Marco 15 – La Crocifissione di Gesù
A. Il processo davanti a Pilato.
1. (1-5) La prima udienza con Pilato.
E al mattino presto, i capi dei sacerdoti con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, tenuto consiglio, legarono Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. E Pilato gli domandò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli, rispondendo, gli disse: «Tu lo dici». E i capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose, ma egli non rispondeva nulla. Pilato lo interrogò di nuovo, dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano?». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato ne rimase meravigliato.
a. I capi dei sacerdoti con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, tenuto consiglio: Questo era il processo ufficiale diurno di Gesù davanti al Sinedrio, descritto in Luca 22:66-71.
i. Questo processo si svolse al mattino presto, per un buon motivo. “Il dettaglio che Gesù fu consegnato al foro di Pilato la mattina presto è un indice significativo dell’accuratezza storica della tradizione. Era necessario che il Sinedrio portasse le proprie accuse a Pilato il prima possibile dopo l’alba perché la giornata lavorativa di un funzionario romano iniziava alle prime ore del giorno. I processi legali nel foro romano si tenevano abitualmente poco dopo l’alba.” (Lane)
b. Lo consegnarono a Pilato: I capi ebrei portarono Gesù da Pilato perché non avevano il diritto legale di giustiziare i propri criminali.
i. Gli ebrei a volte ignoravano queste leggi e giustiziavano quelli che consideravano criminali come, ad esempio, la lapidazione di Stefano (Atti 7:57-60). Eppure, non presero in mano la situazione nel caso di Gesù, perché sapevano che era amato dalla folla e che se Pilato lo avesse giustiziato, avrebbero potuto prendere le distanze dalle conseguenze politiche di un tale atto.
c. Lo consegnarono a Pilato: Quando mandarono Gesù da Pilato, i capi ebrei avevano motivo di aspettarsi un risultato favorevole. La storia laica racconta che egli era un uomo crudele, spietato e completamente insensibile ai sentimenti morali degli altri. Quindi, pensavano che Pilato avrebbe sicuramente condannato a morte Gesù.
i. Ma qualcosa non stava andando nella direzione che si aspettavano. La storia ci dice che a Pilato non piacevano gli ebrei e che credeva che fossero un popolo testardo e ribelle. Dal momento che era costantemente sospettoso degli ebrei, quando gli portarono un prigioniero per l’esecuzione, sospettò immediatamente che avessero un secondo fine.
ii. Tuttavia, prima che Pilato potesse prendere una decisione, dovette seguire le normali procedure di un processo. Proprio come per tutte le altre cose che facevano i Romani, c’era una procedura ben definita per un processo penale, e i processi erano pubblici per principio.
· La parte offesa presentava un atto d’accusa contro l’imputato.
· Il magistrato – il giudice – esaminava sia l’accusa che l’imputato.
· Le due principali fonti di prova erano le dichiarazioni dell’imputato e le prove fornite dai testimoni, a favore o contro l’imputato.
· Quando tutte le prove erano state ricevute, un funzionario del tribunale dichiarava che c’erano tutte le prove.
· Il magistrato era quindi libero di consultarsi con i consiglieri e, di conseguenza, di pronunciare il suo verdetto dal suo seggio. La sentenza veniva eseguita immediatamente.
iii. Marco registra il processo di Gesù nella seconda fase: le accuse furono portate a Pilato (“Quest’uomo è colpevole di tradimento perché afferma di essere il re dei Giudei in opposizione a Cesare”). Pilato, dunque, esaminò l’imputato: Sei tu il re dei Giudei?
d. Sei tu il re dei Giudei? I capi ebrei sapevano che se avessero portato Gesù davanti a Pilato con l’accusa di affermare di essere Dio, Pilato avrebbe sbadigliato e gli avrebbe detto: “Noi Romani abbiamo centinaia di dei. Che male c’è se ce n’è uno in più?” Tuttavia, se avessero portato Gesù davanti a Pilato come il re dei Giudei, Pilato avrebbe dovuto prendere sul serio Gesù come una potenziale minaccia politica, perché non poteva esserci nessun re tranne Cesare, e Pilato era il rappresentante di Cesare.
i. Ironia della sorte, Gesù fu accusato di fare esattamente ciò che si rifiutava di fare: prendere una posizione politica contro Roma.
ii. Gesù era davvero il re dei Giudei, ma non in senso politico o militare. Per questo rispose di “sì” alla domanda di Pilato, ma “sì” con riserva (tu lo dici), e per questo non disse nulla riguardo alle ulteriori accuse contro di Lui (e i capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose; ma egli non rispondeva nulla). Se Gesù avesse risposto con un semplice “sì” alla domanda di Pilato, Pilato avrebbe immediatamente dichiarato Gesù colpevole di tradimento contro Roma. Ma visto che Gesù diede un “sì” con riserve, meritò un ulteriore esame.
iii. Luca 23:2 ci dice quali erano queste accuse. Dicevano che Gesù aveva incitato la gente alla rivolta, che aveva detto loro di non pagare le tasse e che si credeva un re in opposizione politica a Roma. Pilato non era convinto, così gli accusatori ribadirono e rafforzarono la loro terza accusa: Egli solleva il popolo insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fin qua (Luca 23:5).
e. E i capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose: “Il Sinedrio deve aver visto dai modi di Pilato, forse da un sorriso sul volto, che non aveva preso sul serio la confessione.” (Bruce)
f. Pilato ne rimase meravigliato: Senza dubbio Pilato aveva visto molti uomini umiliarsi per salvarsi la vita. Deve aver giudicato molti uomini in qualità di governatore di una provincia romana. Tuttavia, c’era qualcosa di diverso in Gesù che fece meravigliare Pilato.
i. “Tale silenzio era del tutto insolito nel tribunale romano ed era la prova di una presenza e di una dignità che lasciarono perplesso persino il prefetto.” (Lane)
ii. Senza una difesa dell’imputato, la legge era dalla parte degli accusatori. Ai magistrati romani non piaceva trovare colpevole un uomo indifeso, ma spesso sentivano di doverlo fare.
2. (6-15) La seconda udienza con Pilato.
Or ad ogni festa era solito rilasciare loro un prigioniero, chiunque essi chiedessero. Vi era allora in prigione un tale chiamato Barabba, insieme ad altri compagni ribelli, i quali avevano commesso un omicidio durante una sommossa. E la folla, gridando, cominciò a domandare che facesse come aveva sempre fatto per loro. Allora Pilato rispose loro, dicendo: «Volete che vi liberi il re dei Giudei?». Perché sapeva che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla a chiedere piuttosto che liberasse loro Barabba. E Pilato, prendendo di nuovo la parola, disse loro: «Che volete dunque che faccia di colui che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi gridarono di nuovo: «Crocifiggilo!». E Pilato disse loro: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridarono ancora più forte: «Crocifiggilo!». Perciò Pilato, volendo soddisfare la folla, liberò loro Barabba. E, dopo aver flagellato Gesù, lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
a. Era solito rilasciare loro un prigioniero: Pilato sapeva che Gesù era un uomo innocente (Luca 23:14 registra le sue parole: non ho trovato in Lui nessuna delle colpe di cui lo accusate). Eppure, Pilato aveva tra le mani una situazione politicamente esplosiva. Doveva scegliere tra fare ciò che era giusto (liberare un uomo innocente) o ciò che era politicamente opportuno (condannare a morte un uomo che gli era stato portato dagli ebrei perché accusato di tradimento).
i. Inoltre, Pilato non era amico degli ebrei. Egli era in grado di vedere come cercavano di manipolarlo e sapeva che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. E per questo motivo Pilato voleva trovare ancora di più un modo per liberare Gesù.
b. E la folla, gridando, cominciò a domandare: A questa folla ebrea – per lo più ebrei di Gerusalemme, perché la maggior parte dei pellegrini rimaneva nella campagna (Marco 15:21) e non si recava in città così presto – non piaceva affatto Pilato, né si fidava di lui. Quando Pilato propose la liberazione di uno dei due prigionieri, scelsero subito l’altro, più che altro per andare “contro” la sua volontà. Per la folla, la situazione era molto semplice: il Sinedrio aveva detto che Gesù doveva morire, ma non aveva detto niente sul conto di Barabba; il governatore romano aveva detto che Gesù doveva essere liberato e Barabba giustiziato. Era naturale che la folla si schierasse sempre con il suo Sinedrio e contro il magistrato di Roma.
i. “Uno potrebbe chiedersi perché la folla fosse così volubile: bisogna tenere presente che non si trattava delle stesse persone che lo avevano seguito nell’ingresso trionfale e nel tempio. Giuda aveva pianificato tutto questo prima che i galilei che simpatizzavano con Gesù si svegliassero.” (Robertson)
c. Volete che vi liberi il re dei Giudei? Nel mezzo di tutto questo, Pilato credeva di aver trovato un modo per fare ciò che era giusto, senza subirne alcuna conseguenza. Pilato credeva che Gesù potesse sfuggire alla morte se fosse stato rilasciato, secondo la sua abitudine di liberare un prigioniero nel periodo pasquale.
i. Pilato deve aver pensato: “Se quest’uomo ha affermato di essere re, e magari è anche stato un pochino ostile nei confronti di Roma, allora la folla lo amerà. Questi capi ebrei non vogliono che Gesù venga liberato, ma la folla simpatizzerà con Lui.”
ii. Era una scena strana: un governatore romano crudele e spietato che cercava di salvare la vita di un ebreo che operava miracoli contro la volontà dei capi ebrei e della folla.
d. Ed essi gridarono di nuovo: «Crocifiggilo!»: Pilato era convinto che la folla avrebbe liberato Gesù, ma invece scelsero Barabba, insieme ad altri compagni ribelli. La parola “ribelli” equivale fondamentalmente a “terroristi”. Barabba era un vero nemico politico di Roma, non un nemico politico accusato falsamente, come lo era Gesù.
i. Che volete dunque che faccia di colui che voi chiamate il re dei Giudei? Pilato probabilmente sperava che la folla si sarebbe accontentata di una punizione minore: che Gesù potesse essere picchiato e poi lasciato andare. Pilato fu probabilmente sorpreso e inorridito dal fatto che gridarono ancora più forte: «Crocifiggilo!»
ii. Nel respingere Gesù, la folla accettò Barabba, il cui nome significa “figlio del padre”, un terrorista e un assassino. La folla accettò un falso figlio del padre.
iii. Eppure, nessuno meglio di Barabba potrebbe dire: “Gesù è morto per me”. Sapeva che cosa voleva dire far morire Gesù al proprio posto, l’innocente al posto del colpevole.
e. Essi allora gridarono ancora più forte: «Crocifiggilo!»: Pilato era ora in una situazione pericolosa. La folla stava quasi per diventare una sommossa. Se c’era una cosa che lo avrebbe messo nei guai con i suoi superiori romani, era proprio una rivolta. Con il popolo e i governanti ebrei che chiedevano la morte di Gesù, Pilato non era disposto ad opporsi a entrambi, quindi iniziò il processo di esecuzione, cominciando dalla flagellazione di Gesù.
i. Anche prima che Gesù fosse flagellato, la Sua condizione fisica era debole. Possiamo presumere che Gesù fosse in buone condizioni fisiche fino alla notte del suo arresto. “I rigori del ministero di Gesù (cioè viaggiare a piedi in tutta la Palestina) ci fanno escludere che avesse una qualsiasi malattia fisica grave o una costituzione generale debole.” (Dr. William Edwards [con altri] ne Journal of American Medical Association, 21 marzo 1986)
ii. Si aggiunga alla condizione di Gesù l’orrore di essere flagellato. L’obiettivo della flagellazione era quello di indebolire le vittime quasi fino al punto di farle collassare e morire. “Mentre i soldati romani colpivano ripetutamente la schiena della vittima con tutta la forza, le sfere di ferro provocavano profonde contusioni e le cinghie di cuoio e le ossa di pecora tagliavano la pelle e i tessuti sottocutanei. Poi, mentre la fustigazione continuava, le lacerazioni strappavano i muscoli scheletrici sottostanti e creavano brandelli di carne sanguinante. Il dolore e la perdita di sangue generalmente preparano il terreno per lo shock circolatorio. L’entità della perdita di sangue avrebbe potuto determinare per quanto tempo la vittima sarebbe sopravvissuta alla croce.” (Edwards)
iii. “La grave flagellazione, con il suo intenso dolore e la notevole perdita di sangue, molto probabilmente lasciò Gesù in uno stato di pre-shock. Inoltre, la rottura dei capillari aveva reso la Sua pelle particolarmente sensibile e dolorante. Anche gli abusi fisici e mentali inflitti dagli ebrei e dai Romani, così come la mancanza di cibo, acqua e sonno, contribuirono al Suo stato di debolezza generale. Pertanto, anche prima dell’effettiva crocifissione, le condizioni fisiche di Gesù erano quantomeno gravi, se non critiche.” (Edwards)
f. Perché fosse crocifisso: Nel pronunciare la sentenza, “la modalità della morte doveva essere specificata secondo il diritto romano, e si può presumere che Pilato abbia usato la forma convenzionale, ‘Saluterai la croce’ (ibis in crucem) o ‘Ti consegno alla croce’ (abi in crucem)” (Lane)
B. L’umiliazione e la morte di Gesù.
1. (16-20) Gesù viene picchiato e deriso.
Allora i soldati lo condussero nel cortile interno, cioè nel pretorio, e convocarono l’intera coorte. Lo vestirono di porpora e, intrecciata una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo dicendo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, lo adoravano. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e lo rivestirono delle sue vesti, poi lo portarono fuori per crocifiggerlo.
a. Lo vestirono di porpora e, intrecciata una corona di spine: A quei tempi i re indossavano spesso una veste di porpora e una corona di foglie dorate. Lo straccio di porpora e la corona di spine si prendevano gioco di questa pratica comune.
i. “Si trattava probabilmente di un mantello militare scarlatto, ‘uno straccio smesso e sbiadito’, ma con abbastanza colore da far ricordare la porpora regale.” (Wessel)
b. Cominciarono poi a salutarlo dicendo: «Salve, re dei Giudei!»: Era comune salutare l’imperatore romano con il grido: “Salve, Cesare!” (Ave Caesar!) Gli schernitori di Gesù trasformarono il saluto imperiale in «Salve, re dei Giudei!»
c. E gli percuotevano il capo: Leggendo Matteo 27:29, sembra che i soldati abbiano prima dato a Gesù la canna – un bastone – da tenere come se fosse uno scettro regale. Poi Gliela strapparono di mano e con essa lo colpirono alla testa, infliggendo a Gesù un grande insulto, in aggiunta a tutto il dolore che Gli avevano già provocato.
i. Dovremmo aspettarci che i soldati romani fossero sul chi-va-là durante il periodo della Pasqua ebraica, perché era un tempo di attesa Messianica per gli ebrei ed era possibile che scoppiassero delle rivolte. Deridere e picchiare un uomo ferito, sanguinante ed esausto deve essere stato un modo per allentare la tensione da parte dei soldati romani.
ii. Piegando le ginocchia: Era un atto consueto per mostrare rispetto a qualsiasi re. Al posto di dare il normale bacio di caloroso rispetto, gli sputavano addosso. Il verbo gli sputavano addosso è meglio tradotto come “continuavano a sputargli addosso”.
iii. “Guarda quella veste scarlatta; è una sprezzante imitazione della porpora imperiale che un re indossa… Vedi, soprattutto, quella corona sul capo. Ha dei rubini dentro, ma i rubini sono fatti del suo stesso sangue, strappato dalle sue tempie benedette dalle spine crudeli. Vedi, Gli rendono omaggio, ma l’omaggio è la loro stessa saliva lurida che gli cola lungo le guance. Si inginocchiano davanti a Lui, ma è solo per scherno. Lo salutano gridando: ‘Ti saluto, re dei Giudei!’, ma è fatto con disprezzo. C’è mai stato un dolore come il Suo?” (Spurgeon)
d. Poi lo portarono fuori per crocifiggerlo: Dopo la flagellazione, un uomo destinato alla crocifissione era costretto a marciare in una sorta di processione, guidato da un centurione a cavallo e da un araldo che gridava il delitto del condannato. Questo era il modo in cui Roma rendeva pubblica una crocifissione, così da far paura alla gente, in modo che si guardasse bene dall’offendere Roma.
i. Questa processione è proprio ciò a cui si riferiva Gesù quando chiedeva alle persone: Chiunque vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e Mi segua (Marco 8:34).
2. (21-23) Gesù è condotto al Golgota (in latino, Calvario).
E costrinsero un passante, un certo Simone di Cirene che tornava dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo, perché portasse la sua croce. Poi condussero Gesù al luogo detto Golgota che significa: Luogo del teschio. Gli diedero da bere del vino mescolato con mirra, ma egli non lo prese.
a. Perché portasse la sua croce: Mentre Gesù veniva condotto via per la crocifissione, fu costretto – come ogni vittima della crocifissione – a portare la trave di legno a cui Lui Stesso sarebbe stato appeso.
i. Il peso dell’intera croce di solito era intorno ai 136 chilogrammi. In genere, la vittima portava solo la traversa, che pesava dai 34 ai 57 chilogrammi. Quando la vittima portava la traversa, di solito veniva denudato e le sue mani erano spesso legate al legno.
ii. Le travi verticali erano spesso fissate in modo permanente in un luogo visibile, fuori le mura della città, vicino a una strada principale. Gesù deve essere passato più volte nelle vicinanze della trave verticale alla quale poi venne appeso.
b. E costrinsero un passante: Era usanza dei Romani far portare la croce al condannato, ma in questo caso Gesù era troppo debole per portarla. I Romani preferivano mantenere in vita la vittima fino alla sua crocifissione, perché una crocifissione pubblica era una buona pubblicità per Roma. Quando Gesù cadde sotto il peso della croce, nessun Romano lo aiutò a portarla. Il centurione aveva il diritto di costringere un ebreo locale ad aiutarlo a portare la croce, ma un tale oltraggio poteva portare a un tumulto o a una sommossa. La soluzione migliore era quella di far portare la croce a uno sconosciuto. Così trovarono uno straniero (Simone di Cirene, in Nord Africa) e lo obbligarono ad aiutarlo.
i. Simone stava probabilmente visitando Gerusalemme come pellegrino durante il periodo pasquale, dopo essere partito dalla sua terra natale (a oltre 1250 chilometri di distanza, dall’altra parte del Mar Mediterraneo). Sapeva poco o niente di Gesù e non desiderava essere associato a quest’Uomo che era stato condannato a morire come un criminale.
ii. Eppure, i Romani erano la legge e Simone non aveva scelta: costrinsero un passante […] perché portasse la Sua croce. Spesso siamo benedetti dalle cose che siamo costretti a fare. Simone non voleva portare questa croce e probabilmente se ne risentì terribilmente quando gli venne chiesto di farlo. Tuttavia, probabilmente diventò il momento più speciale e memorabile della sua vita.
iii. Padre di […] Rufo: A quanto pare Rufo era conosciuto nella chiesa primitiva ed era lui stesso un cristiano. Se questo Rufo è lo stesso menzionato in Romani 16:13, possiamo concludere che Simone finì per capire fino in fondo che cosa significasse veramente prendere la propria croce e seguire Gesù. Forse i suoi figli erano diventati dei capi tra i primi cristiani.
iv. “Si chiamava Simone: e dov’era quell’altro Simone? Che silenzioso ma forte rimprovero sarebbe stato per lui. Simon Pietro, Simone figlio di Giona, dov’eri? Un altro Simone ha preso il tuo posto. A volte i servitori del Signore sono nascosti quando dovrebbero essere in prima linea, ed Egli trova altri che lo possano servire in quel momento. Se ci siamo mai trovati in questa situazione, questo dovrebbe servire come dolce rimprovero per il resto della nostra vita. Fratelli e sorelle, state al vostro posto e non lasciate che un altro Simone lo occupi.” (Spurgeon)
c. Condussero Gesù: Marco 15:20 dice che lo portarono fuori per crocifiggerlo. Ma in Marco 15:22 la situazione era cambiata: condussero Gesù al luogo detto Golgota. Gesù era in grado di camminare quando lasciò il processo davanti a Pilato, ma prima di raggiungere il Golgota riusciva a malapena a camminare – Lo dovettero condurre.
i. “Sembrerebbe che Gesù fosse così indebolito dalla fatica degli ultimi giorni e dalla flagellazione, che non riusciva a camminare, per non parlare poi di riuscire a portare la croce. Doveva essere condotto allo stesso modo in cui gli erano stati condotti i malati (Marco 1:32).” (Bruce)
ii. “Queste due parole sono solo un piccolo spiraglio sul grandissimo sfinimento fisico del Salvatore in quest’ora di massima agonia. Vedete, quando uscì dal pretorio, lo stavano scortando; quando giunsero al Golgota, lo dovettero sostenere.” (Morrison)
d. Al luogo detto Golgota: C’era un luogo specifico proprio fuori dalle mura della città di Gerusalemme dove le persone venivano crocifisse e dove Gesù morì per i nostri peccati, dove fu compiuta la nostra salvezza. Era il Luogo del teschio; era il luogo dove venivano crocifissi i criminali.
i. C’è qualche controversia sull’esatta posizione storica del Golgota. Sappiamo che era fuori dalle mura della città e che era associato a un certo luogo del teschio. L’attuale chiesa del Santo Sepolcro fu costruita sul luogo che si crede fosse il Calvario nel IV secolo, ma alcuni ricercatori preferiscono il sito noto come Tomba del Giardino o Calvario di Gordon, che si trova in cima a una collina che assomiglia notevolmente a un teschio, ed è vicino ad antiche tombe da giardino. La maggior parte degli studiosi considera la Chiesa del Santo Sepolcro più accurata, ma in molti affermano che il Calvario di Gordon potrebbe essere la vera posizione del posto in cui Gesù venne crocifisso.
ii. Luogo del teschio: alcune persone pensano che fosse chiamato Golgota perché era pieno di teschi di uomini precedentemente giustiziati. Alcuni pensano che fosse chiamato Golgota perché era su una collina che, grazie a un gioco di luci e ombre, sporgenze e rientranze, sembrava avere la forma di un teschio. Altri ancora pensano che fosse chiamato Golgota perché la collina era arida, liscia e rotonda come la parte superiore di un teschio.
e. Ma egli non lo prese: Gesù rifiutò qualsiasi sostanza che avrebbe intorpidito il Suo dolore. Scelse di affrontare l’agonia della croce con mente lucida e senza l’uso di farmaci.
i. “Secondo un’antica tradizione, le donne rispettabili di Gerusalemme fornivano una bevanda narcotica ai condannati a morte per diminuire la loro sensibilità al dolore lancinante… Questa pratica compassionevole ebbe inizio in risposta all’ingiunzione biblica di Proverbi 31:6-7: ‘Date bevande inebrianti a chi sta per perire, e del vino a chi ha il cuore amareggiato. Beva per dimenticare la sua povertà e non ricordarsi più dei suoi guai.’” (Lane)
ii. “Il vino acido locale era ‘corretto’ con la mirra; sembrerebbe che nonostante questo desse un sapore amaro al vino, offrisse anche un effetto soporifero. Così si spiega il riferimento al “fiele” … Non voleva prendere nessun anestetico; tutte le Sue facoltà dovevano essere limpide per ciò che gli stava dinanzi.” (Cole)
iii. “Fu forse per amore della sofferenza che rifiutò quindi la coppa del vino? Ah no; Cristo non amava la sofferenza. Amava le anime, ma come noi si allontanava dalla sofferenza, non la amò mai… Perché, allora, scelse di soffrire? Per due ragioni: perché questa sofferenza massima era necessaria per il compimento dell’espiazione, che salva in modo massimo; e perché questa sofferenza massima era necessaria per perfezionare il Suo carattere di ‘Sommo Sacerdote misericordioso’ che ha compassione delle anime che hanno passato il massimo delle miserie; affinché sappia soccorrere coloro che sono tentati.” (Spurgeon)
3. (24-26) La crocifissione di Gesù Cristo.
E, dopo averlo crocifisso, spartirono le sue vesti, tirandole a sorte, per sapere che cosa toccasse a ciascuno. Era l’ora terza quando lo crocifissero. E l’iscrizione che indicava il motivo della condanna, posta sopra lui, diceva: “Il re dei Giudei”.
a. Spartirono le sue vesti: Questo era l’adempimento della profezia del Salmo 22: Spartiscono fra loro le Mie vesti e tirano a sorte la Mia tunica. (Salmo 22:18).
i. “Di solito gli uomini venivano crocifissi nudi (Artemidoro II, 61). La sensibilità ebraica, tuttavia, imponeva che gli uomini non potessero essere pubblicamente giustiziati completamente nudi e che agli uomini condannati alla lapidazione fosse permesso un canovaccio intorno ai fianchi (M. Sanhedrin VI, 3). Non è noto se i Romani fossero rispettosi dei sentimenti ebraici su questo argomento.” (Lane)
b. Dopo averlo crocifisso: Ai tempi in cui fu scritto il Nuovo Testamento, la pratica della crocifissione non aveva bisogno di spiegazioni. Secoli dopo, non abbiamo problemi a capire che cosa succedeva quando qualcuno veniva crocifisso.
i. “Sebbene i Romani non abbiano inventato la crocifissione, la perfezionarono e la usarono come una forma di tortura e pena capitale, il cui obiettivo era una morte lenta con il massimo del dolore e della sofferenza.” (Edwards)
ii. La schiena della vittima veniva prima squarciata dalla flagellazione, poi il sangue coagulato veniva nuovamente squarciato quando i vestiti venivano strappati dal suo corpo. Quando la vittima veniva gettata a terra per fissare le mani alla traversa, le ferite venivano di nuovo squarciate e infettate dalla sporcizia. Poi, mentre era appeso alla croce, ogni respiro faceva raschiare le ferite dolorose sulla schiena contro il legno ruvido della trave verticale.
iii. Quando il chiodo veniva piantato attraverso i polsi, recideva il grande nervo mediano che va alla mano. La ferita di questo nervo produceva fitte lancinanti e un bruciore immenso in entrambe le braccia; come conseguenza, le mani della vittima a volte si chiudevano in una presa simile a quella di un artiglio.
iv. Al di là del dolore lancinante, la posizione del corpo sulla croce rendeva molto difficile la respirazione. Il peso del corpo che si abbassava sulle braccia e sulle spalle ti faceva sentire come se potessi inspirare ma non espirare. La mancanza di ossigeno portava a forti crampi muscolari, che rendevano la respirazione ancora più difficile. Per respirare bene bisognava puntare contro i piedi e flettere i gomiti, tirando dalle spalle. Mettere il peso del corpo sui piedi trafitti dai chiodi produceva un dolore intenso, e flettere i gomiti faceva attorcigliare le mani appese ai chiodi. In aggiunta, sollevando il corpo per un respiro, le ferite aperte sulla schiena raschiavano contro il palo di legno ruvido. Ogni sforzo per ottenere un respiro adeguato era angosciante, estenuante e portava a una morte più rapida.
v. “Non di rado, gli insetti si posavano o si insinuavano nelle ferite aperte o negli occhi, nelle orecchie e nel naso della vittima morente e indifesa; anche gli uccelli rapaci venivano a lacerare queste parti del corpo. Inoltre, era consuetudine lasciare il cadavere sulla croce perché venisse divorato da animali predatori.” (Edwards)
vi. La morte per crocifissione poteva avvenire in molti modi diversi:
· Shock acuto da perdita di sangue.
· Soffocamento (incapacità di respirare a causa dell’estrema debolezza)
· Disidratazione.
· Attacco cardiaco, indotto dallo stress.
· Infarto causato da scompenso cardiaco congestizio.
Tuttavia, se la vittima non moriva abbastanza rapidamente, le venivano spezzate le gambe: in questo modo non le sarebbe più stato possibile respirare.
vii. Vogliamo sapere quanto fosse terribile la crocifissione? La parola italiana “escruciare” viene dal latino “excrucio” e significa “torturare”. “Immagina quanto deve essere atroce il peccato agli occhi di Dio, da richiedere un tale sacrificio!” (Clarke)
c. Dopo averlo crocifisso: Ai tempi di Gesù, la crocifissione era conosciuta come una pratica orribile, eppure i Romani erano soliti giustiziare molti criminali che non erano cittadini romani. Nessun cittadino romano poteva essere crocifisso se non per ordine diretto di Cesare; la crocifissione era riservata ai peggiori criminali e alle classi più basse.
i. Lo statista romano Cicerone disse: “È un reato imprigionare un cittadino romano; flagellarlo è un atto di malvagità; giustiziarlo è quasi un assassinio: che dire di crocifiggerlo? Si tratta di un atto così abominevole che è impossibile trovare una parola adeguata che possa esprimerlo.” Lo storico romano Tacito descrisse la crocifissione come “una tortura adatta solo agli schiavi”.
d. Era l’ora terza: Questo è un punto problematico, perché Giovanni 19:14 dice che era all’ora sesta (verso mezzogiorno) quando Pilato pronunciò il verdetto. Alcuni pensano che Giovanni e Marco contassero le ore in modo diverso; alcuni pensano che la differenza sia dovuta a un errore di un trascrittore; altri ancora pensano che sia una postilla (un’aggiunta ben intenzionata da parte di un antico trascrittore).
e. E l’iscrizione che indicava il motivo della condanna, posta sopra lui, diceva: “Il re dei Giudei”: “L’iscrizione era stata formulata per trasmettere un pacato insulto alle pretese ebraiche e per deridere tutti i tentativi degli ebrei di affermare una sorta di sovranità da parte di un territorio suddito.” (Lane)
i. “Può darsi che il messaggio di questa iscrizione sia stata proprio la scintilla che ha suscitato le speranze del ladrone pentito. Potrebbe aver pensato: ‘Se si chiama Gesù, allora è un Salvatore. Se è di Nazareth, allora è Uno che si identifica con le persone emarginate. Se ha un regno, allora forse c’è posto per me!’” (Wiersbe)
4. (27-32) Gesù viene deriso sulla croce.
Crocifissero pure con lui due ladroni, uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. Così si adempì la Scrittura che dice: «Egli è stato annoverato fra i malfattori». E coloro che passavano lì vicino lo ingiuriavano, scuotendo il capo e dicendo: «Eh, tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo riedifichi, salva te stesso e scendi giù dalla croce!». Similmente anche i capi dei sacerdoti con gli scribi, beffandosi, dicevano tra di loro: «Egli ha salvato gli altri, e non può salvare sé stesso. Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, affinché lo vediamo e crediamo». Anche quelli che erano stati crocifissi con lui, lo ingiuriavano.
a. Anche quelli che erano stati crocifissi con lui, lo ingiuriavano: Gesù fu deriso anche da quelli crocifissi insieme con Lui; eppure uno dei criminali che lo aveva preso in giro trovò la fede salvifica in Gesù (Luca 23:39-43).
b. E coloro che passavano lì vicino lo ingiuriavano: Gesù non solo dovette sopportare scherni e umiliazioni da parte dei soldati romani pagani, ma anche da parte dei capi religiosi. Lo ingiuriavano, scuotendo il capo […] beffandosi, dicevano tra di loro: «Egli ha salvato gli altri, e non può salvare sé stesso».
i. Lo studioso greco A.T. Robinson dice che l’azione descritta dal termine beffandosi in Marco 15:31 equivale all’“agire come bambini sciocchi che trovano gusto nel prendersi in giro a vicenda”. Era già grave il fatto che il Figlio di Dio era venuto sulla terra e che gli uomini lo stessero uccidendo nel modo più barbarico. Ma quel che è peggio, è che i peccatori provarono piacere nel farlo.
ii. Il Cristo, […] scenda ora dalla croce, affinché lo vediamo e crediamo: è proprio perché non è sceso che noi crediamo in Lui. Gesù ha fatto qualcosa di più grande che scendere dalla croce: è risorto dai morti. Eppure, essi non credevano nemmeno allora. Tuttavia, molti dei sacerdoti alla fine credettero: e anche un gran numero di sacerdoti ubbidiva alla fede. (Atti 6:7)
c. Egli ha salvato gli altri: “Era un fatto che nemmeno loro potevano negare. Ovunque, a Gerusalemme, in tutte le città, paesi e villaggi della campagna, molti erano stati salvati da Lui.” (Morgan)
5. (33-37) Le ultime parole di Gesù dalla croce.
Poi, venuta l’ora sesta, si fece buio su tutto il paese fino all’ora nona. E all’ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lammà sabactanì?». Che, tradotto vuol dire: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». E alcuni degli astanti, udito ciò, dicevano: «Ecco, egli chiama Elia!». Allora uno di loro accorse, inzuppò una spugna nell’aceto e, postala su una canna, gli diede da bere, dicendo: «Lasciate; vediamo se viene Elia a tirarlo giù». Ma Gesù, emesso un forte grido, rese lo spirito.
a. Si fece buio su tutto il paese: Questa straordinaria oscurità mostrava l’agonia della creazione stessa nella sofferenza del Creatore. “Origene (Contra Celsus, ii, 33) ed Eusebio (Cron.) citano lo scritto di Flegonte (uno storico romano) nel quale fa menzione di una straordinaria eclissi solare e di un terremoto che ebbero luogo intorno al tempo della crocifissione.” (Geldenhuys)
i. Luca ci dice che il sole si oscurò (Luca 23:45), ma Marco chiarisce che rimase buio per tre ore (si fece buio su tutto il paese fino all’ora nona).
ii. Clarke dice che lo storico romano Flegonte scrisse: “Nel quarto anno della 202ª Olimpiade, ci fu una straordinaria eclissi solare: all’ora sesta, il giorno si trasformò in notte oscura, così che si videro le stelle del cielo; e ci fu un terremoto.”
iii. Ciò è particolarmente notevole perché durante la luna piena – in cui si celebrava sempre la Pasqua – è impossibile un’eclissi naturale del sole. Questo fu uno straordinario miracolo visibile nei cieli.
b. Dio mio, Dio mio: Citando il Salmo 22, Gesù dichiarò di aver compiuto quel passaggio, sia nella Sua agonia che nella Sua vittoria.
c. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Gesù conobbe grande dolore e sofferenza (sia fisica che emotiva) nella Sua vita, ma non conobbe mai la separazione da Suo Padre. Ora invece stava vivendo quella separazione. È significativo notare che Gesù si sentiva giustamente abbandonato da Dio Padre in questo momento.
i. Questo accadde nel senso che Egli ha fatto essere peccato per noi Colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in Lui (2 Corinzi 5:21). Gesù non solo dovette sopportare l’allontanamento della comunione del Padre, ma anche il riversamento dell’ira del Padre su di Lui, che era diventato sostituto dell’umanità peccatrice.
ii. Per quanto fosse orribile, tutto ciò adempì il piano di redenzione – buono e amorevole – di Dio. Pertanto, Isaia poteva dire: Ma piacque all’Eterno di percuoterlo (Isaia 53:10).
iii. Allo stesso tempo, non possiamo dire che la separazione tra il Padre e il Figlio sulla croce fosse completa, perché come dice 2 Corinzi 5:19, Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo sulla croce.
iv. Da Throned Upon the Awful Tree (John Ellerton, 1875)
Seduto sul trono di quel legno di terrore,
Io veglio con te, o Re del dolore.
Le tenebre velano l’angoscia sul Tuo volto;
Chi può toccare le afflizioni che l’han colto?
Nessuno può dire quali dolori sconosciuti
In silenzio e in solitudine hai sostenuti.
Tre ore di terrore, senza aprir bocca,
Contro la malvagità è incalzata la lotta.
Da solo, contro l’umano peccato,
L’oscurità tutt’attorno T’aveva accerchiato,
Finché giunta non fosse l’ora stabilita,
E l’Agnello di Dio, deposta la vita.
d. Inzuppò una spugna nell’aceto: “L’aceto era il vino acido, e non era solo la razione del soldato, ma era impiegato nell’uso quotidiano… E questo sembra un avvenimento ben diverso dall’offerta ufficiale di vino narcotico, presentato precedentemente nel versetto 23.” (Cole)
i. “Un aceto fatto di vino acido viene menzionato nell’Antico Testamento come bevanda rinfrescante (Numeri 6:3; Rut 2:14); anche nella letteratura greca e romana è presentato come una bevanda comune, apprezzata da operai e soldati perché alleviava la sete in modo più efficace dell’acqua e allo stesso tempo era poco costoso.” (Lane)
e. Lasciate; vediamo se viene Elia a tirarlo giù: Purtroppo Gesù fu frainteso e deriso fino alla fine. Questi spettatori che se ne stavano lì a guardare Gesù sulla croce conoscevano la Bibbia quanto basta da fraintenderla completamente, e specularono in modo esagerato, tanto da pensare che Elia potesse venire a salvare Gesù.
i. Mentre Gesù era appeso alla croce, i Suoi ascoltatori lo fraintesero, prendendo solo una parte di quel che disse e non il suo insieme. Gesù disse: “Eloì, Eloì, lammà sabactanì?” Non solo si sbagliarono su quello che avevano sentito (Gesù infatti aveva detto, “Eloì” non “Elia”), ma si erano anche limitati ad ascoltare solo una parola di ciò che aveva detto. Questo non è l’atteggiamento di un vero seguace di Gesù; non possiamo limitarci ad ascoltare solo una parola da Gesù, ma anche ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
ii. Una delle prime cose che conosciamo sul conto di Gesù è che fu frainteso. Quando Giuseppe e Maria lo lasciarono a Gerusalemme, non capirono che doveva occuparsi degli affari di Suo Padre. E ora, alla fine del Suo ministero terreno, fu frainteso anche sulla croce.
f. Gesù, emesso un forte grido, rese lo spirito: La maggior parte delle vittime della crocifissione trascorreva le ultime ore in completo sfinimento o in uno stato di incoscienza prima della morte. Tuttavia, non fu così per Gesù: sebbene tremendamente torturato e indebolito, Egli era cosciente e in grado di parlare fino al momento della Sua morte.
i. Giovanni 19:30 ci dice cosa disse Gesù quando emise un forte grido: È compiuto, che nell’antica lingua greca viene espresso in un’unica parola, tetelestai. Questa parola antica significa “Pagato per intero”. Questo è il grido di un vincitore, perché Gesù ha pagato in pieno il debito di peccato che avevamo e ha portato a termine lo scopo eterno della croce.
ii. Ad un certo punto prima che morisse, prima che il velo del tempio si squarciasse in due, prima che gridasse È compiuto, ebbe luogo un’impressionante transazione spirituale. Dio Padre ripose su Gesù tutta la colpa e l’ira meritati dal nostro peccato, e Gesù le portò su di Sé perfettamente, soddisfacendo totalmente l’ira di Dio verso di noi.
iii. Per quanto orribile fosse la sofferenza fisica di Gesù, questa sofferenza spirituale, cioè il giudizio che cadde su di Lui al posto nostro, per i nostri peccati, era ciò che Gesù temeva di più riguardo alla croce. Questo era il calice – il calice della giusta ira di Dio – che Gesù tremò nel bere (Luca 22:39-46; Salmo 75:8; Isaia 51:17 e Geremia 25:15). Sulla croce Gesù divenne, per così dire, un nemico di Dio che fu giudicato e costretto a bere il calice dell’ira del Padre. Lo fece in modo che noi non dovessimo bere quel calice.
iv. “Lettore! Una goccia di questo calice porterebbe la tua anima alla rovina infinita, e queste agonie annienterebbero l’universo. Egli soffrì da solo: perché non c’era nessuno con Lui; perché le Sue sofferenze dovevano espiare i peccati del mondo: e nell’opera della redenzione non aveva alcun soccorritore.” (Clarke)
v. La morte di Gesù sulla croce è stata ed è la dimostrazione ultima dell’amore di Dio verso tutta l’umanità (Romani 5:8). È la potenza di Dio che si trasforma in salvezza, anche se sembra follia a coloro che la rifiutano (1 Corinzi 1:18). Alla croce, Gesù cancellò ogni traccia del nostro peccato e della nostra ribellione contro Dio, inchiodandola alla croce (Colossesi 2:14). Se Gesù non avesse patito la croce, avremmo potuto dire che c’è un limite all’amore di Dio, che c’era qualcosa che Dio avrebbe potuto fare ma non era stato disposto a fare per dimostrare il Suo amore per l’uomo.
6. (38-41) I risultati visibili, immediati della morte di Gesù.
Allora il velo del tempio, si squarciò in due, dall’alto in basso. E il centurione che stava di fronte a Gesù, visto che dopo aver gridato così aveva reso lo spirito, disse: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio». Vi erano pure delle donne che guardavano da lontano; fra di esse vi erano Maria Maddalena e Maria madre di Giacomo il minore e di Iose e Salome, che lo seguivano e lo servivano quando era in Galilea; e ce n’erano molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
a. Il velo del tempio, si squarciò in due, dall’alto in basso: Lo strappo del velo del tempio significava che ora l’uomo aveva libero accesso al trono della grazia per mezzo della croce e che nessuno doveva più pensare che Dio abitasse nei templi costruiti dagli uomini.
i. È significativo notare che quando il muro di separazione tra Dio e l’uomo fu rimosso, il velo venne strappato dall’alto in basso. Fu Dio a strapparlo dal cielo e non l’uomo a strapparlo dalla terra.
b. Veramente quest’uomo era Figlio di Dio: Il centurione vide Gesù per chi era veramente ed è un’immagine di tutti coloro che vengono a Cristo attraverso la croce. Lì, la gente vide che Gesù era Figlio di Dio e questo adempì la promessa di Gesù: Ed io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a Me (Giovanni 12:32).
i. Questo centurione aveva senz’altro visto molte altre persone crocifisse, eppure c’era qualcosa di così straordinario in Gesù che lo portò a dire qualcosa che non avrebbe potuto dire sul conto di nessun altro.
c. Vi erano pure delle donne che guardavano da lontano: Finalmente si rivelano i discepoli più fedeli di Gesù. Erano le Sue seguaci: Maria Maddalena e Maria madre di Giacomo il minore e di Iose e Salome e molte altre.
7. (42-47) La sepoltura di Gesù.
Poi, avvicinandosi ormai la sera, poiché era la Preparazione, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, un rispettabile membro del consiglio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato e domandò il corpo di Gesù. E Pilato si meravigliò che fosse già morto. E, chiamato il centurione, gli domandò se fosse morto da molto tempo. E, rassicurato dal centurione, concesse il corpo a Giuseppe. E questi, comperato un lenzuolo e deposto Gesù dalla croce, lo avvolse nel lenzuolo e lo mise in un sepolcro che era stato scavato nella roccia; poi rotolò una pietra davanti all’entrata del sepolcro. E Maria Maddalena e Maria, madre di Iose, osservavano dove egli veniva deposto.
a. Giuseppe d’Arimatea, un rispettabile membro del consiglio: A quanto pare questo Giuseppe non aveva detto niente quando il consiglio aveva condannato a morte Gesù (Marco 15:1). Anche se in quel momento forse si era tirato indietro, non si vergognò di essere dalla parte di Gesù nella Sua morte.
i. “Nelle ore di crisi sono spesso i Pietro che hanno giurato fedeltà a Gesù con grandi gesti e tanta fiducia in sé stessi che deludono, e sono i seguaci segreti e silenziosi del Maestro (come Giuseppe, Nicodemo e le donne) che non esitano a servirlo con amore, a qualunque costo.” (Geldenhuys)
ii. Giuseppe non servì Gesù in molti modi, ma Lo servì in modi che nessun altro avrebbe fatto o avrebbe potuto fare. Non era possibile per Pietro, Giacomo, Giovanni, o anche per le molte donne che servivano Gesù, procurargli una tomba, ma Giuseppe aveva i mezzi per farlo e lo fece. Dobbiamo servire Dio in qualunque modo ci è possibile.
b. Andò coraggiosamente da Pilato e domandò il corpo di Gesù: Di solito, i corpi dei criminali crocifissi venivano lasciati sulle croci a marcire o a essere mangiati dagli animali predatori. Tuttavia, gli ebrei non volevano che un simile orrore accadesse durante il periodo della Pasqua ebraica, ed era noto che i Romani concedessero un cadavere ad amici o parenti perché ricevesse una degna sepoltura.
i. “Nell’antichità l’esecuzione di un condannato a morte non segnava il momento finale della sua umiliazione. Il diritto romano dettava la perdita di tutti gli onori nella morte, e anche il diritto alla sepoltura era determinato dal decreto del magistrato… Non era affatto raro che un corpo fosse lasciato su una croce a marcire o ad essere divorato da uccelli o animali predatori.” (Lane) Non era insolito concedere la salma a un amico o a un parente perché venisse sepolto, ma doveva essere fatta una richiesta al magistrato romano. Anche il destino di un cadavere giustiziato era nelle sue mani.
ii. Naturalmente, Giuseppe andò incontro a un rischio con questa richiesta. Rischiava l’ostilità o il disprezzo di Pilato, ma a Giuseppe importava poco. “Non c’è in te un sacro coraggio? Non mi dire che nonostante Dio si sia comportato così bene con te e si sia fidato di te così generosamente, tu Lo ripagherai rinnegando Suo Figlio, mettendo a tacere la tua coscienza e voltando le spalle alla verità, e tutto questo per non compromettere la tua posizione nella società? So che può sembrare difficile essere emarginati dalla società, o avere il dito di disprezzo puntato su di te; ma inchinarsi davanti a questo timore egoistico è poco degno di un uomo, e del tutto vergognoso per un cristiano.” (Spurgeon)
c. E Pilato si meravigliò che fosse già morto: In genere, la crocifissione era una morte lunga e angosciosa, eppure Gesù morì nel giro di poche ore. Tuttavia, possiamo essere ben certi che fosse davvero morto perché la morte fu confermata da un attento esame da parte dei testimoni oculari (Giovanni 19:31-36).
i. Rassicurato dal centurione: Pilato indagò personalmente sulla questione della morte di Gesù e trovò una testimonianza oculare affidabile, quella del centurione, che aveva assistito forse a centinaia di crocifissioni e sapeva se un uomo era morto o no. “Un comandante romano aveva visto troppi morti per non essere certo di un fatto del genere.” (Cole)
d. Lo avvolse nel lenzuolo: Dal momento che il sabato era vicino, non furono in grado di preparare adeguatamente il corpo di Gesù per la sepoltura. Quindi, in seguito a una preparazione frettolosa, il corpo di Gesù fu posto in una tomba presa in prestito.
e. Lo mise in un sepolcro: Tombe come questa erano molto costose, ed era un grande sacrificio per Giuseppe d’Arimatea rinunciare alla sua. Ma Gesù aveva bisogno della tomba solo per pochi giorni.
© 2022 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com