paolo nel mandare Timoteo ai Tessalonicesi.
Per questa ragione, non potendo più resistere, io pure mandai ad informarmi sulla vostra fede, che talora il tentatore non vi avesse tentati, e la nostra fatica non fosse riuscita vana.
a. Non potendo più resistere: Paolo non poteva resistere al pensiero che la fede dei Tessalonicesi potesse crollare durante una tale stagione di afflizione, così mandò Timoteo sia per vedere come stavano che per aiutarli.
i. “La diminuzione delle attività missionarie di Paolo a Corinto prima del ritorno di Sila e Timoteo (Atti 18:5) sembra indicare che l’apostolo fosse profondamente depresso a causa del grande fardello dovuto all’ansia e all’incertezza che riguardavano il frutto della sua missione a Tessalonica.” (Hiebert)
b. Che talora il tentatore non vi avesse tentati: Paolo riconobbe che il tentatore – Satana – voleva approfittare di questa stagione di sofferenza. Come nel caso di Giobbe, Satana voleva indurre i Tessalonicesi ad abbandonare Dio.
c. E la nostra fatica non fosse riuscita vana: Se i Tessalonicesi avessero vacillato nella propria fede, Paolo avrebbe considerato vana la sua opera in mezzo a loro. Nella parabola del seminatore (Matteo 13:1-23) Gesù descrisse il seme che si secca a causa del calore emanato dalle prove. Se i Tessalonicesi si fossero seccati, il duro lavoro di Paolo come agricoltore tra di loro non avrebbe prodotto alcun raccolto.
i. Paolo intervenne per evitare che i Tessalonicesi venissero meno nella loro afflizione mandando loro Timoteo, perché coloro che sono nell’afflizione necessitano dell’aiuto di altre persone spirituali.
B. Il resoconto incoraggiante di Timoteo.
1. (6) Le buone notizie riportate da Timoteo.
Ma ora che Timoteo da voi è ritornato a noi e ci ha riferito buone notizie della vostra fede e amore, e che voi conservate sempre un buon ricordo di noi e desiderate grandemente vederci, come anche noi desideriamo vedere voi,
a. Ci ha riferito buone notizie della vostra fede e amore: Quando Timoteo ritornò dalla sua visita ai Tessalonicesi, portò buone notizie. I Tessalonicesi stavano proseguendo bene nella fede e amore, e Paolo li aiutò a fare ancora meglio con questa sua lettera.
i. Calvino a proposito di fede e amore: “Con queste due parole afferma concisamente la somma totale della pietà. Coloro che mirano a questo doppio bersaglio sono fuori dalla zona di pericolo dell’errore per il resto della loro vita.”
ii. Morris a proposito di buone notizie: “Il verbo adottato viene di solito tradotto con ‘predicare il vangelo’. Infatti, questo è l’unico posto in tutti gli scritti di Paolo in cui non viene usato con questa accezione.”
iii. “Con questo si ricorda a tutti i pastori quale tipo di rapporto dovrebbe esserci tra loro e la chiesa. Quando le cose vanno bene con la Chiesa, devono considerarsi felici, anche se circondati, sotto altri aspetti, da tanta angoscia. D’altra parte, se vedono crollare l’edificio che essi hanno costruito, devono struggersi, invece, dal dolore e dalla sofferenza, anche se circondati, sotto altri aspetti, da grandi successi e prosperità.” (Calvino)
b. Che voi conservate sempre un buon ricordo di noi: Timoteo riferì anche la buona notizia che i Tessalonicesi non avevano creduto ai pettegolezzi falsi e crudeli riguardo a Paolo.
2. (7-9) L’impatto che la buona notizia ha su Paolo.
Per questo, fratelli, noi siamo stati consolati a vostro riguardo, in tutta la nostra afflizione e sofferenza, a motivo della vostra fede, perché ora veramente viviamo, se voi state fermi nel Signore. Quale ringraziamento possiamo infatti rendere a Dio per voi, per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio,
a. Noi siamo stati consolati… in tutta la nostra afflizione e sofferenza: Paolo scrisse questa lettera da Corinto, città in cui il suo arrivo fu segnato da difficoltà. Parlando del suo arrivo a Corinto, disse: Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore (1 Corinzi 2:3). Tuttavia, quando Timoteo ritornò con buone notizie, la forza di Paolo fu rinnovata e la sua stessa vita rinfrescata (perché ora veramente viviamo). La notizia che i Tessalonicesi stavano bene sollevò di molto l’animo di Paolo.
i. “Il servo di Dio non è mai così ricolmo di gioia come quando vede lo Spirito Santo toccare i suoi uditori, facendo loro conoscere il Signore e confermandoli in quella conoscenza celeste. D’altro canto, se Dio non benedice la parola dei Suoi servi, essa è come morte per loro. Predicare e non avere alcuna benedizione appesantisce i loro cuori: le ruote del carro vengono rimosse e si trascinano in avanti con fatica – sembrano non avere né potenza né libertà.” (Spurgeon)
b. Quale ringraziamento possiamo infatti rendere a Dio per voi: Il ringraziamento e la gioia di Paolo traboccavano perché sapeva che erano stati fermi nel Signore. Per alcuni è facile rallegrarsi della prosperità materiale nella vita altrui, ma Paolo gioì sinceramente per la prosperità spirituale degli altri.
3. (10) La preghiera di Paolo per i Tessalonicesi.
Pregando intensamente, notte e giorno, per poter vedere la vostra faccia e compiere le cose che mancano ancora alla vostra fede?
a. Pregando intensamente, notte e giorno: Paolo ricevette buone notizie da Timoteo, ma non era abbastanza. Voleva vedere la faccia della sua famiglia spirituale a Tessalonica. Lo desiderava a tal punto da pregare intensamente notte e giorno che Dio aprisse per lui una via per poterli vedere.
i. Intensamente: “Ci sono vari modi per esprimere il concetto di abbondanza e questo doppio composto è probabilmente quello più appassionato di tutti.” (Morris)
b. E compiere le cose che mancano ancora alla vostra fede: In tutta questa gioia, Paolo richiamò l’attenzione sulle cose che a loro ancora mancano. Sebbene l’apostolo li abbia elogiati ripetutamente (1 Tessalonicesi 1:3, 1:7, 2:13, 2:19-20 e 3:6), è comunque ansioso di compiere (completare) le cose che mancano ancora alla loro fede.
i. Paolo credeva che la sua presenza personale sarebbe stata di aiuto per i Tessalonicesi. “Sebbene le sue epistole fossero d’aiuto, la sua presenza fisica lo sarebbe stato ancora di più. C’è una benedizione particolare che accompagna la predicazione orale, ancor più della lettura.” (Poole)
C. La preghiera di Paolo per ciò che ancora manca ai Tessalonicesi.
1. (11) Paolo prega di potersi riunire presto ai Tessalonicesi, perché hanno bisogno dell’influenza apostolica per colmare ciò di cui mancano.
Ora Dio stesso, nostro Padre, e il Signor nostro Gesù Cristo appianino il nostro cammino per venire da voi.
a. Ora Dio stesso, nostro Padre: Questa formula indica l’inizio della preghiera scritta di Paolo, in cui fa sapere ai Tessalonicesi ciò per cui prega per loro.
i. Hiebert sottolinea che tecnicamente non si tratta di una preghiera. “Bisognerebbe riconoscere il fatto che, in effetti, questi versetti costituiscono una preghiera indirizzata direttamente a Dio. È piuttosto una preghiera-desiderio… il tono solenne di questa preghiera-desiderio fervente si avvicina al linguaggio della preghiera ed è praticamente una preghiera.”
ii. E il Signor nostro Gesù Cristo: “Due persone considerate come una (cfr. Giovanni 10:30) hanno la potenza di aprire di nuovo una via verso Tessalonica; ‘Dio stesso, nostro Padre e il Signor nostro Gesù Cristo’ è il soggetto composto di un verbo singolare… probabilmente un’indicazione dell’unità della Trinità.” (Thomas)
b. Appianino il nostro cammino per venire da voi: Paolo fu incoraggiato dalla condizione attuale dei Tessalonicesi e dal frutto che il ministero di Timoteo aveva portato lì. Eppure, egli comunque pregò che Dio appianasse il suo cammino per andare dai Tessalonicesi. Questo mostra che, sebbene Paolo apprezzasse il ministero di altri verso di loro, comunque sapeva che avevano bisogno dell’istruzione e dell’incoraggiamento autorevoli che solo gli apostoli potevano dare.
i. Questo è vero, abbiamo anche bisogno di essere sotto l’influenza apostolica. Paolo e gli altri sono stati promossi alla gloria celeste, ma i loro scritti rimangono. Dio ha preservato per noi nel Nuovo Testamento l’insegnamento degli apostoli.
ii. La chiesa è fondata sugli apostoli e Cristo stesso è la pietra angolare (Efesini 2:20); il fondamento della Nuova Gerusalemme sono i dodici apostoli (Apocalisse 21:14). C’era qualcosa di estremamente unico riguardo agli apostoli e ai profeti del primo secolo, un ministero unico che è stato preservato attraverso il Nuovo Testamento.
2. (12) Per compiere le cose che mancano, devono crescere e abbondare nell’amore.
E il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore gli uni verso gli altri e verso tutti, come anche noi abbondiamo verso di voi,
a. E il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore: Questa non era una chiesa senza amore, ma poteva ancora crescere nell’amore, essendo il simbolo essenziale della fede cristiana.
i. Gesù parlò del ruolo essenziale che l’amore ha come simbolo identificativo del cristiano: Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri (Giovanni 13:35). Anche l’Apostolo Giovanni enfatizzò questo principio: Se uno dice: “Io amo Dio”, e odia il proprio fratello, è bugiardo; chi non ama infatti il proprio fratello che vede, come può amare Dio che non vede? (1 Giovanni 4:20).
b. Abbondare nell’amore gli uni verso gli altri e verso tutti: Paolo voleva che i Tessalonicesi mostrassero amore gli uni verso gli altri. Questo amore inizia nella famiglia di Dio, ma deve andare oltre. Gesù disse che il nostro amore è limitato e superficiale se amiamo solamente coloro che ci amano (Matteo 5:46-47).
c. Come anche noi abbondiamo verso di voi: Paolo audacemente pone sé stesso come uno standard di amore da emulare. Dovremmo vivere vite cristiane tali da poter dire ai giovani nella fede: “Amate gli altri così come faccio io”.
3. (13) Per compiere le cose che mancano, i loro cuori devono essere fermi nella santità.
Per rendere fermi i vostri cuori, affinché siano irreprensibili nella santità davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signor nostro Gesù Cristo con tutti i suoi santi.
a. Per rendere fermi i vostri cuori, affinché siano irreprensibili nella santità: Paolo sapeva che Dio desiderava che i cuori dei Tessalonicesi fossero resi irreprensibili nella santità. Il significato di santità è essere separati dal mondo per Dio. La persona veramente santa è separata dal dominio del peccato, di sé stessa e del mondo, ed è appartata per Dio.
b. I vostri cuori… irreprensibili nella santità: Il cuore deve essere santificato per primo. Il diavolo vuole che sviluppiamo una santità esteriore trascurando quella interiore, come sepolcri imbiancati, pieni di morte (Matteo 23:27).
c. Irreprensibili nella santità davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signor nostro Gesù Cristo: Paolo ricorda il ritorno di Gesù, perché non c’è nient’altro che possa incoraggiarci alla santità come il pensiero che Gesù potrebbe ritornare oggi.
i. La preghiera di Paolo per i Tessalonicesi enfatizzava tre aspetti che sono importanti per ogni cristiano oggi:
·Innanzitutto, egli voleva stare con loro affinché potessero trarre beneficio dalla sua saggezza e autorità apostoliche.
·Voleva che abbondassero nell’amore.
·Voleva che i loro cuori fossero fermi nella santità.
ii. Tutti i suoi santi: “È meglio comprendere il termine ‘santi’ come quegli esseri splendenti che costituiranno il Suo seguito, siano essi angeli o i santi che ci hanno preceduto.” (Morris)
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