Matteo 26




Matteo 26 – Tradimento e Arresto di Gesù

A. Tutto è pronto per l’arresto e la crocifissione di Gesù.

1. Gesù ricorda ai Suoi discepoli di essere prossimo alla sofferenza e alla crocifissione.

E avvenne che, quando Gesù ebbe finito tutti questi discorsi, disse ai Suoi discepoli: «Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua, e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per esser crocifisso».

a. Quando Gesù ebbe finito tutti questi discorsi: Nel Vangelo di Matteo gli insegnamenti di Gesù terminano qui. Negli ultimi giorni precedenti al Suo tradimento e alla Sua crocifissione, Egli aveva avvertito le moltitudini della corruzione della leadership religiosa e aveva parlato ai Suoi discepoli delle cose a venire. Ora era giunto il momento per Gesù di compiere la Sua opera sulla croce.

i. “Dopo aver istruito i Suoi discepoli e i Giudei con i Suoi discorsi, averli edificati con il Suo esempio e convinti con i Suoi miracoli, ora si prepara a redimerli con il Suo sangue!” (Clarke)

b. Voi sapete che fra due giorni… il Figlio dell’uomo sarà consegnato per esser crocifisso: Forse, dopo le varie descrizioni trionfali della venuta del regno, i discepoli avevano maturato l’idea che era impossibile che il Messia dovesse soffrire. Gesù ricordò loro che le cose non stavano proprio così.

2. (3-5) Il complotto contro Gesù.

Allora i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani del popolo si riunirono nella corte del sommo sacerdote di nome Caiafa. E tennero consiglio per prendere Gesù con inganno e farlo morire; ma dicevano: «Non durante la festa, perché non nasca tumulto fra il popolo».

a. Allora i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani… tennero consiglio per prendere Gesù con inganno e farlo morire: La lunga controversia tra Gesù e i capi religiosi era finalmente giunta a questo.

i. Secondo Carson, l’uso sia di “si riunirono” e “tennero consiglio” è un richiamo intenzionale a Salmi 31:13:Poiché odo le calunnie di molti; tutt’intorno è spavento, mentre essi si consigliano assieme contro di me e complottano di togliermi la vita.

ii. Sommo sacerdote di nome Caiafa: “Anna era stato deposto dalle autorità secolari nel 15 d.C. e rimpiazzato da Caiafa, che visse e governò fino alla sua morte nel 36 d.C. Ma, poiché secondo l’Antico Testamento il sommo sacerdote non poteva essere sostituito se non dopo la morte, quel trasferimento di potere fu illegale. Indubbiamente, alcuni continuarono a chiamare l’uno o l’altro ‘sommo sacerdote’.” (Carson)

iii. “Tra 37 a.C. e il 67 d.C.… ci furono non meno di ventotto Sommi Sacerdoti. La cosa più interessante è che Caiafa fu Sommo Sacerdote dal 18 d.C. al 36 d.C. Si trattava di un tempo straordinariamente lungo per un Sommo Sacerdote, durante il quale Caiafa deve aver reso la tecnica di cooperazione con i Romani un’arte raffinata.” (Barclay)

iv. “Circa due anni dopo la crocifissione di nostro Signore, sia Caiafa che Pilato furono deposti da Vitellio, governatore della Siria e, successivamente, imperatore. Caiafa, incapace di sopportare una tale vergogna e i rimorsi di coscienza per l’assassinio di Cristo, si suicidò intorno al 35 d.C. Vedi Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, libro XVIII. c. 2-4.” (Clarke)

b. Non durante la festa, perché non nasca tumulto: Non volevano mettere a morte Gesù durante la Pasqua, ma è proprio quello che successe. Si tratta di un’altra sottile indicazione del fatto che Gesù aveva il controllo degli eventi, dato che Lo uccisero proprio nel giorno in cui non volevano.

i. “I capi facevano bene a temere il popolo. La popolazione di Gerusalemme aumentò forse di cinque volte durante la festa; e con il fervore religioso e il messianismo nazionale alle stelle, una scintilla avrebbe potuto innescare un’esplosione.” (Carson)

3. (6-13) Una donna unge Gesù prima della Sua morte.

Ora, essendo Gesù in Betania, in casa di Simone il lebbroso, gli si avvicinò una donna con un alabastro di olio profumato di gran prezzo, e lo versò sul Suo capo, mentre Egli era a tavola. Visto ciò, i Suoi discepoli s’indignarono e dissero: «Perché mai questo spreco? Quest’olio, infatti, si poteva vendere a gran prezzo e darne il ricavato ai poveri». Ma Gesù, conosciuto ciò, disse loro: «Perché mai infastidite questa donna? Ella, infatti, ha compiuto una buona azione verso di me. Perché avrete sempre i poveri con voi, ma non avrete sempre me. Poiché, versando questo olio profumato sul Mio corpo, ella lo ha fatto per preparare il Mio corpo per la sepoltura. Io vi dico in verità, che in tutto il mondo, dovunque sarà predicato questo evangelo, si racconterà anche ciò che costei ha fatto, in memoria di lei».

a. Gli si avvicinò una donna con un alabastro di olio profumato di gran prezzo: Da Giovanni 12 sappiamo che questa donna era Maria, la sorella di Lazzaro e Marta. Maria, che sedeva ai piedi di Gesù (Luca 10:39), rese a Gesù questa stravagante dimostrazione di amore e devozione.

i. Esiste un certo dibattito, e talvolta una certa confusione, riguardo all’unzione di Gesù qui e a quelle menzionate in Marco, Luca e Giovanni. La migliore soluzione sembra indicare che Matteo, Marco e Giovanni riportano lo stesso episodio di unzione a Betania, mentre Luca ne registra uno distinto in Galilea.

ii. “Simone il lebbroso ci è altrimenti sconosciuto. Si trattava presumibilmente di un personaggio ben noto a livello locale, forse uno di quelli che Gesù aveva guarito (visto che, se fosse stato ancora un lebbroso, non avrebbe potuto intrattenere degli ospiti a cena), ma il cui soprannome rimase come ricordo della sua precedente infermità.” (France)

iii. Morris riguardo ad alabastro: “Non aveva impugnature ed era dotato di un lungo collo che veniva spezzato quando serviva il contenuto… Possiamo ragionevolmente dedurre che si trattava di un profumo costoso. Le donne ebree in genere portavano una boccetta di profumo sospesa a un cordone intorno al collo, un accessorio che era parte di loro a tal punto da essere autorizzate a indossarlo anche in giorno di sabato.” (Commentario di Luca)

b. Perché mai questo spreco? I discepoli criticarono questa dimostrazione d’amore e di onore nei confronti di Gesù. Nello specifico, il critico era Giuda (Giovanni 12:4-6). Ma Gesù prese le difese di Maria, presentandola come l’esempio di qualcuno che semplicemente aveva fatto una buona azione verso di Lui.La sua offerta stravagante, anzi sconsiderata, per Gesù sarebbe stata ricordata finché il vangelo fosse stato predicato (in memoria di lei).

i. “Quello che loro chiamano uno spreco, Gesù lo chiama ‘una cosa meravigliosa’.” (Carson)

ii. “C’è forse qualcosa di sprecato se è tutto per Gesù? Anzi, potrebbe sembrare che sia sprecato tutto ciò che non è stato dato a Lui.” (Spurgeon)

iii. “Giuda non riusciva a respirare liberamente tra i profumi di quell’unguento e tutto ciò che esso rappresentava.” (Bruce)

c. Avrete sempre i poveri con voi, ma non avrete sempre me: Gesù non disse questo per scoraggiare la generosità e la gentilezza verso i poveri. Infatti, le Sue recenti parole riguardo al giudizio delle nazioni avevano appena incoraggiato radicalmente un atteggiamento di benevolenza nei confronti di chi è nel bisogno (Matteo 25:31-46). Gesù sottolineò che quello era il momento appropriato per onorarlo in modo speciale.

i. “La bellezza del gesto di questa donna stava nel fatto che era tutto per Cristo. Tutti i presenti nella casa potevano sentire e godere del profumo del prezioso unguento, ma l’unzione era riservata solo a Gesù.” (Spurgeon)

d. Ella lo ha fatto per preparare il Mio corpo per la sepoltura: Sebbene Maria non realizzasse appieno il significato di ciò che aveva appena fatto, il suo gesto diceva qualcosa che i discepoli non avevano detto né fatto. Ella aveva dato a Gesù l’amore e l’attenzione che meritava prima della Sua terribile sofferenza. Aveva compreso di più perché si trovava nel luogo di massima comprensione: ai piedi di Gesù.

i. I re venivano unti. I sacerdoti venivano unti. In entrambi i casi ciò era vero per Gesù, il quale però affermò che ella Lo aveva unto in vista della Sua sepoltura.

ii. “Lei probabilmente non era consapevole del significato delle sue azioni quando unse il suo Signore per la Sua sepoltura. Le conseguenze del più semplice gesto compiuto per Cristo possono essere molto più grandi di quanto pensiamo… Lei dimostrò così che c’era almeno un cuore nel mondo che credeva che non ci fosse nulla di troppo buono per il suo Signore e che il meglio del meglio dovesse essere dato a Lui.” (Spurgeon)

iii. “Il nome di Maria ora profuma in tutta la casa di Dio come mai aveva fatto il suo unguento, mentre il nome di Giuda marcirà e sarà così per tutti i posteri.” (Trapp)

e. Si racconterà anche ciò che costei ha fatto, in memoria di lei: È stata la motivazione a rendere notevole il gesto di Maria: un cuore puro e amorevole. È notevole perché è stato compiuto per Gesù soltanto. È notevole perché era insolito e straordinario.

i. “Tutti coloro che hanno compiuto meraviglie per Cristo sono sempre stati etichettati eccentrici e fanatici. Quando Whitfield andò per la prima volta a predicare a Bennington Common, dato che non riusciva a trovare un edificio abbastanza grande, predicò all’aria aperta, cosa del tutto inaudita. Come ci si poteva aspettare che Dio ascoltasse le preghiere se non c’era un tetto sopra la testa della gente? Come potevano essere benedette le anime se le persone non avevano posti a sedere e banchi regolari con lo schienale alto su cui sedersi! Si pensava che Whitfield stesse facendo qualcosa di oltraggioso, ma lui lo fece ugualmente; ruppe il recipiente d’alabastro sul capo del suo Maestro e, in mezzo a scherno e derisioni, predicò all’aria aperta. E quale fu il risultato? Un risveglio di santità e un’imponente diffusione della religione. Vorrei che fossimo tutti pronti a fare qualcosa di straordinario per Cristo – disposti a essere derisi, a essere etichettati come fanatici, a essere fischiati e oltraggiati perché siamo usciti dai canoni e non ci siamo accontentati di fare quello di cui tutti gli altri erano capaci o che approvavano. (Spurgeon)

4. (14-16) Giuda stringe un accordo nefasto con i capi religiosi.

Allora uno dei dodici, di nome Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti, e disse loro: «Quanto mi volete dare, perché io ve lo consegni?». Ed essi gli contarono trenta sicli d’argento. E da quell’ora egli cercava l’opportunità di tradirlo.

a. Allora uno dei dodici: Matteo sembra indicare che la questione con Maria rappresenti l’insulto finale nei confronti di Giuda, anche se potrebbe essere avvenuta qualche giorno prima. Da quel momento, egli era determinato a tradire Gesù e a consegnarlo ai capi religiosi che volevano ucciderlo.

b. Quanto mi volete dare, perché io ve lo consegni? Attraverso i secoli sono state fatte molte supposizioni riguardo alla motivazione che ha spinto Giuda a tradire Gesù.

i. Matteo 10:4 lo chiama Giuda Iscariota; è probabile che fosse originario di Kerioth, una città nella Giudea meridionale. Ciò farebbe di Giuda l’unico discepolo proveniente dalla Giudea; tutti gli altri erano galilei. Alcuni si chiedono se Giuda fosse infastidito dalla leadership dei pescatori galilei tra i discepoli, arrivando poi ad averne abbastanza.

ii. Forse Giuda era rimasto deluso dal tipo di Messia che Gesù aveva rivelato di essere; voleva un Messia più politico e conquistatore.

iii. Forse Giuda, osservando il conflitto in atto tra Gesù e i capi religiosi, dedusse che loro stavano vincendo e Gesù stava perdendo; decise quindi di limitare le perdite e di schierarsi dalla parte dei vincitori.

iv. Forse giunse alla conclusione che Gesù semplicemente non era il Messia o un vero Profeta, proprio come aveva creduto Saulo di Tarso.

v. Alcuni sostengono addirittura che Giuda abbia agito per un nobile motivo; che fosse impaziente che Gesù si rivelasse come potente Messia, pensando che ciò lo avrebbe costretto a manifestarsi.

vi. Qualunque sia la ragione specifica, le Scritture non mostrano alcuna riluttanza in Giuda, ma soltanto un’unica motivazione: l’avidità. Le parole rimangono: Quanto mi volete dare, perché io ve lo consegni?

c. Ed essi gli contarono trenta sicli d’argento: Secondo la Bibbia, nel cuore di Giuda non c’erano nobili intenzioni. La sua motivazione non era che il denaro.

i. Il valore esatto dei trenta sicli d’argento è alquanto difficile da determinare, ma si trattava comunque di una bassa stima del Messia. “Era un prezzo fisso risaputo per lo schiavo più umile, Esodo 21:31; Gioele 3:3,6. Per una somma così piccola questo traditore ha venduto un Maestro così dolce.” (Trapp)

ii. Anche se Giuda era abbastanza avido da chiedere di più, e la malizia di questi consiglieri avrebbe potuto spingerli a dare di più, questo fu il costo ordinato dal consiglio divino. Cristo doveva essere venduto a poco prezzo affinché fosse più caro alle anime dei redenti.” (Poole)

iii. “Eppure, molti hanno venduto Gesù per un prezzo inferiore a quello ricevuto da Giuda; è bastato un sorriso o un ghigno a indurli a tradire il loro Signore.” (Spurgeon)

B. Ultima cena con i discepoli.

1. (17-20) Preparativi per la Pasqua: in memoria della redenzione.

Or il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si accostarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti apparecchiamo per mangiare la Pasqua?». Ed Egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il Mio tempo è vicino; farò la Pasqua in casa tua con i Miei discepoli”». Allora i discepoli fecero come Gesù aveva loro ordinato e apparecchiarono la Pasqua. E quando fu sera, Egli si mise a tavola con i dodici;

a. Or il primo giorno degli Azzimi: Per Gesù dev’essere stata una commemorazione molto toccante. La Pasqua rievoca la liberazione d’Israele dall’Egitto, l’atto centrale di redenzione dell’Antico Testamento. Ora Gesù stava istituendo un nuovo punto focale di redenzione da ricordare con un nuovo pasto cerimoniale.

i. La menzione del primo giorno degli Azzimi fa sorgere difficili problemi riguardo all’esatta collocazione temporale di questi eventi. La principale complicazione è che Matteo, Marco e Luca descrivono questo pasto, che Gesù consumerà con i Suoi discepoli, come la cena di Pasqua – consumata solitamente con l’agnello che veniva sacrificato il giorno della Pasqua al tempio con una grande cerimonia. Tuttavia, Giovanni sembra indicare che la cena ebbe luogo prima della Pasqua (Giovanni 13:1) e che Gesù fu crocifisso in realtà il giorno di Pasqua (Giovanni 18:28).

ii. Adam Clarke propone una soluzione alternativa: “Si ritiene comunemente che nostro Signore abbia mangiato la Pasqua alcune ore prima rispetto ai Giudei; questi ultimi, infatti, come da usanza, la mangiavano alla fine del quattordicesimo giorno, mentre Cristo la consumò la sera precedente, cioè all’inizio di quello stesso sesto giorno, o di venerdì; i Giudei iniziano le loro giornate al tramonto, noi a mezzanotte. Così Cristo mangiò la Pasqua lo stesso giorno dei Giudei, ma non alla stessa ora.”

iii. “La soluzione più semplice… è che Gesù, sapendo che sarebbe morto prima dell’ora prevista per la cena, l’abbia deliberatamente organizzata di nascosto un giorno prima. Luca 22:15-16 indica sia il forte desiderio di Gesù di celebrare questa cena con i Suoi discepoli prima di morire, sia la Sua consapevolezza di avere poco tempo.” (France)

iv. Si tende ad essere d’accordo con Bruce per quanto riguarda la precisa analisi cronologica: “Le discussioni a riguardo sono irritanti e dai risultati incerti; e tendono a distogliere l’attenzione da questioni molto più importanti”.

b. Quando fu sera, Egli si mise a tavola con i dodici: Dato che il giorno ebraico iniziava al tramonto, Gesù mangiò la Pasqua e fu ucciso nello stesso giorno secondo il calendario ebraico.

i. Se è vero che Gesù mangiò la Pasqua all’inizio del giorno ebraico (la sera), quando la maggior parte dei Giudei era solito mangiarla alla fine di quel giorno (dopo la notte e la mattina seguente), si spiega perché non si parla di Gesù che mangia l’agnello in questa occasione con i Suoi discepoli. La mangiarono prima che gli agnelli pasquali fossero sacrificati al tempio. Ciò corrisponderebbe alla cronologia di Giovanni, la quale indica che Gesù fu crocifisso circa nello stesso momento in cui venivano sacrificati gli agnelli della Pasqua.

ii. Tuttavia, non sarebbe corretto affermare che Gesù e i Suoi discepoli non mangiarono l’agnello di Pasqua durante l’ultima cena; Egli era l’agnello di Pasqua. Più avanti, Paolo scriverà che la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata per noi (1 Corinzi 5:7).

iii. Egli si mise a tavola con i dodici: “Giuda compreso, anche se Ilario sostiene il contrario, e non so per quale motivo.” (Trapp)

2. (21-25) Gesù offre a Giuda un’ultima opportunità di ravvedimento.

E, mentre mangiavano, disse: «In verità vi dico che uno di voi mi tradirà». Ed essi si rattristarono grandemente, e ciascuno di loro prese a dirgli: «Sono io quello, Signore?». Ed egli, rispondendo, disse: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto mi tradirà. Il Figlio dell’uomo certo se ne va secondo che è scritto di lui; ma guai a quell’uomo per mezzo del quale il Figlio dell’uomo è tradito! Sarebbe stato meglio per lui di non essere mai nato». E Giuda, colui che lo avrebbe tradito, prese a dire: «Maestro, sono io quello?». Egli gli disse: «Tu l’hai detto!».

a. In verità vi dico che uno di voi mi tradirà: Nel mezzo della cena pasquale, Gesù fa un annuncio sconvolgente. Riferisce ai Suoi discepoli che uno di loro, che è vissuto, ha udito e imparato da Gesù per tre anni insieme ai dodici, Lo tradirà.

i. Se abbiamo familiarità con questa storia, è facile non apprezzarne l’impatto. È facile non rendersi conto di quanto sia terribile che uno di quelli che appartengono a Gesù Lo tradirà. Non a caso Dante, nella sua Divina Commedia, piazza Giuda nel girone più basso dell’inferno.

ii. “Si trattava di uno dei pensieri più spiacevoli da tirar fuori a un banchetto, ma non c’era momento più adatto che durante la Pasqua, considerato che il comandamento che Dio diede a Mosè riguardo al primo agnello pasquale fu: ‘La mangeranno… con erbe amare’.” (Spurgeon)

b. Colui che ha intinto con me la mano nel piatto mi tradirà: Gesù non disse questo per puntare il dito contro un discepolo in particolare, dato che tutti avevano intinto con Lui. Piuttosto, Gesù voleva identificare il traditore come un amico, qualcuno che mangiava al Suo stesso tavolo.

i. Il pensiero è tratto dal Salmo 41:9: Persino il mio intimo amico, su cui facevo affidamento e che mangiava il mio pane, ha alzato contro di me il suo calcagno. “Il mio concittadino, il mio intimo amico, Salmi 41:9. Ciò aggrava notevolmente l’ignobiltà della vicenda.” (Trapp)

c. Maestro, sono io quello? Porre questa domanda (Sono io quello, Signore?) fu un gesto nobile da parte degli altri 11 discepoli, ma per Giuda fu una terribile dimostrazione di ipocrisia.Il fatto che Giuda chieda: “Maestro, sono io quello?”, pur sapendo di aver già orchestrato l’arresto di Gesù, è il non plus ultra del tradimento.

i. “È un bel tratto del carattere dei discepoli il fatto che non sospettassero l’uno dell’altro, ma che ciascuno di loro domandasse, quasi incredulo, come si evince dalla formulazione della domanda: ‘Sono io quello, Signore?’ Nessuno disse: ‘È forse Giuda, Signore?’” (Spurgeon)

d. Tu l’hai detto: Gesù non lo disse per condannare Giuda, ma per invitarlo al ravvedimento. È lecito supporre che lo abbia detto con l’amore negli occhi per dimostrare a Giuda che lo amava, pur essendo a conoscenza del suo tradimento.

3. (26-29) Gesù istituisce la Cena del Signore.

Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane e lo benedisse, lo ruppe e lo diede ai discepoli e disse: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e rese grazie, e lo diede loro dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto che è sparso per molti per il perdono dei peccati. Ed io vi dico, che da ora in poi io non berrò più di questo frutto della vigna, fino a quel giorno in cui io lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio».

a. Mentre mangiavano: A un certo punto durante o dopo la cena, Gesù lavò i piedi ai discepoli (Giovanni 13:1-11). Dopodiché, Giuda se ne andò (Giovanni 13:30). Poi, Gesù tenne il Suo discorso prolungato con i Suoi discepoli e rivolse la Sua preghiera a Dio Padre, come descritto in Giovanni 13:31-17:26.

i. Giuda era presente alla prima celebrazione della Cena del Signore? Il dibattito ruota attorno al manoscritto di Giovanni 13:2. Alcune tradizioni testuali leggono “e finita la cena”, il che suggerirebbe che Gesù abbia lavato i piedi ai discepoli e che Giuda se ne sia andato dopo l’istituzione della Cena del Signore. Altre tradizioni testuali riportano “durante la cena” in Giovanni 13:2. Ciò indicherebbe che Gesù abbia lavato i piedi ai discepoli e che Giuda se ne sia andato a un certo punto durante il pasto e quindi, probabilmente, prima dell’istituzione della Santa Cena.

ii. Poiché Giovanni non descrive l’istituzione della Cena del Signore nel suo vangelo, si discute se Giuda fosse presente alla sua prima celebrazione, come descritto nel passo seguente. La maggior parte è fermamente convinta che Giuda non abbia partecipato a questo momento della Cena del Signore (come Morgan: “Prima che la cena fosse istituita, Giuda era già uscito (Giovanni 13:30).”). Si tratta di una questione molto difficile da determinare con certezza.

b. Gesù prese il pane e lo benedisse, lo ruppe: Quando si alzava il pane durante la Pasqua ebraica, il capotavola diceva: “Questo è il pane dell’afflizione che i nostri padri mangiarono nel paese d’Egitto. Chiunque ha fame venga a mangiare; chiunque è bisognoso venga a mangiare la Pasqua”. Tutti i cibi che venivano consumati durante la cena di Pasqua avevano un significato simbolico. Le erbe amare rievocavano l’amarezza della schiavitù; l’acqua salata ricordava le lacrime versate sotto l’oppressione egiziana. La portata principale del pasto – un agnello appena sacrificato individualmente per ogni famiglia – non aveva alcuna connessione simbolica con l’agonia in Egitto. Era il sacrificio che, caricatosi del peccato, permetteva al giudizio di Dio di passare oltre la famiglia che aveva creduto.

i. La Pasqua diede inizio a una nazione; una moltitudine di schiavi fu liberata dall’Egitto e divenne una nazione. Anche questa nuova Pasqua dà vita a un nuovo popolo; quelli che sono uniti in Gesù Cristo, che ricordano e confidano nel Suo sacrificio.

c. Prendete, mangiate; questo è il mio corpo… questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto: Gesù non illustrò il significato delle due vivande secondo consuetudine. Le reinterpretò in Sé stesso, non ponendo più l’attenzione sulle sofferenze d’Israele in Egitto, ma sulla sofferenza di Gesù in loro favore a motivo del peccato di cui si era caricato.

i. “Le parole ‘questo è il mio corpo’ non erano presenti nel rituale della Pasqua ebraica; essendo una novità, devono aver avuto un effetto sbalorditivo, un effetto che sarebbe cresciuto con la maggiore comprensione acquisita dopo la Pasqua.” (Carson)

ii. È così che ricordiamo ciò che Gesù ha fatto per noi. Mentre mangiamo il pane, dobbiamo ricordare il modo in cui Gesù è stato spezzato, trafitto e flagellato per la nostra redenzione.Mentre beviamo il calice, dobbiamo ricordare che il Suo sangue, che la Sua vita è stata versata per noi sul Calvario.

iii. È così che abbiamo comunione con Gesù. Poiché la Sua redenzione ci ha riconciliati con Dio, ora possiamo sederci a mangiare con Gesù e godere l’uno della compagnia dell’altro.

d. Questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto: In modo straordinario, Gesù annunciò l’istituzione di un nuovo patto. Nessun uomo avrebbe mai potuto istituire un nuovo patto tra Dio e l’uomo, se non Gesù, vero Dio e vero uomo.Egli ha l’autorità di stabilire un nuovo patto, suggellato con il sangue, proprio com’era avvenuto per l’antico patto (Esodo 24:8).

i. Il nuovo patto consiste in una trasformazione interiore che purifica dal peccato.Poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato (Geremia 31:34). Questa trasformazione mette in noi la Parola e la volontà di Dio: Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore (Geremia 31:33). Questa alleanza riguarda soprattutto una nuova e stretta relazione con Dio: Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo (Geremia 31:33).

ii. Possiamo affermare che il sangue di Gesù ha reso il nuovo patto non solo possibile, ma anche sicuro e affidabile. È stato confermato dalla vita di Dio stesso.

iii. Per quello che Gesù ha fatto sulla croce possiamo avere una relazione con Dio in questo nuovo patto. Purtroppo, molti seguaci di Gesù vivono come se ciò non fosse mai avvenuto.

·Come se non ci fosse alcuna trasformazione interiore.

·Come se non ci fosse alcuna reale purificazione dal peccato.

·Come se non ci fossero la Parola e la volontà di Dio nei nostri cuori.

·Come se non ci fosse una nuova e stretta relazione con Dio.

iv. Che è sparso per molti: “Nella grande parola ‘molti’ dobbiamo gioire oltremisura. Il sangue di Cristo non è stato sparso solo per una manciata di apostoli. Solo undici di loro hanno partecipato realmente al sangue simboleggiato dal calice. Il Salvatore non dice: ‘Questo è il mio sangue che è sparso per voi, i favoriti unidici’, bensì ‘è sparso per molti’.” (Spurgeon)

e. Questo è il mio corpo… questo è il mio sangue: L’esatta comprensione di queste parole pronunciate da Gesù sono state fonte di grandi controversie teologiche fra i cristiani.

i. La Chiesa Cattolica Romana sostiene il principio della transustanziazione, secondo il quale il pane e il vino diventano realmente il corpo e il sangue di Gesù.

ii. Martin Lutero sosteneva invece l’idea della consustanziazione, la quale insegna che il pane e il vino rimangono tali, ma per fede è come se fossero il vero corpo e il vero sangue di Gesù. Lutero non credeva nella dottrina cattolica romana della transustanziazione, ma nemmeno se ne discostò di tanto.

iii. Giovanni Calvino insegnava che la presenza di Gesù nel pane e nel vino è reale, ma solo in senso spirituale e non materiale. Zwingli affermava che il pane e il vino sono dei simboli significativi che rappresentano il corpo e il sangue di Gesù. Quando i riformatori svizzeri discussero la questione con Martin Lutero a Marburg, ne scaturì un’enorme contesa. Lutero insisteva su una sorta di presenza fisica perché Gesù aveva detto: “Questo è il mio corpo”. Insistette più e più volte, scrivendo sul velluto del tavolo dell’eucaristia: Hoc est corpus meum – “questo è il mio corpo” in latino. Zwingli rispose: “Gesù ha anche detto: ‘Io sono la vigna’ e ‘Io sono la porta’”, ma comprendiamo il senso delle Sue parole. Lutero controbatté: “Non lo so, ma, se Cristo mi dicesse di mangiare escrementi, lo farei con la certezza che ciò mi farebbe bene”. Lutero era incredibilmente fermo su questo aspetto perché lo considerava una questione di fede nelle parole di Cristo e perché pensava che Zwingli fosse sceso a compromessi, dicendo che era animato da un altro spirito (von einem anderen Geist).

iv. Secondo le Scritture, comprendiamo che il pane e il calice non sono semplici simboli, ma sono immagini potenti cui partecipare e in cui entrare, poiché consideriamo la Mensa del Signore come la nuova Pasqua.

v. Il commentatore puritano Matthew Poole affermava: “I papisti e i luterani dicano ciò che possono, ma in queste due parole devono essere riconosciuti due simboli. Il calice qui rappresenta il vino nel calice; il significato delle parole ‘questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto’ deve essere ‘questo vino è il segno del nuovo patto’. Non riesco a capire perché non riconoscano con altrettanta facilità un simbolo anche nelle parole ‘questo è il mio corpo’”.

vi. “Quello che è certo è che Gesù ci chiede di commemorare non la Sua nascita, non la Sua vita, non i Suoi miracoli, ma la Sua morte.” (Carson)

f. Prendete, mangiate: Andando oltre il dibattito attorno al significato del pane e del calice, dobbiamo ricordare ciò che Gesù ha detto di farne.Dobbiamo prendere e magiare.

i. Prendete significa che nessuno sarà obbligato a farlo. Anzi, bisogna riceverlo. “Mi aspetto che qualcuno dica: ‘Avrò dunque Gesù Cristo solamente prendendolo?’ Proprio così. Hai bisogno di un Salvatore? Eccolo, prendilo… Prendilo, prendilo, è tutto ciò che devi fare.” (Spurgeon)

ii. Mangiate significa che è assolutamente vitale per tutti. Proprio come nessuno può vivere senza cibo e senz’acqua, così anche noi periamo senza Gesù. Significa inoltre che dobbiamo accogliere Gesù nel profondo. È necessario che tutti mangino, perché nessuno può farlo per qualcun altro.

iii. “Se non sai se hai bevuto, ti dirò come venirne a capo: bevi di nuovo!Se hai mangiato, ma hai dimenticato se hai effettivamente mangiato o no — queste cose capitano alle persone impegnate, che mangiano poco; se vuoi essere sicuro di aver mangiato, mangia di nuovo! Se vuoi avere la certezza di aver creduto in Gesù, credi di nuovo!” (Spurgeon)

g. Rese grazie: In greco antico grazie è la parola eucharistia. Ecco perché la commemorazione della Mensa del Signore viene chiamate a volte eucaristia.

i. Questo ci parla dell’atteggiamento e del cuore di Gesù in quel momento: “Osserva come Gesù, in quell’ora, fosse dell’umore e in grado di rendere grazie e lodare, certo che il bene sarebbe scaturito dal male. Nel Getsemani poté soltanto sottomettersi.” (Bruce)

ii. Questo ci parla del modo in cui riceviamo la Cena del Signore: “Che cosa intendiamo, dunque, quando durante la Cena portiamo alle labbra il sacro calice? Non stiamo forse dicendo con questo gesto importante: ‘Ricordati del Tuo patto’? Non stiamo forse ricordando a Gesù che contiamo sul fatto che Egli faccia la Sua parte? Non ci stiamo forse consacrando a Lui come Suoi, legati a Lui con vincoli indissolubili e soddisfatti del Suo sommo sacrificio?” (Meyer)

iii. Questo ci parla della condizione, a volte decadente, del popolo di Dio e dei suoi leader: “Una volta c’erano calici di legno e ministri d’oro; ora ci sono calici d’oro, ma ministri di legno.” (Trapp)

h. Fino a quel giorno in cui io lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio: Gesù guardava alla futura celebrazione della Pasqua in cielo, quella Pasqua che non ha ancora celebrato con il Suo popolo. Sta aspettando che tutto il Suo popolo sia radunato presso di Lui e allora ci sarà una grande cena, la cena delle nozze dell’Agnello (Apocalisse 19:9). Questo è il compimento nel regno del Padre mio che Gesù desiderava.

4. (30) Gesù canta con i Suoi discepoli e si incammina verso il Monte degli Ulivi.

E, dopo aver cantato l’inno, se ne uscirono verso il monte degli Ulivi.

a. Dopo aver cantato l’inno: Spesso non ci viene da pensare che Gesù cantasse, eppure lo faceva. Alzava la propria voce adorando e glorificando Dio Padre. Potremmo chiederci all’infinito quale fosse il suono della Sua voce, ma sappiamo con certezza che Egli non cantò solo con la voce, ma elevò tutto il Suo cuore in atteggiamento di lode. Ciò ci ricorda che Dio vuole essere lodato con il canto.

i. “Queste parole, interpretate da un’immaginazione riverente, presentano una delle immagini più meravigliose… Essi cantavano ed è impossibile dubitare che fosse Lui a guidare il canto.” (Morgan)

ii. È incredibile che Gesù fosse in grado di cantare la notte prima della Sua crocifissione. Riusciremmo a cantare in circostanze simili? Gesù può davvero essere il nostro worship leader. Dovremmo cantare a Dio nostro Padre proprio come ha fatto Gesù, perché ciò Gli è gradito; è come quando amiamo qualcuno e vogliamo fare le cose che gli sono gradite. E non importa tanto se fa piacere o meno a noi.

iii. “Nessun canto più dolce, nessuna melodia più maestosa è mai risuonata nelle tenebre della triste notte del mondo di quanto non risuonasse il canto di Gesù e dei Suoi primi discepoli, mentre progredivano verso la Croce della Sua Passione e della loro redenzione.” (Morgan)

b. Cantato l’inno: È meraviglioso che Gesù abbia cantato, ma che cosa cantò? La cena di Pasqua terminava sempre con il canto di tre Salmi, conosciuti come Hallel, Salmi 116-118. Considera come le parole di questi Salmi abbiano potuto incoraggiare Gesù mentre le cantava la notte precedente alla Sua crocifissione:

·I legami della morte mi avevano circondato e le angosce dello Sceol mi avevano colto; sventura e dolore mi avevano sopraffatto. Allora invocai il nome dell’Eterno: «O Eterno, ti supplico, salvami». (Salmo 116:3-4)

·Sì, perché tu hai liberato la mia vita dalla morte, i miei occhi dalle lacrime e i miei piedi da cadute. Io camminerò alla presenza dell’Eterno nella terra dei viventi. (Salmo 116:8-9)

·Io alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome dell’Eterno. Adempirò i miei voti all’Eterno in presenza di tutto il suo popolo. È preziosa agli occhi dell’Eterno la morte dei suoi santi. (Salmo 116:13-15)

·Lodate l’Eterno, voi nazioni tutte! Celebratelo, voi popoli tutti! (Salmo 117:1)

·Tu mi avevi spinto con violenza per farmi cadere, ma l’Eterno mi ha soccorso. L’Eterno è la mia forza e il mio cantico, ed è stato la mia salvezza. (Salmo 118:13-14)

·Io non morrò, ma vivrò e racconterò le opere dell’Eterno. L’Eterno mi ha punito duramente, ma non mi ha lasciato in balìa della morte. Apritemi le porte della giustizia; io vi entrerò e celebrerò l’Eterno. (Salmo 118:17-19)

·La pietra, che i costruttori avevano rigettata, è divenuta la testata d’angolo. Questa è opera dell’Eterno, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri. (Salmo 118:22-23)

·L’Eterno è Dio e ha fatto risplendere la sua luce su di noi, legate la vittima del sacrificio ai corni dell’altare. Tu sei il mio Dio, io ti celebrerò; tu sei il mio DIO, io ti esalterò. (Salmo 118:27-28)

i. “Quando Gesù si alzò per recarsi al Getsemani, il Salmo 118 era sulle Sue labbra. Esso forniva una descrizione adeguata di come Dio avrebbe guidato il Suo Messia attraverso l’angoscia e la sofferenza fino alla gloria.” (Lane)

ii. “Se, carissimi, sapeste che alle dieci di questa sera verreste condotti via per essere derisi, disprezzati, battuti e che il sole di domani vi vedrebbe ingiustamente accusati, appesi, come dei criminali condannati, a morire su una croce, pensate che riuscireste a cantare stasera, dopo il vostro ultimo pasto?” (Spurgeon)

5. (31-35) Gesù predice la diserzione dei discepoli.

Allora Gesù disse loro: «Voi tutti questa notte sarete scandalizzati per causa mia, perché sta scritto:

“Percuoterò il pastore
E le pecore del gregge saranno disperse”.

Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Allora Pietro, rispondendo, gli disse: «Quand’anche tutti si scandalizzassero per causa tua, io non mi scandalizzerò mai!». Gesù gli disse: «In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli disse: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò in alcun modo». Lo stesso dissero anche tutti i discepoli.

a. Voi tutti questa notte sarete scandalizzati per causa mia: Gesù disse questo non per condannare i discepoli, ma per mostrar loro di essere realmente al comando della situazione e per dimostrare che le Scritture riguardanti la sofferenza del Messia dovevano essere adempiute.

b. Dopo che sarò risorto: Gesù già guardava oltre la croce. Aveva gli occhi fissi sulla gioia che gli Era posta davanti (Ebrei 12:2).

c. Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò in alcun modo: Pietro era tragicamente inconsapevole della realtà spirituale e della battaglia spirituale che Gesù invece vedeva chiaramente. In quel frangente, Pietro si sentiva coraggioso e la sua percezione non andava oltre il momento. Ben presto si sarebbe lasciato intimidire da un’umile serva, davanti alla quale avrebbe negato persino di conoscere Gesù.

d. In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte: Gesù sapeva che Pietro avrebbe fallito in quelli che credeva essere i suoi punti di forza: coraggio e audacia. Con questo solenne avvertimento, Gesù offrì a Pietro l’opportunità di prestare attenzione e di considerare la propria debolezza.

i. Gesù lo disse chiaramente a Pietro. “Pietro, tu sarai scandalizzato. Abbandonerai me, il tuo Maestro. Lo farai proprio questa sera, prima che il gallo canti. Negherai di avere qualsiasi associazione con Me, o addirittura di conoscermi. E non lo farai solo una volta; lo farai tre volte”. “Un tale avvertimento non bastò a far sì che non confidasse nelle proprie forze, ma che dipendesse da Dio?” (Clarke)

ii. Era un’opportunità di cui Pietro non approfittò. Invece, disse: “Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò in alcun modo”. Gesù conosceva Pietro più di quanto questi conoscesse sé stesso e, perché si sopravvalutò, Pietro era pronto a cadere.

iii. Anche il resto dei discepoli sopravvalutò le proprie forze e non si affidò al Signore nell’ora critica: Lo stesso dissero anche tutti i discepoli.

iv. “Sembra che in Palestina i galli cantassero solitamente alle 12:30, 1:30 e 2:30 del mattino; per questo, i Romani chiamavano la vigilia tra mezzanotte e le tre il ‘canto del gallo’.” (Carson)

C. Gesù prega e viene arrestato nel Giardino del Getsemani.

1. (36-39) La preghiera di Gesù accompagnata da grande angoscia.

Allora Gesù andò con loro in un luogo, chiamato Getsemani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e grande angoscia. Allora egli disse loro: «L’anima mia è profondamente triste, fino alla morte; restate qui e vegliate con me». E, andato un poco in avanti, si gettò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice; tuttavia, non come io voglio, ma come vuoi tu».

a. Allora Gesù andò con loro in un luogo, chiamato Getsemani: Si trova immediatamente a est dell’area del monte del tempio di Gerusalemme, attraverso la gola del torrente Kidron e sulle pendici inferiori del Monte degli Ulivi. Circondato da antichi alberi di ulivo, Getsemani significa “frantoio”. Proprio come lì le olive della regione venivano schiacciate per ricavarne l’olio, così anche il Figlio di Dio sarebbe stato schiacciato in quello stesso luogo.

i. “Ancora una volta scelse quel giardino tra quelli adiacenti a Gerusalemme, perché Giuda conosceva il luogo. Voleva ritirarsi, ma non in un luogo dove poteva appostarsi e nascondersi. Non spettava a Cristo consegnarsi volontariamente – sarebbe stato come un suicidio; nemmeno però poteva tirarsi indietro e nascondersi – sarebbe stato un atto di vigliaccheria.” (Spurgeon)

b. Cominciò a provare tristezza e grande angoscia: Gesù era turbato, in parte perché conosceva l’orrore fisico che Lo attendeva sulla croce. Mentre era in cammino verso il Getsemani dal centro di Gerusalemme, attraversò il torrente Kidron che, nel plenilunio della Pasqua, vide rosseggiare per il sangue sacrificale proveniente dal tempio.

i. “Le parole nel greco esprimono il più grande dolore che si possa immaginare.” (Poole)

c. L’anima mia è profondamente triste, fino alla morte: Ma, soprattutto, Gesù era angosciato dall’orrore spirituale che avrebbe affrontato sulla croce. Gesù si sarebbe ritrovato al posto dei peccatori colpevoli e avrebbe ricevuto tutto il castigo spirituale che essi meritano; Colui che non ha conosciuto peccato sarebbe diventato peccato per noi (2 Corinzi 5:21).

i. Profondamente triste “è una traduzione piuttosto debole per un’espressione che contiene la parola preferita da Matteo per indicare un’emozione violenta, persino lo shock (usata in 17:6, 23; 18:31; 19:25; 27:54). (France)

ii. Gesù non morì da martire. “Gesù andò incontro alla morte sapendo che avrebbe dovuto affrontarla completamente da solo per volontà del Padre Suo (Matteo 27:46), come Agnello pasquale sacrificale che distoglie l’ira di Dio. La Sua morte fu unica, così come la Sua angoscia; e la nostra migliore risposta ad essa è un’adorazione sommessa.” (Carson)

iii. Da qui il passo nelle litanie greche: ‘Per le Tue sconosciute sofferenze, buon Dio, liberaci’.” (Trapp)

iv. Eppure, in questo momento di particolare agonia, Dio Padre inviò a Suo Figlio un aiuto particolare. Luca 22:43 dice gli angeli si accostarono a Gesù nel giardino e Lo servirono.

d. Se è possibile: Ovvio, in un certo senso, tutto è possibile per Dio (Matteo 19:26). Questo però è vero solo in parte, perché ci sono cose che per Dio sono moralmente impossibili. È impossibile che Dio menta (Ebrei 6:18) ed è impossibile piacergli senza fede (Ebrei 11:6). Non era moralmente possibile per Dio espiare il peccato e redimere l’umanità perduta senza il sacrificio perfetto, che soddisfa l’ira e per il quale Gesù si è preparato nel Getsemani.

e. Se è possibile, allontana da me questo calice: Dio Padre non avrebbe mai negato alcuna richiesta al Figlio, perché Gesù pregava secondo il cuore e la volontà del Padre. Poiché Gesù ha bevuto il calice del giudizio sulla croce, sappiamo che non è possibile che la salvezza giunga in altro modo. La salvezza è possibile soltanto per l’opera di Gesù sulla croce; se esistesse un altro modo per essere resi giusti davanti a Dio, allora Gesù sarebbe morto inutilmente.

i. Nell’Antico Testamento il calice viene usato ripetutamente come un’immagine potente dell’ira e del giudizio di Dio.

·Poiché l’Eterno ha in mano una coppa di vino spumeggiante pieno di spezie, ed egli ne mesce. Certamente tutti gli empi della terra ne scoleranno e berranno le fecce. (Salmo 75:8)

·Risvegliati, risvegliati, levati, o Gerusalemme, che hai bevuto dalla mano dell’Eterno la coppa del suo furore, che hai bevuto la feccia del calice di stordimento fino a scolarla completamente. (Isaia 51:17)

·Poiché così mi ha detto l’Eterno, il DIO d’Israele: «Prendi dalla mia mano questa coppa del vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti manderò». (Geremia 25:15)

ii. Gesù diventò, per così dire, un nemico di Dio, che fu giudicato e costretto a bere il calice della furia del Padre affinché non lo bevessimo noi – questa fu la fonte dell’agonia di Gesù.

iii. Il calice non rappresentava la morte, bensì il giudizio. Gesù non aveva paura della morte e, una volta compiuta la Sua opera sulla croce – l’opera di ricevere, sopportare e soddisfare il giusto giudizio di Dio Padre per il nostro peccato – una volta compiuta quell’opera, per Sua scelta si è semplicemente consegnato alla morte.

f. Tuttavia, non come io voglio, ma come vuoi tu: Nel Getsemani Gesù venne al punto di dover prendere una decisione. Non perché non l’avesse presa prima o non avesse dato il proprio consenso, ma lì era arrivato a un punto cruciale che richiedeva una decisione. Bevve il calice sul Calvario, ma decise una volta per tutte di berlo nel Getsemani.

i. “‘Non la Tua volontà ma la mia’ trasformò il paradiso in un deserto e portò l’uomo dall’Eden al Getsemani. Ora ‘non la mia volontà ma la Tua’ causa angoscia all’uomo che prega in questo modo, ma trasforma il deserto nel regno e conduce l’uomo dal Getsemani alle porte della gloria.” (Carson)

ii. Questo combattimento nel Getsemani – il luogo della frantumazione – ha un ruolo importante nel compimento del piano di redenzione di Dio. Se Gesù avesse fallito qui, avrebbe fallito sulla croce. Il Suo successo nel giardino rese possibile la vittoria sulla croce.

iii. Il combattimento sulla croce fu vinto innanzitutto in preghiera nel Getsemani. Gesù si gettò con la faccia a terra e pregava.

2. (40-46) Gesù vince la battaglia della preghiera.

Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano, e disse a Pietro: «Così non avete potuto vegliare neppure un’ora con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione; poiché lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo per la seconda volta e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice si allontani da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà!» Poi, tornato di nuovo, li trovò che dormivano, perché i loro occhi erano appesantiti. E, lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, dicendo le medesime parole. Ritornò poi dai suoi discepoli e disse loro: «Da ora in poi dormite pure e riposatevi; ecco l’ora è giunta e il Figlio dell’uomo è dato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».

a. Non avete potuto vegliare neppure un’ora con me? Gesù apprezzava e desiderava l’aiuto dei Suoi amici in questa battaglia di preghiera e di decisione. Ma anche senza il loro aiuto perseverò nella preghiera finché la battaglia non fu vinta.

i. “Non solo non lo aiutano, ma lo feriscono con la loro indifferenza al dovere e, invece di asciugare il Suo sudore intriso con sangue, gliene tirano fuori ancora di più.” (Trapp)

b. Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione: Gesù sapeva che Pietro avrebbe fallito; eppure, lo incoraggiò alla vittoria, consapevole del fatto che le risorse di cui aveva bisogno si trovavano nel vegliare e nel pregare. Se Pietro si fosse svegliato (sia fisicamente che spiritualmente) e avesse cercato di dipendere da Dio, avrebbe potuto evitare di rinnegare Gesù in un momento critico.

i. “Dicendo loro di vegliare, li indirizza all’uso dei mezzi che sono in grado di usare; aggiungendo il pregate, fa loro sapere che non è nelle loro capacità rimanere saldi senza l’aiuto e l’assistenza di Dio, che devono essere ottenuti mediante la preghiera.” (Poole)

ii. Gesù ottenne la vittoria sulla croce vincendo il combattimento nel Getsemani. Pietro, proprio come noi, cedette alla tentazione che sarebbe arrivata perché non aveva vegliato e pregato. Spesso la battaglia spirituale si vince o si perde prima dell’arrivo della crisi.

iii. Parlando con benevolenza dei discepoli, Gesù disse: “Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. “Il loro Maestro avrebbe potuto trovare una scusa per la loro negligenza; ma oh! Come si sarebbero rimproverati in seguito di aver perso l’ultima occasione di vegliare con il loro Signore in lotta!” (Spurgeon)

iv. Si allontanò… e pregò:“La preghiera fervente ama la riservatezza e con questo Cristo ci insegna che la preghiera nel segreto è nostro dovere.” (Poole)

v. Tornato di nuovo, li trovò che dormivano, perché i loro occhi erano appesantiti: “Cioè, non riuscivano a tenerli aperti. Non c’era nulla di innaturale in questo? Non c’era forse un’influenza delle potenze delle tenebre?” (Clarke)

c. Pregò per la terza volta, dicendo le medesime parole: Ciò dimostra che non è poco spirituale rivolgere a Dio la stessa richiesta più volte. Certa gente iper-spirituale sostiene che, se chiediamo qualcosa più di una volta, dimostriamo di non avere fede. Magari ciò è vero per alcuni in alcune situazioni, ma Gesù ci fa vedere che la preghiera ripetuta può essere del tutto coerente con una fede salda.

d. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino: Gesù sapeva che Giuda e coloro che lo avrebbero arrestato stavano arrivando. Avrebbe potuto scappare e sfuggire all’agonia che Lo attendeva sulla croce, eppure Gesù si alzò per andare incontro a Giuda. Aveva il pieno controllo di tutti gli eventi.

i. “Andiamo potrebbe far pensare a un desiderio di fuga, ma il verbo implica piuttosto l’entrare in azione, l’avanzare piuttosto che il ritirarsi.” (France)

3. (47-50) Giuda tradisce Gesù nel Giardino del Getsemani.

E mentre egli parlava ancora, ecco Giuda, uno dei dodici, arrivò, e con lui una grande turba con spade e bastoni, mandati dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Or colui che lo tradiva aveva dato loro un segnale, dicendo: «Quello che io bacerò, è lui; prendetelo». E in quell’istante, accostatosi a Gesù, gli disse: «Salve, Maestro!». E lo baciò caldamente. E Gesù gli disse: «Amico, cosa sei venuto a fare?». Allora essi, accostatisi a Gesù, gli posero le mani addosso e lo presero.

a. Con lui una grande turba con spade e bastoni: È evidente che consideravano Gesù un uomo pericoloso, visto che vennero a prenderlo con grande forza.

i. Ecco Giuda: “Il pagamento ricevuto fu probabilmente per le informazioni sul luogo in cui Gesù poteva essere arrestato, in un ambiente tranquillo e con scarso pericolo di violenza da parte della folla.” (Carson) Forse condusse i soldati prima nella sala di sopra; quando scoprì che Gesù e i discepoli non c’erano, immaginò dove avrebbe potuto trovarli.

ii. “Giuda sapeva dove trovarli. Gesù avrebbe potuto facilmente mandare all’aria i suoi piani scegliendo un altro luogo per quella notte, ma… non era Sua intenzione.” (France)

iii. “Gli esperti di cultura ebraica ci dicono che la guardia ordinaria del tempio era affidata ai sacerdoti e agli ufficiali da loro impiegati; in occasione delle grandi feste, tuttavia, i governatori romani aggiungevano un gruppo di soldati, che però sottostavano ai sacerdoti.” (Poole)

b. Salve, Maestro! Giuda salutò Gesù calorosamente, dandogli persino il consueto bacio.Ma il bacio era inteso soltanto a identificare con precisione Gesù alle autorità che vennero ad arrestarlo.Nella Bibbia non ci sono parole più vuote e ipocrite di quelle uscite dalla bocca di Giuda: “Salve, Maestro!” Le parole amorevoli e accorate di Gesù, che chiama Giuda “amico”, sono in netto contrasto.

i. E lo baciò: “Lo baciò calorosamente… Che tremendo contrasto tra la donna a casa di Simone (Luca 7) e Giuda! Entrambi baciarono Gesù con fervore, con forte emozione; eppure, l’una sarebbe potuta morire per Lui, l’altro Lo tradisce conducendolo alla morte.” (Bruce)

ii. “Il segno di Giuda è il modo tipico in cui Gesù viene solitamente tradito. Quando gli uomini intendono minare l’ispirazione delle Scritture, come cominciano i loro libri? Ebbene, dichiarando ogni volta il proprio desiderio di promuovere la verità di Cristo! Il nome di Cristo è spesse volte calunniato da coloro che professano a gran voce l’attaccamento a Lui, per poi peccare scelleratamente come fossero i più grandi trasgressori.” (Spurgeon)

c. Allora essi, accostatisi a Gesù, gli posero le mani addosso e lo presero: Ciò avvenne solo dopo che tutti erano caduti a terra, quando Gesù si annunciò come l’”Io sono” (Giovanni 18:6).

i. “È strano che dopo questo abbiano osato avvicinarsi a Lui, ma le Scritture dovevano essere adempiute.” (Clarke)

4. (51-56) L’arresto di Gesù nel Getsemani.

Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, stesa la mano, trasse fuori la sua spada e percosse il servo del sommo sacerdote, recidendogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che mettono mano alla spada, periranno di spada. Pensi forse che io non potrei adesso pregare il Padre mio, perché mi mandi più di dodici legioni di angeli? Come dunque si adempirebbero le Scritture, le quali dicono che deve avvenire così?». In quello stesso momento Gesù disse alle turbe: «Voi siete usciti a prendermi con spade e bastoni, come contro un brigante; eppure ogni giorno ero seduto in mezzo a voi nel tempio ad insegnare, e non mi avete preso. Ma tutto questo è avvenuto affinché si adempissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli, lasciatolo, se ne fuggirono.

a. Uno di quelli che erano con Gesù, stesa la mano, trasse fuori la sua spada e percosse il servo del sommo sacerdote, recidendogli un orecchio: Matteo non ce lo dice, ma sappiamo da Giovanni 18:10 che quest’uomo, di cui non si fa il nome, era Pietro.

i. “Un’opera meravigliosa di Dio nei confronti di Pietro è stata sicuramente il fatto di non essere stato ridotto in cento pezzi dai soldati barbari.” (Trapp)

ii. “Sarebbe stato molto meglio se le mani di Pietro fossero state strette in preghiera.” (Spurgeon)

iii. “Ma come mai Pietro aveva una spada? In quel periodo la Giudea era infestata da briganti e tagliagole a tal punto che non era ritenuto sicuro andare in giro disarmati. Probabilmente ne portava una semplicemente per la propria incolumità personale.” (Clarke)

b. Mi mandi più di dodici legioni di angeli: Se in quel momento Gesù avesse voluto l’aiuto divino, l’avrebbe ottenuto. C’erano più di dodici legioni di angeli pronte a venire in Suo aiuto.

i. “Si stima che una legione fosse costituita da seimila soldati di fanteria e settecento cavalli. E questo grande esercito di angeli sarebbe stato inviato dal cielo in un istante mediante la preghiera.” (Trapp) Il numero è impressionante, soprattutto se si considera che un solo angelo uccise circa 185.000 soldati in una sola notte (2 Re 19:35).

ii. Con una spada Pietro era disposto ad affrontare un piccolo esercito, ma non poté pregare con Gesù un’ora sola. La preghiera è l’opera migliore che possiamo compiere, e spesso anche la più difficile.

iii. Con la sua spada Pietro ottenne ben poco. Aveva tagliato solo un orecchio, ma fece in realtà un pasticcio che Gesù dovette sistemare guarendo l’orecchio mozzato (Luca 22:51). Quando Pietro si muoveva nella potenza del mondo, poteva soltanto tagliare le orecchie. Ma, dopo essere stato riempito di Spirito, usando la Parola, Pietro penetrava i cuori alla gloria di Dio (Atti 2:37).

iv. “Nostro Signore aveva quindi i mezzi per difendersi; pur avendo qualcosa di molto più potente di una spada appesa alla cintura, si rifiutò di usare il potere che aveva a portata di mano. I Suoi servitori non potevano sopportare questa prova; non avevano alcun autocontrollo e la mano di Pietro afferrò la spada all’istante. Il fallimento dei Servi in questa vicenda mi sembra illustri la grande padronanza di sé del loro Maestro.” (Spurgeon)

v. Nel momento in cui sembrava che Gesù non avesse alcun vantaggio, sapeva di avere ancora un Padre nei cieli e di avere accesso a Lui e alle Sue risorse attraverso la preghiera.

c. Tutto questo è avvenuto affinché si adempissero le Scritture dei profeti: Avendo a disposizione tutto il potere, Gesù aveva il pieno controllo. Non era vittima delle circostanze, ma le gestiva in vista dell’adempimento delle profezie.

d. Allora tutti i discepoli, lasciatolo, se ne fuggirono: A questo punto, tutti i discepoli si dispersero, fuggendo per mettersi in salvo. Alcuni di loro (Pietro e Giovanni perlomeno) Lo seguirono da lontano per vedere cosa sarebbe successo. Nessuno di loro rimase al fianco di Gesù e disse: “Ho dato la mia vita a quest’uomo. Delle cose che accusate Lui potete accusare anche me”. Invece, si adempì ciò che Gesù aveva detto: Voi tutti sarete scandalizzati per causa mia (Matteo 26:31).

i. “Non conosciamo mai il nostro cuore quando ci si prospettano grandi prove finché non siamo alle prese con esse e non le affrontiamo. Tutti i discepoli avevano dichiarato che non Lo avrebbero abbandonato; arrivato però il momento, nemmeno uno di loro rimase al Suo fianco.” (Poole)

D. Il processo davanti al sinedrio.

1. (57-58) Gesù viene condotto a casa di Caiafa.

Or quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero da Caiafa, sommo sacerdote, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani. E Pietro lo seguì da lontano fino al cortile del sommo sacerdote, e, entrato dentro, si pose a sedere con le guardie per vedere la fine.

a. Or quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero da Caiafa, sommo sacerdote: Questa non fu la prima apparizione di Gesù davanti a un giudice o a un funzionario la notte del Suo tradimento. In quella notte e nel giorno della Sua crocifissione, Gesù fu effettivamente processato più volte davanti a giudici diversi.

i. Prima di arrivare a casa di Caiafa (il sommo sacerdote ufficiale), Gesù fu portato a casa di Anna, l’ex sommo sacerdote e “il potere dietro al trono” del sommo sacerdote (secondo Giovanni 18:12-14 e Giovanni 18:19-23).

b. Presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani: Caiafa aveva convocato un gruppo di uomini del sinedrio per giudicare Gesù.

i. Alle prime luci dell’alba, il sinedrio si riunì di nuovo, questa volta in seduta ufficiale, e tenne il processo descritto in Luca 22:66-71.

c. Pietro lo seguì da lontano… per vedere la fine: Pietro era determinato a smentire la predizione di Gesù, secondo cui Lo avrebbe rinnegato e abbandonato nel momento della Sua morte.

2. (59-61) Il primo processo davanti al sinedrio.

Ora i capi dei sacerdoti, gli anziani e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per farlo morire, ma non ne trovavano alcuna; sebbene si fossero fatti avanti molti falsi testimoni, non ne trovarono. Ma alla fine vennero avanti due falsi testimoni, i quali dissero: «Costui ha detto: “Io posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”».

a. Ora i capi dei sacerdoti, gli anziani e tutto il sinedrio: Il processo notturno che avevano messo in piedi era illegale secondo le leggi e i regolamenti del sinedrio. Secondo la legge ebraica, tutti i processi penali dovevano iniziare e terminare alla luce del giorno. Pertanto, pur avendo già preso la decisione di condannare Gesù, istituirono un secondo processo di giorno (Luca 22:66-71) perché sapevano che il primo, il vero processo, non aveva alcuna valenza legale.

i. Si trattava soltanto di una delle azioni illegali commesse durante il processo di Gesù. Secondo la legge ebraica, avevano validità solo le decisioni che venivano prese presso la sede ufficiale. La prima udienza aveva avuto luogo a casa di Caiafa, il sommo sacerdote.

·Secondo la legge ebraica, i casi penali non potevano essere affrontati durante la stagione della Pasqua.

·Secondo la legge ebraica, solo un’assoluzione poteva essere pronunciata il giorno del processo. I verdetti di colpevolezza dovevano attendere una notte per consentire l’insorgere di sentimenti di pietà.

·Secondo la legge ebraica, tutte le prove dovevano essere confermate da due testimoni, che venivano esaminati separatamente e non potevano avere contatti tra loro.

·Secondo la legge ebraica, la falsa testimonianza era punibile con la morte. Eppure, ai molti falsi testimoni presenti al processo di Gesù non fu fatto nulla.

·Secondo la legge ebraica, un processo doveva sempre cominciare con la presentazione delle prove a sostegno dell’innocenza dell’imputato, prima che fossero proposte quelle di colpevolezza. Le cose però non andarono così.

ii. “Queste erano le regole del sinedrio, le loro stesse regole che, nella foga di sbarazzarsi di Gesù, chiaramente infransero.” (Barclay)

iii. “Né negli annali della storia né nel regno della narrativa c’è qualcosa che possa eguagliare la degradazione di questo processo scellerato, gli espedienti meschini per trovare un’accusa adeguata contro il Prigioniero, i trucchi illegali per assicurarsi un verdetto di colpevolezza che avrebbe garantito la pena di morte.” (Morgan)

b. Cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per farlo morire, ma non ne trovavano alcuna: Questa è una testimonianza straordinaria della vita e dell’integrità di Gesù. Nonostante abbia vissuto una vita così pubblica e abbia svolto un ministero tanto in vista, era comunque difficile trovare anche una sola falsa testimonianza contro di Lui.

c. Costui ha detto: “Io posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”: Dopo che tutti i falsi testimoni ebbero detto la loro, Gesù fu infine accusato di aver minacciato di distruggere il tempio (come in un odierno allarme bomba). Certo, Gesù aveva detto: “Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo ricostruirò” (Giovanni 2:19). Ma la gloriosa profezia della Sua resurrezione fu distorta e fatta passare come una minaccia terroristica. Giovanni 2:21 dice chiaramente che Egli parlava del tempio del Suo corpo.

3. (62-64) Gesù testimonia al Suo processo.

Allora il sommo sacerdote, alzatosi, gli disse: «Non rispondi nulla a ciò che costoro testimoniano contro di te?». Ma Gesù taceva. E il sommo sacerdote replicò dicendo: «Io ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se sei il Cristo, il Figlio di Dio». Gesù gli disse: «Tu l’hai detto! Anzi io vi dico che in avvenire voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo».

a. Non rispondi nulla…? Gesù sedeva in silenzio finché non gli fu ordinato dal funzionario del sommo sacerdote di rispondere alle accuse contro di Lui.

i. “Il sommo sacerdote si aspettava una lunga difesa e quindi di ottenere dalla Sua stessa bocca elementi per poterlo accusare.” (Poole)

ii. È sorprendente che Gesù tacesse e non rispondesse nulla finché non fu assolutamente necessario, in segno di obbedienza, parlare. Gesù avrebbe potuto imbastire una magnifica difesa, chiamando in causa tutti i vari testimoni della Sua deità, del Suo potere e del Suo carattere. Le persone che aveva ammaestrato e quelle che aveva guarito, i morti che aveva risuscitato, i ciechi che ora vedevano e gli stessi demoni testimoniavano della Sua divinità. Ma Gesù non aperse bocca. Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai Suoi tosatori non aperse bocca (Isaia 53:7).

iii. “Il Suo era un silenzio di pazienza, non di indifferenza; di coraggio, non di vigliaccheria.” (Spurgeon)

b. E il sommo sacerdote replicò dicendo: «Io ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se sei il Cristo, il Figlio di Dio»: Vedendo che il processo andava male, Caiafa affrontò Gesù, comportandosi più da accusatore che da giudice imparziale.

i. “Io ti scongiuro è un’espressione rara e formale (cfr. 1 Re 22:16 per un uso simile nell’Antico Testamento), in cui si invoca il nome Dio in modo da forzare una risposta veritiera. Ci troviamo perciò al momento culminante dell’udienza.” (France)

ii. “Il sommo sacerdote, irritato dal silenzio di Gesù, tentò una mossa audace per arrivare al nocciolo della questione: Gesù era il Messia oppure no?” (Carson)

iii. “È una tacita ammissione dell’innocenza dimostrata da Cristo fino a questo momento. Il sommo sacerdote non avrebbe bisogno di forzare l’imputato a parlare se ci fosse materiale sufficiente da usare contro di Lui. Finora il processo è stato un completo fallimento e, conscio di questo, freme di rabbia. Ora cerca di intimidire il prigioniero per estorcergli qualche dichiarazione che gli risparmi la fatica di raccogliere altri testimoni e che ponga fine alla questione.” (Spurgeon)

c. Tu l’hai detto: Invece di difendersi, Gesù testimoniò semplicemente della verità. Egli era davvero il Cristo, il Figlio di Dio. La Sua risposta fu la più breve e diretta possibile.

i. Il sommo sacerdote pose la domanda probabilmente con fare sarcastico o ironico. “Il modo in cui Caiafa formula la domanda (soprattutto in Marco) indica probabilmente che non aveva nemmeno l’aria di essere un’indagine spassionata: ‘Saresti tu il Messia?’ (tu, abbandonato, indifeso, prigioniero!).” (France)

d. Voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza: Gesù aggiunse quest’unica parola di avvertimento. Li avvertì che, sebbene ora fossero seduti in giudizio contro di Lui, un giorno Egli si sarebbe seduto in giudizio contro di loro, e con un giudizio molto più rigoroso.

i. In avvenire: “‘In avvenire!’ ‘In avvenire!’ Oh, quando quell’avvenire verrà, quanto sarà travolgente per i nemici di Gesù! Dov’è ora Caiafa? Scongiurerà ora il Signore di parlare? E ora, voi sacerdoti, alzate le vostre teste arroganti! Pronunciate subito una sentenza contro di Lui! Ecco la vostra vittima, seduta sulle nuvole del cielo. Dite adesso che Egli bestemmia, strappatevi gli stracci che avete indosso e condannatelo di nuovo. Ma dov’è Caiafa? A nascondere il suo capo colpevole in totale confusione e a implorare che le montagne gli cadano addosso.” (Spurgeon)

ii. Della Potenza: “Potenza è un’espressione reverenziale tipicamente ebraica per evitare di pronunciare il nome sacro di Dio (che avrebbe potuto esporre Gesù all’accusa di blasfemia, anche se ironicamente fu proprio questa l’accusa per cui fu condannato, Matteo 26:65!).” (France)

4. (65-68) Il sinedrio reagisce con orrore e brutalità.

Allora il sommo sacerdote stracciò le sue vesti, dicendo: «Egli ha bestemmiato; quale bisogno abbiamo più di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia. Che ve ne pare?». Ed essi, rispondendo, dissero: «Egli è reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; ed altri lo percossero con pugni, dicendo: «O Cristo, indovina! Chi ti ha percosso?».

a. Egli ha bestemmiato: L’accusa di aver bestemmiato sarebbe stata corretta, tranne per il fatto che Gesù era chi diceva di essere. Non è un crimine per il Cristo, il Figlio di Dio, dichiarare chi è veramente.

b. Egli è reo di morte: Il loro verdetto rivela la profondità della depravazione dell’uomo. Dio, in totale perfezione, è venuto sulla terra, ha vissuto fra gli uomini e questa è stata la risposta dell’uomo a Dio.

c. Gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono: Gli sputarono addosso, Lo presero a pugni e lo schiaffeggiarono con le mani aperte. È facile pensare che l’abbiano fatto perché ignoravano chi fosse. Da un lato è vero, perché non volevano ammettere a sé stessi che Egli era davvero il Messia e il Figlio di Dio. Dall’altro, tuttavia, non lo è affatto, dal momento che per natura l’uomo è nemico di Dio (Romani 5:10, Colossesi 1:21). Da molto tempo l’uomo aspettava letteralmente di colpire, schiaffeggiare e sputare in faccia a Dio.

i. “Stupite, o cieli, e tremate di paura. Il Suo volto è la luce dell’universo, la Sua persona è la gloria dei cieli e quelli ‘cominciarono a sputargli addosso’. Ahimè, mio Dio, quanto è meschino l’uomo!” (Spurgeon)

ii. Spurgeon suggerisce alcuni modi in cui gli uomini continuano a sputare in faccia a Gesù.

·Gli uomini Gli sputano in faccia negando la Sua divinità.

·Gli uomini Gli sputano in faccia respingendo il Suo vangelo.

·Gli uomini Gli sputano in faccia preferendo la propria giustizia.

·Gli uomini Gli sputano in faccia voltando le spalle a Gesù.

iii. Mentre quei capi religiosi sfogavano il loro odio, la loro paura e la loro rabbia su Gesù, sputandogli in faccia e picchiandolo, è sorprendente come il giudizio immediato di Dio non si sia riversato dal cielo. È incredibile come una legione di angeli non si sia precipitata in difesa di Gesù. Questo dimostra l’incredibile pazienza di Dio nei confronti del peccato e la strabiliante ricchezza della Sua misericordia.

iv. “Leggendo questa storia, ci si meraviglia sempre di più di fronte al miracolo più grande di tutti, la paziente sofferenza di Colui che è senza macchia.” (Morgan)

5. (69-75) Temendo di essere associato a Gesù, Pietro nega per tre volte la sua relazione con Lui.

Ora Pietro sedeva fuori nel cortile e una serva si accostò a lui, dicendo: «Anche tu eri con Gesù il Galileo». Ma egli lo negò davanti a tutti, dicendo: «Non so di che stai parlando». Come egli uscì nell’atrio, un’altra lo vide e disse a quelli che erano là: «Anche costui era con Gesù il Nazareno!». Ma egli di nuovo lo negò con giuramento, dicendo: «Io non conosco quell’uomo». Poco dopo anche gli astanti, accostatisi, dissero a Pietro: «Certo, anche tu sei uno di loro, perché il tuo parlare ti tradisce». Allora egli cominciò a maledire e a giurare, dicendo: «Io non conosco quell’uomo». E in quell’istante il gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quello che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». Ed egli uscì, e pianse amaramente.

a. Una serva si accostò a lui: Pietro non fu interrogato davanti a un tribunale ostile o addirittura a una calca inferocita. La sua paura fece di una serva e di un’altra ragazza dei mostri ostili ai suoi occhi e lo portò a piegarsi intimorito davanti a loro.

b. Io non conosco quell’uomo: Il peccato di Pietro, il negare la sua associazione con Gesù, si aggravava ad ogni rinnegamento. Prima si limitò a mentire; poi fece un giuramento sulla menzogna; quindi, cominciò a maledire e a giurare.

i. Gli astanti: “Fannulloni; accortisi della confusione di Pietro, si divertivano a tormentarlo.” (Bruce)

ii. “I Galilei parlavano con una erre particolare; il loro accento era talmente brutto che non veniva permesso a nessun galileo di pronunciare la benedizioni durante una funzione sinagogale.” (Barclay)

iii. E, come se ciò servisse a prendere le distanze da qualsiasi associazione con Gesù, Pietro cominciò a maledire e a giurare. “Indica l’invocazione di maledizioni sulla propria persona in segno di irritazione e disperazione; indica la perdita completa di autocontrollo.” (Bruce) Quando sentiamo parole del genere, di solito pensiamo che chi le pronuncia non sia un seguace di Gesù.

c. Pietro si ricordò di quello che Gesù gli aveva detto… ed egli uscì, e pianse amaramente: Alla fine, Pietro ricordò e realizzò le parole di Gesù, anche se in questo caso fu troppo tardi. Per ora, tutto quello che poteva fare era piangere amaramente. Ma Pietro sarebbe stato ristabilito, evidenziando un contrasto significativo tra Giuda (che parla di apostasia) e Pietro (che parla di sviamento).

i. L’apostasia è l’abbandono della verità, come ha fatto Giuda, il quale provava dispiacere per il proprio peccato, ma non una tristezza che produce ravvedimento.

ii. Lo sviamento consiste nell’allontanamento da un’esperienza spirituale di cui si è goduto in passato. Pietro è scivolato, ma non cadrà; il suo pianto amaro produrrà ravvedimento e restaurazione.

d. E pianse amaramente: Questo fu l’inizio del ravvedimento di Pietro. Diverse cose lo portarono a questo punto.

i. Lo sguardo amorevole di Gesù condusse Pietro al ravvedimento. Luca racconta che, appena dopo che il gallo ebbe cantato, il Signore, voltatosi, guardò Pietro (Luca 22:61).

ii. Il dono della memoria portò Pietro al ravvedimento; Pietro si ricordò di quello che Gesù gli aveva detto. “I nostri ricordi svolgono una parte importante nel nostro processo di ravvedimento.” (Poole)

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