Matteo 13




Matteo 13 – Le Parabole del Regno

A. La parabola dei diversi terreni.

1. (1-3a) Gesù insegna mediante parabole.

Ora, in quello stesso giorno Gesù, uscito di casa, si pose a sedere presso il mare. E grandi folle si radunarono intorno a lui, così che egli, salito su una barca, si pose a sedere; e tutta la folla stava in piedi sulla riva. Ed egli espose loro molte cose in parabole,

a. Egli, salito su una barca, si pose a sedere: A volte Gesù usava una barca come Suo “pulpito” (Marco 4:1). Gli forniva un luogo da cui poter parlare, separato dalla pressione delle folle, gli dava una buona acustica e magari un bello scenario alle spalle.

i. Quando Gesù insegnava da una barca, era sicuramente una novità. Possiamo immaginare alcuni degli oppositori che dicevano: “Non si può fare! L’insegnamento è per la sinagoga o qualche altro luogo appropriato”. Sarebbe stato facile avanzare delle obiezioni: “L’umidità potrebbe far sentire male le persone” o “Ci sono troppe zanzare a riva” oppure “Qualcuno potrebbe annegare. Ma Gesù sapeva che insegnare da una barca andava bene per i Suoi propositi.

ii. “Quando le porte della sinagoga Gli furono chiuse contro, si recò al tempio dell’aria aperta e insegnò agli uomini per le vie dei villaggi, per le strade, sulle sponde di un lago e nelle loro case.” (Barclay)

iii. “Il maestro stava seduto e le persone in piedi: avremmo meno sonnecchiare nelle congregazioni se le cose funzionassero ancora così.” (Spurgeon)

b. Ed egli espose loro molte cose in parabole: L’idea alla base del termine parabola è “gettare a fianco di”. È una storia gettata a fianco della verità che si vuole insegnare. Le parabole sono state denominate “storie terrene con un significato celeste”.

i. “Il greco parabole ha un significato più ampio del nostro ‘parabola’; nella Versione dei Settanta il termine viene tradotto masal, che include proverbi, indovinelli e detti saggi, così come le parabole. Per esempio, Matteo lo usa per indicare le parole criptiche di Gesù riguardo alla contaminazione (Matteo 15:10-11, 15); in Matteo 24:32 (‘similitudine’) indica un paragone.” (France)

ii. “Aveva un doppio vantaggio nei suoi ascoltatori: primo, si imprimeva nella loro memoria, visto che siamo molto capaci di ricordare delle storie. Secondo, si imprimeva nelle loro menti, portandoli a studiare il significato di ciò che avevano udito raccontato in quel modo.” (Poole)

iii. In genere, le parabole insegnano un solo punto principale o principio. Possiamo trovarci nei guai se ci aspettiamo che si tratti di strutture teologiche intricate, dove il più piccolo dettaglio rivelerebbe delle verità nascoste. “Una parabola non è un’allegoria; un’allegoria è una storia in cui ogni possibile dettaglio ha un significato intrinseco; tuttavia, un’allegoria dev’essere letta e studiata; una parabola si ascolta. Dobbiamo fare molta attenzione a non fare delle parabole delle allegorie.” (Barclay)

2. (3b-9) La storia semplice di un agricoltore che uscì a seminare.

«Ecco, un seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; e gli uccelli vennero e lo mangiarono. Un’altra cadde in luoghi rocciosi, dove non c’era molta terra, e subito germogliò perché il terreno non era profondo; ma, levatosi il sole, fu riarso e, perché non aveva radice, si seccò. Un’altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono. E un’altra cadde in buona terra e portò frutto dando il cento, il sessanta, ed il trenta per uno. Chi ha orecchi da udire, oda!».

a. Un seminatore uscì a seminare: Gesù parlava secondo le usanze agricole del tempo. In quei giorni veniva innanzitutto gettato il seme e poi si arava il terreno.

i. Prima che uno possa essere un seminatore, deve essere un mangiatore e un ricevitore. Costui uscì dal granaio – il luogo dove si conserva il seme – e dalla sua Bibbia il seminatore tirò fuori dei semi.

b. Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada… in luoghi rocciosi… tra le spine… in buona terra: In questa parabola il seme cadde su quattro tipi diversi di terreno.

i. La strada era il sentiero su cui le persone camminavano e nulla poteva crescere, perché il terreno era troppo duro.

ii. I luoghi rocciosi erano caratterizzati da un terreno sottile che poggiava su un piano roccioso. Su questo terreno i semi germogliavano rapidamente a causa del calore della terra, ma non erano in grado di mettere radici a causa del piano roccioso sottostante.

iii. Tra le spine descrive un terreno fertile – forse troppo fertile, visto che vi crescono sia le spine che il grano.

iv. La buona terra descrive il terreno che è fertile ed è privo di erbaccia.Un raccolto buono e rigoglioso cresce nella buona terra.

c. Chi ha orecchi da udire, oda: Non era una chiamata all’ascolto rivolta a tutti. Piuttosto, si trattava di una chiamata destinata a coloro che avevano la sensibilità spirituale di prestare particolare attenzione. Ciò aveva validità soprattutto alla luce dei versetti seguenti, in cui Gesù illustrò lo scopo delle parabole.

3. (10-17) Perché Gesù usava le parabole? In questo contesto, per nascondere la verità a coloro che non volevano ascoltare lo Spirito Santo.

Allora i discepoli, accostatisi, gli dissero: «Perché parli loro in parabole?». Ed egli, rispondendo, disse loro: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Perché a chiunque ha sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha, gli sarà tolto anche quello che ha. Perciò io parlo loro in parabole, perché vedendo non vedano, e udendo non odano né comprendano. Così si adempie in loro la profezia d’Isaia, che dice:

“Voi udirete ma non intenderete;
Guarderete ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è divenuto insensibile,
Essi sono diventati duri d’orecchi
E hanno chiuso gli occhi,
Perché non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi,
E non intendano col cuore e non si convertano,
E io li guarisca”.

Ma, beati i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché odono. Perché in verità vi dico che molti profeti e giusti desiderarono vedere le cose che voi vedete e non le videro, e udire le cose che voi udite e non le udirono!

a. Perché parli loro in parabole? Il modo in cui Gesù faceva uso delle parabole portò i discepoli a fargli questa domanda. A quanto pare, l’uso che Gesù faceva delle parabole non era facile come delle semplici illustrazioni di verità spirituali.

b. Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato: Gesù spiegò che usava le parabole affinché i cuori di coloro che Lo respingevano non si indurissero ulteriormente.

i. Lo stesso sole che scioglie la cera indurisce l’argilla; così, lo stesso messaggio del vangelo che umilia il cuore onesto e conduce al ravvedimento può anche indurire il cuore dell’uditore disonesto e confermarlo nel suo sentiero di disubbidienza.

ii. “La parabola cela la verità a coloro che sono troppo pigri per pensare o troppo accecati dal pregiudizio per vedere. Pone la responsabilità in modo equo e corretto sull’individuo. Rivela la verità a colui che desidera la verità; cela la verità a colui che non desidera vedere la verità.” (Barclay)

iii. “Perciò, le parabole esposte alle folle non trasmettono semplicemente un messaggio né lo mascherano, ma sfidano chi le ascolta.” (Carson)

c. Perché a chiunque ha sarà dato… ma a chiunque non ha, gli sarà tolto anche quello che ha: Il concetto è che a coloro che sono aperti e sensibili alla verità spirituale sarà dato di più mediante le parabole.Invece, chiunque non è aperto – chiunque non ha finirà in una condizione persino peggiore.

i. “La vita è sempre un processo di ottenere di più o perdere di più… Perché la debolezza, come la forza, è una cosa crescente.” (Barclay)

d. Perciò io parlo loro in parabole, perché vedendo non vedano, e udendo non odano né comprendano: In questo senso, le parabole di Gesù non erano delle illustrazioni che chiarivano a tutti delle cose difficili. Presentavano il messaggio di Dio in un modo che i sensibili spiritualmente potessero comprendere e i duri di cuori udissero semplicemente una storia, senza accumulare su di loro altra condanna per aver rigettato la Parola di Dio.

i. Le parabole sono un esempio della misericordia di Dio verso quelli dal cuore duro. Le parabole furono date nel contesto del crescente rifiuto di Gesù e della Sua opera da parte dei capi dei giudei. In quest’ottica erano un esempio di misericordia rivolta agli immeritevoli.

e. Così si adempie in loro la profezia d’Isaia: Esprimendosi in parabole, Gesù adempì inoltre la profezia d’Isaia, parlando in un modo in cui i duri di cuore udissero ma senza udire, vedessero ma senza vedere.

i. Il cuore di questo popolo è divenuto insensibile: Letteralmente significa più “ingrassato” che insensibile. “Un cuore ingrassato è una piaga terribile… Nessuno di coloro che hanno il cuore ingrassato può dilettarsi nella legge di Dio.” (Trapp)

ii. “Non videro veramente ciò che videro, né udirono ciò che udirono. Più era chiaro l’insegnamento, più ne rimanevano perplessi.” (Spurgeon)

f. Ma, beati i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché odono: Alla luce di ciò, coloro che davvero comprendono le parabole di Gesù sono veramente beati. Non solo ottengono il beneficio della verità spirituale illustrata, ma mostrano anche una certa sensibilità allo Spirito Santo.

i. “A voi, mediante il Vangelo, viene fatto conoscere ciò che gli uomini più grandi e migliori non hanno potuto scoprire sotto la legge. Il giorno più corto dell’estate è più lungo del giorno più lungo dell’inverno.” (Spurgeon)

4. (18-23) Spiegazione della parabola del seminatore: ogni terreno rappresenta una delle quattro risposte alla parola del regno.

«Voi, dunque, intendete la parabola del seminatore. Quando qualcuno ode la parola del regno e non la comprende, il maligno viene e porta via ciò che era stato seminato nel suo cuore. Questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada. E quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia; ma non ha radice in sé, ed è di corta durata; e quando sopraggiunge la tribolazione o persecuzione, a causa della parola, ne è subito scandalizzato. E quello che ha ricevuto il seme fra le spine è colui che ode la parola, ma le sollecitudini di questo mondo e l’inganno delle ricchezze soffocano la parola; ed essa diviene infruttuosa. Quello invece che riceve il seme nella buona terra, è colui che ode la parola, la comprende e porta frutto; e produce uno il cento, un altro il sessanta e un altro il trenta per uno».

a. Questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada: Come gli uccelli divorano il seme lungo la strada (Matteo 13:4), così alcuni ricevono la parola con cuore duro e il maligno subito porta via la parola seminata. La parola non ha alcun effetto perché non penetra ed è portata via immediatamente.

i. Il terreno della strada rappresenta coloro che ascoltano la parola senza però mai comprenderla. La Parola di Dio deve essere compresa prima che possa davvero portare frutto. Una delle opere principali di Satana è tenere gli uomini all’oscuro per quanto concerne la loro comprensione del vangelo (2 Corinzi 4:3-4).

ii. “Satana è sempre all’erta per ostacolare la Parola… Ha sempre paura di permettere che la verità faccia contatto, anche duro e arido, con la mente.” (Spurgeon)

iii. “Molte persone sono oggi così martellate dai sermoni che i loro cuori, come dei sentieri, si induriscono alla parola, la quale ha lo stesso effetto della pioggia su una roccia: hanno petti irrigiditi, sentimenti incalliti e disposizioni morte e indolenti.” (Trapp)

b. In luoghi rocciosi: Come il seme che cade sulla terra sottile che poggia sui luoghi rocciosi germoglia repentinamente e altrettanto repentinamente si secca e muore (Matteo 13:5-6), così alcuni rispondono alla parola con entusiasmo immediato, anche se appassiscono subito.

i. Questo terreno rappresenta coloro che hanno ricevuto la parola con gioia, ma la loro vita è breve, perché non sono disposti a sopportare la tribolazione o persecuzione a causa della parola.

ii. Spurgeon ha fatto una buona osservazione: “Voglio che capiate chiaramente che la colpa non risiede nella repentinità della loro presunta conversione. Molte conversioni improvvise sono state tra le migliori che ci siano mai state”. Il problema non era la loro crescita improvvisa, ma la loro mancanza di profondità.

iii. “Tribolazione è un termine generale per la sofferenza che proviene dall’esterno; la persecuzione viene inflitta di proposito e solitamente ha una motivazione religiosa. È scandalizzato significa letteralmente ‘è inciampato’; non fa riferimento a una perdita graduale di interesse, ma a un collasso dovuto alla pressione.” (France)

c. Fra le spine: Come il seme che cadeva tra le spine cresceva e gli steli di grano furono ben presto soffocati (Matteo 13:7), così alcuni rispondono alla parola e crescono per un certo tempo, ma vengono soffocati e arrestati nella loro crescita spirituale dalla concorrenza di cose non spirituali.

i. Questo terreno rappresenta terra fertile per la parola; è però un terreno troppo fertile, perché vi cresce ogni sorta di cose che soffocano la Parola di Dio; ovvero, sono le sollecitudini di questo mondo e l’inganno delle ricchezze che soffocano la parola.

d. Buona terra: Come il seme che cade in buona terra produce un buon raccolto di grano (Matteo 13:8), così alcuni rispondono bene alla parola e portano frutto.

i. Questo terreno rappresenta coloro che ricevono la parola, la quale porta frutto nel loro terreno – in proporzioni diverse (uno il cento, un altro il sessanta e un altro il trenta), sebbene tutti abbiano un raccolto generoso.

e. Voi, dunque, intendete la parabola del seminatore: Traiamo beneficio dal vedere frammenti di noi stessi in tutti e quattro i terreni.

· Come la strada, a volte non diamo affatto spazio alla Parola nelle nostre vite.

· Come i luoghi rocciosi, a volte abbiamo sprazzi di entusiasmo nel ricevere la Parola che subito si esauriscono.

· Come la terra fra le spine, le sollecitudini di questo mondo e l’inganno delle ricchezze minacciano costantemente di soffocare la Parola di Dio e la nostra fruttuosità.

· Come la buona terra, la Parola porta frutto nelle nostre vite.

i. Notiamo che la differenza in ogni categoria viene fatta dal terreno stesso. Lo stesso seme fu gettato dallo stesso seminatore. Non si può dare la colpa delle differenze di risultato al seminatore o al seme, ma soltanto al terreno. “Oh, miei cari ascoltatori, oggi siete sottoposti a un test! Magari voi giudicherete il predicatore, ma uno più grande del predicatore giudicherà voi, perché la Parola stessa vi giudicherà.” (Spurgeon)

ii. La parabola era anche un incoraggiamento per i discepoli. Anche se sembra che pochi rispondano, Dio ha il controllo e il raccolto arriverà sicuramente. Ciò acquisiva un significato maggiore soprattutto alla luce della crescente opposizione nei confronti di Gesù. “Non tutti risponderanno, ma alcuni lo faranno e il raccolto sarà abbondante.” (France)

iii. “Chi sa, oh insegnante, anche quando ti affatichi tra gli infanti, quale sarà il risultato dei tuoi insegnamenti? Il buon grano può crescere in campi molto piccoli.” (Spurgeon)

iv. Più che descrivere il diverso progredire del messaggio del vangelo, la parabola del seminatore obbliga colui che ascolta a domandarsi: “Che tipo di terreno sono io? Come posso preparare il mio cuore e la mia mente per essere il giusto tipo di terreno?” Questa parabola invita all’azione affinché riceviamo la Parola di Dio per trarne pieno beneficio.

B. Parabole sulla corruzione nella comunità del regno.

1. (24-30) La parabola del grano e della zizzania.

Egli propose loro un’altra parabola dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo, che seminò buon seme nel suo campo. Ma, mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò della zizzania in mezzo al grano, e se ne andò. Quando poi il grano germogliò e mise frutto, apparve anche la zizzania. E i servi del padrone di casa vennero a lui e gli dissero: “Signore, non hai seminato buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c’è della zizzania?”. Ed egli disse loro: “Un nemico ha fatto questo”. Allora i servi gli dissero: “Vuoi dunque che andiamo e la estirpiamo?”. Ma egli disse: “No, per timore che estirpando la zizzania, non sradichiate insieme ad essa anche il grano. Lasciate che crescano entrambi insieme fino alla mietitura; e al tempo della mietitura io dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano, invece, riponetelo nel mio granaio”».

a. Venne il suo nemico e seminò della zizzania in mezzo al grano: Questa parabola descrive l’operato di un nemico che cercò di distruggere il lavoro dell’uomo che seminò buon seme nel suo campo. Lo scopo del nemico nel seminare la zizzania in mezzo al grano era di distruggere il grano. Ma il saggio agricoltore non avrebbe permesso al nemico di avere la meglio. Piuttosto, l’agricoltore decise di sistemare il tutto al momento del raccolto.

i. Osserviamo che questa parabola descrive chiaramente la corruzione in mezzo al popolo di Dio. Proprio come nella parabola precedente, il grano rappresenta il popolo di Dio. Viene insinuata dell’influenza dannosa, un’influenza che sembra genuina, proprio come la zizzania somiglia al grano.

ii. “Le erbacce sono probabilmente la zizzania, una pianta velenosa imparentata con il grano e praticamente indistinguibile da esso fino alla formazione delle spighe.” (France)

b. Per timore che estirpando la zizzania, non sradichiate insieme ad essa anche il grano: Nell’interesse di preservare e proteggere il grano, il saggio agricoltore non separò la zizzania dal grano fino al tempo del raccolto.

i. Il saggio agricoltore sapeva che la soluzione definitiva alla zizzania in mezzo al grano sarebbe giunta al raccolto finale.

ii. Conoscendo la spiegazione di questa parabola, illustrata in Matteo 13:36-43, comprendiamo perché Gesù la espose subito dopo aver spiegato la parabola del seminatore, soprattutto in relazione con il seme cresciuto fra le spine. “Ci si potrebbe chiedere se il popolo del Messia debba separare immediatamente la coltivazione dalle erbacce; questa parabola risponde negativamente alla domanda: la separazione sarà rimandata fino al raccolto.” (Carson)

2. (31-32) La parabola del granello di senape.

Egli propose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è certamente il più piccolo di tutti i semi; ma una volta cresciuto è il più grande di tutte le erbe e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a ripararsi tra i suoi rami».

a. Il regno dei cieli è simile a un granello di senape… una volta cresciuto è il più grande di tutte le erbe e diventa un albero: Alcuni, se non la maggior parte, la ritengono una descrizione della crescita e del dominio finale della chiesa, la comunità del regno. Tuttavia, alla luce della parabola stessa e del contesto delle parabole precedenti e di quelle successive, questa dovrebbe considerarsi un’altra descrizione della corruzione interna alla comunità del regno, proprio come illustrato nella precedente parabola del grano e delle zizzanie (Matteo 13:24-30).

i. Adam Clarke è un buon esempio dell’opinione della maggioranza sul significato di questa parabola e di quella successiva: “Entrambe le parabole sono profetiche e avevano lo scopo di mostrare soprattutto in che modo, da un inizio molto piccolo, il Vangelo di Cristo avrebbe pervaso tutte le nazioni del mondo e le avrebbe riempite di giustizia e di vera santità”.

b. Una volta cresciuto è il più grande di tutte le erbe e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a ripararsi tra i suoi rami: Come già detto, molti, o addirittura la maggior parte, la considerano una bellissima immagine della chiesa che cresce a tal punto da dare rifugio a tutto il mondo. Ma la pianta del granello di senape crebbe a dismisura in maniera innaturale, dando riparo agli uccelli, i quali nelle parabole precedenti rappresentavano gli emissari di Satana (Matteo 13:4, 13:19)

i. Diventa un albero: Solitamente la pianta di senape cresce fino a diventare al massimo un cespuglio, nelle cui dimensioni normali sarebbe un luogo inospitale per i nidi di uccello. La crescita del granello di senape fino a diventare albero descrive qualcosa di innaturale.

ii. “Il linguaggio suggerisce che Gesù pensasse all’uso veterotestamentario dell’albero come l’immagine di un grande impero (vedi soprattutto Ezechiele 17:23; 31:3-9; Daniele 4:10-12).” (France)

iii. Si trattava di un albero, “non in natura ma in dimensioni; un’esagerazione giustificabile in un discorso popolare…riesce in modo ammirabile ad esprimere il concetto di una crescita che supera le aspettative. Chi mai si aspetterebbe che un seme tanto piccolo produca delle erbe tanto grandi, un mostro nel giardino?” (Bruce)

iv. Questa parabola descrive accuratamente ciò che la comunità del regno divenne nelle decadi e nei secoli successivi alla cristianizzazione dell’Impero Romano. In quei secoli la chiesa crebbe in maniera anormale in influenza e dominio, diventando un nido di grande corruzione. “Gli uccelli che si riparavano tra i rami rappresentano molto probabilmente elementi di corruzione che si rifugiano all’ombra stessa del cristianesimo.” (Morgan)

v. “Un attento studio degli uccelli quali simboli nell’Antico Testamento e soprattutto nella letteratura del tardo giudaismo mostra che gli uccelli simboleggiano regolarmente il male e addirittura i demoni o Satana (cfr. b. Sinedrio, 107a; cfr. Apocalisse 18:2).” (Carson)

3. (33) Un’altra illustrazione della corruzione nella comunità del regno: la parabola del lievito nell’impasto.

Egli disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prende ed impasta con tre misure di farina finché tutta la pasta sia lievitata».

a. Il regno dei cieli è simile al lievito: Gesù usò qui un’immagine sorprendente. Molti, se non la maggior parte, la considerano un’immagine bellissima del regno di Dio che si fa strada in tutto il mondo. Tuttavia, il lievito viene sempre usato come rappresentazione del peccato e della corruzione (soprattutto nella narrazione della Pasqua di Esodo 12:8, 12:15-20). Come prima, sia il contenuto che il contesto indicano che si tratta di una descrizione della corruzione nella comunità del regno.

i. “Sarebbe un certo shock sentire che il Regno di Dio viene paragonato al lievito.” (Barclay)

b. Lievito, che una donna prende ed impasta con tre misure di farina finché tutta la pasta sia lievitata: Si trattava di una grande quantità insolita di farina. Era molto più di quanto una donna qualsiasi avrebbe preparato, suggerendo ancora una volta l’idea di dimensioni eccessive e innaturali.

i. “Tre misure di farina ammonterebbero a circa 40 litri, che sarebbero sufficienti a preparare un pasto per un centinaio di persone, un’infornata notevole per una donna comune.” (France)

c. Nasconde (Nuova Riveduta): Il concetto di nascondere il lievito in tre misure di farina avrebbe offeso qualsiasi giudeo osservante. Non si tratta certamente di un’immagine della chiesa che influenza gradualmente il mondo intero nel bene. Piuttosto, nel contesto dell’opposizione crescente verso la Sua opera, Gesù annunciò che anche la Sua comunità del regno sarebbe stata minacciata dalla corruzione e dall’impurità.

i. G. Campbell Morgan scrisse che il lievito rappresenta le “influenze paganizzanti” introdotte nella chiesa.

4. (34-35) L’insegnamento in parabole di Gesù come adempimento delle profezie.

Gesù disse alle folle tutte queste cose in parabole, e parlava loro solo in parabole, affinché si adempisse ciò che fu detto dal profeta:

«Io aprirò la mia bocca in parabole
E rivelerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

a. Parlava loro solo in parabole: Questo non significa che Gesù, durante tutto il Suo ministero di insegnamento e predicazione, parlasse soltanto in parabole. Descrive piuttosto questa particolare stagione del ministero di Gesù, come già detto, nel contesto dell’opposizione crescente da parte dei capi dei giudei.

i. “Suggerendo che questa fosse un’usanza abituale di Gesù… In poche parole, le parabole erano una parte fondamentale del Suo ministero orale.” (Carson)

b. Io aprirò la mia bocca in parabole: Un’altra ragione per cui Gesù insegnava in parabole sulla comunità del regno è che la chiesa stessa faceva parte delle cose tenute nascoste fin dalla fondazione del mondo e sarebbe stata rivelata pienamente solo più avanti.

c. Nascoste fin dalla fondazione del mondo: Più tardi Paolo esprimerà in Efesini 3:4-11 lo stesso concetto riguardo alla chiesa.

5. (36-43) Gesù spiega la parabola del grano e della zizzania.

Allora Gesù, licenziate le folle, se ne ritornò a casa e i suoi discepoli gli si accostarono, dicendo: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli, rispondendo disse loro: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo, il buon seme sono i figli del regno, e la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l’ha seminata è il diavolo, mentre la mietitura è la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come, dunque, si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, ed essi raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e gli operatori d’iniquità, e li getteranno nella fornace del fuoco. Lì sarà pianto e stridor di denti. Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi da udire, oda!».

a. Spiegaci la parabola della zizzania nel campo: Nella Sua spiegazione Gesù chiarì che cosa rappresentavano le diverse immagini nella parabola.

· Il campo rappresenta il mondo.

· Il buon seme rappresenta il vero popolo di Dio, i figli del regno.

· La zizzania rappresenta i falsi credenti nel mondo, i figli del maligno, che (come la zizzania in mezzo al grano) assomigliano solo superficialmente al vero popolo di Dio.

i. In questo caso vediamo che la parabola della zizzania cambia leggermente le similitudini rispetto a quelle della parabola dei diversi terreni (Matteo 13:3-9; 13:18-23). Nella parabola dei diversi terreni, il seme rappresentava la Parola di Dio; qui rappresenta i veri credenti. Il senso delle parabole è completamente diverso tra loro; la parabola dei diversi terreni mostra il modo in cui gli uomini ricevono e rispondono alla Parola di Dio, mentre la parabola della zizzania mostra come Dio separerà il Suo vero popolo dai falsi credenti alla fine del mondo.

ii. “Satana ha un germoglio di iniquità per ogni germoglio di grazia; quando Dio ravviva la Sua opera, anche Satana ravviva la propria.” (Clarke)

iii. Questa parabola insegna in maniera potente che è compito di Dio separare mediante il giudizio. “I magistrati e le chiese possono allontanare dalla loro società il palesemente malvagio; devono però lasciare i buoni esteriormente che sono interiormente senza valore, perché il giudizio dei cuori è al di là della loro competenza.” (Spurgeon)

iv. “Gesù annunciava il regno di Dio, il che avrebbe portato molti dei Suoi ascoltatori ad aspettarsi uno sconvolgimento cataclismico della società, una separazione immediata e assoluta tra i ‘figli della luce’ e i ‘figli delle tenebre’… Proprio a questa impazienza si rivolgeva principalmente la parabola.” (France)

b. Il campo è il mondo: Significativamente, questa parabola illustra non necessariamente che ci saranno falsi credenti tra i veri credenti nella chiesa (sebbene, da un lato, questo sia vero); altrimenti Gesù avrebbe affermato che il campo è la chiesa. Invece, precisò con molta attenzione che il campo è il mondo.

i. “Di maggiore importanza nella storia della chiesa è stata l’opinione secondo cui qui si affermerebbe che il campo è la chiesa. Il punto di vista fu accettato ampiamente dai primi padri della chiesa e la tendenza a interpretare la parabola in questo modo fu rafforzata dall’insediamento costantiniano. Agostino ufficializzò l’interpretazione lottando contro i donatisti…La maggior parte dei riformatori continuò nella stessa direzione.” (Carson)

ii. Eppure, il concetto è chiaro, sia nel mondo sia nella comunità del regno. In definitiva, non è compito della chiesa estirpare coloro che sembrano cristiani, ma in realtà non lo sono; è il compito di Dio alla fine del mondo.

iii. Finché il popolo di Dio è ancora in questo mondo (nel campo), ci saranno degli increduli in mezzo ad esso; e questo non perché il popolo di Dio riceve gli increduli come se fossero credenti, ignorando il credo o la condotta di coloro che si professano credenti.

iv. C’è un significato aggiuntivo nel dire: “Il campo è il mondo” invece di “Il campo è Israele”. “Questa breve dichiarazione sottintende una missione che va oltre Israele.” (Carson)

c. Il nemico che l’ha seminata è il diavolo: Chiaramente, il nemico pianta delle contraffazioni nel mondo e nella comunità del regno, che è il motivo per cui non è abbastanza essere semplicemente un membro della comunità cristiana.

d. I mietitori sono gli angeli… Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli: Spesso non pensiamo al fatto che gli angeli di Dio ricoprono un ruolo speciale nel giudizio del mondo. Ma è così, e gli angeli sono degni di rispetto a motivo di quel ruolo.

i. “Questo getta un disprezzo speciale sul grande angelo malvagio. Lui semina la zizzania, cercando di distruggere il raccolto; pertanto, gli angeli buoni sono invitati a celebrare la sua sconfitta e a gioire insieme al loro Signore del successo della coltivazione divina.” (Spurgeon)

e. Li getteranno nella fornace del fuoco… I giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro: Gesù usò questa parabola per illustrare chiaramente la verità secondo cui ci sono due sentieri e destini eterni diversi. La fornace del fuoco rappresenta un destino, mentre la gloria raggiante (risplenderanno come il sole) l’altro.

i. “Il destino di quegli empi sarà il fuoco, il più tremendo dei castighi; ma questo non li annienterà, perché mostreranno i segni inconfutabili di un dolore vivente – ‘pianto e stridor di denti’.” (Spurgeon)

ii. Il grano giunge nel granaio di Dio da ogni parte del mondo, da ogni ceto sociale e da ogni epoca della chiesa di Dio. La cosa che hanno in comune è che il Signore li ha seminati, dal buon seme della Sua parola.

C. Altre parabole riguardanti il regno.

1. (44) La parabola del tesoro nascosto.

«Di nuovo, il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo, che un uomo, avendolo trovato, nasconde; e, per la gioia che ne ha, va, vende tutto ciò che ha e compera quel campo».

a. Il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo: Il campo è il mondo, ma l’uomo non rappresenta il credente, perché non possiede nulla con cui possa comprare il tesoro. Invece, Gesù è l’uomo che ha dato ciò che aveva per comprare il campo.

i. “Secondo la legge rabbinica, se un operaio si fosse imbattuto in un tesoro in un campo e lo avesse tirato fuori, sarebbe appartenuto al suo padrone, il proprietario del campo; qui però l’uomo è accorto a non estrae il tesoro finché non ha comprato il campo.” (Carson)

ii. Questa parabola e quella seguente hanno un carattere diverso dalle tre precedenti. Ognuna delle tre parabole precedenti (il grano e la zizzania, il granello di senape e il lievito) ha parlato della corruzione nella comunità del regno. Queste due, invece, parlano del grande valore che il Re dà al popolo del Suo regno.

b. E, per la gioia che ne ha, va, vende tutto ciò che ha e compera quel campo: Il tesoro è tanto meraviglioso che Gesù darebbe tutto per potersi acquistare il singolo credente. Questo ci fa vedere con forza come Gesù abbia dato tutto per redimere il mondo intero, in modo da preservare il tesoro che è in esso; questo tesoro è il Suo popolo.

i. “La scoperta del tesoro sembra avvenire per caso. In una terra tanto devastata come la Palestina, senza dubbio molte persone seppellivano i propri tesori; ma…solo a uno su mille sarebbe successo di trovare effettivamente un tesoro. Così, la stravaganza della parabola è una rappresentazione dell’importanza suprema del regno.” (Carson)

ii. “Così Gesù stesso, a carissimo prezzo, ha comprato il mondo per guadagnare la Sua chiesa, che era il tesoro che Egli desiderava.” (Spurgeon)

2. (45-46) La parabola della perla di gran valore.

«Ancora, il regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di belle perle. E, trovata una perla di grande valore, va, vende tutto ciò che ha, e la compera».

a. Il regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di belle perle: Come prima, Gesù è il compratore e il singolo credente è la perla che Egli considera preziosa a tal punto da dare tutto per averla per sempre con sé.

i. “Per i popoli antichi, come abbiamo appena visto, una perla era il possedimento più bello; ciò significa che il Regno dei Cieli è la cosa più bella al mondo.” (Barclay)

b. Una perla di grande valore: Sembra assurdo che un mercante venda tutto ciò che ha per un’unica perla, ma per quel mercante ne era valsa davvero la pena. Ciò dimostra quanto per lui fosse preziosa la perla di grande valore e quanto Gesù consideri prezioso il Suo popolo.

3. (47-50) La parabola della rete.

«Il regno dei cieli è pure simile ad una rete gettata in mare, che raccoglie ogni sorta di cose. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e, postisi a sedere, raccolgono ciò che è buono nelle ceste, mentre gettano via quello non buono. Così avverrà alla fine del mondo; gli angeli verranno e separeranno i malvagi dai giusti; e li getteranno nella fornace del fuoco. Lì sarà pianto e stridor di denti».

a. Il regno dei cieli è pure simile ad una rete: Gesù mostra che il mondo rimarrà diviso fino alla fine e che la Chiesa non riformerà il mondo, dando inizio al regno.

b. Così avverrà alla fine del mondo: Ci saranno sia i malvagi che i giusti fino alla fine del mondo (come dimostrato anche dalla precedente parabola del grano e della zizzania). In quel tempo gli angeli verranno e assisteranno il Re nell’opera di giudizio, gettando alcuni nella fornace del fuoco per il giudizio finale.

i. “L’allusione, come nel caso della zizzania, non è principalmente a una chiesa mista, ma alla divisione del genere umano in generale, che sarà portata alla luce dal giudizio finale.” (France)

4. (51-52) I discepoli affermano di aver compreso le parabole di Gesù.

Gesù disse loro: «Avete capito tutte queste cose?». Essi gli dissero: «Sì, Signore». Ed egli disse loro: «Perciò ogni scriba ammaestrato per il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che trae fuori dal suo tesoro cose nuove e vecchie».

a. Essi gli dissero: «Sì, Signore»: Viene da chiedersi se qui i discepoli abbiamo compreso realmente Gesù. Comunque sia, Gesù non contraddice la loro dichiarazione di aver capito.

i. Supponendo che i discepoli avessero capito, avevano un vantaggio rispetto a molti tra le moltitudini. “La moltitudine se ne andò (come fa la maggior parte della gente dopo un sermone) non più saggia, non comprendendo nulla di quello che avevano udito né preoccupandosi di capire.” (Poole)

b. Ogni scriba ammaestrato per il regno: Gesù disse che tutti coloro che conoscono realmente la Parola di Dio conosceranno le cose vecchie e impareranno le cose nuove del regno. “Egli non è stanco del vecchio; non ha paura del nuovo.” (Spurgeon)

i. Ogni scriba: Gesù usa il termine qui semplicemente per descrivere un insegnante. “Gli scribi tra i giudei non erano solo impiegati che si occupavano di scrivere, ma erano anche insegnanti della legge; uno di questi era Esdra (Esdra 7:6).” (Poole)

ii. L’idea principale è che i discepoli – che hanno appena affermato di aver capito ciò che Gesù ha insegnato – sono ora responsabili di portare ad altri la loro comprensione, come se stessero distribuendo dal deposito della loro sapienza e del loro intendimento. Questo deposito contiene cose nuove e vecchie.

iii. “Dopo essere stati ammaestrati da me, avete la conoscenza non solo delle cose che già sapevate, ma anche di quelle che non conoscevate prima, e persino la conoscenza che già avevate è illuminata da quello che vi ho detto.” (Barclay)

iv. “Un piccolo grado di conoscenza non è sufficiente per un predicatore del Vangelo. Gli scritti sacri dovrebbero essere il suo tesoro, ed egli dovrebbe capirli correttamente… la sua conoscenza consiste nell’essere ben istruito nelle cose riguardanti il regno dei cieli e nell’arte di condurvi gli uomini.” (Clarke)

v. “I ministri del vangelo non dovrebbero essere dei novizi, 1 Timoteo 3:6, uomini rozzi e ignoranti; bensì uomini autorevoli nelle Scritture, che conoscono bene gli scritti dell’Antico e del Nuovo Testamento e il loro significato; uomini che abbiano una riserva di conoscenza spirituale, prontamente in grado di dire una parola allo stanco e di parlare ai casi e alle questioni particolari di uomini e donne.” (Poole)

D. Ancora un rifiuto: Gesù respinto a Nazareth.

1. (53-56) Gli abitanti di Nazareth sono sorpresi che uno di loro possa arrivare a fare cose tanto spettacolari.

Ora, quando Gesù ebbe finito queste parabole, se ne andò di là. E, venuto nella sua patria, li ammaestrava nella loro sinagoga, sicché essi stupivano e dicevano: «Da dove ha ricevuto costui questa sapienza e queste potenti operazioni? Non è costui il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria, e i suoi fratelli Giacomo, Iose, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove ha egli dunque ricevuto queste cose?».

a. Da dove ha ricevuto costui questa sapienza e queste potenti operazioni? Non è costui il figlio del falegname: Dal momento che gli abitanti del villaggio conoscevano bene Gesù fin da ragazzo ed erano abituati a cose poco spettacolari da parte Sua, possiamo concludere che Gesù doveva essere cresciuto come un qualsiasi altro bambino, a differenza delle storie fantastiche raccontate nei libri apocrifi come L’Infanzia di Gesù.

i. Non è costui il figlio del falegname: La domanda fu fatta per un pregiudizio ignorante. Però, può essere posta anche per il grande apprezzamento del fatto che il Figlio di Dio ebbe un ruolo così nobile e umile.

ii. “Giustino Martire, un antico scrittore, testimonia che il nostro Salvatore, prima di entrare nel ministero, produceva aratri, gioghi e così via. Non era questa un’occupazione onesta?” (Trapp)

iii. “Giuliano l’apostata, come viene chiamato, un giorno chiese a un certo cristiano: ‘Che cosa pensi stia facendo adesso il figlio del falegname?’ ‘Sta facendo bare per te e per tutti i Suoi nemici’, fu la pronta risposta.” (Spurgeon)

b. I suoi fratelli Giacomo, Iose, Simone e Giuda: Chiaramente Gesù ebbe molti fratelli e sorelle; il pensiero cattolico romano riguardo alla verginità perpetua di Maria è in contraddizione con il chiaro significato della Bibbia.

i. “È proprio l’ordinarietà del contesto familiare di Gesù a causare lo stupore (cfr. Giovanni 6:42).” (France)

ii. “Questa domanda insolente sembra suggerire che la famiglia di nostro Signore fosse decisamente sconosciuta; e che non godessero di grande fama tra i loro vicini, se non per la loro pietà.” (Clarke)

iii. Le persone oggi muovono la stessa accusa contro Gesù; “Vedo quelli che sono associati a Lui e mi sembrano umili o molto normali; neanche Gesù dev’essere un granché”.

c. Da dove ha egli dunque ricevuto queste cose: Non ricevettero Gesù in maniera accogliente o cordiale. Parlavano con scetticismo e si riferivano a Lui solamente come “egli” (costui nella NKJV).

2. (57-58) Un profeta disprezzato.

E si scandalizzavano a causa di lui. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molte opere potenti.

a. E si scandalizzavano a causa di lui: Quando pensiamo a quanto Gesù sia strettamente identificato con Nazareth (vedi Matteo 2:23), è ancora più sorprendente notare come gli abitanti di Nazareth non lo apprezzassero. Il successo e la gloria di Gesù sembravano soltanto renderli più risentiti nei Suoi confronti.

b. Un profeta non è disprezzato che nella sua patria e in casa sua: Spesso abbiamo una concezione sbagliata di quello che significa essere spirituali. Molte volte pensiamo che le persone spirituali debbano essere più strane che normali. Pertanto, quelli che sono più vicini a persone veramente spirituali scorgono la loro normalità, pensando così, a volte, che non siano spirituali proprio perché sono normali.

c. E lì, a causa della loro incredulità, non fece molte opere potenti: È davvero sorprendente che Gesù fosse, in un certo modo, limitato dalla loro incredulità. Se Dio sceglie di operare di comune accordo con la volontà umana, per lo sviluppo della nostra abilità di collaborare con Lui, la nostra incredulità può e potrà ostacolare l’opera di Dio.

i. Il vecchio commentatore puritano John Trapp ha osservato qui che l’incredulità era “un peccato dalla natura venefica, che trasfonde, per così dire, una paralisi mortale nelle mani dell’onnipotenza”.

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