Matteo 23




Matteo 23 – Guai agli Scribi e ai Farisei

A. Gesù rimprovera gli scribi e i farisei.

1. (1-4) Ponevano dei pesi eccessivi sugli altri.

Allora Gesù parlò alle folle e ai Suoi discepoli, dicendo: «Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. Osservate dunque e fate tutte le cose che vi dicono di osservare; ma non fate come essi fanno, poiché dicono ma non fanno. Legano infatti pesi pesanti e difficili da portare, e li mettono sulle spalle degli uomini; ma essi non li vogliono smuovere neppure con un dito».

a. Allora Gesù parlò alle folle e ai Suoi discepoli: Gesù si rivolse a questi due gruppi, ma parlò loro riguardo agli scribi e ai farisei. Ovviamente, gli oppositori incalliti di Gesù erano lì ad ascoltare, ma era come se Gesù avesse finito di parlare con loro. Il Suo intento era invece quello di mettere in guardia da loro il popolo e i Suoi seguaci.

i. “I veri destinatari di tutto il discorso sono le moltitudini e i discepoli che hanno bisogno di liberarsi dal legalismo farisaico.” (France)

ii. “Gesù aveva cominciato probabilmente un anno prima a denunciare i farisei (Matteo 15:7). In seguito, avvertì i Suoi discepoli dell’insegnamento dei farisei e dei sadducei (Matteo 16:5-12). Ora i Suoi avvertimenti e le Sue denunce sono pubblici.” (Carson)

iii. Secondo William Barclay, il Talmud descrive sette tipi di farisei diversi, sei dei quali sono cattivi.

·Il Fariseo Spalla, che indossava tutte le proprie buone azioni e la propria giustizia su una spalla affinché tutti le vedessero.

·Il Fariseo Aspetta un Attimo, che aveva sempre l’intenzione di compiere delle buone azioni, ma ogni volta riusciva a trovare una buona ragione per farle in un secondo momento e non subito.

·Il Fariseo Ferito o Sanguinante, che era così santo da allontanare lo sguardo da ogni donna che incrociava in pubblico – e perciò urtava continuamente contro gli oggetti sul suo cammino e inciampava, procurandosi così delle ferite.

·Il Fariseo Gobbo, che era tanto umile da camminare con la schiena curva in avanti e da sollevare a stento i piedi – in modo che tutti vedessero quanto fosse umile.

·Il Fariseo Contatore, che teneva sempre il conto delle proprie buone azioni, credendo di indebitare Dio nei suoi confronti per tutto il bene che aveva compiuto.

·Il Fariseo Impaurito, che faceva il bene perché aveva il terrore che Dio avrebbe riversato il Suo giudizio su di lui se non l’avesse fatto.

·Il Fariseo Timorato di Dio, che realmente amava Dio e faceva buone azioni per compiacere il Dio che amava.

b. Osservate… e fate tutte le cose che vi dicono di osservare: Gesù sta dicendo che agli scribi e ai farisei è dovuto il rispetto non a cagione della loro condotta, ma perché siedono sulla cattedra di Mosè. Devono essere rispettati perché ricoprono un ruolo di autorità, ordinato da Dio.

i. “Non permettete che la legge di Dio perda di autorità ai vostri occhi a causa di questi uomini malvagi.” (Poole)

ii. Cattedra di Mosè: “Nella parte anteriore delle sinagoghe c’era una sedia (Diodati) di pietra dove sedeva l’insegnante autorevole.” (Carson) “I Giudei parlavano della sedia dell’insegnante come noi oggi parliamo della cattedra del professore.” (Bruce)

c. Legano… pesi pesanti e difficili da portare, e li mettono sulle spalle degli uomini: Gli scribi e i farisei erano dei cattivi esempi perché si aspettavano più dagli altri che da loro stessi. Mettevano dei pesi pesanti sugli altri, ma essi non li vogliono smuovere neppure con un dito.

d. Pesi pesanti: Il peso dei capi religiosi contrastava nettamente con il carico di Gesù. Il Suo carico è leggero e il Suo giogo è dolce (Matteo 11:30). Quei capi religiosi erano dispensatori di pesi; Gesù li prendeva su di sé.

i. La prima accusa contro quei capi religiosi potrebbe estendersi a molti leader religiosi di oggi. Molti insegnano come se l’essenza del cristianesimo fosse un insieme di regole gravose da seguire.

ii. La chiesa primitiva rigettava questo tipo di legalismo, ribadendo che l’ubbidienza alla Legge Mosaica non fa parte dei fondamenti della vita cristiana. Pietro disse ai legalisti di Atti 15:10: “Perché tentate Dio, mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi abbiamo potuto portare?”

2. (5-10) Essi fanno le loro opere per essere ammirati e vivono per ricevere la lode degli uomini.

«Fanno tutte le loro opere per essere ammirati dagli uomini; allargano le loro filatterie e allungano le frange dei loro vestiti. Amano i posti d’onore nei conviti e i primi posti nelle sinagoghe, e anche i saluti nelle piazze, e di sentirsi chiamare dagli uomini rabbi, rabbi. Ma voi non fatevi chiamare maestro, perché uno solo è il vostro maestro: Il Cristo, e voi siete tutti fratelli. E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è vostro Padre, colui che è nei cieli. Né fatevi chiamare guida, perché uno solo è la vostra guida: Il Cristo».

a. Fanno tutte le loro opere per essere ammirati dagli uomini: Quei capi religiosi erano colpevoli di ostentare le loro opere giuste. Agivano secondo lo spirito religioso contro cui aveva insegnato Gesù nel Sermone sul Monte (Matteo 6:1-6).

b. Allargano le loro filatterie e allungano le frange dei loro vestiti: Sia le filatterie (piccole scatolette di cuoio con intorno dei piccoli rotoli contenenti alcune scritture, legate al braccio e alla testa con delle cinghie in pelle) e le frange dei loro vestiti venivano indossate nel tentativo di conformarsi alla Legge Mosaica (Deuteronomio 11:18, Numeri 15:38-40).

i. “Venivano chiamati filatterie, dall’antica parola greca “conservare”, i contenitori in cui veniva conservata la legge.” (Poole)

ii. Era naturale per questi capi religiosi credere che delle filatterie più larghe e delle frange più lunghe sulle loro vesti li facessero sembrare più spirituali. Il fatto di indossare le filatterie e speciali frange dei loro vestiti era un segno di obbedienza a ciò che Dio aveva comandato a Israele sotto il patto dato al Monte Sinai. L’uso di quelle cose per promuovere un’immagine di super spiritualità era a causa dell’iniquità umana, non del comandamento in sé.

c. Amano i posti d’onore… i saluti nelle piazze: Non contenti di poter dare sfoggio della propria presunta spiritualità, i capi religiosi amavano quando le persone ammiravano la loro presunta spiritualità. Bramavano i posti d’onore ai banchetti e nelle sinagoghe e amavano i titoli onorifici come maestro e padre.

i. “C’è dunque un’enfasi da porre sulla parola amano; potevano accettare i saluti e le stanze superiori, se offerti loro in cambio del mantenimento dell’ordine civile, ma non potevano ambirli. (Poole)

d. Ma voi non fatevi chiamare maestro, perché uno solo è il vostro maestro: Il Cristo, e voi siete tutti fratelli: Gesù avvertì le persone di non imitare gli scribi e i farisei sotto questo aspetto. I Suoi seguaci devono sempre ricordare che “voi siete tutti fratelli” e che nessuno deve essere esaltato al di sopra degli altri con titoli pretesi o ricevuti.

i. “È un’esortazione che la chiesa odierna potrebbe prendere più sul serio e così riceverne giovamento, non solo in relazione ai titoli ecclesiastici più formali (‘Reverendissimo’, ‘mio Signor Vescovo’, ecc.), ma soprattutto per quanto riguarda l’eccessiva riverenza nei confronti delle qualificazioni accademiche o dello status di autorità nelle chiese.” (France)

e. Non fatevi chiamare maestro… non chiamate alcuno sulla terra vostro padre… né fatevi chiamare guida: Gesù ha messo in guardia sia i Suoi ascoltatori che noi dal dare ad alcuno un onore inopportuno. È possibile avere un padre o una guida in senso normale e umano, ma non bisogna considerarli in un modo che dia loro un onore o un’autorità spirituale eccessiva.

i. “Nella Chiesa di Cristo, tutti i titoli e gli onori che innalzano gli uomini e danno occasione di orgoglio vengono qui proibiti.” (Spurgeon)

ii. Dal resto della Scrittura notiamo che Gesù non intendeva porre qui un divieto assoluto, ma parlava piuttosto al cuore che ama, accumula e custodisce tali titoli. Lo sappiamo perché, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, degli uomini di Dio hanno fatto riferimento a sé stessi con alcuni di questi titoli.

·Gesù fu chiamato Maestro o Rabbi: Matteo 26:25 e 26:49; Giovanni 1:38 e 3:26.

·Paolo si definì padre: 1 Corinzi 4:15, Filippesi 2:22.

·Paolo chiamò altri cristiani suoi figli: Galati 4:19.

·Paolo si definì dottore (insegnante): 1 Timoteo 2:7, 2 Timoteo 1:11.

iii. “Ciò che Egli proibisce è, 1. L’ostentazione di tali titoli e il loro perseguimento. 2. Rom tituli, l’esercizio di una supremazia assoluta o di un potere paternalistico e assoluto.” (Poole)

iv. Ciononostante, questo comandamento è spesso ignorato e trasgredito oggigiorno nel modo in cui le persone danno e ricevono tali titoli, come profeta, apostolo, reverendissimo e così via. Lo si vede anche nella formula prevista per la chiusura di una lettera indirizzata al Papa: “Prostrato ai piedi di Vostra Santità e implorando il favore della sua benedizione apostolica, ho l’onore di essere, Santissimo Padre, con la più profonda venerazione di Vostra Santità, il più umile e ubbidiente servitore e figlio/a”.

v. “Dobbiamo dire che il Cristo risorto è scontento di coloro che nella Sua chiesa esigono una sottomissione indiscussa alla propria persona e alle proprie opinioni e confondono la fama di una pietà ostentata con un santo abbandono ai Suoi insegnamenti, così come è sempre stato scontento di ogni fariseo.” (Carson)

3. (11-12) La via di Gesù: servizio e umiltà.

«E il maggiore di voi sia vostro servo. Or chiunque si innalzerà sarà abbassato; e chiunque si abbasserà sarà innalzato».

a. Il maggiore di voi sia vostro servo: Normalmente, le persone valutano la grandezza in base a quanti li servono e li onorano. Gesù ricordava ai Suoi seguaci che nel Suo regno ciò dovrebbe essere diverso e che dovremmo misurare la grandezza dal modo in cui noi serviamo e onoriamo gli altri.

i. “In sostanza, come tutti i loro successori nello spirito fino al giorno d’oggi, erano severi con gli altri, ma molto indulgenti con sé stessi.” (Clarke)

ii. Dal momento che Gesù era veramente il maggiore tra loro, parlò di sé come di un servo. È triste che molti dei seguaci di Gesù imitino la filosofia e lo stile di leadership degli scribi e dei farisei più che lo stile di Gesù.

b. Chiunque si innalzerà sarà abbassato; e chiunque si abbasserà sarà innalzato: È una promessa assolutamente vera, ma a volte è percepibile solo nella prospettiva dell’eternità.

B. Gli otto guai rivolti ai capi religiosi.

Questi guai fanno da contrasto alle otto beatitudini di Matteo 5:3-11. Sebbene Gesù si sia espresso duramente in questa occasione, non si trattava di parole di irritazione personale, ma di un avvertimento e di una condanna divini. “Troviamo già serie di ‘guai’ simili a questa nei profeti dell’Antico Testamento (per esempio, Isaia 5:8-23; Habacuc 2:6-19), dove il tono è di condanna, un aspetto che viene sottolineato anche in questo caso.” (France)

1. (13) Guai a coloro che chiudono il regno.

«Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; poiché né entrate voi né lasciate entrare coloro che stanno per entrarvi».

a. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Letteralmente, la parola “ipocriti” si riferisce a un attore, a qualcuno che recita una parte. Gesù smascherò la corruzione nascosta dietro l’immagine di spiritualità degli scribi e dei farisei.

b. Chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini: I capi religiosi tenevano le persone lontane dal regno dei cieli dando maggiore importanza alle tradizioni e alle regole religiose dell’uomo che alla Parola di Dio. Questo è da considerarsi nel modo in cui si opponevano e respingevano Gesù; se avessero aperto il regno dei cieli agli uomini, avrebbero accolto e ricevuto Gesù come Messia e Figlio di Dio.

i. “Anticamente è stato scritto che le labbra del sacerdote dovrebbero custodire la conoscenza: Dio ha affidato la chiave della conoscenza ai ministri e alle guide della Sua chiesa non per privarla di questa conoscenza, ma affinché dalla sua bocca possa cercare la legge, perché egli è il messaggero dell’Eterno degli eserciti, Malachia 2:7.” (Poole)

c. Né entrate voi né lasciate entrare coloro che stanno per entrarvi: È un male che qualcuno non entri nei cieli, ma è molto peggio che qualcuno impedisca a un’altra persona di entrarvi (Matteo 18:6).

i. “Nei tempi antichi i rabbini portavano una chiave, che era il simbolo o l’emblema della conoscenza.” (Clarke)

2. (14) I capi religiosi derubano i vulnerabili.

In molte traduzioni della Bibbia questo versetto non è incluso o è inserito a margine. D.A. Carson scrive: “Il versetto 14 dev’essere considerato un’aggiunta… Ciò è chiaro non solo dalla sua assenza dai migliori e più antichi manoscritti di Matteo, ma dal fatto che i manoscritti che invece lo includono sono divisi sulla sua effettiva posizione – alcuni prima e altri dopo il versetto 13”. Pur non appartenendo a Matteo 23, è certamente presente nei passi di Marco 12 e Luca 20.

«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché divorate le case delle vedove e per pretesto fate lunghe preghiere; per questo subirete una condanna più severa».

a. Divorate le case delle vedove: Con astuzia e disonestà, gli scribi e i farisei derubavano le case delle vedove – stando attenti a coprire il tutto nel nome di un buon affare e di una buona amministrazione.

b. Per pretesto fate lunghe preghiere: Le loro lunghe preghiere falsamente spirituali venivano impiegate per costruire un’immagine di spiritualità, spesso allo scopo di ottenere donazioni sostanziose.

i. “Egli non rispetta l’aritmetica delle nostre preghiere, quante siano di numero; né la retorica delle nostre preghiere, quanto siano eloquenti; né la musica delle nostre preghiere, la dolcezza della nostra voce; né la logica delle nostre preghiere o il loro metodo; è la natura divina delle nostre preghiere ciò che Egli stima tanto.” (Trapp)

c. Per questo subirete una condanna più severa: La grandezza del loro peccato esigeva una condanna più severa di quella che gli altri subiranno. Alla luce di questo concetto, possiamo dire che nessuno se la passerà bene all’inferno, ma possiamo stare certi che alcuni se la passeranno peggio di altri.

i. “Queste parole dimostrano che ci sono gradi di punizione, proprio come ci sono gradazioni di gloria. Tutti gli empi saranno giudicati e condannati dal Giusto Giudice, ma la ‘condanna più severa’ sarà riservata agli ipocriti.” (Spurgeon)

3. (15) I capi religiosi portavano i loro convertiti sulla strada sbagliata.

«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché scorrete il mare e la terra, per fare un proselito e, quando lo è diventato, ne fate un figlio della Geenna il doppio di voi».

a. Scorrete il mare e la terra, per fare un proselito: Il loro zelo nell’evangelizzazione non dimostrava che fossero a posto con Dio. Questi capi religiosi andavano in lungo e in largo per fare proseliti, ma trascinavano le persone nelle tenebre piuttosto che nella luce.

i. Paolo fa la stessa considerazione in Romani 10:2, dove osserva che alcuni giudei del tempo avevano lo zelo per Dio, ma non secondo conoscenza.

ii. “Il termine proselito è la traslitterazione in italiano della parola greca proselutos e indica qualcuno che è stato avvicinato o attirato. Il proselito era un convertito che aveva accettato pienamente la legge cerimoniale e la circoncisione ed era diventato un giudeo nel vero senso della parola.” (Barclay)

iii. “Un consistente numero di studiosi sostiene a ragion veduta che il primo secolo d.C. fino alla Caduta di Gerusalemme segna il periodo più significativo dello zelo missionario giudaico e del relativo successo.” (Carson)

b. Quando lo è diventato, ne fate un figlio della Geenna il doppio di voi: Con le loro grandi energie riuscivano a conquistare alcuni, ma senza alcun beneficio duraturo per coloro che erano stati conquistati.

i. “La loro attività non era quella di rivolgere gli uomini dal peccato a Dio, ma di convertirli semplicemente a un’opinione.” (Poole)

ii. Da questo punto di vista, i capi religiosi erano simili ai mormoni e ai testimoni di Geova dei giorni nostri. Erano dei messaggeri coraggiosi ed energici, ma con un falso messaggio.

iii. “Gesù non criticava la realtà dei grandi sforzi missionari dei farisei bensì i risultati… che rendevano i loro proseliti più farisei di loro.” (Carson)

4. (16-22) I capi religiosi giuravano con falsità e inganno.

«Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno ha giurato per il tempio, non è nulla; ma se ha giurato per l’oro del tempio è obbligato”. Stolti e ciechi! Perché, cosa è più grande, l’oro o il tempio che santifica l’oro? E: “Se uno ha giurato per l’altare, non è nulla; ma se ha giurato per l’offerta che vi è sopra è obbligato”. Stolti e ciechi! Poiché, cosa è più grande, l’offerta o l’altare che santifica l’offerta? Chi dunque giura per l’altare, giura per esso e per quanto vi è sopra. Chi giura per il tempio, giura per esso e per colui che l’abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per colui che vi è assiso».

a. Se uno ha giurato per il tempio, non è nulla: In obbedienza alla Parola di Dio si rifiutavano di giurare usando il nome di Dio (come comandato in Esodo 20:7). Tuttavia, avevano messo in piedi un elaborato sistema di giuramenti, alcuni dei quali erano vincolanti e altri, no. Era un modo per fare una promessa mentre si tenevano le dita incrociate dietro la schiena.

i. “Per il giudeo un giuramento era assolutamente vincolante, finché si trattava di un giuramento vincolante. In generale, un giuramento vincolante era un giuramento che utilizzava il nome di Dio in maniera esplicita e inequivocabile; un tale giuramento doveva essere mantenuto a qualunque costo. Qualsiasi altro giuramento si poteva legittimamente infrangere.” (Barclay)

b. Poiché, cosa è più grande, l’offerta o l’altare che santifica l’offerta? Gesù sottolinea qui che l’altare in sé è più grande del sacrificio che vi viene offerto sopra. L’altare è il luogo d’incontro stabilito tra Dio e l’uomo; il nostro altare è Gesù stesso e la Sua opera sulla croce.

i. Non essendo mai stato separato da Dio Padre a causa del peccato, Gesù non aveva bisogno di nessun altare. Aveva una relazione libera e gloriosa con il Padre. Era la libertà di Adamo prima della caduta – o anche di più, perché Gesù aveva già una storia di relazione con il Padre che Adamo non conosceva.

ii. È opportuno pensare alla grandezza dell’altare dell’Antico Testamento:

·Il proposito dell’altare è significativo: santificava ciò che vi era posto sopra e sosteneva e sopportava il sacrificio finché non si consumava.

·Il luogo dell’altare è significativo: mostra che, prima di tutto, ci accostiamo a Gesù e alla Sua opera di espiazione.

·La forma dell’altare è significativa: è quadrato e perfettamente proporzionato, stabile e irremovibile.

·I corni dell’altare sono significativi: mostrano la potenza di Dio insita in Gesù.

·La posizione dell’altare è significativa: non è elevato, ma è abbastanza basso da poter essere avvicinato da tutti; non ha gradini così da non mostrare la carne dell’uomo.

·L’aspetto dell’altare è significativo: è imbrattato del sangue del sacrificio.

·Il materiale dell’altare è significativo: è di bronzo, forgiato col fuoco e in grado di sopportare il giudizio mediante le fiamme.

c. Chi giura per il tempio, giura per esso e per colui che l’abita: Gesù ricordava loro che ogni giuramento è vincolante e che Dio chiede conto a chi giura, anche se questi si giustifica.

5. (23-24) I capi religiosi sono ossessionati dalle questioni di poco conto e trascurano quelle importanti.

«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché calcolate la decima della menta, dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede; queste cose bisogna praticare senza trascurare le altre. Guide cieche, che colate il moscerino e inghiottite il cammello».

a. Calcolate la decima della menta, dell’aneto e del comino: Pagavano la decima in modo meticoloso e ragguardevole; tuttavia, era fatto nell’ipocrisia, perché serviva solo a lenire la colpa della loro negligenza nei confronti delle cose più importanti della legge. È possibile e frequente essere distratti da questioni relativamente banali mentre il mondo perduto perisce.

i. “Le questioni ‘più importanti’ non fanno riferimento alle ‘più difficili’ o alle ‘più dure’, ma alle ‘più centrali’ e ‘più decisive’.” (Carson)

ii. Gesù fece una rapida descrizione delle cose più importanti della legge con le parole “il giudizio, la misericordia e la fede”. “Questa espressione ricorda il riassunto della vera religione (in contrasto con il sacrificio stravagante) di Michea 6:8.” (France)

b. Guide cieche, che colate il moscerino e inghiottite il cammello: Gesù rappresentò la loro follia con l’immagine divertente di un uomo talmente dedito alla dieta kosher che non avrebbe inghiottito un moscerino, dal momento che non veniva fatto sanguinare adeguatamente secondo le regole del kosher.Eppure, quello stesso uomo avrebbe inghiottito invece un cammello intero.

i. “È un’immagine divertente, che deve aver provocato una risata, di un uomo che colava minuziosamente il suo vino con una retina per evitare di ingoiare un insetto microscopico e che però inghiottiva allegramente un cammello. È l’immagine di un uomo che ha completamente smarrito il senso delle proporzioni.” (Barclay)

6. (25-26) I capi religiosi sono impuri sia dentro che fuori.

«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché pulite l’esterno della coppa e del piatto, mentre l’interno è pieno di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco! Pulisci prima l’interno della coppa e del piatto, affinché anche l’esterno sia pulito».

a. Pulite l’esterno della coppa: Gli scribi e i farisei si accontentavano di una pulizia superficiale e di un’apparenza di giustizia.

b. L’interno è pieno di rapina e d’intemperanza: Mentre erano grandemente preoccupati della loro apparenza esteriore di giustizia, non si curavano dell’interno pieno di peccato e di corruzione.

c. Pulisci prima l’interno della coppa e del piatto, affinché anche l’esterno sia pulito: Gesù non li stava chiamando a scegliere tra una giustizia esteriore e una giustizia interiore. Li chiamava a prendersi cura di entrambe, ma prima dell’interno. La vera giustizia esteriore comincia all’interno.

7. (27-28) I capi religiosi hanno l’apparenza del bene, ma senza vita spirituale nell’uomo interiore.

«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché rassomigliate a sepolcri imbiancati, i quali di fuori appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putredine. Così anche voi di fuori apparite giusti davanti agli uomini; ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità».

a. Rassomigliate a sepolcri imbiancati: Era usanza dei Giudei del tempo imbiancare i sepolcri della città di Gerusalemme prima della Pasqua, in modo che nessuno ne toccasse uno senza volerlo e diventasse così cerimonialmente impuro. Gesù disse che i capi religiosi erano come questi sepolcri imbiancati – belli fuori, ma morti dentro.

i. Anche Paolo chiamò il Sommo Sacerdote parete imbiancata in Atti 23:3.

b. Anche voi di fuori apparite giusti davanti agli uomini: Per gli uomini potevano apparire giusti, ma per Dio, no. Dio non si lascia mai trarre in inganno da ciò che mostriamo al di fuori. Egli ci vede come siamo realmente, non come sembriamo agli uomini.

8. (29-36) I capi religiosi onorano i profeti morti, ma uccidono i profeti vivi.

«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché edificate i sepolcri dei profeti e ornate i monumenti dei giusti, e dite: “Se noi fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro nell’uccisione dei profeti”. Così dicendo, voi testimoniate contro voi stessi, che siete figli di coloro che uccisero i profeti. Voi superate la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere! Come sfuggirete al giudizio della Geenna? Perciò, ecco io vi mando dei profeti, dei savi e degli scribi; di loro ne ucciderete e crocifiggerete alcuni, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che uccideste fra il tempio e l’altare. In verità vi dico che tutte queste cose ricadranno su questa generazione».

a. Edificate i sepolcri dei profeti e ornate i monumenti dei giusti: Professavano di venerare i profeti morti, ma respingevano quelli vivi. Così facendo, dimostravano di essere veramente i figli di coloro che avevano assassinato i profeti nei giorni antichi (siete figli di coloro che uccisero i profeti).

i. Esprimiamo lo stesso pensiero quando pensiamo: “Non avrei mai rinnegato Gesù come fecero gli altri discepoli”.

b. Voi superate la misura dei vostri padri: Gesù profetizzò di come i capi religiosi avrebbero completato il rifiuto dei profeti iniziato dai loro padri perseguitando i Suoi discepoli, che Egli avrebbe inviato a loro.

i. “Non c’è argomentazione che possa privare queste parole del loro terribile significato. Rimarranno per sempre su questa pagina a parlarci dell’’ira dell’Agnello’.” (Morgan)

ii. “Si tratta di una delle frasi più tremende che sia mai uscita dalle labbra di Cristo. È come il Suo messaggio a Giuda: ‘Quel che fai, fallo presto’… Questo peccato supremo avrebbe colmato la misura della colpa dei loro padri e avrebbe fatto ricadere su di loro il giusto giudizio di Dio.” (Spurgeon)

c. Serpenti, razza di vipere: Questa espressione dà l’idea di “famiglia del diavolo”. Quei capi religiosi si vantavano immeritatamente della loro eredità, pensando di essere figli spirituali di Abrahamo. Al contrario, erano più figli del diavolo che di Abrahamo.

i. Gesù parlò tanto pesantemente dei capi religiosi per due motivi. Primo, non voleva che altri cadessero nel loro inganno. Secondo, li amava. Questi uomini non potevano essere più lontani da Dio e avevano bisogno di essere messi in guardia del giudizio a venire. Ciò che Gesù voleva veramente era il loro ravvedimento, non il loro giudizio.

d. Dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia: Qui Gesù parlò di tutti i giusti martiri dell’Antico Testamento. Abele era chiaramente il primo e, secondo la struttura della Bibbia ebraica del tempo, Zaccaria era l’ultimo. 2 Cronache è l’ultimo libro della Bibbia ebraica e la storia di Zaccaria si trova in 2 Cronache 24.

i. Il sangue di Abele gridava (Genesi 4:10) e Zaccaria chiese che il suo sangue fosse ricordato (2 Cronache 24:22).

ii. C’è un problema nella descrizione di Zaccaria come figlio di Barachia, perché il testo di 2 Cronache lo indica come il figlio di Jehoiada (2 Cronache 24:20). Clarke riassume le migliori soluzioni a questo problema. In primo luogo, il doppio nome era un’usanza comune tra i Giudei (1 Samuele 9:1 e 1 Cronache 8:33; Matteo 9:9, Marco 2:14 e altri esempi). In secondo luogo, i nomi di Jehoiada e Barachia hanno pressappoco lo stesso significato: la lode o la benedizione di Geova.

iii. “Si può quasi percepire la forza impetuosa della Sua forte e potente indignazione – un’indignazione diretta non alle persone, ma alle loro false guide. Eppure, dietro tutto ciò c’è il Suo cuore e i ‘guai’ si fondono in un lamento di agonia, il pianto di una madre per il figlio perduto.” (Morgan)

9. (37-39) Il lamento di Gesù su Gerusalemme.

«Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati! Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa vi è lasciata deserta. Poiché io vi dico, che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».

a. Gerusalemme, Gerusalemme: Luca 19:41 ci dice che Gesù piangeva mentre guardava verso la città di Gerusalemme, pensava al suo giudizio futuro e diceva queste parole. Gesù voleva proteggerli dal terribile giudizio che avrebbe poi seguito il loro rifiuto di Lui.

i. È scritto che Gesù pianse due volte: qui, per il dolore di sapere ciò che sarebbe accaduto a coloro che lo respingevano; e alla tomba di Lazzaro, dove pianse per il potere e il dolore della morte.

ii. Questo pianto accorato è un altro modo per vedere che Gesù non odiava gli uomini che aveva rimproverato così duramente. Il Suo cuore era spezzato per loro. Quando pecchiamo, Dio non ci odia; si addolora genuinamente per noi, sapendo che in ogni modo il nostro peccato e la nostra ribellione non fanno che distruggere la nostra vita. Dobbiamo sperare di condividere il dolore di Dio per l’umanità perduta.

b. Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali: Gesù voleva proteggere, nutrire e custodire il Suo popolo, i Giudei, proprio come mamma uccello si prende cura dei propri pulcini.

i. “L’immagine della gallina (in greco semplicemente ‘uccello’) che protegge i suoi piccoli viene usata nell’Antico Testamento per indicare la protezione di Dio nei confronti del Suo popolo (Salmi 17:8; 91:4; Isaia 31:5; ecc.).” (France)

ii. L’immagine della gallina e dei suoi pulcini ci dice qualcosa a proposito di quello che Gesù voleva fare per coloro che lo rigettavano.

·Li voleva portare al sicuro.

·Li voleva rendere felici.

·Li voleva rendere parte di una comunità benedetta.

·Voleva favorirne la crescita.

·Voleva che conoscessero il Suo amore.

·Ciò sarebbe potuto succedere solo se fossero andati a Lui quando li chiamava.

iii. “Il desiderio di Gesù può appartenere soltanto al Salvatore d’Israele e a nessuno dei suoi profeti.” (Carson)

iv. Le parole “quante volte ho voluto” sono una sottile indicazione che Matteo sapeva che Gesù aveva visitato Gerusalemme molte volte in precedenza (come riportato chiaramente nel Vangelo di Giovanni), sebbene faccia menzione soltanto di quest’ultima visita. “Gesù non avrebbe potuto dire ciò che ha detto qui, a meno che non avesse fatto ripetutamente visita a Gerusalemme e avesse lanciato molteplici appelli alla popolazione.” (Barclay)

c. E voi non avete voluto! Il problema non risiedeva nella volontà di Gesù di salvarli e proteggerli, ma nel fatto che essi non hanno voluto. È per questo che la distruzione predetta si sarebbe abbattuta su di loro.

i. “Che immagine di pietà e di amore deluso deve aver mostrato il volto del Re quando, con abbondanti lacrime, pronunciò queste parole!” (Spurgeon)

ii. “Sosteniamo tenacemente che la salvezza è totalmente per grazia, ma crediamo anche con egual fermezza che la rovina dell’uomo sia interamente il risultato del suo stesso peccato. È la volontà di Dio che salva; è la volontà dell’uomo che danna.” (Spurgeon)

iii. In un sermone magnifico su questo testo (Io ho voluto, ma voi non avete voluto), Spurgeon parla del tipo di volontà che realmente va a Gesù.

·È una volontà reale.

·È una volontà pratica, che agisce.

·È una volontà immediata.

·È una volontà consolidata.

d. Non mi vedrete più, finché non direte: “Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!”: Gesù rivela qui qualcosa riguardo alle condizioni che accompagneranno la Sua Seconda Venuta. Quando Gesù tornerà, i Giudei Lo accoglieranno come Messia e diranno: “Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!

i. Quando la pienezza dei gentili sarà entrata, quando la parola della vita sarà nuovamente rivolta a voi, allora gioirete, benedirete e loderete Colui che viene nel nome del Signore, il quale avrà con sé la salvezza piena e definitiva per le pecore perdute della casa d’Israele.” (Clarke)

ii. Non sarà facile far arrivare Israele a quel punto, ma Dio lo farà. È promesso che Israele accoglierà Gesù al Suo ritorno, proprio come affermato dall’Apostolo Paolo in Romani 11:26: E così tutto Israele sarà salvato.

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