Matteo 5




Matteo 5 – Il Sermone sul Monte

A. Introduzione al Sermone sul Monte.

1. (1) Gesù si preparare ad ammaestrare i Suoi discepoli.

Ed egli, vedendo le folle, salì sul monte e, come si fu seduto, i suoi discepoli gli si accostarono.

a. Ed egli, vedendo le folle: Nella sezione precedente abbiamo letto che grandi folle lo seguivano, provenienti da molte regioni diverse (Matteo 4:25). Per questo motivo, Gesù salì sul monte.

i. È sbagliato pensare che Gesù salì sul monte per separarsi dalle moltitudini. È vero che Gesù impartì questo insegnamento ai Suoi discepoli, a cui il termine probabilmente si riferisce in maniera generica, includendo parecchi di coloro che erano tra le grandi folle che lo seguivano, menzionate in Matteo 4:25. Alla fine del Sermone sul Monte, le persone in generale avevano udito il Suo messaggio e ne furono meravigliate (Matteo 7:28).

ii. Luca afferma che questo stesso insegnamento, in un’altra occasione, fu rivolto alla folla dei suoi discepoli e con un gran numero di popolo da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per udirlo e per essere guariti dalle loro malattie (Luca 6:17). Ciononostante, all’inizio dell’insegnamento Luca scrive: Quindi egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva (Luca 6:20). Il significato è molto simile a quello in Matteo, cioè che il sermone fu predicato ai discepoli di Gesù, ma discepoli nel senso lato di coloro che lo avevano seguito e lo avevano udito; non nel senso stretto dei soli Dodici.

iii. “Gesù non era di spirito monastico e non aveva due dottrine, una per i molti e un’altra per i pochi come Buddha. Il Suo sommo insegnamento… era inteso per tutte le genti.” (Bruce)

iv. “Una cripta o una caverna non avrebbe rispecchiato affatto un messaggio che deve essere proclamato dai tetti e predicato a ogni creatura sotto il cielo.” (Spurgeon)

b. Come si fu seduto: In quella cultura era la postura abituale di chi insegnava. Era consuetudine dell’insegnante sedersi e degli ascoltatori rimanere in piedi.

i. “Stare seduti era la postura canonica degli insegnanti della sinagoga e della scuola (Luca 4:20; cfr. Matteo 13:2; 23:2; 24:3).” (Carson)

ii. A questo punto, nel resoconto di Matteo, Gesù parlerà e insegnerà; è Dio che parla non più attraverso un personaggio umano ispirato come Geremia, Isaia o Samuele; ora la verità di Dio viene proclamata attraverso la persona stessa di Dio.

c. I suoi discepoli gli si accostarono: Questa espressione tiene probabilmente conto di un gruppo molto più ampio dei Dodici, che fino ad ora non sono stati presentati come gruppo in questo Vangelo.

i. “Sale sul monte per distanziarsi dalle folle di sotto e i discepoli, ora una comitiva non più esigua, si raccolgono intorno a Lui. Non si escludono forse anche altri, ma i discepoli sono il pubblico vero e proprio.” (Bruce)

2. (2) Gesù inizia a insegnare.

Allora egli, aperta la bocca, li ammaestrava, dicendo:

a. Allora egli, aperta la bocca: Ciò indica che Gesù usò la sua voce con forza per ammaestrare questa folla. Parlava con energia, esprimendo i propri pensieri con fervore.

i. Non è superfluo specificare che ‘egli, aperta la bocca, li ammaestrava’, perché spesso li aveva istruiti mentre la Sua bocca rimaneva chiusa.” (Spurgeon)

ii. “Cominciò a parlare loro con libertà affinché la moltitudine potesse ascoltare” (Poole). “Gesù Cristo parlava come un uomo in fervore; enunciava chiaramente e parlava a gran voce. Faceva risuonare la Sua voce come una tromba e proclamava la salvezza in lungo e in largo, come un uomo che aveva qualcosa da dire ai suoi ascoltatori, che desiderava sentissero e sperimentassero.” (Spurgeon)

iii. Nel greco indica un’affermazione solenne, imponente e maestosa. Si usava, per esempio, per le parole di un oracolo. È la prefazione naturale a una dichiarazione di grande maestosità.” (Barclay)

b. Li ammaestrava, dicendo: Ciò che udirono fu un messaggio che è stato da tempo riconosciuto come la somma degli insegnamenti etici di Gesù – o di chiunque altro. Nel Sermone sul Monte Gesù ci dice come vivere.

i. Si dice che, se prendessi tutti i buoni consigli su come vivere mai proferiti da un qualsiasi filosofo, psichiatra o consulente, rimuovessi tutta la stupidità e li riducessi alla loro vera sostanza, rimarresti con un’imitazione squallida di questo grande messaggio di Gesù.

ii. Il Sermone sul Monte viene considerato a volte come la “Dichiarazione del Regno” di Gesù. I Rivoluzionari americani avevano la loro Dichiarazione d’Indipendenza. Karl Marx aveva il suo Manifesto del partito comunista. Con questo messaggio Gesù dichiarò in cosa consisteva il Suo Regno.

iii. Presenta un programma radicalmente diverso da ciò che la nazione d’Israele si aspettava dal Messia. Non presenta le benedizioni politiche o materiali del regno del Messia. Piuttosto, esprime le implicazioni spirituali del governo di Gesù nelle nostre vite. Questo grande messaggio ci dice come vivremo quando Gesù è il nostro Signore. “Nel I secolo non c’era molto accordo tra i giudei su ciò che sarebbe stato il regno messianico. Una supposizione molto popolare era che il giogo romano sarebbe stato distrutto e che ci sarebbero state pace politica e una prosperità crescente.” (Carson)

iv. È importante comprendere che il Sermone sul Monte non tratta della salvezza in quanto tale, ma espone al discepolo e al potenziale discepolo come il considerare Gesù il Re si traduca nell’etica e nella vita quotidiana.

v. Non è dimostrabile, ma, secondo me, il Sermone sul Monte era il sermone “standard” di Gesù. Era il cuore del Suo messaggio itinerante: una semplice proclamazione di come Dio si aspetta che viviamo, in contrasto con i frequenti fraintendimenti giudaici di come dovrebbe essere quella vita. È possibile che, quando Gesù predicava a dei nuovi ascoltatori, spesso predicasse questo sermone o ne usasse i temi.

vi. Eppure, si può considerare anche come l’addestramento di Gesù sul messaggio che voleva i discepoli portassero agli altri. Era il Suo messaggio, che doveva essere trasferito a loro e attraverso di loro. “Nel Sermone sul Monte, Matteo ci fa vedere come Gesù istruisca i propri discepoli nel messaggio che era Suo e che avrebbero dovuto portare agli uomini” (Barclay). Nel Vangelo di Luca un insegnamento simile al Sermone sul Monte segue immediatamente la scelta dei Dodici da parte di Gesù.

vii. Barclay fa notare, inoltre, che il verbo tradotto con ammaestrava è al tempo imperfetto, “perciò descrive un’azione ripetitiva e abituale, la cui traduzione dovrebbe essere: ‘Questo è ciò che solitamente insegnava loro’”.

viii. È chiaro che il Sermone sul Monte ebbe un impatto significativo sulla chiesa primitiva. I primi cristiani vi facevano sempre riferimento e le loro vite mostravano la gloria di discepoli radicali.

B. Le Beatitudini: il carattere dei cittadini del regno.

La prima parte del Sermone sul Monte è conosciuta come le Beatitudini, che significa “Le Benedizioni”, ma che può anche essere inteso come ciò che dà al credente le sue “abbi – attitudini” – le attitudini che dovrebbe “avere”. Nelle Beatitudini Gesù espone sia la natura che le aspirazioni dei cittadini del Suo regno, i quali hanno e stanno imparando questi tratti caratteriali.

Ognuno di questi tratti caratteriali sono i segni e gli obiettivi di tutti i cristiani. Non possiamo specializzarci in uno ad esclusione degli altri, come nel caso dei doni spirituali. Non possiamo esimerci dalla nostra responsabilità di desiderare ognuna di queste caratteristiche spirituali. Se incontri qualcuno che afferma di essere cristiano, ma non mostra né desidera alcuno di questi tratti, puoi farti legittimamente due domande sulla sua salvezza, visto che non ha il carattere proprio dei cittadini del regno. E, se afferma di aver padroneggiato queste qualità, puoi mettere in dubbio la sua onestà.

1. (3) Il fondamento: la povertà di spirito.

«Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli».

a. Beati: Gesù ha promesso la benedizione ai Suoi discepoli, assicurando che i poveri in spirito sono beati. Il concetto alla base della parola in greco antico per beati è “felici”, però secondo il significato vero e spirituale della parola e non secondo la nostra accezione moderna di comodità o intrattenimento momentaneo.

i. La stessa parola per beati, che in un certo senso significa “felici”, viene attribuita a Dio in 1 Timoteo 1:11: secondo l’evangelo della gloria del beato Dio. “Makarios, perciò, descrive quella gioia che ha in sé il proprio segreto, quella gioia serena, intoccabile e autosufficiente, quella gioia che è totalmente indipendente da tutti i casi e i cambiamenti della vita.” (Barclay)

ii. In Matteo 25:34 Gesù dichiara che nel Giorno del Giudizio dirà al Suo popolo: Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. In quel giorno Egli giudicherà tra i benedetti e i maledetti – Egli conosce e illustra quali sono i requisiti per il benedetto. Inoltre, possiamo affermare che nessuno è mai stato benedetto più di Gesù; Lui sa cosa bisogna fare per avere una vita benedetta.

iii. “Non hai mancato di notare che l’ultima parola dell’Antico Testamento è ‘maledizione’, ed è suggestivo che il sermone di nostro Signore si apra con la parola ‘Beati’.” (Spurgeon)

iv. “Nota, altresì, con gioia che ogni beatitudine è sempre al tempo presente, una felicità di cui godere e gioire ora. Non è ‘Beati saranno’, ma ‘Beati sono’.” (Spurgeon)

b. I poveri in spirito: Non si tratta di una confessione in cui un uomo afferma di essere insignificante per natura o di non avere alcun valore come persona, perché ciò sarebbe falso. Invece, è una confessione di peccaminosità e ribellione, della mancanza totale di virtù morali adeguate a raccomandarlo a Dio.

i. I poveri in spirito riconoscono di non avere alcuna “risorsa” spirituale. Sanno di essere in bancarotta spirituale. Possiamo dire che il greco antico aveva una parola per il “povero che lavora” e una parola per colui che era “veramente povero”. In questo caso Gesù usa la parola per veramente povero. Indica qualcuno che deve mendicare ogni volta per ricevere qualcosa.

ii. La povertà di spirito non si può ricreare artificialmente mediante l’odio per sé stessi; è il frutto dello Spirito Santo e della nostra risposta alla Sua opera nei nostri cuori.

iii. Questa è la prima beatitudine, perché è da dove cominciamo con Dio. “Una scala, per essere utile a qualcosa, deve avere il primo gradino vicino al terreno, o i deboli non saranno mai in grado di salirci. Sarebbe stato uno scoraggiamento atroce per la fede in difficoltà se la prima benedizione fosse stata riservata ai puri di cuore; di fronte a una tale eccellenza un giovane principiante non avanza pretese, mentre alla povertà di spirito può giungere senza oltrepassare i propri confini.” (Spurgeon)

iv. Tutti possono iniziare da qui; i primi ad essere beati non sono i puri, i santi, gli spirituali o i meravigliosi. Tutti possono essere poveri in spirito. “Non ciò che ho, ma ciò che non ho è il primo punto di contatto tra la mia anima e Dio.” (Spurgeon)

c. Perché di loro è il regno dei cieli: I poveri in spirito, tanto poveri da elemosinare, ricevono un premio. Ricevono il regno dei cieli, perché la povertà di spirito è un prerequisito assoluto per ricevere il regno dei cieli; fintantoché coviamo delle illusioni riguardo alle nostre risorse spirituali, non riceveremo mai da Dio ciò di cui abbiamo assolutamente bisogno per essere salvati.

i. “Il regno dei cieli non viene dato in base alla razza, ai meriti, allo zelo e al valore militare degli zeloti, o alla ricchezza di Zaccheo. È data al povero, al pubblicano disprezzato, alla prostituta, a coloro che sono tanto ‘poveri’ da sapere di non poter offrire nulla e nemmeno ci provano. Invocano misericordia e solo questi vengono ascoltati.” (Carson)

ii. “I poveri in spirito vengono sollevati dal letamaio e posti non tra i servi assoldati nel campo, ma tra i principi del regno… ‘Poveri in spirito’; le parole sembrano descrivere i possessori di nulla, eppure descrivono gli eredi di ogni cosa. Felice povertà! I milionari sprofondano nel nulla, i tesori delle Indie vanno in fumo, mentre ai poveri in spirito rimane un regno senza confini, senza fine e senza imperfezioni, che li rende beati nella stima di colui che è Dio sopra tutto e tutti, benedetto in eterno.” (Spurgeon)

iii. La chiamata ad essere poveri in spirito compare per prima per una ragione, perché mette i comandamenti seguenti nella giusta prospettiva. Non possono essere adempiuti con le proprie forze, ma solamente facendo affidamento come un mendicante sulla potenza di Dio. Nessuno fa cordoglio finché non si diventa poveri in spirito; nessuno è mansueto verso gli altri finché non ha una concezione umile di sé stesso. Se non ti accorgi del tuo bisogno e della tua povertà, non sarai mai affamato né assetato di giustizia; se hai una concezione troppo alta di te stesso, ti verrà difficile usare misericordia verso gli altri.

2. (4) La reazione secondo Dio alla povertà di spirito: il cordoglio.

«Beati coloro che fanno cordoglio, perché saranno consolati».

a. Beati coloro che fanno cordoglio: La grammatica del greco indica un livello intenso di cordoglio. Gesù non parla di una tristezza superficiale per le conseguenze del nostro peccato, ma di un’afflizione profonda davanti a Dio per la nostra condizione decaduta.

i. “Il termine greco per fare cordoglio usato qui è la parola per cordoglio più forte nella lingua ellenica. È la parola che viene usata in riferimento al cordoglio per i morti, al lamento appassionato per colui che era amato.” (Barclay)

ii. Il pianto è per la condizione umile e bisognosa dell’individuo e della società, ma con la consapevolezza che tale umiltà e necessità sono a causa del peccato. Coloro che fanno cordoglio, in realtà, fanno cordoglio per il peccato e le sue conseguenze.

iii. Questo cordoglio è la tristezza secondo Dio che produce ravvedimento a salvezza, descritta da Paolo in 2 Corinzi 7:10.

b. Perché saranno consolati: A coloro che fanno cordoglio per il proprio peccato e la propria condizione di peccato è promessa consolazione. Dio permette questo dolore nelle nostre vite nella forma di sentiero, non di destinazione.

i. Coloro che fanno cordoglio possono conoscere qualcosa di speciale su Dio; la comunione delle Sue sofferenze (Filippesi 3:10), una vicinanza all’Uomo dei Dolori, conoscitore della sofferenza (Isaia 53:3).

3. (5) Il passo successivo: la mansuetudine.

«Beati i mansueti, perché essi erediteranno la terra».

a. Beati i mansueti: È impossibile tradurre la parola in greco antico praus (mansueti) con una singola parola in italiano. Dà l’idea del giusto equilibrio tra la rabbia e l’indifferenza, di una personalità forte adeguatamente controllata e di umiltà.

i. Nel vocabolario della lingua greca antica i mansueti non erano persone passive o che si facevano maltrattare facilmente. L’idea principale alle base della parola “mansueti” era la forza sotto controllo, come un forte stallone addestrato a svolgere il proprio lavoro piuttosto che a imbizzarrirsi.

ii. “In linea generale, i greci consideravano la mansuetudine un vizio, perché non la distinguevano dal servilismo. Essere mansueti verso gli altri implica essere liberi da uno spirito malizioso e vendicativo.” (Carson)

iii. “I mansueti, che possono arrabbiarsi, ma trattengono la propria ira in ubbidienza alla volontà di Dio, non si arrabbiano a meno che non possano arrabbiarsi e non peccare, né si lasciano provocare facilmente dagli altri.” (Poole)

iv. “Gli uomini che subiscono torti senza amarezza o desiderio di vendetta.” (Bruce)

v. Le prime due beatitudini sono perlopiù interiori; la terza parla del modo di relazionarsi con il proprio prossimo. Le prime due erano principalmente negative; la terza è palesemente positiva.

vi. Essere mansueti significa mostrare la propria volontà di sottomettersi e di lavorare sotto la giusta autorità. Fa vedere anche una disposizione a ignorare i propri “diritti” e privilegi. Un conto è che sia io ad ammettere la mia bancarotta spirituale, ma se lo fa qualcun altro per me? Reagisco mansuetamente? Questo beato è mansueto:

·Sono mansueti di fronte a Dio coloro che si sottomettono alla Sua volontà e si conformano alla Sua Parola.

·Sono mansueti di fronte agli uomini coloro che sono forti, ma sono anche umili, miti, pazienti e longanimi.

vii. “La parola inglese meek (mansueto) deriva dall’anglosassone antico meca o meccea, che significa un compagno o un eguale, perché colui che è di spirito mansueto o gentile è sempre pronto ad associarsi con i minimi tra coloro che temono Dio, che non si sente superiore a nessuno; che sa bene di non avere alcun bene spirituale o materiale, ma di aver ricevuto tutto ciò che ha dalla sola grazia di Dio, e di non aver mai meritato alcun favore dalla Sua mano.” (Clarke)

b. Perché essi erediteranno la terra: Non possiamo altro che essere mansueti, disposti a controllare ogni nostro desiderio per i nostri diritti e privilegi, perché siamo fiduciosi che Dio veglia su di noi e che proteggerà la nostra causa.La promessa “essi erediteranno la terra” dimostra che Dio non permetterà che i Suoi mansueti rimangano a mani vuote.

i. “Sembra che vengano scartati dal mondo, ma non sarà così, ‘perché essi erediteranno la terra’. I lupi divorano le pecore, eppure nel mondo ci sono più pecore che lupi; e le pecore continuano a moltiplicarsi e a nutrirsi in pascoli verdeggianti.” (Spurgeon)

ii. “I mansueti d’Inghilterra, cacciati dalla loro patria dall’intolleranza religiosa, hanno ereditato il continente d’America.” (Bruce)

iii. “Ho dovuto solo posarvi lo sguardo, mentre il sole la illuminava, e guardare poi al cielo e dire: ‘Padre mio, tutto questo ti appartiene; perciò, appartiene anche a me, perché sono un erede di Dio e un coerede di Gesù Cristo’. È così quindi che l’uomo dallo spirito mansueto eredita tutta la terra.” (Spurgeon)

iv. Nelle tre prime beatitudini notiamo che l’uomo naturale non trova alcuna felicità o benedizione nella povertà spirituale, nel cordoglio o nella mansuetudine. Si tratta di una benedizione soltanto per l’uomo spirituale, per coloro che sono nuove creature in Gesù.

4. (6) Il desiderio di colui che ha povertà di spirito, fa cordoglio ed è mansueto: la giustizia.

«Beati coloro che sono affamati e assetati di giustizia, perché essi saranno saziati».

a. Beati coloro che sono affamati: Descrive una fame intensa che non può essere soddisfatta da uno spuntino. È un desiderio che perdura e non è mai completamente soddisfatto da questa parte dell’eternità.

·Questa passione è reale, proprio come sono reali la fame e la sete.

·Questa passione è naturale, proprio come sono naturali la fame e la sete in una persona sana.

·Questa passione è intensa, proprio come possono esserlo la fame e la sete.

·Questa passione può essere dolorosa, proprio come la fame e la sete reali possono provocare dolore.

·Questa passione è un elemento trainante, proprio come la fame e la sete possono spingere un uomo.

·Questa passione è un segno di salute, proprio come avviene con la fame e la sete.

b. Affamati e assetati di giustizia: Vediamo cristiani che sono affamati di molte cose: potere, autorità, successo, agio, felicità – ma quanti sono affamati e assetati di giustizia?

i. È bene ricordare che Gesù diceva questo in un tempo e ad una cultura che sapeva bene cosa significasse avere fame e sete. L’uomo moderno – almeno nel mondo occidentale – è spesso così distante dalle necessità basilari della fame e della sete che trova difficile essere anche affamato e assetato di giustizia.

ii. “‘Ahimè!’ dice, ‘non mi basta sapere che il mio peccato è perdonato. Ho una fonte di peccato nel mio cuore, da cui scorrono continuamente acque amare. Oh, che la mia natura possa essere cambiata affinché io, l’amante del peccato, possa essere reso un amante di ciò che è buono; che io, ora ripieno di malvagità, possa diventare ripieno di santità!’” (Spurgeon)

iii. Come si esprimono questa fame e questa sete di giustizia?

·Un uomo brama avere una natura giusta.

·Un uomo vuole essere santificato, essere reso più santo.

·Un uomo brama continuare nella giustizia di Dio.

·Un uomo brama vedere la giustizia avanzare nel mondo.

iv. “Ha fame e sete di giustizia. Non ha fame e sete che il suo partito politico salga al potere, ma è affamato e assetato che la giustizia sia fatta nel paese. Non ha fame e sete che le sue opinioni siano notate e che la sua setta o denominazione cresca in numeri e influenza, ma desidera che la giustizia sia manifestata.” (Spurgeon)

c. Perché essi saranno saziati: Gesù ha promesso di saziare gli affamati, di saziarli con quello che sarebbero riusciti a mangiare. Si tratta di una strana sazietà che ci soddisfa e ci fa desiderare ancora di più.

5. (7) Benedizione per i misericordiosi.

«Beati i misericordiosi, perché essi otterranno misericordia».

a. Beati i misericordiosi: Rivolgendosi a coloro che mostreranno misericordia, questa beatitudine parla a coloro che hanno già ricevuto misericordia. È misericordia essere svuotati del proprio orgoglio ed essere portati alla povertà di spirito. È misericordia essere condotti a fare cordoglio per la propria condizione spirituale. È misericordia ricevere la grazia della mansuetudine e diventare miti. È misericordia essere resi affamati e assetati di giustizia. Pertanto, la persona da cui ci si aspetta una dimostrazione di misericordia è colei che l’ha già ricevuta.

·Il misericordioso la mostrerà a coloro che sono più deboli e più poveri.

·Il misericordioso cercherà sempre coloro che piangono e fanno cordoglio.

·Il misericordioso perdonerà gli altri e cercherà sempre di ripristinare le relazioni interrotte.

·Il misericordioso mostrerà misericordia al carattere altrui e sceglierà di pensare il meglio di loro ogniqualvolta possibile.

·Il misericordioso non si aspetterà troppo dagli altri.

·Il misericordioso sarà compassionevole verso coloro che sono esteriormente peccaminosi.

·Il misericordioso si prenderà cura delle anime di tutti gli uomini.

b. Perché essi otterranno misericordia: Se vuoi ricevere misericordia dagli altri – soprattutto da Dio – allora devi avere la cura di essere misericordioso verso gli altri. Alcuni si chiedono come mai Dio abbia mostrato a Re Davide una misericordia straordinaria, visti soprattutto i modi terribili in cui peccò. Una delle ragioni per cui Dio gli mostrò una tale misericordia fu perché Davide si mostrò particolarmente misericordioso verso Re Saul e in molte occasioni usò gentilezza a un Saul estremamente indegno. Nella persona di Davide, il misericordioso ha ottenuto misericordia.

6. (8) Benedizione per i puri di cuore.

«Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio».

a. Beati i puri di cuore: In greco antico l’espressione puri di cuore trasmette l’idea di schiettezza, onestà e chiarezza. Ci possono essere due aspetti che si collegano a questo. Uno è la purezza morale interiore in contrapposizione all’immagine di purezza o alla purezza cerimoniale. L’altro riguarda un cuore integro, non diviso – coloro che sono totalmente sinceri e non sono divisi nella loro devozione e dedizione a Dio.

i. “Cristo si stava occupando degli spiriti degli uomini, della loro natura interiore e spirituale. Lo ha fatto più o meno in tutte le Beatitudini e con questa colpisce il centro del bersaglio, non quando dice ‘Beati i puri nel modo di parlare o i puri nel modo di agire’, tanto meno ‘Beati i puri nei cerimoniali, nell’abbigliamento o nel mangiare’; piuttosto ‘Beati i puri di cuore’.” (Spurgeon)

b. Perché essi vedranno Dio: Con questo i puri di cuore ricevono la ricompensa più meravigliosa. Godranno di una maggiore intimità con Dio di quanto possano immaginare. I peccati inquinanti dell’avidità, dell’oppressione, della concupiscenza e dell’inganno volontariamente scelto hanno su una persona un preciso effetto accecante; i puri di cuore sono più liberi da queste contaminazioni.

i. “Perché, sebbene nessun occhio mortale possa vedere e comprendere l’essenza di Dio, questi uomini, mediante gli occhi della fede, in questa vita vedranno e godranno di Dio come in uno specchio opaco, e nella vita a venire faccia a faccia.” (Poole)

·La persona dal cuore puro può vedere Dio nella natura.

·La persona dal cuore puro può vedere Dio nella Scrittura.

·La persona dal cuore puro può vedere Dio nella sua famiglia di chiesa.

ii. “Tempo fa, mentre ero a cena in un ristorante, parlavo con un fratello-ministro riguardo a certi argomenti spirituali quando un uomo, che era seduto di fronte a noi, aveva un tovagliolo infilato nel colletto e una faccia che rivelava il suo debole per il vino, fece questo appunto: ‘Sono in questo mondo da sessant’anni e non ho mai avuto coscienza di alcunché di spirituale’. Non dicemmo ciò che stavamo pensando, ma pensammo che molto probabilmente ciò che disse fosse vero; e ci sono moltissime altre persone nel mondo che affermerebbero lo stesso. Ciò però dimostrò soltanto che lui non era conscio della realtà spirituale, non che anche altri non ne avessero coscienza.” (Spurgeon)

iii. In definitiva, un’intima relazione con Dio deve diventare la nostra più grande motivazione verso la purezza, più grande del timore di essere scoperti o della paura delle conseguenze.

7. (9) Benedizione per gli operatori di pace.

«Beati coloro che si adoperano per la pace, perché essi saranno chiamati figli di Dio».

a. Beati coloro che si adoperano per la pace: Non descrive coloro che vivono in pace, bensì coloro che realmente portano la pace, che vincono il male con il bene. Un modo in cui si può compiere questo è mediante la diffusione del vangelo, perché Dio ci ha affidato il ministero della riconciliazione (2 Corinzi 5:18). Attraverso l’evangelizzazione portiamo pace tra gli uomini e Dio, colui che hanno respinto e offeso.

i. “Il verso precedente parla della beatitudine dei ‘puri di cuore, perché essi vedranno Dio’. È bene che comprendiamo questo. Dobbiamo essere ‘prima puri, poi pacifici’. La nostra pacatezza non deve mai essere un patto con il peccato o un’alleanza con ciò che è malvagio. Dobbiamo avere delle facce come selci contro tutto ciò che è contrario a Dio e alla Sua santità. Avendo risolto questa questione nella nostra anima, possiamo passare alla pacatezza verso gli uomini.” (Spurgeon)

ii. Di solito pensiamo a quest’opera di pacificazione come al compito di quella persona che si frappone tra due parti litiganti. Questo è uno dei modi in cui viene adempiuto; tuttavia, una persona può porre fine a un conflitto e adoperarsi per la pace anche quando lei stessa ne è coinvolta; sia che sia la parte lesa o colpevole.

iii. “Il diavolo ama il conflitto, mentre Dio ama la riconciliazione e ora attraverso i Suoi figli, proprio come ha fatto con il Suo unigenito Figlio, è determinato a fare la pace.” (Stott)

b. Perché essi saranno chiamati figli di Dio: La ricompensa per coloro che si adoperano per la pace è essere riconosciuti come veri figli di Dio. Condividono la Sua passione per la pace e la riconciliazione, l’abbattimento dei muri che separano le persone.

i. È benedetto da Dio; sebbene possa essere maltrattato dagli uomini, chi si adopera per la pace è benedetto da Dio. Ha la benedizione di essere tra i figli di Dio, adottato nella Sua famiglia e circondato da fratelli e sorelle attraverso i secoli.

ii. “Ora dunque, malgrado sia, per la maggior parte, un compito ingrato (da parte degli uomini) frapporsi e cercare di risolvere i conflitti, rimettere insieme coloro che si dividono e cadono a pezzi… Fatelo per amore di Dio affinché possiate essere (e col passare del tempo sarete) chiamati e considerati non impiccioni e ficcanaso, ma figli di Dio.” (Trapp)

iii. “A volte si mette fra i due, quando sono molto arrabbiati, e si prende i colpi da entrambi i lati, perché sa che anche Gesù ha fatto lo stesso, prendendosi le percosse dal Padre e anche da noi, in modo che, soffrendo al posto nostro, fosse fatta pace tra Dio e l’uomo.” (Spurgeon)

8. (10-12) L’accoglienza che il mondo riserva a questo tipo di persone: la persecuzione.

«Beati coloro che sono perseguitati a causa della giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.

Beati sarete voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli, poiché così hanno perseguitato i profeti che furono prima di voi».

a. Beati coloro che sono perseguitati: Questi beati sono perseguitati a causa della giustizia e di Gesù (per causa mia), non per la loro stupidità o fanatismo. Pietro riconosce che la sofferenza può arrivare nella vita di alcuni cristiani per ragioni che non siano la loro fedeltà a Gesù (1 Pietro 4:15-16), ma non è ciò che Gesù sta dicendo qui.

i. I tratti caratteriali descritti nelle Beatitudini non vengono valorizzati dalla nostra cultura moderna. Non riconosciamo né assegniamo dei premi a “Il Più Puro di Cuore” o a “Il Più Povero in Spirito”. Anche se la nostra cultura non valorizza molto questi tratti caratteriali, essi descrivono il carattere dei cittadini del regno di Dio.

ii. “Quindi, il Re aggiunge un’ottava beatitudine, che in realtà è doppia, per coloro che a causa della loro fedeltà sopportano la sofferenza.” (Morgan)

b. Beati sarete voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia: Gesù include gli insulti e la malizia verbale nella sfera della persecuzione. Non possiamo limitare la nostra concezione di persecuzione alla sola opposizione o tortura fisica.

i. In Matteo 5:10 vengono perseguitati a causa della giustizia; in Matteo 5:11 vengono perseguitati a causa di Gesù. Ciò mostra che Gesù si aspettava che vivessero delle vite giuste secondo il Suo esempio e in onore a Lui.

ii. Non ci volle molto prima che queste parole diventassero realtà per i Suoi seguaci. I primi cristiani udirono molti nemici dire, mentendo, ogni sorta di male contro di loro per causa di Gesù. I cristiani venivano accusati di:

·Cannibalismo, a causa di un travisamento disgustoso e deliberato della pratica della Cena del Signore.

·Immoralità, a causa di un travisamento disgustoso e deliberato delle “Feste d’Amore” settimanali e dei loro incontri privati.

·Fanatismo rivoluzionario, perché credevano che Gesù sarebbe tornato e avrebbe determinato una fine apocalittica della storia.

·Rovinare famiglie, perché, quando uno dei coniugi o un genitore diventava cristiano, si arrivava spesso a cambiamenti e divisioni nella famiglia.

·Tradimento, perché non onoravano gli dèi romani e non partecipavano al culto dell’imperatore.

c. Rallegratevi e giubilate: Letteralmente, si potrebbe tradurre questa frase dicendo che i perseguitati dovrebbero “saltare di gioia”. Perché? Perché i perseguitati avranno un grande premio nei cieli e perché sono in buona compagnia: anche i profeti sono stati perseguitati prima di loro.

i. “Una parola forte di conio ellenistico, derivante da ‘saltare molto’, che indica una gioia espansiva incontenibile… È la gioia dello scalatore alpino in piedi sulla vetta della montagna ricoperta di neve.” (Bruce)

ii. Trapp menziona alcuni uomini che si sono veramente rallegrati e hanno giubilato nella persecuzione. George Roper si diresse al rogo dove fu arso facendo salti di gioia e lo abbracciò come fosse un amico. Il dottor Taylor saltò e danzò un po’ mentre si accingeva al suo patibolo e, quando gli fu chiesto come stava, disse: “Beh, Dio sia lodato, buon Sceriffo Capo, non sono mai stato meglio; perché ora sono quasi a casa… sono quasi a casa del Padre mio”. Lawrence Saunders, che con volto sorridente abbracciò il rogo su cui stava per essere giustiziato, lo baciò e disse: “Benvenuta croce di Cristo, benvenuta vita eterna”.

iii. Eppure, il mondo perseguita queste buone persone perché i valori e il carattere espressi in queste Beatitudini sono così contrarie al modo di pensare del mondo. La nostra persecuzione può non essere molto se paragonata a quella di altri, ma, se nessuno parla male di te, queste Beatitudini sono tratti della tua vita?

C. Dove Gesù vuole che i Suoi discepoli mostrino il loro discepolato.

1. (13) I seguaci di Gesù dovrebbero essere come il sale.

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli si renderà il sapore? A null’altro serve che ad essere gettato via e ad essere calpestato dagli uomini».

a. Voi siete il sale della terra: I discepoli sono come il sale perché sono preziosi. Ai giorni di Gesù il sale era un bene prezioso. A volte i soldati romani venivano pagati con del sale, usanza che diede origine all’espressione “degno del suo salario”.

b. Voi siete il sale della terra: I discepoli sono come il sale perché esercitano un’influenza di preservazione. Il sale veniva impiegato nella conservazione della carne e nel rallentamento del processo di decomposizione. I cristiani dovrebbero avere un’influenza di preservazione sulla loro cultura.

c. Voi siete il sale della terra: I discepoli sono come il sale perché danno sapore. I cristiani dovrebbero essere delle persone “saporite”.

i. “I discepoli, se fedeli alla propria chiamata, rendono la terra un luogo più puro e più gradevole.” (France)

d. Se il sale diventa insipido… a null’altro serve: Il sale deve mantenere la propria “sapidità” per avere valore. Quando non è più buono come sale, viene calpestato dagli uomini. Allo stesso modo, troppi cristiani perdono il proprio “sapore” e diventano buoni a nulla.

i. “La maggior parte del sale nel mondo antico veniva ricavato dalle paludi salmastre o simili, piuttosto che mediante l’evaporazione di acqua salata, ritenendo perciò molte delle impurità. Il sale vero e proprio, essendo più solubile delle impurità, poteva colare via, lasciando un residuo così annacquato da essere di poco valore.” (Carson)

2. (14-16) I seguaci di Gesù dovrebbero essere come la luce.

«Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può essere nascosta. Similmente, non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia luce a tutti coloro che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli».

a. Voi siete la luce del mondo: Gesù fa al cristiano un gran complimento e gli dà una grande responsabilità quando dice che noi siamo la luce del mondo, avendo Lui reclamato quel titolo per sé stesso mentre camminava su questa terra (Giovanni 8:12 e Giovanni 9:5).

i. Luce del mondo significa che non siamo solo dei ricevitori di luce, ma anche dei trasmettitori di luce. Non dobbiamo preoccuparci solo di noi stessi e non possiamo vivere soltanto per noi stessi; dobbiamo avere qualcuno verso cui poter risplendere e farlo con amore.

ii. “È un titolo che era stato dato dai giudei ad alcuni dei loro rabbini illustri. Con grande ostentazione parlavano del Rabbino Giuda o del Rabbino Jochanan come lampade dell’universo, come luci del mondo. Doveva essere sembrato strano alle orecchie degli Scribi e dei Farisei sentire quello stesso titolo pronunciato con totale sobrietà, applicato a qualche contadino e pescatore dal viso abbronzato e dalle mani callose, che era diventato discepolo di Gesù.” (Spurgeon)

iii. Gesù non ha mai preteso che diventiamo sale o luce. Dice semplicemente che lo siamo – e non possiamo fare altro che adempiere o venire meno alla responsabilità dataci.

iv. Un pensiero chiave nelle immagini del sale e della luce è la distinzione. Il sale è necessario perché il mondo sta marcendo e si sta decomponendo e, se il nostro cristianesimo fa altrettanto, non sarà di alcuna utilità. La luce è necessaria perché il mondo è nelle tenebre e, se il nostro cristianesimo imita le tenebre, non abbiamo nulla da mostrare al mondo. Per essere efficaci, dobbiamo cercare e mostrare il tratto distintivo cristiano. Non potremo mai influenzare il mondo per Gesù se diventiamo come il mondo.

v. “Povero mondo, povero mondo, è buio e va a tastoni nel mezzo della notte, e non può ricevere la luce a meno che non la riceva attraverso di noi!… Essere la luce del mondo circonda la vita di responsabilità eccellenti e la riveste perciò di solenne dignità. Ascoltate, voi uomini e donne umili, voi che non avete lasciato alcun segno nella società; voi siete la luce del mondo. Se bruciate flebilmente, flebile sarà la luce del mondo e dense le sue tenebre.” (Spurgeon)

b. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini: Lo scopo della luce è illuminare e manifestare ciò che c’è. Pertanto, la luce dev’essere esposta prima di essere utile a qualcosa – se è nascosta sotto il moggio, non ha più utilità.

i. “Cristo sapeva che gli uomini che avevano la luce per essere dei luminari sarebbero stati fortemente tentati di nasconderla. Avrebbe attirato l’attenzione del mondo verso di loro, esponendoli così alle cattive intenzioni di coloro che odiano la luce.” (Bruce)

ii. “Cristo non ha mai contemplato la produzione di cristiani segreti, cristiani le cui virtù non si sarebbero mai manifestate, pellegrini che avrebbero viaggiato verso il cielo di notte, senza mai essere notati dai loro compagni pellegrini o da chiunque altro.” (Spurgeon)

iii. Le immagini del sale e della luce ci ricordano, inoltre, che la vita contraddistinta dalle Beatitudini non dev’essere vissuta in isolamento. Sebbene spesso presumiamo che quelle qualità interiori si possano sviluppare o manifestare solo rimanendo isolati dal mondo, Gesù vuole che le mettiamo in pratica davanti al mondo.

c. Una città posta sopra un monte non può essere nascosta: Una tale città è ben visibile e non può essere nascosta. Se vedi una città del genere da lontano, risulta difficile distogliere lo sguardo. Similmente, Gesù vuole che il popolo del Suo regno viva delle vite visibili, che attirino l’attenzione verso la bellezza dell’opera di Dio nella loro vita.

i. “È come se il nostro Salvatore avesse detto: ‘Dovete essere santi, perché le vostre conversazioni non possono essere nascoste, così come non può esserlo una città edificata su di un monte, che è visibile a ogni occhio. Gli occhi di ogni uomo saranno rivolti verso di voi’.” (Poole)

ii. “Non lontano da questo monte [da cui Gesù insegnava] si trova la città di Safad, che si suppone fosse l’antica Betulia. Sorge su un monte molto elevato e visibile, che si poteva VEDERE sia da LONTANO che da VICINO. Non possiamo forse supporre che Cristo alluda a questa città nelle Sue parole: Una città posta sopra un monte non può essere nascosta?” (Maundrell, citato in Clarke)

d. Similmente, non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere: Il candeliere indica che dobbiamo essere intenzionati a lasciare che questa luce risplenda. Proprio come le lampade vengono poste più in alto per rendere la luce più efficace, dovremmo cercare dei modi per permettere alla nostra luce di brillare maggiormente e più lontano.

i. “Che candeliere sono stati per il cristianesimo i martirii del Colosseo, i roghi pubblici da parte dei pagani e dei papisti, e tutte le altre modalità con cui i cristiani sono stati obbligati ad acquistare fama.” (Spurgeon)

ii. “Il testo dice che la candela fa luce a tutti quelli che sono in casa. Alcuni professori fanno luce solo a una parte della casa. Ho conosciuto delle donne buone verso tutti eccetto che i loro mariti, che tormentano di notte in notte, così che non danno loro luce. Ho conosciuto mariti che sono così spesso in giro per riunioni da trascurare le proprie case, facendo così perdere la luce alle loro mogli.” (Spurgeon)

iii. “Il venerabile Beda, mentre interpretava questo testo, disse che Cristo Gesù portò la luce della Deità nella misera lanterna della nostra umanità e la mise poi sul candeliere della Sua chiesa affinché l’intera casa del mondo ne fosse illuminata. E così è.” (Spurgeon)

e. Affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli: Il fine di lasciare che la nostra luce così risplenda, facendo delle buone opere, è che altri glorifichino Dio, non noi.

i. “L’obiettivo del nostro risplendere non è che gli uomini vedano quanto siamo bravi, tantomeno che vedano noi, ma che vedano la grazia in noi e Dio in noi, e gridino: ‘Che Padre devono avere queste persone’. Non è questa la prima volta nel Nuovo Testamento in cui Dio viene chiamato nostro Padre? Non è singolare che la prima volta in cui compare è quando gli uomini vedono le buone opere dei Suoi figli?” (Spurgeon)

ii. Gesù allude a un’estensione dell’impatto che avrebbero avuto i discepoli che dev’essere sembrata quasi assurda a quei tempi. Come potevano questi umili galilei salare la terra o illuminare il mondo? Eppure, ci riuscirono.

iii. Le tre immagini, combinate insieme, sono potenti e parlano degli effetti dei discepoli di Gesù nel mondo:

·Il sale è il contrario della putrefazione, il quale impeedisce a quest’ultima di peggiorare.

·La luce elargisce il dono della guida affinché coloro che hanno perso la via possano ritrovare la strada di casa.

·Una città è il prodotto dell’ordine sociale e del governo; va contro il caos e il disordine.

iv. Bruce commenta su questo primo riferimento a Dio quale Padre: “Apprendiamo che Dio, in qualità di Padre, si diletta in una nobile condotta; così come i padri umani trovano gioia nei figli che si comportano coraggiosamente”.

D. La legge e la vera giustizia.

1. (17-18) Il rapporto di Gesù con la legge.

«Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti; io non sono venuto per abrogare, ma per portare a compimento. Perché in verità vi dico: Finché il cielo e la terra non passeranno, neppure un iota o un solo apice della legge passerà, prima che tutto sia adempiuto».

a. Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti: Gesù comincia qui una lunga discussione riguardo alla legge e vuole mettere bene in chiaro che non si oppone a ciò che Dio ha dato a Israele in quello che chiamiamo l’Antico Testamento. Non è venuto ad abrogare la Parola di Dio, ma a liberarla dal modo sbagliato in cui i farisei e gli scribi l’avevano interpretata.

i. “I giudei ai giorni di Gesù potevano fare riferimento alle Scritture come ‘la Legge e i Profeti’ (Matteo 7:12, 11:13, 22:40; Luca 16:16; Giovanni 1:45; Atti 13:15, 28:23; Romani 3:21); ‘la Legge…i Profeti e i Salmi (Luca 24:44); o semplicemente ‘Legge’ (Matteo 5:18; Giovanni 10:34, 12:34, 15:25; 1 Corinzi 14:21).” (Carson)

ii. “Per mostrare che non ha mai avuto l’intenzione di abrogare la legge, il nostro Signore Gesù ne ha incarnato tutti i comandamenti nella Sua stessa vita. Nella Sua persona c’era una natura perfettamente conforme alla legge di Dio; e quale era la Sua natura, tale era la Sua vita.” (Spurgeon)

iii. Perché in verità: “In verità (Amen nel greco) vi dico è la firma personale di Gesù: nessun altro insegnante è noto per averla usata… serve, come il ‘così dice il Signore’ dei profeti, a evidenziare l’importanza e l’autorevolezza di un’affermazione.” (France)

b. Io non sono venuto per abrogare, ma per portare a compimento: Gesù voleva mettere bene in chiaro che aveva autorità indipendentemente dalla Legge di Mosè, ma non in contraddizione ad essa. Gesù non ha aggiunto nulla alla legge, se non ciò che nessun uomo sia mai riuscito ad aggiungervi: l’ubbidienza perfetta. Questo è sicuramente uno dei modi in cui Gesù è venuto per portare a compimento la legge.

i. Sebbene mettesse spesso in discussione le interpretazioni umane della legge (soprattutto riguardo alle regolamentazioni del sabato), Gesù non ha mai infranto la legge di Dio.

ii. “Uno più grande dell’Antico Testamento, di Mosè e dei profeti è qui. Ma Colui che è più grande è ricolmo di riverenza per le istituzioni e i testi sacri del Suo popolo. Non è venuto per invalidare né la legge né i profeti.” (Bruce)

iii. “Gesù porta a compimento la Legge e i Profeti, i quali puntano a Lui, che è il loro compimento.” (Carson)

·Gesù ha portato a compimento gli insegnamenti dottrinali della legge e dei profeti portando una rivelazione completa.

·Gesù ha portato a compimento le profezie predittive della legge e dei profeti essendo il Promesso, mostrando la realtà a cui puntavano le ombre.

·Gesù ha portato a compimento le pretese morali e legali della legge e dei profeti ubbidendo pienamente ad esse e reinterpretandole secondo verità.

·Gesù ha portato a compimento il castigo della legge e dei profeti per noi mediante la Sua morte sulla croce, subendo la punizione che noi meritavamo.

iv. L’Apostolo Paolo scrive su questo argomento: Perché il fine della legge è Cristo, per la giustificazione di ognuno che crede (Romani 10:4).

v. “In una parola, Cristo ha completato la legge: 1°. In sé stessa, la quale era solo l’ombra, la rappresentazione tipologica delle buone cose che dovevano venire; ed Egli vi ha aggiunto ciò che era necessario per renderla perfetta, IL SUO SACRIFICIO, senza il quale essa non avrebbe potuto soddisfare Dio né santificare l’uomo. 2°. L’ha completata in sé stesso, sottomettendosi ai suoi tipi con obbedienza impeccabile e confermandoli per mezzo della Sua morte sulla croce. 3°. Egli completa la legge e le parole dei Suoi profeti nelle Sue membra, concedendo loro la grazia di amare il Signore con tutto il loro cuore, l’anima, la mente e la forza, e il loro prossimo come sé stessi; poiché questa è tutta la legge e i profeti.” (Clarke)

c. Neppure un iota o un solo apice della legge passerà, prima che tutto sia adempiuto: Iota e apice erano due piccoli segni nella scrittura ebraica. Gesù ci dice qui che non solo i concetti della parola di Dio sono importanti, ma sono importanti anche le parole stesse – persino le singole lettere delle parole. Questo ci fa capire che grande riguardo Dio ha per la Sua Parola.

i. Il iota si riferisce a yod (י), la lettera più piccola dell’alfabeto ebraico; sembra una mezza lettera.

ii. L’apice è un piccolo segno aggiunto a una lettera ebraica, quasi come il segno orizzontale nella “t” o la parte finale di una “y”.

·La differenza tra bet (ב) e kaf (כ) è un apice.

·La differenza tra dalet (ד) e resh (ר) è un apice.

·La differenza tra vav (ו) e zayin (ז) è un apice.

iii. “Anche se tutta la terra e l’intero inferno si coalizzassero per ostacolare la realizzazione del grande disegno dell’Altissimo, sarebbe comunque invano – nemmeno il significato di una singola lettera andrebbe perso. Le parole di Dio, che puntano ai Suoi disegni, sono tanto immutabili quanto la Sua stessa natura.” (Clarke)

iv. Prima che tutto sia adempiuto: Ciò è vero in diversi modi.

·È la certezza che Gesù stesso ha portato a compimento la legge mediante la Sua ubbidienza perfetta.

·È la certezza che Gesù stesso porta a compimento la legge in noi mediante la Sua ubbidienza perfetta (Romani 8:4).

·È la certezza che il piano di Dio non sarà mai messo da parte fino al compimento di tutte le cose alla fine dell’età presente.

2. (19-20) Il rapporto dei discepoli con la legge.

«Chi, dunque, avrà trasgredito uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma colui che li metterà in pratica e li insegnerà, sarà chiamato grande nel regno dei cieli. Perciò io vi dico: Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli».

a. Chi, dunque, avrà trasgredito uno di questi minimi comandamenti: I comandamenti devono essere osservati come illustrato e adempiuto dalla vita e dagli insegnamenti di Gesù, non con il modo di pensare legalistico delle autorità religiose ai Suoi giorni.Per esempio, il sacrificio è comandato dalla legge, ma è stato portato a compimento in Gesù, così non corriamo il pericolo di essere chiamati minimi nel regno dei cieli se non osserviamo il sacrificio animale illustrato dalla Legge di Mosè.

b. Colui che li metterà in pratica e li insegnerà, sarà chiamato grande nel regno dei cieli: Il cristiano ha chiuso con la legge quale strumento per ottenere giustizia davanti a Dio. Un passo che lo spiega è Galati 2:21: Perché, se la giustizia si ha per mezzo della legge, allora Cristo è morto invano. Tuttavia, la legge rimane come l’espressione perfetta del carattere e dei requisiti etici di Dio.

i. La legge ci rimanda a Gesù per essere giustificati, perché mette in mostra la nostra incapacità di piacere a Dio in noi stessi. Ma dopo essere andati a Gesù, Egli ci rimanda di nuovo alla legge per imparare ciò che sta a cuore a Dio per quanto riguarda la nostra condotta e santificazione.

c. Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli: Conoscendo l’incredibile devozione alla legge mostrata dagli scribi e dai farisei, come potremmo mai sperare di superare la loro giustizia?

i. I farisei erano così scrupolosi nella loro osservanza della legge che davano la decima persino delle piccole spezie cresciute nel loro giardino di erbe aromatiche (Matteo 23:23). Il cuore di questa devozione a Dio è visibile negli ebrei ortodossi dei giorni nostri. All’inizio del 1992 degli inquilini lasciarono che tre appartamenti in un quartiere ortodosso in Israele fossero completamente arsi dalle fiamme, mentre chiedevano a un rabbino se telefonare ai vigili del fuoco di sabato avrebbe violato la legge ebraica. Agli ebrei osservanti è proibito l’uso del telefono di sabato, perché, così facendo, interromperebbero un circuito elettrico, che è considerata una forma di lavoro. Nella mezz’ora impiegata dal rabbino per decidere che era concesso, l’incendio si propagò ai due appartamenti adiacenti.

ii. La vita di Paolo mostra in che cosa consisteva la giustizia farisaica: Atti 23:6, 26:5; Filippesi 3:5.

iii. Possiamo superare la loro giustizia perché la nostra giustizia supera quella degli scribi e farisei in tipologia, non in grado. Paolo descrive due tipi di giustizia in Filippesi 3:6-9: Quanto alla giustizia che è nella legge, [ero] irreprensibile. Ma le cose che mi erano guadagno, le ho ritenute una perdita per Cristo. Anzi, ritengo anche tutte queste cose essere una perdita… per guadagnare Cristo, e per essere trovato in lui, avendo non già la mia giustizia che deriva dalla legge, ma quella che deriva dalla fede di Cristo: giustizia che proviene da Dio mediante la fede.

iv. Sebbene la giustizia degli scribi e dei farisei fosse notevole sulla base dell’osservazione umana, non poteva prevalere davanti a Dio (Isaia 64:6).

v. Così, dunque, non siamo resi giusti mediante l’osservanza della legge. Quando vediamo ciò che significa davvero osservare la legge, siamo ripieni di gratitudine che Gesù ci offre una tipo diverso di giustizia.

E. Gesù interpreta la legge in tutta la sua verità.

In questa sezione Gesù illustra il verso significato della legge. Tuttavia, non si tratta di Gesù che si oppone a Mosè; si tratta di Gesù che si oppone alle interpretazioni false e superficiali della Legge di Mosè. Per quanto riguarda la legge, i due errori commessi dagli scribi e dai farisei consistevano nel circoscrivere i comandamenti di Dio (come con la legge sull’omicidio) ed estendere i comandamenti di Dio al di là delle Sue intenzioni (come con la legge sul divorzio).

1. (21-22) Gesù interpreta la legge contro l’omicidio.

«Voi avete udito che fu detto agli antichi: “Non uccidere”; e: “Chiunque ucciderà, sarà sottoposto al giudizio”; ma io vi dico: Chiunque si adira contro suo fratello senza motivo, sarà sottoposto al giudizio; e chi avrà detto al proprio fratello: “Raca”, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: “Stolto”, sarà sottoposto al fuoco della Geenna».

a. Voi avete udito che fu detto: Queste persone non avevano davvero studiato la Legge di Mosè autonomamente. Tutto ciò che avevano sentito era l’insegnamento della legge impartito dagli scribi e dai farisei. Nello specifico, avevano udito gli scribi e i farisei insegnare “Non uccidere”.

i. Quando Gesù disse: “…fu detto agli antichi”, ci ricorda che ciò che è antico non necessariamente è vero. E se non è vero, la sua antichità non gli fa onore. “L’antichità disgiunta dalla verità non è altro che volgare rozzezza e non merita più rispetto di un vecchio pervertito, che è tanto più odioso proprio perché è vecchio”. (Trapp)

b. Ma io vi dico: Gesù mostra la propria autorità e non fa affidamento sulle parole degli scribi e degli insegnanti che Lo hanno preceduto. Egli insegnerà loro la vera comprensione della Legge di Mosè.

i. “Che Re abbiamo, che stende il proprio scettro sul regno delle nostre bramosie interiori. Con quale sovranità lo dice: ‘Ma io vi dico’! Chi, se non un essere divino, ha l’autorità di parlare in questa maniera? La Sua parola è legge. Così dovrebbe essere, visto che tocca i vizi alla fonte e proibisce l’impurità nel cuore.” (Spurgeon)

c. Chiunque si adira contro suo fratello senza motivo, sarà sottoposto al giudizio: La parte dell’insegnamento degli scribi e dei farisei che diceva “Non uccidere” era vera. Tuttavia, insegnavano anche che qualsiasi cosa, a patto che si non arrivasse all’omicidio, era permessa. Gesù corregge tale errore e dice chiaramente che non solo coloro che commettono l’atto di omicidio saranno sottoposti al giudizio, ma che anche coloro che hanno sentimenti omicidi nel proprio cuore saranno sottoposti al giudizio.

i. Gesù mette in luce l’essenza dell’eresia degli scribi. Per loro la legge era, in realtà, solo una questione di prestazione esteriore, ma mai di cuore. Gesù riporta la legge ad essere una questione del cuore. “La sorveglianza del Regno non inizia con l’arresto di un criminale con le mani sporche di sangue; arresta l’uomo nel quale è appena nato uno spirito di omicidio.” (Morgan)

ii. Dobbiamo sottolineare che Gesù non sta dicendo che la rabbia è male quanto un omicidio. È segno di profonda confusione morale pensare che qualcuno che urla con rabbia ad un altro abbia peccato come qualcuno che uccide un altro in uno scatto d’ira. Gesù rimarca che la legge condanna entrambi, ma non dice che la legge afferma che sono la stessa cosa. Le leggi del popolo potevano agire solo sull’atto esteriore dell’omicidio, ma Gesù dichiara che i Suoi seguaci sono consapevoli che la moralità di Dio comprende non solo il risultato finale dell’omicidio, ma anche il suo principio.

iii. Barclay commenta così sulla parola specifica in greco antico tradotta con adira: “Così Gesù vieta per sempre la rabbia che rimugina, l’ira che non dimentica, la rabbia che rifiuta la rappacificazione, l’ira che cerca vendetta”.

iv. “Le parole ‘senza motivo’ riflettono probabilmente un tentativo iniziale e diffuso di ammorbidire il forte insegnamento di Gesù. La loro assenza non dimostra che non ci siano eccezioni.” (Carson)

d. E chi avrà detto al proprio fratello: “Raca”, sarà sottoposto al sinedrio: Chiamare qualcuno “Raca” era un segno di disprezzo verso la sua intelligenza. Chiamare qualcuno “Stolto” mostrava disprezzo verso il suo carattere. Entrambi spezzavano il cuore della legge contro l’omicidio, anche se non veniva ucciso nessuno.

i. I commentatori hanno tradotto l’idea alla base di Raca con “stupido, zuccone, testa vuota, tonto, idiota senza cervello”. “Raca è una parola quasi intraducibile, perché descrive un tono di voce più di qualsiasi altra cosa. Pone l’intera sua enfasi su un atteggiamento di disprezzo… È la parola di colui che disprezza un altro con fare arrogante.” (Barclay)

ii. “Non si tratta di parole insolite o particolarmente volgari… ma mostrano un’attitudine di disprezzo iroso.” (France)

iii. “Nelle parole di Gesù contro l’ira e il disprezzo si trova un elemento di esagerazione. Sono le parole forti di colui nel quale ogni sorta di crudeltà ha suscitato sentimenti di accesa avversione. Hanno immenso valore nel rivelare il carattere”. (Bruce)

2. (23-26) Ancora riguardo alle relazioni personali problematiche.

«Se tu, dunque, stai per presentare la tua offerta all’altare, e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta. Fa’ presto un accordo amichevole con il tuo avversario, mentre sei sulla via con lui, che talora il tuo avversario non ti dia in mano del giudice e il giudice ti consegni alla guardia e tu sia messo in prigione. In verità ti dico, che non uscirai di là finché tu non abbia pagato l’ultimo centesimo».

a. Lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’: Gesù considera di gran lunga più importante riconciliarsi con un fratello che adempiere un dovere religioso. Gesù dice: “Va’ prima a riconciliarti con tuo fratello”. Non possiamo pensare che il nostro servizio al Signore giustifichi delle cattive relazioni con gli altri. Dobbiamo mettere in pratica ciò che Paolo ha comandato in Romani 12:18: Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini.

b. Fa’ presto un accordo amichevole con il tuo avversario: Gesù ci comanda di dissipare presto l’ira e la malizia contro un altro.Quando le ignoriamo o passiamo oltre, ne rimaniamo veramente imprigionati (e tu sia messo in prigione).

i. Paolo esprime lo stesso concetto in Efesini 4:26-27 (il sole non tramonti sul vostro cruccio). Quando ci aggrappiamo alla nostra ira contro un altro, allora pecchiamo – e diamo luogo al diavolo.

c. In verità ti dico, che non uscirai di là finché tu non abbia pagato l’ultimo centesimo: Gesù fa uso qui di figure retoriche. Il castigo finale che si paga per mano del giudice, della guardia e in prigione non potrebbe mai essere estinto con una somma di denaro (l’ultimo centesimo). Eppure, la realtà a cui alludono queste forti figure retoriche ci ricorda che la sofferenza dell’eternità è effettivamente eterna.

i. “Che i nostri trafficanti di meriti vadano prima all’inferno per i propri peccati e vi rimangano per tutta l’eternità; poi, se Dio creerà un’altra eternità, avranno la libertà di raccontare le loro buone opere e richiederne la ricompensa… Un bambino con un cucchiaio svuoterà il mare prima che i dannati all’inferno giungano alla fine della loro miseria.” (Trapp)

3. (27-28) Gesù interpreta la legge contro l’adulterio.

«Voi avete udito che fu detto agli antichi: “Non commettere adulterio”. Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore».

a. Voi avete udito che fu detto agli antichi: Ora Gesù si occupa di ciò avevano udito riguardo alla legge sull’adulterio. Naturalmente, gli insegnanti del tempo insegnavano che l’adulterio era sbagliato, ma applicavano la legge solo alle azioni e non al cuore.

b. Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore: Gesù mostra come sia possibile commettere adulterio o omicidio nel proprio cuore o mente, che anche questo è peccato ed è proibito dal comandamento contro l’adulterio.

i. Con le parole “chiunque guarda una donna” Gesù ha localizzato l’origine della concupiscenza negli occhi. Ciò è vero in accordo con le dichiarazioni bibliche (come Giobbe 31:1) e l’esperienza di vita. “Quando qualcuno sembrò compatire un uomo con un solo occhio, questi gli disse di aver perso uno dei suoi nemici, un ladro vero e proprio, che altrimenti gli avrebbe rubato il cuore.” (Trapp)

ii. Tuttavia, è importante comprendere che Gesù non sta dicendo che l’atto di adulterio e l’adulterio nel cuore sono la stessa cosa. Non poche persone sono state ingannate su questo punto, affermando: “Ho già commesso adulterio nel mio cuore, tanto vale farlo anche in pratica”. L’atto dell’adulterio è molto peggio dell’adulterio nel proprio cuore. Gesù non intende dire che sono sullo stesso livello, ma che sono entrambi peccato e proibiti dal comandamento contro l’adulterio.

iii. Alcune persone stanno alla larga dall’adulterio per paura di essere scoperte, ma commettono adulterio nei loro cuori ogni giorno. È un bene che si tengano lontani dall’atto dell’adulterio, ma è un male che i loro cuori ne siano ricolmi.

iv. È un principio che si applica a molto di più che solo agli uomini che guardano le donne. Si applica praticamente a tutto quello che possiamo desiderare con gli occhi o con la mente. “Si tratta delle parole più incisive sull’impurità che siano mai state pronunciate.” (Morgan)

c. Adulterio… nel suo cuore: Poiché Gesù considera peccato l’adulterio nel cuore, sappiamo che ciò che pensiamo e su cui permettiamo al nostro cuore di soffermarsi si basa su una scelta. Molti credono di non avere scelta – e quindi responsabilità – per ciò che pensano, contraddicendo però il chiaro insegnamento dato qui da Gesù. Forse non siamo in grado di controllare dei pensieri o dei sentimenti passeggeri, ma sicuramente scegliamo noi su cosa albergano i nostri cuori.

i. L’immaginazione è un dono di Dio, ma, se viene nutrita dall’occhio con della sporcizia, sarà sporca. Ogni peccato, tanto più il peccato sessuale, ha inizio nell’immaginazione. Perciò, ciò che dà da mangiare all’immaginazione è di massima importanza nella ricerca della giustizia del regno.” (Carson)

ii. È altrettanto importante distinguere la tentazione di peccare dal peccato in sé. “Lo sguardo non deve essere casuale ma costante, il desiderio non involontario o momentaneo, ma custodito con bramosia.” (Bruce)

iii. Gesù, pur essendo stato tentato in ogni cosa (Ebrei 4:15), ha sopportato tali tentazioni senza arrendersi a un tale peccato. Era capace di guardare le donne e non considerarle oggetti per la Sua gratificazione. “È stato tentato in ogni cosa come noi, ma il desiderio è stato espulso dalla grande potenza di un amore puro, di fronte al quale ogni donna era una figlia, una sorella, una promessa sposa: un oggetto sacro da rispettare teneramente.” (Bruce)

4. (29-30) Il nostro atteggiamento nella guerra contro il peccato.

«Ora, se il tuo occhio destro ti è causa di peccato, cavalo e gettalo via da te, perché è meglio per te che un tuo membro perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna; e se la tua mano destra ti è causa di peccato, mozzala e gettala via da te, perché è meglio per te che un tuo membro perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna».

a. Se il tuo occhio destro ti è causa di peccato, cavalo: Gesù usa qui una figura retorica e non parla letteralmente. Purtroppo, alcuni l’hanno interpretato così e si sono mutilati in uno sforzo inutile di ricerca della santità. Per esempio, un uomo rinomato tra i primi cristiani di nome Origene si evirò sulla base di questo passaggio.

i. Il problema con un’interpretazione letterale è che non è abbastanza! Anche se ti mozzassi una mano o ti cavassi un occhio, potresti ancora peccare con l’altra mano o con l’altro occhio. E anche se te ne sbarazzassi interamente, potresti peccare soprattutto con la tua mente.

ii. “La mutilazione non serve allo scopo; potrà magari impedire l’atto esteriore, ma non spegnerà il desiderio.” (Bruce)

b. È meglio per te che un tuo membro perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna: Gesù ha semplicemente enfatizzato il concetto che bisogna essere disposti al sacrificio per essere ubbidienti. Se una parte della nostra vita è abbandonata al peccato, dobbiamo convincerci che è meglio che una parte della nostra vita “muoia” piuttosto che sia condannata per intero.

i. Questo è ciò che molti non vogliono fare, che è il motivo per cui rimangono intrappolati nel peccato o non vanno mai a Gesù. Non vanno mai al di là di un vago desiderio di essere migliori.

ii. “Bisogna che la salvezza delle nostre anime abbia la priorità su tutte le cose, che queste non siano mai per noi tanto care o preziose; e se il discernimento comune degli uomini insegna loro di recidere una data parte del corpo per la preservazione dello stesso, il che inevitabilmente metterebbe in pericolo il corpo intero, tanto più insegna loro di separarsi da qualsiasi cosa che pregiudicherà la salvezza delle loro anime.” (Poole)

5. (31-32) Gesù interpreta la legge riguardante il divorzio.

«È stato pure detto: “Chiunque ripudia la propria moglie, le dia l’atto del divorzio”. Ma io vi dico: Chiunque manda via la propria moglie, eccetto in caso di fornicazione, la fa essere adultera; e chiunque sposa una donna ripudiata, commette adulterio».

a. È stato pure detto: “Chiunque ripudia la propria moglie, le dia l’atto del divorzio”: Ai giorni di Gesù molti interpretavano l’autorizzazione mosaica al divorzio (Deuteronomio 24:1) come carta bianca, indipendentemente dalla ragione. Alcuni rabbini estendevano il principio a tal punto da permettere a un uomo di divorziare dalla propria moglie se solo gli avesse bruciato la colazione.

i. “Mosè insisteva che si scrivesse ‘un atto di divorzio’ affinché la rabbia avesse del tempo per calmarsi e la separazione, se proprio necessaria, potesse realizzarsi con riflessione ed essere formalizzata legalmente. La necessità di un atto voleva porre, in un certo senso, un freno a un’abitudine malvagia, che si era radicata a tal punto nel popolo che negarla del tutto sarebbe stato inutile e avrebbe generato solo un altro crimine.” (Spurgeon)

ii. Eppure, al tempo di Gesù la concessione di Deuteronomio 24:1 era diventata uno strumento di crudeltà contro le mogli. “Gli scribi si occupavano esclusivamente di redigere l’atto di separazione nella dovuta forma legale. Non facevano nulla per frenare il capriccio illegittimo dei mariti; piuttosto, spalancarono ulteriormente la porta alla concessione.” (Bruce)

iii. A quel tempo si dibatteva sulle ragioni che giustificavano il divorzio:

·Scuola di Shammai: “Limitava il ‘qualcosa di vergognoso’ di Deuteronomio 24:1 esclusivamente a un reato sessuale, confermato da dei testimoni.” (France)

·Scuola di Hillel: “Si presume che lo considerasse come qualsiasi motivo di reclamo, persino il bruciare la cena.” (France)

b. Chiunque manda via la propria moglie, eccetto in caso di fornicazione: Il problema del divorzio ruotava intorno a un’interpretazione rigorosa o libera della parola vergognoso di Deuteronomio 24:1. Quelli che volevano facilitare il divorzio adottavano un’interpretazione libera. Gesù dice chiaramente che il concetto di vergognoso è la fornicazione, non quello che la moglie avrebbe potuto fare per indispettire il marito.

i. Fornicazione “traduce porneia, il cui significato primario è ‘fornicazione’, ma viene usato in maniera più ampia per includere l’impurità prematrimoniale che veniva scoperta in seguito.” (France)

ii. L’insegnamento di Gesù sul matrimonio e sul divorzio viene illustrato ulteriormente in Matteo 19, ma qui intravediamo le Sue intenzioni: tornare all’intento della legge, invece di permettere che sia usata come carta bianca per il divorzio.

iii. “La clausola esclusiva matteana non introduce pertanto una nuova disposizione, ma rende esplicito ciò che ogni lettore ebreo avrebbe dato per scontato quando Gesù fece quelle dichiarazioni apparentemente senza riserve di Marco 10:9-12.” (France)

iv. L’enfasi posta da Gesù sulla perduranza del matrimonio e sull’erroneità del divorzio ingiustificato andava contro il pensiero di molti sia nella cultura giudaica che gentile. “In Grecia osserviamo un intero sistema sociale basato sulle relazioni extraconiugali; vediamo che tali relazioni erano accettate come naturali e normali, e per niente biasimevoli”. Anche la cultura romana adottò un atteggiamento simile nei confronti del matrimonio. (Barclay)

c. La fa essere adultera:Un divorzio illegittimo dà luogo all’adulterio, non essendo riconosciuto da Dio, e considera bigama una nuova relazione. È possibile per una persona procedere con un divorzio riconosciuto dallo stato ma non da Dio. Se quella persona poi ne sposa un’altra, Dio considera quella relazione adulterio, perché vede la coppia iniziale come ancora sposata.

6. (33-37) Gesù interpreta la legge riguardante i giuramenti.

«Avete inoltre udito che fu detto agli antichi: “Non giurare il falso; ma adempi le cose promesse con giuramento al Signore”. Ma io vi dico: Non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di fare bianco o nero un solo capello; ma il vostro parlare sia: Sì, sì, no, no; tutto ciò che va oltre questo, viene dal maligno».

a. Avete inoltre udito che fu detto agli antichi: “Non giurare il falso”: Gli scribi e i farisei avevano distorto il comandamento “Non userai il nome dell’Eterno, il tuo DIO, invano” (Esodo 20:7), trasformandolo in un’autorizzazione a usare praticamente qualsiasi altro nome in un falso giuramento.

b. Non giurate affatto: Gesù ci ricorda che Dio partecipa comunque in ogni giuramento; se giuri per il cielo, la terra, Gerusalemme o persino la tua testa, giuri per Dio – e il tuo giuramento dev’essere onorato.

i. “Ecco un’altra affermazione senza riserve da non prendere alla lettera come una nuova legge, ma nello spirito, tale da infondere un tale amore per la verità che, per quanto ci riguarda, renderà inutile qualsiasi forma di giuramento.” (Bruce)

c. Ma il vostro parlare sia: Sì, sì: Dover giurare o fare giuramenti rivela la debolezza della tua parola. Dimostra che non c’è abbastanza sostanza nel tuo carattere che confermi le tue parole. Quanto sarebbe meglio che il tuo fosse e il tuo no fosse no.

i. Molti hanno considerato le parole di Gesù non come una semplice enfasi sul dire la verità e sull’onestà, bensì come un divieto assoluto di qualsiasi forma di giuramento. Ciò è fuorviante, perché i giuramenti sono consentiti in determinate circostanze, purché non vengano abusati e utilizzati per mascherare l’inganno.

·Dio stesso fa giuramenti: Ebrei 6:13 e Luca 1:73.

·Gesù ha parlato sotto giuramento in un tribunale: Matteo 26:63-64.

·Paolo ha fatto dei giuramenti: Romani 1:9, 2 Corinzi 1:23, Galati 1:20, 2 Tessalonicesi 2:5.

ii. “L’uomo veramente buono non avrà bisogno di giurare; la verità delle sue parole e la realtà delle sue promesse non necessitano di tale garanzia. Tuttavia, il fatto che a volte c’è ancora bisogno di giurare dimostra che gli uomini non sono buoni e quello in cui ci troviamo non è un mondo buono.” (Barclay)

7. (38-42) Gesù interpreta la legge riguardante la rivalsa.

«Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico: Non resistere al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra, e se uno vuol farti causa per toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello. E se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due. Da’ a chi ti chiede, e non rifiutarti di dare a chi desidera qualcosa in prestito da te».

a. Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”: La legge mosaica insegnava realmente occhio per occhio, dente per dente (Esodo 21:24). Nel tempo però gli insegnanti rimossero questo comandamento dal suo giusto ambito (un principio che limitava la rivalsa per il governo civile), inserendolo in un contesto sbagliato (come un obbligo nelle relazioni interpersonali).

b. Anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra: Qui Gesù presenta la pienezza della legge “occhio per occhio” e come il suo principio di limitare la vendetta si estenda al principio di accettare certi mali contro sé stessi.

i. Se una persona ci insulta (ti percuote sulla guancia destra), vogliamo restituirle quello che ci ha dato con gli interessi. Gesù dice che dovremmo sopportare pazientemente tali insulti e offese, e non resistere al malvagio che ci insulta in questo modo. Piuttosto, abbiamo fiducia che Dio ci difenderà. France fa notare che negli antichi scritti giudaici si afferma che colpire qualcuno con il dorso della mano – considerato un grave insulto – era punibile con un una multa molto salata, secondo Mishnah BK 8:6.

ii. È sbagliato pensare che Gesù voglia dire che non si debba mai opporre resistenza al male. Gesù dimostrò con la propria vita che al male si dovrebbe e si deve resistere, come quando rovesciò i tavoli nel tempio.

iii. “Gesù afferma qui che il vero cristiano ha imparato a non risentirsi per gli insulti e a non cercare vendetta per gli sgarbi” (Barclay). Se pensiamo al modo in cui Gesù fu insultato e tacciato (come un mangione, un beone, un figlio illegittimo, un bestemmiatore, un pazzo e così via), noteremo il modo in cui Egli stesso ha vissuto questo principio.

iii. È sbagliato pensare che Gesù voglia dire che non si debba mai opporre resistenza o difendersi da un attacco fisico. Quando Gesù parlava di uno schiaffo sulla tua guancia destra, culturalmente veniva interpretato come un grave insulto e non un attacco fisico. Gesù non intende dire che, se qualcuno ci colpisce con una mazza da baseball sulla parte destra della nostra testa, dobbiamo poi consentirgli di colpirci sulla parte sinistra. “Se una persona destrorsa percuote la guancia destra di qualcuno, si suppone che si tratti di uno schiaffo con il dorso della mano, considerato probabilmente più oltraggioso di uno schiaffo con il palmo aperto” (Carson). 2 Corinzi 11:20 allude probabilmente a questo tipo di “schiaffo ingiurioso”.

iv. Inoltre, è sbagliato pensare che Gesù voglia dire che nella società non c’è posto per la punizione o il castigo. Gesù fa riferimento alle relazioni interpersonali e non alle funzioni legittime del governo di contenere la malvagità. (Romani 13:1-4). Devo porgere la mia guancia quando vengo insultato personalmente, ma il governo ha la responsabilità di impedire all’uomo malvagio di aggredire fisicamente.

c. E uno vuol farti causa per toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello: Secondo la Legge di Mosè, il mantello non poteva essere tolto a una persona (Esodo 22:26; Deuteronomio 24:13).

i. “I discepoli di Gesù, se citati in giudizio per le loro tuniche (un indumento interno come il nostro vestito ma indossato a contatto con la pelle), lungi dal cercare soddisfazione, si separeranno volentieri da ciò che hanno il diritto di tenere.” (Carson)

ii. “Eppure, persino in un paese in cui è possibile ottenere giustizia, non dobbiamo ricorrere alla legge per ogni torto personale. Dovremmo piuttosto sopportare di essere calpestati che gridare costantemente: ‘Farò causa’.” (Spurgeon)

d. Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due: Concretamente, ci viene detto di prendere il comando di imposizioni malvagie scegliendo volontariamente di dare di più di ciò che ci viene richiesto. A quel tempo la Giudea si trovava sotto occupazione militare romana. Secondo la legge militare, un qualsiasi soldato romano poteva ordinare a un giudeo di portare il suo bagaglio per un miglio e non di più. Gesù invece dice: “Va’ oltre il miglio preteso dalla legge e dona un altro miglio come una scelta libera d’amore”. È così che trasformiamo un tentativo di manipolazione verso di noi in un gesto volontario d’amore.

i. “I giudei non sopportavano assolutamente tali imposizioni e la scelta di Gesù di questo esempio Lo dissocia volutamente dai militanti nazionalisti. Piuttosto che resistere o addirittura risentirsene, il discepolo dovrebbe offrirsi volontario per fare il miglio in più.” (France)

ii. “Il vecchio dice: ‘Rivendica i tuoi diritti, ama il tuo prossimo e odia il nemico, così da assicurarti la tua incolumità’. Il nuovo dice: ‘Sopporta un torto e riversa il tuo amore su tutti’.” (Morgan)

e. Da’ a chi ti chiede: L’unico limite a questo tipo di sacrificio è il limite imposto dall’amore stesso. Non è amorevole cedere alla manipolazione di qualcuno senza che la trasformiamo in un gesto volontario d’amore. Non sempre è amorevole dare o non resistere.

i. Potremmo dire che Paolo ripeté la stessa idea di Gesù: Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene (Romani 12:21).

8. (43-47) Gesù interpreta la legge riguardante l’amore verso il prossimo.

«Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi maltrattano e vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro, che è nei cieli, poiché egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Perché, se amate coloro che vi amano, che premio ne avrete? Non fanno altrettanto anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno altrettanto anche i pubblicani?».

a. Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”: La Legge Mosaica comandava amerai il tuo prossimo come te stesso (Levitico 19:18). Eppure, alcuni insegnanti al tempo di Gesù aggiunsero un’applicazione errata opposta e malvagia: un egual obbligo di odiare il tuo nemico.

i. “In linea generale, consideravano tutti gli incirconcisi non come loro prossimi, ma come loro nemici, che il precetto non obbligava ad amare.” (Poole)

b. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici: Al contrario, Gesù ricorda che, nel modo inteso da Dio, ogni persona è il nostro prossimo, persino il nostro nemico. Per adempiere veramente questo comandamento, dobbiamo amare, benedire, fare del bene e pregare per i nostri nemici – non solo i nostri amici.

i. Gesù sapeva che sicuramente avremmo avuto dei nemici, ai quali però dobbiamo rispondere con amore, avendo fiducia che Dio proteggerà la nostra causa e distruggerà i nostri nemici nel modo migliore possibile, trasformandoli in nostri amici.

ii. “L’atteggiamento del discepolo di fronte alla persecuzione religiosa deve andare oltre la non-rivalsa verso un amore concreto.” (France)

iii. “Un compito difficile, devo dirlo; eppure, difficile o meno, dev’essere svolto, non essendoci nulla di così contrario alla nostra natura ripugnante o al nostro modo di vivere precedente.” (Trapp)

c. Affinché siate figli del Padre vostro, che è nei cieli: Facendo così, imitiamo Dio, che mostra amore verso i Suoi nemici, facendo piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.

i. “Notate la filosofia della natura che il nostro Signore Gesù Cristo aveva. Credeva nella presenza e nell’opera immediate di Dio. Essendo il grande Figlio di Dio, aveva una percezione molto sensibile della presenza di Suo Padre in ogni situazione intorno a lui e chiamava perciò il sole il sole di Dio – ‘egli fa sorgere il suo sole’.” (Spurgeon)

ii. “Come se non tenesse conto affatto del carattere umano, Dio comanda al Suo sole di risplendere sui buoni e sui malvagi. Come se non conoscesse la viltà dell’uomo, comanda che la pioggia cada sui giusti e sugli ingiusti. Eppure, lo sa, perché non è una divinità cieca. Lo sa; quando il suo sole risplende sugli acri di quell’avaro, Egli sa che ciò produrrà un raccolto per uno zotico. Lo fa intenzionalmente. Quando la pioggia cade sulle colture dell’oppressore, Egli sa che ciò arricchirà maggiormente l’oppressore, e vuole che sia così; Egli non fa nulla per errore e nulla senza un proposito.” (Spurgeon)

iii. “Che cosa ci dice Dio quando agisce così? Credo che dica questo: ‘Questo è il giorno della grazia; questo è il tempo della misericordia’. L’ora del giudizio non è ancora giunta, quando Egli separerà i buoni dai malvagi; quando prenderà il Suo posto sul trono del giudizio e assegnerà ai giusti e agli empi la loro parte.” (Spurgeon)

iv. Si tratta di un esempio – che anche noi dobbiamo amare i nostri nemici e benedirli se ne abbiamo la possibilità. Facendo questo, mostriamo di essere figli del Padre nostro, che è nei cieli. “Siamo resi figli per rigenerazione, mediante la fede nel Figlio; siamo però chiamati a rendere sicura la nostra vocazione ed elezione – ad approvare e confermare il nostro diritto a portare quel sacro nome. Possiamo riuscirci solamente mostrando con le parole e con i fatti che ad animarci sono la vita e i principi divini.” (Meyer)

d. Perché, se amate coloro che vi amano, che premio ne avrete: Che cosa fai in più rispetto al peccatore? Non dovremmo ritenerla una virtù se restituiamo semplicemente l’amore che ci viene dato.

i. Ricorda che Gesù, in quel frangente, insegnava il carattere dei cittadini del Suo regno. Ci aspettiamo che questo carattere sia diverso dal carattere che si vede nel mondo. Esistono molte buone ragioni per cui ci si debba aspettare di più dai cristiani che dagli altri:

·Affermano di avere qualcosa che gli altri non hanno; affermano di essere stati rinnovati, di essersi ravveduti e di essere stati redenti da Gesù Cristo.

·Di fatto, hanno qualcosa che gli altri non hanno; sono stati rinnovati, si sono ravveduti e sono stati redenti da Gesù Cristo.

·Hanno una forza che gli altri non hanno; possono fare ogni cosa in Cristo che li fortifica.

·Hanno lo Spirito di Dio che dimora dentro di loro.

·Li attende un futuro migliore degli altri.

9. (48) La conclusione alla vera interpretazione della legge: siate perfetti.

«Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro, che è nei cieli».

a. Voi dunque siate perfetti: Se una persona potesse vivere nel modo espresso da Gesù in questo capitolo, sarebbe davvero perfetta.

·Non odierebbe, calunnierebbe o parlerebbe mai male di un’altra persona.

·Non concupirebbe mai nel proprio cuore o nella propria mente, né bramerebbe nulla.

·Non giurerebbe mai il falso e direbbe sempre e solo la verità.

·Permetterebbe a Dio di difendere i suoi diritti personali e non si farebbe lei carico di difenderli.

·Amerebbe sempre il suo prossimo, anche i suoi nemici.

b. Come è perfetto il Padre vostro, che è nei cieli: Se un uomo potesse osservare semplicemente ciò che Dio ha detto qui, avrebbe veramente una giustizia più grande di quella degli scribi e dei farisei (Matteo 5:20), proprio la caratteristica che dobbiamo avere per entrare nel Regno di Dio. Ma c’è solo un uomo che è vissuto in questo modo: Gesù Cristo. E per quanto riguarda il resto di noi? Siamo esclusi dal Regno di Dio?

i. “Gesù sta dicendo che la vera direzione a cui la legge ha sempre puntato non sono solo le restrizioni legali, le concessioni che originano dalla durezza dei cuori degli uomini… e nemmeno la ‘legge dell’amore’… No, ha sempre puntato alla perfezione di Dio, esemplificata dall’interpretazione autorevole della legge.” (Carson)

ii. Vediamo che in questa sezione l’obiettivo primario di Gesù non era di mostrare ciò che Dio richiede dal cristiano nella sua vita quotidiana. È vero, Gesù ha rivelato il massimo standard di Dio e dobbiamo prenderlo sul serio. Ma il suo obiettivo principale era quello di dire: “Se volete essere giusti per mezzo della legge, dovete osservare tutta la legge, sia interiormente che esteriormente – in altre parole, dovete essere perfetti”.

iii. Gesù ha dimostrato che abbiamo bisogno di una giustizia che non dipende dalla legge (Romani 3:21-22). Come affermato da Paolo in Romani 3:21-22: Ma ora, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, alla quale rendono testimonianza la legge e i profeti, cioè la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo verso tutti e sopra tutti coloro che credono.

iv. Qual è il nostro rapporto attuale con la legge, quando interpretata correttamente? Veniamo esposti come dei peccatori colpevoli che non potranno mai rendersi giusti facendo delle buone opere – che era esattamente il pensiero che molti avevano al tempo di Gesù e che molti hanno ancora oggi.

v. Infine, quando si tratta di comprendere l’interpretazione e le richieste della legge, faremmo bene a ricordarci di un altro aspetto degli insegnamenti di Gesù sulla legge: concentrandoci sul comandamento di amare Dio e il nostro prossimo, capiremo correttamente le pretese e i dettagli della legge (Matteo 22:37-40). L’Apostolo Paolo scrive praticamente lo stesso: Ora il fine del comandamento è l’amore, che viene da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede non finta (1 Timoteo 1:5).

© 2023 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com

Categories: Italian Commentary

© Copyright 2018 - Enduring Word       |      Site Hosted & Maintained by Local View Marketing    |    Privacy Policy