1 Corinzi 11 – Riguardo alle Donne e alla Cena del Signore
A. Istruzioni riguardo alle donne durante il culto.
1. (1) Una chiamata a seguire l’esempio di Paolo.
Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo.
a. Siate miei imitatori: Paolo sapeva di seguire Gesù, per questo non esitò nel dire ai cristiani di Corinto di essere suoi imitatori, per quanto riguardava il suo cammino con il Signore. Egli sapeva che i cristiani di Corinto avevano bisogno di esempi, e lui era disposto ad esserne uno.
i. Paolo ha fatto semplicemente quello che aveva detto a Timoteo, suo collaboratore, di fare: Divieni esempio ai fedeli nella parola, nella condotta, nell’amore, nello Spirito, nella fede e nella castità (1 Timoteo 4:12).
ii. Poche persone sono disposte a pronunciare le stesse parole di Paolo! Piuttosto, a causa del compromesso e dell’empietà, non esitiamo a dire, “Non guardare me, guarda Gesù”. Sebbene sia vero che dobbiamo guardare Gesù, ognuno di noi dovrebbe essere un esempio di coloro che guardano verso Gesù.
iii. Nel contesto specifico, è un po’ difficile capire se le parole di Paolo si riferiscano al contesto precedente o successivo. Paolo si riferisce a 1 Corinzi 10, intendendo, “Seguite il mio esempio nel benedire gli altri invece che compiacere me stesso”? Oppure si riferisce a ciò di cui si parla successivamente in 1 Corinzi 11, volendo dunque intendere, “Seguite il mio esempio nel rispettare l’ordine di Dio e l’autorità della chiesa”? Sebbene probabilmente Paolo si riferisca a 1 Corinzi 10, l’apostolo era un buon esempio in entrambi i casi.
b. Come anch’io lo sono di Cristo: Paolo sapeva di essere un esempio, un buon esempio. Sapeva anche che non era “Paolo” ad essere un degno esempio, ma “Paolo il seguace di Gesù”.
i. Questo, inoltre, stabilisce un limite ed una direzione circa il modo in cui imitiamo gli altri. Come anch’io lo sono di Cristo ha con sé l’idea, “seguite me mentre seguo Gesù”.
2. (2-3) Il principio di leadership.
Or vi lodo, fratelli, perché vi ricordate di tutte le cose che provengono da me, e perché ritenete gli ordinamenti, come ve li ho trasmessi. Voglio però che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, il capo della donna è l’uomo e il capo di Cristo è Dio.
a. Or vi lodo, fratelli, perché vi ricordate di tutte le cose che provengono da me, e perché ritenete gli ordinamenti: Paolo parla di nuovo ai cristiani di Corinto in maniera sarcastica. Infatti, essi non si ricordano di tutte le cose che provengono da lui; essi lo ignorano quando gli fa comodo, e non ritengono gli ordinamenti come avrebbero dovuto.
i. Ritenete gli ordinamenti è una frase spaventosa per molti cristiani. Dà l’idea che i cristiani devono essere soggetti – nella condotta e nell’adorazione – a tradizioni antiche e obsolete. Tuttavia, gli ordinamenti che Paolo aveva trasmesso ai cristiani di Corinto erano semplicemente gli insegnamenti e le usanze degli apostoli, ricevuti da Gesù. Paolo non stava parlando di cerimonie e rituali, ma di insegnamento e dottrina basilari.
b. Il capo di ogni uomo è Cristo, il capo della donna è l’uomo e il capo di Cristo è Dio: Con queste parole, Paolo pone il fondamento per il suo insegnamento nel resto del capitolo. In parole povere, Paolo rende chiaro che Dio ha stabilito principi di ordine, autorità e responsabilità.
i. In questo capitolo, capo è una parola importante. Alcuni vedono capo come solo una fonte, così come la testa di un fiume è la sua fonte. Sebbene il termine possa avere questo significato, Paolo non sta dicendo “L’uomo venne da Gesù, la donna venne dall’uomo e Gesù venne da Dio”. Nonostante questa semplice nozione sia vera, è molto più profonda di questo, perché secondo il pensiero biblico, una fonte ha la sua autorità intrinseca. Se qualcosa proviene da me, posso giustamente esercitare autorità su di essa.
ii. Nel senso pieno del termine, capo ha l’idea di guida e autorità. Significa avere la giusta responsabilità per essere una guida, e la rendicontabilità che ne deriva. Sottomettersi a qualcuno che è il nostro capo è la cosa giusta ed opportuna da fare.
iii. Avendo compreso questo, vediamo che Paolo menziona tre relazioni: Gesù è il capo di ogni uomo, l’uomo è il capo della donna e Dio (il Padre) è il capo di Cristo. Dato che Paolo collega le tre relazioni, i principi della leadership sono gli stessi.
c. Il capo di ogni uomo è Cristo, il capo della donna è l’uomo e il capo di Cristo è Dio: Dunque, le donne nella Chiesa hanno due opzioni per quanto riguarda il loro atteggiamento verso il loro capo: O imitano l’attitudine che gli uomini hanno verso Cristo, rivelando un cuore ribelle che deve essere messo in riga, oppure le donne possono imitare l’atteggiamento di Cristo verso Dio Padre, sottomettendosi nell’amore a Lui come Suo pari.
i. Per Dio, il concetto di guida e di autorità è importante. Nel Suo grande piano per tutte le età, una cosa che Dio cerca nell’uomo è la sottomissione volontaria. Questo è quello che Gesù ha mostrato più volte nella Sua vita, ed è esattamente quello che Dio ricerca sia negli uomini che nelle donne, sebbene sia espresso in modi diversi.
ii. È essenziale comprendere che essere sottoposti ad autorità non equivale ad essere inferiori. Gesù era completamente sottomesso all’autorità di Dio Padre (Giovanni 5:19 e 8:28), eppure Egli è uguale e Dio (Giovanni 1:1, 8:58 e 10:30). Quando Dio chiama le donne nella chiesa a riconoscere la guida degli uomini, non è perché le donne siano inferiori, ma perché c’è un ordine di autorità stabilito da Dio che deve essere rispettato.
3. (4-6) L’applicazione del principio dell’autorità tra i cristiani di Corinto.
Ogni uomo, che prega o profetizza col capo coperto, fa vergogna al suo capo. Ma ogni donna, che prega o profetizza col capo scoperto, fa vergogna al suo capo, perché è la stessa cosa che se fosse rasa. Ora se la donna non si copre, si faccia pure tagliare i capelli, ma se è una cosa vergognosa per la donna farsi tagliare i capelli o rasare, si copra il capo.
a. Fa vergogna al suo(di lui) capo… fa vergogna al suo (di lei) capo: A motivo di questo ordine di autorità, non è appropriato per gli uomini pregare con il capo coperto, ed è inappropriato per le donne pregare con il capo scoperto.
b. Col capo coperto… col capo scoperto: L’idea del capo coperto era importante in questa (così come in molte altre) cultura antica. Indossare un copricapo (o velo, in alcune traduzioni), era un simbolo che rappresentava l’autorità e la protezione di un altro, sotto la quale si era sottoposti.
i. “Era usanza, sia tra i greci e romani, e una legge tra i giudei, che nessuna donna doveva essere vista in pubblico senza un velo. Questa era, ed è ancora, un’usanza comune in tutto l’oriente e nessuna – tranne le prostitute – va in giro senza velo”. (Clarke)
ii. In alcune culture oggi indossare un cappello o un altro tipo di copricapo è un’immagine di umiltà e modestia. Allo stesso modo, il copricapo aveva un importante significato culturale tra gli antichi Corinzi.
iii. “L’utilizzo della parola ‘velo’… è inadeguato perché tende a richiamare alla mente il velo delle culture musulmane contemporanee, il quale copre tutto eccetto gli occhi. Tale usanza era sconosciuta al mondo antico, o così si evince dai dipinti e dalle sculture.” (Fee)
c. Ogni uomo, che prega o profetizza col capo coperto: Nel fare questo, con le sue azioni l’uomo sta dicendo, “Non sono io ad essere in autorità qui. Io sono sotto l’autorità di altri”. Essendo che Dio ha stabilito che l’uomo è il capo della donna (1 Corinzi 11:3), quando un uomo indossa un copricapo disonora Gesù (il suo capo).
d. Ogni donna, che prega o profetizza col capo scoperto: Nel fare questo, con le sue azioni la donna sta dicendo “Non sono sottoposta all’autorità”. Proprio perché Dio ha stabilito che l’uomo è il capo della donna (1 Corinzi 11:3), la donna – rifiutandosi di indossare un copricapo – disonora l’uomo (il suo capo)
i. Secondo le parole di Paolo, le donne sono libere di pregare e profetizzare, ma solo quando dimostrano di essere sottoposte all’autorità della leadership maschile della chiesa.
e. Perché è la stessa cosa che se fosse rasa: Se una donna si rifiuta di dimostrare di essere sotto autorità, potrebbe allora anche radersi (si faccia pure tagliare i capelli). In alcune culture antiche, radere la testa di una donna era la punizione riservata per un’adultera.
i. Il capo rasato di una donna assumeva diversi significati in base alle diverse culture. Nella legge ebraica, era il marchio dell’adulterio (Numeri 5:11-31). Nel mondo greco, poteva essere il marchio di una prostituta o di una lesbica.
f. Ma se è una cosa vergognosa per la donna farsi tagliare i capelli o rasare, si copra il capo: Tra i cristiani di Corinto, c’erano probabilmente alcune donne “spirituali”, le quali dichiaravano che da Gesù in poi, non c’era più il bisogno di mostrare con un taglio di capelli o un copricapo di essere sotto l’autorità di qualcuno. In breve, Paolo dice a queste donne, “Se vuoi rinunciare al copricapo, allora rasati la testa ed identificati con le donne del mondo, in tutta la loro vergogna.”
4. (7-10) Perché è importante rispettare il principio dell’autorità nella chiesa?
L’uomo invece non deve coprirsi il capo, perché è l’immagine e la gloria di Dio, ma la donna è la gloria dell’uomo, perché l’uomo non è dalla donna, ma la donna dall’uomo, anche perché l’uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Perciò la donna deve avere sul capo un segno di autorità, a motivo degli angeli.
a. L’uomo invece non deve coprirsi il capo: La prima ragione si trova in 1 Corinzi 11:3 – il capo della donna è l’uomo. Dio ha stabilito un ordine di autorità, il principio della guida maschile, sia nella chiesa (1 Corinzi 11 e 1 Timoteo 2) che a casa (Efesini 5:23).
b. Perché è l’immagine e la gloria di Dio, ma la donna è la gloria dell’uomo, perché l’uomo non è dalla donna, ma la donna dall’uomo: La seconda ragione si trova nell’ordine della creazione: Dio ha creato Adamo per prima, affidandogli la responsabilità su Eva.
i. Il motivo per cui la leadership è maschile si trova nell’ordine e nel modo in cui Dio ha creato l’uomo e la donna – qualcosa, quindi, che già era presente prima della caduta – e questo passaggio sottolinea il fatto che sia prima che dopo il peccato commesso da Adamo ed Eva, Dio aveva già stabilito che ci fosse una differenza nei ruoli tra i due sessi, anche nella chiesa. La caduta non ha causato questa differenziazione nei ruoli di genere (nella chiesa e in famiglia), e la differenza dei ruoli non viene eliminata con la nostra nuova vita in Gesù.
ii. Circa la frase la donna è la gloria dell’uomo, Trapp dice, “O perché si possa gloriare di lei, se si comporta rettamente, o perché deve onorarlo e dargli gloria.” Allo stesso modo, Clarke nota: “Così come l’uomo è, tra le creature, la rappresentazione della gloria e perfezione di Dio, ed ogni animale gli è sottomesso e lo teme… allo stesso modo, la donna, nella casa e in famiglia, è la rappresentazione della potenza e dell’autorità dell’uomo”. Poole aggiunge: “Ma la donna è la gloria dell’uomo, creata per l’onore dell’uomo, per essere un aiuto e per assisterlo, e creata originariamente dall’uomo, e così come l’uomo si gloria di lei, così Adamo si gloriava di Eva, Genesi 2:23, Questa finalmente è ossa delle mie ossa e carne della mia carne”.
iii. L’uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo: In parole povere, Adamo non fu creato per Eva, ma fu essa ad essere stata creata per Adamo – e questo principio si applica ad ogni “Adamo” e ad ogni “Eva” nella storia. Genesi 2:18 dichiara le intenzioni di Dio nel creare Eva: Io gli farò un aiuto conveniente a lui. Eva fu creata per essere un aiuto per Adamo, lasciando intendere che Adamo fosse a “capo” di Eva, e che questa fosse stata chiamata a condividere la sua visione e a sostenerlo. Genesi 2:22 dice, La condusse all’uomo. Adamo non fu condotto ad Eva, ma Eva fu condotta ad Adamo – il suo capo. Questa è un’idea offensiva per lo spirito di quest’epoca, ma la Bibbia in questo passaggio insegna chiaramente che (nella chiesa e nella famiglia) l’uomo non fu creato per il beneficio della donna, ma la donna per il beneficio dell’uomo. “Per l’uomo significa servire e aiutare l’uomo”. (Poole)
c. A motivo degli angeli: La terza ragione per cui Dio ha stabilito la leadership maschile nella chiesa è la presenza degli angeli nell’adorazione collettiva.
i. Gli angeli sono presenti in ogni culto di adorazione cristiano e vedono quando il giusto ordine non viene rispettato. Apparentemente, ogni violazione di questo ordine è un’offesa per loro.
ii. Passaggi come questo ci ricordano che il nostro problema è più grande di noi stessi. Attraverso di noi, Dio insegna all’universo cose eterne (Efesini 3:10-11, 1 Corinzi 4:9 e 1 Pietro 1:12).
iii. John Stott spiega il concetto più ampio con il suo commento su Efesini 3: “È come se venisse rappresentato un grande spettacolo teatrale. La storia è il teatro, il mondo è il palcoscenico e i membri della chiesa in ogni dove sono gli attori. Dio stesso è Colui che ha scritto la trama, Egli è il direttore e il produttore dello spettacolo. Atto dopo atto, scena dopo scena, la storia continua a dispiegarsi. Ma chi è il pubblico? Le intelligenze cosmiche, i principati e le potestà nei luoghi celesti.”
iv. “E ci insegna che gli angeli buoni, i quali ministrano per il bene degli eletti di Dio, hanno sempre un compito speciale, o comunque sono particolarmente presenti nelle assemblee per l’adorazione religiosa, osservando le persone, il loro modo di porsi ed il loro atteggiamento, e ciò dovrebbe suscitare una tale riverenza in coloro che partecipano a tali culti da evitare qualsiasi comportamento casuale o indegno”. (Poole)
d. È importante come nessuna di queste tre ragioni dipenda dalla cultura. L’ordine ed il modo in cui la creazione è stata attuata e la presenza degli angeli non dipendono dalla cultura. Non possiamo dire, “Paolo ha detto queste cose a causa della mentalità di Corinto, o a causa della posizione che le donne avevano in quella cultura”. I principi sono eterni, ma il modo in cui questi principi vengono applicati può variare in base alla cultura.
e. Con questo, vediamo che Dio ha stabilito un ordine di autorità sia nella famiglia che nella chiesa, ed in queste sfere Dio ha comandato che gli uomini siano il “capo”, cioè coloro che assumono il ruolo di autorità e responsabilità.
i. La nostra cultura, dopo aver rigettato l’idea di una differenza di ruoli tra gli uomini e le donne, ora rigetta l’idea di qualsiasi differenza tra uomini e donne. Le maggiori tendenze nella nostra cultura puntano verso uomini che somigliano più alle donne e verso donne che sono più come gli uomini – gli stili, i vestiti, i profumi, così come tutto il resto spingono verso questa direzione.
ii. Allo stesso modo, la Bibbia è altrettanto specifica sul fatto che non c’è una sottomissione generale imposta per le donne verso gli uomini nella società, ma solamente negli ambiti della famiglia e della chiesa. Nella Sua Parola, Dio non ha comandato che gli uomini abbiano autorità esclusiva nella politica, nell’economia, nell’istruzione e così via.
iii. Ciò non significa nemmeno che ogni donna nella chiesa è sottoposta all’autorità di ogni uomo nella chiesa – questo sarebbe ridicolo! Piuttosto, significa che coloro che guidano la chiesa – i pastori e gli anziani – devono essere uomini e le donne devono rispettare la loro autorità, non a causa del loro sesso, ma a causa del loro ufficio.
iv. Il fallimento degli uomini nel guidare le proprie famiglie e la chiesa, ed essere leader così come Gesù, è tra le cause principali del rigetto verso l’autorità maschile, e ciò è inescusabile.
v. Alcuni percepiscono questo riconoscimento e questa sottomissione all’autorità come un peso insopportabile, ovvero, “Devo dire di essere inferiore, di essere nulla e devo riconoscere che l’altra persona è superiore”. Niente affatto! L’inferiorità o superiorità non hanno nulla a che vedere con questo. Ricordiamo la relazione tra Dio Padre e Dio Figlio – essi sono assolutamente uguali nel loro essere, ma hanno ruoli diversi per quanto riguarda l’autorità.
vi. Alcuni dicono che la chiesa non può funzionare, o non può funzionare bene, a meno che non ci mettiamo alla pari con i tempi e affidiamo alle donne posizioni di autorità spirituale e dottrinale. Da un punto di vista culturale, questo potrebbe anche essere vero. Come potrebbe, però, una tale chiesa dire di essere guidata dalla Parola di Dio?
f. Le questioni relative alla leadership e alla sottomissione dovrebbero essere considerate nel loro contesto più ampio, e non viste solo come un problema tra gli uomini e le donne, ma come un problema di autorità in generale. Sin dagli anni ’60, c’è stato un enorme cambiamento nel modo in cui vediamo e accettiamo l’autorità.
i. I cittadini non hanno più lo stesso rispetto per le autorità governative; gli studenti non hanno più lo stesso rispetto per gli insegnanti; le donne non hanno più lo stesso rispetto per l’autorità degli uomini; i figli non hanno più lo stesso rispetto per l’autorità dei genitori; gli impiegati non hanno più lo stesso rispetto per l’autorità dei loro datori di lavoro; le persone non hanno più rispetto per l’autorità della polizia e i cristiani non hanno più lo stesso rispetto per l’autorità della chiesa.
ii. È importante chiedersi: I cambiamenti sono stati buoni? Ci sentiamo più sicuri? Siamo più fiduciosi nella nostra cultura? La televisione ed altre fonti di intrattenimento sono migliorate o peggiorate? La nostra società è già in corsa verso l’anarchia totale – la condizione in cui l’autorità non viene più accettata, e l’unica cosa che ha importanza è quello che io voglio fare.
iii. È opportuno descrivere il nostro stato morale attuale come anarchico. Non c’è alcuna autorità morale nella nostra cultura. Quando si tratta di moralità, l’unica cosa che conta è la volontà del singolo individuo. In senso civile, molti quartieri della nostra nazione si sono dati completamente all’anarchia. Pensate che l’autorità governativa sia accettata in quelle parti della nostra città che sono infestate dalle gang? L’unica cosa che conta è quello che ognuno vuole fare.
iv. Dobbiamo vedere l’attacco più ampio contro l’autorità come una strategia diretta di Satana per distruggere la nostra società e milioni di vite. Il diavolo porta avanti il suo piano attraverso due attacchi principali: prima di tutto, la corruzione dell’autorità, in secondo luogo, il rifiuto dell’autorità.
v. Questi concetti riguardanti l’autorità e la sottomissione all’autorità sono così importanti per Dio che fanno parte del Suo stesso essere. La Prima Persona della Santa Trinità viene chiamata Padre, la Seconda Persona della Santa Trinità viene chiamata Figlio. La relazione di autorità e sottomissione all’autorità è legata a questi titoli. Il Padre esercita autorità sul Figlio ed il Figlio si sottomette all’autorità del Padre – e questo fa parte della natura stessa di Dio! La nostra incapacità di esercitare l’autorità biblica e la nostra incapacità di sottometterci all’autorità biblica non è semplicemente giusto o sbagliato, ma è un peccato contro la natura stessa di Dio. Ricordiamo 1 Samuele 15:23: Poiché la ribellione è come il peccato di divinazione.
5. (11-12) Leadership in luce dell’interdipendenza tra uomini e donne.
Nondimeno, né l’uomo è senza la donna, né la donna senza l’uomo, nel Signore, perché come la donna proviene dall’uomo, così anche l’uomo nasce per mezzo della donna, e ogni cosa è da Dio.
a. Nondimeno: Dopo tutto quello che Paolo ha detto finora circa la leadership maschile nella chiesa, sarebbe sbagliato considerare la leadership come l’unica dinamica presente tra uomini e donne. Essi devono ricordare anche che né l’uomo è senza la donna, né la donna senza l’uomo. Uomini e donne hanno bisogno gli uni delle altre, e gli uomini non possono dare spazio ad un atteggiamento del tipo “qui comando io” nei confronti delle donne.
i. “Anche dopo aver sottolineato la sottomissione delle donne, Paolo va avanti enfatizzando in maniera più diretta l’essenziale collaborazione tra uomo e donna. L’uno non può vivere senza l’altro. Se c’è una sottomissione, è affinché la collaborazione sia più fruttifera e piacevole per entrambi.” (Barclay)
b. Perché come la donna proviene dall’uomo, così anche l’uomo nasce per mezzo della donna: Sebbene Paolo abbia riconosciuto l’ordine della creazione, e l’abbia collegato al principio della leadership maschile nella chiesa, egli è comunque attento a ricordare che anche l’uomo nasce per mezzo della donna. C’è una interdipendenza estremamente importante che deve essere riconosciuta, nell’ambito della leadership maschile nella chiesa e nella famiglia.
i. “Dall’altra parte, sin dalla creazione del primo uomo, tutti gli uomini provengono dalla donna, la quale li concepisce nel suo grembo, li attacca al proprio seno, si interessa della loro istruzione quando sono bambini e li coccola sulle sue ginocchia; l’uomo, dunque, non ha alcun motivo per disprezzare e calpestare la donna”. (Poole)
ii. Dunque, l’uomo che governa nella chiesa e nella famiglia senza amore, non riconoscendo il ruolo importante e vitale che Dio ha dato alle donne, non sta adempiendo alla volontà di Dio.
iii. “Un uomo che può governare solamente calpestando gli altri farebbe meglio a restare single. Tuttavia, un uomo che sa come governare casa sua con l’amore del Signore, attraverso una sottomissione di sacrificio al Signore, è colui che diventerà un ottimo marito. La donna che non è capace di sottomettersi ad una tale autorità farebbe meglio a rimanere single.” (Redpath)
iv. G. Campbell Morgan ricorda la storia di una donna anziana cristiana la quale non si era mai sposata. Il motivo era questo, “Non ho mai incontrato un uomo che potesse padroneggiare su di me”. Lei aveva le idee giuste.
6. (13-16) Fare appello all’esperienza, alla natura, al buon senso e all’autorità apostolica.
Giudicate fra voi stessi. È conveniente che la donna preghi Dio senza essere coperta? La natura stessa non vi insegna che è un disonore per l’uomo portare la chioma? Se invece la donna porta la chioma, ciò è per lei un onore, poiché la chioma le è stata data per copertura. Ora se alcuno vuol essere contenzioso, noi non abbiamo una tale usanza e neppure le chiese di Dio.
a. Giudicate fra voi stessi: Paolo fa appello a qualcosa che i cristiani di Corinto avrebbero già dovuto capire da soli.
b. È conveniente che la donna preghi Dio senza essere coperta? Qui, Paolo parla a quei cristiani che provengono da una cultura ebraica. Nella comunità ebrea, anche gli uomini si coprivano il capo mentre pregavano. Per questo era inconcepibile che la donna pregasse Dio senza essere coperta. La loro stessa esperienza gli aveva insegnato che le donne dovevano osservare l’usanza del copricapo ogni qualvolta la chiesa si incontrava.
c. La natura stessa non vi insegna: Sia nella cultura greca che ebraica, era normale per gli uomini avere i capelli corti. Per questo era un disonore per un uomo avere i capelli lunghi, perché era considerato un tratto femminile.
i. Praticamente da sempre, le donne hanno generalmente avuto i capelli più lunghi degli uomini. In alcune culture e in determinati periodi, gli uomini hanno portato i capelli più lunghi del solito, ma non importa quanto lunghi fossero i loro capelli, generalmente le donne hanno sempre avuto i capelli più lunghi.
ii. Molte persone, basandosi su questo versetto, hanno creduto che fosse un peccato per un uomo avere i capelli lunghi, o comunque considerati lunghi dalla cultura. Tuttavia, i capelli lunghi non possono essere un peccato in sé stessi; dopo tutto, sembrerebbe che Paolo avesse avuto i capelli lunghi per un periodo quando era a Corinto come parte di un voto (Atti 18:18). Il voto, però, non avrebbe avuto alcun significato se avere i capelli lunghi fosse stata la norma; questo è quello che Paolo sta cercando di comunicare.
iii. Sebbene sia vero che è sbagliato per un uomo assumere le sembianze di una donna (Deuteronomio 22:5), se un uomo ha i capelli lunghi non significa necessariamente che questo è quello che stia cercando di fare. Per molti predicatori, sarebbe molto meglio preoccuparsi della lunghezza dei propri sermoni piuttosto che della lunghezza dei capelli delle persone.
d. La chioma le è stata data per copertura: Dato che le donne portano i capelli più lunghi degli uomini, Paolo vede i capelli lunghi come un “velo naturale”. Se la natura ha dato alle donne i capelli lunghi come copertura, questo in sé sottolinea il bisogno della donna di essere coperta (secondo l’usanza antica di Corinto).
e. Ora se alcuno vuol essere contenzioso, noi non abbiamo una tale usanza: In questo appello all’autorità apostolica, Paolo dice ai cristiani di Corinto di non essere contenziosi, soprattutto perché le altre chiese di Dio hanno adottato le proprie usanze basandosi sulla verità di Dio.
B. Istruzioni riguardo all’osservanza della Santa Cena.
1. (17-19) Introduzione al problema.
Ora in quello che vi ordino, io non vi lodo, perché vi riunite non per il meglio, ma per il peggio, prima di tutto, perché sento dire che quando vi riunite in assemblea vi sono fra voi delle divisioni; e in parte lo credo. È necessario, infatti, che vi siano anche delle fazioni tra voi, affinché siano manifestati tra voi quelli che sono approvati.
a. Perché vi riunite non per il meglio, ma per il peggio: Paolo scrive ai cristiani di Corinto nello stesso modo in cui scriverebbe a molte congregazioni oggi. Quando si riuniscono, non èper il meglio, ma per il peggio! Radunarsi insieme faceva loro onore (qualcosa che troppi cristiani oggi trascurano, in disobbedienza a Ebrei 10:25), sfortunatamente però, non eraper il meglio, ma per il peggio.
b. Sento dire che… vi sono fra voi delle divisioni: Gran parte del problema dei culti dei cristiani di Corinto erano le divisioni fra loro, qualcosa che Paolo aveva sentito e a cui credeva, conoscendo la storia e il carattere dei cristiani a Corinto.
i. Paolo aveva già parlato del problema delle divisioni tra i Corinzi in 1 Corinzi 1:10-17. In quel frangente, l’approccio era più teologico. Qui, l’approccio è più pratico, trattando il problema delle divisioni così come si manifesta durante i culti quando i cristiani Corinzi si radunano.
c. È necessario che vi siano anche delle fazioni tra voi: Di solito consideriamo le fazioni e le divisioni tra i cristiani solamente come un problema. Tuttavia, Paolo rivela che Dio ha uno scopo anche nelle fazioni: affinché siano manifestati tra voi quelli che sono approvati. Dio permette le fazioni affinché, col tempo, saranno palesati coloro che appartengono veramente a Dio.
2. (20-22) La cattiva condotta dei cristiani di Corinto durante la santa cena.
Quando dunque vi riunite insieme, quello che fate non è mangiare la cena del Signore, perché nel mangiare ciascuno prende prima la propria cena; e uno ha fame e l’altro è ubriaco. Ora non avete delle case per mangiare e bere? O disprezzate la chiesa di Dio e fate vergognare quelli che non hanno nulla? Che vi dirò? Vi loderò? In questo non vi lodo.
a. Quando, dunque, vi riunite insieme: Con questo Paolo si riferisci all’usanza della chiesa antica di combinare un’agape (un pasto condiviso da tutti) e la Santa Cena.
i. Gesù, dopo la resurrezione, mangiò spesso con i Suoi discepoli e per questo motivo la chiesa antica celebrava la Santa Cena mangiando tutti insieme.
b. Perché nel mangiare ciascuno prende prima la propria cena, e uno ha fame e l’altro è ubriaco: Purtroppo, i cristiani di Corinto si comportavano egoisticamente durante le loro agapi, e questa loro condotta disonorava la loro osservanza della Santa Cena.
i. Nella chiesa moderna, la Santa Cena viene comunemente celebrata in un’atmosfera di dignità. I cristiani di Corinto, però, provenivano da una cultura nella quale i pagani frequentavano banchetti dissoluti e sfrenati, dati in onore del loro dio pagano. Per questo motivo poteva non sembrare strano per un cristiano di Corinto ubriacarsi durante un’agape della chiesa.
c. Ciascuno prende prima la propria cena, e uno ha fame: Perché qualcuno avrebbe dovuto avere fame se era all’agape della chiesa? Perché tra i cristiani di Corinto, alcuni erano più benestanti di altri, e i più poveri venivano trascurati (Fate vergognare quelli che non hanno nulla?).
i. A quei tempi, nelle mense, ci si aspettava che la classe sociale più alta ricevesse cibo migliore ed in quantità maggiori rispetto alla classe inferiore. Questa usanza culturale fu portata nella chiesa, ed i cristiani non condividevano nulla con gli altri. Durante le agapi, i ricchi portavano più cibo mentre i poveri ne portavano di meno, ma a Corinto il cibo non veniva condiviso in maniera equa.
ii. Le culture antiche, ancora di più della cultura americana moderna, erano estremamente attente alla divisione sociale delle classi. Ciò che rattristava Paolo così tanto era proprio il rispetto dato a queste divisioni sociali.
iii. Ora non avete delle case per mangiare e bere? O disprezzate la chiesa di Dio: Il messaggio di Paolo è sia forte che chiaro – “Se volete mangiare e bere egoisticamente, fatelo a casa vostra!”
d. Vi loderò? In questo non vi lodo: Paolo lo rende chiaro ripetendo più volte la frase Non vi lodo. Questa frase viene ripetuta tre volte in questa piccola sezione. A questo punto, Paolo non è molto contento dei cristiani di Corinto.
3. (23-26) Come comportarsi durante la vera Santa Cena del Signore.
Poiché io ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso: che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo che è spezzato per voi; fate questo in memoria di me». Parimenti, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete in memoria di me». Poiché ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finché Egli venga.
a. Poiché io ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso: Paolo non se l’è inventato, ma lo ha ricevuto dal Signore. Lo ha ricevuto dal Signore personalmente o attraverso altri apostoli.
i. “Alcuni pensano che Paolo abbia ricevuto queste cose tramite una rivelazione immediata del Signore… Altri pensano che le abbia ricevute dagli scritti di San Luca (perché le parole vengono citate secondo il suo Vangelo). Altri credono che le abbia ricevute da altri apostoli. Certo è il fatto che le ha ricevute dal Signore; incerto è come le abbia ricevute.” (Poole)
b. Nella notte in cui fu tradito: Paolo, nel ricordare gli eventi della notte precedente alla crocifissione di Gesù, rammenta come Gesù non fu solamente giustiziato da una potenza straniera, Egli fu tradito dai Suoi.
c. Dopo aver reso grazie: Secondo l’usanza della chiesa e la teologia, la Cena del Signore viene spesso chiamata eucaristia. Questa parola deriva dalla frase in greco antico aver reso grazie.
d. Lo spezzò e disse: Nella Santa Cena, Paolo pone l’enfasi sul ricordare Gesù, su quello che Egli stesso ha detto essere il significato della Sua morte per noi.
i. Ricordiamo che l’Ultima Cena era in realtà durante la Pasqua, quando Gesù, insieme ai Suoi discepoli, secondo i comandamenti biblici e le tradizioni ebraiche, celebrò il ricordo della liberazione di Israele dall’Egitto e l’ingresso nella Terra Promessa, che troviamo all’inizio del libro di Esodo.
ii. Spezzare il pane e bere il vino erano parti importanti della celebrazione della Pasqua. Gesù prese queste immagini importanti ed il ricordo della liberazione di Israele dall’Egitto e vi aggiunse i significati collegati alla Sua morte sulla croce per noi.
e. Questo è il mio corpo: Nel prendere il pane, siamo chiamati a ricordare il corpo di Gesù che è spezzato per voi. La cena Pasquale era caratterizzata dal pane azzimo, che era preparato senza lievito perché nella Bibbia il lievito è simbolo di peccato e corruzione, e perché il lievito ha bisogno di tempo per far crescere l’impasto – e nella loro fretta di lasciare l’Egitto, gli Israeliti non avevano il tempo di far lievitare il loro pane.
i. Il pane azzimo usato per la cena Pasquale, per via della cottura, presentava bruciature striate e buchi che sembravano segni di perforazione. Allo stesso modo, il corpo di Gesù fu spezzato per noi. Egli era senza peccato (così come il pane non aveva lievito), e sul suo corpo mostrava i fori e le percosse subite (così come il pane appariva).
ii. Il commentatore puritano Matthew Poole trovava significativo che Paolo usasse i termini pane e calice e non corpo e sangue. “Da questo emerge che il pane ed il vino non sono (come dicono i papisti) transustanziati, o trasformati nella stessa sostanza del corpo e del sangue di Cristo quando le persone ne mangiano e ne bevono. Il pane ed il vino rimangono sempre gli stessi di prima.” (Poole)
f. Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue: Nel prendere il calice, siamo chiamati a ricordare il sangue di Gesù e il nuovo patto. La Cena Pasquale presentava diversi calici di vino, ognuno dei quali aveva un nome diverso. Il calice al quale Gesù si riferiva era conosciuto come il calice della redenzione; Gesù aggiunse all’idea della redenzione dalla schiavitù in Egitto l’idea che il Suo sangue confermasse una nuova alleanza che cambiò il nostro rapporto con Dio.
i. Quale uomo avrebbe il coraggio di istituire un nuovo patto tra Dio e l’uomo? Qui, Gesù stabilisce un nuovo patto, sigillato col sangue, così come il vecchio patto era sigillato col sangue (Esodo 24:8).
ii. Cos’è il nuovo patto?
• È una trasformazione interiore, che ci purifica da ogni peccato: Poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato (Geremia 31:34).
• Riguarda la Parola e la volontà di Dio in noi: Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore (Geremia 31:33).
• È una nuova e intima relazione con Dio: Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo (Geremia 31:33).
iii. Possiamo avere una relazione con Dio basata sul nuovo patto per via di quello che Gesù ha fatto sulla croce. Molti cristiani, però, vivono come se non ci fosse alcuna trasformazione interiore. Vivono come se non ci fosse alcuna purificazione dal peccato. Vivono come se la Parola di Dio e la Sua volontà non fossero nei nostri cuori. Essi vivono come se non ci fosse alcuna nuova ed intima relazione con Dio.
g. Voi annunziate la morte del Signore, finché Egli venga: Mentre la Santa Cena guarda indietro verso quello che Gesù ha fatto sulla croce, guarda anche in avanti alla venuta di Gesù, e alla cena delle nozze dell’Agnello (Apocalisse 19:9).
i. In Matteo 26:29, Gesù parlò della Sua grande attesa per il giorno in cui avrebbe preso la comunione con il Suo popolo in cielo, che è l’ultima Cena del Signore.
h. Mangiate di questo pane e bevete di questo calice: La natura precisa del pane e del calice per quanto riguarda la Santa Cena è sempre stata fonte di grande controversia teologica.
i. La Chiesa Romana Cattolica sostiene l’idea della transustanziazione, la quale insegna che il pane ed il vino diventano letteralmente il corpo ed il sangue di Gesù.
ii. Martin Lutero sosteneva l’idea della consustanziazione, ovvero il pane rimane pane e il vino rimane vino, ma per fede equivalgono al corpo di Gesù. Lutero non credeva nella dottrina Cattolica Romana della transustanziazione, ma non vi si allontanò molto.
iii. Giovanni Calvino insegnava che la presenza di Gesù nel pane e nel vino era reale, ma solo a livello spirituale, non fisico. Zwingli insegnava che il pane ed il vino erano semplicemente dei simboli che rappresentano il corpo ed il sangue di Gesù. Quando i Riformati svizzeri discussero della questione con Martin Lutero a Marburg, ci fu un grande dibattito. Lutero insisteva nella presenza fisica, sebbene non totale, perché Gesù disse Questo è il mio corpo. Egli continuava ad insistere, che scrisse anche sul copritavolo, Hoc est corpus meum – “questo è il mio corpo” in latino. Zwingli rispose dicendo, “Gesù ha anche detto ‘Io sono il vino’ e ‘Io sono la porta’, ma comprendiamo quello che stava dicendo”. Lutero replicò, “Non lo so, ma se Cristo mi dicesse di mangiare il letame perché mi fa bene, lo farei”. Lutero aveva una convinzione forte su questo argomento perché per lui era una questione di credere alle parole di Cristo, e perché sosteneva che Zwingli si stesse compromettendo, lo definì di un altro spirito).
iv. Biblicamente, comprendiamo che il pane ed il vino non sono solamente dei simboli, ma sono immagini potenti alle quali accostarsi mentre consideriamo la Santa Cena come la nuova Pasqua.
i. Voi annunziate la morte del Signore, finché Egli venga: Annunziate è la stessa parola tradotta “predicate” in altre sezioni. Quando prendiamo la santa cena, predichiamo un messaggio a Dio stesso, al diavolo e ai suoi alleati, e a tutto il mondo che guarda.
i. “Mentre spezzate il pane e inchinate i vostri cuori davanti a Lui, che tipo di sermone state predicando? Spesso abbiamo spezzato il pane insieme attorno alla mensa del Signore, e poi siamo andati per la nostra strada e abbiamo fatto quello che i discepoli fecero – lo abbiamo rinnegato.” (Redpath)
4. (27-28) Come prepararsi per ricevere la Santa Cena del Signore.
Perciò chiunque mangia di questo pane o beve del calice del Signore indegnamente, sarà colpevole del corpo e del sangue del Signore. Ora ognuno esamini sé stesso, e così mangi del pane e beva del calice,
a. Perciò chiunque mangia di questo pane o beve del calice del Signore indegnamente, sarà colpevole del corpo e del sangue del Signore: Paolo avverte i cristiani di Corinto di trattare la Santa Cena con rispetto, e di accostarsi ad essa facendo un esame di coscienza. Tuttavia, questo non ci viene detto per escludere noi stessi dalla celebrazione, ma per prepararci a riceverla con il giusto atteggiamento.
i. La parola indegnamente, ha fatto credere a molti cristiani di dover “rendere sé stessi degni” prima di ricevere la Santa Cena, o di non poter accostarsi e ricordare ciò che Gesù ha fatto sulla croce per loro perché indegni, a causa del loro peccato.
ii. Questa è un’interpretazione grave, perché se c’è qualcuno che ha bisogno di ricordare l’opera di Gesù sulla croce, è proprio colui che ha peccato! Quando siamo pentiti, il nostro peccato dovrebbe condurci dal nostro Salvatore, non lontano da Lui. Tuttavia, se un cristiano è nel peccato, ed è ostinatamente impenitente, sta deridendo ciò che Gesù ha fatto sulla croce per lavarlo dal suo peccato.
iii. Non potremo mai renderci “degni” di ricevere quello che Gesù ha fatto sulla croce. Egli lo ha fatto per il Suo grande amore, non perché alcuni di noi ne erano così meritevoli. Mentre prendiamo il pane e il vino, non dovremmo stare lì a fissare il pavimento o sforzarci di provare chissà quale sensazione spirituale. Dovremmo semplicemente aprire i nostri cuori a Gesù e riconoscere la Sua presenza con noi – e in noi!
b. Ora ognuno esamini sé stesso: Di nuovo, non controllando in maniera da mettersi in mostra per vedere se siamo degni di quello che Gesù ha fatto, ma facendo una valutazione onesta per vedere se, nel ricevere la santa cena, ci stiamo comportando in maniera tale da onorare il Signore.
i. Il concetto è chiaro: Ognuno esamini sé stesso e così mangi del pane e beva del calice. L’idea non è di tenere le persone lontane dalla mensa della santa cena, ma di prepararle a riceverla nel modo giusto.
5. (29-32) I risultati potenziali dell’essere colpevole del corpo e del sangue del Signore.
Poiché chi ne mangia e beve indegnamente, mangia e beve un giudizio contro sé stesso, non discernendo il corpo del Signore. Per questa ragione fra voi vi sono molti infermi e malati, e molti muoiono. Perché se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati. Ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal Signore, affinché non siamo condannati col mondo.
a. Mangia e beve un giudizio contro sé stesso: La condotta irriverente alla mensa del Signore è un invito alla disciplina correttiva di Dio. Quindi, dobbiamo esaminare noi stessi così non saremo giudicati. Se discipliniamo noi stessi, il Signore non avrà bisogno di farlo con la Sua mano di correzione.
i. Le parole “non discernendo il corpo del Signore” vengono usate dai Cattolici Romani per sostenere la loro dottrina della trasumanazione. Il loro ragionamento è questo, “I Corinzi non avevano capito che stavano in realtà ricevendo il corpo ed il sangue effettivi di Gesù, e questo è il motivo per il quale erano colpevoli”. Queste, però, sono delle fondamenta molte strette sulle quali è stato costruito un grosso edificio. È facile tanto quanto valido vedere il corpo del Signore come un riferimento alla chiesa, ed è proprio la mancanza di rispetto ed amore per la chiesa che provocò il problema dell’egoismo tra i cristiani di Corinto.
b. Per questa ragione fra voi vi sono molti infermi e malati, e molti muoiono: Il giudizio è significativo. Apparentemente, alcuni tra i cristiani di Corinto erano malati, ed altri erano morti, come risultato della disciplina correttiva di Dio.
i. Scrivendo mangia e beve un giudizio, Paolo non si riferisce al giudizio eterno, ma ad un giudizio correttivo. Non c’è l’articolo determinativo “il” prima di “giudizio”, quindi non si tratta del giudizio. Questa punizione non è quella di un giudice che condanna un criminale, ma di un padre che corregge i figli disubbidienti.
ii. Come menzionato in 1 Giovanni 5:16, c’è un peccato che è a morte, e Anania e Saffira in Atti 5 sembrano esserne un esempio. A quanto pare, un credente può peccare fino al punto in cui Dio crede sia meglio portarlo a casa, probabilmente perché ha in qualche modo compromesso la sua testimonianza in maniera così significativa che dovrebbe semplicemente andare a casa da Dio.
iii. Tuttavia, è certamente presuntuoso pensare che questo sia il caso per ogni credente che muore prematuramente, o di usarlo come incentivo al suicido per il cristiano pieno di sensi di colpa. Le nostre vite sono nelle mani di Dio, e se Egli ritiene opportuno portare uno dei Suoi figli a casa, allora va bene così.
c. Siamo corretti dal Signore, affinché non siamo condannati col mondo: Questo rende chiaro che Paolo sapeva che nessuno dei cristiani di Corinto, anche coloro che erano morti come risultato del giudizio correttivo di Dio, aveva perso la propria salvezza. Essi sono stati corretti, affinché non fossero condannati col mondo.
6. (33-34) Riassunto: come comportarsi all’agape della chiesa.
Pertanto, fratelli miei, riunendovi per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri. E se qualcuno ha fame, mangi a casa, affinché non vi riuniate per attirarvi un giudizio. Or quanto alle altre cose le sistemerò quando verrò.
a. Aspettatevi gli uni gli altri: Non è solamente una questione di buone maniere, ma una dimostrazione di amore verso gli altri. Se vi aspettate gli uni gli altri, allora tutti hanno abbastanza da mangiare, invece di avere alcuni che si ingozzano e altri che tornano a casa affamati.
b. Se qualcuno ha fame, mangi a casa: Non ti abbuffare all’agape della chiesa, perché questo vorrebbe dire che qualcun altro non avrà abbastanza da mangiare. Chi ha così tanta fame, mangi a casa!
c. Affinché non vi riuniate per attirarvi un giudizio: A causa di questo puro egoismo, i cristiani di Corinto hanno attirato il giudizio di Dio su sé stessi, solamente in nome del cibo! Paolo vuole mettere tutto nella giusta prospettiva e ricordare loro che non ne vale per niente la pena.
d. Or quanto alle altre cose le sistemerò quando verrò: Paolo sa che questo non è l’unico problema da affrontare. C’è molto altro da dire, ma Paolo lo lascia per un’altra occasione. Non vorremmo tutti sapere cos’altro c’è dietro a queste parole, a cosa si riferisce con altre cose?
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