Matteo 16




Matteo 16 – Rivelazione di Chi È Gesù e del Proposito della Sua Venuta.

A. Avvertimento contro i sadducei e i farisei.

1. (1-4) I sadducei e i farisei vogliono un segno da Gesù.

Poi si accostarono a lui i farisei e i sadducei e, per tentarlo, gli chiesero di mostrar loro un segno dal cielo. Ma egli rispose loro e disse: «Quando si fa sera, voi dite: “Farà bel tempo perché il cielo rosseggia”. E la mattina dite: “Oggi farà tempesta perché il cielo tutto cupo rosseggia”. Ipocriti, ben sapete dunque distinguere l’aspetto del cielo, ma non riuscite a discernere i segni dei tempi? Una generazione malvagia ed adultera richiede un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno del profeta Giona». E, lasciatili, se ne andò.

a. Poi… i farisei e i sadducei: La loro collaborazione mostrava la presenza di un profondo timore tra i capi religiosi. I sadducei e i farisei erano nemici di vecchia data e la loro combutta contro Gesù dimostra che Lo consideravano una grave minaccia.

i. “È un fenomeno straordinario trovare una combinazione di farisei e sadducei. Rappresentavano sia credenze che politiche diametralmente opposte.” (Barclay)

·I farisei vivevano secondo i punti, anche più piccoli, della legge orale e scribale; i sadducei accettavano solo le parole scritte delle Scritture ebraiche.

·I farisei credevano negli angeli e nella resurrezione; i sadducei, no (Paolo sfruttò questo disaccordo in Atti 23:6-10).

·I farisei non erano un partito politico ed erano pronti a vivere sotto qualsiasi governo che avrebbe permesso loro di praticare la loro religione come volevano; i sadducei erano aristocratici e collaboravano con i Romani per conservare le proprie ricchezze e il proprio potere.

·I farisei cercavano e desideravano il Messia; i sadducei, no.

ii. Eppure, nonostante tutte queste differenze, Gesù li fece convergere. Non in maniera positiva – si riunirono in opposizione a Gesù, ma comunque si riunirono.

b. E, per tentarlo, gli chiesero di mostrar loro un segno dal cielo: Gesù aveva fatto molti segni, ma non ne erano rimasti convinti. Volevano un segno dal cielo come, ad esempio, far scendere del fuoco dall’alto, magari contro una legione romana. Dicevano di non essere convinti dai segni “terreni” che Gesù aveva già compiuto.

i. A Gesù era già stato chiesto un segno in Matteo 12:38, il quale in risposta aveva già indicato loro il segno di Giona. La tradizione sosteneva che un segno compiuto sulla terra poteva essere una contraffazione di Satana, ma dei segni provenienti dal cielo (che andavano verso il cielo o ne discendevano) si dava per scontato che fossero da parte di Dio.

ii. “La pretesa immediata dei capi dei Giudei di ricevere un segno dal cielo è in netto contrasto con la reazione della moltitudine gentile ai miracoli di Gesù (Matteo 15:31).” (France)

c. Ipocriti, ben sapete dunque distinguere l’aspetto del cielo, ma non riuscite a discernere i segni dei tempi: Gesù condannò la loro ipocrisia. Si sentivano sicuri a fare predizioni meteorologiche sulla base dei segni che vedevano intorno a loro, ma erano ciechi ai segni delle credenziali messianiche di Gesù che avvenivano proprio davanti ai loro occhi.

i. “Il fatto che chiedono un segno è la riprova che non sanno discernere i ‘segni’. (Carson)

ii. Gesù non era l’unico ad accorgersi dell’ipocrisia del Suo tempo. I Giudei ai giorni di Gesù avevano un proverbio che diceva che, se si fossero suddivisi tutti gli ipocriti del mondo in dieci gruppi, a Gerusalemme ce ne sarebbero stati nove.

iii. Non riuscite a discernere i segni dei tempi: Gesù lo disse dei capi religiosi del Suo tempo in relazione al segno della Sua prima venuta. C’erano profezie, circostanze e prove che avrebbero dovuto render loro chiaro, in quanto segni dei tempi, che il Messia era venuto.Molte persone oggi sono altrettanto cieche ai segni dei tempi che riguardano la seconda venuta di Gesù.

d. Una generazione malvagia ed adultera richiede un segno: Questa dichiarazione fatta da Gesù ci ricorda che i segni in sé e per sé non convertono nessuno. È facile riporre eccessiva fiducia nei segni e nei miracoli come strumenti per portare la gente alla fede in Gesù.

i. Il problema non sta nella debolezza dei segni stessi, ma nel fatto che una generazione malvagia ed adultera li richiede. La Bibbia fornisce un esempio dietro l’altro di persone che hanno visto segni incredibili, ma non hanno comunque creduto.

e. Non le sarà dato alcun segno, se non il segno del profeta Giona: Gesù promise un segno che avrebbe avuto la potenza di portare le persone alla fede – la Sua resurrezione. Aveva menzionato in precedenza il segno del profeta Giona in Matteo 12:39-41, spiegando chiaramente che si trattava della Sua resurrezione futura.

i. Ricordiamo alcune delle similarità tra Giona e Gesù:

·Giona si sacrificò affinché altri fossero salvati.

·Giona, nel farlo, scomparve dalla vista umana.

·Giona fu sostentato nei giorni in cui non poteva essere visto.

·Giona tornò dopo tre giorni, in maniera simile a una risurrezione dai morti.

·Giona predicava il ravvedimento.

2. (5-12) Gesù mette in guardia i discepoli contro i falsi insegnamenti.

Quando i suoi discepoli furono giunti all’altra riva, ecco avevano dimenticato di prendere del pane. E Gesù disse loro: «State attenti e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei!». Ed essi ragionavano fra loro, dicendo: «È perché non abbiamo preso del pane». Ma Gesù, accortosene, disse loro: «O uomini di poca fede, perché discutete tra di voi per non aver preso del pane? Non avete ancora capito e non vi ricordate dei cinque pani per i cinquemila uomini, e quante ceste ne avete raccolto? E dei sette pani per i quattromila uomini, e quanti panieri ne avete riempito? Come mai non capite che non mi riferivo al pane quando vi dissi di guardarvi dal lievito dei farisei e dei sadducei?». Allora essi capirono che egli non aveva detto di guardarsi dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei.

a. State attenti e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei: In seguito al conflitto precedente con i capi religiosi, Gesù rivolse questo avvertimento ai Suoi discepoli, usando la metafora del lievito.

i. Come già puntualizzato precedentemente nella parabola del lievito (Matteo 13:33), il lievito viene sempre usato come rappresentazione del peccato e della corruzione (soprattutto nella narrazione della Pasqua di Esodo 12:8, 12:15-20).

ii. “Era un’espressione metaforica giudaica che indicava un’influenza malvagia. Per la mente ebraica, il lievito era sempre simbolo di malvagità… il lievito rappresentava un’influenza cattiva propensa a diffondersi in una vita e corromperla.” (Barclay) “La falsa dottrina, in maniera appropriata, viene chiamata lievito, perché inacidisce, si gonfia, si diffonde e corrompe tutta la pasta, facendo tutto questo nel segreto.” (Trapp)

b. È perché non abbiamo preso del pane: Si trattava di una preoccupazione insolita, dato che poco prima Gesù aveva cibato miracolosamente due folle che superavano rispettivamente le 5000 e le 4000 persone. In quel frangente i discepoli non avevano capito affatto né Gesù né il Suo uso metaforico del lievito.

i. “I nostri ricordi sono per natura come delle clessidre che, non appena vengono riempite di buone istruzioni ed esperienze, si esauriscono di nuovo. Deve essere la nostra preghiera a Dio che Egli metta il dito sul foro d’uscita e renda così i nostri ricordi come il vaso della manna, che preserva le sante verità nell’arca dell’anima.” (Trapp)

c. Allora essi capirono che egli non aveva detto di guardarsi dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei: Gesù impresse l’importanza di guardarsi dai falsi insegnamenti, soprattutto da quelli che scaturivano dal servizio dell’ipocrisia religiosa.

i. Gesù rimproverò ai Suoi discepoli tre cose:

·Ignoranza, perché non avevano capito che stava usando realtà materiali (il lievito) per illustrare realtà spirituali (gli insegnamenti e le pratiche pericolosi dei sadducei e dei farisei).

·Incredulità, perché si preoccupavano eccessivamente delle provviste di pane, pur avendo visto che Gesù aveva provveduto miracolosamente del pane in diverse precedenti occasioni.

·Smemoratezza, perché sembravano essersi dimenticati di ciò che Gesù aveva fatto in precedenza, quando aveva provveduto il pane.

B. Pietro proclama che Gesù è il Messia.

1. (13) Gesù chiede ai discepoli di dirgli chi dicono gli altri che Egli sia.

Poi Gesù, giunto dalle parti di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «Chi dicono gli uomini che io, il Figlio dell’uomo, sia?».

a. Poi Gesù, giunto dalle parti di Cesarea di Filippo: Gesù si ritirò di nuovo dalla regione prevalentemente giudea della Galilea e si recò in un luogo popolato perlopiù da gentili. È probabile che volesse ritirarsi dalla folla pressante.

i. “Cesarea di Filippo si trova a circa venticinque miglia [46 chilometri] a nord-est del Mare di Galilea… La popolazione era prevalentemente non ebrea e lì Gesù avrebbe avuto la tranquillità per ammaestrare i Dodici.” (Barclay)

b. Chi dicono gli uomini che io, il Figlio dell’uomo, sia? Gesù non fece questa domanda perché non sapeva chi fosse o perché aveva una spiacevole dipendenza dall’opinione altrui. La pose per introdurre una domanda più importante, quella che sarebbe seguita.

i. Cesarea di Filippo era un’area associata a idoli e divinità rivali. “L’area era disseminata di templi dell’antico culto siriano di Baal… Nelle vicinanze di Cesarea di Filippo sorgeva una grande collina, dove c’era una caverna profonda; si diceva che quella caverna avesse dato i natali al grande dio Pan, il dio della natura… A Cesarea di Filippo si ergeva un grande tempio di marmo bianco costruito in onore della divinità di Cesare… È come se Gesù si fosse posto intenzionalmente contro lo scenario delle religioni mondiali in tutta la loro storia e il loro splendore e pretendesse di esservi paragonato e di ricevere un verdetto in Suo favore.” (Barclay)

2. (14-16) Una domanda e una risposta accurate.

Ed essi dissero: «Alcuni, Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, o uno dei profeti». Egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?». E Simon Pietro, rispondendo, disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

a. Alcuni, Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, o uno dei profeti: Coloro che credevano che Gesù fosse Giovanni Battista non sapevano molto di Lui, né sapevano che Gesù e Giovanni avessero ministrato nello stesso periodo.Eppure, Giovanni, Elia e Geremia (insieme ad altri profeti) erano dei riformatori nazionali che si opposero ai capi corrotti del loro tempo.

i. Alcuni pensavano che Gesù fosse un messaggero di ravvedimento nazionale, come Giovanni Battista, e alcuni pensavano che Gesù fosse un famoso operatore di miracoli, come Elia. Alcuni credevano che Gesù fosse qualcuno che proferiva le parole di Dio, come Geremia e i profeti.

ii. Forse, considerando Gesù in questi ruoli, il popolo sperava in un Messia politico che avrebbe rovesciato i poteri corrotti che opprimevano Israele.

iii. La tendenza generale in tutte queste risposte era di sottovalutare Gesù, di attribuirgli una misura di rispetto e onore che però non lo onorava per chi è veramente.

b. Chi dite che io sia? Andava bene che i discepoli sapessero ciò che gli altri pensavano di Gesù. Ma Gesù dovette chiedere loro, come individui, che cosa credessero loro di Lui.

i. Questa è la domanda posta davanti a tutti coloro che sentono parlare di Gesù; siamo noi, non Lui, ad essere giudicati per la nostra risposta. Infatti, rispondiamo a questa domanda ogni giorno sulla base di quello che crediamo e facciamo. Se crediamo veramente che Gesù è chi dice di essere, ciò influenzerà il nostro modo di vivere.

ii. “Il nostro Signore presuppose che i Suoi discepoli non avessero gli stessi pensieri che avevano gli ‘uomini’. Non seguivano lo spirito di questa età, né modellavano le proprie vedute sulla base di coloro che appartenevano agli ‘acculturati’ del tempo.” (Spurgeon)

c. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente: Pietro sapeva che l’opinione della folla, pur dando onore a Gesù, non era esatta. Gesù era di molto maggiore rispetto a Giovanni Battista o a Elia o a un profeta. Era più che un riformatore nazionale, più che un operatore di miracoli, più che un profeta. Gesù è il Cristo, il Messia.

i. Possiamo dedurre che si tratti di una comprensione a cui Pietro e gli altri discepoli giunsero col trascorrere del tempo. Inizialmente, erano attirati da Gesù in quanto rabbino eccezionale e insolito. Si affidarono a Lui come Suoi discepoli, o studenti, secondo la pratica del tempo. Però, col passare del tempo Pietro – e presumibilmente anche altri discepoli a quel punto – aveva compreso che Gesù, in effetti, non era solo il Messia (il Cristo), ma anche il Figlio del Dio vivente.

ii. Pietro aveva capito che Gesù non era solamente il Messia di Dio, ma anche Dio stesso. I Giudei pensavano correttamente che ricevere il titolo “il Figlio del Dio vivente”, in senso esclusivo, equivalesse a una rivendicazione stessa di deità.

iii. “È probabile che l’aggettivo vivente sia stato incluso come contrasto dell’unico vero Dio con le divinità locali (Cesarea di Filippo era un centro del culto a Pan).” (France)

3. (17-20) Gesù elogia Pietro per la sua dichiarazione audace e corretta.

E Gesù, rispondendo, gli disse: «Tu sei beato, o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non la potranno vincere. Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora egli ordinò ai suoi discepoli di non dire ad alcuno che egli era Gesù, il Cristo.

a. Né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli: Gesù rivelò a Pietro che aveva parlato su ispirazione divina, sebbene in quel momento non ne fosse consapevole. In questo Pietro era veramente beato – sia per l’intuizione stessa sia per il modo in cui gli era pervenuta.

i. Troppo spesso ci aspettiamo che Dio parli in modi bizzarri e innaturali. Qui Dio parlò attraverso Pietro in maniera così naturale che non si rese nemmeno conto che era stato il Padre che è nei cieli a rivelarglielo.

ii. Questo ci parla, inoltre, del nostro bisogno di una rivelazione soprannaturale di Gesù. “Se non sai di Gesù più di quanto ti abbiano rivelato la carne e il sangue, ciò non ti ha portato una benedizione maggiore di quanta ne portarono le congetture del tempo ai farisei e ai sadducei, che rimasero una generazione adultera e incredula.” (Spurgeon)

b. Io altresì ti dico, che tu sei Pietro: Non solo fu un riconoscimento del nome romano di Pietro, ma fu anche una promessa dell’opera di Dio in lui. Il nome Pietro significa “Roccia”. Seppur improbabile, Pietro era una roccia e sarebbe diventato una roccia. Dio stava trasformando e avrebbe trasformato il suo carattere estremo per natura in qualcosa di stabile e affidabile.

c. Sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa: Le parole questa roccia sono state fonte di molta controversia. È meglio considerarle in riferimento a Gesù stesso (che probabilmente indicava sé stesso mentre le proferiva) o in riferimento alla confessione di Pietro riguardo a chi è Gesù.

i. Pietro, per sua stessa testimonianza, non considerava sé stesso la roccia su cui la chiesa era fondata. Scrisse che noi siamo le pietre viventi, ma che Gesù è la pietra angolare. Potremmo affermare che Pietro fu il “primo credente”; che egli fu la “prima roccia” fra “tante rocce”.

ii. Pietro disse proprio questo in 1 Pietro 2:4-5: Accostandovi a lui, come a pietra vivente, rigettata dagli uomini ma eletta e preziosa davanti a Dio, anche voi, come pietre viventi, siete edificati per essere una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo.

d. Io edificherò la mia chiesa: Qui troviamo la prima apparizione della parola chiesa nel Nuovo Testamento (o nella Bibbia stessa), dove viene usata la parola in greco antico ekklesia. Significativamente, questo avvenne ben prima degli inizi di quella che normalmente riteniamo essere la chiesa nel giorno di Pentecoste in Atti 2.

i. Ciò mostra che Gesù stava anticipando o profetizzando ciò che sarebbe scaturito da questi discepoli/apostoli e da coloro che avrebbero creduto nel loro messaggio, che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente.

ii. Il termine in greco antico ekklesia, innanzitutto, non era per niente di natura religiosa; significava semplicemente “gruppo” o “gruppo chiamato fuori”. Nel descrivere il successivo gruppo composto dai Suoi seguaci e discepoli, Gesù scelse intenzionalmente una parola che non possedeva una distinta connotazione religiosa.

iii. Oltretutto, l’affermazione di Gesù fu una chiara rivendicazione di proprietà (la mia chiesa). La chiesa appartiene a Gesù. Fu anche una rivendicazione di deità: “Ciò che colpisce è… la franchezza con cui Gesù la descrive, come la mia comunità, piuttosto che quella di Dio.” (France)

iv. Considerata nel suo insieme, la promessa è meravigliosa:

·Egli porta il Suo popolo insieme su un suolo comune: io edificherò.

·Egli costruisce su un fondamento stabile: sopra questa roccia io edificherò.

·Egli costruisce qualcosa che appartiene a Lui: la mia chiesa.

·Egli la costruisce come una fortezza: le porte dell’inferno non la potranno vincere.

e. E le porte dell’inferno non la potranno vincere: Gesù offrì anche una promessa – che le forze della morte e delle tenebre non possono prevalere contro la chiesa o vincerla. È una promessa preziosa in tempi bui o di scoraggiamento per la chiesa.

i. Il commentatore puritano John Trapp spiega le porte dell’inferno in questo modo: “Tutta la potenza e le strategie dell’inferno messe insieme”.

ii. “Qui inferno non descrive il luogo dei dannati… piuttosto la morte, le tombe o lo stato dei morti; viene comunque inteso anche il diavolo, come colui che ha l’impero della morte, Ebrei 2:14.” (Poole)

iii. “Le porte dell’inferno, ovvero le macchinazioni e le potenze del mondo invisibile. In tempi antichi le porte delle città fortificate erano il luogo dove si tenevano i concili ed erano di solito sinonimo di grande forza. L’espressione di nostro Signore significa che né le congiure né gli stratagemmi né la forza di Satana e dei suoi angeli avrebbero mai prevalso fino a distruggere le sacre verità contenute nella suddetta confessione.” (Clarke)

iv. Una veduta leggermente diversa: “Ciò significa che non morirà e non sarà intrappolata dalle ‘porte della morte’.” (France)

f. Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli: L’idea che Pietro abbia le chiavi del regno dei cieli ha catturato l’immaginazione (e la teologia) di molti cristiani attraverso i secoli. Nelle rappresentazioni artistiche Pietro viene mostrato quasi sempre con delle chiavi.

i. Alcuni credono che ciò significhi che Pietro abbia l’autorità di ammettere o di escludere le persone dal cielo. Questa è la base dell’immagine popolare di Pietro, raffigurato presso le porte fatte di perle in cielo, che consentiva o negava l’accesso alle persone.

ii. Alcuni pensano che significhi anche che Pietro sia stato il primo Papa e che i suoi presunti successori abbiano ricevuto le stesse chiavi che furono date inizialmente a Pietro. Non a caso, l’insegna papale della Chiesa Cattolica Romana raffigura due grandi chiavi incrociate.

iii. Non c’è dubbio che Pietro ricoprisse una posizione speciale fra tutti i discepoli e che avesse alcuni privilegi speciali:

·Viene sempre menzionato per primo negli elenchi dei discepoli.

·Aprì le porte del regno ai Giudei in Atti 2:38-39.

·Aprì le porte del regno ai gentili in Atti 10:34-44.

iv. Tuttavia, non esistono prove bibliche di nessun genere che mostrano che il privilegio o l’autorità di Pietro siano state trasmesse. In altre parole, si potrebbe dire che Gesù diede a Pietro le chiavi, ma non gli diede l’autorità di trasmetterle alle generazioni successive, non essendoci nemmeno un accenno nelle Scritture sul fatto che l’autorità di Pietro dovesse essere trasmessa.

v. Il concetto che l’autorità apostolica provenga da Gesù, il quale la diede a Pietro, il quale imponeva le mani sul capo di uomini approvati e ordinati, i quali a loro volta imponevano le loro mani sul capo di altri uomini approvati e ordinati, e così via attraverso le generazioni fino ad oggi, è un’assurdità. È proprio come Spurgeon la definì: l’imposizione di mani vuote su teste vuote.

g. Tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto nei cieli: Il potere di legare o sciogliere è qualcosa che i rabbini giudei del tempo usavano. Legavano o scioglievano un individuo in riferimento all’applicazione di un punto particolare della legge. Gesù promise che Pietro – e gli altri apostoli – sarebbero stati in grado di definire autorevolmente i confini della comunità del Nuovo Patto. Si trattava dell’autorità data agli apostoli e ai profeti di edificare un fondamento (Efesini 2:20).

i. Dobbiamo intendere questo come Gesù che dà sia il permesso che l’autorità alla prima generazione di apostoli di stabilire le regole per la chiesa primitiva – e, indirettamente, con allusione agli scritti ispirati che avrebbero guidato tutte le generazioni di cristiani. L’autorità di cui è investito Pietro “non è un’autorità che solo lui porta, come si può desumere dalla ripetizione dell’ultima parte del versetto in Matteo 18:18, dove si fa riferimento al gruppo dei discepoli per intero.” (France)

ii. “Legare” e “sciogliere” erano termini di carattere amministrativo nella vita quotidiana dei Giudei; ogniqualvolta un giudeo si scontrava con la Legge di Mosè, quel giudeo veniva “legato” o “sciolto” rispetto a quella legge. Sciogliere voleva dire permettere; legare significava proibire. Sciogliere voleva dire liberare dalla legge; legare significava mettere sotto la legge. “Il loro significato ordinario, che qualsiasi giudeo avrebbe riconosciuto, era quello di permettere e di proibire. Legare qualcosa voleva dire dichiararla proibita; sciogliere significava dichiararla ammissibile. Queste erano le frasi consuete impiegate nelle decisioni riguardanti la legge.” (Barclay)

iii. Nella vita quotidiana ebraica ciò poteva essere piuttosto complicato. Questo è un esempio tratto da un antico scritto rabbinico, citato dall’insegnante Mike Russ:

·Se il tuo cane muore in casa tua, essa è pura o impura? Impura.

·Se il tuo cane muore fuori da casa tua, essa è pura o impura? Pura.

·Se il tuo cane muore sull’uscio di casa tua, essa è pura o impura? Gli antichi scritti rabbinici affrontarono la questione e decisero che, se il cane fosse morto con il naso in direzione della casa, questa sarebbe stata impura; se il cane fosse morto con il naso in direzione opposta alla casa, essa sarebbe stata pura.

iv. In qualità di loro rabbino, Gesù si occupava di legare e di sciogliere per i Suoi discepoli. Senza usare le parole esatte, è proprio ciò che Gesù fece quando permise loro di svellere le spighe di grano nel campo (Matteo 12:1-8).

v. In maniera significativa, quando giunse il tempo di comprendere le leggi alimentari dell’Antico Patto alla luce della nuova opera di Gesù, Dio parlò, innanzitutto, a Pietro. Lui e gli altri apostoli, sotto la guida dello Spirito di Dio, avrebbero legato e sciolto i cristiani in riferimento a questi aspetti dell’Antico Patto.

vi. In un senso minore e secondario, questo potere è detenuto oggi dalla Chiesa. “Oggi il Signore continua a confermare l’insegnamento e le azioni dei servitori che Egli invia, quei Pietro che sono pezzi dell’unica Roccia. I giudizi della Sua Chiesa, quando sono amministrati correttamente, hanno la Sua approvazione affinché siano validi. Le parole dei servitori da Lui inviati, pronunciate nel Suo nome, saranno confermate dal Signore e non saranno, né come promessa né come minaccia, soltanto semplice retorica.” (Spurgeon)

h. Egli ordinò ai suoi discepoli di non dire ad alcuno che egli era Gesù, il Cristo: Gesù era contento che i Suoi discepoli venissero a conoscenza della verità di chi Egli è, ma non voleva ancora che la Sua identità divenisse pubblica prima del tempo opportuno.

i. “Prima di poter predicare che Gesù è il Messia, dovevano imparare che cosa significasse.” (Barclay)

4. (21) Gesù comincia a rivelare la piena portata della Sua missione.

Da quel momento Gesù cominciò a dichiarare ai suoi discepoli che era necessario per lui andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, essere ucciso e risuscitare il terzo giorno.

a. Era necessario per lui andare a Gerusalemme e soffrire molte cose… essere ucciso: Dev’essere stato alquanto scioccante per i Suoi discepoli. Dopo aver compreso pienamente che Gesù era il Messia, l’ultima cosa che si aspettavano era che il Messia dovesse soffrire molte cose ed essere ucciso.

i. Eppure, questa era l’opera predetta del Messia (Isaia 53:3-12). Era necessario per Lui morire ed era necessario per Lui, dopo la Sua morte, risuscitare il terzo giorno.

ii. La sofferenza e la morte di Gesù erano necessarie per due fatti importanti: il peccato dell’uomo e l’amore di Dio. Mentre la Sua morte era il sommo esempio del peccato dell’uomo contro Dio, era anche l’espressione suprema dell’amore di Dio verso l’uomo.

iii. “La ‘necessità’ della sofferenza di Gesù non si trova in un determinismo incondizionato né in una determinazione eroica (sebbene ci sia un po’ di entrambi), ma nella sottomissione volontaria alla volontà di Suo Padre.” (Carson)

iv. “Gli anziani, i capi dei sacerdoti e gli scribi erano i tre gruppi che insieme costituivano il Sinedrio, la corte suprema in Israele; Gesù doveva essere giustiziato ufficialmente. La rottura tra Gesù e la leadership ufficiale giudaica era quindi già irrevocabile.” (France)

b. E risuscitare il terzo giorno: I discepoli rimasero probabilmente così scioccati dal fatto che Gesù avesse detto che sarebbe stato ucciso a Gerusalemme che queste parole non furono recepite. Più avanti, un angelo avrebbe ricordato loro queste parole (Luca 24:6-8).

5. (22-23) L’opposizione inconsapevole di Pietro a Gesù.

Allora Pietro lo prese in disparte e cominciò a riprenderlo, dicendo: «Signore, Dio te ne liberi; questo non ti avverrà mai». Ma egli, voltatosi, disse a Pietro: «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».

a. Signore, Dio te ne liberi; questo non ti avverrà mai: In questo frangente Pietro fu sfrontato a tal punto da riprendere Gesù. Pur avendolo fatto in privato (lo prese in disparte), Pietro era abbastanza sicuro di sé da dire a Gesù che aveva sbagliato a ritenere di dover andare a Gerusalemme per essere ucciso

i. Non è difficile notare i passi fatti da Pietro:

·Pietro confessa Gesù quale Messia.

·Gesù elogia Pietro, dicendogli che ciò gli è stato rivelato da Dio.

·Gesù parla della sua sofferenza, morte e resurrezione incombenti.

·Pietro ritiene che ciò non sia giusto e, poiché crede di poter sentire la voce di Dio, di avere una certa autorità o il diritto di parlare.

·Pietro inizia a riprendere Gesù. “‘Cominciò’ indica che Pietro arriva solo fino a un certo punto, prima che Gesù lo interrompa.” (Carson)

ii. Possiamo dedurre che, se Pietro fu abbastanza ardito da riprendere Gesù, era anche fiducioso che in quel momento Dio gli avesse detto che lui aveva ragione e che Gesù aveva torto. L’errore fu che Pietro era troppo sicuro di sé e della sua capacità di sentire la voce di Dio.

·Ciò che Pietro disse non era in linea con le Scritture.

·Ciò che Pietro disse era in contraddizione con l’autorità spirituale sopra di lui.

b. Vattene via da me, Satana! Fu una riprensione forte da parte di Gesù, ma senza dubbio appropriata. Benché un attimo prima Pietro avesse parlato in veste di messaggero di Dio, successivamente parlò in veste di messaggero di Satana. Gesù sapeva che c’era un proposito satanico che voleva distoglierlo dal Suo ministero sulla croce e non avrebbe permesso a quel proposito di avere successo.

i. Possiamo avere la certezza che Pietro non era consapevole di aver parlato da parte di Satana, così come un attimo prima non era stato consapevole di aver parlato da parte di Dio. Spesso essere degli strumenti di Dio o del diavolo è molto più facile di quanto si creda.

ii. “Origene suggerì che Gesù stesse dicendo questo a Pietro: ‘Pietro, il tuo posto è dietro di me, non davanti a me. Il tuo ruolo è quello di seguirmi sulla via che io scelgo, non quello di cercare di guidarmi sulla via che tu vuoi che io prenda’.” (Barclay)

c. Non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini: Gesù portò alla luce il modo in cui Pietro giunse a questo modo satanico di pensare. Non scelse volontariamente di rigettare Dio e di abbracciare Satana; permise semplicemente alla sua mente di focalizzarsi sulle cose degli uomini invece che sulle cose di Dio, e Satana ne approfittò.

i. Pietro è un esempio perfetto di come un cuore sincero unito al pensiero umano può spesso portare al disastro.

ii. La riprensione di Pietro da parte di Gesù è una dimostrazione del lievito menzionato in Matteo 16:6. Avendo la mente rivolta alle cose degli uomini, Pietro considerava il Messia solo come l’incarnazione della potenza e della forza, invece che come un servo sofferente. Dal momento che Pietro non poteva accettare l’idea di un Messia sofferente, riprese Gesù.

C. La chiamata di Gesù ai discepoli.

1. (24) Gesù dichiara la Sua aspettativa: i Suoi seguaci devono seguirlo morendo a loro stessi.

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno mi vuole seguire, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua».

a. Disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno mi vuole seguire»: Si trattava di una parola rivolta ai discepoli di Gesù, a coloro che sinceramente volevano seguire Lui.

b. Rinneghi sé stesso, prenda la sua croce: Già era abbastanza dura per i discepoli sentire che Gesù avrebbe sofferto, sarebbe stato respinto e sarebbe morto su una croce. E ora Gesù diceva loro che avrebbero dovuto fare la stessa cosa.

c. Rinneghi sé stesso, prenda la sua croce: Tutti sapevano ciò che Gesù intendeva quando disse queste cose. Tutti sapevano che la croce era un implacabile strumento di morte. La croce non aveva altro scopo.

i. La croce non riguardava le cerimonie religiose; non riguardava le tradizioni o le sensazioni spirituali. La croce era un mezzo con cui si giustiziavano le persone.

ii. In questi venti secoli successivi a Gesù, siamo stati proprio bravi a ripulire e a ritualizzare la croce. Eppure, Gesù disse una cosa molto simile a questa: “Incamminati nel braccio della morte e seguimi”. Prendere la propria croce non è una gita; è un viaggio di sola andata. Non c’era nessun biglietto per il ritorno; non è mai stato un viaggio di andata e ritorno.

iii. “Portare la propria croce non fa riferimento a qualche situazione irritante nella propria vita. Piuttosto, include la via della croce. È l’immagine di un uomo, già condannato, a cui viene richiesto di portare la propria croce fino al luogo dell’esecuzione, proprio come fu richiesto a Gesù.” (Wessel, commentario su Marco)

iv. “Ogni cristiano deve essere un crociano, diceva Lutero, e fare in qualche modo di più di quei monaci che si facevano delle croci in legno e le portavano continuamente sulle spalle, finendo per farsi deridere dal mondo intero.” (Trapp, Commentario su Marco)

d. Rinneghi sé stesso, prenda la sua croce: Gesù equiparò rinneghi sé stesso a prenda la sua croce. Le due espressioni indicano la stessa idea. La croce non aveva a che fare con l’autopromozione o l’autoaffermazione. La persona che portava la croce sapeva di non poter salvare sé stessa.

i. “Rinnegare sé stessi non è come la rinuncia. Pratichiamo la rinuncia quando, per un fine buono, di tanto in tanto rinunciamo a cose o attività. Invece, rinneghiamo noi stessi quando ci arrendiamo a Cristo e decidiamo di ubbidire alla Sua volontà.” (Wiersbe, Commentario su Marco)

ii. Rinnegare sé stessi significa vivere come una persona incentrata sugli altri. Gesù è stata l’unica persona a riuscirci perfettamente, ma noi siamo chiamati a seguire le Sue orme (e mi segua). Molto semplicemente, seguire Gesù significa questo: Egli portava una croce, camminava nel braccio della morte; questo devono fare coloro che lo seguono.

iii. La natura umana vuole soddisfare sé stessa, non rinnegare sé stessa. La morte a sé stessi è sempre terribile e, se ci aspettiamo che sia un’esperienza piacevole o tranquilla, finiremo spesso per essere disincantati. La morte a sé stessi è il comandamento radicale della vita cristiana. Prendere la propria croce significava una cosa soltanto: dirigersi verso una morte certa e l’unica speranza era la potenza della resurrezione.

2. (25-27) Il paradosso della croce: trovare la vita perdendola.

«Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi avrà perduto la propria vita per amor mio, la ritroverà. Che giova infatti all’uomo, se guadagna tutto il mondo e poi perde la propria anima? Ovvero, che darà l’uomo in cambio dell’anima sua? Perché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli, e, allora egli renderà a ciascuno secondo il suo operato».

a. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi avrà perduto la propria vita per amor mio, la ritroverà: Dobbiamo seguire Gesù in questo modo, perché è l’unico modo in cui troveremo mai la vita. Sembra strano dire: “Non vivrai mai se prima non ti incammini verso la tua morte con Gesù”, ma questa è l’idea. Non puoi ottenere la vita di resurrezione se prima non muori.

i. Non si perde un seme quando lo si pianta, anche se appare morto e sepolto. Invece, rendi il seme libero di essere ciò che è sempre stato destinato a essere.

b. Che giova infatti all’uomo, se guadagna tutto il mondo e poi perde la propria anima? Evitare il cammino verso la morte con Gesù vuol dire che possiamo anche guadagnare tutto il mondo, ma finiremo per perdere tutto.

i. Gesù stesso ebbe l’opportunità di guadagnare tutto il mondo adorando Satana (Luca 4:5-8), ma trovò invece vita e vittoria nell’obbedienza.

ii. Sorprendentemente, le persone che vivono in questo modo davanti a Gesù sono quelle che sono veramente e genuinamente felici. Dare la propria vita totalmente a Gesù e vivere come una persona incentrata sugli altri non toglie nulla dalla propria vita, ma vi aggiunge.

c. Egli renderà a ciascuno secondo il suo operato: Questo guadagno finale è dato in questo giorno. Se viviamo la nostra vita rimanendo ciechi a questa verità, perderemo davvero la nostra propria anima.

i. “Non solo l’esempio di Gesù, ma anche il giudizio che Egli eserciterà è un incentivo a prendere la propria croce e a seguirlo.” (Carson)

ii. Con i suoi angeli: “Sono i Suoi angeli: è tanto al di sopra di loro che essi sono Sua proprietà e si usa di loro.” (Carson)

3. (28) La promessa di vedere il Figlio dell’uomo venire nel suo regno.

«In verità vi dico che alcuni di coloro che sono qui presenti non morranno prima d’aver visto il Figlio dell’uomo venire nel suo regno».

a. Alcuni di coloro che sono qui presenti non morranno prima d’aver visto il Figlio dell’uomo venire nel suo regno: Gesù lo affermò in quel momento per enfatizzare una verità importante. Camminare con Gesù non significa soltanto una vita di morte e di croci. Parla anche di una vita vissuta nella potenza e nella gloria del regno di Dio. Gesù promise che alcuni dei Suoi discepoli avrebbero intravisto un po’ di quella potenza e di quella gloria.

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