Luca 17 – Dovere, Gratitudine e Regno
A. Perdono, fede e dovere.
1. (1-2) Il pericolo di far inciampare il prossimo.
Or egli disse ai suoi discepoli: «È impossibile che non avvengano scandali; ma guai a colui per colpa del quale avvengono! Sarebbe meglio per lui che gli fosse messa al collo una macina da mulino e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno solo di questi piccoli».
a. Or egli disse ai suoi discepoli: Gesù, attraverso il racconto di Lazzaro e dell’uomo ricco, mostra chiaramente la realtà dell’eternità e che nessuno tornerà dall’aldilà per avvertirci. Quello che fa la differenza è come viviamo e mostriamo Gesù agli altri da questa parte dell’eternità, perché il presente ha implicazioni eterne.
b. È impossibile: È inevitabile che le persone si scandalizzino, ma guai alla persona che si rende responsabile degli scandali. È importante capire cosa intendesse Gesù quando parlava di scandali.
i. La parola greca antica usata qui per scandali è skandalon e richiama il concetto di bastone esca, il bastone che fa scattare la trappola o fa da esca. Si usava anche per indicare una pietra d’inciampo, qualcosa su cui si incespica.
ii. A volte nella Bibbia uno skandalon è qualcosa di buono, come ad esempio il modo in cui le persone “inciampano” in Gesù e si offendono a motivo del Vangelo (Romani 9:33, 1 Corinzi 1:23, Galati 5:11).
iii. Ma se uno skandalon avviene tra fratelli in Cristo, è una cosa orribile. Può trattarsi di un falso consiglio (Matteo 16:23) o della tua “libertà” che induce un fratello al peccato (Romani 14:13). La divisione e la falsa dottrina costituiscono uno skandalon in mezzo al popolo di Dio (Romani 16:17).
c. Guai a colui per colpa del quale avvengono: In sostanza, Gesù disse: “La gente abboccherà all’amo, ma guai a voi se offrite l’amo. La gente inciamperà, ma guai a voi se mettete voi la pietra d’inciampo sul loro cammino”.
i. Sarebbe meglio che l’offensore morisse di una morte orribile, come ad esempio avere una macina da mulino appesa al collo ed essere gettato in mare.
ii. Questa è una lezione che la Chiesa ha dovuto imparare a sue spese quando ha cercato di aiutare Dio a maledire la razza ebraica per aver rifiutato il Messia; la maledizione si è ritorta contro la Chiesa nella maniera peggiore. Se qualcuno sembra pronto a ricevere il giudizio o la disciplina di Dio, sia Dio a occuparsene. Noi, facciamoci da parte. Dio non ha bisogno di nessuno per esercitare il Suo giudizio, ma vuole noi come strumenti del Suo amore.
iii. 1 Giovanni 2:10 ci dà la soluzione per evitare di essere uno skandalon per gli altri, l’amore: Chi ama il proprio fratello dimora nella luce e non vi è niente in lui che lo faccia cadere. Se amiamo nostro fratello, non gli saremo di scandalo.
2. (3-4) Se qualcuno ti fa inciampare, affrontalo e perdonalo.
«State attenti a voi stessi! Se tuo fratello pecca contro di te, riprendilo; e se si pente, perdonagli. E se anche peccasse sette volte al giorno contro di te, e sette volte al giorno ritorna a te, dicendo: “Mi pento”, perdonagli».
a. Se tuo fratello pecca contro di te, riprendilo: Quando qualcuno pecca contro di te, non fare finta che non sia mai successo, ma riprendi quel fratello con amore.
i. La regola in questo caso è l’amore; ovviamente non è possibile tenere il conto di ogni piccola offesa che ci viene recata. Un aspetto del frutto dello Spirito è la pazienza (Galati 5:22); dobbiamo essere in grado di sopportare i torti e le piccole offese che riceviamo nella vita quotidiana. Efesini 4:2 dice che dobbiamo amare con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri nell’amore. Non siate troppo sensibili; sopportatevi a vicenda.
ii. Quando qualcuno pecca contro di noi in maniera rilevante, dobbiamo seguire, nell’amore, il modello di Efesini 4:15: dobbiamo dire la verità nell’amore. L’amore non è sparlare con altre persone della questione; l’amore non è chiudersi in sé stessi. L’amore è dire la verità alla persona che ha peccato contro di noi.
b. Se si pente, perdonagli: Questa è la sfida lanciata da Gesù. Non ci sono altre opzioni. Quando chi ti ha fatto un torto si pente, perdonagli.
i. E cosa facciamo con la persona che non si è mai pentita? La perdoniamo? Anche se il rapporto non può essere ristabilito, perché non si è arrivati a punto d’accordo, possiamo comunque scegliere di perdonare e aspettare che Dio operi nella sua vita per ristabilire il rapporto.
ii. Chiaramente, soprattutto alla luce delle parole che seguono, Gesù non intende restringere la nostra comprensione di perdono. Semmai, il Suo intento è quello di ampliare la nostra opera di perdono. Non ci sta dando un motivo per non perdonare o per essere meno indulgenti.
c. E se anche peccasse sette volte al giorno contro di te, e sette volte al giorno ritorna a te, dicendo: “Mi pento”, perdonagli: In altre parole, non ci è permesso giudicare il ravvedimento altrui. Se qualcuno peccasse sette volte al giorno contro di me e ogni volta mi chiedesse di perdonarlo, potrei dubitare della sua sincerità. Cionondimeno, Gesù mi ordina di perdonarlo e di ristabilirlo.
3. (5-6) Per andare d’accordo con persone così è necessaria una grande fede.
Allora gli apostoli dissero al Signore: «Accresci a noi la fede». E il Signore disse: «Se aveste tanta fede quanto un granel di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e trapiantati in mare”, ed esso vi ubbidirebbe».
a. Accresci a noi la fede: Questa volta i discepoli furono estremamente perspicaci. Riconobbero che è necessaria una grande fede in Dio per andare d’accordo con le persone con un atteggiamento di perdono e che non scandalizza. Se lo scopo di Gesù nel brano precedente fosse stato quello di limitare la portata del perdono, non avrebbero avuto bisogno di tutta questa fede.
i. “Perdonare ogni offesa a ogni uomo ogni volta sembrava così difficile anche agli stessi discepoli, i quali compresero che, senza un grado straordinario di fede, non sarebbero mai riusciti a osservare il comando.” (Clarke)
b. Se aveste tanta fede quanto un granel di senape: Di solito pensiamo che la fede si eserciti attraverso opere plateali e miracolose. Sarà anche vero a volte, ma i più grandi miracoli della fede hanno a che fare con la guarigione delle relazioni.
i. Secondo Geldenhuys, le radici del gelso erano ritenute straordinariamente forti; si pensava che quest’albero potesse rimanere radicato per seicento anni.
ii. Forse il perdono e l’amarezza sono radicati profondamente dentro di te; magari è come uno di quegli alberi che mettono radici profonde e forti. Ma attraverso la fede Gesù può strappare via quelle radici; può essere sradicato e trapiantato nel mare.
iii. “Non c’è dovere richiesto agli uomini e alle donne più duro di quello di perdonare le ferite, non c’è nulla che la maggior parte delle persone trovi più difficile da mettere in pratica; perciò, dove non c’è una radice di fede, non ci sarà nemmeno questo frutto.” (Poole)
c. Quanto un granel di senape: La fede che dobbiamo avere riguarda più il tipo di fede che la quantità. Una piccola quantità di fede, quanto un granel di senape (un seme molto piccolo), può realizzare grandi cose, se è riposta in un Dio grande e potente.
i. Una piccola fede può realizzare grandi cose, ma una grande fede può realizzare cose ancora più grandi. Ciò che conta di più è in cosa riponiamo la nostra fede, l’oggetto della nostra fede. “L’occhio non può vedere sé stesso. Avete mai visto il vostro occhio? In uno specchio forse sì, ma era solo un suo riflesso. Allo stesso modo, potete vedere le prove della vostra fede, ma non potete guardare la fede stessa. La fede guarda lontano da sé verso l’oggetto della fede, cioè verso Cristo.” (Spurgeon)
ii. Quando si pattina sul ghiaccio, è molto meglio avere una fede piccola in una lastra spessa di ghiaccio che una fede grande in una sottile. La nostra piccola fede in un Salvatore così grande può realizzare grandi cose.
4. (7-10) Dio non è nostro debitore; qualsiasi cosa facciamo per Lui è come un piccolo rimborso per la Sua opera nella nostra vita.
«Ora chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge gli dirà quando è tornato a casa dai campi: “Vieni subito a metterti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Preparami la cena, rimboccati le vesti e servimi affinché io abbia mangiato e bevuto, poi mangerai e berrai tu”? Ringrazierà forse quel servo perché ha fatto le cose che gli erano state comandate? Non lo penso. Così anche voi, quando avrete fatto tutte le cose che vi sono comandate, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto ciò che dovevamo fare”».
a. Se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge: Gesù ha appena illustrato ai Suoi discepoli che è possibile compiere grandi opere con una grande fede. Ora vuole avvertire contro l’orgoglio che spesso sorge in chi viene usato da Dio.
i. Gesù descrive coloro che hanno un atteggiamento di vero servizio. Arare è un lavoro duro, che mette a dura prova la forza e la resistenza dell’aratore. È un lavoro duro nell’agricoltura e lo è anche nel ministero spirituale. Anche pascolare il gregge può essere un lavoro duro, che richiede molta pazienza, attenzione ai dettagli e un cuore premuroso.
ii. È bene ricordare che non sono parole rivolte alla folla; infatti, all’inizio del capitolo leggiamo: “Or egli disse ai suoi discepoli” (Luca 17:1). “Notate, non stava ponendo le fondamenta per la via della salvezza, ma stava indicando a chi era già salvato la via del servizio.” (Spurgeon)
b. Preparami la cena, rimboccati le vesti e servimi affinché io abbia mangiato e bevuto, poi mangerai e berrai tu: Gesù ritrae l’immagine di un servo che rientra da una dura giornata di lavoro, passata ad arare o a pascolare il gregge. Quando il servo arriva a casa, il padrone non si complimenta con lui, non gli offre da mangiare, non lo serve e non gli fa un messaggio. Il padrone si aspetta che il servo continui a servire, perché c’è ancora del lavoro da fare.
i. C’è sempre qualcosa che possiamo fare per servire il nostro Maestro e c’è sempre un modo per farlo. “Se non puoi andare ad arare, scendi in cucina a cucinare e, se non puoi nutrire il bestiame, porta un piatto di cibo al tuo Padrone. Il lavoro magari cambia, ma dovrai continuare finché vivrai.” (Spurgeon)
ii. Nel contesto delle parole precedenti di Gesù, possiamo dire che ci sono ancora persone da perdonare; ci sono ancora grandi opere di fede da compiere.
iii. Sono opere difficili, ma in questa mini-parabola Gesù ci mostra l’atteggiamento giusto. Compiacere a Lui piuttosto che a noi stessi. Preferire il Suo popolo al di sopra di noi stessi. Innalzare il Suo nome anziché il nostro.
c. Ringrazierà forse quel servo perché ha fatto le cose che gli erano state comandate? Ovviamente, il padrone non avrebbe mai ringraziato il servo per il suo servizio; in quella cultura precristiana una simile gentilezza era inconcepibile.
i. Perciò, non serviamo Gesù pretendendo che ci ringrazi o ci lodi.
· Sarebbe strano se Gesù ci ringraziasse, visto tutto ciò che ha fatto per noi.
· Sarebbe strano se ci ringraziasse, considerando tutto quello che abbiamo lasciato incompiuto.
· Sarebbe strano se ci ringraziasse, considerando che tutto quello che abbiamo fatto è un Suo dono e ci siamo riusciti con il Suo aiuto.
ii. “Che cosa abbiamo fatto per Lui in confronto a quello che Lui ha fatto per noi? Il nostro servizio paragonato a quello di Cristo è come un singolo granello di polvere messo a confronto con l’immensità del sole.” (Spurgeon)
iii. Eppure, per quanto sembri strano, Egli ci ringrazierà e ci ricompenserà. Anche se non lo meritiamo, Egli guarderà il lavoro di ciascuno dei Suoi servitori e a quelli fedeli dirà: “Bene, buono e fedele servo”. (Matteo 25:21, 23)
d. Siamo servi inutili: Il tipo di atteggiamento di cui parla Gesù non è una falsa umiltà, o l’atteggiamento che dice: “Non sono bravo in niente”. L’espressione non è un’ammissione del fatto che non facciamo nulla di buono o di gradito a Dio. Significa semplicemente riconoscere che Egli ha fatto per noi molto di più di quanto noi potremmo mai fare per Lui.
e. Abbiamo fatto ciò che dovevamo fare: È un atteggiamento consapevole del fatto che il nostro Maestro ha fatto per noi più cose e più grandi di quelle che noi potremmo mai fare per Lui. Ciò che ha fatto per noi è stato per puro amore; ciò che noi facciamo per Lui è per giusta gratitudine e dovere.
i. Ecco perché è così importante che gli insegnanti della Bibbia sottolineino ciò che la Bibbia stessa enfatizza: ciò che Dio ha fatto per noi. Quando ci rendiamo conto di tutto ciò che Dio ha fatto per noi in Gesù, vogliamo servirlo spinti dalla gratitudine. Pensiamo alla grande opera di perdono che Gesù ha fatto per noi; pensiamo alle grandi montagne che ha spostato per fede. Le più grandi opere di fede e di perdono da parte nostra sono solo un dovere in confronto.
ii. Quando il nostro cuore ha la giusta attitudine, viviamo e agiamo come se fossimo felici di avere il privilegio di poter servire Dio.
iii. Al giorno d’oggi, non ci sono abbastanza cristiani con questo atteggiamento. Al contrario, molti oggi vogliono proiettare un’immagine da “super cristiani”, che li faccia sembrare tutt’altro che servi inutili. Pensiamo di essere migliori degli altri solo quando guardiamo all’uomo e non a Gesù.
iv. “I santi che stanno ancora crescendo si reputano nulla; i santi maturi si reputano meno di niente”. (Spurgeon)
v. “Un antico detto rabbinico rivela un pensiero simile: ‘Se hai imparato molto nella Torah, non attribuirti il merito; questo è lo scopo per il quale sei stato creato’ (m. Abot 2:8).” (Pate)
B. Dieci lebbrosi vengono mondati.
1. (11-14) La guarigione dei lebbrosi.
Or avvenne che, nel suo cammino verso Gerusalemme, egli passò attraverso la Samaria e la Galilea. E, come egli entrava in un certo villaggio, gli vennero incontro dieci uomini lebbrosi, i quali si fermarono a distanza, e alzarono la voce, dicendo: «Maestro, Gesù, abbi pietà di noi». Ed egli, vedutili, disse loro: «Andate a mostrarvi ai sacerdoti». E avvenne che, mentre se ne andavano, furono mondati.
a. Come egli entrava in un certo villaggio, gli vennero incontro dieci uomini lebbrosi: Non era insolito che i lebbrosi si riunissero tra loro. Essendo esclusi dalla società e non avendo altra compagnia se non quella di altri lebbrosi, si tennero a distanza.
i. I quali si fermarono a distanza: “Si tenevano a distanza, perché la legge e le usanze vietavano loro di avvicinarsi ai sani, per paura di contagiarli. Vedi Levitico 13:46; Numeri 5:2; 2 Re 15:5.” (Clarke)
ii. Egli passò attraverso la Samaria e la Galilea: “Le parole dia meson sono meglio tradotte ‘in mezzo a’ o ‘tra’, riferendosi al viaggio di Gesù lungo il confine tra la Samaria e la Galilea.” (Pate)
b. Alzarono la voce, dicendo: «Maestro, Gesù, abbi pietà di noi»: Si presentarono a Gesù insieme e pregarono insieme, anche se erano un gruppo misto di Giudei e Samaritani (Luca 17:15-16). Legati dalla loro condizione, i loro pregiudizi nazionali e di altro tipo svanirono quando si riunirono in preghiera.
i. “Una comune disgrazia aveva abbattuto le barriere razziali e nazionali. Nella tragedia comune della lebbra avevano dimenticato di essere Giudei e Samaritani e si ricordavano di non essere altro che uomini bisognosi.” (Barclay)
c. Andate a mostrarvi ai sacerdoti: È interessante che Gesù abbia chiesto loro di mostrarsi ai sacerdoti mentre erano ancora lebbrosi. Si tratta di un vero passo di fede, così come lo è indossare l’uomo nuovo anche quando abbiamo ancora l’aspetto dell’uomo vecchio.
i. “L’unica condizione per la guarigione era l’obbedienza. Dovevano obbedire così come gli era stato ordinato. Se Egli era il Maestro, così come avevano gridato, allora dovevano dimostrare la loro fede con l’obbedienza.” (Morrison)
ii. “Dio onora molto questo tipo di fede e la rende uno strumento per operare molti miracoli. Chi decide di non credere finché non riceverà quella che ritiene sia una ragione per farlo, non avrà mai la possibilità di salvare la propria anima. La ragione più alta, la più sovrana, che si possa dare per credere, è che Dio l’ha comandato.” (Clarke)
d. E avvenne che, mentre se ne andavano, furono mondati: Proprio come Dio ha benedetto la fede dei lebbrosi, che si incamminarono come uomini sani, sebbene sentissero di essere ancora malati, così benedirà la nostra fede.
i. “Sperimentiamo la benedizione quando ci incamminiamo sulla strada che ci è stata comandata di seguire. Che la Chiesa obbedisca al comando del Signore Gesù ed evangelizzi con entusiasmo le nazioni e, mentre va, sarà guarita.” (Morrison)
2. (15-19) Solamente uno dei dieci lebbrosi ritornò per ringraziare.
E uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro glorificando Dio ad alta voce. E si gettò con la faccia a terra ai piedi di Gesù, ringraziandolo. Or questi era un Samaritano. Gesù allora prese a dire: «Non sono stati guariti tutti e dieci? Dove sono gli altri nove? Non si è trovato nessuno che sia ritornato per dare gloria a Dio, se non questo straniero?». E disse a questi: «Alzati e va’; la tua fede ti ha guarito».
a. E uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro glorificando Dio ad alta voce: Solo uno tornò indietro a ringraziare; ed era quello che nessuno si sarebbe aspetto: un Samaritano. E, sebbene fosse l’unico, il suo ringraziamento faceva “tanto rumore” (ad alta voce).
i. Tutti e dieci erano disposti a sottoporsi a una cerimonia religiosa, mostrarsi al sacerdote, ma solo uno era ricolmo di vera lode e di ringraziamento. “Le pratiche religiose esteriori sono abbastanza facili e comuni da seguire; la parte interiore, invece, aprire il cuore con un amore riconoscente, avviene troppo raramente! Nove obbediscono al rituale, mentre uno solo loda il Signore.” (Spurgeon)
b. Non sono stati guariti tutti e dieci? Dove sono gli altri nove? Gesù sentì la mancanza dei nove che non tornarono a rendere grazie. Si chiedeva dove fossero. Gesù nota anche la nostra mancanza di gratitudine.
i. “La domanda che viene posta dimostra subito il valore che Egli attribuisce alla lode… Ci si chiede se in effetti il Signore non abbia posto questa domanda con grande frequenza.” (Morgan)
ii. “Cristo tiene il conto di tutta la grazia che gli uomini ricevono da Lui e li chiamerà a renderne conto in modo particolare.” (Trapp)
iii. Possiamo sempre trovare una ragione per cui essere grati davanti a Dio. Matthew Henry, noto commentatore della Bibbia, una volta fu derubato del suo portafoglio. Quella sera scrisse nel suo diario tutte le cose di cui era grato:
· Primo, che non era mai stato derubato prima.
· Secondo, che nonostante gli avessero preso il portafoglio, non gli avevano tolto la vita.
· Terzo, perché, benché avessero preso tutto, non era molto.
· Infine, perché era stato lui a essere derubato e non a commettere il furto.
iv. “Infine, se ci mettiamo all’opera per Gesù e vediamo dei convertiti che però non sono come ci aspettavamo, non abbattiamoci per questo. Se gli altri non lodano il nostro Signore, rattristiamoci pure, ma non lasciamoci scoraggiare. Il Salvatore dovette dire: “Dove sono i nove?”. Dieci lebbrosi furono guariti, ma solo uno Lo lodò. Abbiamo molti convertiti che non si uniscono alla chiesa; abbiamo tante persone convertite che non si battezzano o non partecipano alla Cena del Signore. Molti ricevono una benedizione, ma non provano abbastanza amore per riconoscerla.” (Spurgeon)
c. La tua fede ti ha guarito: Per il decimo lebbroso c’era un’ulteriore guarigione. Con le Sue parole, Gesù probabilmente si riferiva all’opera di Dio nel cuore di quell’uomo. Gli altri lebbrosi avevano corpi risanati ma cuori malati.
C. La venuta del regno.
1. (20-21) Se vuoi sapere di più riguardo al regno di Gesù, inizia a conoscere il Re.
Ora, interrogato dai farisei sul quando verrebbe il regno di Dio, rispose loro e disse: «Il regno di Dio non viene in maniera che si possa osservare; né si dirà: “Eccolo qui” o: “Eccolo là”; poiché, ecco, il regno di Dio è dentro di voi».
a. Interrogato dai farisei sul quando verrebbe il regno di Dio: Possiamo immaginare un fariseo ostile che si avvicina a Gesù e gli chiede di mostrargli su due piedi il Regno del Messia, oppure di tacere e di smettere di affermare di essere il Messia.
i. Ai tempi di Gesù, proprio come ai nostri, la gente desiderava la venuta del Messia. Conosceva le profezie dell’Antico Testamento che parlavano della gloria del Messia futuro; voleva quel tipo di vita e di terra in quel momento.
ii. “Mentre il Signore era ancora sulla terra, i giorni del Figlio dell’uomo erano poco considerati. I farisei ne parlavano con scherno e chiedevano quando sarebbe venuto il regno di Dio. Come per dire: ‘È questa la venuta del Tuo regno promesso? Questi pescatori e contadini sono i Tuoi cortigiani? Sono questi i giorni che profeti e re hanno tanto atteso?’”. (Spurgeon)
b. Il regno di Dio non viene in maniera che si possa osservare: Gesù rispose al fariseo che aveva posto la domanda che il regno di Dio non si può trovare mettendo in dubbio con ostilità la persona di Gesù. L’antica parola greca tradotta osservare è meglio tradotta con valutazione ostile. Gesù disse ai farisei che i loro occhi ostili e dubbiosi non erano in grado di vedere o ricevere il regno di Dio.
i. Secondo Geldenhuys, il verbo da cui deriva la parola osservare è usato spesso nel Nuovo Testamento e nel Versione dei Settanta; significa “osservazione ostile”.
c. Poiché, ecco, il regno di Dio è dentro di voi: Gesù disse loro che il regno era proprio in mezzo a loro. Dentro di voi si traduce meglio in mezzo a voi o tra di voi. Il regno di Dio era in mezzo a loro, perché il Re era in mezzo a loro.
i. Non si trattava di una rivelazione mistica da parte di Gesù, secondo cui il Regno di Dio sarebbe un seme dentro ognuno di noi, come afferma la New Age. Infatti, Gesù non avrebbe detto ai farisei che il regno di Dio era dentro di loro. La dichiarazione di Gesù richiamava l’attenzione su di sé, non sull’uomo.
ii. Come molti oggi, i farisei dicevano di desiderare la venuta del Regno di Dio, ma non si può volere il Regno e rifiutare il Re. “I farisei Gli chiesero quando sarebbe apparso il Regno di Dio, quando invece era proprio in mezzo a loro, perché lo stesso Re era lì.” (Morgan)
2. (22-24) Il regno di Gesù non sarebbe arrivato immediatamente al tempo dei discepoli.
Poi disse ai suoi discepoli: «Verranno i giorni in cui desidererete vedere uno dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. E vi si dirà: “Eccolo qui” o: “Eccolo là”; non vi andate e non li seguite. Perché come il lampo che, guizzando da una estremità all’altra del cielo, illumina ogni cosa, così sarà anche il Figlio dell’uomo nel suo giorno».
a. Verranno i giorni in cui desidererete vedere uno dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete: Parlando ora ai discepoli, Gesù disse loro che, quando avrebbe lasciato questa terra, sarebbero venuti giorni in cui i discepoli di Gesù, vicini e lontani, avrebbero desiderato il ritorno del Messia.
b. E vi si dirà: “Eccolo qui” o: “Eccolo là”: Satana sa come approfittare di questo desiderio; molti affermeranno di essere il Messia e di essere tornato prima del ritorno effettivo di Gesù. È essenziale che non ci facciamo ingannare da questi falsi messia.
c. Non vi andate e non li seguite: Nei secoli trascorsi dal momento in cui Gesù ha pronunciato queste parole, sono stati molti coloro che hanno affermato di essere il Messia, con alcuni che hanno avuto un seguito significativo. Gesù ci avverte solennemente di non andare dietro a loro e di non seguirli, piuttosto di ignorarli.
i. Il dottor Charles Feinberg, noto studioso giudeo-cristiano, ha affermato che nel corso della storia di Israele, dai tempi di Gesù, sono apparsi sessantaquattro diversi individui che hanno affermato di essere il Messia.
ii. In un passato non molto lontano, uomini come David Koresh, Jim Jones, Sun Myung Moon e molti, molti altri hanno affermato di essere il Messia. Molti ebrei ortodossi pensavano (e pensano ancora) che un rabbino di Brooklyn di nome Mendel Schneerson fosse il Messia. Altri addirittura sono stati considerati una specie di messia, senza appartenere necessariamente al mondo giudeo-cristiano (come Stalin o Mao).
d. Come il lampo che, guizzando: Nel Suo giorno, il giorno del trionfo del Messia, tutti lo vedranno, così come tutti vedono il lampo che illumina il cielo. Chi sostiene che Gesù è tornato o tornerà segretamente nel Suo giorno si sbaglia.
3. (25) Il regno di Gesù non può venire fin quando la Sua opera sulla terra non è completata.
«Ma prima è necessario che egli soffra molte cose e sia rigettato da questa generazione».
a. Ma prima è necessario che egli soffra: Molti seguaci di Gesù hanno la tendenza a evitare la croce e ad andare direttamente al Regno di Dio; ma il Regno di Dio non sarebbe potuto venire finché il Re non fosse andato sulla croce.
i. Perché deve essere Gesù a governare e a regnare? Perché ha adempiuto la Sua stessa parola e noi siamo chiamati a seguirlo nello stesso modo. Gesù ha detto: Se alcuno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti (Marco 9:35). Ha anche detto: Chiunque tra di voi vorrà diventare grande sia vostro servo (Matteo 20:26).
ii. Potremmo dire che Gesù può tornare nella gloria perché è venuto prima in umiltà e sottomissione fino alla morte.
b. È necessario che egli soffra molte cose e sia rigettato: La forza, la certezza e l’intensità di questa affermazione sono impressionanti.
· È necessario che Gesù soffra e sia rigettato.
· È necessario che Gesù soffra e sia rigettato.
· È necessario che Gesù soffra molte cose, non solo qualcuna.
c. Da questa generazione: Purtroppo, sebbene il totale trionfo del regno di Gesù sarebbe arrivato alla fine, la Sua sofferenza sarebbe arrivata prima, per mano di questa generazione.
4. (26-30) La venuta del Re coglierà tutti di sorpresa.
«E, come avvenne ai giorni di Noè, così avverrà anche nei giorni del Figlio dell’uomo. Le persone mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca; e venne il diluvio e li fece perire tutti. Lo stesso avvenne anche ai giorni di Lot: la gente mangiava, beveva, comperava, vendeva, piantava ed edificava; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma, piovve dal cielo fuoco e zolfo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà manifestato».
a. E, come avvenne ai giorni di Noè: Sottolineando la somiglianza con i giorni di Noè, Gesù descriveva un mondo che proseguiva nella normale routine della vita. Le persone mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano.
i. “Tutte le cose continuarono normalmente, fino a quando Noè e la sua famiglia entrarono nell’arca; a quel punto venne il diluvio (kataklysmos) e distrusse tutti gli uomini (vedi Genesi 7:7, 10, 21; 1 Pietro 3:20).” (Pate)
b. Lo stesso avvenne anche ai giorni di Lot: La distruzione che si abbatté su Sodoma e Gomorra ai tempi di Lot arrivò al mattino (Genesi 19:15-25). Il giorno precedente, agli uomini di Sodoma, era sembrato un giorno come un altro.
c. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà manifestato: Proprio come il mondo sembrava continuare nella normale quotidianità della vita prima del diluvio e del giudizio di Sodoma e Gomorra, così sarà nel mondo quando Gesù sarà manifestato.
i. Gesù non ha detto che tutto sarebbe andato bene nel mondo o che non ci sarebbero state crisi. Le condizioni prima del diluvio e prima del giudizio di Sodoma e Gomorra erano terribili, ma la malvagità era accettata come normale e di routine.
ii. È importante notare che ci sono altri passi della Scrittura che sembrano mostrare che Gesù tornerà su una terra che sarà tutt’altro che ordinaria. Questi includono:
· Perché allora vi sarà una tribolazione così grande, quale non vi fu mai dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. (Matteo 24:21).
· E i re della terra, i grandi, i ricchi, i capitani, i potenti, ogni schiavo ed ogni uomo libero si nascosero nelle spelonche e fra le rocce dei monti,e dicevano ai monti e alle rocce: «Cadeteci addosso e nascondeteci dalla faccia di colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello. (Apocalisse 6:15-16)
iii. Poiché le condizioni del mondo prima della manifestazione di Gesù sono descritte in termini così diversi, è ragionevole dire che ci saranno due fasi o aspetti distinti della venuta di Gesù, separati da un certo periodo di tempo.
iv. Proprio come ai tempi di Noè e di Lot, quando Gesù verrà, alcuni saranno presi (sfuggendo al giudizio) e altri rimarranno e saranno giudicati.
v. La parola tradotta con “manifestato” è apokalyptetai, da cui deriva la nostra parola “apocalisse”, ma il termine in greco ha l’idea di rivelare o svelare.
5. (31-33) Preparatevi alla venuta del Re non rimanendo attaccati a questo mondo.
«In quel giorno chi si troverà sul tetto della casa, non scenda in casa a prendere le sue cose; così pure chi si troverà nei campi, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la salverà».
a. In quel giorno chi si troverà sul tetto della casa, non scenda in casa a prendere le sue cose: Quando arrivò il diluvio ai giorni di Noè, si può immaginare che le persone cercassero invano di tenere al sicuro i propri beni mentre loro stessi perivano. Tuttavia, se si è pronti per la venuta di Gesù, non ci si preoccupa delle cose materiali che verranno lasciate indietro. Il cuore non deve essere rivolto a ciò che è incasa, ma a ciò che è in cielo.
b. Non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot: Poiché disobbedì a Dio e guardò indietro verso Sodoma (forse con rimpianto e nostalgia), la moglie di Lot fu trasformata in una statua di sale mentre lei e la sua famiglia sfuggivano al giudizio. Gesù qui avverte i Suoi seguaci a non guardare indietro verso un mondo che perisce, pronto per il giudizio, ma a mantenere lo sguardo sulla liberazione che Dio pone davanti a loro.
i. Ricordatevi della moglie di Lot: “La parola usata da Gesù per ‘ricordare’ … significa prestare attenzione, imparare una lezione.” (Pate) Osserviamo i tre aspetti del peccato della moglie di Lot:
· La moglie di Lot rimase indietro. Mosè sottolinea che la moglie di Lot si volse a guardare indietro e diventò una statua di sale (Genesi 19:26). Prima di voltarsi indietro, si attardò dietro di lui, mentre Lot e le sue figlie cercavano di sfuggire al giudizio di Sodoma.
·La moglie di Lot non si fidò e non obbedì alla parola divina. L’angelo aveva detto loro espressamente di fuggire con urgenza, di non indugiare e soprattutto di non guardarsi indietro (Genesi 19:17).
· La moglie di Lot guardò ciò da cui le era stato detto di allontanarsi. Dopo aver indugiato e dubitato, guardò. “Si voltò indietro, dimostrando così di avere nel cuore la presunzione sufficiente di sfidare il comando di Dio e rischiare tutto, per dare un’occhiata d’amore al mondo condannato e colpevole. Morì per colpa di quello sguardo.” (Spurgeon)
ii. Della moglie di Lot, “che per curiosità o per cupidigia si voltò indietro, e fu la sua fine. Ci allontaniamo dal mondo con la stessa difficoltà con cui un cane si allontana da un boccone succulento.” (Trapp)
iii. Spurgeon ricordò un’ulteriore tragedia riguardante la moglie di Lot: ce l’aveva quasi fatta. “La sventura la colpì alle porte di Zoar. Oh, se proprio devo essere dannato, che sia con la massa degli empi, essendo sempre stato uno di loro; ma arrivare fino alle porte del cielo, e perire lì, sarà una cosa terribile!”. (Spurgeon)
6. (34-36) Quando Gesù tornerà, alcuni verranno presi, altri lasciati.
«Io vi dico: In quella notte due saranno in un letto; l’uno sarà preso e l’altro lasciato. Due donne macineranno insieme; l’una sarà presa e l’altra lasciata. Due uomini saranno nei campi; l’uno sarà preso e l’altro lasciato».
a. In quella notte due saranno in un letto; l’uno sarà preso e l’altro lasciato: Questo passo si applica spesso al rapimento, un termine che indica la venuta di Gesù per il Suo popolo in un momento in cui il mondo sembra vivere la propria quotidianità normalmente (Luca 17:26-30).
i. Il passo del Nuovo Testamento che descrive più chiaramente questo evento e da cui prende il nome di rapimento (nella Vulgata) è 1 Tessalonicesi 4:16-18: Perché il Signore stesso con un potente comando, con voce di arcangelo e con la tromba di Dio discenderà dal cielo, e quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole, per incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore. Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole.
ii. Le parole di Gesù (l’uno sarà preso e l’altro lasciato) sembrano descrivere il momento in cui saremo rapiti […] sulle nuvole, per incontrare il Signore nell’aria.
b. L’uno sarà preso e l’altro lasciato: Poiché questo accadrà durante il normale corso della vita (mentre alcuni dormiranno nel letto, alcuni macineranno il grano e altri lavoreranno nei campi), viene sottolineata la prontezza. Gesù verrà improvvisamente e inaspettatamente.
i. Questo si collega alle precedenti illustrazioni di Noè e Lot. “Noè e Lot furono presi e, quindi, salvati dal giudizio, mentre gli altri furono lasciati alla distruzione.” (Pate)
c. Due saranno in un letto […] Due donne macineranno insieme: Queste parole sembrano indicare che in una parte del mondo sarà giorno mentre in un’altra notte; nello stesso momento in cui alcuni dormono, altri lavorano in un campo. Gesù verrà per il Suo popolo su tutta la terra in un solo momento.
i. “Il versetto 36 non si trova nei migliori manoscritti greci… ed è un’aggiunta al testo biblico, probabilmente da parte di uno scriba alla luce di Matteo 24:40”. (Pate)
7. (37) Tutto questo accadrà non appena il giudizio sarà pronto.
I discepoli allora, rispondendo, gli dissero: «Dove Signore?» Ed egli disse loro: «Dove sarà il corpo, là si raduneranno le aquile».
a. Dove Signore? I discepoli volevano saperne di più della rivelazione di Gesù, presumibilmente dove avrebbero avuto luogo la liberazione e il giudizio. Avvicinandosi a Gerusalemme, forse si chiedevano se questi eventi si sarebbero verificati presto, magari mentre erano in cammino verso la città di Sion.
b. Dove sarà il corpo, là si raduneranno le aquile: È un’affermazione complicata. Probabilmente era un modo per dire che, “quando il giudizio sarà maturo, verrà sicuramente”.
i. “Significava semplicemente che qualcosa sarebbe accaduto una volta soddisfatte le condizioni necessarie.” (Barclay) “Dove è presente ciò che è maturo per il giudizio, lì avrà luogo anche il giudizio.” (Geldenhuys)
ii. Alcuni si chiedono se al giorno d’oggi siano pronte le condizioni per un tale manifestazione di Gesù, sia per la liberazione del Suo popolo che per il giudizio su un mondo che Lo rifiuta. Possiamo dirlo con una certa sicurezza: la Bibbia descrive alcune caratteristiche politiche, economiche, spirituali, sociali e militari di come sarà il mondo prima del Suo ritorno. È lecito affermare che le condizioni esistono già oggi e che è tutto pronto.
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