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1 Corinzi 8: Conoscenza e Amore – Commento Biblico Versetto per Versetto


Sermone audio (in inglese):

1 Corinthians 8-9 – Claiming Rights and Living by Love


A. La questione della carne sacrificata agli idoli: principi fondamentali – 1 Corinzi 8:1-6.

1. (1-3) I principi dell’amore e della conoscenza.

Ora, riguardo alle cose sacrificate agli idoli, noi sappiamo che tutti abbiamo conoscenza; la conoscenza gonfia, ma l’amore edifica. Ora, se uno pensa di sapere qualche cosa, non sa ancora nulla di come egli dovrebbe sapere. Ma se uno ama Dio, egli è da lui conosciuto.

a. Ora, riguardo alle cose sacrificate agli idoli: Dopo aver risposto alle loro domande riguardo al matrimonio e al celibato, Paolo ora affronta (nei capitoli 8-10 di 1 Corinzi) le loro domande successive circa il mangiare la carne che era stata sacrificata agli idoli.

b. Cose sacrificate agli idoli: La carne sacrificata sugli altari pagani veniva di solito divisa in tre parti. Una porzione veniva bruciata in onore della divinità, una parte veniva data a colui che portava l’offerta per riportarla a casa e mangiarla, e la terza porzione veniva data al sacerdote. Se il sacerdote non voleva mangiare la sua parte, la vendeva alla mensa del tempio o al mercato della carne.

i. La carne che veniva servita e venduta al tempio era generalmente più economica. A quei tempi, così come oggi, le persone amavano un buon affare (inclusi i cristiani).

c. Cose sacrificate agli idoli: La questione fece porre ai cristiani di Corinto molte domande: Possiamo mangiare la carne comprata al mercato del tempio? Cosa succede se, quando siamo ospiti a casa di qualcuno, ci viene servita la carne comprata al mercato della carne del tempio? Un cristiano può mangiare alla mensa del tempio pagano?

d. Noi sappiamo che tutti abbiamo conoscenza: Invece di parlare di cibo, Paolo parla prima dei principi della conoscenza e dell’amore. Il comportamento cristiano è fondato nell’amore, non nella conoscenza, e l’obiettivo della vita cristiana non è la conoscenza, ma l’amore.

e. La conoscenza gonfia, ma l’amore edifica: Sia la conoscenza che l’amore hanno un impatto sulle nostre vite: entrambe fanno crescere qualcosa. La differenza tra gonfia ed edifica è notevole: è la differenza tra una bolla e un edificio. Alcuni cristiani crescono, altri semplicemente si gonfiano!

f. Se uno pensa di sapere qualche cosa: Se pensiamo di sapere tutto, in realtà non sappiamo niente – non sa ancora nulla di come egli dovrebbe sapere. Tuttavia, c’è un tipo di conoscenza che è importante: la conoscenza che Dio ha di coloro che lo amano (se uno ama Dio, egli è da lui conosciuto).

2. (4-6) La vera identità degli idoli a cui viene offerta la carne.

Perciò quanto al mangiare le cose sacrificate agli idoli, noi sappiamo che l’idolo non è nulla nel mondo, e che non vi è alcun altro Dio, se non uno solo. E infatti, anche se vi sono i cosiddetti dèi sia in cielo che in terra (come vi sono molti dèi e molti signori), per noi c’è un solo Dio, il Padre dal quale sono tutte le cose e noi in lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose, e noi esistiamo per mezzo di lui.

a. Noi sappiamo che l’idolo non è nulla nel mondo, e che non vi è alcun altro Dio, se non uno solo: Gli idoli non sono divinità in competizione perché c’è un solo e vero Dio. Gli idoli, dunque, sono nulla nel mondoe sono solamente cosiddetti dèi.

i. Anche se la carne è offerta a Zeus, non c’è nessun Zeus. Non vi è alcun altro Dio, se non uno solo. “Egli” è l’unico Dio tra i cosiddetti dèi. “Ci sono molte immagini che dovrebbero essere rappresentazioni delle divinità, ma queste divinità non sono nulla, sono solo l’invenzione di pura fantasia, e queste immagini non hanno alcuna realtà corrispondente”. (Clarke)

ii. Cosa dire, invece, di quei passaggi biblici che suggeriscono l’esistenza di altri dèi? Per esempio, in Giovanni 10:34, Gesù cita Salmo 82:8-9 dicendo Voi siete dèi. Nel Salmo 82, però, i giudici vengono chiamati “dèi” perché, con il loro ufficio, determinavano il fato di altri uomini. Anche in Esodo 21:6 e 22:8-9 Dio chiama i giudici terreni “dèi”. In Giovanni 10, Gesù dice “se Dio dà il titolo di “dèi” a questi giudici ingiusti a causa del loro ufficio, perché considerate una bestemmia il fatto che io chiami Me Stesso il “Figlio di Dio” in luce della mia testimonianza e la testimonianza delle mie opere?”. Gesù non applica il voi siete dèi del Salmo 82 a tutta l’umanità o a tutti i credenti. L’utilizzo del termine dèi in Salmo 82 era una metafora.

iii. Inoltre, in 2 Corinzi 4:4, Paolo chiama Satana il dio di questo secolo. Ovviamente, non intende dire che Satana è un vero dio, un dio rivale del Signore Dio. Satana può essere definito dio di questo secolo perché viene considerato come un dio da molte persone.

iv. Come vi sono molti dèi e molti signori si riferisce ai cosiddetti dèi. Nel mondo antico, c’erano veramente molte divinità diverse – e c’erano divinità conosciute come il dio sconosciuto, per essere certi di non aver tralasciato nessuno (Atti 17:23).

b. C’è un solo Dio, il Padre… e un solo Signore, Gesù Cristo: Paolo non sta facendo una distinzione tra Dio e Gesù, come se Gesù non fosse Dio. Quando Paolo chiama Gesù Signore, egli usa la parola greca kyrios,, la quale aveva un significato specifico per coloro che leggevano la Bibbia ai giorni di Paolo.

i. Leon Morris circa Signore: “Questo termine potrebbe anche non essere una forma di educazione corrispondente al nostro ‘signore’. Ma potrebbe anche essere usata in relazione alla divinità adorata. Ciò che è significativo, tuttavia, è il suo utilizzo nella traduzione greca dell’Antico Testamento del nome Yahweh… I cristiani che usavano questa traduzione come la loro Bibbia conoscevano questo termine come equivalente della divinità.”

ii. Senza dubbio, per mezzo del quale sono tutte le cose, e noi esistiamo per mezzo di lui non si può dire di nessun altro se non di Dio.

c. Probabilmente i cristiani Corinzi avevano ragionato in questo modo: se gli idoli sono veramente nulla, allora non ha alcun valore mangiare carne sacrificata agli idoli fasulli, e non significa nulla mangiare negli edifici usati per adorare questi idoli fasulli. Nella sezione successiva, Paolo mostrerà loro una via migliore.

B. Applicazione pratica del principio dell’amore – 1 Corinzi 8:7-13.

1. (7) Riconoscere le diverse convizioni tra i credenti.

Ma la conoscenza non è in tutti; anzi alcuni, avendo finora consapevolezza dell’idolo, mangiano come di una cosa sacrificata all’idolo; e la loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata.

a. La conoscenza non è in tutti: I cristiani di Corinto che si sentivano liberi di mangiare al tempio pagano basavano la propria libertà su una conoscenza corretta (riconoscere che gli idoli non sono nulla). Alcuni, però, avevano consapevolezza dell’idolo e consideravano quella carne come una cosa sacrificata all’idolo.

i. Paolo chiede ai cristiani di Corinto che comprendono che un idolo non è nulla di tener presente che non tutti hanno la stessa comprensione. E se qualcuno, credendo che l’idolo abbia una certa importanza, mangia la carne che è stata sacrificata all’idolo, la sua coscienza, essendo debole, ne è contaminata.

ii. Perché la sua coscienza è considerata debole? Non perché non funzioni, anzi, in realtà, svolge un lavoro eccessivo. La coscienza è debole perché è stata malinformata e opera nella convinzione che l’idolo abbia in qualche modo rilevanza.

b. La loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata: Immagina i cristiani di Corinto che vivono nella “libertà” dire con la loro conoscenza superiore: “Ma abbiamo ragione!”. Certo, in questo caso avere ragione è importante, ma non quanto lo è mostrare amore alla famiglia di Dio.

2. (8) Il cibo e la nostra relazione con il Signore.

Ora un cibo non ci rende graditi a Dio; se mangiamo, non abbiamo nulla di più, e se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno.

a. Ora un cibo non ci rende graditi a Dio: Non sei più spirituale se sei consapevole del fatto che gli idoli non sono nulla e ti senti libero di mangiare carne sacrificata agli idoli (se mangiamo, non abbiamo nulla di più).

i. In atti 15:29, il Concilio di Gerusalemme mandò una lettera ordinando a tutte le chiese di (tra le altre cose) astenersi dalle cose sacrificate agli idoli. Tuttavia, il discorso di Paolo riguardo al problema non contraddice ciò che il Concilio di Gerusalemme stabilì in Atti 15. Piuttosto, questo dimostra che la decisione del Concilio non era intesa per tutte le chiese di ogni epoca; era una disposizione temporanea, destinata all’avanzamento della causa dell’evangelo tra i ebrei di quei tempi.

b. Un cibo non ci rende graditi a Dio: Allo stesso modo, se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno. Nessuno è meno spirituale perché si astiene dal mangiare carne sacrificata agli idoli.

c. Questo è il punto dove molti inciampano in questioni importanti per la libertà cristiana (come i film, l’alcool, la musica o la televisione). Molti presumono che prendere una posizione piuttosto che un’altra sia prova di una spiritualità maggiore o inferiore.

3. (9-13) Non essere motivo di caduta per il fratello debole.

Badate però che questa vostra libertà non divenga un intoppo per i deboli. Perché se qualcuno vede te, che hai conoscenza, seduto a tavola in un tempio di idoli, la coscienza di lui, che è debole, non sarà forse incoraggiata a mangiare le cose sacrificate agli idoli? E così, a causa della tua conoscenza, perirà il fratello debole, per il quale Cristo è morto. Ora, peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo. Perciò, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non scandalizzare il mio fratello.

a. Badate però che questa vostra libertà non divenga un intoppo: Un cristiano di Corinto con una “conoscenza maggiore” può anche sentirsi libero di mangiare carne sacrificata agli idoli, ma sta esercitando questa libertà in un modo che diventi un intoppo?

i. Paolo dice, “Voi credenti Corinzi dite di avere conoscenza e rivendicate i vostri diritti. Che dire dei diritti del fratello debole, invece? A causa della tua conoscenza, perirà il fratello debole, per il quale Cristo è morto.

ii. “Dio non ha dato la conoscenza alle persone affinché sia uno strumento per fare del male o distruggere, ma per fare ciò che è bene, e salvare gli altri; è la cosa più assurda usare la propria conoscenza per distruggere gli altri.” (Poole)

b. Per i deboli: Perché il fratello che non mangia la carne sacrificata agli idoli viene considerato debole? Molti cristiani lo considererebbero, invece, “più forte” di altri. Tuttavia, Paolo non parla di essere deboli o forti in relazione all’autocontrollo, ma in relazione alla conoscenza.

c. Un intoppo per i deboli: Influenzare il fratello debole ad andare contro la sua coscienza (e, così facendo, ferire la sua coscienza debole) è in realtà un peccato contro Cristo. I cristiani Corinzi, i quali abusavano della propria libertà, forse pensavano che non fosse poi un grande problema offendere i fratelli deboli, non realizzando, però, che così facendo, stavano offendendo Gesù Cristo.

i. Con questo comportamento, stavano in realtà incoraggiando il loro fratello a peccare! Incoraggiata deriva dal verbo edificare. Il loro utilizzo sbagliato della libertà stava edificando altri nel peccato.

d. Perciò, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne: Paolo rende chiaro il concetto. Le nostre azioni non possono mai essere basate solamente su quello che sappiamo essere giusto per noi stessi. Dobbiamo anche considerare ciò che è giusto fare verso i nostri fratelli e sorelle in Gesù.

i. È facile per un cristiano dire, “Io rispondo a Dio e a Dio soltanto” ed ignorare suo fratello o sua sorella. È vero che risponderemo soltanto a Dio, ma dovremmo dargli conto per come abbiamo trattato nostro fratello o nostra sorella.

e. Per non scandalizzare il mio fratello: Allo stesso modo, il problema è scandalizzare il mio fratello– e si scandalizza a causa di una situazione che ha importanza per il fratello in questione. Paolo non avrebbe mai permesso a questo principio di diventare un modo per i legalisti di avanzare delle pretese e di vincolare un credente che cammina nella libertà.

i. In Galati 2, Paolo descrive una situazione nella quale Pietro aveva fatto credere ai gentili che dovevano sottoporsi ai costumi e alle leggi ebraiche per poter essere salvati. Pietro lo ha fatto attraverso la sua associazione e l’approvazione di alcuni legalisti. Per questo motivo, Paolo riprende Pietro molto severamente. Anche se i legalisti di origine ebraica avessero detto ai gentili, “La vostra mancanza di obbedienza alle nostre usanze ci scandalizza. Siamo fratelli scandalizzati. Dovete fare ciò che vogliamo noi”, Paolo avrebbe risposto, “Voi non siete scandalizzati, perché non siete tentati a peccare a causa delle loro azioni. È il vostro legalismo ad essere stato offeso. Per amore, non agirò mai in maniera tale da tentarvi a peccare, ma non mi importa nulla se offendo il vostro legalismo. Infatti, sono ben lieto di farlo!”

ii. “Molte persone nascondono uno spirito invidioso e duro dietro ad un falso zelo spirituale e ad una falsa tenera premura per la salvezza degli altri; essi trovano difetti in ogni cosa; il loro spirito è uno spirito di critica universale; nessuno può compiacerli e tutti soffrono a causa loro. Costoro distruggono più anime dando la decima per la menta e il cumino, di quanto facciano altri trascurando questioni più importanti della legge. Tali persone hanno ciò che viene giustamente chiamata una santità acida.” (Clarke)

© 2023 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com

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