Romani 4




Romani 4 – Abrahamo e Davide Dimostrano la Giustizia Senza le Opere

A. Abrahamo viene dichiarato giusto mediante la fede.

1. (1-3) Abrahamo non è stato giustificato per le opere, ma è stato dichiarato giusto mediante la fede.

Che cosa diremo dunque in merito a ciò, che il nostro padre Abrahamo ha ottenuto secondo la carne? Perché se Abrahamo è stato giustificato per le opere, egli ha di che gloriarsi; egli invece davanti a Dio non ha nulla di che gloriarsi. Infatti, che dice la Scrittura? «Or Abrahamo credette a Dio e ciò gli fu imputato a giustizia».

a. Che cosa diremo dunque: Continuando sul pensiero iniziato in Romani 3:31, Paolo pone la domanda: “L’idea della giustificazione mediante la fede, senza le opere della legge, rende irrilevante ciò che Dio ha fatto nell’Antico Testamento?”

b. Che cosa diremo dunque in merito a ciò, che il nostro padre Abrahamo ha ottenuto: Nel rispondere a quella domanda, Paolo guarda ad Abrahamo, l’uomo più stimato tra i giudei dei suoi giorni – anche più grande del “George Washington” del popolo ebraico.

c. Perché se Abrahamo è stato giustificato per le opere, egli ha di che gloriarsi: Se qualcuno potesse essere giustificato per le opere, avrebbe di che gloriarsi. Tuttavia, un tale vanto non vale nulla davanti a Dio (davanti a Dio non ha nulla di che gloriarsi).

i. Questo vanto è vano di fronte a Dio perché, anche se le opere potessero giustificare un uomo, sarebbe comunque in qualche modo privo della gloria di Dio (Romani 3:23).

ii. Questo vanto è vano perché davanti a Dio ogni scusa verrà eliminata, evidenziando che nessuno può essere giustificato per le opere.

d. Infatti, che dice la Scrittura? L’Antico Testamento non dice che Abrahamo fu dichiarato giusto per le sue opere. Invece, Genesi 15:6 afferma che Abrahamo credette a Dio e ciò gli fu imputato a giustizia.

i. Paolo lo dice espressamente: la giustizia di Abrahamo non derivò dal fare buone opere, ma dalla fede in Dio. Era una giustizia ottenuta mediante la fede.

ii. Generalmente, gli insegnanti giudei ai giorni di Paolo credevano che Abrahamo fosse stato giustificato per le sue opere, per l’osservanza della legge. Antichi testi dei rabbini dicono: “Scopriamo che nostro padre Abrahamo osservò tutta la Legge prima che venne data” e “Abrahamo fu perfetto in tutte le sue opere davanti al Signore”. I rabbini sostenevano che Abrahamo osservò perfettamente la legge prima che questa venisse data, osservandola per intuizione o anticipazione.

iii. L’Apostolo Paolo non dice che Abrahamo fu reso giusto in tutte le sue azioni, ma che Dio lo considerò giusto. La nostra giustificazione non significa che Dio ci rende perfettamente giusti, ma che ci considera tali. Dopo essere stati considerati giusti, Dio inizia a renderci veramente giusti, processo che culminerà nella nostra resurrezione.

iv. “Imputato è logizomai. Veniva utilizzato in antichi documenti secolari; ‘mettile sul mio conto, deposita le mie entrate presso il magazzino; ora do ordini in generale riguardo a tutti i pagamenti effettivamente fatti o accreditati al governo’. Similmente, Dio ha messo in conto ad Abrahamo, gli ha depositato, gli ha accreditato giustizia… Abrahamo era in possesso della giustizia nello stesso modo in cui una persona sarebbe in possesso di una somma di denaro depositata nel suo conto bancario.” (Wuest)

v. Genesi 15:6 non ci dice come altri uomini considerarono Abrahamo. Piuttosto, ci rivela ciò che Dio gli imputò. “Mosè [in Genesi] non ci dice, infatti, ciò che gli uomini pensavano di lui [Abrahamo], ma come fu considerato davanti al tribunale di Dio.” (Calvino)

vi. Ricordiamo che la giustizia è molto più che la semplice assenza di malvagità e colpa. È un bene positivo, ovvero Dio non solo ci dichiara innocenti, ma giusti.

2. (4-5) Distinzione tra la grazia e le opere.

Ora a colui che opera, la ricompensa non è considerata come grazia, ma come debito; invece colui che non opera, ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede gli è imputata come giustizia.

a. Ora a colui che opera, la ricompensa non è considerata come grazia: L’idea di grazia è opposta al principio delle opere; la grazia ha a che fare con il ricevere il dono di Dio dato gratuitamente, le opere hanno a che fare con il guadagnare i nostri meriti davanti a Dio.

i. Wuest su charis, la parola in greco antico tradotta con grazia: “Negli autori classici questo termine indicava un favore fatto con generosità di cuore spontanea, senza aspettarsi nulla in cambio. Ovviamente, questo tipo di favore veniva sempre fatto a un amico, mai a un nemico… Ma quando charis appare nel Nuovo Testamento, viene fatto un immenso passo in avanti, perché il favore che Dio ha mostrato al Calvario era per tutti coloro che Lo odiavano”.

b. Non è considerata come grazia, ma come debito: Un sistema di opere cerca di far sì che Dio sia in debito con noi, rendendo Dio debitore del Suo favore verso di noi a causa della nostra buona condotta. Nella mentalità incentrata sulle opere, Dio ci deve la salvezza o la benedizione per via delle nostre buone opere.

i. Qui Dio non sta incoraggiando la pigrizia. “L’antitesi non è semplicemente tra colui che opera e colui che non opera, ma tra colui che opera e colui che non opera, ma crede.” (Murray)

c. Invece colui che non opera, ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede gli è imputata come giustizia: La giustizia non potrà mai essere messa in conto a chi si approccia a Dio sulla base delle opere. Piuttosto, è data a colui che crede in colui che giustifica l’empio. 

d. Colui che giustifica l’empio: Ecco chi Dio giustifica – l’empio. Potremmo pensare che Dio giustificherebbe solo un uomo pio, ma a motivo di ciò che Gesù ha fatto sulla croce Dio può giustificare l’empio.

i. Dio non è contento della condizione dell’empio. Non siamo giustificati a causa della nostra empietà, ma nonostante la nostra empietà.

ii. Morris, citando Denney, dice: “La frase paradossale, colui che giustifica l’empio, non suggerisce che la giustificazione sia una finzione, né legale né di nessun altro tipo, ma che è un miracolo”.

e. Fede gli è imputata come giustizia: Come per Abrahamo, la nostra fede ci viene imputata come giustizia. Non si trattava di una disposizione speciale solo per Abrahamo. Anche noi possiamo intraprendere questa relazione con Dio.

i. Da questo comprendiamo che non ci sono due vie di salvezza – salvati per le opere mediante l’osservanza della legge nell’Antico Testamento e salvati per grazia mediante la fede nel Nuovo Testamento. Tutti quelli che sono stati salvati – nell’Antico e nel Nuovo Testamento – sono salvati per grazia mediante la fede, mediante la loro relazione di amore fiducioso con Dio. Grazie al Nuovo Patto abbiamo benefici della salvezza che i santi dell’Antico Testamento non avevano, ma non abbiamo un modo diverso attraverso cui essere salvati.

3. (6-8) Davide e la benedizione della giustificazione mediante la fede.

Davide stesso proclama la beatitudine dell’uomo a cui Dio imputa la giustizia senza opere, dicendo:

«Beati coloro le cui iniquità sono perdonate
E i cui peccati sono coperti.
Beato l’uomo a cui il Signore non imputerà il peccato».

a. Davide stesso proclama: Il Re Davide dell’Antico Testamento sapeva cosa significava essere un peccatore colpevole. Egli conosceva la gravità del peccato e quanto fosse buono essere veramente perdonato. Egli conosceva la beatitudine dell’uomo a cui Dio imputa la giustizia senza opere. Se Davide fosse stato giudicato solamente per le sue opere, il Dio giusto lo avrebbe condannato; tuttavia, egli conosceva per esperienza che sono beati coloro le cui iniquità sono perdonate.

i. “Nessun peccatore, anche se ci provasse con tutte le proprie forze, potrebbe mai portare via i propri peccati e tornare lavato da ogni colpa. Nessuna somma di denaro, né scienza, né capacità di inventiva, nessun esercito di milioni, né alcun’altra potenza terrena potrebbero mai allontanare dal peccatore un singolo peccato e la sua colpa. Una volta commesso, ogni peccato e la sua colpa si attaccano al peccatore come la sua stessa ombra, si aggrappano per tutta l’eternità a meno che Dio non li porti via.” (Lenski)

b. A cui Dio imputa la giustizia senza opere… beato l’uomo a cui il Signore non imputerà il peccato: Davide è d’accordo con Abrahamo riguardo al concetto di giustizia imputata, una benevolenza che viene data, non guadagnata.

i. “I nostri avversari, i papisti, si oppongono all’imputazione della giustizia di Cristo a noi; disquisiscono la parola stessa… sebbene l’apostolo la usi dieci volte in questo capitolo.” (Poole)

c. Beato l’uomo: Nel Salmo citato (Salmo 32:1-2), Davide parla della beatitudine non di colui che è giustificato mediante le opere, ma di colui che è purificato mediante imputazione. Ruota attorno a ciò che Dio pone su di noi (la giustizia di Gesù), non attorno a quello che noi facciamo per Lui.

4. (9-12) Abrahamo fu considerato giusto prima ancora di essere circonciso; dunque, egli non fu considerato giusto a motivo della circoncisione.

Ora dunque questa beatitudine vale solo per i circoncisi, o anche per gli incirconcisi? Perché noi diciamo che la fede fu imputata ad Abrahamo come giustizia. In che modo dunque gli fu imputata? Mentre egli era circonciso o incirconciso? Non mentre era circonciso, ma quando era incirconciso. Poi ricevette il segno della circoncisione, come sigillo della giustizia della fede che aveva avuto mentre era ancora incirconciso, affinché fosse il padre di tutti quelli che credono anche se incirconcisi, affinché anche a loro sia imputata la giustizia, e fosse il padre dei veri circoncisi, di quelli cioè che non solo sono circoncisi, ma che seguono anche le orme della fede del nostro padre Abrahamo, che egli ebbe mentre era incirconciso.

a. Ora dunque questa beatitudine vale solo per i circoncisi, o anche per gli incirconcisi? Se siamo considerati giusti da Dio a motivo della fede e non a motivo della circoncisione(o altri rituali), allora la beatitudine menzionata in Romani 4:7 può essere data ai Gentili incirconcisi per fede.

b. In che modo dunque gli fu imputata? Mentre egli era circonciso o incirconciso?Abrahamo fu considerato giusto in Genesi 15:6. Egli non ricevette il patto della circoncisione fino al capitolo 17, ovvero almeno 14 anni dopo. Dunque, la sua giustizia non era basata sulla circoncisione, ma sulla fede.

c. Della fede che aveva avuto mentre era ancora incirconciso: Infatti, Abrahamo – il padre di tutti quelli che credono – fu dichiarato giusto mentre era ancora incirconciso! Pertanto, come potrebbe qualcuno dire (come alcuni fecero ai giorni di Paolo) che i gentili devono essere circoncisi prima che Dio possa dichiararli giusti?

i. Per il popolo ebreo durante i giorni di Paolo, la circoncisione aveva molto più che una connotazione sociale. Era il lasciapassare per una vita vissuta sotto la Legge di Mosè: E daccapo attesto ad ogni uomo che si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta la legge (Galati 5:3).

d. Affinché fosse il padre di tutti quelli che credono anche se incirconcisi… ma che seguono anche le orme della fede del nostro padre Abrahamo, che egli ebbe mentre era incirconciso: I giudei ai giorni di Paolo credevano che la circoncisione volesse dire essere i veri discendenti di Abrahamo. Paolo insiste che, per avere Abrahamo come padre, bisogna seguire le orme della fede nelle quali Abrahamo camminò. 

i. “Nostro padre Abrahamo” è una frase importante, che gli antichi giudei custodivano gelosamente. Essi non permettevano ai gentili convertitisi al giudaismo di chiamare Abrahamo loro “padre” nella sinagoga. Un gentile convertito doveva chiamare Abrahamo “vostro padre” e soltanto i giudei di nascita potevano chiamarlo “nostro padre”. Paolo si sbarazza di questa distinzione e dice che, mediante la fede, tutti possono dire “nostro padre Abrahamo”.

ii. Doveva essere stato uno shock per i lettori ebrei di questa lettera vedere che Paolo chiamava Abrahamo il padre degli incirconcisi! La fede, non la circoncisione, è il collegamento fondamentale con Abrahamo. È molto più importante avere la fede di Abrahamo (e la giustizia imputatagli a motivo di essa) che avere la circoncisione di Abrahamo.

iii. William Barclay spiega che gli insegnanti giudei dei tempi di Paolo avevano un detto: “Ciò che è scritto di Abrahamo è scritto anche dei suoi figli”, intendendo dire che le promesse fatte ad Abrahamo si estendono ai suoi discendenti. Paolo era completamente d’accordo con questo principio ed estese il principio della giustificazione per fede a tutti i discendenti spirituali di Abrahamo, coloro che credono, che seguono anche le orme della fede di Abrahamo.

5. (13-15) La promessa di Dio ad Abrahamo era basata sul principio della fede, non della legge o delle opere.

Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abrahamo e alla sua progenie mediante la legge, ma attraverso la giustizia della fede. Poiché se sono eredi quelli che sono della legge, la fede è resa vana e la promessa è annullata, perché la legge produce ira; infatti dove non c’è legge, non vi è neppure trasgressione. 

a. Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abrahamo e alla sua progenie mediante la legge: Dato che tutte le cose che Dio ha fatto con Abrahamo, Isacco e Giacobbe sono avvenute prima che la Legge di Mosè fosse elargita, non possiamo dire che si basavano sulla legge. Piuttosto, sono basate sulla dichiarazione di Dio della giustizia di Abrahamo mediante la fede.

i. “La fede è il terreno della benedizione di Dio. Abrahamo era un uomo veramente benedetto, ma divenne erede del mondo per mezzo di un altro principio – la semplice fede.” (Newell) 

b. Infatti la promessa… attraverso la giustizia della fede: La legge non può portarci nelle benedizioni delle promesse di Dio, non perché la legge non sia buona, ma perché noi non siamo in grado di osservarla.

c. Perché la legge produce ira: La nostra incapacità di osservare la legge (la nostra trasgressione) significa che essa diviene essenzialmente un veicolo dell’ira di Dio verso di noi, soprattutto se la consideriamo come il principio per mezzo del quale veniamo giustificati e ci relazioniamo con Dio.

d. Dove non c’è legge, non vi è neppure trasgressione: Come può Paolo dire questo? Perché “trasgressione è la parola giusta per indicare il superamento di una linea, in relazione all’infrazione di un comandamento chiaramente delineato” (Morris). Laddove non c’è una linea, non c’è una reale trasgressione.

i. Il peccato non è “oltrepassare la linea” della Legge di Mosè. La radice del peccato non si trova nella violazione della legge, ma nella violazione della fiducia di Dio, rinnegando il suo scopo amorevole e premuroso in ogni comandamento che Egli dà. Prima di peccare, Adamo infranse la fiducia di Dio – dunque, il piano di redenzione di Dio è incentrato sulla relazione di amore fiducioso – la fede – piuttosto che sull’osservanza della legge. Quando incentriamo la nostra relazione con Dio sull’osservanza della legge invece che sull’amore fiducioso, andiamo contro tutto il Suo piano.

B. Seguire l’esempio di Abrahamo.

1. (16) La giustificazione per grazia, mediante la fede.

Perciò l’eredità è per fede; in tal modo essa è per grazia, affinché la promessa sia assicurata a tutta la progenie, non solamente a quella che è dalla legge, ma anche a quella che deriva dalla fede di Abrahamo, il quale

a. L’eredità è per fede; in tal modo essa è per grazia: La fede è collegata alla grazia, così come le opere sono collegate alla legge. La grazia e la legge sono principi, e la fede e le opere sono il mezzo attraverso cui ricerchiamo quei principi per la nostra relazione con Dio.

i. Tecnicamente parlando, non siamo salvati per fede. Siamo salvati per la grazia di Dio, e la grazia è ricevuta per fede.

b. È per fede: La salvezza è per fede e nient’altro. Possiamo ricevere la salvezza solamente per mezzo del principio della grazia mediante la fede. La grazia non può essere ottenuta mediante le opere, siano essere opere passate, presenti o promesse, perché, per definizione, la grazia è concessa senza avere riguardo delle caratteristiche di chi la riceve.

i. “La grazia e la fede sono concordanti e si riuniscono per andare nella stessa direzione, ma la grazia e il merito sono contrari l’una all’altro e vanno in direzioni opposte; perciò, Dio ha scelto di non porle sotto lo stesso giogo.” (Spurgeon)

c. Affinché la promessa sia assicurata a tutta la progenie: La promessa può essere assicurata solamente se è per grazia. Se la legge è la base della nostra salvezza, allora essa dipende dalla nostra capacità di osservare la legge – e nessuno può osservarla tanto bene da essere salvato per mezzo di essa. Una promessa di salvezza basata sulla legge non potrà mai essere assicurata.

i. Se la promessa “provenisse dalla legge, sarebbe dubbiosa e incerta a causa della debolezza dell’uomo, il quale non è in grado di compierla.” (Poole)

d. Ma anche a quella che deriva dalla fede di Abrahamo, il quale… è padre di tutti noi: Se la nostra relazione con Dio è per grazia (non per la circoncisione o l’osservanza della legge), allora quella relazione è per la progenie che deriva dalla fede di Abrahamo, anche se non sono sua stirpe.

i. Un gentile potrebbe dire: “Non sono un giudeo, non sono della legge, ma provengo dalla fede di Abrahamo” e sarebbe salvato tanto quanto lo sarebbe un giudeo che crede in Gesù.

e. Padre di tutti noi (17): L’adempimento della promessa in Genesi 17:4-5 non si trova solamente nei discendenti di Abrahamo tramite Isacco, ma soprattutto nel suo ruolo di padre di tutti noi che crediamo – i credenti che provengono da ogni nazione sotto il cielo.

2. (17-18) La potenza vivificante del Dio in cui Abrahamo credeva.

(Come sta scritto: «Io ti ho costituito padre di molte nazioni»), è padre di tutti noi davanti a Dio a cui egli credette, il quale fa vivere i morti e chiama le cose che non sono come se fossero. Egli, sperando contro ogni speranza, credette per diventare padre di molte nazioni secondo ciò che gli era stato detto: «Così sarà la tua progenie».

a. Per diventare padre di molte nazioni: Proprio come è stata necessaria un’opera vivificatrice soprannaturale per rendere Abrahamo fisicamente padre di molte nazioni, così è stata necessaria un’opera vivificatrice soprannaturale per renderlo spiritualmente il padre di molte nazioni. 

b. Il quale fa vivere i morti e chiama le cose che non sono come se fossero: Queste opere di Dio dimostrano la Sua abilità di considerare le cose che non sono (come, per esempio, la nostra giustizia) come se lo fossero (come considerarci giusti).

i. Se Dio ha potuto ravvivare il grembo morto di Sara, può vivificare in Gesù coloro che sono morti nei falli e nei peccati (Efesini 2:1).

ii. “Trovo grande conforto quando Dio parla di me come di un giusto, giustificato, glorificato, santo, puro e pio. Dio può parlare di tali cose prima che esistano, perché Egli sa che esisteranno.” (Smith)

c. Egli, sperando contro ogni speranza, credette: Questa potenza vivificante fu adempiuta in Abrahamo quando credette. La potenza era evidente fisicamente e spiritualmente.

i. L’esempio di Abrahamo ci aiuta anche a comprendere la natura della fede. Il concepimento del figlio di Abrahamo, Isacco, fu un miracolo, ma non fu una concezione immacolata. La fede di Abrahamo non vuol dire che egli non fece nulla e aspettò semplicemente che Dio formasse un bambino nel grembo di Sara. Abrahamo e Sara ebbero rapporti matrimoniali e confidarono in Dio per un resoconto miracoloso. Questo ci mostra che le fede non vuol dire non fare nulla, bensì fare ogni cosa credendo e affidandosi a Dio.

ii. “Ogni vero credente, come Abrahamo, obbedisce. L’obbedienza è fede in azione. Devi camminare nelle orme della fede di padre Abrahamo. La sua fede non era ferma in un posto, ma faceva passi in avanti; anche tu devi fare questi passi obbedendo a Dio perché credi in Lui. Quella fede che non ha opere è una fede morta e non giustificherà nessuno.” (Spurgeon)

iii. “Il buonsenso corregge l’immaginazione, la ragione corregge il buonsenso, ma la fede corregge entrambi. Il buonsenso dice che non accadrà; la ragione dice che è impossibile; la fede dice che è possibile e che avverrà, perché così mi è stato promesso.” (Trapp)

3. (19-22) Il carattere della fede di Abrahamo.

E, non essendo affatto debole nella fede, non riguardò al suo corpo già reso come morto (avendo egli quasi cent’anni), né al grembo già morto di Sara. Neppure dubitò per incredulità riguardo alla promessa di Dio, ma fu fortificato nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che ciò che egli aveva promesso era anche potente da farlo. Perciò anche questo gli fu imputato a giustizia.

a. Non essendo affatto debole nella fede: La fede di Abrahamo era forte ma fu anche fortificata. Egli fu fortificato nella fede.

i. Sembra che Abrahamo fosse stato fortificato nella sua fede, ma Paolo potrebbe anche aver voluto intendere che Abrahamo fu fortificato per la sua fede – certamente entrambe erano vere.

ii. Quanto abbiamo bisogno di essere fortificati nella fede! “Caro fratello, una fede piccola ti salverà se è vera fede, ma ci sono molte ragioni per le quali dovresti ricercarne la crescita.” (Spurgeon)

iii. Spurgeon sapeva che soprattutto i ministri e i predicatori hanno bisogno di essere fortificati nella fede. A volte condivideva dal pulpito le sue stesse difficoltà incontrate in quest’area, ma voleva render chiaro che le sue difficoltà nella fede non dovevano mai essere assecondate. “Cari ascoltatori, ogniqualvolta cogliete qualunque di noi insegnanti a dubitare e ad aver paura, non commiserateci, ma rimproverateci. Non abbiamo alcun diritto di rimanere nel Castello del Dubbio. Pregate, non venite a trovarci lì. Seguiteci quando seguiamo Cristo, ma, se finiamo nella terribile Palude dello Scoraggiamento, venite a tirarci fuori per i capelli se necessario, ma non cadeteci anche voi.” (Spurgeon)

iv. “Non penso vedremo molte conversioni, a meno che non ci aspettiamo che Dio benedica la parola; e statene certi, lo farà. Non dobbiamo meravigliarci o stupirci se sentiamo di una o due dozzine di conversioni, ma che lo stupore sia piuttosto per le migliaia che non si convertono quando odono una tale verità divina e quando chiediamo allo Spirito Santo di essere presente con la forza divina. Dio ci benedirà in proporzione alla nostra fede. È la regola del Suo regno – ‘Ti sia fatto secondo la tua fede’. O Dio, dai più fede ai tuoi ministri! Aiutaci a credere fermamente in Te! (Spurgeon)

b. Non riguardò al suo corpo già reso come morto: Abrahamo, in fede, non guardò alle circostanze (al suo corpo, né al grembo già morto di Sara), ma guardò alla promessa di Dio.

i. In Romani 4:19 è incerto se il testo debba essere inteso come non riguardò al suo corpo già reso come morto, o semplicemente non riguardò al suo corpo. Entrambe sono possibili, sebbene la seconda traduzione sembri essere una scelta migliore.

c. Neppure dubitò per incredulità riguardo alla promessa di Dio: Egli non dubitò, e la sua fede diede gloria a Dio. Sebbene fosse una grande prova, Abrahamo rimase fermo nella fede.

i. “Quando non c’è opposizione, è vero che nessuno, come ho detto, rinnega che Dio possa fare ogni cosa. Tuttavia, non appena arriva qualcosa ad impedire il corso della promessa di Dio, priviamo la potenza di Dio dalla sua grandezza.” (Calvino)

d. Pienamente convinto che ciò che egli aveva promesso era anche potente da farlo: La fede di Abrahamo era tale perché era pienamente convinto della capacità di Dio di fare ciò che Egli aveva promesso.

i. Il tuo Dio è troppo piccolo? Il Dio di Abrahamo era in grado di fare ciò che aveva promesso, e Abrahamo ne era pienamente convinto.

ii. Alcuni non vanno da Gesù o non avanzano nel loro rapporto con Lui perché non sono pienamente convinti che ciò che egli aveva promesso era anche potente da farlo. Anzi, pensano: “Va bene per loro, ma non funzionerà per me”. Questa mentalità è un attacco diabolico alla fede e deve essere rigettato.

e. Potente da farlo: Questo tipo di fede vede il compimento dell’opera di Dio. Vede l’opera di Dio compiuta nell’immediato (Isacco nacque in adempimento alla promessa) e in relazione all’eternità (gli fu imputato a giustizia).

4. (23-25) La giustificazione di Abrahamo e la nostra.

Ora non per lui solo è scritto che questo gli fu imputato, ma anche per noi ai quali sarà imputato, a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

a. Ora non per lui solo è scritto: Non è stato solo per il bene di Abrahamo che Dio lo ha dichiarato giusto mediante la fede; egli è un esempio che noi siamo invitati a seguire – ma è anche per noi. La fiducia di Paolo è gloriosa: Sarà imputato a noi che crediamo; ciò non era solo per Abrahamo, ma anche per noi.

b. Che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù: Quando parliamo di fede e di fede salvifica in Gesù, è importante enfatizzare che ciò che intendiamo è che credere alla Sua opera sulla croce (dato a causa delle nostre offese) e al trionfo sul peccato e sulla morte (risuscitato per la nostra giustificazione) è ciò che ci salva. Ci sono molte false fedi che non potranno mai salvare, ma può salvarci solamente la fede in ciò che Gesù ha adempiuto sulla croce e mediante la tomba vuota.

·La fede negli eventi storici della vita di Gesù non ci salverà.

·La fede nella bellezza della vita di Gesù non ci salverà.

·La fede nell’accuratezza o nella bontà degli insegnamenti di Gesù non ci salverà.

·La fede nella divinità di Gesù e nella Sua Signoria non ci salverà.

·Solamente la fede in ciò che il vero Gesù ha fatto sulla croce ci salverà.

c. Risuscitato per la nostra giustificazione: La resurrezione ha un ruolo essenziale nella nostra redenzione, perché dimostra il perfetto compiacimento di Dio Padre nell’opera del Figlio sulla croce. Dimostra che ciò che Gesù ha compiuto sulla croce era di fatto un sacrificio perfetto fatto da Colui che è rimasto perfetto, nonostante portasse i peccati del mondo.

i. Dato a causa delle nostre offese: La parola in greco antico tradotta con dato (paradidomi) veniva utilizzata in riferimento alle persone che venivano gettate in prigione per consegnarle alla giustizia. “Qui si parla dell’atto giuridico di Dio Padre, il quale ha consegnato Dio Figlio alla giustizia, che richiedeva il pagamento della pena per il peccato dell’umanità.” (Wuest)

ii. “La resurrezione di Gesù include sempre la Sua morte sacrificale, ma esalta la totale sufficienza della Sua morte. Se la morte lo avesse trattenuto, Egli avrebbe fallito; essendo Egli risorto dalla morte, il Suo sacrificio bastò, sul quale Dio mise il Suo sigillo risuscitandolo.” (Lenski)

iii. “Cristo operò la nostra giustificazione e salvezza con grande efficacia per mezzo della Sua morte e passione, ma l’efficacia e la perfezione della giustificazione e della salvezza verso di noi dipendono dalla Sua resurrezione… Questo verso è un riassunto di tutto il vangelo.” (Poole) 

iv. In questo capitolo Paolo ha dimostrato chiaramente che in nessun modo l’Antico Testamento contraddice l’evangelo della salvezza per grazia mediante la fede. Piuttosto, l’evangelo è l’adempimento dell’Antico Testamento, in cui Abrahamo – giustificato mediante la fede – è il nostro modello.

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