Matteo 25




Matteo 25 – Il Sermone Profetico di Gesù (Parte 2)

A. Parabola delle dieci vergini.

1. (1) Dieci vergini vanno incontro allo sposo in occasione di un matrimonio.

«Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono fuori incontro allo sposo».

a. Allora il regno dei cieli: Matteo 24 termina con una parabola intesa a sottolineare l’idea di prontezza in vista della venuta di Gesù. Matteo 25 inizia con un’altra parabola incentrata sullo stesso principio.

b. A dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono fuori incontro allo sposo: A quel tempo un matrimonio ebraico si svolgeva in tre fasi: La prima era il fidanzamento – un accordo formale stretto dai rispettivi padri. La seconda era la promessa di matrimonio – la cerimonia durante la quale si scambiavano le promesse. La terza era il matrimonio – circa un anno dopo, quando lo sposo arrivava in un momento inaspettato a prendere la sua sposa.

i. “Quando arrivava lo sposo, le damigelle che assistevano la sposa gli andavano incontro, con le lampade accese, per condurre lui e i suoi compagni nella casa e da colei che sarebbe diventata la sposa.” (Poole)

ii. Alcuni si chiedono perché Gesù abbia parlato di dieci vergini e non di un altro numero.Secondo quanto riferito dalle autorità talmudiche, di solito le lampade in un corteo nuziale erano dieci. Era la grandezza tipica di una festa di matrimonio.

iii. “Il punto non è la verginità di queste ragazze, che è data per scontata, ma semplicemente il fatto che si tratta di dieci (un numero tondo preferito…) fanciulle invitate al matrimonio.” (Carson)

c. Uscirono fuori incontro allo sposo: In questa parabola le prime due fasi hanno già avuto luogo. Ora la comitiva nuziale (le dieci vergini) attende l’arrivo dello sposo per la sposa.

i. “Vedere lo sposo come Gesù stesso sembra giustificato alla luce di Matteo 9:15. Si trattava di una figura usata in maniera audace da parte Sua, dato che l’Antico Testamento descrive spesso Dio (non il Messia) come lo sposo e Israele come la sposa (Isaia 54:4-5; 62:5; Geremia 2:2; Osea 1-3, etc.).” (France)

2. (2-13) Alle fanciulle trovate impreparate viene negato l’ingresso.

«Or cinque di loro erano avvedute e cinque stolte. Le stolte, nel prendere le loro lampade, non presero con sé l’olio; le avvedute, invece, insieme alle lampade, presero anche l’olio nei loro vasi. Ora, siccome lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. E sulla mezzanotte si levò un grido: “Ecco, arriva lo sposo, uscitegli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle avvedute: “Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade stanno per spegnersi”. Ma le avvedute, rispondendo, dissero: “No, perché non basterebbe né a noi, né a voi; andate piuttosto dai venditori e compratene”. Ora, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; le vergini che erano pronte entrarono con lui per le nozze; e la porta fu chiusa. Più tardi giunsero anche le altre vergini, dicendo: “Signore, signore, aprici”. Ma egli, rispondendo, disse: “In verità vi dico che non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno, né l’ora in cui il Figlio dell’uomo verrà».

a. Or cinque di loro erano avvedute e cinque stolte: Alcuni degli invitati alle nozze erano avveduti e preparati all’arrivo dello sposo. Altri erano stolti e impreparati.

i. “Stolte e avvedute, non cattive e buone, ma prudenti e imprudenti, sconsiderate e riflessive.” (Bruce)

b. Siccome lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono: Tutte e dieci le fanciulle si addormentarono perché lo sposo tardava. In questa parabola dormivano sia le vergini avvedute che le stolte, ma le prime furono pronte ad agire immediatamente quando furono svegliate di soprassalto. Le vergini stolte non erano preparate.

i. “Sono in attesa di accompagnare lo sposo nel corteo festivo, probabilmente durante l’ultima fase delle cerimonie, mentre porta la sposa a casa per il banchetto nuziale.” (France)

ii. Si assopirono tutte e si addormentarono: “‘Si appisolarono, dormendo profondamente’ renderebbe il senso dei termini nel greco.” (France)

c. Nel prendere le loro lampade, non presero con sé l’olio: Le cinque vergini stolte sembravano pronte per lo sposo, dato che avevano le lampade in mano. Tuttavia, non erano realmente pronte, perché non presero con sé l’olio.

i. “Sembra che si tratti di una fiaccolata, le cui lampade sono probabilmente ‘torce’ (di stracci imbevuti d’olio avvolti su un bastone) piuttosto che lampade a stelo, che sono descritte da una parola diversa in Matteo 5:15 e 6:22; la parola usata qui significa normalmente ‘fiaccola’.” (France)

ii. “Le loro torce consistevano in un bastone di legno, che veniva tenuto in mano, con un piattello in cima, in cui veniva posto un pezzo di stoffa o di corda imbevuto d’olio o di bitume.” (Bruce)

iii. L’olio nei loro vasi: Le fanciulle avvedute avevano una scorta extra d’olio.

d. Sulla mezzanotte si levò un grido: “Ecco, arriva lo sposo”… tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade: Nell’ora che non si aspettavano, lo sposo giunse per le nozze. La comitiva nuziale (tutte quelle vergini) cominciò immediatamente a preparare l’accensione delle proprie lampade.

i. “Prepararono le loro lampade è letteralmente ‘sistemarono le loro torce’.” (France)

ii. “È un monito rivolto in particolare a coloro che, all’interno della chiesa professante, non devono dare per scontato che il loro futuro sia incondizionatamente assicurato; tutte e dieci si aspettano di prendere parte al banchetto e, fino all’arrivo di quel momento, non sembra esserci alcuna differenza tra loro – sarà la crisi a dividere chi è pronto da chi non lo è.” (France)

e. Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade stanno per spegnersi: Le vergini stolte erano impreparate perché non avevano abbastanza olio per le loro lampade.In molti passi della Scrittura l’olio è un emblema dello Spirito Santo (come in Zaccaria 4:1-7).Senza l’olio la comitiva nuziale non era pronta per lo sposo. Senza lo Spirito Santo nessuno è pronto per il ritorno di Gesù.

i. L’olio d’oliva è una buona rappresentazione dello Spirito Santo per svariate ragioni.

·L’olio lubrifica quando usato a tale scopo – c’è poco attrito e usura tra coloro che sono lubrificati dallo Spirito di Dio.

·L’olio guarisce ed era usato come trattamento medicinale in epoca biblica (Luca 10:34) – lo Spirito di Dio porta guarigione e restaurazione.

·L’olio illumina quando brucia in una lampada – dove c’è lo Spirito di Dio, c’è luce.

·L’olio scalda quando è usato come combustibile per una fiamma – dove c’è lo Spirito di Dio, c’è calore e conforto.

·L’olio invigorisce quando viene usato per massaggiare – lo Spirito Santo ci dà forza per il Suo servizio.

·L’olio adorna quando viene applicato come un profumo – lo Spirito Santo ci adorna e ci rende più piacevoli per chi ci circonda.

·L’olio lucida quando viene usato per far brillare il metallo – lo Spirito Santo spazza via la nostra sporcizia e leviga le nostre asperità.

ii. Nessuno può essere un vero cristiano senza la presenza dello Spirito Santo, come si legge in Romani 8:9: Ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, non appartiene a Lui. In questa parabola Gesù probabilmente non intendeva operare una separazione tra cristiani “ripieni di Spirito” e “non ripieni di Spirito”; la distinzione è probabilmente tra veri cristiani e falsi credenti.

iii. Ciononostante, una chiave per la prontezza cristiana è essere costantemente ripieni dello Spirito Santo (Efesini 5:18). Molta della debolezza, delle sconfitte e del torpore nella nostra vita spirituale si spiega se non siamo costantemente ripieni di Spirito Santo.

f. La porta fu chiusa… “In verità vi dico che non vi conosco”: La pena fu severa per le vergini stolte. Non fu permesso loro di partecipare alle nozze e la porta fu chiusa contro di loro con la massima fermezza.

i. “L’appello delle fanciulle e la risposta dello sposo ricordano le parole agghiaccianti di Matteo 7:22-23; qui, come lì, non vi conosco è formula decisiva di rifiuto piuttosto che una semplice dichiarazione di fatto.” (France)

ii. “Quando quella porta sarà chiusa, non sarai mai più riaperta. Ci sono alcuni che fantasticano e sognano l’apertura di quella porta dopo la morte per coloro che sono morti da impenitenti; ma non c’è nulla nelle Scritture che giustifichi una tale aspettativa. Qualsiasi ‘speranza più grande’ di quella rivelata nella Parola di Dio è un’illusione e un’insidia.” (Spurgeon)

g. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno, né l’ora in cui il Figlio dell’uomo verrà: Il punto di questa parabola è semplice: siate pronti. Il prezzo da pagare se non si è pronti è troppo alto.

B. Parabola dei talenti.

1. (14-15) Gesù descrive un padrone che dà istruzioni ai suoi servi prima di partire per un lungo viaggio.

«Inoltre il regno dei cieli è simile a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno; a ciascuno secondo la sua capacità; e subito partì».

a. Un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni: Non si trattava di un’idea strana nel mondo antico, dove ai servi (schiavi) venivano spesso affidate grandi responsabilità. Spesso era la cosa più sicura e intelligente che un uomo potesse fare con il proprio denaro.

i. “La miglior cosa che potesse fare con il proprio denaro in sua assenza era dividerlo tra schiavi accuratamente selezionati e lasciare che questi lo gestissero al meglio.” (Bruce)

ii. “Questa parabola riprende la domanda che quella delle vergini ha lasciato senza risposta: che cosa è la ‘prontezza’?” (France)

b. A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno: Un talento non era un’abilità (anche se questa parabola si può applicare alle nostre capacità), bensì era un’unità monetaria del valore odierno di almeno 1200 dollari, e forse molto di più.

i. “Il talento non era una moneta ma un peso; pertanto, il suo valore cambiava ovviamente a seconda che si trattasse di rame, oro o argento.” (Barclay)

ii. “L’uso inglese di ‘talento’ per indicare un’attitudine naturale (o soprannaturale) deriva da questa parabola… Ma naturalmente il talanton greco è semplicemente una somma di denaro… generalmente considerato pari a 6000 denari.” (France) “Nel caso in cui un talento avesse avuto un valore di seimila denari, allora un lavoratore a giornata avrebbe impiegato vent’anni per guadagnare così tanto.” (Carson)

iii. Nell’applicazione di questa parabola è corretto considerare questi talenti come risorse essenziali, quali tempo, denaro, capacità e autorità.

c. A ciascuno secondo la sua capacità: Ai servi furono dati diversi quantitativi di denaro secondo le loro capacità. Nonostante uno dei servi abbia ricevuto un solo talento, dobbiamo considerare che non si trattava di un importo insignificante. Anche se alcuni ricevettero di più, tutti ricevettero qualcosa e in gran quantità.

i. “Il talento che ogni uomo possiede si adatta meglio al suo stato; e sono solo l’orgoglio e la follia che lo portano a desiderare e invidiare le virtù e i talenti di un altro. Per alcuni cinque talenti sarebbero troppi; uno sarebbe troppo poco.” (Clarke)

2. (16-18) I servi gestiscono le finanze del padrone.

«Ora colui che aveva ricevuto i cinque talenti, andò e trafficò con essi e ne guadagnò altri cinque. Similmente anche quello dei due ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò, fece una buca in terra e nascose il denaro del suo signore».

a. Colui che aveva ricevuto i cinque talenti, andò e trafficò con essi: Ognuno di coloro che avevano ricevuto i talenti dal proprio padrone ne fece ciò che riteneva opportuno. Due di loro trafficarono con i talenti ricevuti e ne guadagnarono ancora (ne guadagnò altri cinque… ne guadagnò altri due).

i. Andò e traffico implica un’azione diretta. “Il punto è che i servi fedeli sentirono la responsabilità del loro compito e si misero al lavoro senza indugio.” (Carson)

ii. Non ci viene detto in che modo trafficarono con i loro talenti. Magari prestarono il denaro a interesse, magari lo usarono per comprare cose e rivenderle per ottenerne un ricavo. Il punto è che sfruttarono ciò che avevano e guadagnarono di più con l’uso.

iii. Si possono notare molte cose buone dal lavoro dei primi due servi:

·Svolsero il proprio lavoro prontamente.

·Svolsero il proprio lavoro con perseveranza.

·Svolsero il proprio lavoro con successo.

·Erano pronti a render conto al loro padrone.

b. Colui che ne aveva ricevuto uno, andò, fece una buca in terra e nascose il denaro del suo signore: Il terzo servo non fece quasi nulla con il denaro del suo padrone. Si preoccupò solamente che non andasse smarrito (nascondendolo), ma non ne fece nulla di positivo, a differenza dei primi due servitori.

3. (19-23) I primi due servi vengono giudicati.

«Ora, dopo molto tempo, ritornò il signore di quei servi e fece i conti con loro. E colui che aveva ricevuto i cinque talenti si fece avanti e ne presentò altri cinque, dicendo: “Signore, tu mi affidasti cinque talenti; ecco, con quelli ne ho guadagnati altri cinque”. E il suo signore gli disse: “Bene, buono e fedele servo; tu sei stato fedele in poca cosa; io ti costituirò sopra molte cose; Entra nella gioia del tuo signore”. Poi venne anche colui che aveva ricevuto i due talenti e disse: “Signore, tu mi affidasti due talenti; ecco, con quelli ne ho guadagnati altri due”. E il suo signore gli disse: “Bene, buono e fedele servo; tu sei stato fedele in poca cosa; io ti costituirò sopra molte cose; Entra nella gioia del tuo signore”».

a. Dopo molto tempo, ritornò il signore di quei servi: Il lungo ritardo avrebbe indotto i servi a pensare che non avrebbero mai reso conto della propria gestione, ma ciò non cambiava il fatto che avrebbero dovuto dar conto.

b. Tu sei stato fedele in poca cosa; io ti costituirò sopra molte cose: La ricompensa fu la stessa per entrambi i servi, anche se a uno furono dati cinque talenti e all’altro due talenti. Entrambi si sono comportati allo stesso modo sulla base delle risorse ricevute.

c. Bene, buono e fedele servo: Da qui si evince che il padrone cercava la bontà e la fedeltà nei Suoi servi. Tutto il successo finanziario conseguito da quei servi era a motivo del fatto che erano buoni e fedeli. Il padrone ricercava innanzitutto queste qualità caratteriali e non una somma di denaro specifica.

i. “Non dice: ‘Bene, buono e brillante servitore’; perché è probabile che l’uomo non abbia mai brillato agli occhi di coloro che apprezzano i bagliori e i luccichii. Non dice: ‘Bene, grande e distinto servitore’; perché è possibile che non sia mai stato conosciuto al di là dei confini del suo villaggio natio.” (Spurgeon)

ii. “È meglio essere fedeli nella scuola materna che essere infedeli in una nobile classe di giovani. Meglio essere fedeli in un borgo di poche decine di persone che essere infedeli in una parrocchia di una grande città, dove migliaia di persone muoiono di conseguenza. Meglio essere fedeli in una riunione di campagna, parlando di Cristo crocifisso a una cinquantina di abitanti, che essere infedeli in un grande edificio dove si riuniscono migliaia di persone.” (Spurgeon)

d. Entra nella gioia del tuo signore: Si intravede un richiamo al cielo. L’idea è che esiste un luogo di gioia che appartiene al padrone di questi servi, i quali sono invitati a raggiungerlo in quel luogo. Nel destino di questi servitori fedeli si scorge un’allusione al cielo.

i. “Non si tratta della parte che spetta di diritto al servo, ma della parte che il Padrone condivide con i suoi servi fedeli… non vuol dire che avremo una gioia nostra, ma che entreremo nella gioia del nostro Signore.” (Spurgeon)

ii. Della ricompensa dei primi due servi possiamo affermare che:

·Ricevettero la lode dal loro padrone.

·Ricevettero la promessa di una benedizione futura.

·Ricevettero la gloria, la “gioia del tuo signore”.

4. (24-25) Il terzo servo chiamato a rendere conto.

«Infine venne anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, io sapevo bene che tu sei un uomo aspro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; perciò ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; ecco te lo restituisco”».

a. Infine venne anche colui che aveva ricevuto un solo talento: Il padrone giudicò ciascuno dei servitori individualmente. Considerati nel loro insieme, avevano svolto un ottimo lavoro: 8 talenti dati e 15 talenti restituiti. Tuttavia, ognuno fu giudicato sulla base della loro fedeltà e dei loro sforzi individuali.

i. “Ricorda, caro ascoltatore, che nel giorno del giudizio il tuo resoconto deve essere personale; Dio non ti chiederà cosa avrà fatto la tua chiesa, ma ti chiederà cosa avrai fatto tu stesso.” (Spurgeon)

b. Io sapevo bene che tu sei un uomo aspro, che mieti dove non hai seminato: Il servo che si limitò a seppellire il proprio talento cercò di giustificarsi a causa del grande potere del suo padrone. In effetti, credeva che il suo padrone fosse, in un certo senso, onnipotente: mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso.

i. Un uomo aspro: “Avido, ingeneroso, che prende tutto per sé e che non offre nessun incentivo ai propri servitori.” (Bruce)

ii. F.B. Meyer esprime il pensiero di questo servo: “Posso fare ben poco; non farà molta differenza se non faccio nulla; Non si noterà la mia mancanza; la mia piccola spinta non è necessaria per ribaltare le sorti.”

iii. “Il genio degli uomini malvagi è quello di addossare la colpa dei propri errori ad altri, spesso a Dio stesso.” (Poole)

c. Ecco te lo restituisco: Il terzo servo sembrava fiero di sé. Dal momento che il padrone era così potente e (secondo il servo) non aveva bisogno del suo aiuto, il terzo servitore pensò che al padrone avrebbe fatto piacere che lui non avesse fatto nulla e che potesse dire: “Ecco te lo restituisco”. Non sembrava avere idea di quanto avesse contrariato il suo padrone.

i. In favore del terzo servitore possiamo dire che almeno si rendeva ancora conto che ciò che gli era stato affidato apparteneva al suo padrone. Disse: “Te lo restituisco”. Molti servi di Dio di oggi pensano che, quando Dio dà loro qualcosa, essa non appartenga più a Dio; appartiene a loro e possono farne quello che vogliono.

ii. Eppure, “sebbene quest’uomo non avesse fatto nulla per il suo padrone, non si considerava un servo inutile. Aveva un’alta considerazione di sé, non mostrava né umiliazione né contrizione. Con la sua faccia di bronzo disse senza vergogna: ‘Ecco, te lo restituisco’.” (Spurgeon)

iii. Dell’opera del terzo servo possiamo affermare che:

·Non pensò.

·Non operò.

·Non ci provò nemmeno.

·Si giustificò.

5. (26-30) Il terzo servo viene giudicato.

«E il suo signore rispondendo, gli disse: “Malvagio e indolente servo, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; tu avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, al mio ritorno, l’avrei riscosso con l’interesse. Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. Poiché a chiunque ha, sarà dato e sovrabbonderà, ma a chi non ha gli sarà tolto anche quello che ha. E gettate questo servo inutile nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti”».

a. Malvagio e indolente servo, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato: La condanna del terzo servo – qui definito malvagio e indolente servo – è stata dura. La sovranità del padrone non ha mai giustificato la pigrizia del servo. Anzi, l’ha condannata ancora più aspramente.

i. Quelli che non si adoperano per il Signore, non pregano e non evangelizzano perché Dio è sovrano condannano sé stessi per la loro pigrizia. Con le loro azioni (o la loro mancanza d’azione) dimostrano di essere come il servo malvagio della parabola. Non conoscono affatto il cuore del loro Padrone. “Il padrone disse al suo servo inutile che la colpa risiedeva nella sua stessa pigrizia e malvagità e che il suo timore della severità del suo signore non era che una finzione frivola e una scusa irragionevole.” (Poole)

ii. L’accusa contro questo servo, che si era limitato a seppellire il suo talento, era di essere malvagio e indolente. Raramente consideriamo la pigrizia un peccato reale, qualcosa di cui bisogna ravvedersi davanti al Signore. Se la pigrizia fosse stata una chiamata o un dono spirituale, quest’uomo sarebbe stato esemplare.

iii. “Non disonesto – su questo il padrone non aveva sbagliato a giudicare – ma indolente, non intraprendente, timido… un fannullone, una povera creatura in tutto e per tutto: sospettoso, timido, senza cuore, senza spirito, ozioso.” (Bruce)

iv. Potremmo dire che questo servo non aveva un giusto timore del suo padrone, piuttosto una paura inappropriata del rischio e del fallimento.

b. Tu avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, al mio ritorno, l’avrei riscosso con l’interesse: L’uomo avrebbe potuto fare qualcosa con ciò che aveva. Anche se non si fosse raddoppiato, avrebbe guadagnato qualche interesse sul denaro del padrone.

i. “Se non sappiamo trafficare direttamente e personalmente per conto di nostro Signore, se non abbiamo l’abilità o lo slancio per gestire una società o un’impresa per Lui, possiamo almeno contribuire a ciò che altri stanno facendo unendo il nostro capitale al loro, affinché, in qualche modo, il nostro Padrone riceva gli interessi cui ha diritto.” (Spurgeon)

ii. “L’Antico Testamento proibiva agli Israeliti di esigere interessi gli uni dagli altri (Esodo 22:25; Levitico 25:35-37; Deuteronomio 23:19; cfr. Salmi 15:5…); era però consentito applicare interessi sul denaro prestato ai gentili (Deuteronomio 23:20) … In epoca neotestamentaria, gli studiosi giudei avevano già tracciato una distinzione tra ‘prestito con interessi’ e ‘usura’ (nel senso odierno del termine).” (Carson)

c. Poiché a chiunque ha, sarà dato… ma a chi non ha gli sarà tolto anche quello che ha: Ci sono quelli che hanno delle cose (come il servo con il singolo talento), ma le tengono in modo tale che è come se non avessero nulla. Questi scopriranno cosa verrà loro tolto. Agli uomini e alle donne fedeli che invece custodiscono ciò che hanno ricevuto sarà dato di più.

i. “Badate di non ricevere invano la grazia di Dio e non invidiate chi ha molto; è prevista una proporzione.” (Trapp)

ii. “Non dobbiamo aspettare il grande futuro per ottenere la moltiplicazione o la revoca dei nostri talenti. Essi stanno già aumentando o diminuendo nelle nostre mani.” (Meyer)

d. Gettate questo servo inutile nelle tenebre di fuori: Essendo malvagio e indolente, il terzo servo dimostrò di non essere affatto un vero servitore del suo padrone. È giusto che lui (e coloro che palesano lo stesso cuore) sia stato cacciato per sempre dalla presenza del padrone.

i. Così come si avvertiva un senso di paradiso nel destino dei due servi fedeli, c’è un forte senso di inferno nel destino del malvagio e indolente servo.

ii. Nel contesto più ampio di Matteo 25, il punto principale di questa parabola è chiaro: la nostra prontezza per il ritorno di Gesù è determinata dal modo in cui gestiamo le risorse che Egli ci ha affidato.

iii. Alcuni pensano che essere pronti per il ritorno di Gesù sia una cosa molto spirituale e astratta. Non è proprio così – si tratta piuttosto di svolgere il proprio lavoro per il Signore. Alla luce di questa parabola, domandiamoci: Come abbiamo impiegato la nostra conoscenza? Il nostro tempo? Il nostro denaro? Le nostre capacità? I peccati di omissione [ciò che non facciamo] possono, in definitiva, essere più pericolosi dei peccati di commissione [ciò che facciamo].

C. Giudizio delle nazioni.

1. (31-33) Le nazioni vengono radunate davanti al trono di Dio e separate.

«Ora, quando il Figlio dell’uomo verrà nella Sua gloria con tutti i santi angeli, allora si siederà sul trono della Sua gloria. E tutte le genti saranno radunate davanti a Lui; ed Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla Sua destra e i capri alla sinistra.

a. Quando il Figlio dell’uomo verrà nella Sua gloria: Non si tratta veramente di una parabola; è una descrizione di una scena futura di giudizio che avrà luogo dopo la gloriosa seconda venuta di Gesù (descritta in Matteo 24:30).

b. Si siederà sul trono della Sua gloria: A questo punto, Gesù o era colpevole di megalomania (illusione sul proprio potere o sulla propria importanza) o è davvero il Signore della gloria, che giudicherà le nazioni dal Suo trono. Sembra che questo trono sarà presente sulla terra, perché avverrà quando il Figlio dell’uomo verrà nella Sua gloria.

·In tre giorni sarebbe stato crocifisso; eppure, parlò di “quando il Figlio dell’uomo verrà nella Sua gloria”.

·Aveva intorno a Sé un pugno di discepoli – uno l’avrebbe tradito, un altro l’avrebbe rinnegato e il resto l’avrebbe abbandonato; eppure, parlò di “tutti i santi angeli”.

·Visse in assoluta semplicità, quasi in povertà – e fu respinto da quasi tutti i grandi e i potenti del mondo; eppure, disse che “si siederà sul trono della Sua gloria”.

c. Tutte le genti saranno radunate davanti a Lui; ed Egli separerà gli uni dagli altri: Questo particolare giudizio sembra differire dal giudizio davanti al grande trono bianco descritto in Apocalisse 20:11-15. Il giudizio delle nazioni si distingue dal giudizio finale per svariate ragioni.

·Avviene in un momento diverso. Il giudizio del Grande Trono Bianco di Apocalisse 20:11-15 ha luogo chiaramente dopo i mille anni di regno di Gesù Cristo e dei Suoi santi. Il Giudizio delle Nazioni di Matteo 25 si verifica immediatamente dopo il glorioso ritorno di Gesù (Matteo 25:31-32).

·Avviene in un luogo diverso. Il giudizio del Grande Trono Bianco di Apocalisse 20 ha luogo in cielo; il Giudizio delle Nazioni di Matteo 25 avviene sulla terra.

·Avviene per ragioni diverse. Il giudizio del Grande Trono Bianco di Apocalisse 20 si estende con enfasi a tutti gli uomini e le donne non redenti. Il Giudizio delle Nazioni di Matteo 25 sembra coinvolgere solo le nazioni – i gentili che sono giudicati in larga misura sulla base della gentilezza e della cura che hanno usato verso [in parte] i Giudei (i Miei fratelli). È probabile che i Giudei che sopravvivono alla Grande Tribolazione non saranno compresi nel Giudizio delle Nazioni.

·Avviene su presupposti diversi. Questo aspetto verrà descritto nella sezione seguente.

d. Metterà le pecore alla Sua destra e i capri alla sinistra: Il Figlio dell’uomo – Gesù stesso – ha l’autorità nel corso di questo giudizio di dividere l’umanità. Non ci sono tre categorie, bensì solo due: le pecore e le capre, destra e sinistra.

i. “In campagna pecore e capre si mescolavano durante il giorno. Di notte venivano spesso separate: le pecore tollerano l’aria fresca, ma le capre devono essere radunate per scaldarsi.” (Carson)

ii. Ciò vale per il giudizio finale, quando l’umanità sarà divisa in due gruppi, e soltanto due. Tuttavia, secondo l’opinione di questo commentatore (decisamente minoritaria), Gesù non parlò qui del giudizio finale, ma della separazione che avverrà dopo il glorioso ritorno e comunque prima del giudizio finale per occuparsi di coloro che saranno sopravvissuti alla Grande Tribolazione.

iii. Alla fine della Grande Tribolazione (menzionata in Matteo 24:21 e altri passi) la popolazione terrestre sarà diminuita drasticamente a causa di diversi fattori:

·Il rapimento della chiesa (descritto in 1 Tessalonicesi 4:16-17) porterà via dalla terra svariati milioni di credenti.

·La persecuzione e il martirio di molti di coloro che credono in Gesù dopo il rapimento e durante la Grande Tribolazione porteranno via molti dalla terra.

·Morte e distruzione terribili durante la Grande Tribolazione porteranno via molti dalla terra.

·La catastrofica Battaglia di Armageddon e il glorioso ritorno di Gesù sulla terra porteranno via molti dalla terra.

iv. Tuttavia, si può supporre che, nonostante la portata di tutti questi eventi, ci saranno ancora molte persone – forse dai 3 miliardi in su – che rimarranno sulla terra dopo il ritorno di Gesù in potenza e in gloria verso la fine dell’ultimo periodo di sette anni. Tra questi ci saranno i 144.000, che sono stati appositamente sigillati e preservati durante la Grande Tribolazione e che staranno sul Monte Sion con l’Agnello di Dio al Suo glorioso ritorno (Apocalisse 14:1-5). È lecito domandarsi: “Che ne sarà di tutte queste persone – forse 3 miliardi o più – che sopravvivranno alla Grande Tribolazione e all’Armageddon?” Il giudizio delle nazioni risponde a questa domanda.

2. (34-40) Il giudizio e la ricompensa di quelli che stanno a destra.

«Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere; fui forestiero e mi accoglieste, fui ignudo e mi rivestiste, fui infermo e mi visitaste, fui in prigione e veniste a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno, dicendo: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? E quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato? O ignudo e ti abbiamo rivestito? E quando ti abbiamo visto infermo, o in prigione e siamo venuti a visitarti?”. E il Re, rispondendo, dirà loro: “In verità vi dico: tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”».

a. Venite, benedetti del Padre Mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato: La ricompensa per coloro che saranno alla Sua destra (le pecore) è la loro ammissione nel regno del Padre.

b. Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere: La loro approvazione è avvenuta sulla base delle loro opere. Non si fa riferimento alla fede e nemmeno al perdono. Questo giudizio si basava esclusivamente sulla loro bontà morale.

c. Tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me: Ecco un’altra chiara distinzione tra questo giudizio, riservato alle nazioni, e il giudizio finale. Il giudizio del Grande Trono Bianco di Apocalisse 20 dipende da ciò che è scritto nel Libro della Vita; il Giudizio delle Nazioni di Matteo 25 si basa sull’umanità con cui sono stati trattati gli altri, soprattutto i cristiani e i Giudei (che saranno particolarmente odiati e perseguitati durante la seconda metà della Grande Tribolazione).

i. Sebbene i fratelli cristiani e giudei di Gesù vengano per primi in mente, conoscendo la Sua natura, possiamo affermare che ciò non esclude gli altri. “I fratelli sono, in primo luogo, i cristiani poveri e bisognosi e sofferenti, ma, in ultima analisi e di conseguenza, qualsiasi persona che soffre in qualsiasi luogo.” (Bruce)

3. (41-46) Il giudizio e la condanna di quelli che stanno a sinistra.

«Allora Egli dirà ancora a coloro che saranno a sinistra: “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Poiché ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi deste da bere, fui forestiero e non mi accoglieste, ignudo e non mi rivestiste, infermo e in prigione e non mi visitaste”. Allora anche questi gli risponderanno, dicendo: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato, o assetato, o forestiero, o ignudo, o infermo, o in prigione e non ti abbiamo soccorso?”. Allora Egli risponderà loro dicendo: “In verità vi dico: tutte le volte che non l’avete fatto a uno di questi minimi, non l’avete fatto neppure a me”. E questi andranno nelle pene eterne, e i giusti nella vita eterna».

a. Tutte le volte che non l’avete fatto a uno di questi minimi, non l’avete fatto neppure a me: L’accusa contro i perduti non riguardava una qualche violazione morale, ma il loro atteggiamento di indifferenza nei confronti di Gesù (e del Suo popolo). La loro indifferenza suggellò il loro destino. Per tutto il capitolo è stato ribadito questo punto: il prezzo da pagare per l’indifferenza è troppo alto.

·Non possiamo permetterci di rimanere indifferenti verso Gesù e il Suo ritorno.

·Non possiamo permetterci di rimanere indifferenti verso lo Spirito Santo, che ci prepara al ritorno di Gesù.

·Non possiamo permetterci di rimanere indifferenti verso le risorse che Dio ci dà.

·Non possiamo permetterci di rimanere indifferenti verso le persone bisognose intorno a noi.

·Non possiamo permetterci di rimanere indifferenti verso l’umanità perduta che sarà sottoposta al giudizio.

i. “La ‘colpa’ dei maledetti non derivava tanto dall’aver fatto cose sbagliate quanto dal non aver fatto quelle giuste…il non fare nulla è visto come la strada che porta alla condanna.” (France)

b. Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli: Gesù afferma chiaramente che l’inferno è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Le persone finiscono lì perché hanno scelto volontariamente di allearsi con il diavolo e i suoi angeli.

i. “Si erano uniti al diavolo quando avevano rifiutato di essere fedeli al Signore; era quindi giusto che, imitando la sua ribellione, ne condividessero la punizione.” (Spurgeon)

ii. Fuoco eterno… pene eterne: Il significato letterale di quest’antica parola greca è “per tutta l’età”. Come afferma Bruce: “Il significato stretto di [eterno]: per tutta l’età, non eterno”. Per questo motivo, alcuni ritengono che la sofferenza dei maledetti non sia eterna.Alcuni sostengono che i maledetti saranno alla fine riabilitati e portati in cielo (universalismo); altri credono che essi cesseranno di esistere (annichilimento).

iii. Ci sono buone ragioni per credere che aionion in questo passo significhi proprio eterno. “Aionion può riferirsi alla vita o alla pena nell’età a venire o limitarsi alla durata della cosa cui fa riferimento (come in Matteo 21:19). Tuttavia, in contesti apocalittici ed escatologici, il termine non solo connota ‘attinenza all’età [messianica], ma, poiché quell’età è sempre vissuta alla presenza di Dio, significa anche ‘eterno’.” (Carson)

iv. Inoltre, in Matteo 25:46 eterne ed eterna traducono esattamente la stessa parola in greco antico.Se i giusti sperimenteranno la vita per sempre, allora dobbiamo dire che i colpevoli sperimenteranno le pene per sempre. “Ma alcuni sono dell’opinione che questo castigo avrà una fine: la probabilità che questo avvenga è uguale alla probabilità che la gloria dei giusti avrà una fine; perché la parola usata per esprimere la durata della punizione è la stessa usata anche per esprimere lo stato di gloria.” (Clarke)

v. “Andranno nelle pene eterne, non in una punizione temporanea, come pensava Origene.” (Poole)

vi. “Ma essi sono perennemente inclini al peccato ed, essendo privi di valore, non potranno mai soddisfare la giustizia di Dio; perciò, il loro fuoco è eterno.” (Trapp)

c. Pene eterne… vita eterna: L’accenno alla vita eterna porta i più a credere che Gesù parlasse del giudizio finale. Ma per coloro che sopravvivono alla Grande Tribolazione, certamente l’entrata nel regno millenario è la porta d’accesso alla vita eterna. Coloro che non entreranno nel regno millenario certamente andranno anche nelle pene eterne.

i. Il fine del Giudizio delle Nazioni è quello di separare le persone prima dell’inizio del regno millenario di Gesù. I malvagi e i crudeli non vi entreranno; i giusti e i buoni, sì.

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