Giacomo 3 – Avvertenze e Parole agli Insegnanti
A. Dimostrazione di una fede viva stando attenti a quello che diciamo.
1. (1-2) Osservazioni iniziali: la maggiore responsabilità degli insegnanti e la difficoltà del non inciampare.
Fratelli miei, non siate in molti a far da maestri, sapendo che ne riceveremo un più severo giudizio, perché tutti manchiamo in molte cose. Se uno non sbaglia nel parlare, è un uomo perfetto, ed è pure capace di tenere a freno tutto il corpo.
a. Non siate in molti a fare da maestri: Giacomo rivolge un sobrio monito a coloro che fanno da maestri nella chiesa. Devono prendere sul serio la propria responsabilità, perché è maggiore e perché riceveranno un più severo giudizio.
i. È facile prendere alla leggera la posizione di insegnante nella chiesa, senza considerare il suo costo in termini di responsabilità. Gesù avvertì che a chiunque è stato dato molto, sarà domandato molto, e a chi molto è stato affidato, molto più sarà richiesto. (Luca 12:48)
ii. Le parole di Gesù e di Giacomo ci ricordano che essere tra i maestri nella chiesa di Dio è più che possedere doni naturali o addirittura spirituali; c’è un’ulteriore dimensione che riguarda sia l’avere un carattere adeguato sia il giusto vivere. “Giacomo si accorse che questo settore del lavoro ecclesiastico era diventato estremamente popolare. Da qui il suo avvertimento sulle sue gravi responsabilità. Dio ci giudicherà l’ultimo giorno con un più severo giudizio a motivo della nostra influenza sugli altri.” (Moffatt)
iii. Pertanto, i maestri venivano messi maggiormente alla prova e sarebbero stati giudicati in modo più rigoroso.“La loro condizione è terribile; riceveranno una condanna maggiore rispetto ai comuni peccatori; non solo hanno peccato introducendosi in un ufficio a cui Dio non li ha mai chiamati, ma per la loro insufficienza le greggi su cui hanno assunto il controllo periscono per mancanza di conoscenza, ed è al loro custode che Dio richiederà il loro sangue.” (Clarke)
iv. “L’aggettivo comparativo maggiore [più severo] implica gradi diversi di trattamento presso il tribunale.” (Hiebert)
b. Poiché tutti manchiamo in molte cose: La maggiore responsabilità degli insegnanti è un particolare spunto di riflessione alla luce delle nostre comuni debolezze. Dopotutto, tutti manchiamo in molte cose. L’antica parola greca tradotta con manchiamo non implica una caduta fatale, ma qualcosa che ci fa inciampare e ostacola il nostro progresso spirituale.
i. Tutti manchiamo: In manchiamo Giacomo include sé stesso, senza però giustificare le proprie o le nostre mancanze. Sappiamo che tutti manchiamo, ma tutti dovremmo protendere verso un cammino migliore con il Signore, segnato da meno mancanze.
ii. Questa è una tra le tante affermazioni della Bibbia che ci dicono che tutti gli uomini peccano (incluso anche 1 Re 8:46; Giobbe 14:4; Proverbi 20:9; Ecclesiaste 7:20; e 1 Giovanni 1:8, 10).
c. Se uno non sbaglia nel parlare, è un uomo perfetto: Giacomo fornisce un modo per misurare la maturità spirituale degli insegnanti e di tutti i cristiani. Gesù dimostra in Matteo 12:34-37 che le parole sono la rivelazione del carattere interiore.
i. Se uno non sbaglia nel parlare, dimostra la propria vera maturità spirituale. Questo è particolarmente rilevante per gli insegnanti, che hanno molte più opportunità di peccare con la loro lingua.
· Sbagliamo nel parlare riguardo a noi stessi: col nostro vantarci, con le nostre esagerazioni e con i nostri rapporti selettivi.
· Sbagliamo nel parlare riguardo agli altri: con le nostre critiche, i pettegolezzi, le calunnie, la crudeltà, l’ipocrisia e l’ira; o con parole lusinghiere e non sincere volte a guadagnare favore.
2. (3-6) Il potere della lingua.
Ecco, noi mettiamo il freno nella bocca dei cavalli, perché ci ubbidiscano, e così possiamo guidare tutto il loro corpo. Ecco, anche le navi, benché siano tanto grandi e siano spinte da forti venti, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole il timoniere. Così anche la lingua è un piccolo membro, ma si vanta di grandi cose. Considerate come un piccolo fuoco incendi una grande foresta! Anche la lingua è un fuoco, è il mondo della iniquità. Posta com’è fra le nostre membra, la lingua contamina tutto il corpo, infiamma il corso della vita ed è infiammata dalla Geenna.
a. Noi mettiamo il freno nella bocca dei cavalli, perché ci ubbidiscano: Un piccolo freno messo nella bocca di un cavallo forte lo controlla. Un piccolo timone fa girare una grande nave. Allo stesso modo, avere il controllo della propria lingua significa avere il controllo di sé stessi. Chi può controllare la lingua può tenere a freno tutto il corpo (Giacomo 3:2).
i. Il freno e il timone sono piccoli ma estremamente importanti. Se non vengono controllati, tutto il cavallo e tutta la nave sono fuori controllo. È possibile che qualcosa di così piccolo come la lingua abbia un enorme potere sia per il bene che per il male.
ii. Non si risolve il problema di un cavallo indisciplinato tenendolo nella stalla o il problema di una nave difficile da governare tenendola legata al molo. Similmente, anche un voto di silenzio non è la risposta definitiva all’uso improprio della lingua.
iii. Se la lingua è paragonabile a un freno nella bocca di un cavallo e al timone di una nave, sorge questa domanda: Chi o che cosa tiene le redini e chi o che cosa dirige il timone? Alcune persone dicono qualunque cosa salti loro in mente, perché non reggono le redini o il timone neanche con una mano. Altri usano la loro lingua a seconda delle loro emozioni o della loro natura carnale. Giacomo ci invita a lasciare che lo Spirito di Dio, operando attraverso l’uomo nuovo, metta mano alle redini e al timone della nostra lingua.
b. Considerate come un piccolo fuoco incendi una grande foresta! Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità: Il fuoco della lingua è stato usato per bruciare molti. Ai bambini si insegna “bastoni e pietre possono rompermi le ossa, ma le parole non possono ferirmi”. Tuttavia, si tratta di una filastrocca per bambini non proprio vera: il dolore amaro provocato da una parola detta contro qualcuno può durare una vita, molto più di quanto un osso ci metta a guarire.
i. “Nelle due immagini precedenti, animali e navi sono controllati da piccoli oggetti; in questa, un’immensa foresta viene distrutta da una minuscola scintilla. Così, anche la lingua può controllare o distruggere.” (Burdick)
ii. Ciò che gli altri ci dicono e che noi diciamo agli altri può avere effetti duraturi nel bene e nel male. Un’osservazione sarcastica o critica detta alla leggera può infliggere un danno duraturo a un’altra persona. L’incoraggiamento o il complimento detto al momento giusto può invece ispirare qualcuno per il resto della sua vita.
iii. Il libro dei Proverbi parla della persona che non pone attenzione al potere distruttivo delle proprie parole. Come un pazzo che scaglia tizzoni, frecce e morti, così è colui che inganna il prossimo e dice: “Ho fatto per scherzo!” (Proverbi 26:18-19).
iv. Come già visto, Giacomo non ci sta dicendo di non parlare mai o di fare voto di silenzio; per molti versi, sarebbe più facile che esercitare un vero autocontrollo sulla lingua. Il freno, il timone e il fuoco possono fare un’enorme bene quando sono controllati correttamente.
c. La lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità: Non ci sono molti peccati che, in qualche modo, non implichino il parlare. “È come se tutta la malvagità del mondo intero fosse racchiusa in quel pezzetto di carne.” (Burdick)
i. “Dirigono la loro bocca contro il cielo, e la loro lingua percorre la terra, Salmi 73:9. Può correre in tutto il mondo e mordere tutti; essa è come un rasoio affilato… che invece di radere i capelli, taglia la gola, Salmi 52:2. È realizzata a forma di spada e Davide la percepiva come una spada nelle ossa, Salmi 42:10. È sottile, larga e lunga, come lo strumento più adatto a svuotare il cuore di chi parla e di chi ascolta. Ha il colore della fiamma, adatta a infiammare l’intero corso della natura, Giacomo 3:6.” (Trapp)
ii. Giacomo fa eco alla testimonianza dei Proverbi riguardo alla lingua:
· Nelle molte parole non manca la colpa, ma chi frena le sue labbra è saggio. La lingua del giusto è argento scelto, ma il cuore degli empi vale poco. Le labbra del giusto nutrono molti, ma gli stolti muoiono per mancanza di senno. (Proverbi 10:19-21)
· La preoccupazione nel cuore dell’uomo l’abbatte, ma una buona parola lo rallegra. (Proverbi 12:25)
· Le parole soavi sono come un favo di miele, dolcezza all’anima e medicina alle ossa. (Proverbi 16:24)
· Morte e vita sono in potere della lingua; quelli che l’amano ne mangeranno i frutti. (Proverbi 18:21)
3. (7-8) La difficoltà di domare la lingua.
Infatti ogni sorta di bestie, di uccelli, di rettili e di animali marini può essere domata, ed è stata domata dalla razza umana, ma la lingua nessun uomo la può domare; è un male che non si può frenare, è piena di veleno mortifero.
a. Ogni sorta di bestie, di uccelli… è stata domata dalla razza umana: Un animale selvatico può essere domato più facilmente della lingua. Infatti, Giacomo ci dice che la lingua nessun uomo la può domare.
i. Lo spirito umano ha un’incredibile capacità di sacrificio e autocontrollo. A volte sentiamo la storia disperata di qualcuno che cerca di sopravvivere amputandosi una gamba per liberarsi dall’albero che gli è caduto addosso e che riesce ad arrivare in tempo in ospedale per ricevere le cure mediche necessarie. Eppure, quella stessa persona non può domare perfettamente la lingua.
b. Ma la lingua nessun uomo la può domare: Ciononostante, la lingua può essere portata sotto il potere e il controllo dello Spirito Santo. Si può dire che solo Dio stesso è più potente della lingua umana!
c. È un male che non si può frenare, è piena di veleno mortifero: La lingua indomabile è ancora più pericolosa se consideriamo il veleno mortifero che può rilasciare.
i. “Il veleno della lingua non è meno letale, uccide la reputazione degli uomini con le sue calunnie, le loro anime con le concupiscenze e le passioni che suscita in loro e molte volte anche i loro corpi con le contese e le liti che innesca contro gli uomini.” (Poole)
ii. Una volta una donna andò da John Wesley e disse di sapere qual era il suo talento. Disse: “Penso che il talento che Dio mi ha dato sia quello di esprimere la mia opinione”. Wesley le rispose: “Non credo che Dio avrebbe problemi se seppellissi quel talento”. Esprimere tutto ciò che salta in mente è un parlare sciocco e velenoso.
4. (9-12) Natura contraddittoria della lingua.
Con essa benediciamo Dio e Padre, e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio. Dalla stessa bocca esce benedizione e maledizione. Fratelli miei, le cose non devono andare così. La fonte emette forse dalla stessa apertura il dolce e l’amaro? Può, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? Così nessuna fonte può dare acqua salata e acqua dolce.
a. Con essa benediciamo Dio e Padre, e con essa malediciamo gli uomini: La lingua può essere usata per la vocazione più alta (benediciamo Dio), ma anche per il male peggiore (malediciamo gli uomini). Di coloro che sono nati di nuovo non si dovrebbe dire che dalla stessa bocca esce benedizione e maledizione.
i. La lingua di Pietro confessò che Gesù era il Messia, il Figlio del Dio vivente, eppure rinnegò Gesù con maledizioni. Giovanni disse: “Figlioli, amatevi gli uni gli altri”, eppure desiderò che con una parola scendesse fuoco dal cielo su un villaggio samaritano.
b. Le cose non devono andare così: Il nostro parlare dovrebbe costantemente glorificare Dio. Non dovremmo avere un linguaggio o un tono di voce in chiesa diverso da quello che usiamo a casa o sul lavoro. Come avviene per le sorgenti d’acqua, le nostre bocche non dovrebbero emettere dalla stessa apertura il dolce e l’amaro.
i. “Lo sfogo di Giacomo suggerisce che avesse sofferto per il conflitto causato dalle lingue nel mondo religioso… sembra di leggere la trascrizione di un’amara esperienza.” (Moffatt)
c. Così nessuna fonte può dare acqua salata e acqua dolce: Giacomo sottolinea l’assoluta impossibilità di tale contraddizione. Se continuano ad uscire frutti cattivi e acqua amara, è chiaro che non c’è contraddizione: l’albero e la fonte sono cattivi.
i. Gesù insegna in Matteo 12:34-37 che le parole di un uomo rivelano in maniera attendibile il suo carattere interiore. Ciò che diciamo può rivelare ciò che siamo.
ii. Può, fratelli miei, un fico produrre olive: “Se un fico iniziasse a produrre olive, sarebbe una mostruosità, una cosa di cui meravigliarsi e da considerare innaturale e assurda; così come è innaturale che un cristiano viva nel peccato. Un cristiano può vivere in modo da portare i frutti dell’iniquità invece dei frutti della giustizia? Dio non voglia che ciò accada!” (Spurgeon)
iii. “A meno che non siate rigenerati, nati dall’alto con una nascita nuova e celeste, non siete cristiani, comunque vi facciate chiamare, e non potete produrre il frutto che è gradito a Dio, così come un fico non può produrre olive.” (Spurgeon)
· Puoi etichettare un fico “Ulivo”, ma non per questo sarà un ulivo.
· Puoi tagliare un fico in modo che assomigli a un ulivo, ma non per questo sarà un ulivo.
· Puoi trattare un fico come un ulivo, ma non per questo sarà un ulivo.
· Puoi circondare un fico con molti ulivi, ma non per questo sarà un ulivo.
· Puoi trapiantare quel fico sul Monte degli Ulivi, ma non per questo sarà un ulivo.
B. Dimostrazione di una fede viva in presenza della sapienza.
1. (13) La sapienza ci mostra come fare buone opere.
Chi è savio e intelligente fra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere fatte con mansuetudine di sapienza.
a. Chi è savio e intelligente fra voi? All’inizio di Giacomo 3, l’autore si rivolge a coloro che sono insegnanti o vogliono esserlo tra i credenti. Lì dice loro in che modo dovrebbero parlare, qui in che modo dovrebbero vivere.
i. “Giacomo si rivolge alla persona ‘savia e intelligente’. La parola sophos (“savio”) era il termine tecnico tra gli ebrei per indicare l’insegnante, lo scriba, il rabbino. Sembra che l’autore stia ancora parlando agli aspiranti insegnanti (cfr. Giacomo 3:1); a questo punto, sposta il focus da ciò che essi dicono al modo in cui vivono.” (Burdick)
b. Chi è savio… Mostri con la buona condotta: La sapienza non è mera conoscenza intellettuale. La vera sapienza e la vera intelligenza si manifestano nella nostra vita mediante la nostra buona condotta.
i. Da questo punto di vista, la sapienza e l’intelligenza sono come la fede; sono qualità interiori, invisibili. Se qualcuno si considera savio o intelligente, è lecito aspettarsi che questa qualità invisibile e interiore si manifesti nella vita di tutti i giorni. Qui Giacomo ci dice come valutare se qualcuno è davvero savio e intelligente.
c. Le sue opere fatte con mansuetudine di sapienza: La vera sapienza si riconosce dalla sua mitezza. Coloro che fanno le loro buone opere per attirare l’attenzione su di sé dimostrano di non possedere vera sapienza.
i. Riguardo a mansuetudine: “Prautes è dolcezza, ma non una dolcezza passiva che nasce dalla debolezza o dalla rassegnazione. È piuttosto un atteggiamento attivo di accettazione volontaria.” (Burdick)
2. (14-16) Natura della sapienza terrena.
Ma se nel vostro cuore avete amara gelosia e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. Questa non è la sapienza che discende dall’alto, ma è terrena, animale e diabolica. Dove infatti c’è invidia e contesa, lì c’è turbamento ed ogni sorta di opere malvagie.
a. Amara gelosia e spirito di contesa: Questi due tratti sono l’opposto della mansuetudine di sapienza menzionata in Giacomo 3:13. In realtà, si riferiscono a qualcuno che ha un modo di fare critico, polemico e provocatorio.
i. “[La sapienza che discende dall’alto] non è conforme al carattere di amara gelosia e spirito di contesa (cioè spirito di partito, ambizione egoistica e faziosità). Non vantatevi dell’intensità e dell’aspro zelo che portano a una tale faziosità senza scrupoli, che talvolta vengono giustificati come lealtà alla verità.” (Moffatt)
ii. “Le persone religiose possono essere estremamente provocatorie e vanificare i propri fini con metodi prepotenti; le giuste opinioni e i sani consigli possono perdere il loro effetto se sono espressi da uomini faziosi che cercano solo il proprio interesse o sono polemisti senza scrupoli.” (Moffatt)
b. Non vantatevi e non mentite contro la verità: Chiunque mostri amara gelosia e spirito di contesa non dovrebbe ingannare nessuno – soprattutto sé stesso – su quanto sia savio. Mostra una sapienza che è terrena, animale e diabolica. La sua sapienza è più caratteristica del mondo, della carne e del diavolo che di Dio.
i. “Questa sapienza”, cui fa riferimento Giacomo, non è affatto sapienza. “È la sapienza rivendicata da quegli aspiranti maestri di Giacomo 3:14, le cui vite contraddicono le loro affermazioni. Tale ‘sapienza’ valuta interamente sulla base degli standard mondani e fa del guadagno personale l’obiettivo più alto della vita.” (Burdick)
ii. Terrena, animale, diabolica: Adam Clarke definisce ogni termine come segue:
·Terrena: “Che guarda solo a questa vita”.
·Animale: “Che ha per obiettivo la gratificazione delle passioni e delle propensioni animali”.
·Diabolica: “Ispirazione satanica da parte di demoni, che viene mantenuta nell’anima dalla loro influenza interiore”.
c. Turbamento e ogni sorta di opere malvagie: Questo è il frutto della sapienza umana e terrena. La sapienza del mondo, la carne e il diavolo possono essere in grado di compiere delle cose, ma sempre con il frutto finale del turbamento e ogni sorta di opere malvagie.
3. (17-18) Natura della sapienza celeste.
Ma la sapienza che viene dall’alto prima di tutto è pura, poi pacifica, mite, docile, piena di misericordia e di frutti buoni, senza parzialità e senza ipocrisia. Or il frutto della giustizia si semina nella pace per quelli che si adoperano alla pace.
a. Ma la sapienza che viene dall’alto: Anche la sapienza di Dio porta dei frutti. Qui Giacomo definisce esattamente ciò che intende per mansuetudine di sapienza in Giacomo 3:13.
b. Prima di tutto è pura, poi pacifica, mite, docile, piena di misericordia e di frutti buoni, senza parzialità e senza ipocrisia: Si tratta di una sapienza dal carattere meraviglioso, pieno di amore e dal cuore generoso, in linea con la santità di Dio.
i. Questa sapienza prima di tutto è pura: “Il riferimento non è alla purezza sessuale, ma all’assenza di qualsiasi atteggiamento o motivazione peccaminosa.” (Burdick)
ii. Questa sapienza è poi pacifica: “È una delle grandi parole del Nuovo Testamento per descrivere una qualità. Nella Versione dei Settanta è usata soprattutto riguardo all’indole di Dio come Re. Egli è buono e gentile, anche se in realtà avrebbe tutte le ragioni per essere severo e punitivo verso gli uomini nel loro peccato.” (Burdick)
iii. Questa sapienza è mite: “L’uomo epieikes è colui che sa quando è effettivamente sbagliato applicare la legge con rigore e alla lettera. Sa perdonare quando la rigida giustizia gli dà tutto il diritto di condannare… È impossibile trovare una parola in inglese che traduca questa qualità. Matthew Arnold la chiamava ‘dolce ragionevolezza’ ed è la capacità di estendere agli altri la gentile considerazione che vorremmo ricevere noi stessi.” (Barclay)
iv. Questa sapienza è docile: “Non testarda né ostinata; dalla disposizione malleabile in tutto ciò che è trascurabile; riverente, mansueta” (Clarke). “Conciliatoria (solo qui nel Nuovo Testamento) è l’opposto di rigida e inflessibile” (Moffatt). “Eupeithes può significare facile da persuadere, non nel senso di essere vulnerabili e deboli, ma nel senso di non essere testardi e di voler ascoltare la ragione e chiedere aiuto… la vera sapienza non è rigida, ma è disposta ad ascoltare ed è abile nel sapere quando cedere saggiamente.” (Barclay)
v. Questa sapienza è piena di misericordia: Non giudica gli altri rigorosamente sulla base della legge, ma tende una mano generosa piena di misericordia. Essa sa che la misura di misericordia che concediamo agli altri è la stessa che Dio userà con noi (Matteo 7:2).
vi. Questa sapienza è piena di… frutti buoni: Si nota dal frutto che essa produce. Non è solo il potere interiore di pensare e parlare nel modo giusto; è piena di… frutti buoni.
vii. Questa sapienza è senza parzialità: “Senza parzialità o senza giudicare, cioè senza indagare curiosamente sulle mancanze degli altri, al fine di trovare materia di riprensione.” (Poole)
viii. Questa sapienza è senza ipocrisia: “Non finge di essere ciò che non è; agisce sempre secondo il proprio carattere, mai dietro una maschera. Cerca soltanto la gloria di Dio e non usa altri mezzi per raggiungerla se non quelli da Lui prescritti.” (Clarke)
ix. “Queste due ultime locuzioni [senza parzialità e senza ipocrisia] respingono l’abitudine di chi usa le parole per rivelare e nascondere parzialmente i propri pensieri e non esprime sempre tutto quello che ha in mente.” (Moffatt)
c. Or il frutto della giustizia si semina nella pace: Questo frutto è come un seme che porta frutto mentre viene seminato da quelli che si adoperano alla pace.
i. “Il frutto della giustizia; o il frutto che produciamo, che è la giustizia stessa, Luca 3:8, 9; Romani 6:22; Filippesi 1:11; oppure il frutto che raccogliamo, che è la ricompensa della giustizia, vale a dire, la vita eterna.” (Poole)
ii. “Lungi dall’essere teorico e speculativo, il concetto di sapienza di Giacomo è assolutamente pratico. Si tratta della comprensione e dell’atteggiamento che portano alla vera pietà e alla santità.” (Burdick)
© 2023 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com