Marco 8




Marco 8 – Chi è Gesù?

A. Gesù dà da mangiare a quattromila persone.

1. (1-4) Gesù dà ai discepoli un’opportunità per avere fede.

In quei giorni, essendovi una folla grandissima e non avendo da mangiare, Gesù chiamò a sé i Suoi discepoli, e disse loro: «Ho pietà di questa folla, perché sono già tre giorni che stanno con me, e non hanno di che mangiare. E se io li rimando digiuni a casa, verranno meno per via; alcuni di loro, infatti, sono venuti da lontano». E i suoi discepoli gli risposero: «Come potrebbe alcuno saziare di pane costoro, qui nel deserto?».

a. Ho pietà di questa folla: La situazione era simile al recente miracolo nel quale Gesù diede da mangiare ai cinquemila. Vediamo sia una folla affamata che un Gesù compassionevole. Gesù presentò dunque il dilemma ai discepoli: che cosa facciamo?

b. Come potrebbe alcuno saziare di pane costoro, qui nel deserto? Possiamo immaginare che Gesù speri che uno dei discepoli dica: “Gesù, l’hai fatto prima. Puoi fare di nuovo un miracolo simile.” Gesù sperava che avrebbero considerato la Sua fedeltà passata come una promessa per soddisfare il loro bisogno attuale.

2. (5-10) Gesù e i discepoli sfamano la folla.

Ed egli domandò loro: «Quanti pani avete?». Essi dissero: «Sette». Allora egli ordinò alla folla di sedere per terra; e presi i sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai suoi discepoli, perché li distribuissero alla folla; ed essi li distribuirono. Avevano pure alcuni pesciolini; dopo averli benedetti, ordinò che anche quelli fossero distribuiti alla folla. Così essi mangiarono a sazietà, e i discepoli portarono via sette panieri di pezzi avanzati. Or quelli che avevano mangiato erano circa quattromila; poi li licenziò. E subito, salito in barca con i suoi discepoli, andò dalle parti di Dalmanuta.

a. Quanti pani avete? Questa volta Gesù chiese loro di rinunciare al proprio cibo. La volta precedente avevano usato il cibo del ragazzino, ma questa volta Gesù chiese ai discepoli di dare ciò che loro avevano.

b. Allora egli ordinò alla folla di sedere per terra: “Non intendeva un pasto regolare, un pasto leggero, ma una grande festa, un buon pasto, e quindi li invitò a sedersi e a saziarsi.” (Trapp)

c. Li spezzò e li diede ai suoi discepoli, perché li distribuissero alla folla: Gesù fece quello che solo Lui poteva fare: un miracolo creativo. Ma lasciò che i discepoli facessero quello che loro potevano fare: distribuire il pane.

d. Avevano pure alcuni pesciolini: Sembrerebbe che i discepoli non abbiano presentato il pesce a Gesù fino a che non videro che era stato capace di moltiplicare il pane. Avevano bisogno di vedere in modo tangibile che potevano stare tranquilli nel dare tutto a Gesù.

i. “Perché [i pesci] non erano stati menzionati prima? Potrebbe essere che furono trattenuti dai discepoli increduli fino a quando non videro come veniva moltiplicato il pane? A quanto pare i pesci furono benedetti separatamente e poi furono distribuiti allo stesso modo del pane.” (Ironside)

e. Così essi mangiarono a sazietà; e i discepoli portarono via sette panieri di pezzi avanzati: Alla fine del pasto, raccolsero più pane di quanto ne avevano all’inizio. Questa era la provvidenza miracolosa. I sette panieri mostrano che Dio provvede con abbondanza.

i. Alcuni studiosi sostengono che questo specifico miracolo non sia mai avvenuto. Dicono che questa era solo una rivisitazione dell’episodio durante il quale Gesù diede da mangiare ai 5.000. La loro motivazione principale è: “come avrebbero potuto i discepoli dimenticare così rapidamente quello che Gesù aveva fatto la volta prima?” Eppure, anche i cristiani più maturi, che hanno sperimentato la potenza e la provvidenza di Dio, a volte continuano ad agire nell’incredulità. Dopotutto, non sarebbe stato dunque così sorprendente.

B. Il lievito dei farisei.

1. (11-12) I farisei chiedono un segno dal cielo.

Sopraggiunsero i farisei e cominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo per metterlo alla prova. Ma egli, gemendo nel suo spirito, disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico che non sarà dato alcun segno a questa generazione».

a. Chiedendogli un segno dal cielo: Quello che i farisei avevano in mente non era un altro miracolo dello stesso tipo di quelli già compiuti da Gesù. Stavano chiedendo un segno spettacolare dal cielo, qualcosa di simile al fuoco mandato dal cielo al tempo di Elia sul monte Carmelo (1 Re 18:38).

i. Per metterlo alla prova: Non si trattava di un incontro amichevole. L’espressione metterlo alla prova potrebbe essere tradotta come tentarlo. I farisei tentarono Gesù perché compisse un segno miracoloso proprio come Satana Lo tentò nel deserto.

b. Ma egli, gemendo nel suo spirito: Questo attacco, e l’incredulità che mostrava, addolorarono Gesù. Era stupito dall’incredulità e dalla sfacciataggine di questi capi religiosi. “Il sospiro era fisico, la sua causa era spirituale: un senso di inconciliabile inimicizia, incredulità invincibile e la rovina imminente.” (Bruce)

i. Questa richiesta di un segno “speciale” era un esempio estremo dell’arroganza e dell’orgoglio dei farisei nei confronti di Gesù. Era un modo come un altro per dire: “Hai fatto molti miracoli di poco conto. Adesso alziamo la posta: mostraci qualcosa che ci stupisca davvero.”

c. Non sarà dato alcun segno a questa generazione: Gesù Si rifiutò di soddisfare la loro richiesta, perché i Suoi miracoli non erano fatti con l’intenzione di convincere i non credenti incalliti. Al contrario, Gesù compiva miracoli per mostrare la potenza di Dio nella Sua misericordia. Coloro che credono che se le persone vedono abbastanza segni cominceranno ad avere fede, presumono di saperne più di Gesù. Lui condannò la generazione che voleva vedere un segno per credere.

2. (13-15) Gesù mette in guardia i Suoi discepoli dal lievito dei farisei e da Erode.

Quindi lasciatili, salì di nuovo in barca e passò all’altra riva. Ora i discepoli avevano dimenticato di prendere del pane e non avevano con sé nella barca che un pane solo. Ed egli li ammoniva, dicendo: «State attenti, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!».

a. Guardatevi dal lievito dei farisei: Questo lievito non era semplice lievito, ma un pizzico di pasta avanzata dall’impasto precedente, come succede nella preparazione del pane con il lievito madre. Questo era il modo in cui nel mondo antico veniva comunemente fatto lievitare il pane: una piccola quantità di pasta del vecchio impasto poteva far lievitare e “gonfiare” un impasto di pane completamente nuovo. Quindi, l’opera del lievito era considerata un’illustrazione dell’opera del peccato e dell’orgoglio. La presenza di una piccola quantità può corromperne una grande misura.

i. “A volte gli ebrei usavano la parola ‘lievito’ allo stesso modo in cui noi potremmo usare le espressioni peccato originale o ‘male naturale della natura umana.’” (Barclay)

b. State attenti, guardatevi: Gesù essenzialmente disse: “Guardatevi dal modo malvagio in cui i farisei ed Erode vedono il Regno del Messia, perché in breve tempo ve ne rivelerò la verità.” Sia Erode che i farisei avevano idealizzato il Regno come se fosse una potenza o un’autorità dominante. Erode lo vedeva più come una potenza e un’autorità politica, mentre i farisei lo vedevano più come una potenza e un’autorità più spirituali, ma comunque anche per loro il Regno era qualcosa di maestoso.

3. (16-21) Gesù interroga i dodici sulla loro mancanza di comprensione.

Ma essi discutevano fra di loro dicendo: «Noi non abbiamo pane». Accortosene, Gesù disse loro: «Perché discutete sul fatto che non avete pane? Non capite ancora e non intendete? Avete il vostro cuore ancora indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate? Quando spezzai i cinque pani per i cinquemila, quante ceste piene di pezzi avete raccolto?». Essi dissero: «Dodici». «E quando spezzai i sette pani per i quattromila, quanti panieri pieni di pezzi raccoglieste?». Ed essi dissero: «Sette». Ed egli disse loro: «Come, ancora non capite?».

a. Noi non abbiamo pane: Quando Gesù parlava del lievito dei farisei e del lievito di Erode, i discepoli non avevano affatto capito che si trattava di un paragone spirituale. Non riuscivano a pensare ad altro che al pane che va nello stomaco, non a quello che va nell’anima.

b. Non capite ancora e non intendete? Gesù parlò schiettamente ai Suoi discepoli riguardo alla loro mancanza di comprensione. Quindi è chiaro che avrebbero potuto fare di meglio. Avrebbero potuto capire di più, se solo si fossero applicati di più.

c. E non vi ricordate? La loro comprensione avrebbe dovuto basarsi su ciò che Gesù aveva già fatto e che loro avevano testimoniato. Possiamo sempre guardare alla fedeltà che Dio ci ha dimostrato nel passato come ad una promessa per il Suo continuo amore e la Sua continua attenzione.

i. Questa è una delle situazioni in cui vorremmo avere una registrazione delle parole di Gesù, per sentire quale tono di voce usò. Era un tono che comunicava rabbia, preoccupazione o frustrazione? Sappiamo che anche quando Gesù rimproverava i Suoi discepoli, lo faceva con amore.

4. (22-26) Gli occhi del cieco vengono aperti.

Poi venne a Betsaida; e gli portarono un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli sputato sugli occhi e impostegli le mani, gli domandò se vedesse qualcosa. E quegli, alzando gli occhi, disse: «Vedo gli uomini camminare e mi sembrano alberi». Allora gli pose di nuovo le mani sugli occhi e lo fece guardare in alto; ed egli recuperò la vista e vedeva tutti chiaramente. E Gesù lo rimandò a casa sua, dicendo: «Non entrare nel villaggio e non dirlo ad alcuno nel villaggio».

a. Dopo avergli sputato sugli occhi e impostegli le mani: Adam Clarke aveva un punto di vista interessante a questo riguardo: “È probabile che questo gesto venne fatto semplicemente per separare le palpebre, dal momento che in certi casi di cecità, si trovano sempre incollate. Serviva un miracolo per ridare la vista, e questo avvenne dopo che Cristo aveva imposto le mani sul cieco: ma non serviva nessun miracolo per separare le palpebre, e quindi fece soltanto uso di mezzi naturali – e lo fece strofinando le palpebre con la saliva.”

b. Allora gli pose di nuovo le mani sugli occhi: Questa è l’unica guarigione “graduale” o “progressiva” nel ministero di Gesù che ci viene descritta. È un altro esempio della varietà dei metodi di guarigione usati da Gesù.

i. È probabile che la scelta di questo metodo in questo particolare momento da parte di Gesù fosse un’illustrazione per i Suoi discepoli, perché capissero che la loro cecità spirituale – mostrata nel passaggio precedente – sarebbe stata guarita, ma solo gradualmente.

C. Gesù rivela la Sua missione.

1. (27-30) Pietro professa che Gesù è il Messia.

Poi Gesù con i suoi discepoli se ne andò per le borgate di Cesarea di Filippo; e lungo il cammino interrogò i suoi discepoli, dicendo loro: «Chi dice la gente che io sia?». Essi risposero: «Alcuni Giovanni Battista, altri Elia, ed altri uno dei profeti». Ed egli disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». E Pietro, rispondendo, gli disse: «Tu sei il Cristo». Allora egli intimò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

a. Chi dice la gente che io sia? Gesù non fece questa domanda perché non sapeva chi fosse o perché aveva una dipendenza morbosa dall’opinione degli altri. Fece questa domanda come introduzione ad una domanda successiva più importante.

b. Alcuni Giovanni Battista, altri Elia, ed altri uno dei profeti: La gente che pensava che Gesù fosse Giovanni Battista non sapeva molto sul Suo conto, e non sapeva che Gesù e Giovanni avevano svolto il loro ministero allo stesso tempo. Ma sia Giovanni che Elia erano riformatori nazionali che si opposero ai governanti corrotti di quel tempo.

i. Forse vedendo Gesù come Giovanni Battista o Elia, la gente sperava in un Messia politico che avrebbe rovesciato le potenze corrotte che opprimevano Israele.

c. Ma voi, chi dite che io sia? Era una buona cosa che i discepoli sapessero che cosa pensavano gli altri di Gesù. Ciononostante, Lui voleva sapere che cosa loro, come individui, credevano di Lui.

d. Tu sei il Cristo: Pietro sapeva che l’opinione della folla – anche se lusinghiera nei confronti di Gesù – non era accurata. Gesù era molto più di Giovanni Battista, o di Elia, o di un profeta. Era più di un riformatore nazionale, più di uno che fa miracoli. Gesù è il Cristo, il Messia.

i. Chiamare Gesù ilMessia era giusto, ma facilmente frainteso. Nell’opinione della maggior parte della gente ai tempi di Gesù, il Messia era un superuomo politico e patriottico. “Verso la fine del periodo dell’Antico Testamento, la parola ‘unto’ assunse un significato speciale. Indicava il re ideale consacrato e scelto da Dio per liberare il Suo popolo e stabilire il Suo regno di giustizia.” (Wessel)

2. (31-32a) Gesù rivela chiaramente la Sua missione: farsi uomo, morire, e poi risorgere.

Poi cominciò a insegnare loro che era necessario che il Figlio dell’uomo soffrisse molte cose, fosse riprovato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi e fosse ucciso, e dopo tre giorni risuscitasse. E parlava di queste cose apertamente.

a. Che il Figlio dell’uomo soffrisse molte cose: Questa era l’opera che il Messia doveva compiere e che era stata predetta in passaggi come Isaia 53:3-12. Doveva morire, e dopo la Sua morte doveva risorgere.

i. La sofferenza e la morte di Gesù erano necessarie per via di due grandi motivi: il peccato dell’uomo e l’amore di Dio. Mentre la Sua morte fu l’ultimo esempio del peccato dell’uomo contro Dio, fu anche l’espressione suprema dell’amore di Dio verso l’uomo.

b. E parlava di queste cose apertamente: Questo era uno shock incredibile per chiunque si aspettasse o sperasse che Gesù fosse il Messia nazionale e politico. È come se un candidato presidenziale italiano avesse annunciato verso la fine della sua campagna elettorale che sarebbe andato a Roma per essere respinto e giustiziato.

i. “Un Messia sofferente! Impensabile! Il Messia era un simbolo di forza, non di debolezza.” (Wessel)

ii. “A volte il Messia era considerato un re della stirpe di Davide, ma più spesso si pensava a Lui come ad una grande figura di superuomo entrato nella storia per ricostruire il mondo e, alla fine, per rivendicare il popolo di Dio […] Il Messia sarà il conquistatore più distruttivo della storia e annienterà i Suoi nemici fino alla loro completa estinzione.” (Barclay)

3. (32b-33) Pietro rimprovera Gesù; Gesù rimprovera Pietro.

Allora Pietro, lo prese in disparte e cominciò a riprenderlo. Ma egli, voltatosi e riguardando i suoi discepoli, sgridò Pietro, dicendo: «Vattene lontano da me, Satana, perché tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».

a. Allora Pietro, lo prese in disparte e cominciò a riprenderlo: L’intento di Pietro era amorevole nei confronti di Gesù, ma fu inconsapevolmente usato da Satana. Non è necessario essere posseduti da un demone per poter essere usati da Satana, e dobbiamo tutti stare in guardia per non essere usati inconsapevolmente.

i. Matteo 16:17-19 ci dà un po’ più di informazioni riguardo a questo passaggio. Lì, leggiamo che dopo che Pietro fece la professione di fede riportata in Marco 8:29 (Tu sei il Cristo), Gesù rispose e gli disse: “Tu sei beato, o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli.” Gesù andò avanti a edificare ulteriormente Pietro dopo quelle parole di lode. Non è difficile vedere che cosa può aver pensato Pietro, dentro di sé:

· Pietro confessa Gesù come il Messia.

· Gesù si complimenta con Pietro, e gli dice che Dio glielo ha rivelato.

· Gesù parla della Sua imminente sofferenza, morte e risurrezione.

· Pietro sente che non è giusto e crede che anche quella sia una rivelazione di Dio.

· Pietro rimprovera Gesù.

ii. Possiamo dedurre che se Pietro fu abbastanza audace da rimproverare Gesù, era sicuro che Dio gli avesse rivelato che cosa era giusto e che Gesù aveva torto. Pietro era troppo fiducioso nella sua capacità di sentire la voce di Dio, ed è lì che sbagliò.

· Ciò che Pietro disse non era in linea con le Scritture.

· Ciò che Pietro disse era in contraddizione con l’autorità spirituale alla quale era sottoposto.

b. Vattene lontano da me, Satana: Questo era un forte rimprovero da parte di Gesù, ma del tutto appropriato. Sebbene un attimo prima Pietro avesse parlato come un portavoce di Dio, successivamente parlò come un portavoce di Satana. Gesù sapeva che c’era uno scopo satanico nel scoraggiarlo dal compiere la Sua opera sulla croce, ma Gesù non gli avrebbe permesso di portare a termine il suo piano.

i. Possiamo essere certi che Pietro non sapeva che stava parlando per conto di Satana, proprio come un momento prima non sapeva che stava parlando per conto di Dio. Spesso è molto più facile essere uno strumento di Dio o del diavolo di quanto si voglia credere.

c. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini: Gesù espose come Pietro era arrivato a pensare in questo modo satanico. Non aveva fatto una scelta deliberata di rifiutare Dio e abbracciare Satana; aveva semplicemente lasciato che la sua mente si fissasse sulle cose degli uomini invece che sulle cose di Dio, e Satana ne approfittò.

i. Pietro è un perfetto esempio di come un cuore sincero associato alla mentalità umana possa spesso portare al disastro.

ii. Il rimprovero di Pietro a Gesù era la prova del lievito menzionato in Marco 8:15. Con la sua mente sulle cose degli uomini, Pietro vedeva il Messia solo come l’incarnazione del potere e della forza, anziché vederlo come un servo sofferente. E dal momento che Pietro non poteva sopportare l’idea di un Messia sofferente, rimproverò Gesù.

4. (34) Alla luce della Sua missione, Gesù avverte coloro che lo vogliono seguire.

Poi chiamata a sé la folla con i suoi discepoli, disse loro: «Chiunque vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua».

a. Rinneghi sé stesso, prenda la sua croce: Non solo i discepoli avevano scoperto che Gesù avrebbe sofferto, sarebbe stato respinto e sarebbe morto su una croce, ma ora Gesù gli disse che anche loro avrebbero dovuto fare la stessa cosa

b. Rinneghi sé stesso, prenda la sua croce: Tutti sapevano cosa intendeva Gesù quando disse questa cosa. Tutti sapevano che la croce era uno strumento di morte spietato. La croce non aveva altro scopo.

i. La croce non aveva niente a che fare con le cerimonie religiose; non riguardava tradizioni e sentimenti spirituali. La croce era un modo per giustiziare le persone. In questi 20 secoli che hanno seguito la venuta di Gesù, abbiamo ripulito e ritualizzato la croce. Come la prenderemmo se Gesù dicesse: “Scendi nel braccio della morte ogni giorno e seguimi”? Prendere la tua croce non era come fare un viaggio; era come un biglietto di sola andata.

ii. “Portare la croce non si riferisce a qualche piccolo fastidio nella vita. Piuttosto, implica la via della croce. L’immagine è quella di un uomo, già condannato, obbligato a portare la sua croce sulla strada verso il luogo dell’esecuzione, come fu richiesto a Gesù.” (Wessel)

iii. “Ogni cristiano deve essere un uomo della croce, disse Lutero, e fare qualcosa di più di quei monaci che si facevano croci di legno e le portavano continuamente sulle spalle, facendosi prendere in giro da tutto il mondo.” (Trapp)

c. Gesù mette sullo stesso livello le espressioni rinneghi sé stesso e prenda la sua croce. Le due cose esprimono lo stesso concetto. La croce non aveva niente a che vedere con il promuovere sé stessi o l’autoaffermazione. La persona che portava la croce sapeva di non potersi salvare.

i. “‘Rinnegare sé stessi’ non è la stessa cosa di ‘rinunciare a qualcosa’. Pratichiamo la rinuncia quando, per un buono scopo, occasionalmente rinunciamo a qualche cosa o a qualche attività. Ma rinneghiamo noi stessi quando ci abbandoniamo a Cristo e decidiamo di obbedire alla Sua volontà.” (Wiersbe)

ii. Rinnegare sé stessi significa vivere incentrati sugli altri. Gesù era l’unica persona che riuscì a farlo perfettamente, ma noi dobbiamo seguire i Suoi passi (e mi segua). Fare questo vuol dire seguire Gesù nella sua forma più semplice: Egli ha portato una croce e ha camminato nel braccio della morte; così devono fare coloro che lo seguono.

5. (35-9:1) Perché dobbiamo prendere la nostra croce e seguire Gesù.

«Perché chiunque vorrà salvare la sua vita, la perderà, ma chi perderà la sua vita per amor mio e dell’evangelo, la salverà. Che gioverà infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua? O che cosa potrebbe dare l’uomo in cambio dell’anima sua? Perché chi si vergognerà di me e delle mie parole, in mezzo a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo, con i santi angeli». Poi disse loro: «In verità vi dico che vi sono alcuni qui presenti che non gusteranno la morte, senza aver visto il regno di Dio venire con potenza».

a. Ma chi perderà la sua vita per amor mio e dell’evangelo, la salverà: Dobbiamo seguire Gesù in questo modo perché solo così è possibile trovare la vita. Sembra strano dire: “Non avrai mai veramente vissuto finché non avrai camminato nel braccio della morte con Gesù”, ma è proprio questo il concetto. Non puoi ottenere la vita di risurrezione se prima non muori.

i. Quando pianti un seme, non lo perdi, anche se può sembrare morto e sepolto. Al contrario, dai la possibilità al seme di diventare ciò per cui è stato concepito.

b. Che gioverà infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua? Evitare di camminare nel braccio della morte con Gesù significa che possiamo anche guadagnare il mondo intero ma finiremo poi per perdere tutto.

i. Gesù stesso ebbe l’opportunità di conquistare il mondo, se solo avesse adorato Satana (Luca 4:5-8), ma trovò invece la vita e la vittoria nell’obbedienza.

ii. Sorprendentemente, le persone che vivono in questo modo davanti a Gesù sono quelle che sono veramente, sinceramente felici. Dare completamente la nostra vita a Gesù e vivere come una persona incentrata sugli altri non toglie niente alla nostra vita, l’arricchisce.

c. Perché chi si vergognerà di me e delle mie parole, in mezzo a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui: Camminare nel braccio della morte con Gesù non è una cosa facile. Farlo significherebbe associarci a qualcuno che è stato disprezzato e giustiziato. Tuttavia, se noi ci vergogniamo di Lui, Egli si vergognerà di noi.

i. “Se Gesù Cristo fosse venuto nel mondo come uomo potente e opulento, rivestito di gloria e onori terreni, avrebbe avuto una moltitudine di sostenitori, e per la maggior parte ipocriti.” (Clarke)

ii. Gesù tornerà di nuovo nella gloria, e se ci ribelliamo contro il mondo, la carne e il diavolo, condivideremo tale gloria.

iii. La maggior parte della gente pensa che seguire Gesù significhi conformarsi all’istituzione. In realtà, Gesù ci ha chiamati a ribellarci all’ordine stabilito da questo mondo. Siamo chiamati a ribellarci alla tirannia della carne, alla paura e al conformismo del mondo, alle tradizioni dell’uomo. Gesù incoraggia una ribellione degli schiavi, dove gli schiavi del peccato, di Satana e del mondo si ribellano ai loro padroni.

d. Vi sono alcuni qui presenti che non gusteranno la morte, senza aver visto il regno di Dio venire con potenza: Camminare con Gesù non è solo una vita di morte e croci. È anche una vita in cui si condividono la potenza e la gloria del regno di Dio. Gesù promise ad alcuni dei Suoi discepoli che avrebbero visto scorci di quel potere e di quella gloria.

i. “La rivelazione della gloria di Gesù alla presenza dei tre discepoli corrisponde alla certezza che alcuni vedranno.” (Lane)

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