Ebrei 10 – Rimanere Saldi mediante il Sacrificio Perfetto
A. Il sacrificio unico di Gesù.
1. (1-4) I sacrifici sotto l’Antico Patto non potevano veramente togliere il peccato.
La legge infatti, avendo solo l’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non può mai rendere perfetti quelli che si accostano a Dio con gli stessi sacrifici che vengono offerti continuamente, anno dopo anno. Altrimenti si sarebbe cessato di offrirli, perché gli adoratori, una volta purificati, non avrebbero avuto più alcuna coscienza dei peccati. In quei sacrifici invece si rinnova ogni anno il ricordo dei peccati, poiché è impossibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati.
a. Avendo solo l’ombra dei beni futuri: L’Antico Patto (la legge) era una semplice ombra della sostanza che è il Nuovo Patto (anche in Colossesi 2:17 ed Ebrei 8:5). Ombra significa che la legge comunicava il contorno e la figura del compimento che sarebbe venuto in Gesù, ma non la realtà stessa delle cose.
i. L’ombra non è una cosa brutta. A volte un’ombra può dirti molto. Ma l’ombra non è la sostanza. L’Antico Patto e la sua legge non erano cattivi o malvagi in se stessi, erano solo incompleti ed insufficienti a fornire la salvezza e la totale purificazione dal peccato. L’ombra… non può mai rendere perfetti quelli che si accostano a Dio.
ii. William Newell nota che qui la legge è chiamata un’ombra e non la realtà stessa delle cose – non è un eikon. “Un’immagine, o eikon, come una statua ben fatta o una buona fotografia, rivela con precisione caratteristiche e fatti. Un’ombra non lo può fare… Ora La Legge aveva solo ombre”. (Newell)
iii. “Per esempio, avete bisogno di un carico di legna: andate dal boscaiolo e lui vi porta ad una grande quercia nell’angolo più lontano del lotto. Indicando la lunga ombra che questa proietta, vi propone di vendervi quest’ombra. La accettereste? Ora, se Dio dice che nella Legge c’era un’ombra, nemmeno l’immagine stessa delle cose – e naturalmente non le cose stesse, perché vi aggrappate all’ombra?” (Newell)
iv. “Quando il sole è dietro, l’ombra è davanti; quando il sole è davanti, l’ombra è dietro. Così era in Cristo per quelli di un tempo. Il sole era dietro, e quindi la legge o l’ombra era prima; per noi, sotto la grazia, il sole è prima, e ora le cerimonie della legge, queste ombre, sono dietro di voi, sono svanite.” (Trapp)
v. “In effetti sta dicendo: ‘Senza Cristo non si può andare oltre le ombre di Dio’” (Barclay). La realtà stessa: L’antica parola greca eikon “Suggerisce ciò che è in sé sostanziale e dà anche una rappresentazione fedele di ciò che rappresenta.” (Dods)
b. Altrimenti si sarebbe cessato di offrirli: Lo scrittore agli Ebrei ripete un argomento familiare: la ripetizione del sacrificio mostra la sua debolezza intrinseca. Se i sacrifici degli animali avessero risolto il problema del peccato, allora si sarebbe cessato di offrirli.
c. Perché gli adoratori, una volta purificati, non avrebbero avuto più alcuna coscienza dei peccati. In quei sacrifici invece si rinnova ogni anno il ricordo dei peccati: Ogni sacrificio ripetuto era un ricordo dei peccati. Forniva continuamente alla gente la coscienza dei peccati. Ma l’opera di Gesù sulla croce toglie il peccato!
i. “Essi sono solamente un promemoria del peccato. Piuttosto che purificare un uomo, gli ricordano che non è purificato e che i suoi peccati sono ancora tra lui e Dio.” (Barclay)
ii. “Un’espiazione che richiede una ripetizione costante non espia realmente; una coscienza che deve essere purificata una volta all’anno non è mai stata veramente purificata.” (Robinson)
d. Poiché è impossibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati: Il sacrificio di animali sotto l’Antico Patto poteva coprire il peccato. La parola ebraica per espiazione è kophar, che letteralmente significa “coprire”. Eppure, è impossibile che il sacrificio animale tolga i peccati. Solo Gesù, il Sacrificio Perfetto del Nuovo Patto, toglie i peccati.
i. “Il sacrificio sacerdotale era continuo e costante… Non c’era fine a questo processo e lasciava gli uomini ancora consapevoli del loro peccato e lontani da Dio.” (Barclay)
ii. “‘Togliere’ (aphaireo) è usato letteralmente per indicare che qualcosa viene rimossa, come quando Pietro tagliò l’orecchio del servo del sommo sacerdote (Luca 22:50), o metaforicamente per rimuovere la vergogna (Luca 1:25). Significa la completa rimozione del peccato in modo che non sia più un fattore nella situazione. Questo è ciò che è necessario ed è ciò che i sacrifici non possono fornire.” (Morris)
iii. “Hering, per esempio, sottolinea che questo distingue il cristianesimo dalle religioni mistiche, dove il sacrificio alla divinità veniva ripetuto ogni anno. Infatti, non c’è altra religione in cui un grande avvenimento porti salvezza attraverso i secoli e in tutto il mondo. Questa è la dottrina distintiva della cristianità.” (Morris)
2. (5-10) Il Salmo 40:6-8 dà un fondamento profetico al perfetto sacrificio di Gesù sotto il Nuovo Patto.
Perciò, entrando nel mondo, egli dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
Ma mi hai preparato un corpo;
Tu non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora io ho detto: “Ecco, io vengo;
Nel rotolo del libro è scritto di me;
Io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrificio né offerta né olocausti né sacrifici per il peccato, che sono offerti secondo la legge», egli aggiunge: «Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà». Egli toglie il primo, per stabilire il secondo. Per mezzo di questa volontà, noi siamo santificati mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre.
a. Egli dice: Questa citazione è tratta dalla Septuaginta del Salmo 40:6-8 (la Septuaginta è l’antica traduzione greca dell’Antico Testamento che era la Bibbia più comunemente usata nel primo secolo). Mostra che profeticamente Gesù dichiarò il carattere insufficiente del sacrificio dell’Antico Patto e la Sua volontà di offrire un sacrificio perfetto sotto il Nuovo Patto.
i. “Si segue principalmente il testo della LXX che differisce dall’ebraico soprattutto per la presenza di sōma (corpo) anziché di ōtia (orecchie).” (Robertson)
b. Tu non hai voluto né sacrificio né offerta: Altri sacrifici animali, fatti secondo la legge, non sarebbero piaciuti a Dio. Più volte nell’Antico Testamento Dio ha espresso il Suo desiderio di obbedienza piuttosto che di sacrifici.
i. Né sacrificio né offerta… né olocausti né sacrifici per il peccato: “È probabile che i quattro termini che il salmista usa per il sacrificio siano destinati a coprire tutti i principali tipi di offerta prescritti nel rituale levitico.” (Bruce)
c. Ma mi hai preparato un corpo: Invece, ciò che piaceva a Dio poteva venire solo attraverso Gesù, il Figlio di Dio incarnato. Nell’incarnazione il corpo di Gesù era perfettamente preparato e adatto per vivere pienamente come uomo e come Dio.
i. “Non c’è dubbio che l’autore sia convinto della realtà della preesistenza di Cristo.” (Guthrie)
ii. “La Sua stessa incarnazione è vista come un atto di sottomissione alla volontà di Dio e, come tale, un’anticipazione della Sua suprema sottomissione a quella volontà nella morte.” (Bruce)
d. Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà: La sottomissione di Gesù alla volontà di Dio Padre ebbe il suo massimo compimento nella Sua obbedienza sulla croce. Questo desiderio di fare la volontà di Dio è stato mostrato nel Giardino di Getsemani (Luca 22:39-44) e compiuto sulla croce.
i. “Per fare, o Dio la Tua volontà è lo scopo dell’uomo perfetto. È stato adempiuto solo in parte anche dagli uomini più devoti, tranne che da Gesù. Quello che il salmista considerava l’obiettivo più desiderabile, diventa un’espressione di fatto sulle labbra di Gesù.” (Guthrie)
e. Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà: Il sacrificio di Gesù è stato determinato prima della fondazione del mondo (1 Pietro 1:20; Apocalisse 13:8). Tuttavia, è stato comunque un atto della Sua volontà sottoporsi all’incarnazione e alla croce al momento stabilito; per mezzo di questa volontà, noi siamo santificati mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo.
i. La nostra santificazione, il nostro essere appartati per Dio, è fondata sulla volontà di Gesù, non sulla nostra stessa volontà. Si fonda sull’offerta di Gesù, non sulla nostra offerta o sacrificio per Dio.
f. Una volta per sempre: Queste sono le parole importanti di questo passaggio, e lo scrittore agli Ebrei ripete il tema più e più volte: una volta per sempre.
i. “Questo unico sacrificio compie il lavoro che i molti non sono riusciti a fare. C’è da chiedersi come spieghino questo versetto i preti che sostengono che la ‘messa’ è il sacrificio del corpo di Cristo.” (Robertson)
ii. “Il sommo sacerdote celeste ha sì un ministero continuo da svolgere in favore del suo popolo alla destra del Padre; ma si tratta del ministero di intercessione sulla base del sacrificio presentato e accettato una volta per tutte, non dell’offerta costante o ripetuta del Suo sacrificio. Quest’ultima concezione errata è stata senza dubbio favorita nella Chiesa occidentale da una resa errata della Vulgata, che nasce da una nota inadeguatezza del verbo latino.” (Bruce)
3. (11-18) L’opera compiuta di Gesù Cristo.
E, mentre ogni sacerdote è in piedi ogni giorno ministrando e offrendo spesse volte i medesimi sacrifici, che non possono mai togliere i peccati, egli invece, dopo aver offerto per sempre un unico sacrificio per i peccati, si è posto a sedere alla destra di Dio, aspettando ormai soltanto che i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi piedi. Con un’unica offerta, infatti, egli ha reso perfetti per sempre coloro che sono santificati. E ce ne rende testimonianza anche lo Spirito Santo; infatti dopo aver detto: «Questo è il patto, che farò con loro dopo quei giorni, dice il Signore, io metterò le mie leggi nei loro cuori e le scriverò nelle loro menti», aggiunge: «E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità». Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato.
a. Ogni sacerdote è in piedi ogni giorno ministrando: I sacerdoti dovevano stare in piedi continuamente durante il loro lavoro, il quale continuava ogni giorno e i sacrifici dovevano essere offerti spesse volte. I sacerdoti non potevano mai sedersi! Al contrario, Gesù si è posto a sedere alla destra di Dio, dopo aver terminato la Sua opera di sacrificio per il peccato.
i. Egli invece: “Opposto alla pluralità di sacerdoti leviti. Un sacrificio, una volta per sempre, non molti e molte volte, come loro.” (Trapp)
ii. I sacrifici sotto l’Antico Patto non hanno mai potuto curare il problema del peccato, lasciandoci come pazienti che hanno continuamente bisogno della medicina, o come un’erbaccia o come un’erbaccia a cui si toglie solo la testa e non la radice.
iii. Al contrario, la posizione seduta di Gesù è importante. Mostra che la Sua opera è finita. Non ha bisogno di stare in piedi ogni giorno ministrando e offrendo spesse volte i medesimi sacrifici come dovevano fare i sacerdoti sotto l’Antico Patto. Gesù è ancora ministro nei cieli, Egli ha un ministero di intercessione per il Suo popolo. Ma quel ministero scaturisce dal Suo lavoro completato, così che Egli possa adottare una postura di riposo: Si è posto a sedere alla destra di Dio.
iv. Spurgeon ha sottolineato che la traduzione può essere fatta in modo diverso nella frase: dopo aver offerto per sempre un unico sacrificio per i peccati, si è posto a sedere alla destra di Dio. È possibile tradurre: dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, si è posto a sedere alla destra di Dio per sempre. Entrambe le versioni sono consentite e corrette, anche se probabilmente è preferibile la traduzione comune.
v. Quando Gesù rivendicò il posto alla destra di Dio, il sommo sacerdote lo considerò una bestemmia, come se Gesù affermasse di essere Dio stesso (Marco 14:62-63).
b. Che i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi piedi: Questo aspetto anticipa il compimento dell’opera di Gesù, e ogni parte è collegata. L’incarnazione porta alla Sua vita perfetta; la Sua vita perfetta porta alla Sua morte espiatoria; la Sua morte espiatoria porta alla Sua risurrezione; la Sua risurrezione porta alla Sua ascensione alla gloria; la Sua ascensione alla gloria porta al Suo ritorno e al trionfo su ogni nemico.
c. Egli ha reso perfetti per sempre coloro che sono santificati: Questo rende chiaro che l’opera di Gesù è efficace solo per coloro che sono santificati. L’opera di Gesù è capace di salvare ogni essere umano, ma è efficace solo nel salvare coloro che sono santificati (appartati per Dio).
i. “Che parola gloriosa! Coloro per i quali Cristo è morto sono stati resi perfetti dalla Sua morte. Non significa che li ha resi perfetti nel carattere in modo che non siano più peccatori, ma che ha reso coloro per i quali è morto perfettamente liberi dalla colpa del peccato. Quando Cristo prese su di Sé i loro peccati, il peccato non rimase più su di loro, perché non poteva essere in due luoghi contemporaneamente.” (Spurgeon)
d. E ce ne rende testimonianza anche lo Spirito Santo… dice il Signore: In questo passaggio, lo scrittore agli Ebrei mostra chiaramente che lo Spirito Santo è il Signore, Geova dell’Antico Testamento. Quando lo Spirito Santo parla, il Signore parla.
i. “Abbiamo la triplice rivelazione di Dio in questo passaggio, un’esemplificazione spirituale e pratica molto precisa della Santissima Trinità: nella volontà di Dio (Ebrei 10:9), l’opera di Cristo (Ebrei 10:12), e la testimonianza dello Spirito (Ebrei 10:15).” (Thomas)
e. Questo è il patto: Nel brano citato da Geremia, lo scrittore agli Ebrei prende nota delle promesse del nuovo patto, istituito dal Messia.
i. Che farò con loro dopo quei giorni: Il nuovo patto è nuovo. Viene dopo quei giorni.
ii. Io metterò le mie leggi nei loro cuori: Il Nuovo Patto ha a che fare con una trasformazione interiore. Dio cambia il cuore dell’uomo e scrive la Sua legge nei loro cuori.
iii. E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità: Il Nuovo Patto offre il perdono completo. Il perdono è così completo che Dio può dire che non ricorda nemmeno i nostri peccati alla luce del Nuovo Patto!
iv. Il cristiano deve sforzarsi di fare con il suo peccato esattamente quello che Dio ha fatto: dimenticarsene. Inoltre, questo ci ricorda che il credente non è in alcun modo sotto osservazione. Davanti a Dio, il suo peccato passato non ha alcuna influenza sul presente di Dio.
v. “Il perdono dei peccati è la caratteristica del Nuovo Patto. In Geremia è promesso il perdono completo dei peccati. Se il perdono è completo, non c’è posto per i sacrifici levitici sotto il Nuovo Patto.” (Vincent)
f. Ora dove c’è il perdono di queste cose non c’è più offerta per il peccato: Dove i peccati sono realmente perdonati e dimenticati (il perdono di queste cose), non ci deve più essere un’offerta per i peccati.
i. “Nelle parole: Non c’è più offerta per il peccato, arriviamo alla conclusione della parte dottrinale di questa grande epistola agli Ebrei”. (Newell) Quello che segue dopo è principalmente esortazione.
ii. “Il Cristo che morì sulla croce del Calvario non dovrà morire di nuovo per i miei nuovi peccati, né offrire una nuova espiazione per le trasgressioni che potrei ancora commettere. No; ma, una volta per tutte, raccogliendo l’intera massa dei peccati del Suo popolo in un unico colossale fardello, lo ha preso sulle Sue spalle e lo ha gettato nel sepolcro dove un tempo dormiva, e lì è stato sepolto, per non essere mai più risuscitato a testimoniare contro i redenti per sempre.” (Spurgeon)
iii. L’opera di espiazione di Gesù è terminata. Se non è sufficiente per noi, allora niente lo sarà. “Dio ha mandato Cristo per voi, peccatori colpevoli, e se questo non vi basta, che cos’altro potreste avere? Cristo si è offerto, è morto e ha sofferto al posto nostro ed è andato nella Sua gloria; e se non potete contare su di Lui, cosa volete che faccia ancora? Dovrebbe venire e morire di nuovo? L’avete rifiutato una volta; lo rifiutereste anche se morisse due volte.” (Spurgeon)
B. Incoraggiare gli scoraggiati alla luce del sacrificio perfetto di Gesù.
1. (19-21) Una sintesi di ciò che Gesù ha fatto per il Suo popolo.
Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel santuario, in virtù del sangue di Gesù, che è la via recente e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e avendo un sommo sacerdote sopra la casa di Dio,
a. Avendo… libertà: Questo è dichiarato come un fatto, non come un’esortazione. Abbiamo accesso per avvicinarci a Dio con libertà. Il punto è semplice: dobbiamo approfittare di questo accesso e appropiacerne con libertà. Nel Giorno dell’Espiazione, il sommo sacerdote è entrato nel luogo santissimo con paura e tremore, ma noi possiamo entrare nel santuario con libertà.
i. Possiamo avere libertà perché entriamo nel santuario, in virtù del sangue di Gesù. Se entrassimo come fece il sommo sacerdote dell’Antico Testamento, con il sangue degli animali, non avremmo libertà. Ma con il sangue di Gesù, che è la via recente e vivente che egli ha inaugurato per noi, possiamo davvero venire alla presenza di Dio con libertà.
ii. Questa libertà è in pieno contrasto con il modo in cui il sommo sacerdote entrava nel Luogo Santo sotto l’Antico Patto. “Entrava con paura e tremore, perché, se avesse trascurato il più piccolo elemento prescritto dalla legge, non avrebbe potuto aspettarsi altro che la morte. I veri credenti possono presentarsi con fiducia persino davanti al trono di Dio, poiché portano alla presenza divina il sangue infinitamente meritorio della grande espiazione; e, essendo giustificati mediante quel sangue, hanno diritto a tutte le benedizioni del regno eterno.” (Clarke)
iii. Avendo… libertà di entrare: “Si noti in particolare la parola “avendo” che, come altrove, implica sempre un’esperienza presente e consapevole. È impossibile esagerare i ‘tempi presenti della vita benedetta’, di cui questo è uno.” (Thomas)
b. La via recente e vivente: Questo significa che il sacrificio di Gesù è sempre fresco nella mente di Dio. Anche se è accaduto secoli fa non è “obsoleto”. Significa che un Gesù vivente ci introduce alla presenza di Dio.
i. Newell circa la via recente e vivente: “È eterno; come se proprio ora stesse portando i nostri peccati nel Suo stesso corpo sull’Albero. Come se proprio ora stesse dicendo: ‘È compiuto’, e il soldato gli avesse trafitto il costato e fosse uscito sangue e acqua. Come se fosse eternamente appena ucciso“.
ii. “Si tratta evidentemente di un’allusione al sangue della vittima appena versato, non coagulato e quindi adatto ad essere utilizzato per l’aspersione. Il sangue delle vittime ebree poteva essere sacrificato solo finché era caldo e fluido.” (Clarke)
iii. È una via vivente. Sotto l’Antico Patto, il sommo sacerdote aveva accesso a causa del sangue di un animale morto. Ora sotto il Nuovo Patto abbiamo accesso grazie al sacrificio perfetto del Figlio di Dio senza peccato, ed è come se Gesù vivo e risorto ci introducesse nella sala del trono di Dio.
c. Attraverso il velo: Il velo separava il santuario dal luogo santo. Per entrare nel santuario, si doveva passare attraverso il velo. Ma questo velo che separa l’uomo dalla presenza intima di Dio si apre per sempre, essendo diviso in due dall’alto verso il basso. (Matteo 27:51)
i. Cioè la sua carne: Lo scrittore agli Ebrei fa un’analogia tra il velo che si trovava tra Dio e gli uomini e il corpo di Gesù. Il corpo di Gesù è stato “squarciato”, così come il velo, a indicare che ora possiamo avvicinarci a Dio con libertà.
ii. “Per i credenti il velo non è arrotolato, ma strappato. Il velo non è stato sganciato, ripiegato con cura e messo via, per essere rimesso al suo posto in un momento futuro. Oh, no! Ma la mano divina lo ha preso e lo ha strappato da cima a fondo. Non potrà mai essere appeso di nuovo; è impossibile. Tra coloro che sono in Cristo Gesù e il grande Dio non ci sarà mai più una separazione.” (Spurgeon)
iii. “Quello che sembra suggerire è che fu solo quando il corpo di Gesù fu lacerato sulla Croce che il Suo sangue vitale divenne disponibile per il suo scopo supremo: la salvezza degli uomini.” (Robinson)
d. Avendo un sommo sacerdote sopra la casa di Dio: Abbiamo un Sommo sacerdote che presiede le corti celesti per assicurarsi che il credente vi abbia accesso totale.
i. “La combinazione della via e del Sacerdote ci dà fiducia, ci libera dalla paura e da ogni altra inibizione, e ci permette di venire, così come siamo, alla presenza di Dio.” (Robinson)
ii. “La ‘casa di Dio’ sulla quale Egli esercita il Suo sommo sacerdozio è, naturalmente, la comunità del popolo di Dio.” (Bruce)
2. (22) Alla luce di quello che Gesù ha fatto, accostiamoci a Dio.
Accostiamoci con cuore sincero, in piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi per purificarli da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.
a. Accostiamoci: Con la perfetta purificazione a nostra disposizione, descritta in termini di promesse del Nuovo Patto nelle Scritture ebraiche (cuori aspersi) e la pratica cristiana del battesimo (corpo lavato), possiamo accostarci a Dio in un modo che non è mai stato disponibile per chi era sotto l’Antico Patto. L’opera di Gesù ci rende capaci di avvicinarci in piena certezza di fede.
i. “Perciò l’appello a me non è una chiamata a prepararmi o a farmi strada verso Dio. Si tratta semplicemente di venire, di avvicinarmi, di entrare. Questo lo faccio attraverso il mio grande Sommo Sacerdote, ma questo lo posso fare attraverso di Lui, senza vacillare e senza paura.” (Morgan)
ii. Corpo lavato: “L’aspetto che distingueva il battesimo cristiano dalla molteplicità di lustrazioni praticate nelle religioni del mondo antico era che si trattava di qualcosa di più di un rito esteriore che purificava il corpo dalla contaminazione rituale. Il battesimo è il segno esteriore di una purificazione interiore, ed è quest’ultima la cosa più importante..” (Morris)
iii. Cuori aspersi… corpo lavato: “Questi participi non esprimono condizioni di avvicinamento a Dio che non sono state raggiunte, ma condizioni già possedute.” (Dods)
b. Accostiamoci: Possiamo accostarci perché diverse questioni sono risolte. Il problema dell’accesso a Dio è stato risolto. Il problema di un Sommo Sacerdote perfetto è stato risolto. Il problema dell’inquinamento morale e spirituale è stato risolto.
i. L’incoraggiamento ad accostarci non sarebbe dato se non fosse necessario. Questi cristiani scoraggiati avevano difficoltà ad accostarsi. Questo era il loro vero problema: avevano perso il loro intimo rapporto con Gesù, e nient’altro andava per il verso giusto.
ii. Potrebbero aver pensato di avere molti, molti problemi: persecuzioni, relazioni difficili, momenti difficili con la cultura o l’economia. Ma il vero problema era che la loro relazione con Dio non era sulla buona strada. Non si stavano accostano a Dio sulla base di ciò che Gesù aveva fatto.
iii. Quando siamo in tempi difficili, dovremmo ricordare che molte persone hanno attraversato periodi peggiori e hanno avuto un atteggiamento migliore e più gioia di quella che proviamo noi in quei momenti. Qual è la differenza? Sapevano come accostarsi.
iv. Altrettanto importante è ricordare ai lettori originali di questa lettera che non riacquisteranno mai quella stretta relazione con Dio che proviene dalle istituzioni dell’Antico Patto.
3. (23) Alla luce di quello che Gesù ha fatto, rimaniamo fedeli alla verità.
Riteniamo ferma la confessione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha fatto le promesse.
a. Riteniamo ferma la confessione della nostra speranza: Lo scoraggiamento li ha fatti vacillare, fino ad allontanarsi dalla verità. Una rinnovata fiducia nella grandezza di Gesù e nel Nuovo Patto li renderà saldi nella fede.
i. “Quella esortazione ‘Riteniamo ferma’ potrebbe benissimo essere scritta sulla copertina della Bibbia di ogni cristiano. Viviamo in un’epoca così mutevole, che abbiamo bisogno di essere esortati ad essere radicati e consolidati, confermati e stabiliti, nella verità.” (Spurgeon)
ii. Senza vacillare: “La parola greca così tradotta è usata solo qui nel Nuovo Testamento e si basa sull’idea di un oggetto verticale che non si inclina affatto dalla vera perpendicolare. Non c’è posto nell’esperienza cristiana per una speranza che sia ferma in un momento e vacillante in un altro.” (Guthrie)
b. Perché è fedele colui che ha fatto le promesse: Il motivo per cui possiamo rimanere saldi è perché è fedele colui che ha fatto le promesse. È molto meglio affidarsi alla Sua fedeltà invece che alla nostra!
4. (24-25) Alla luce di quello che Gesù ha fatto, cerchiamo la comunione con il popolo di Dio.
E consideriamo gli uni gli altri, per incitarci ad amore e a buone opere, non abbandonando il radunarsi assieme di noi come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda, tanto più che vedete approssimarsi il giorno.
a. Consideriamo gli uni gli altri: Lo scoraggiamento li aveva portati ad evitare la comunione nel momento in cui ne avevano più bisogno. Gesù ci chiede di considerarci gli uni gli altri, per incitarci ad amore e a buone opere.
i. Gli uni gli altri: “Questo è l’unico luogo in cui l’autore usa l’espressione ‘gli uni gli altri’ (allelo), sebbene si trovi spesso nel Nuovo Testamento. Sta parlando di un’attività reciproca, in cui i credenti si incoraggiano a vicenda, non in cui i leader dirigono gli altri su ciò che devono fare.” (Morris)
ii. La parola incitarci è forte. “Un termine sorprendente che significa ‘stimolo’ ed è usato, come in questo caso, in senso positivo o, come in Atti 15:39, in senso negativo (cioè disputa). Sembra suggerire che amarsi l’un l’altro non accade semplicemente dal nulla.” (Guthrie)
iii. Amore qui è l’antica parola greca agape, piena di significato dal Nuovo Testamento. “L’amore ha bisogno di stimolazione e di società. La fede e la speranza possono essere praticate da una persona solitaria, nella cella di un eremita o su un’isola deserta. Ma l’esercizio dell’amore è possibile solo in una comunità.” (Robinson)
b. Abbandonando il radunarsi assieme di noi: Abbandonare la comunione è un modo sicuro per dare spazio allo scoraggiamento. Questo scoraggiamento dilaga laddove il popolo di Dio non si esorta (esortiamoci) a vicenda.
i. Alcuni vanno in chiesa solo se sentono di “averne bisogno” in quel momento. Ma la nostra motivazione per la comunione deve essere obbedire a Dio e dare agli altri. Possiamo e dobbiamo riunirci con i credenti per incoraggiare qualcuno che ha bisogno di resistere a una marea di scoraggiamento.
· Ci riuniamo per ricevere qualcosa da Dio.
· Ci riuniamo per dare qualcosa a Dio.
· Ci riuniamo per incoraggiarci a vicenda con la nostra fede e i nostri valori comuni.
· Ci riuniamo per benedirci a vicenda.
· Ci riuniamo per lavorare insieme.
ii. “Qualsiasi persona tra i primi cristiani che tentasse di vivere come una particella pia, isolata, senza il sostegno della comunità, correva seri rischi in un’epoca in cui non c’era l’opinione pubblica a sostenerlo.” (Moffatt, citato in Morris)
iii. Poiché è così importante che i cristiani si riuniscano, le cose che si adoperano contro la loro riunione devono essere considerate come gravi pericoli. “Lo scisma è la lacerazione delle vene e delle arterie stesse del corpo mistico di Cristo. Non possiamo separarci, ma nel senso di intollerabile persecuzione, eresia, idolatria e anticristianesimo”. (Trapp)
iv. “Il Dr. Mackintosh ha giustamente sottolineato che, nella lingua inglese, la parola santo non appare mai al singolare, e che ‘è inevitabilmente plurale.’” (Thomas)
v. Radunarsi: “Le parole: non trascurando di incontrarsi insieme, si riferiscono presumibilmente alle riunioni di culto, anche se questo non è dichiarato. Può essere volutamente lasciato ambiguo in modo da includere altri incontri di tipo più informale, ma la parola greca (episynagoge) suggerisce qualche assemblea ufficiale.” (Guthrie)
c. Tanto più che vedete approssimarsi il giorno: Mentre il giorno del ritorno di Gesù si avvicina, dovremmo essere più impegnati nella comunione del popolo di Dio, nel radunarsi assieme.
i. Che vedete approssimarsi il giorno: “Vale la pena notare, nel contesto attuale, che il verbo è indicativo e registra una realtà compiuta – vedete – e non è, come i verbi precedenti, in forma di esortazione. L’immanenza del giorno era considerata evidente. Non deve essere considerata segreta. I cristiani dovevano vivere come se l’alba del giorno fosse così vicina che il suo arrivo fosse solo appena al di là dell’orizzonte.” (Guthrie)
ii. “Ogni generazione cristiana successiva è chiamata a vivere come la generazione della fine dei tempi, se vuole vivere come generazione cristiana.” (Bruce)
C. Un altro avvertimento a resistere.
1. (26-31) Il pericolo di un rifiuto volontario del perfetto sacrificio di Gesù per noi.
Infatti, se noi pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma soltanto una spaventosa attesa di giudizio e un ardore di fuoco che divorerà gli avversari. Chiunque trasgredisce la legge di Mosè muore senza misericordia sulla parola di due o tre testimoni. Quale peggiore castigo pensate voi merita colui che ha calpestato il Figlio di Dio e ha considerato profano il sangue del patto col quale è stato santificato, e ha oltraggiato lo Spirito della grazia? Noi infatti conosciamo colui che ha detto: “A me appartiene la vendetta, io darò la retribuzione”, dice il Signore. E altrove: “Il Signore giudicherà il Suo popolo”. È cosa spaventevole cadere nelle mani di Dio vivente.
a. Infatti, se noi pecchiamo volontariamente: Peccare volontariamente è definito in Ebrei 10:29. Si parla di qualcuno che ha calpestato il Figlio di Dio e ha considerato profano il sangue del patto col quale è stato santificato, e ha oltraggiato lo Spirito della grazia. È un rifiuto consapevole e deliberato della grande opera di Gesù per noi sulla croce.
i. Pecchiamo volontariamente: In un certo senso, ogni peccato è un “peccato volontario”. Ma qui, lo scrittore agli Ebrei parla di qualcosa di molto più severo e rilevante per quei cristiani ebrei scoraggiati che contemplavano un ritiro da un cristianesimo distintivo e un ritorno al giudaismo con il suo sistema sacrificale. Questo è voltare le spalle a Gesù.
ii. “Non ha nulla a che vedere con coloro che vacillano nel nostro uso comune di quel termine. Un uomo può essere colto in fallo, oppure può commettere deliberatamente il peccato, e tuttavia non rinunciare al Vangelo, né rinnegare il Signore che lo ha riscattato. Il suo caso è deprimente e pericoloso, ma non è senza speranza.” (Clarke)
iii. “Il pensiero sembra essere strettamente connesso con il versetto precedente, suggerendo che se abbandoniamo i nostri fratelli cristiani, è possibile che siamo facilmente portati ad abbandonare Cristo.” (Thomas)
b. Non rimane più alcun sacrificio per i peccati: Se il sacrificio di Gesù per il peccato viene rifiutato, non rimane nessun altro sacrificio che possa purificare.
i. “Se questa grande via di salvezza, questo sacrificio più potente di tutti viene rifiutato, nessun altro sacrificio rimane.” (Morgan)
c. Quale peggiore castigo: Se qualcuno rifiuta il sacrificio di Gesù, è certo un giudizio spaventoso, ancora più certo di quanto non fosse sotto l’Antico Patto.
d. Se noi pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità: Quando pecchiamo volontariamente rifiutando l’opera di Gesù sulla croce non ritenendola sufficiente, abbiamo:
i. Calpestato il Figlio di Dio: Lo disonoriamo rifiutando la Sua opera più grande. Lo svalutiamo svalutando ciò che ha fatto. Di questa frase, Vincent sottolinea: “Frequente nella Septuaginta per deturpare, sconfiggere, trattare con disprezzo. Il termine forte è scelto di proposito per trasmettere il senso del terribile oltraggio che implica abbandonare Cristo e ritornare al giudaismo.”
ii. Considerato profano il sangue del patto: Riteniamo che il sangue di Gesù non abbia più importanza del sangue degli innumerevoli animali che furono sacrificati sotto l’Antico Patto. Vincent: “Qui la parola ammette due spiegazioni: (1) che il sangue di Cristo è stato considerato profano, non avendo carattere o valore specifico più sacro del sangue di qualsiasi persona comune; (2) che rifiutando di considerare il sangue di Cristo come quello di un espiatore e redentore, era implicito che il Suo sangue fosse impuro come quello di un trasgressore.”
iii. Oltraggiato lo Spirito della grazia: Offendiamo lo Spirito Santo, il cui scopo è di presentarci a Gesù, ed il Suo sacrificio per noi (Giovanni 16:8-15), quando rifiutiamo Gesù e la Suo opera compiuta per noi.
iv. Vendetta: “Una traduzione infelice, perché trasmette l’idea di vendetta che non risiede nella parola greca. È la piena applicazione della giustizia a tutte le parti.” (Vincent)
e. È cosa spaventevole cadere nelle mani del Dio vivente: È davvero spaventevole affrontare un giorno il Dio che hai respinto e offeso così tanto.
i. “Cadere nelle mani del Dio vivente significa, quindi, aver resistito al Suo amore, rifiutato la Sua salvezza, disprezzato gli avvertimenti del Suo Spirito e aver persistito così oltre il punto in cui Dio può mostrare costantemente ulteriore grazia.” (Newell)
2. (32-34) Abbiate coraggio nel vostro scoraggiamento e ricordate come in passato siete rimasti saldi in Dio in tempi difficili.
Ora ricordatevi dei giorni passati nei quali, dopo essere stati illuminati, avete sostenuto una grande lotta di sofferenza, talvolta esposti a oltraggi e tribolazioni, altre volte facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete anche sofferto con me nelle mie catene e avete accettato con gioia di essere spogliati dei vostri beni, sapendo di avere per voi dei beni migliori e permanenti nei cieli.
a. Ora ricordatevi dei giorni passati: Questi cristiani avevano già sofferto per Gesù, essendo stati respinti dalla loro comunità ebraica e forse considerati morti. Tutto questo dopo aver creduto in Gesù (dopo essere stati illuminati).
b. Una grande lotta di sofferenza: La loro persecuzione è stata una lotta che è venuta in molti modi diversi. Furono esposti a oltraggi e tribolazioni. Erano solidali con coloro che venivano trattati in questo modo, compreso lo stesso scrittore agli Ebrei (avete anche sofferto con me nelle mie catene). Avevano anche affrontato la persecuzione economica (spogliati dei vostri beni). In tutto questo, il punto è che avevano affrontato queste cose e le avevano sostenute. Potevano guardare a come avevano resistito in passato ed essere incoraggiati a rimanere forti in futuro.
i. Clarke circa una grande lotta di sofferenza: “Qui abbiamo un’allusione ai combattimenti dei giochi greci, o alle esibizioni dei gladiatori negli spettacoli pubblici.”
ii. Esposti a oltraggi: Qui vengono usate le stesse parole greche antiche di 1 Corinzi 4:9: Poiché siamo stati fatti un pubblico spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. L’idea è quella di mettere su uno spettacolo per un mondo che guarda. “Greco, ambientato in un teatro; in senso proprio o metaforico, entrambe le cose sono capitate ai cristiani.” (Trapp)
c. Sapendo di avere per voi dei beni migliori e permanenti nei cieli: Erano riusciti a superare il tempo della persecuzione mantenendo una prospettiva celeste. Il punto di vista dello scrittore agli Ebrei è chiaro: potete superare anche questo tempo di scoraggiamento.
3. (35-39) Attingete alle vostre esperienze passate per ottenere la forza di resistere nel futuro.
Non gettate via dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete infatti bisogno di perseveranza affinché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso.
«Ancora un brevissimo tempo,
E colui che deve venire verrà e non tarderà.
E il giusto vivrà per fede;
Ma se si tira indietro
L’anima mia non lo gradisce».
Ma noi non siamo di quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma di quelli che credono per la salvezza dell’anima.
a. Non gettate via dunque la vostra franchezza: Questi cristiani scoraggiati correvano il pericolo di gettare via la loro franchezza (fiducia) in Gesù e di ricadere in una relazione con Dio basata sull’Antico Patto.
i. Non gettate via… la vostra franchezza: “Non gettarla via… né uomini né demoni te la possono togliere, e Dio non te ne priverà mai se rimani fedele. C’è qui un riferimento ai soldati codardi, che gettano via i loro scudi e scappano dalla battaglia. Questo è il tuo scudo, la tua fede in Cristo, che ti dà la conoscenza della salvezza; tienilo, e ti proteggerà.” (Clarke)
b. Avete infatti bisogno di perseveranza: Noi, come loro, abbiamo bisogno di perseveranza per ricevere la promessa di Dio dopo che abbiamo fatto la volontà di Dio. Le prove più dure e scoraggianti si hanno quando siamo chiamati ad obbedire alla volontà di Dio, quando il compimento della Sua promessa sembra così lontano. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di perseveranza. La fedeltà nel tempo in cui la promessa sembra non realizzarsi è la misura della vostra obbedienza e maturità spirituale.
i. Questa perseveranza viene edificata attraverso le prove, la prova della nostra fede (Giacomo 1:2-4).
c. E il giusto vivrà per fede: Dobbiamo seguire le orme del giusto che vivrà per fede, e resistere per vedere la promessa realizzata.
i. Ogni parola in Abacuc 2:4 è importante e il Signore lo cita tre volte nel Nuovo Testamento solo per far emergere la pienezza del significato.
· In Romani 1:17 Paolo cita questo stesso passaggio da Abacuc 2:4 con l’enfasi sulla fede: “Il giusto vivrà per fede”.
· In Galati 3:11 Paolo cita questo passaggio da Abacuc 2:4 con l’enfasi sul giusto: “Il giusto vivrà per fede.”
· Qui in Ebrei 10:38 l’enfasi è sulla vita: “Il giusto vivrà per fede.”
d. Ma noi non siamo di quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma di quelli che credono per la salvezza dell’anima: Questa è una conclusione fiduciosa. Saremo coloro che resisteranno e otterranno la promessa di Dio. Non ci tireremo indietro alle vecchie tradizioni o a un rapporto con Dio basato sul Vecchio Patto – o a qualsiasi altro sostituto di Gesù.
i. “Il tirarsi indietro nella vita cristiana è talvolta dovuto alla delusione, altre volte alla depressione, altre ancora allo scoraggiamento, ma sempre alla sfiducia.” (Thomas)
ii. Per la salvezza dell’anima: “In greco, al dono dell’anima. Una metafora dei mercanti, che ottengono di più o perdono ciò che hanno; oppure forse dei giocatori, che tengono in serbo la posta in gioco, non importa cosa fa il mondo.” (Trapp)
iii. Per la salvezza dell’anima: “La parola ‘salvare’ non si riferisce a ciò che è generalmente inteso come la salvezza dal peccato, ma è una parola che significa possesso completo. La fede è dapprima ricettiva, distende le sue vele per cogliere la brezza della rivelazione di Dio, e poi risponde alla Sua Parola e alla Sua grazia.” (Thomas)
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