Ricevere e Dare nella Chiesa


Che conviene dunque fare, fratelli? Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi, chi un salmo, chi un insegnamento, chi parole in altra lingua, chi una rivelazione, chi un’interpretazione, si faccia ogni cosa per l’edificazione. (1 Corinzi 14:26)

Questo riguardava la condotta dei cristiani di Corinto quando si riunivano (vi riunite) per l’adorazione, la comunione e la parola di Dio. Quegli incontri della chiesa dovevano essere un momento in cui le persone venivano per partecipare e per dare gli uni agli altri, non solo per ricevere in maniera passiva.

Per necessità, i cristiani di Corinto si riunivano in piccoli gruppi in diverse case. C’erano molte “chiese domestiche” sparse per Corinto. In questi piccoli gruppi c’era libertà e responsabilità di ricevere e dare. Si poteva donare leggendo o cantando un salmo. Un altro potrebbe offrire una parola di insegnamento. Qualcuno potrebbe pregare in una lingua, insieme a un’interpretazione. Qualcun altro potrebbe avere una rivelazione, una parola dal cuore e dalla mente di Dio alla chiesa riunita. In un ambiente piccolo, tipo comunione domestica, questo è il modo in cui la chiesa dovrebbe lavorare insieme.

Quando si riuniscono più persone, questa “condivisione” è più difficile. Dieci persone possono condividere facilmente tra di loro. Ma per trenta, sessanta o cento persone, non c’è tempo a sufficienza affinché tutti riescano a condividere qualcosa. Inoltre in un gruppo più numeroso, il fattore “voglio sentirmi importante parlando con tutti” è molto più presente. Può succedere tra dieci persone, ma quanto è probabile che avvenga tra cento persone! Questo è il motivo per cui alcuni sono benedetti e trovano una grande crescita spirituale in piccoli gruppi nelle case: fornisce un contesto migliore per l’idea di “ognuno condivida qualcosa con gli altri”.

Allo stesso tempo il fulcro di “ognuno condivida qualcosa con gli altri” può avvenire in una chiesa più grande, ma è più espressa in “ognuno condivide qualcosa con qualcun altro”. Dice: “Vengo in chiesa, ma non solo per ricevere una benedizione. Vengo per benedire qualcuno e chiederò a Dio un’opportunità per farlo oggi”. Questo modo di pensare può rendere i quindici minuti all’inizio e i trenta minuti alla fine di una riunione in chiesa, i momenti migliori e più emozionanti della riunione. È un grosso errore pensare: “Se non sono sul pulpito, non posso ministrare a qualcun altro oggi”. Invece, i credenti dovrebbero essere alla ricerca di opportunità per pregare, incoraggiare, aiutare, incontrare, benedire, consigliare, ammonire e amarsi l’un l’altro ogni volta che vengono in chiesa.

Grande chiesa o piccola chiesa, chiesa domestica (cellula) o chiesa “normale”, Dio ci chiama a venire alle riunioni del Suo popolo non solo per ricevere, ma anche per dare. Diamo la nostra attenzione, la nostra adorazione e il nostro orecchio che ascolta al Signore. Ma ci diamo anche l’un l’altro proprio nel modo descritto da Paolo. Questo può rivoluzionare la tua esperienza di andare in chiesa, quindi lascia che quella rivoluzione, una rivoluzione molto biblica, abbia inizio.

David Guzik:

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