Matteo 7 – Il Sermone sul Monte (seguito)
A. Giudizio e discernimento.
1. (1-2) Una dichiarazione riassuntiva sul giudicare gli altri.
«Non giudicate, affinché non siate giudicati. Perché sarete giudicati secondo il giudizio col quale giudicate; e con la misura con cui misurate, sarà pure misurato a voi».
a. Non giudicate, affinché non siate giudicati: Qui Gesù si sposta su un altro tema del Sermone sul Monte. Finora si è occupato soprattutto di temi collegati alla vita spirituale interiore (le attitudini nel dare, pregare, digiunare, il materialismo e l’ansietà per le cose materiali). Ora affronta un argomento importante relativo al modo in cui pensiamo e trattiamo gli altri.
i. Ricordiamo l’invito di Gesù ad avere una giustizia che supera quella degli scribi e dei farisei (Matteo 5:20). Nel modo di pensare di alcuni, il modo per rendersi più giusti è giudicare di più gli altri. Con queste parole Gesù rimprovera questo tipo di pensiero.
b. Non giudicate, affinché non siate giudicati: Con questo comandamento Gesù avverte contro il giudicare gli altri perché, facendolo, saremo giudicati in maniera simile.
i. Tra coloro che sembrano non sapere nulla della Bibbia, questo versetto sembra il più popolare. Eppure, la maggior parte delle persone che citano questo versetto non comprendono ciò che Gesù ha voluto dire. Sembra che pensino (o sperino) che Gesù abbia comandato un’accettazione universale di qualsiasi stile di vita o insegnamento.
ii. Poco più avanti nello stesso sermone (Matteo 7:15-16), Gesù ci comanda di conoscere noi stessi e gli altri dal frutto prodotto dalla vita di ciascuno, che richiede un certo tipo di valutazione. Il cristiano è chiamato a mostrare amore incondizionato, ma non è chiamato ad approvare incondizionatamente. Possiamo veramente amare le persone che fanno cose che non sono degne di approvazione.
iii. Perciò, sebbene questo non proibisca di esaminare le vite degli altri, certamente vieta di farlo nello spirito con cui spesso viene fatto. Un esempio di giudizio ingiusto è quando i discepoli condannarono la donna venuta per ungere i piedi di Gesù con l’olio (Matteo 26:6-13). Pensavano che lo stesse sprecando; Gesù però disse che aveva fatto un’opera buona, che sarebbe stata ricordata per sempre. Espressero un giudizio affrettato, duro e ingiusto.
·Infrangiamo questo comandamento quando pensiamo il peggio degli altri.
·Infrangiamo questo comandamento quando parliamo agli altri solo dei loro difetti.
·Infrangiamo questo comandamento quando giudichiamo una vita intera solo sulla base dei suoi momenti peggiori.
·Infrangiamo questo comandamento quando giudichiamo i motivi nascosti degli altri.
·Infrangiamo questo comandamento quando giudichiamo gli altri senza metterci nei loro panni e nelle stesse circostanze.
·Infrangiamo questo comandamento quando giudichiamo gli altri senza essere consapevoli che noi stessi saremo giudicati.
c. Perché sarete giudicati secondo il giudizio col quale giudicate: Gesù non ha proibito di giudicare gli altri. Egli richiede soltanto che il nostro giudizio sia totalmente equo e che giudichiamo gli altri esclusivamente secondo lo standard secondo cui vorremmo essere giudicati anche noi.
i. Quando il nostro giudizio nei confronti degli altri è sbagliato, spesso non è perché giudichiamo sulla base di qualche standard, ma perché siamo ipocriti nell’applicazione di quello standard – standard che ignoriamo nella nostra vita. Succede di frequente che giudichiamo gli altri secondo uno standard e noi stessi secondo un altro – mostrando maggiore clemenza a noi stessi che agli altri.
d. Con la misura con cui misurate, sarà pure misurato a voi: Si tratta del principio su cui Gesù ha edificato il comandamento: “Non giudicate, affinché non siate giudicati”. Dio misurerà a noi secondo la stessa misura che usiamo per gli altri. Questa è per noi una motivazione potente per essere generosi verso gli altri nell’amore, nel perdono e nella bontà. Se vogliamo ricevere queste cose da Dio in misura maggiore, dobbiamo darle in misura maggiore agli altri.
i. Secondo l’insegnamento di alcuni rabbini al tempo di Gesù, Dio aveva due misure, con le quali giudicava le persone. Una era la misura della giustizia e l’altra la misura della misericordia. La misura che vuoi che Dio usi con te, usala anche tu con gli altri.
ii. Dovremmo giudicare il comportamento altrui solo quando siamo coscienti del fatto che noi stessi saremo giudicati, tenendo anche a mente come vorremmo essere giudicati.
2. (3-5) Illustrazione del principio di Gesù riguardo al giudizio.
«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Ovvero, come puoi dire a tuo fratello: “Lascia che ti tolga dall’occhio la pagliuzza”, mentre c’è una trave nel tuo occhio? Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello».
a. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Le immagini della pagliuzza e della trave sono reali, anche se usate umoristicamente. Gesù fa vedere quanto, in generale, siamo più tolleranti verso il nostro peccato rispetto a quanto lo siamo nei confronti del peccato degli altri.
i. Sebbene sia possibile che una pagliuzza vera e propria sia nell’occhio di qualcuno, ovviamente non ci potrebbe mai essere una trave o un’asse di legno. Gesù adotta queste immagini esagerate e umoristiche per rendere il Suo messaggio più facile da comprendere e da ricordare.
ii. È un’immagine con del senso dell’umorismo: un uomo con una trave in un occhio cerca di aiutare un amico a rimuovere la pagliuzza dal suo occhio. Non puoi immaginarti la scena senza sorridere o trovarla divertente.
iii. Un esempio riguardo al cercare la pagliuzza nell’occhio di un altro, mentre si ignora la trave nel proprio occhio, è quando i capi religiosi condussero a Gesù la donna colta in adulterio. Non c’è dubbio che avesse peccato, ma il loro peccato era di molto peggiore; Gesù lo portò alla luce con questa affermazione: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei (Giovanni 8:7).
b. Mentre c’è una trave nel tuo occhio: Gesù mostra che colui che ha la trave nel proprio occhio non subito se ne accorge. È cieco a un suo difetto palese. È il tentativo di correggere il difetto di qualcun altro, quando noi stessi abbiamo lo stesso difetto (o persino più grande), che ci fa meritare l’accusa: “Ipocrita!”
i. “Gesù è mansueto, ma chiama ‘ipocrita’ quell’uomo che si lamenta delle piccole cose negli altri, ma non presta alcuna attenzione alle questioni importanti a casa nella sua persona.” (Spurgeon)
ii. La nostra ipocrisia in queste questioni è quasi sempre più evidente agli altri che a noi stessi. Possiamo pure trovare un modo per ignorare la trave nel nostro occhio, ma gli altri la noteranno subito. Un buon esempio di questo tipo di ipocrisia fu la reazione di Davide alla storia di Nathan riguardo all’uomo che aveva rubato e ucciso ingiustamente l’agnello di un altro uomo. Davide non esitò a condannare l’uomo, ma era accecato dal suo stesso peccato, che era molto più grande (2 Samuele 12).
c. Togli prima dal tuo occhio la trave e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello: Gesù non dice che sbagliamo ad aiutare nostro fratello con la pagliuzza nell’occhio. Anzi, è una cosa buona aiutare il proprio fratello a rimuovere la sua pagliuzza, ma non prima di esserci occupati della trave nel nostro occhio.
3. (6) Equilibrare l’amore con il discernimento.
«Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con i piedi e poi si rivoltino per sbranarvi».
a. Non date ciò che è santo ai cani: Dopo averci messo in guardia contro gli atteggiamenti di giudizio e la critica ipocrita, Gesù ci ricorda che non ha voluto dire che il popolo del Suo regno non deve usare più il discernimento. Bisogna discernere che ci sono cose buone e preziose che non vanno date a coloro che le riceverebbero con disprezzo.
i. Si può dire che Gesù intende: “Non fare il moralista, ma non sbarazzarti nemmeno di tutto il discernimento”.
ii. I cani e i porci vengono spesso visti come coloro che sono ostili al Regno di Dio e al messaggio che lo annuncia. Il nostro amore per gli altri non deve renderci ciechi di fronte al loro rigetto della buona notizia del regno.
iii. Eppure, potremmo considerare questo concetto nel contesto delle parole di prima contro gli ipocriti. Può darsi che nella mente di Gesù i cani e i porci rappresentino i credenti ipocriti e moralisti.A questi peccatori ipocriti non si dovrebbero offrire le perle che appartengono alla comunità dei santi.
iv. La Didaché o, per citarne il titolo completo, la Dottrina dei dodici apostoli, che risale al 100 d.C. ed è il primo libro della Chiesa cristiana sull’ordine del culto, dice: “Che nessuno mangi o beva la propria Eucaristia se non coloro che sono battezzati nel nome del Signore; perché, a tal proposito, il Signore disse: ‘Non date ciò che è santo ai cani’.” (Barclay)
v. Gesù si è espresso anche nel contesto della correzione di un altro fratello o sorella. La correzione secondo Dio è una perla (anche se può far male inizialmente) che non deve essere gettata davanti ai porci (coloro che sono determinati a non riceverla).
b. Non gettate le vostre perle davanti ai porci: Le nostre perle del prezioso vangelo possono solo confondere coloro che non credono, che sono stati accecati dal dio di questo secolo affinché non vedano la verità (2 Corinzi 4:4), esponendo solamente il vangelo alla loro derisione.
i. “Il vangelo dev’essere predicato ad ogni creatura, Marco 16:15. Quando però i giudei si indurivano e parlavano male della Via in presenza della folla, Atti 19:9, gli apostoli smisero di predicare a loro.” (Poole)
ii. Ovviamente, Gesù non ha detto tutto questo per scoraggiarci dal condividere il vangelo. Precedentemente in questo sermone Gesù ci ha detto di far brillare la nostra luce davanti al mondo (Matteo 5:13-16). L’ha detto per chiamarci al discernimento e per incoraggiarci a cercare quei cuori pronti che sono in attesa di ricevere. Quando troviamo cuori così, possiamo credere che Dio ha già cominciato a operare in loro.
B. Ulteriori istruzioni sulla preghiera.
1. (7-8) Gesù ci invita a chiedere, cercare e bussare continuamente.
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa».
a. Chiedete… cercate… bussate: Notiamo una crescita in intensità, che va da chiedere a cercare e poi a bussare. Gesù ci ha detto di avere intensità, passione e costanza nella preghiera. Il fatto che Gesù riprende il tema della preghiera – già affrontato con una certa profondità in Matteo 6:5-15 – ne rivela l’importanza.
i. In questa triplice descrizione della preghiera con chiedere, cercare e bussare vediamo i diversi aspetti della preghiera e i diversi aspetti della sua ricompensa.
·Pregare è come chiedere, presentando semplicemente le proprie richieste a Dio; e chiunque chiede riceve. Ricevere è la ricompensa del chiedere.
·Pregare è come cercare, ricercare Dio, la Sua Parola e la Sua volontà; e chi cerca trova. Trovare è la ricompensa del cercare.
·Pregare è come bussare finché la porta non si apre, mentre cerchiamo di entrare nel grande palazzo celeste del nostro Gran Re. Entrare nel Suo palazzo attraverso la porta aperta è la ricompensa del bussare, la ricompensa migliore di tutte.
ii. “Chiedete con certezza e umiltà. Cercate con premura e applicazione. Bussate con determinazione e perseveranza.” (Clarke)
iii. Il concetto del bussare implica anche che percepiamo della resistenza. Dopotutto, se la porta fosse già aperta, non ci sarebbe alcun bisogno di bussare. Ma Gesù ci incoraggia: “Anche quando ti accorgi che la porta è chiusa e devi bussare, allora fallo e continua a farlo, e la risposta arriverà.”
iv. Eppure, l’immagine del bussare implica altresì che c’è una porta che può essere aperta. “Le Sue porte sono fatte per essere aperte: sono state create con lo scopo di far entrare; similmente, il benedetto vangelo di Dio è fatto apposta per farti entrare nella vita e nella pace. Non servirebbe a nulla bussare contro un muro, ma puoi bussare tranquillamente a una porta, perché è stata pensata per essere aperta.” (Spurgeon)
v. Arriviamo alla porta di Dio e tutto ciò che dobbiamo fare è bussare. Se fosse stata chiusa a chiave per impedirci l’ingresso, avremmo bisogno degli attrezzi di uno scassinatore per forzarla, ma non ce n’è bisogno; tutto ciò che dobbiamo fare è bussare. Pur non avendo la maestria di un ladro, posso comunque bussare – questo, lo so fare!
vi. “Qualsiasi uomo privo d’istruzione sa bussare, se è tutto ciò che gli è richiesto… Un uomo può bussare anche senza essere un filosofo. Uno sciocco può bussare. Un cieco può bussare. Un uomo con una mano paralizzata può bussare… Il modo per aprire le porte del cielo è stato semplificato meravigliosamente per coloro che sono abbastanza umili da seguire la guida dello Spirito Santo e chiedono, cercano e bussano con fede. Dio non ha provveduto una salvezza comprensibile solo agli uomini colti… è destinata agli ignoranti, agli sprovveduti e ai moribondi, così come agli altri, e deve perciò essere semplice come bussare a una porta.” (Spurgeon)
b. Chiedete e vi sarà dato: Dio promette una risposta a colui che Lo cerca diligentemente. Molte delle nostre preghiere senza passione non trovano risposta per una buona ragione, perché è quasi come se chiedessimo a Dio di occuparsi di qualcosa di cui a noi importa poco o niente.
i. Dio dà valore alla costanza e alla passione nella preghiera, perché sono due aspetti che mostrano che abbiamo il Suo cuore. Ciò dimostra che ci importa delle cose che importano a Lui. La preghiera costante non serve per vincere la riluttanza ostinata di Dio; Gli dà gloria, esprimere una dipendenza da Lui e allinea sempre più il nostro cuore al Suo.
ii. Nessun’anima prega invano se prega come indicato sopra. La verità e la fedeltà del Signore Gesù ne garantiscono il successo. – RICEVERETE – TROVERETE – SARÀ APERTO. Queste parole sono strettamente vincolanti per Dio, proprio come il non uccidere lo è per l’uomo. Porta con te la parola di Cristo e il sacrificio di Cristo e neanche una delle benedizioni del Cielo potrà esserti negata.” (Clarke)
2. (9-11) Gesù illustra la natura generosa di Dio.
«Vi è tra voi qualche uomo che, se suo figlio gli chiede del pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a coloro che gliele chiedono».
a. Vi è tra voi qualche uomo che, se suo figlio gli chiede del pane, gli darà una pietra: Gesù dice chiaramente che Dio non deve essere persuaso o placato mediante la preghiera. Egli vuole darci non soltanto il pane, ma molto di più di quello che chiediamo.
i. Grazie a Dio, ogni volta che chiediamo inconsapevolmente qualcosa di non buono come una serpe, Dio, come un genitore amorevole, spesso usa misericordia e ci risparmia la giusta punizione per la nostra ignoranza.
b. Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli: È blasfemo negare la risposta di Dio al cuore che cerca. Così lasciamo intendere che Dio è peggiore persino di un uomo malvagio.
i. Invece, in confronto al migliore dei padri umani, quanto più Dio è un Padre buono e amorevole. “‘Quanto più!’ dice il nostro Signore e non specifica quanto di più, ma lo lascia alla nostra meditazione.” (Spurgeon)
ii. “Che immagine viene data qui della bontà di Dio! Lettore, chiedi alla tua anima: questo Padre celeste potrebbe condannare alla dannazione eterna incondizionata qualsiasi creatura che Egli ha fatto? Colui che può credere che Egli l’ha fatto può credere qualsiasi cosa: ma comunque DIO È AMORE.” (Clarke)
C. Conclusione del Sermone sul Monte: Un riassunto parziale e un nuovo appello alla decisione.
1. (12) Un riassunto degli insegnamenti etici di Gesù riguardo al trattamento degli altri: la Regola d’Oro.
«Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro, perché questa è la legge ed i profeti».
a. Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro: Il corrispettivo al negativo di questo comandamento era conosciuto da molto prima di Gesù. Si diceva già da tempo: “Non fare al tuo prossimo ciò che non vuoi che egli faccia a te”. Ma è un progresso significativo che Gesù l’abbia reso al positivo, cioè dire che dovremmo fare agli altri ciò che vogliamo che loro facciano a noi.
i. “La Regola d’Oro non è stata inventata da Gesù; si riscontra in molte forme in contesti decisamente diversi. Intorno al 20 d.C. il Rabbino Hillel, sfidato da un gentile a riassumere la legge nel poco tempo in cui il gentile sarebbe riuscito a stare in piedi su una gamba sola, si dice abbia risposto così: ‘Ciò che trovi odioso per te stesso, non farlo a nessun altro. Questa è tutta la legge; tutto il resto è il commentario. Va’ e imparalo’. (b. Shabbath 31a). Sembra che solo Gesù abbia espresso la regola al positivo.” (Carson)
ii. Così facendo, Gesù rende il comandamento molto più ampio. È la differenza tra il non infrangere le leggi della strada e il fare qualcosa di positivo come aiutare un automobilista in panne. Secondo la forma negativa di questa regola, le capre di 25:31-46 sarebbero considerate “non colpevoli”. Invece, secondo la forma positiva della Regola d’Oro – come formulata da Gesù – sono considerate, di fatto, colpevoli.
iii. Ciò si applica soprattutto alla comunione tra credenti. Se vogliamo sperimentare l’amore e vedere le persone tenderci una mano, dobbiamo amare e tendere una mano verso gli altri.
iv. “Nessuno, se non colui il cui cuore è ricolmo d’amore verso Dio e tutto il genere umano, può osservare questo precetto nello spirito o nella lettera… Sembra come se Dio l’avesse scritto sui cuori di tutti gli uomini, visto che modi di dire di questo tipo si possono trovare in tutte le nazioni, giudee, cristiane e pagane”. (Clarke)
b. Perché questa è la legge ed i profeti: Gesù mostra che questo semplice principio – la Regola d’Oro – riassume tutto ciò che la legge ed i profeti dicono riguardo al modo in cui dovremmo trattare gli altri. Se solo trattassimo gli altri come vorremmo essere trattati noi, ubbidiremmo naturalmente a tutto ciò che la legge prescrive intorno alle nostre relazioni con gli altri.
i. “Oh, se ogni uomo la mettesse in pratica, non ci sarebbero più schiavitù, guerre, parlare volgare, percosse, menzogne, furti; tutto sarebbe invece giustizia e amore! Che regno è questo che ha una tale legge!” (Spurgeon)
ii. Ciò rende la legge più facile da capire, ma non la rende affatto più semplice da osservare. Nessuno ha mai fatto costantemente agli altri ciò che vorrebbe che gli fosse fatto dagli altri.
2. (13-14) La decisione tra due vie e una delle due destinazioni.
«Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!»
a. Entrate per la porta stretta: Gesù non parla di questa porta in termini del nostro destino, ma come di un ingresso a un sentiero. Ci sono una via giusta e una via sbagliata, e Gesù fa appello ai Suoi ascoltatori affinché decidano di incamminarsi per la strada più angusta, che conduce alla vita.
i. Egli sapeva e insegnava che non tutte le vie e non tutte le destinazioni sono ugualmente buone. Una conduce alla perdizione, l’altra alla vita.
ii. “La porta stretta indica letteralmente quello che noi chiamiamo portoncino pedonale, cioè una piccola porta inserita in un portone più grande. (Clarke)
iii. “Gesù non sta incoraggiando i discepoli devoti, i ‘cristiani’, a perseverare sulla via stretta ed essere ricompensati alla fine. Piuttosto, comanda loro di incamminarsi sul sentiero caratterizzato dalla persecuzione ed essere premiati alla fine.” (Carson)
b. Stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita: La vera porta è stretta e angusta. Se la tua strada ha una porta facile e molto frequentata, fai bene a fare attenzione.
i. “Perciò, non devi meravigliarti se i miei precetti sono duri verso le tue apprensioni carnali, né devi scandalizzarti anche se vedi solo pochi che prendono la strada giusta che porta al regno dei cieli.” (Poole)
3. (15-20) Il pericolo dei falsi profeti e la decisione tra due alberi e i loro frutti.
«Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Voi li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie uva dalle spine o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono produce frutti buoni; ma l’albero cattivo produce frutti cattivi. Un albero buono non può dare frutti cattivi, né un albero cattivo dare frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto è tagliato, e gettato nel fuoco. Voi dunque li riconoscerete dai loro frutti».
a. Guardatevi dai falsi profeti: Gesù ci ha appena messo in guardia contro un sentiero che conduce alla perdizione. Ora ci ricorda che ci sono molti che tentano di guidarci lungo la via larga, che conduce alla perdizione. Il primo passo per combattere questi falsi profeti è semplicemente guardarsi da loro.
i. “Gli avvertimenti contro i falsi profeti si fondano necessariamente sulla convinzione che non tutti i profeti sono veraci, che la verità può essere violata e che i nemici del vangelo celano solitamente la propria ostilità e cercano di farsi passare come fratelli nella fede.” (Carson)
b. Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci: È nella natura di questi falsi profeti ingannare e nascondere il loro vero carattere. Spesso ingannano persino sé stessi, credendosi delle pecore quando, in realtà, sono dei lupi rapaci.
i. “La colpa basilare dei falsi profeti è l’interesse personale” (Barclay). Può essere espresso da un desiderio di guadagno o una vita agiata, un desiderio di prestigio, o il desiderio di far avanzare le proprie idee e non quelle di Dio.
c. Voi li riconoscerete dai loro frutti: Ci guardiamo dai falsi profeti facendo attenzione ai loro frutti. Ciò significa stare attenti a molti aspetti della loro vita e del loro ministero.
i. Dovremmo porre attenzione al modo di vivere mostrato da un insegnante. Mostrano rettitudine, umiltà e fedeltà nel modo in cui vivono?
ii. Dovremmo fare attenzione al contenuto dei loro insegnamenti. È un frutto genuino che procede dalla Parola di Dio, o è incentrato sull’uomo e fa appiglio alle orecchie che vogliono essere solleticate?
iii. Dovremmo fare attenzione agli effetti dei loro insegnamenti. Le persone stanno crescendo in Gesù o vengono solamente intrattenute per poi, alla fine, sviarsi?
d. Così, ogni albero buono produce frutti buoni; ma l’albero cattivo produce frutti cattivi: Questi frutti sono il risultato inevitabile di chi siamo. Alla fine – anche se ci può volere un po’ di tempo prima che il raccolto arrivi – il frutto buono o cattivo è evidente, rivelando che tipo di “albero” siamo.
i. Ogni albero che non dà buon frutto: “Non avere buon frutto vuole dire averlo cattivo: non ci può essere una sterilità innocente nell’albero invisibile del cuore. Colui che non porta nessun frutto e colui che porta un frutto cattivo sono solo buoni per il fuoco. (Clarke)
ii. “Non sono solo gli empi, i portatori di bacche velenose, che saranno abbattuti; anche il neutrale, l’uomo che non porta alcun frutto di virtù positiva, dev’essere gettato nel fuoco.” (Spurgeon)
iii. Precedentemente nel capitolo, Gesù ci ha avvertiti di giudicare prima noi stessi, di cercare la trave nel nostro occhio prima di volgere la nostra attenzione alla pagliuzza nell’occhio del nostro prossimo; pertanto, prima di domandarcelo riguardo a qualcun altro, dovremmo innanzitutto chiederci: “Io porto frutto alla gloria di Dio?”
4. (21-23) La decisione tra due dichiarazioni sulla Signoria di Gesù, una falsa e l’altra vera.
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome, e nel tuo nome scacciato demoni e fatte nel tuo nome molte opere potenti?” E allora dichiarerò loro: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità”».
a. Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli: Gesù fa riferimento qui a una confessione verbale vera e propria, dove questi chiamano Gesù Signore. Ciò è fondamentale, ma di per sé non sufficiente.
i. Dobbiamo fare uso delle parole “Signore, Signore” – altrimenti non possiamo essere salvati. Anche se gli ipocriti possono dirlo, non dobbiamo vergognarci noi a proclamarlo. Ciononostante, da solo non basta.
ii. Quest’avvertimento di Gesù si applica a coloro che parlano o dicono cose a Gesù o su Gesù, ma non lo dicono col cuore. Non significa che credono che Gesù sia un diavolo; ripetono semplicemente le parole molto superficialmente. La loro mente è altrove, ma credono che ci sia del valore nelle semplici parole e nell’adempimento di qualche tipo di dovere religioso senza cuore, senza anima, senza spirito – nient’altro che parole e pensieri passeggeri.
iii. Quest’avvertimento di Gesù si applica a coloro che dicono “Signore, Signore”, ma la cui vita spirituale non ha niente a che vedere con la loro vita quotidiana. Vanno in chiesa, forse adempiono ogni giorno qualche dovere religioso, ma peccano contro Dio e l’uomo come chiunque altro. “Ci sono quelli che parlano come angeli e vivono come diavoli; che hanno la lingua vellutata di Giacobbe, ma le mani rozze di Esaù.” (Trapp)
b. Chiunque mi dice… mi diranno in quel giorno: È sconvolgente che Gesù abbia dichiarato che le persone dovranno comparire davanti a Lui alla fine, nel giorno del giudizio, e che è Lui ad essere chiamato Signore. Questo maestro sconosciuto in una zona remota del mondo proclamava di essere il giudice di tutti gli uomini in quel giorno.
i. Dicendo “in quel giorno”, Gesù ha attirato la nostra attenzione a un giorno futuro di giudizio per tutti gli uomini. “Qual è l’obiettivo principale della tua vita? Ci penserai tanto “in quel giorno”, così come fai adesso? Ti considererai saggio per averlo perseguito così ferventemente? Ti illudi di poterlo difendere adesso, ma sarai in grado di difenderlo allora, quando tutte le cose della terra e il tempo si saranno sciolti fino ad essere ridotti al nulla?” (Spurgeon)
c. Signore, Signore, non abbiamo noi: Le persone di cui parla Gesù qui vantavano dei conseguimenti spirituali notevoli. Hanno profetizzato, scacciato demoni e fatte molte opere potenti. Sono tutte cose meravigliose, ma non significano nulla senza una vera comunione, una vera connessione con Gesù.
i. Non sembra che Gesù dubitasse delle loro affermazioni di aver compiuto opere miracolose. Non ha detto: “Non è vero che avete profetizzato, scacciato demoni o compiuto miracoli”. Questo ci porta a comprendere che a volte i miracoli avvengono attraverso dei falsi credenti, ricordandoci che, in fin dei conti, i miracoli non dimostrano nulla.
ii. Un fatto significativo è che hanno fatto queste cose nel nome di Gesù. Eppure, non hanno mai avuto veramente una relazione d’amore e di comunione con Lui. “A motivo del mio amore per le anime degli uomini ho benedetto la vostra predicazione; ma voi, non ho mai potuto stimarvi, perché eravate privi dello spirito del mio Vangelo, empi nei vostri cuori e ingiusti nella vostra condotta.” (Clarke)
iii. “Se la predicazione potesse salvare un uomo, Giuda non sarebbe stato condannato. Se la profezia potesse salvare un uomo, Balaam non sarebbe naufragato.” (Spurgeon)
d. Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità: Alla fine, c’è una sola base di salvezza; non si tratta solamente di una confessione verbale né di “opere spirituali”, ma di conoscere Gesù e di essere conosciuti da Lui. È la nostra connessione con Lui – per mezzo del dono della fede che Egli ci dà – che garantisce la nostra salvezza. Se siamo connessi a Gesù, siamo sicuri; senza una connessione con Lui, tutti i miracoli e le grandi opere non provano nulla.
i. “Che parola terribile! Che separazione terrificante! Allontanatevi da ME! Da quello stesso Gesù che avete proclamato, uniti al quale soltanto si trova la vita eterna. Perché, se siamo uniti a Cristo, tutto è cielo; se siamo separati da Lui, tutto è inferno.” (Clarke)
ii. Inoltre, non si tratta di persone che hanno perso la propria salvezza. Anzi, non l’hanno mai avuta veramente (Io non vi ho mai conosciuti).
5. (24-27) La decisione tra due costruttori e il loro destino.
«Perciò, chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, io lo paragono ad un uomo avveduto, che ha edificato la sua casa sopra la roccia. Cadde la pioggia, vennero le inondazioni, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa; essa però non crollò, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque invece ode queste parole e non le mette in pratica, sarà paragonato ad un uomo stolto, che ha edificato la sua casa sulla sabbia. Cadde poi la pioggia, vennero le inondazioni, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa; essa crollò e la sua rovina fu grande».
a. Io lo paragono ad un uomo avveduto, che ha edificato la sua casa sopra la roccia: Nell’illustrazione di Gesù dei due costruttori entrambe le case sembravano identiche dall’esterno. Il vero fondamento della nostra vita di solito è nascosto ed è messo alla prova solo nelle tempeste, che possiamo dire giungono sia dal cielo (pioggia) che dalla terra (inondazioni).
i. “L’articolo usato non denota una singola roccia ma una categoria – un fondamento roccioso.” (Bruce)
ii. “L’uomo avveduto e l’uomo stolto erano impegnati entrambi esattamente nelle stesse occupazioni e, in misura notevole, hanno realizzato lo stesso progetto; entrambi si sono messi a costruire delle case, entrambi hanno perseverato nella costruzione, entrambi le hanno completate. La somiglianza tra i due è davvero impressionante.” (Spurgeon)
b. Cadde la pioggia, vennero le inondazioni, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa: Una tempesta (pioggia, inondazioni, venti) era il massimo della potenza per le generazioni che non disponevano di armi nucleari. Gesù ci avverte che le fondamenta delle nostre vite saranno scosse prima o poi, sia ora (nelle prove) che nel giorno finale del giudizio davanti a Dio.
i. Il tempo e le tempeste della vita daranno prova della forza delle fondamenta di ciascuno, anche quando sono nascoste. Forse ci sorprenderemo quando vedremo chi avrà costruito veramente sopra un buon fondamento. “Alla fine, mentre Giuda tradì Gesù di notte, Nicodemo Lo confessò fedelmente di giorno.” (Trapp)
ii. È meglio che testiamo il fondamento della nostra vita adesso piuttosto che dopo, al nostro giudizio di fronte a Dio, quando sarà troppo tardi poter cambiare il nostro destino.
iii. Probabilmente Gesù aveva in mente un passaggio dell’Antico Testamento: Quando passa la tempesta, l’empio non è più, ma il giusto ha un fondamento eterno. (Proverbi 10:25)
c. Chiunque invece ode queste parole e non le mette in pratica: Ascoltare la Parola di Dio soltanto non basta a fornire un fondamento sicuro. È necessario che siamo anche facitori della Sua Parola. Se non lo siamo, commettiamo il peccato che ci ritroverà sicuramente, il peccato del non fare nulla (Numeri 32:23) – e grande sarà la nostra rovina.
i. “Dove risiedeva la follia del secondo costruttore? Non nell’aver cercato intenzionalmente delle cattive fondamenta, ma nel non averle considerate affatto… La sua colpa non fu un errore di giudizio ma di sconsideratezza. Non è, come si suppone comunemente, una questione di due fondamenti, ma riguarda il considerare e il trascurare il fondamento.” (Bruce)
ii. “La loro miseria e la loro calamità saranno tanto più grandi quanto più forti sono state le loro speranze, e alla loro disgrazia si aggiunge la delusione delle loro aspettative.” (Poole)
iii. Eppure, nessuno può leggere questo senza vedere che non le ha messe, non le mette e non le metterà mai perfettamente in pratica. Anche se le mettiamo in pratica in senso generale (e dovremmo), la rivelazione del Regno di Dio nel Sermone sul Monte ci riporta sempre alla consapevolezza di essere dei peccatori bisognosi del nostro Salvatore. “Il Monte dell’enunciazione etica rivela il bisogno del Monte della Croce.” (Morgan)
6. (28-29) L’effetto del sermone di Gesù su coloro che lo hanno ascoltato.
Ora, quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle stupivano della sua dottrina, perché egli le ammaestrava, come uno che ha autorità e non come gli scribi.
a. Perché egli le ammaestrava, come uno che ha autorità e non come gli scribi: I Suoi ascoltatori non poterono non notare che Gesù insegnava con un’autorità assente negli altri insegnanti dei Suoi giorni, i quali molte volte citavano solo altri rabbini. Gesù parlava con autorità innata, con l’autorità della Parola rivelata di Dio
i. “Gli scribi parlavano attingendo da altre autorità, basando tutto quello che dicevano sulle tradizioni di ciò che era stato già detto prima. Gesù parlava con autorità, direttamente dalla Sua stessa anima.” (Bruce)
ii. “Due cose li avevano sorpresi: lo spessore del Suo insegnamento e la maniera. Non avevano mai sentito una dottrina simile prima; i precetti che aveva esposto erano piuttosto nuovi per i loro pensieri. Ma ciò che li sbalordì fu principalmente la Sua maniera, caratterizzata da una tale certezza, potenza e peso che non avevano mai visto.” (Spurgeon)
b. Le folle stupivano della sua dottrina: Ogni volta che la Parola di Dio viene presentata per com’è veramente, con la sua potenza intrinseca, sbalordirà le persone e si distinguerà dalle mere opinioni umane.
i. Se comprendiamo veramente Gesù nel Sermone sul Monte, dobbiamo rimanere stupiti anche noi.Se non ne siamo stupiti, allora probabilmente non abbiamo sentito o capito veramente ciò che Gesù ha detto.
ii. Fu una cosa buona che gli ascoltatori si stupirono, ma non sarebbe stato buono se l’effetto fosse stato tutto lì. Un buon predicatore vuole sempre fare di più che stupire i propri ascoltatori.
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