Romani 11




Romani 11 – La Restaurazione di Israele

A. Israele e il residuo per grazia.

1. (1a) Ha Dio rigettato il Suo popolo Israele?

Io dico dunque: Ha Dio rigettato il Suo popolo? Così non sia.

a. Ha Dio rigettato il Suo popolo? La domanda di Paolo è appropriata a questo punto della lettera. Se il rifiuto dell’evangelo da parte di Israele era, in qualche modo, coerente col piano eterno di Dio (Romani 9:1-29) e con la stessa scelta di Israele (Romani 9:30-10:21), vuol dire che il suo destino è segnato e che non c’è alcuna possibilità di ristabilimento?

b. Così non sia: Malgrado la sua attuale condizione, Israele non è stato rigettato per sempre. Ora Paolo spiegherà il motivo di questa risposta.

2. (1b) La prova che Dio non ha rigettato il Suo popolo: Paolo stesso.

Perché anch’io sono Israelita, della progenie di Abrahamo, della tribù di Beniamino.

a. Anch’io sono Israelita: La fede di Paolo in Gesù quale Messia era la prova che c’erano alcuni giudei scelti da Dio che avevano accettato il vangelo.

b. Anch’io: Ogniqualvolta vogliamo una prova dell’opera di Dio, potremmo e dovremmo guardare prima di tutto alla nostra vita. Questo è ciò che Paolo fece e ciò che dovremmo fare anche noi.

3. (2-5) Il principio di un residuo.

Dio non ha rigettato il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete voi ciò che la Scrittura dice nella storia di Elia? Come egli si rivolge a Dio contro Israele, dicendo: «Signore, hanno ucciso i tuoi profeti e hanno distrutto i tuoi altari, e io sono rimasto solo, ed essi cercano la mia vita». Ma che gli disse la voce divina? «Io mi sono riservato settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal». Così dunque, anche nel tempo presente è stato lasciato un residuo secondo l’elezione della grazia.

a. Dio non ha rigettato il Suo popolo, che ha preconosciuto… nel tempo presente è stato lasciato un residuo: Sebbene al tempo di Paolo Israele, inteso come gruppo, abbia rigettato il proprio Messia, un residuo considerevole accetta ancora oggi il vangelo di Gesù Cristo. Dio ha spesse volte operato in Israele attraverso un residuo fedele (come ai giorni di Elia).

i. “È possibile che Paolo, anch’egli perseguitato dai suoi stessi connazionali, sentisse una speciale affinità con Elia.” (Harrison)

b. Egli si rivolge a Dio contro Israele: Le circostanze erano così negative che Elia pregò contro il suo stesso popolo!

c. Signore, hanno ucciso i tuoi profeti: Elia credeva che Dio avesse rigettato la nazione e che fosse l’unico rimasto a servire il Signore. Tuttavia, Dio gli mostrò che c’era in realtà un residuo cospicuo – sebbene si trattasse solo di un residuo, era pur sempre lì.

d. Nel tempo presente è stato lasciato un residuo: Spesse volte pensiamo che Dio abbia bisogno di molte persone per compiere una grande opera, ma il più delle volte agisce attraverso un piccolo gruppo, o un gruppo costituito inizialmente da pochi. Sebbene non molti giudei avessero accettato Gesù come Messia ai giorni di Paolo, un residuo lo fece – e Dio usò quel piccolo gruppo in un modo grande.

i. “Ai giorni di Elia non era tanto il numero quanto la stabilità del piano di Dio per Israele ad avere importanza… Egli pose la propria fiducia nella grazia di Dio, non nei numeri.” (Morris)

4. (6-10) Il diritto di Dio di scegliere un residuo secondo la grazia.

E se è per grazia, non è più per opere, altrimenti la grazia non sarebbe più grazia; ma se è per opere, non è più grazia, altrimenti l’opera non sarebbe più opera. Che dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava, ma gli eletti l’hanno ottenuto, e gli altri sono stati induriti, come sta scritto:

«Dio ha dato loro uno spirito di stordimento,
Occhi per non vedere
E orecchi per non udire». 

E Davide dice:

«La loro mensa diventi per loro un laccio, una trappola,
Un intoppo e una retribuzione.
Siano oscurati i loro occhi da non vedere,
E piega loro la schiena del continuo».

a. Se è per grazia, non è più per opere, altrimenti la grazia non sarebbe più grazia: Paolo ha concluso il versetto precedente sottolineando che il residuo è stato scelto secondo l’elezione della grazia. Ora ci ricorda qual è la definizione di grazia: il dono gratuito di Dio, che non è dato tenendo conto della bravura o del potenziale del ricevente, ma unicamente sulla base della bontà del donatore.

b. Se è per opere, non è più grazia: La grazia e le opere, in quanto principi, non vanno insieme. Se il dare è per grazia, non può essere per opere e, se è per opere, non può essere per grazia.

c. Gli eletti l’hanno ottenuto, e gli altri sono stati induriti: Gli eletti nel popolo d’Israele hanno ricevuto e hanno risposto alla misericordia di Dio, ma il resto è stato indurito dal loro stesso rifiuto.

d. Come sta scritto: Le citazioni da Isaia 29 e Salmo 69 ci dicono che Dio può dare uno spirito di stordimento e occhi per non vedere, e può anche dire: “Siano oscurati i loro occhi”a Suo piacimento. Se Dio vuole illuminare solamente un residuo di Israele nel tempo presente, Egli può farlo come vuole. 

i. Morris definisce uno spirito di stordimento come “un stato di insensibilità verso le cose spirituali”.

ii. “L’immagine è quella di uomini che sono tranquillamente seduti al loro banchetto, il cui senso di sicurezza è diventato la loro rovina. Si sentono così protetti nella loro finta incolumità che il nemico può assalirli senza che se ne accorgano” (Barclay). I giudei al tempo di Paolo erano così certi dell’idea di essere il popolo eletto che questa stessa idea divenne la causa della loro rovina.

B. Il piano di Dio di salvare solamente un residuo al tempo presente.

1. (11a) Il fatto che Israele ha inciampato, come predetto dal Salmo 69, significa che la loro caduta è per sempre?

Io dico dunque: Hanno inciampato perché cadessero?

a. Inciampato… cadessero: Secondo le parole di Paolo, c’è una differenza tra inciampare e cadere. Israele è inciampato, ma non è caduto – nel senso di essere rimosso dal proposito e dal piano di Dio. Ti puoi riprendere se inciampi, ma, se cadi, rimani a terra.

2. (11b-14) No, Dio ha uno scopo specifico nel permettere a Israele di inciampare: affinché la salvezza giunga ai gentili.

Così non sia; ma per la loro caduta la salvezza è giunta ai gentili per provocarli a gelosia. Ora, se la loro caduta è la ricchezza del mondo e la loro diminuzione la ricchezza dei gentili, quanto più lo sarà la loro pienezza? Infatti io parlo a voi gentili, in quanto sono apostolo dei gentili; io onoro il mio ministero, per provare se in qualche maniera posso provocare a gelosia quelli della mia carne e salvarne alcuni.

a. Così non sia: Paolo ha dimostrato che Dio opera tutt’ora attraverso un residuo in Israele, ma vuole rendere chiaro che la maggior parte di Israele che si trova nel peccato non è persa per sempre.

b. Per la loro caduta la salvezza è giunta ai Gentili: Non dovremmo dimenticare che in molte occasioni il vangelo raggiunse i gentili solamente dopo il rifiuto dei giudei (Atti 13:46, 18:5-6, 28:25-28). In virtù di ciò, il rifiuto del vangelo da parte dei giudei è la ricchezza dei Gentili.

i. Il rifiuto da parte dei giudei di Gesù quale Messia non è la causa della salvezza dei gentili. Semplicemente ha dato maggiore opportunità all’evangelo di raggiungere i gentili, opportunità che molti di loro hanno colto. 

c. Se in qualche maniera posso provocare a gelosia: Tuttavia, Paolo non desiderava che solo i gentili godessero di queste ricchezze, ma che anche i giudei fossero provocati ad un buon tipo di gelosia, motivandoli a ricevere alcune delle benedizioni che i gentili hanno ricevuto.

i. “È motivo di profondo rammarico che, come Israele ha rifiutato di accettare questa salvezza quando è stata offerta loro, così i gentili hanno troppe volte rifiutato di provocare Israele a gelosia. Invece di mostrare all’antico popolo di Dio la bellezza della via cristiana, i cristiani hanno generalmente trattato i giudei con odio, pregiudizio, persecuzione, malizia e ogni tipo di spietatezza. I cristiani non dovrebbero prendere questo passaggio alla leggera.” (Morris)

3. (15-21) Ai gentili: sì, lindurimento dei giudei è divenuto benedizione per te, ma considera che grande benedizione sarà quando accetteranno Gesù.

Infatti, se il loro rigetto è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non la vita dai morti? Ora, se le primizie sono sante, anche la massa è santa; e se la radice è santa, anche i rami sono santi. E se pure alcuni rami sono stati troncati, e tu che sei olivastro sei stato innestato al loro posto e fatto partecipe della radice e della grassezza dell’olivo, non vantarti contro i rami, ma se ti vanti contro di loro ricordati che non sei tu a portare la radice, ma è la radice che porta te. Forse dunque dirai: «I rami sono stati troncati, affinché io fossi innestato». Bene; essi sono stati troncati per l’incredulità e tu stai ritto per la fede; non insuperbirti, ma temi. Se Dio infatti non ha risparmiato i rami naturali, guarda che talora non risparmi neanche te.

a. Se le primizie sono sante: Le primizie rappresentano probabilmente i primi cristiani, che erano ebrei. La loro conversione era qualcosa di santo e buono per la chiesa. Dopo tutto, ogni apostolo e la maggior parte degli autori umani della Scrittura erano giudei. Se la conversione delle primizie è stata un bene per i gentili, quanto meglio sarà quando sarà avvenuto il raccolto completo.

i. Molti commentatori credono che primizie si riferisca ai patriarchi, ma ha più senso vederle come un riferimento al gruppo originale di cristiani, i quali erano tutti giudei.

b. Alcuni rami… tu che sei olivastro: Con l’immagine dell’albero e dei rami, Paolo ricorda ai cristiani gentili che è solamente per la grazia di Dio che possono essere innestati nell’ “albero” di Dio – la cui “radice” è Israele.

i. “Quando un vecchio olivo perdeva il proprio vigore, un rimedio nell’antichità era tagliare via i rami morenti e innestarne alcuni d’ulivo selvatico. Il risultato si diceva essere il rinvigorimento dell’albero debole.” (Morris)

ii. Il Talmud ebraico parla di Ruth la Moabita come di un “ramo santo” innestato in Israele. (Citato da Morris)

c. Non vantarti contro i rami… non sei tu a portare la radice, ma è la radice che porta te: Per evitare che i gentili pensino di essere superiori ai giudei, Paolo ricorda loro che è la radice a sostenere i rami – non il contrario.

d. Essi sono stati troncati per l’incredulità e tu stai ritto per la fede: Inoltre, ogni gentile presente nell’ “albero” di Dio è lì solamente per fede, non per opere o meriti. Se i gentili sono increduli, saranno “tagliati via”, così come è avvenuto per Israele.

4. (22-24) L’applicazione dello scopo di Dio nell’indurimento di Israele: affinché i gentili siano raggiunti. 

Vedi dunque la bontà e la severità di Dio: la severità su quelli che sono caduti, e la bontà verso di te, se pure perseveri nella bontà, altrimenti anche tu sarai reciso. E anche essi, se non perseverano nell’incredulità, saranno innestati, perché Dio è potente da innestarli di nuovo. Infatti, se tu sei stato tagliato dall’olivo per natura selvatico e innestato contro natura nell’olivo domestico, quanto più costoro, che sono rami naturali, saranno innestati nel proprio olivo. 

a. Vedi dunque la bontà e la severità di Dio: Paolo ribadisce il bisogno di perseverare nella Sua bontà, non nel senso di una salvezza per opere, ma nel senso di perseverare nella grazia e nella bontà di Dio verso di noi – una relazione nella quale dimorare costantemente. L’idea di dimorare costantemente nell’ “albero” viene espressa anche in Giovanni 15:1-8.

i. “La frase condizionale di questo versetto, se pure perseveri nella bontà, ci ricorda che non c’è sicurezza nel vincolo dell’evangelo senza la perseveranza. Non c’è nulla di paragonabile al continuare nel favore di Dio malgrado l’apostasia; l’abbraccio e la pazienza salvifica di Dio sono correlate.” (Murray)

b. Dio è potente da innestarli di nuovo: E, se Israele è stato “tagliato via” a causa della sua incredulità, Dio è in grado di innestarli di nuovo se non perseverano nell’incredulità.

i. “Evidentemente alcuni credenti gentili erano tentati di pensare che non ci fosse alcun futuro per Israele, il quale, avendo rigettato il vangelo, era ora giunto ai gentili; Israele aveva chiuso, era stato rigettato e ripudiato, al cui posto Dio aveva scelto loro. Questo è il tipo di orgoglio a cui Paolo si oppone.” (Morris)

c. Quanto più costoro, che sono rami naturali, saranno innestati nel proprio olivo: Se i gentili sono stati “innestati” facilmente nell’olivo di Dio, sappiamo che non sarà difficile per Dio innestare di nuovo i rami naturali nell’albero. Possiamo anche presumere che i rami naturali avranno il potenziale di portare molto frutto.

C. Il piano di Dio per Israele include la loro restaurazione futura.

1. (25-27) La promessa che tutto Israele sarà salvato.

Perché non voglio, fratelli, che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi in voi stessi, che ad Israele è avvenuto un indurimento parziale finché sarà entrata la pienezza dei gentili, e così tutto Israele sarà salvato come sta scritto:

«Il liberatore verrà da Sion,
E rimuoverà l’empietà da Giacobbe.
E questo sarà il mio patto con loro,
Quando io avrò tolto via i loro peccati».

a. Affinché non siate presuntuosi in voi stessi: Questo è un avvertimento da prendere seriamente. I cristiani non devono ignorare questo mistero.

b. Ad Israele è avvenuto un indurimento parziale: Paolo riassume la sua osservazione fatta in Romani 11:11-24. Dio permette che questo indurimento parziale avvenga ad Israele affinché entri la pienezza dei Gentili.

i. Parziale dà l’idea di “temporaneo”; l’indurimento d’Israele è temporaneo. “Un giorno i giudei si renderanno conto del loro indurimento e della loro follia. Accetteranno Gesù Cristo e la gloriosa restaurazione nazionale di queste persone darà il via all’Era del Regno.” (Smith)

c. Finché sarà entrata la pienezza dei gentili: In quel momento Dio rivolgerà di nuovo l’attenzione del Suo piano generale in maniera specifica verso Israele, così tutto Israele sarà salvato. Il piano di Dio che riguarda tutte le età non pone la stessa attenzione su tutti nelle diverse epoche.

d. Tutto Israele sarà salvato: Tutto Israele non è “l’Israele spirituale”. In Romani 11:25 non si parla dell’Israele spirituale, perché quell’Israele è spiritualmente cieco. Dunque, non dovremmo pensare che in Romani 11:26 venga considerato in maniera spirituale.

i. C’è una distinzione tra l’Israele nazionale o etnico e quello spirituale. Paolo lo dice chiaramente in Galati 3:7 e altri passaggi. Ciononostante, Dio ha comunque un piano per Israele come nazione e porterà loro la salvezza.

ii. Sappiamo, inoltre, che non si tratta di “Israele spirituale” perché Paolo dice che questo è un mistero – e non è un mistero che l’Israele spirituale sarà salvato.

iii. Harrison, circa tutto Israele, dice: “Per esempio, il pensiero di Calvino era che con questo si intende l’intero gruppo dei redenti, sia giudei che gentili. Tuttavia, in questi capitoli Israele non viene usato per riferirsi ai gentili ed è improbabile che Paolo lo usi con questa accezione in tutti i suoi scritti”.

iv. “È impossibile considerare un’esegesi che interpreti l’Israele qui in un senso differente dall’Israele nel verso 25.” (Bruce)

e. Sarà salvato: Questo ci dice chiaramente che Dio non ha finito con Israele come nazione o come gruppo etnico distinto. Sebbene Dio abbia allontanato da Israele l’attenzione della Sua grazia salvifica per rivolgerla in maniera generale verso i gentili, Egli la rivolgerà di nuovo verso di lui.

i. Questo semplice passaggio smentisce coloro che insistono sul fatto che Dio ha chiuso per sempre con Israele come popolo e che la Chiesa è ora il Nuovo Israele ed eredita ogni promessa mai fatta ad Israele come nazione e popolo nell’Antico Testamento.

ii. Ci torna in mente la natura eterna delle promesse fatte a Israele come nazione e come popolo (Genesi 13:15 e 17:7-8). Dio non ha “finito” con Israele il quale non viene “spiritualizzato” nella chiesa.

iii. Mentre vediamo e gioiamo nella continuità dell’opera di Dio in tutti coloro che gli appartengono in tutte le età, vediamo anche una distinzione tra Israele e la Chiesa – una distinzione alla quale Paolo è sensibile.

f. Tutto Israele sarà salvato: Questo non vuol dire che ogni singola persona di discendenza ebraica sarà salvata. Invece, questo sarà un tempo in cui Israele verrà salvato come popolo e nel quale la nazione nella sua interezza (soprattutto i suoi leader) accetterà Gesù Cristo quale Messia.

i. Proprio come l’apostasia di Israele non si estese ad ogni giudeo, così la salvezza di Israele non si estenderà ad ogni giudeo; Paolo parla dei giudei in senso “collettivo” quando dice tutto Israele. “Tutto Israele è un’espressione ricorrente nella letteratura giudaica, dove non assume il significato di ‘ogni giudeo senza alcuna eccezione’, ma ‘Israele nel complesso’.” (Bruce)

ii. E, quando tutto Israele sarà salvato, sarà salvato per aver accettato Gesù Cristo come Messia – per quanto improbabile possa sembrare. Non sarà salvato per mezzo di qualche salvezza prettamente “giudaica”.

iii. La Bibbia indica che questa è una condizione necessaria per il ritorno di Gesù Cristo (Matteo 23:39, Zaccaria 12:10-11). Gesù non tornerà di nuovo fino a quando Dio non volgerà l’attenzione della Sua grazia salvifica di nuovo su Israele e finché Israele non risponderà a Dio mediante Gesù Cristo.

g. Il liberatore verrà da Sion: Le citazioni da Isaia mostrano che Dio ha ancora un’opera redentrice da compiere in Israele che non verrà lasciata incompiuta.

2. (28-29) L’amore e la chiamata di Dio per Israele persistono.

Quanto all’evangelo, essi sono nemici per causa vostra, ma quanto all’elezione, sono amati a causa dei padri, perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento.

a. Quanto all’evangelo… quanto all’elezione: Sebbene sembrasse che ai tempi di Paolo i giudei fossero nemici di Dio e fossero contro Gesù, sono comunque amati – se non per altro, a causa dei padri (i patriarchi dell’Antico Testamento).

i. Ovviamente, sono amati non solamente a causa dei padri, anche se questo già sarebbe abbastanza.

b. I doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento: Questo è un altro motivo per cui Dio non ha rinunciato a Israele come nazione e come popolo. Questo principio, dichiarato da Paolo, ci è di consolazione più di quanto non sia la sua diretta rilevanza per Israele. Significa che Dio non ci abbandonerà e lascia aperto il sentiero per la restaurazione.

3. (30-32) Paolo avverte i cristiani gentili di ricordare da dove sono venuti e dove Dio ha promesso di portare il popolo giudaico.

Come infatti pure voi una volta foste disubbidienti a Dio, ma ora avete ottenuta misericordia per la disubbidienza di costoro, così anche costoro al presente sono stati disubbidienti affinché, per la misericordia a voi fatta, anch’essi ottengano misericordia. Poiché Dio ha rinchiuso tutti nella disubbidienza, per far misericordia a tutti.

a. Una volta foste disubbidienti a Dio: I cristiani gentili sono venuti dalla disobbedienza, eppure Dio ha mostrato loro misericordia, in parte attraverso la disobbedienza di Israele.

b. Ottenuta misericordia per la disubbidienza di costoro: Se Dio ha usato la disobbedienza d’Israele per il bene dei gentili, Egli può usare la misericordia mostrata ai gentili per fare misericordia a Israele.

c. Dio ha rinchiuso tutti nella disubbidienza: In altre parole, Dio ha messo sotto custodia sia giudei che gentili in qualità di trasgressori della legge. Dio offre misericordia a questi prigionieri sulla base della persona e dell’opera di Gesù.

4. (33-36) Lode a Dio per il Suo piano e il suo avanzamento.

O profondità di ricchezze, di sapienza e di conoscenza di Dio! Quanto imperscrutabili sono i suoi giudizi e inesplorabili le sue vie!

«Chi infatti ha conosciuto la mente del Signore?
O chi è stato suo consigliere?
O chi gli ha dato per primo,
Sì che ne abbia a ricevere la ricompensa?».

Poiché da lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen.

a. O profondità di ricchezze, di sapienza e di conoscenza di Dio! Paolo innalza una lode spontanea mentre considera il grande piano di Dio di tutte le età. Paolo realizza che le vie di Dio sono inesplorabili e che la sapienza e la conoscenza di Dio vanno oltre le sue capacità di comprensione.

i. Chi avrebbe potuto pianificare tutto lo scenario con Israele, i gentili e la Chiesa così come ha fatto Dio? Possiamo comunque vedere nel Suo piano grande sapienza e compassione.

ii. “È strano che, con un tale passaggio come questo davanti ai loro occhi, gli uomini si seggano con calma e scrivano con fermezza sui consigli e i decreti di Dio costituiti sin dall’eternità, dei quali parlano con una tale sicurezza e decisione come se facessero parte del concilio dell’Altissimo e fossero stati con Lui sin dal principio delle Sue vie!” (Clarke)

b. Chi infatti ha conosciuto la mente del Signore? I riferimenti a Isaia 40:13 e Giobbe 41:11 enfatizzano sia la sapienza che l’operato sovrano di Dio; nessuno può rendere Dio il proprio debitore.

i. O chi Gli ha dato per primo, sì che ne abbia a ricevere la ricompensa? Puoi provarci quanto vuoi, ma non potrai mai indebitare Dio nei tuoi confronti. Non possiamo esaurire le risorse di Dio. Egli non avrà mai bisogno di ripagare nessuno di alcun debito. 

c. Da lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono tutte le cose: “Tutte queste parole sono monosillabiche. Un bambino che ha dopo poco iniziato a leggere potrebbe scriverle facilmente. Ma chi potrà mai afferrarne l’intero significato?” (Meyer)

i. Viene tutto da lui: Questo piano è venuto da Dio. Non è stata un’idea dell’uomo. Non siamo stati noi a dire: “Ho offeso Dio e devo ritrovare la strada per tornare a Lui. Escogitiamo un piano per poter ritornare a Dio”. Nella nostra indifferenza e morte spirituali a noi non importava di trovare un piano e, anche se ci fosse importato, non siamo abbastanza intelligenti o sapienti da trovarne uno. Procede tutto da lui. 

ii. È solo per mezzo di lui: Anche se avessimo un piano, non potremmo attuarlo. Non potremmo mai liberarci da questa prigione di peccato e dal nostro io. Può essere possibile solo per mezzo di lui, ed è la grande opera di Gesù per noi è il “per mezzo di lui” che dona salvezza.

iii. È tutto in vista di lui: Non è per me, non è per te, ma è tutto in vista di lui. È tutto a lode della gloria della sua grazia (Efesini 1:6). Siamo creati per il Suo diletto e noi troviamo il nostro appagamento nel portare a Lui gloria ed onore. 

d. A lui sia la gloria in eterno: Il fatto che Paolo non riesca a comprendere Dio completamente lo porta a glorificarlo ancora di più. Quando riusciamo a cogliere parte della grandezza di Dio, lo adoriamo ancora più appassionatamente.

© 2021 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com 

Categories: Italian Commentary

© Copyright 2018 - Enduring Word       |      Site Hosted & Maintained by Local View Marketing    |    Privacy Policy