Ebrei 5 – Gesù, Sacerdote Per Sempre
A. Il nostro Sommo Sacerdote compassionevole.
1. (1-4) Principi del sacerdozio secondo la Legge di Mosè.
Infatti ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, è costituito per gli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati; così egli può usare compassione verso gli ignoranti e gli erranti, poiché è circondato anch’egli di debolezza, e a motivo di questa è obbligato ad offrire sacrifici per i peccati, tanto per sé stesso che per il popolo. E nessuno si prende da se stesso questo onore, ma lo riceve colui che è chiamato da Dio, come Aaronne.
a. Infatti ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini: Come descritto in Esodo 28:1 e nei versetti seguenti, Dio stabilì il sacerdozio e l’ufficio di sommo sacerdote ai giorni di Mosè. Lo scrittore agli Ebrei riassume accuratamente il lavoro del sommo sacerdote dicendo che “è costituito… per offrire doni e sacrifici per i peccati”. Il compito principale del sommo sacerdote era officiare, direttamente o indirettamente tramite sacerdoti di rango inferiore, sacrifici al Signore.
i. La frase “doni e sacrifici per i peccati” ci ricorda che non tutti i sacrifici offrivano un’espiazione di sangue per i peccati. Molti dei sacrifici rituali erano intesi come semplici doni a Dio, rendendo grazie e desiderando la comunione.
b. Può usare compassione: Idealmente il sommo sacerdote era più di un semplice “macellaio” che offriva animali per il sacrificio. Egli aveva compassione verso gli ignoranti e gli erranti, e ministrava i sacrifici di espiazione con un cuore pieno d’amore per il popolo. In questo ideale, il sommo sacerdote aveva questa compassione perché comprendeva che era circondato anch’egli di debolezza.
i. Dio diede comandi specifici per aiutare il sommo sacerdote a ministrare con compassione. Nel pettorale e sulle spalline del sommo sacerdote erano incastonate dodici pietre incise con i nomi delle tribù d’Israele. In questo modo, il popolo di Israele era sempre sul cuore e sulle spalle del sommo sacerdote (Esodo 28:4-30). L’intenzione era di suscitare la compassione del sommo sacerdote.
c. A motivo di questa è obbligato ad offrire sacrifici per i peccati, tanto per se stesso che per il popolo:Dio ha anche dato comandi specifici per aiutare il sommo sacerdote a servire sapendo che è circondato anch’egli di debolezza. Nel Giorno dell’Espiazione, il sommo sacerdote doveva prima fare un sacrificio per sé stesso, per ricordare alla nazione (e anche a sé stesso) che anche lui aveva peccato, proprio come il resto del popolo di Israele (Levitico 16: 1-6).
d. E nessuno si prende da se stesso questo onore, ma lo riceve colui che è chiamato da Dio, come Aaronne: Il Sommo Sacerdote proveniva dalla comunità del popolo di Dio, ma non veniva scelto dal popolo di Dio. Egli veniva nominato da Dio per il Suo popolo. Il principio è che nessuno si prende da sé stesso questo onore. L’ufficio di sommo sacerdote non era nulla a cui aspirare o per la quale lottare. Veniva dato per diritto di nascita, e quindi scelto da Dio. Era un onore che nessun uomo poteva portare a sé stesso.
i. Il vero sacerdozio e il sommo sacerdote provenivano da una specifica linea di discendenza. Ogni sacerdote proveniva da Giacobbe, nipote di Abrahamo, il cui nome fu cambiato in Israele. Ogni sacerdote era un discendente di Levi, uno dei dodici figli d’Israele. Dio diede alla tribù di Levi il compito di servirlo e rappresentarlo davanti a tutta la nazione d’Israele (Esodo 13:2 e Numeri 3:40-41). Levi ebbe tre figli: Gershon, Kohath e Merari. Ognuna di queste famiglie aveva i propri doveri. La famiglia di Gershon doveva prendersi cura del tabernacolo, della tenda e della sua copertura, delle cortine e dei tendaggi (Numeri 3:25-26). La famiglia di Kohath doveva prendersi cura degli arredi del tabernacolo, come il candelabro, l’altare dell’incenso e l’arca dell’alleanza (Numeri 3:31-32). La famiglia di Merari si prendeva cura delle tavole, le traverse e delle colonne del tabernacolo e del cortile (Numeri 3:36-37). I membri di queste famiglie non erano propriamente sacerdoti, anche se erano leviti. Il sacerdozio stesso è venuto attraverso Aaronne, il fratello di Mosè, della famiglia di Kohath. La famiglia di Aaronne e i loro discendenti costituirono i sacerdoti e il sommo sacerdote, coloro in grado di servire nel tabernacolo stesso e di offrire il sacrificio a Dio. Il sommo sacerdote era generalmente il figlio maggiore di Aaronne, a meno che venisse escluso per colpa del peccato (come Nadab e Abihu in Levitico 10:1-3) o secondo le regole di Levitico 21. In questo senso, il sacerdozio non era eletto dal popolo, ma scelto da Dio. Non era l’uomo a designare il sommo sacerdote.
ii. Ci sono casi terribili in cui gli uomini hanno voluto agire come sacerdoti pur non essendolo. Questi includono:
· Kore, che fu inghiottito da un terremoto soprannaturale (Numeri 16).
· Saul, che fu respinto dal suo ufficio di re (1 Samuele 13).
· Uzzia, che fu colpito con la lebbra nel tempio stesso (2 Cronache 26:16).
iii. Anche oggi ci è proibito di essere sacerdoti per noi stessi. Pensare che possiamo avvicinarci a Dio da soli, senza un sacerdote, è segno di grande arroganza. Ma è anche irrazionale pensare che abbiamo bisogno di un sacerdote diverso da Gesù Cristo stesso. Dio ci ha offerto Gesù come mediatore e sacerdote, e noi dobbiamo accostarci al sacerdote che Egli ci ha dato.
iv. “Un peccatore non può cercare di fare nulla per Dio direttamente, o per sé stesso, ma con un sacerdote mediatore, che deve conoscere la mente di Dio e portarla a termine… Il senso comune che l’umanità ha a questo proposito dalla caduta è l’evidenza; non c’è nazione senza una religione, un tempio, un luogo di culto o un sacerdote.” (Poole)
2. (5-6) Gesù ha i requisiti per essere il nostro Sommo Sacerdote.
Così anche Cristo non si prese da sé la gloria di diventare sommo sacerdote, ma la ricevette da colui che gli disse:
«Tu sei mio Figlio,
Oggi io ti ho generato»,
E altrove disse:
«Tu sei sacerdote in eterno,
Secondo l’ordine di Melchisedek».
a. Cristo non si prese da sé la gloria di diventare sommo sacerdote: Gesù non si è fatto Sommo Sacerdote. Al contrario, così come è stato dichiarato Figlio (nel Salmo 2:7), fu anche dichiarato sacerdote in eterno (nel Salmo 110:4).
i. È facile capire perché il sacerdozio di Gesù fosse difficile da comprendere per i primi cristiani ebrei. Gesù non apparteneva alla stirpe di Aaronne. Gesù non ha preteso né praticato un ministero speciale nel tempio. Egli ha affrontato la struttura religiosa invece di unirsi ad essa. Ai giorni di Gesù, il sacerdozio era diventato un’istituzione corrotta. La carica era ottenuta attraverso l’intrigo e la politica tra i leader corrotti.
b. Oggi io ti ho generato: Questo si riferisce alla risurrezione di Gesù dai morti. In quel momento Egli assunse pienamente il Suo ruolo di nostro grande Sommo Sacerdote, essendo stato reso perfetto (Ebrei 5:9).
i. La risurrezione di Gesù dimostrò che Egli non era un sacerdote come Aaronne, che doveva prima espiare il proprio peccato. La risurrezione ha rivendicato Gesù come il Santo del Padre (Atti 2:24 e Atti 2:27), che ha sopportato l’ira che i peccatori meritavano senza diventare Lui stesso peccatore.
c. Sacerdote in eterno: Questo è un contrasto importante. Il sacerdozio di Gesù (come quello di Melchisedek) è per sempre, ma nessun Sommo Sacerdote discendente da Aaronne ha mai avuto un sacerdozio in eterno.
i. Ebrei 7 parlerà di più del tema di Gesù come Sommo Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek.
3. (7-8) La compassione di Gesù, nostro Sommo Sacerdote.
Nei giorni della carne, con grandi grida e lacrime, egli offrì preghiere e supplicazioni a colui che lo poteva salvare dalla morte, e fu esaudito a motivo del suo timore di Dio. Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì,
a. Con grande grida e lacrime, egli offrì preghiere e supplicazioni: L’agonia di Gesù nel Giardino del Getsemani (Matteo 26:36-39, Luca 22:4) dimostrò che Egli lottava con la difficoltà dell’obbedienza, eppure Egli ubbidì perfettamente.
i. Queste preghiere erano “richieste ardenti, pronunciate con profondi sospiri, le mani sollevate, e molteplici gemiti, in un modo più sottomesso possibile”. (Trapp)
ii. Questo risponde alla domanda: “Come può questo Gesù glorioso, che è seduto sul Suo trono, sapere quello che sto attraversando qui?” Egli lo sa; l’obbedienza non è sempre stata facile per Gesù.
b. Preghiere e supplicazioni: L’antica parola greca per supplicazioni è hiketeria. Questa parola significa “un ramo d’ulivo avvolto nella lana” (Clarke) perché è ciò che l’antico adoratore greco teneva in mano e agitava per esprimere la sua preghiera e il suo desiderio disperato. Significativamente, questa supplica di Gesù ebbe luogo in un orto di ulivi, ed Egli fornì la “lana”, essendo l’Agnello di Dio.
c. E fu esaudito a motivo del suo timore di Dio: Gesù chiese che il calice fosse allontanato da Lui (Luca 22:42), ma il calice non fu allontanato. Tuttavia, la Sua preghiera fu esaudita perché non era stata fatta per sfuggire alla volontà di Suo Padre, ma per accettarla, e quella preghiera fu sicuramente ascoltata.
d. Imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì: Anche se Gesù era ed è Dio, tuttavia imparò l’obbedienza. Dio, seduto sul trono nella gloria del cielo, può sperimentare l’obbedienza solo spogliandosi della gloria del trono e umiliandosi come fece Gesù.
i. Gesù non è passato dalla disobbedienza all’obbedienza. Ha imparato l’obbedienza obbedendo. Gesù non ha imparato come obbedire; ha imparato ciò che implica l’obbedienza. Gesù imparò l’esperienza dell’obbedienza, e parte di quella conoscenza fu sopportare la sofferenza.
ii. Una cosa che Dio, seduto sul trono nel cielo non conosce, è l’esperienza dell’obbedienza. Seduto sul trono nei cieli, Dio non obbedisce a nessuno, tutti Gli obbediscono. Gli angeli devono essersi meravigliati quando hanno visto Dio Figlio, che ha aggiunto l’umanità alla Sua divinità, vivere realmente l’obbedienza.
· Ha obbedito nonostante le incredibili sfide.
· Ha obbedito nella vita quotidiana.
· Ha obbedito da bambino, da adolescente, da giovane.
· Ha obbedito in privato e in segreto.
· Ha obbedito a Dio, Suo Padre, e ha obbedito alla legittima autorità umana.
· Gesù obbedì in ogni cosa, fino alla fine.
iii. “L’obbedienza è un mestiere che un uomo deve apprendere finché non l’ha imparato, perché non la si può imparare in nessun altro modo. Anche il nostro Signore benedetto non avrebbe potuto imparare pienamente l’obbedienza che Egli stesso doveva rendere personalmente semplicemente osservando l’obbedienza degli altri, perché non c’era nessuno da cui poter imparare.” (Spurgeon)
e. Imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì: La sofferenza è stata usata per insegnare a Gesù. Se la sofferenza è stata uno strumento tale da insegnare al Figlio di Dio, non dobbiamo mai disprezzarla come strumento di formazione nella nostra vita.
i. Alcuni dicono che possiamo imparare attraverso la sofferenza, ma che per Dio queste lezioni sono solamente la seconda opzione migliore a disposizione, perché ciò che Dio vuole veramente è che impariamo solo dalla Sua Parola. Costoro ritengono che le prove e le sofferenze come strumento di formazione non rientrano veramente nel piano di Dio. Tuttavia, Gesù non è mai stato la seconda migliore opzione del Padre.
ii. La Bibbia non insegna mai che una forte fede terrà un cristiano lontano da tutte le sofferenze. I cristiani sono destinati alle afflizioni (1 Tessalonicesi 3:3). È attraverso molte tribolazioni che entriamo nel regno di Dio (Atti 14:22). La nostra sofferenza attuale è il preludio alla glorificazione (Romani 8:17).
4. (9-11a) Gesù, il nostro Salvatore reso perfetto.
E, reso perfetto, divenne autore di salvezza eterna per tutti coloro che gli ubbidiscono, essendo da Dio proclamato sommo sacerdote, secondo l’ordine di Melchisedek, nei riguardi del quale avremmo molte cose da dire,
a. Reso perfetto, divenne autore di salvezza eterna: L’esperienza della sofferenza, e della successiva risurrezione di Gesù, lo rendeva perfettamente idoneo ad essere l’autore (fonte, causa) della nostra salvezza.
i. A volte, quando una persona muore e lascia un’eredità, quest’ultima non arriva mai agli eredi a cui era destinata. Gesù è morto lasciando un’eredità, e vive per assicurarsi che il Suo popolo la riceva. “Egli è morto, e così ha reso buona l’eredità; è risorto e vive per vedere che nessuno rubi ad alcuno dei Suoi amati la parte che ha lasciato loro.” (Charles H. Spurgeon)
ii. Alcuni non vogliono che Gesù sia l’autore della loro salvezza. Vogliono scrivere il proprio libro della salvezza. Ma Dio non lo leggerà. Solo Gesù può essere l’autore della tua salvezza eterna.
b. Autore di salvezza eterna per tutti coloro che gli ubbidiscono: Questa salvezza è stesa a tutti coloro che gli ubbidiscono. In questo senso, la frase tutti coloro che gli ubbidiscono viene usata per descrivere coloro che credono in Lui, il che presuppone semplicemente che i credenti obbediscono.
c. Essendo da Dio proclamato sommo sacerdote, secondo l’ordine di Melchisedek: L’enfasi viene ripetuta. Gesù è un sommo sacerdote, che fu da Dio proclamato (non per ambizione personale), secondo l’ordine di Melchisedek. La frase “molte cose da dire” la vediamo in Ebrei 7.
B. Esortazione alla maturità.
1. (11b) La loro ottusità messa a nudo.
Ma difficili da spiegare, perché voi siete diventati lenti a capire.
a. Perché voi siete diventati lenti a capire: Questo spiega perché l’autore non ha approfondito subito l’argomento di Melchisedek. Voleva affrontare alcune basi fondamentali prima di passare ad argomenti più complessi, ma la loro condizione spirituale le rendeva difficile da spiegare.
i. L’autore agli Ebrei temeva che la discussione su Aaronne, Melchisedek e Gesù fosse troppo accademica e teorica per i suoi lettori. Allo stesso tempo, si rendeva conto che ciò riguardava più i suoi ascoltatori lenti a capire che il messaggio. Non era che il messaggio fosse troppo complicato; era che gli ascoltatori erano lenti a capire.
ii. Essere lenti a capire non è un problema delle orecchie, ma un problema del cuore. L’ascoltatore non è veramente interessato a ciò che Dio ha da dire. Non voler ascoltare la Parola di Dio indica un vero problema spirituale. Può anche essere un motivo per cui le preghiere non ricevono risposta, secondo Proverbi 28:9: Se uno volge altrove l’orecchio per non ascoltare la legge, la sua stessa preghiera sarà un abominio.
iii. Questi cristiani che erano pronti a rinunciare a Gesù erano anche lenti a capire. Di solito c’è prima l’ottusità, poi il desiderio di lasciar perdere. Quando la Parola di Dio comincia a sembrare noiosa, dovremmo considerarlo come un segnale di avvertimento.
b. Siete diventati lenti a capire: La parola “diventati” è importante. Indica che non sono lenti a capire fin dall’inizio, ma che sono diventati così. Pertanto, lo scrittore agli Ebrei li avverte di nuovo.
i. Ebrei è un libro pieno di avvertimenti. Questi cristiani scoraggiati hanno bisogno di essere incoraggiati, confortati e istruiti, ma hanno anche bisogno di essere avvertiti. È necessario ricordare loro le conseguenze dell’allontanarsi da Gesù.
2. (12a) La loro incapacità di maturare portata alla luce.
Infatti, mentre a quest’ora dovreste essere maestri, avete di nuovo bisogno che vi s’insegnino i primi elementi degli oracoli di Dio,
a. Mentre a quest’ora: Considerando il tempo in cui erano stati discepoli di Gesù, avrebbero dovuto essere molto più maturi di quanto in realtà lo fossero.
b. Dovreste essere maestri: Non erano persone speciali che avrebbero dovuto avere un ruolo speciale nell’insegnamento. Ma dovevano essere maestri nel senso in cui ogni cristiano deve essere maestro.
i. C’è un senso importante in cui ogni cristiano deve essere un maestro, perché tutti possiamo aiutare a discepolare gli altri. In realtà impariamo qualcosa solo dopo averlo effettivamente insegnato a qualcun altro. L’insegnamento è la fase finale dell’apprendimento.
c. Avete di nuovo bisogno che vi s’insegnino i primi elementi degli oracoli di Dio: Questo non è qualcosa a loro favore. Non è che i primi elementi siano “al di sotto” di un cristiano maturo. Piuttosto, il senso è che si dovrebbe essere in grado di insegnare a sé stessi e a ricordare a sé stessi questi primi elementi degli oracoli di Dio.
3. (12b-14) Contrasto tra latte e cibo solido.
E siete giunti al punto di aver bisogno di latte e non di cibo solido. Chiunque infatti usa il latte non ha esperienza della parola di giustizia, perché è ancora un bambino; il cibo solido invece è per gli adulti, che per l’esperienza hanno le facoltà esercitate a discernere il bene dal male.
a. E siete giunti al punto di aver bisogno del latte: Il latte corrisponde ai primi elementi di Ebrei 6:12. Il cibo solido è il materiale “sostanzioso” come la comprensione del legame tra Gesù e Melchisedek. Non è che il latte sia qualcosa di negativo; ma questi cristiani avrebbero dovuto aggiungere cibo solido alla loro dieta. Pietro ci ricorda: come bambini appena nati, desiderate ardentemente il puro latte della parola, affinché per suo mezzo cresciate (1 Pietro 2:2).
b. Perché è ancora un bambino: Nel greco antico, il senso di questa frase è perché è diventato un bambino (Newell). Non c’è niente di più meraviglioso di un vero bambino in Gesù. Ma non c’è niente di più irritante e deprimente di qualcuno che dovrebbe essere maturo ma che è diventato un bambino.
i. Sei diventato un bambino? Forse la tua vita cristiana è instabile. I bambini vengono passati da una persona all’altra, e i bambini spirituali sono sballottati e trasportati da ogni vento di dottrina (Efesini 4:14-16).
ii. Sei diventato un bambino? Forse provochi divisione nella tua vita cristiana. I bambini hanno la loro culla alla quale si aggrappano; i bambini spirituali hanno la loro denominazione o chiesa particolare, la quale vedono come “la mia chiesa”.
iii. Sei diventato un bambino? Forse sei attratto dalle celebrità cristiane, di un tipo o dell’altro. I bambini sono concentrati su una persona in particolare (la loro madre) e i bambini spirituali si vantano degli uomini (io sono di Paolo, io di Apollo, come in 1 Corinzi 1:12).
iv. Sei diventato un bambino? Forse sei spiritualmente addormentato. I bambini hanno bisogno di dormire tanto e i bambini spirituali trascorrono molto tempo ad essere spiritualmente addormentati.
v. Sei diventato un bambino? Forse sei irritabile e scontroso con gli altri. I bambini possono essere irritabili, e i bambini spirituali si agitano per ogni piccola cosa.
c. Non ha esperienza della parola di giustizia: Coloro che sono diventati bambini si rivelano tali perché non hanno esperienza della parola di giustizia. Non ci aspettiamo che i nuovi cristiani siano esperti della parola di giustizia, ma dovrebbero esserlo quelli che sono cristiani già da tempo.
d. Che per l’esperienza hanno le facoltà esercitate a discernere il bene dal male: Le nostre facoltà sono esercitate (addestrate dalla pratica e abitudine) a discernere il bene dal male (dottrinalmente più che moralmente). Le nostre facoltà sono esercitate quando le usiamo (per l’esperienza). Quando decidiamo di usare il discernimento, maturiamo.
i. “Possiamo affinare i nostri sensi (facoltà) con l’uso. Quando ero nel commercio del tè, il mio senso del tatto, del gusto e dell’olfatto divennero acuti per discernere differenze piuttosto minute. Abbiamo bisogno di una simile acutezza nel discernere il bene dal male.” (Meyer)
ii. Questi cristiani hanno dimostrato l’immaturità sia per la loro mancanza di discernimento tra il bene e il male, sia per aver considerato l’idea di rinunciare a Gesù. Il cristiano maturo si distingue per il suo discernimento e per il suo incrollabile impegno verso Gesù Cristo.
iii. Marvin R. Vincent sul bene e sul male: “Non il bene e il male morale, ma la dottrina sana e quella corrotta. L’implicazione è che la condizione dei lettori è tale da impedire loro di fare questa distinzione.”
iv. La capacità di discernere è una misura fondamentale della maturità spirituale. I bambini mettono qualsiasi cosa in bocca. I bambini spirituali sono deboli nel discernimento e accetteranno qualsiasi tipo di cibo spirituale.
e. Hanno le facoltà esercitate: Si può dire che tutti e cinque i sensi umani hanno le loro controparti spirituali.
i. Abbiamo un senso spirituale del gusto: Se pure avete gustato che il Signore è buono (1 Pietro 2:3). Gustate e vedete quanto l’Eterno è buono (Salmo 34:8).
ii. Abbiamo un senso spirituale dell’udito: Ascoltate e la vostra anima vivrà (Isaia 55:3). Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese (Apocalisse 2:7).
iii. Abbiamo un senso spirituale della vista: Apri i miei occhi, e contemplerò le meraviglie della Tua legge (Salmo 119:18). Illumini gli occhi della vostra mente (Efesini 1:18).
iv. Abbiamo un senso spirituale dell’olfatto: Il suo diletto sarà nel timore dell’Eterno (Isaia 11:3). Sono ricolmo, avendo ricevuto da… voi, che è un profumo di odor soave (Filippesi 4:18).
v. Abbiamo un senso spirituale del tatto o dei sentimenti: Poiché il tuo cuore si è intenerito e ti sei umiliato davanti all’Eterno (2 Re 22:19). Per l’indurimento del loro cuore. Essi, essendo diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza (Efesini 4:18-19).
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