Marco 2 – La controversia con i capi religiosi
A. Gesù ha il potere di perdonare e guarire.
1. (1-4) Gesù viene interrotto mentre insegna.
Alcuni giorni dopo, egli entrò di nuovo in Capernaum e si venne a sapere che egli si trovava in casa; e subito si radunò tanta gente da non trovare più posto neppure davanti alla porta; ed egli annunziava loro la parola. Allora vennero da lui alcuni a presentargli un paralitico, portato da quattro uomini. Ma, non potendo accostarsi a lui a causa della folla, scoperchiarono il tetto sul punto ove era Gesù e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio sul quale giaceva il paralitico.
a. Da non trovare più posto neppure davanti alla porta: Marco 1:28 dice che dopo che Gesù aveva liberato in modo straordinario un indemoniato, la Sua fama si diffuse subito per tutta la regione intorno alla Galilea. A questo punto del Suo ministero, Gesù attirava moltitudini ovunque andasse.
b. Annunziava loro la parola: Qui Marco non specifica che cosa predicò Gesù, ma comunque enfatizza il ministero di predicazione di Gesù, come ha fatto anche in Marco 1:28 e Marco 1:38-39.
i. “È chiaro che [Gesù] stava cercando di evitare le strade perché erano state trasformate in una campagna per guarigioni. Ovunque andasse, la gente lo assediava con richieste di guarigione e di liberazione dai demoni, a tal punto che non riusciva più a fare la cosa principale che era venuto a fare, cioè predicare la Parola.” (Steadman)
c. Non potendo accostarsi a lui a causa della folla, scoperchiarono il tetto sul punto ove era Gesù: Poiché la stanza era affollata, gli amici del paralitico dovettero calarlo dal tetto. Si trattava di un modo insolito di interrompere una predicazione.
i. Scoperchiarono il tetto: Il tetto era solitamente accessibile tramite una scala esterna ed era fatto di paglia, terra o tegole posate su travi. Poteva essere scoperchiato, quindi gli amici del paralizzato lo calarono dal tetto, così da raggiungere Gesù.
ii. Ecco il commento di Morgan riguardo a scoperchiarono il tetto: “Una simile traduzione è del tutto fuorviante. La forza della parola si traduce nell’atto di rompere il tetto della casa, strappandone il rivestimento, al fine di calare l’uomo nel suo giaciglio davanti a Gesù.”
d. Fatta un’apertura, calarono il lettuccio sul quale giaceva il paralitico: Questo atto mostrò la determinazione e la fede degli amici del paralitico. Contavano davvero sul fatto che Gesù potesse guarire il loro amico, perché sarebbe stato molto più difficile riportarlo su dal tetto che calarlo giù. Contavano sul fatto che il paralitico potesse camminare fuori da quella stanza.
2. (5-7) Gesù perdona i peccati del paralitico.
Come Gesù vide la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati!». Or vi erano là seduti alcuni scribi, i quali ragionavano in cuor loro: «Perché mai costui parla in questo modo? Egli bestemmia. Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?».
a. Come Gesù vide la loro fede: Gesù alzò gli occhi e guardò i quattro uomini che cercavano con fatica di abbassare la barella con un paralitico tramite funi grossolane annodate ad essa. Li guardò e vide la loro fede. La loro fede era visibile. Il loro coraggio e determinazione nel portare il loro amico da Gesù era la dimostrazione di una vera fede.
b. Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati! Possiamo solo immaginare come si possano essere sentiti gli amici che stavano calando il paralitico. Si erano dati molto da fare per vedere il loro amico guarito dalla paralisi, ma ora il Maestro voleva solo perdonare i suoi peccati. Uno potrebbe immaginare che abbiano gridato: “No, è paralizzato! Volevamo che camminasse, non che fosse perdonato!”
i. Eppure, Gesù sapeva qual era il vero bisogno dell’uomo e qual era il suo più grande bisogno. A che serviva che l’uomo avesse due gambe funzionanti se con esse avrebbe camminato dritto verso l’inferno? Ogni volta che c’è un problema, quasi sempre, il vero problema è il peccato. Gesù arrivò dritto al problema.
ii. Gesù non voleva dire che l’uomo paralizzato fosse un peccatore peggiore degli altri o che la sua paralisi fosse direttamente causata dal peccato. Piuttosto, fece fronte al più grande bisogno umano, radice comune di tutto il dolore e di tutta la sofferenza: la condizione peccaminosa dell’uomo.
iii. “Perdonare è il più grande miracolo che Gesù abbia mai compiuto. Soddisfa il bisogno più grande, è costato il prezzo più alto, e porta la più grande benedizione e i risultati più duraturi.” (Wiersbe)
c. Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo? Gli scribi seguivano la logica giusta. Credevano giustamente che solo Dio potesse perdonare i peccati, e avevano ragione anche nel voler esaminare questo nuovo Maestro. Il loro errore fu quello di rifiutarsi di vedere chi era Gesù: Dio Figlio, il quale aveva l’autorità di perdonare i peccati.
i. “Le parole suggeriscono una graduale intensificazione del desiderio di trovare dei difetti [in Gesù]: prima un senso generale di sorpresa, poi l’impressione di indecenza, per poi finire nella culminazione del pensiero: che cosa?! Questa è una bestemmia!” (Bruce)
ii. “Continuamente durante la vita di Cristo, sarebbe riapparso lo stesso dilemma: se Egli non era Dio, allora era davvero un bestemmiatore; non poteva esserci una terza possibilità.” (Cole)
3. (8-12) Gesù prova di avere l’autorità di perdonare i peccati e la potenza di guarire le malattie.
Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che ragionavano queste cose dentro di sé, disse loro: «Perché ragionate voi queste cose nei vostri cuori? Che cosa è più facile dire al paralitico: “I tuoi peccati ti sono perdonati”, oppure dire: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha potestà di perdonare i peccati in terra, io ti dico (disse al paralitico): Alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua». Ed egli si alzò immediatamente, prese il suo lettuccio e uscì in presenza di tutti, così che tutti stupivano e glorificavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
a. Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che ragionavano queste cose: In un momento straordinario, questi scribi si resero conto che Gesù era in grado di leggere i loro cuori malvagi. Questo li avrebbe dovuti convincere che Gesù era davvero Dio, che aveva il potere di perdonare i peccati.
i. È difficile sapere se Gesù avesse percepito che ragionavano queste cose grazie alla Sua natura divina o grazie a un dono dello Spirito (quello del discernimento degli spiriti o quello della parola di sapienza) ricevuto nella Sua natura umana. Basandosi sulla lettura delle Scritture, Trapp trova che siano possibili l’uno o l’altro: “Ossia, grazie alla Sua Divinità, (si vedano: 1 Timoteo 3:16; Ebrei 9:14), o grazie al Suo stesso Spirito (come espresso in 1 Pietro 3:8; non per ispirazione, come espresso in 2 Pietro 1:21).”
b. Che cosa è più facile: Per gli uomini, sia il vero perdono dei peccati che il potere di guarire sono impossibili, ma per Dio sono entrambi facili. Per deduzione logica, se Gesù ha il potere di guarire le malattie degli uomini, ha anche l’autorità di perdonare i loro peccati.
i. In un certo senso, sarebbe stato “più difficile” guarire l’uomo che perdonare i suoi peccati, perché il perdono è invisibile: nessuno avrebbe potuto verificare in quel momento che quell’uomo era stato effettivamente perdonato agli occhi di Dio. Però sarebbe stato immediatamente possibile verificare se l’uomo sarebbe stato in grado di camminare o meno. Gesù è pronto a mettersi alla prova.
ii. Inoltre, Gesù rispose agli scribi seguendo il loro pensiero accademico. “I rabbini avevano un detto: ‘Nessun malato può essere guarito dalla sua malattia fino a quando tutti i suoi peccati non gli sono stati perdonati’ … Secondo gli ebrei un uomo malato era un uomo con cui Dio era arrabbiato.” (Barclay)
c. Il Figlio dell’uomo: Spesso Gesù si riferiva a Sé stesso con questo titolo. L’intenzione non era quella di indicare un “uomo perfetto”, un “uomo ideale” e nemmeno un “uomo comune”, ma si trattava di una citazione di Daniele 7:13-14, nel quale l’imminente Re di Gloria, che viene a giudicare il mondo, è chiamato Figlio dell’uomo.
i. Gesù usava spesso questo titolo perché a quel tempo era un titolo Messianico, senza sentimenti politici e nazionalistici. Gesù avrebbe potuto riferirsi più comunemente a Sé stesso come “Re” o “Cristo”, ma il Suo pubblico avrebbe interpretato quei titoli come “Colui che sconfiggerà i Romani”. Figlio dell’uomo era “il titolo preferito da Cristo nel riferirsi a Sé stesso, una dichiarazione di essere il Messia in termini che non potevano essere facilmente attaccati.” (Robertson)
d. Ed egli si alzò immediatamente: Immaginiamo la tensione in questo momento: gli scribi erano tesi perché Gesù li aveva sfidati dicendo che avrebbe dimostrato di essere il Figlio di Dio. L’uomo paralizzato era teso perché si domandava se Gesù lo avrebbe davvero guarito. La folla era tesa perché percepiva la tensione di tutti gli altri. Il proprietario della casa era teso perché si chiedeva quanto gli sarebbe costato riparare il tetto. E i quattro amici del paralitico erano tesi perché ormai si stavano stancando. L’unico a non essere teso era Gesù perché era in pace perfetta quando disse: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua”. L’uomo fu immediatamente guarito. Il potere di Gesù di guarire e l’autorità di perdonare i peccati furono immediatamente rivendicati.
i. Immagina se Gesù avesse fallito. Il Suo ministero sarebbe andato in frantumi. La folla sarebbe uscita dalla casa lentamente. Gli scribi avrebbero sorriso e detto: “Non può né guarire né perdonare”. I quattro uomini avrebbero fatto fatica a tirare su l’uomo paralizzato, il quale si sarebbe sentito più abbattuto e imbarazzato che mai. Il proprietario della casa avrebbe guardato il suo tetto e avrebbe pensato che non fosse servito a niente.
ii. Ma Gesù non fallì e non avrebbe potuto fallire perché tutto ciò di cui aveva bisogno per guarire quest’uomo era la Sua parola. C’è una potenza meravigliosa di guarigione nella parola di Gesù, nelle promesse di Gesù, per coloro che si rivolgono a Lui con fede. Quest’uomo si rivolse a Gesù con fede, anche se era fede presa in prestito dai suoi amici.
e. Tutti stupivano e glorificavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»: Gesù trionfò e le persone rimasero sbalordite nel vedere la potenza di Dio in azione.
i. “Gli esperti della legge caddero nella loro stessa trappola. In base a quello nel quale dicevano di credere, l’uomo non poteva essere curato, a meno che non fosse perdonato. Ma era stato guarito, quindi era anche stato perdonato. Pertanto, quanto Gesù aveva affermato, e cioè che aveva l’autorità di perdonare il peccato, doveva essere vero.” (Barclay)
B. Gesù mangia con i peccatori.
1. (13-14) Chiamata di Levi.
Gesù uscì di nuovo lungo il mare e tutta la folla veniva a lui, ed egli li ammaestrava. Nel passare vide Levi figlio di Alfeo, che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, alzatosi, lo seguì.
a. Egli li ammaestrava: Gesù raggiunse l’obiettivo del Suo ministero, come descritto in Marco 1:38: Ed egli disse loro: «Andiamo nei villaggi vicini affinché io predichi anche là, perché è per questo che io sono venuto». Gesù sapeva come rimanere concentrato su quanto doveva fare.
b. Vide Levi […] che sedeva al banco delle imposte: Levi (noto anche come Matteo, in Matteo 9:9) era un esattore delle tasse. In quel periodo, gli esattori delle tasse erano disprezzati e considerati traditori ed estorsori.
i. Il popolo ebraico li considerava giustamente traditori perché lavoravano per il governo romano ed erano protetti dai soldati romani per far pagare le tasse. Erano i collaboratori ebrei di Roma più in vista.
ii. Il popolo ebraico li considerava giustamente estorsori perché potevano trattenere tutto ciò che riscuotevano in eccesso. Un esattore delle tasse faceva un’offerta, per l’“appalto” di riscossione delle tasse. Non era l’unico a fare un’offerta; per esempio, molti esattori delle tasse probabilmente avrebbero voluto ottenere il “contratto della riscossione delle tasse” per una città come Capernaum. I Romani assegnavano l’appalto al miglior offerente. L’esattore poi riscuoteva le tasse, pagava ai Romani quanto aveva promesso nella sua offerta e tratteneva il resto. Pertanto, gli esattori delle tasse avevano un grande interesse a far pagare più del dovuto e a imbrogliare in ogni modo possibile. Per loro si trattava di puro profitto.
iii. “Quando un ebreo entrava nel servizio di riscossione delle tasse, era considerato un emarginato dalla società: veniva squalificato come giudice o testimone in una processo in tribunale, veniva scomunicato dalla sinagoga e, agli occhi della comunità, la sua disgrazia si estendeva alla sua famiglia.” (Lane)
c. E gli disse: «Seguimi!»: Comprendendo come quasi tutti odiassero i pubblicani, è straordinario vedere come Gesù amò Levi e lo chiamò a seguirlo. Fu un amore diretto alla persona giusta, perché Levi rispose all’invito di Gesù, lasciò il suo lavoro da esattore e Lo seguì.
i. In un certo senso, quello di Levi fu un sacrificio maggiore di quello che fecero alcuni degli altri discepoli. Pietro, Giacomo e Giovanni sarebbero potuti tornare più facilmente al loro lavoro di pescatori, ma sarebbe stato difficile per Levi tornare a fare l’esattore delle tasse. “Un’occupazione come quella dell’esattore delle tasse era molto ricercata, perché era un modo sicuro per arricchirsi rapidamente.” (Wessel)
2. (15-17) Gesù è accusato di fraternizzare con i peccatori.
Or avvenne che, mentre egli era a tavola in casa di Levi, molti pubblicani e peccatori si misero a tavola con Gesù e con i suoi discepoli; infatti erano molti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi e i farisei, vedendolo mangiare con i pubblicani e con i peccatori, dissero ai suoi discepoli: «Come mai mangia e beve egli in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». E Gesù, udito ciò, disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a ravvedimento».
a. Or avvenne che, mentre egli era a tavola in casa di Levi, molti pubblicani e peccatori si misero a tavola con Gesù e con i suoi discepoli: Molti considerano questa cena una “festa d’addio”, organizzata da Levi per i suoi amici, visto che aveva lasciato l’attività di esattore delle tasse. Gesù si sedette e mangiò con pubblicani e peccatori e mangiare alla stessa tavola con qualcuno era un segno di amicizia.
i. Ecco lo scandalo: Gesù era amico dei peccatori. Naturalmente, i peccatori lo sapevano e corrispondevano l’amore e l’amicizia di Gesù: erano molti quelli che lo seguivano.
b. Allora gli scribi e i farisei, vedendolo mangiare con i pubblicani e con i peccatori: I farisei si opposero al fatto che Gesù trascorresse del tempo in compagnia dei peccatori. I farisei erano un gruppo religioso conservatore e rispettato, ma spesso erano in disaccordo con Gesù.
i. La parola farisei significava “i separati”. Si separavano da tutto ciò che ritenevano empio e pensavano che tutti, tranne loro stessi, fossero separati dall’amore di Dio.
c. Non sono i sani che hanno bisogno del medico: La risposta di Gesù fu semplice ma profonda. Gesù era il medico dell’anima e quindi era logico che Lui stesse con coloro la cui malattia era il peccato.
i. Gesù è il dottore perfetto che ci guarisce dal nostro peccato:
· Egli è sempre disponibile.
· Fa sempre una diagnosi corretta.
· Dà una cura completa.
· Paga anche il costo del medico.
C. Controversie sul digiuno e sul sabato.
1 (18-20) Perché Gesù e i Suoi discepoli non digiunano?
Allora i discepoli di Giovanni e quelli dei farisei stavano digiunando. Ora essi vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e quelli dei farisei digiunano mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli amici dello sposo digiunare, mentre lo sposo è con loro? Per tutto il tempo che hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo, e allora in quei giorni digiuneranno.
a. Perché i discepoli di Giovanni e quelli dei farisei digiunano mentre i tuoi discepoli non digiunano? I farisei erano ben noti per il fatto che digiunavano due volte a settimana (Luca 18:12). Aveva senso che i discepoli di Giovanni digiunassero perché il suo ministero sottolineava l’importanza del ravvedimento. Tuttavia, Gesù e i Suoi discepoli non davano al digiuno lo stesso rilievo dato dai farisei.
i. Dio non è contrario al digiuno; è a favore del digiuno. Ma il digiuno va osservato al tempo giusto all’interno della vita cristiana. La maggior parte di noi non ha tempo per il digiuno, e per questo non abbiamo l’equilibrio giusto nella nostra vita spirituale. Quelli che ponevano queste domande erano i legalisti.
b. Possono forse gli amici dello sposo digiunare, mentre lo sposo è con loro: Usando l’illustrazione di un matrimonio (lo sposo), Gesù tracciò un paragone potente per gli ebrei. Durante la celebrazione delle nozze, la quale durava una settimana, i rabbini dichiaravano che la gioia del momento era più importante dell’osservanza dei rituali religiosi.
i. Ai tempi di Gesù alcuni rabbini dichiaravano che se l’osservanza di una legge ostacolava il divertimento durante la celebrazione delle nozze, non si era costretti ad osservarla. Potevi semplicemente andare a divertirti. “Le feste di matrimonio erano momenti di straordinaria festività, e persino di risse, tra molte persone dell’Est.” (Clarke)
ii. Il messaggio di Gesù era audace e chiaro: “Non sono come i farisei o come Giovanni Battista. Io sono il Messia, lo sposo del popolo di Dio. Ovunque mi trovi, è appropriato provare la stessa gioia che associamo ai matrimoni.”
c. Ma verranno i giorni […] in quei giorni digiuneranno: Gesù sapeva che la Sua presenza fisica e diretta con i Suoi discepoli non sarebbe durata per sempre. Sarebbe stato più appropriato digiunare dopo la Sua partenza fisica.
2. (21-22) I paragoni tra le vesti e gli otri e la nuova opera di Gesù.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa nuova sopra un vestito vecchio, altrimenti il pezzo nuovo porta via l’intero rattoppo e lo strappo si fa peggiore. Così, nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo rompe gli otri, il vino si spande e gli otri si perdono; ma il vino nuovo va messo in otri nuovi.
a. Nessuno cuce un pezzo di stoffa nuova sopra un vestito vecchio: Il pericolo di provare a mettere qualcosa di nuovo su qualcosa di vecchio è chiaro nell’esempio del vestito vecchio. Ma lo stesso principio valeva per gli otri. Un otre si espande sotto la pressione della fermentazione. Quindi, se il vino nuovo e non fermentato veniva messo in un otre vecchio e fragile, di sicuro lo avrebbe fatto scoppiare.
b. Il vino nuovo va messo in otri nuovi: Con questi esempi, Gesù rese chiaro il Suo concetto. Non puoi adattare la nuova vita che proviene da Lui alle tue vecchie abitudini. Gesù scambiò il digiuno con il banchetto; il sacco e la cenere con una tunica di giustizia; uno spirito appesantito con uno pieno di lode; pianto con gioia; legge con grazia.
i. Nel corso dei secoli, gli “otri vecchi e rigidi” raramente potevano contenere l’opera dello Spirito Santo. Durante tutte le generazioni, Dio spesso cerca otri nuovi perché quelli vecchi non si possono estendere ulteriormente.
ii. Gesù è venuto per introdurre qualcosa di nuovo, non per rattoppare qualcosa di vecchio. Questo è il significato della salvezza. In questo modo, Gesù non distrugge ciò che è vecchio (la legge), ma la adempie, proprio come una ghianda raggiunge il suo scopo quando diventa una quercia. In un certo senso la ghianda sparisce, ma il suo scopo è realizzato con grandezza.
3. (23-24) Gesù e i Suoi discepoli sono accusati di aver violato il sabato.
Or avvenne che in giorno di sabato egli passava per i campi, e i suoi discepoli, strada facendo, si misero a svellere delle spighe. E i farisei gli dissero: «Guarda, perché fanno ciò che non è lecito in giorno di sabato?».
a. I suoi discepoli, strada facendo, si misero a svellere delle spighe: Non c’era niente di male in quello che avevano fatto, perché la spigolatura non era considerata un furto secondo Deuteronomio 23:25. Il problema era solo il giorno in cui si erano messi a spigolare. I rabbini avevano stilato una lista dettagliata di “cose che si possono fare” e “cose che non si possono fare” di sabato, e quello che i discepoli stavano facendo violava uno degli elementi della seconda lista.
i. Quando i discepoli si misero a svellere delle spighe di grano di sabato, agli occhi dei capi religiosi erano colpevoli di quattro violazioni del sabato. Avevano violato le tradizioni contro la mietitura, la trebbiatura, la vagliatura e la preparazione di cibo.
ii. A quei tempi, i rabbini avevano riempito il giudaismo di rituali complicati legati al sabato e all’osservanza di altre leggi. I rabbini di allora insegnavano che di sabato un uomo non poteva portare qualcosa nella mano destra o nella mano sinistra, sul petto o sulla spalla. Ma poteva portarla con il dorso della mano, con il piede, con il gomito, nell’orecchio, nei capelli, nell’orlo della camicia, nella scarpa o nel sandalo. Di sabato, era proibito fare un nodo, ad eccezione delle donne, che potevano fare un nodo alla cintura. Quindi, se bisognava sollevare un secchio d’acqua da un pozzo, non era permesso legare una corda al secchio, ma una donna avrebbe potuto legare la propria cintura al secchio.
b. Guarda, perché fanno ciò che non è lecito in giorno di sabato? Gesù non ha mai violato il comando di Dio di osservare il sabato né ha mai approvato che i Suoi discepoli violassero tale comando divino. Spesse volte, però, infranse le aggiunte legalistiche umane fatte a quella legge; talvolta sembrava che le infrangesse deliberatamente.
4. (25-28) Gesù risponde dando due princìpi.
Ma egli disse loro: «Non avete mai letto ciò che fece Davide, quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e quelli con lui? Come egli entrò nella casa di Dio, al tempo del sommo sacerdote Abiatar, e mangiò i pani di presentazione che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche a quelli che erano con lui?». Poi disse loro: «Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato. Perciò il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato».
a. Non avete mai letto ciò che fece Davide: Riferendosi all’uso del “pane santo” da parte di Davide in 1 Samuele 21:1-6, Gesù mostrò un principio importante: il bisogno umano è più importante del rituale religioso. Lo scopo del sabato era quello di servire l’uomo (il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato).
i. Questo è esattamente ciò che molte persone, immerse nella tradizione, semplicemente non riescono ad accettare: che ciò che Dio vuole realmente è la misericordia prima del sacrificio (Osea 6:6); che l’amore per gli altri è più importante dei rituali religiosi (Isaia 58:1-9); che i sacrifici di DIO sono lo spirito rotto; o DIO, Tu non disprezzi il cuore rotto e contrito (Salmo 51:17).
ii. “Qualsiasi applicazione della legge del sabato che crea danno all’uomo non è in armonia con lo scopo di Dio.” (Morgan)
b. Al tempo del sommo sacerdote Abiatar: Alcuni studiosi ritengono che questo passaggio sia problematico, perché secondo 1 Samuele 21:1 Ahimelek era il sommo sacerdote a quel tempo, mentre suo figlio Abiatar servì come sommo sacerdote dopo di lui (1 Samuele 22:20 e 1 Cronache 18:16). La maggior parte dei critici riconcilia 1 Samuele 21:1 con l’affermazione di Gesù in questo versetto, dicendo che sia il padre che il figlio servirono insieme come sommi sacerdoti in quel periodo, oppure dicendo che Gesù intendeva semplicemente che questo evento era accaduto al tempo di Abiatar, cioè mentre Abiatar era vivo, non mentre ricopriva la carica di sommo sacerdote.
i. Wiersbe ha una soluzione diversa: “Inoltre, è probabile che nostro Signore abbia usato “Abiatar” per riferirsi al brano dell’Antico Testamento in cui si fa riferimento ad Abiatar, e non ad Abiatar in sé. Questo è il modo in cui gli ebrei identificavano sezioni della Parola, poiché i loro manoscritti non avevano capitoli e versetti come li abbiamo oggi nelle nostre Bibbie.”
c. Perciò il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato: Il secondo principio era ancora più notevole: Gesù aveva dichiarato di essere il Signore del sabato. Se quindi Lui, il Signore stesso del sabato, non era stato offeso dalle azioni dei Suoi discepoli, allora neanche questi pettegoli criticoni avrebbero dovuto sentirsi offesi.
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