Matteo 22




Matteo 22 – Gesù Risponde e Pone Domande Difficili

A. La parabola delle nozze.

1. (1-3) Rifiuto del primo invito.

E Gesù, riprendendo la parola, di nuovo parlò loro in parabole, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un re, il quale preparò le nozze di suo figlio. E mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire».

a. Gesù, riprendendo la parola, di nuovo parlò loro in parabole: Gesù continuò a spiegare ai capi religiosi e alle folle intente ad ascoltare il pericolo che correvano rifiutandolo.

b. Un re, il quale preparò le nozze di suo figlio: Le nozze erano (e spesso lo sono anche oggi) l’evento sociale più significativo nella vita di una persona. Le nozze di un principe sarebbero considerate un evento spettacolare e un invito sarebbe di norma molto apprezzato.

i. Questa parabola ha molte similitudini con quella che troviamo in Luca 14:15-24. Eppure, le differenze tra le due parabole sono ancora più evidenti. “Gran parte dei predicatori si servono più volte di una buona storia, raccontata in forme diverse per adattarla ai diversi contesti, e non è affatto improbabile che Gesù facesse lo stesso.” (France)

c. Questi non vollero venire: Sembra strano che gli invitati rifiutassero un invito a delle nozze reali. Questa è una dimostrazione del principio secondo cui non c’è alcun motivo logico per cui i buoni doni di Dio vengono rifiutati.

2. (4-7) Rifiuto del secondo invito e reazione del re.

«Di nuovo mandò altri servi dicendo: “Dite agl’invitati: Ecco, io ho apparecchiato il mio pranzo, i miei vitelli e i miei animali ingrassati sono ammazzati ed è tutto pronto; venite alle nozze”. Ma essi, non curandosene, se ne andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari. E gli altri, presi i suoi servi, li oltraggiarono e li uccisero. Il re allora, udito ciò, si adirò e mandò i suoi eserciti per sterminare quegli omicidi e per incendiare la loro città».

a. Dite agl’invitati: Ecco, io ho apparecchiato: Il re continuò a rendere l’invito il più attraente possibile. Voleva davvero che gli invitati venissero.

i. Barclay dice che, in occasione di un evento speciale nella cultura ebraica del tempo, le persone venivano invitate senza però specificare una data. Nel giorno in cui colui che aveva esteso l’invito era pronto per accogliere gli ospiti, inviava dei messaggeri per informarli che tutto era pronto ed era il tempo di prendere parte al banchetto.

ii. “Così, dunque, il re di questa parabola aveva già da lungo tempo spedito i propri inviti; eppure, solo quando tutto fu pronto fu emessa la convocazione finale, la quale fu oltraggiosamente rifiutata.” (Barclay)

iii. È tutto pronto è il messaggio del vangelo. Non si partecipa al banchetto di Dio per poi prepararsi il proprio pasto. Lui lo ha già preparato; si viene per ricevere.

b. Ma essi, non curandosene, se ne andarono: La reazione degli invitati non ha alcun senso, ma è una descrizione accurata della risposta di molti al vangelo. Molti non se ne curarono; altri se ne tornarono ai propri affari.

i. “Era come se il ribelle dicesse: “Il Re faccia quello che gli pare dei suoi buoi e delle sue bestie ingrassate; io baderò alla mia fattoria o mi occuperò dei miei affari.” (Spurgeon)

c. Il re… si adirò e mandò i suoi eserciti per sterminare quegli omicidi: Il re esercitò legittimamente il giudizio sui trasgressori. Non solo rifiutarono il suo invito, ma assassinarono anche i suoi messaggeri.

i. Si trattava di una profezia di ciò che sarebbe accaduto a Gerusalemme, la città i cui capi religiosi avevano respinto con estrema fermezza Gesù e il Suo vangelo.

3. (8-10) Il terzo invito.

«Disse quindi ai suoi servi: “Le nozze sono pronte, ma gl’invitati non ne erano degni. Andate dunque agli incroci delle strade e chiamate alle nozze chiunque troverete”. E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti coloro che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali».

a. Chiamate alle nozze chiunque troverete: Il re non aveva alcuna intenzione di lasciare vuota la sala del banchetto, così estese l’invito a tutti coloro che lo avrebbero udito.

b. Quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti coloro che trovarono, cattivi e buoni: Dal momento che ci fu un rifiuto così drastico sia del primo che del secondo invito, il terzo fu rivolto in modo più ampio. Tutti furono invitati, sia cattivi che buoni.

i. Da questo punto di vista, possiamo dire che si tratta di una parabola che riguarda la grazia. Coloro che furono invitati – e si presentarono – erano assolutamente indegni dell’invito, per non parlare del banchetto di nozze stesso.

4. (11-14) L’uomo senza l’abito da nozze.

«Ora il re, entrato per vedere i commensali, vi trovò un uomo che non indossava l’abito da nozze; e gli disse: “Amico, come sei entrato qui senza avere l’abito da nozze?”. E quegli rimase con la bocca chiusa. Allora il re disse ai servi: “Legatelo mani e piedi, prendetelo e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti”. Poiché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

a. Ora il re, entrato per vedere i commensali: Il re esaminò attentamente i suoi invitati per controllare che tutti indossassero gli abiti che, secondo l’usanza, venivano offerti a coloro che partecipavano a un banchetto nuziale.

b. Un uomo che non indossava l’abito da nozze: L’uomo senza l’abito era messo in risalto dalla sua differenza. Si presentò vestito in maniera inadeguata e il re se ne accorse.

i. Si dibatte tra i commentatori se fosse usanza di un re o di un nobiluomo offrire ai propri ospiti un abito da indossare in occasioni come questa. Sembra che ci fosse un’usanza simile a questa tra i Greci, ma non ci sono prove che ciò fosse in uso ai giorni di Gesù.

ii. A prescindere da chi forniva gli abiti adatti, l’uomo era chiaramente fuori luogo. “Ritieni opportuno partecipare a un tale banchetto nel tuo stato peggiore? Con indosso dei soprabiti in pelle, dei cenci a brandelli e degli stracci insanguinati del vecchio e miserabile Adamo?” (Trapp)

iii. “Si presentò perché era stato invitato, ma venne solo per fare presenza. Il banchetto era stato organizzato per onorare il Figlio del Re, che però non rispecchiava affatto l’intenzione dell’uomo; era disposto a mangiare le prelibatezze messegli davanti, ma nel suo cuore non aveva amore né per il Re né per il Suo benamato Figlio.” (Spurgeon)

iv. Quegli rimase con la bocca chiusa: “Aveva una museruola o una cavezza, cioè stava in silenzio, come se avesse avuto in bocca una briglia o una cavezza per cavalli. Questo è il significato del termine greco qui usato.” (Trapp)

c. Gettatelo nelle tenebre di fuori: L’uomo che si comportò in maniera noncurante al banchetto nuziale, invece di onorare il re e di conformarsi alle sue aspettative, subì un destino terribile.

i. “Con le sue azioni aveva detto, anche se non con le parole: ‘Sono un uomo libero, faccio quello che mi pare.’ Così, il re disse ai servi: ‘Legatelo’. Bloccatelo; che non sia mai più libero. Si era concesso troppe libertà con le cose sacre; aveva insultato apertamente il Re.” (Spurgeon)

ii. Questa parabola dimostra che gli indifferenti al vangelo, gli antagonisti del vangelo e i non trasformati dal vangelo subiscono la stessa sorte. Nessuno di loro ha goduto del banchetto del re.

d. Poiché molti sono chiamati, ma pochi eletti: L’affermazione di Gesù, in questo contesto, accenna al grande connubio tra le scelte dell’uomo e le scelte di Dio. Perché non sono venuti alla festa nuziale? Perché hanno rifiutato l’invito. Perché non sono venuti alla festa nuziale? Perché erano chiamati ma non eletti.

B. La domanda dei farisei.

1. (15-17) Dopo una lusinga iniziale, i farisei propongono a Gesù una questione problematica.

Allora i farisei, allontanatisi, si consigliarono sul modo di coglierlo in fallo nelle parole. E gli mandarono i propri discepoli, con gli erodiani, per dirgli: «Maestro, noi sappiamo che tu sei verace e che insegni la via di Dio in verità, senza preoccuparti del giudizio di alcuno, perché tu non riguardi all’apparenza delle persone. Dicci dunque: Che te ne pare? È lecito o no pagare il tributo a Cesare?».

a. Si consigliarono sul modo di coglierlo in fallo nelle parole: Qui si vede la collaborazione tra i farisei e gli erodiani, a riprova del loro grande odio verso Gesù, essendo disposti a mettere da parte le loro differenze per coalizzarsi contro di Lui.

i. Gli erodiani: “Il nome di questo partito aveva avuto origine probabilmente da una specie di ‘venerazione dell’eroe’ in onore di Erode il Grande.” (Bruce)

ii. Gesù aveva accusato e denunciato direttamente i capi religiosi, i quali ora rispondono al fuoco. “Ora vediamo i capi dei giudei lanciare il proprio contrattacco; lo fanno ponendo a Gesù delle domande minuziosamente formulate.” (Barclay)

b. Noi sappiamo che tu sei verace e che insegni la via di Dio in verità, senza preoccuparti del giudizio di alcuno, perché tu non riguardi all’apparenza delle persone: I loro complotti li avevano portati ad approcciarsi a Gesù con lusinghe. Speravano di trovarlo sufficientemente insicuro o sciocco da lasciarsi impressionare dalle loro lodi subdole.

i. “Ecco un bel guanto indossato da una mano ripugnante.” (Trapp)

ii. “Il complimento, oltre ad essere infido, era offensivo e insinuava che Gesù fosse un sempliciotto imprudente che si sarebbe esposto, un uomo vanitoso che poteva essere lusingato.” (Bruce)

c. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Il dilemma di Gesù di fronte a questa domanda era semplice. Se avesse detto che le tasse dovevano essere pagate, avrebbe potuto essere accusato di negare la sovranità di Dio su Israele (rendendosi impopolare al popolo giudeo). Se avesse detto che le tasse non dovevano essere pagate, si sarebbe reso nemico di Roma.

i. “Lecito non fa riferimento alla legge romana (su questo non c’era alcun dubbio!), ma alla legge di Dio; è ammissibile che il popolo di Dio esprima la propria fedeltà a un imperatore pagano?” (France)

ii. Barclay afferma che esistevano tre tributi ordinari. C’era il tributo fondiario, un’imposta del 10% sulla produzione del grano e del 20% sull’olio e sul vino. C’era il tributo reddituale, un’imposta del 1% sul reddito pro capite della popolazione maschile. Infine, c’era il tributo personale (per i sudditi non cittadini), pagato da ogni uomo con età compresa tra i 14 e i 65 anni e da ogni donna tra i 12 e i 65 anni d’età; la tassa corrispondeva a un denaro l’anno.

iii. Il tributo in esame è quello personale. “Pagare l’imposta personale era il segno più evidente della sottomissione a Roma… Gli zeloti sostenevano che tale imposta era un emblema di schiavitù verso i pagani che disonorava Dio.” (Carson)

2. (18-22) La risposta di Gesù: date a Cesare ciò che è suo, ma date a Dio quello che appartiene a Dio.

Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, disse: «Perché mi tentate, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo». Allora essi gli presentarono un denaro. Ed egli disse loro: «Di chi è questa immagine e questa iscrizione?». Essi gli dissero: «Di Cesare». Allora egli disse loro: «Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». Ed essi, udito ciò, si meravigliarono e, lasciatolo, se ne andarono.

a. Di chi è questa immagine e questa iscrizione: Ancora una volta, con la Sua saggia risposta Gesù mostrò di avere il controllo totale. Rimproverò la malvagità e l’ipocrisia dei farisei e degli erodiani.

b. Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare: Gesù afferma che il governo ci fa delle richieste legittime. Siamo responsabili verso Dio in ogni cosa, ma dobbiamo essere ubbidienti al governo nelle questioni civili e nazionali.

i. Pietro lo disse con queste parole: Temete Dio. Rendete onore al re. (1 Pietro 2:17)

ii. “Ogni cristiano ha una doppia cittadinanza. È cittadino del paese in cui vive, verso il quale è debitore di molte cose. Ad esso deve la protezione dai fuorilegge, che solo un governo istituito può garantire; ad esso deve tutti i servizi pubblici.” (Barclay)

iii. “Rendete generalmente significa ‘restituire’ (mentre il verbo usato da loro al versetto 17 vuol dire semplicemente ‘dare’). È il verbo che indica il pagamento di un conto o l’estinzione di un debito; glielo dovevano.” (France)

c. E a Dio ciò che è di Dio: Tutti abbiamo l’immagine di Dio impressa su di noi. Ciò vuol dire che apparteniamo a Dio, non a Cesare né tantomeno a noi stessi.

i. “Facendo questa distinzione, è come se Gesù avesse detto: Il regno di Dio non è di questo mondo, ma è possibile essere un vero cittadino del regno e al contempo sottomettersi tranquillamente al governo civile di un potentato straniero.” (Bruce)

ii. “Stabilisce i limiti, regola i diritti e differenzia la giurisdizione dei due imperi del cielo e della terra. L’immagine dei principi impressa sulla loro moneta denota che le cose terrene appartengono tutte al loro governo. L’immagine di Dio impressa sull’anima denota che tutte le sue facoltà e capacità appartengono all’Altissimo e dovrebbero essere impiegate al Suo servizio.” (Clarke)

iii. Se i Giudei avessero reso a Dio ciò che Gli è dovuto, non avrebbero mai dovuto rendere nulla a Cesare. Ai tempi del Nuovo Testamento, non avrebbero mai sopportato l’occupazione oppressiva dell’Impero Romano se fossero stati obbedienti al loro patto con Dio.

C. La domanda dei sadducei.

1. (23-28) I sadducei tentano di ridicolizzare il concetto di risurrezione.

In quello stesso giorno vennero da lui i sadducei, i quali dicono che non vi è risurrezione, e lo interrogarono, dicendo: «Maestro, Mosè ha detto: “Se qualcuno muore senza avere figli, il suo fratello ne sposi la moglie, per dare una discendenza a suo fratello”. Ora, c’erano tra noi sette fratelli, il primo dopo essersi sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Così anche il secondo e il terzo, fino al settimo. Per ultima, morì anche la donna. Alla risurrezione, dunque, di chi dei sette costei sarà moglie? Poiché tutti l’ebbero come moglie».

a. I sadducei, i quali dicono che non vi è risurrezione: I sadducei erano la versione antica dei moderni teologi liberali. Erano anti-soprannaturalisti e consideravano autentici solo i primi cinque libri di Mosè, di cui ignoravano anche il contenuto quando tornava loro comodo.

i. “I sadducei non erano numerosi, ma erano i ricchi, gli aristocratici e la classe dominante.” (Barclay)

ii. “All’epoca di Gesù il giudaismo nel suo insieme aveva visioni sorprendentemente diverse della morte e di ciò che vi è al di là di essa.” (Carson)

b. Ora, c’erano tra noi sette fratelli: I sadducei fecero a Gesù una domanda ipotetica e ridicola, sperando di dimostrare che il concetto di resurrezione fosse un’assurdità. Secondo Deuteronomio 25:5-10, se un uomo sposato fosse morto senza figli, sarebbe stata responsabilità di suo fratello ingravidare la vedova e considerare il figlio come il discendente del marito defunto. I sadducei immaginavano circostanze complesse simili e sollevarono la domanda: “Alla risurrezione, dunque, di chi dei sette costei sarà moglie?

i. La pratica del cognato che sposava la vedova di suo fratello è conosciuta come matrimonio levirato. Il termine deriva dal latino “levir”, che significa “cognato”. Questa è l’idea specifica alla base della domanda. “Sposi non è la parola greca consueta, ma è un termine tecnico che indica la pratica del dovere levirato.” (France)

ii. “È probabile che si trattasse di una delle storie di repertorio che avevano l’abitudine di raccontare per mettere in ridicolo la resurrezione.” (Spurgeon)

2. (29) La risposta di Gesù: voi non comprendete né le Scritture né la potenza di Dio.

Ma Gesù, rispondendo, disse loro: «Voi sbagliate, non comprendendo né le Scritture né la potenza di Dio».

a. Voi sbagliate: I sadducei collegarono i loro pensieri a un passo biblico, ma non lo considerarono in maniera corretta. Questi uomini altamente istruiti sbagliavano nella loro comprensione di base della verità biblica.

b. Non comprendendo né le Scritture né la potenza di Dio: Il loro errore era riconducibile a due cause. Primo, non comprendevano le Scritture (sebbene fossero convinti del contrario).Secondo, non comprendevano la potenza di Dio, essendo praticamente anti-soprannaturalisti. Ciò valeva per loro, sebbene la religione fosse la loro professione e avessero ricevuto un’ottima formazione.

i. Non comprendendo né le Scritture: È possibile che una persona abbia molta conoscenza della Bibbia e comunque non comprenda fondamentalmente le Scritture. Più avanti Paolo avrebbe detto a Timoteo di ritenere il modello delle sane parole che hai udito da me (2 Timoteo 1:13). Ciò suggerisce che la verità biblica segue un modello, un modello che può essere individuato dal cuore che ha discernimento. Suggerisce altresì che è possibile smarrire questo modello (ecco il motivo del comando di ritenere). I sadducei avevano conoscenza biblica, ma non ritenevanoil modello delle sane parole; sotto questo aspetto, molti oggi sono come loro.

ii. Né la potenza di Dio: I sadducei negavano verità soprannaturali come l’esistenza di esseri angelici e la resurrezione corporale. Dubitavano fondamentalmente che la potenza di Dio potesse fare al di là di ciò che riuscivano a misurare e a comprendere nel mondo fisico; sotto questo aspetto, molti oggi sono come i sadducei.

iii. “Se conosceste la potenza di Dio, sapreste che Dio è in grado di risuscitare i morti… Se conosceste le Scritture, sapreste che Dio risusciterà i morti.” (Poole)

3. (30-33) La risposta di Gesù: la vita di resurrezione è diversa.

«Nella risurrezione, infatti, né si sposano né sono date in moglie, ma essi saranno in cielo come gli angeli di Dio. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto ciò che vi fu detto da Dio, quando disse: “Io sono il Dio di Abrahamo, il Dio d’Isacco e di Giacobbe”? Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi». E le folle, udite queste cose, stupivano della sua dottrina.

a. Nella risurrezione… né si sposano né sono date in moglie: Innanzitutto, Gesù ricordò loro che la vita nella resurrezione è differente da questa vita. Essa non è semplicemente una continuazione di questo mondo e delle sue abitudini, ma è una vita di un ordine completamente diverso.

i. Questo passo ha portato molti a domandarsi se in cielo sussisteranno le relazioni matrimoniali o se coloro che sono marito e moglie su questa terra non avranno alcuna relazione speciale nei cieli. Non ci viene detto abbastanza sulla vita nell’aldilà per dare una risposta dettagliata, ma possiamo trarre alcuni principi.

· Ci sarà ancora consapevolezza delle relazioni familiari nella vita nel mondo a venire. L’uomo ricco descritto da Gesù nella vita dopo la morte era conscio delle proprie relazioni familiari (Luca 16:27-28).

· La gloria del cielo consisterà in una relazione e in un legame con Dio che surclasseranno qualsiasi altra cosa, comprese le attuali relazioni familiari (Apocalisse 21:22-23).

ii. Se sembra che la vita nella risurrezione di cui parla Gesù non includa alcuni dei piaceri terreni con cui abbiamo familiarità, è solo perché le gioie e le soddisfazioni celesti sorpasseranno di gran lunga ciò che conosciamo su questa terra. Non possiamo avere la piena certezza di come sarà la vita nella gloria nell’aldilà, ma possiamo stare certi che nessuno rimarrà deluso di quello che vi troverà (Apocalisse 22:1-5).

iii. Non si tratta di una domanda meramente teorica. In cielo ci saranno molti che avranno avuto più di un coniuge per svariate ragioni. Gesù ci dice qui che la gelosia e l’esclusione non troveranno posto in cielo.

iv. La comprensione biblica di paradiso è drasticamente differente dalle sue concezioni più sensuali, come quelle che troviamo nella teologia islamica o mormonica. “Maometto, come sosteneva di aver ricevuto da Dio un permesso speciale di conoscere le donne che voleva e di lasciarle quando gli pareva, così prometteva a tutti i suoi fedeli e seguaci gli stessi piaceri carnali alla resurrezione.” (Trapp)

b. Saranno in cielo come gli angeli di Dio: Qua Gesù dice che gli angeli di Dio in cielo non si sposano; da questo desumiamo che non abbiano nemmeno relazioni sessuali.

i. Non bisogna trascurare il punto più ovvio: Gesù stava dicendo ai sadducei che gli angeli sono reali. “In effetti, l’uso degli angeli da parte di Gesù contiene una doppia valenza, dal momento che i sadducei ne negavano l’esistenza.” (Carson)

ii. Gli angeli vengono rappresentati nella Bibbia sempre come figure maschili e mai come figure femminili (Genesi 18:2,16; Genesi 19:1-11).

iii. Ciò fa sorgere una questione a motivo della probabile connessione tra gli esseri angelici decaduti e la sessualità umana che troviamo in Genesi 6:1-8 e Giuda 6-7. Tuttavia, ci sono parecchie ragioni per cui le parole di Gesù non escludono tale connessione.

·Gesù parlava degli angeli di Dio in cielo, non degli esseri angelici decaduti menzionati nei passi di Genesi e di Giuda.

· Gesù non stava dicendo che gli esseri angelici non fossero in grado di espressione sessuale, ma solo che tali relazioni non esistono tra gli angeli in cielo.

· Non si può sapere con certezza che cosa comportasse la connessione sessuale riportata in Genesi e Giuda. È del tutto possibile che questa connessione non fosse tra gli umani e la manifestazione fisica di questi esseri angelici, ma che tali esseri malvagi si esprimessero attraverso delle persone possedute in maniera particolare.

c. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto ciò che vi fu detto da Dio: Gesù dimostrò la realtà della resurrezione soltanto con l’ausilio della Torah; i cinque libri di Mosè, gli unici di cui i sadducei riconoscevano l’autorevolezza. Se Abrahamo, Isacco e Giacobbe non avessero continuato a vivere nella resurrezione, allora Dio avrebbe detto che Egli era il Dio di Abrahamo, invece di affermare: “Io sono il Dio di Abrahamo”.

i. “Il Dio vivente è il Dio dei vivi; Abrahamo, Isacco e Giacobbe erano ancora vivi e venivano riconosciute come le stesse persone che erano vissute sulla terra.” (Spurgeon)

ii. “Come un uomo non può essere padre senza figli né re senza un popolo, così, in senso stretto, il Signore non può essere chiamato Dio se non dei viventi.” (Calvino, citato in France)

D. La domanda di uno scriba.

1. (34-36) La domanda di un dottore della legge tra i farisei: qual è il comandamento più grande?

Allora i farisei, avendo udito che Egli aveva messo a tacere i sadducei, si radunarono insieme. E uno di loro, dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, qual è il grande comandamento della legge?».

a. Allora i farisei, avendo udito che Egli aveva messo a tacere i sadducei, si radunarono: Matteo ci offre l’affascinante scena degli oppositori di Gesù che si danno da fare per metterlo in imbarazzo, ma senza riuscirci.

i. “Si radunarono probabilmente richiama di proposito il complotto dei pagani contro l’unto di Dio in Salmi 2:2.” (France)

b. Lo interrogò per metterlo alla prova: Questa domanda era stata altresì escogitata per incastrare Gesù. Chiedendo a Gesù di scegliere un grande comandamento, speravano di indurlo a mostrare noncuranza per altre aree della legge.

i. “I rabbini contavano 613 comandamenti della legge, classificandoli in maggiori e minori. Dei minori ritenevano che si potessero trascurare o violare con poca o addirittura nessuna colpa.” (Trapp)

2. (37-40) La risposta di Gesù: Amare Dio e amare il prossimo.

E Gesù gli disse: «“Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta la tua mente”. Questo è il primo e il gran comandamento. E il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».

a. Gesù gli disse: Poiché comprendeva perfettamente l’essenza della legge, Gesù non ebbe alcuna difficoltà a rispondere. Invece di privilegiare un comandamento rispetto a un altro, Gesù definì la legge nei suoi principi fondamentali: Ama il Signore con tutto quello che hai e ama il tuo prossimo come te stesso.

i. Ama il Signore con tutto ciò che sei ha un significato abbastanza chiaro, sebbene sia impossibile da mettere in pratica perfettamente. Ma c’è stata molta confusione riguardo al significato di amare il tuo prossimo come te stesso. Ciò non vuol dire che dobbiamo amare noi stessi prima di poter amare qualcun altro; significa che, nello stesso modo in cui ci prendiamo cura di noi stessi e ci preoccupiamo dei nostri interessi, dovremmo anche prenderci cura e avere a cuore gli interessi altrui.

ii. Il primo e il gran comandamento: “Per quanto riguarda l’ordine, la quantità e la dignità.” (Trapp)

b. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti: Le aspettative morali di Dio verso l’uomo trovano un’espressione breve ma efficace in queste due frasi. Se la vita di Dio è reale nella nostra vita, si vedrà dalla presenza di questo amore verso Dio e verso gli altri.

i. “Mosè riassunse tutta la legge nei dieci comandamenti, a cui sono riducibili tutti i precetti della Scrittura, se interpretati in verità. Qui Cristo porta i dieci a due.” (Poole)

E. Gesù pone una domanda ai Suoi oppositori.

1. (41-42a) Gesù fa una domanda sulla stirpe del Messia.

Ora, essendo i farisei riuniti, Gesù chiese loro: «Che ve ne pare del Cristo? Di chi è figlio?».

a. Essendo i farisei riuniti: Prima che potessero pensare a un’altra domanda per metterlo alla prova, Gesù ne pose una a loro.

b. Che ve ne pare del Cristo? Di chi è figlio? È una domanda simile a quella posta da Gesù ai Suoi discepoli in Matteo 16:13-15 (Chi dite che io sia?). Gesù mise i Suoi oppositori di fronte alla necessità di decidere chi Egli fosse, ricollegandosi alla comprensione veterotestamentaria del Messia (il Cristo).

2. (42b) I farisei identificano la stirpe del Messia.

Essi gli dissero: «Di Davide».

a. Di Davide: Questo è uno dei grandi titoli veterotestamentari del Messia. Fondato sul patto che Dio fece con Re Davide in 2 Samuele 7, esso identifica il Cristo come il discendente prescelto della stirpe reale di Re Davide (vedi anche Geremia 23:5-6, Isaia 9:6-7 e Luca 1:31-33).

b. Di Davide: È possibile che i farisei non sapessero o avessero dimenticato che Gesù appartenesse alla discendenza di Davide e che fosse persino nato a Betlemme, la città di Davide. Quando di recente Gesù fu entrato a Gerusalemme, si era evidenziato che era di Nazareth e probabilmente la Sua connessione con Re Davide non era nota o era stata dimenticata (Matteo 21:11).

3. (43-45) Gesù non è soltanto Figlio di Davide; è anche il Signore di Davide.

Egli disse loro: «Come mai dunque Davide, per lo Spirito, lo chiama Signore, dicendo:

“Il Signore ha detto al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
Finché io abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi”?

Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?».

a. Come mai dunque Davide, per lo Spirito, lo chiama Signore: I farisei avevano parzialmente ragione ad affermare che il Messia è il Figlio di Davide. Tuttavia, non avevano una comprensione completa di chi fosse il Messia. Non solo è il Figlio di Davide (un riferimento alla Sua umanità), ma è anche il Signore di Davide (un riferimento alla deità di Gesù, il Messia).

i. “La forza dell’argomentazione di Gesù dipende dall’uso che fa del Salmo 110, il capitolo dell’Antico Testamento più frequentemente citato nel Nuovo.” (Carson)

ii. È lo stesso concetto comunicato in Apocalisse 22:16: Io sono la Radice e la progenie di Davide, e Romani 1:4, che mostra Gesù sia come Figlio di Davide che come Figlio di Dio. Non dobbiamo trascurare nessuno dei due aspetti della persona di Gesù, il quale è veramente uomo e veramente Dio e può essere il nostro Salvatore solo se è entrambi.

b. Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio? La spiegazione brillantemente semplice di Gesù delle Scritture mise i farisei sulla difensiva. Non volevano ammettere che il Messia fosse anche il Signore Dio, pur avendo Gesù mostrato che questo è supportato dalle Scritture.

i. “Che cosa voleva dire Gesù? Avrebbe potuto significare una sola cosa – che la vera descrizione di Gesù è Figlio di Dio. Figlio di Davide non è un titolo adeguato; solo Figlio di Dio può esserlo.” (Barclay)

4. (46) I nemici di Gesù battono in ritirata.

Ma nessuno era in grado di rispondergli; e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.

a. Nessuno era in grado di rispondergli: I capi religiosi speravano di incastrare Gesù e di metterlo in imbarazzo di fronte ai pellegrini che in occasione della Pasqua affollavano Gerusalemme e Lo ascoltavano insegnare. Al contrario, furono loro ad essere messi in imbarazzo da Gesù.

i. “Eppure, anche il loro silenzio è stato un tributo. Il Maestro che non ha mai frequentato le scuole giuste (Giovanni 7:15-18) confonde i più grandi teologi del paese. E, sebbene la Sua domanda (Matteo 22:45) non potesse ricevere risposta in quel momento, un giovane fariseo, che probabilmente si trovava a Gerusalemme in quel frangente, avrebbe dato una risposta a tempo debito (Romani 1:1-4; 9:5).” (Carson)

b. Da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo: La logica e la retorica si erano dimostrate armi inefficaci negli attacchi a Gesù. Ora i Suoi nemici, invece, avrebbero usato il sotterfugio e la violenza.

i. Gesù aveva smesso di discutere con i capi religiosi. “D’ora in poi non discuterà più con le autorità, ma le scavalcherà e si rivolgerà alla folla.” (France)

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