Marco 14




Marco 14 – Il Tradimento, l’Arresto e il Processo di Gesù

A. Preparativi per la morte.

1. (1-2) I governanti decidono di uccidere Gesù.

Ora, due giorni dopo era la Pasqua e la festa degli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di prendere Gesù con inganno e ucciderlo. Ma dicevano: «Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo».

a. Ora, due giorni dopo era la Pasqua: Il tempo è significativo, non solo perché c’era una grande attesa del Messia durante la Pasqua, ma Gerusalemme era anche piena di gente che aspettava il Messia. Dal momento che la Pasqua ebraica ricordava il tempo in cui Dio aveva fatto sorgere un grande liberatore e aveva liberato Israele da un’oppressione straniera, era un momento di grande trepidazione patriottica e Messianica. I Romani erano all’erta e pronti ad intervenire qualora ci fosse un qualsiasi accenno di rivolta.

i. Ci si preparava per la Pasqua in ogni modo possibile. A partire da un mese prima della ricorrenza, in ogni sinagoga e scuola ebraica veniva spiegato il significato della Pasqua, affinché nessuno si trovasse impreparato. Nell’affluire a Gerusalemme, i pellegrini avrebbero notato che ogni tomba che si trovava nei pressi di una strada era dipinta con calce fresca: in questo modo avrebbero evitato di contaminarsi se inavvertitamente ne avessero sfiorata una.

ii. Ogni ebreo maschio che abitava entro 15 miglia da Gerusalemme doveva recarsi a Gerusalemme per la Pasqua. Molti altri venivano da posti molto più lontani, come la Galilea. Molte persone che avevano sentito e visto Gesù nella regione della Galilea adesso si trovavano qui, ed avevano grande rispetto e grande aspettativa nei Suoi confronti.

iii. La festa di Pasqua e la festa degli Azzimi si svolgevano una dopo l’altra. “L’abitudine popolare era che le due feste venissero unite e trattate per scopi pratici come la ‘festa della Pasqua’, che si protraeva per sette giorni.” (Lane)

b. Cercavano il modo di prendere Gesù con inganno: Il fatto che i capi dei sacerdoti e gli scribi stavano tramando l’omicidio di un innocente dimostra che non temevano Dio. Tuttavia, temevano il popolo (perché non succeda un tumulto di popolo). Questi capi religiosi non avevano paura di uccidere il Figlio di Dio, ma credevano di doverlo fare in un modo politicamente intelligente.

c. Non durante la festa: I leader religiosi non volevano uccidere Gesù durante la festa di Pasqua, ma finirono per farlo ugualmente durante quel periodo. Questo mostra chiaramente che Gesù aveva il controllo, e sebbene i capi religiosi agissero secondo l’inclinazione dei loro cuori malvagi, le loro azioni portarono comunque all’adempimento della profezia e del piano di Gesù.

i. Leggendo Giovanni 11:57 sembra che i capi religiosi originariamente intendessero catturare Gesù durante la festa. Quando però videro la popolarità di Gesù durante il Suo ingresso trionfale a Gerusalemme e la Sua autorità sul monte del tempio, cambiarono idea e decisero di farlo dopo la festa. Il loro piano cambiò di nuovo quando Giuda si offrì volontario per organizzare un arresto privato e inosservato.

2. (3) La donna unge Gesù con del profumo.

Ora egli, trovandosi a Betania in casa di Simone il lebbroso, mentre era a tavola, entrò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato di autentico nardo, di grande valore; or ella, rotto il vaso di alabastro, glielo versò sul capo.

a. Entrò una donna: Quando Giovanni racconta questo evento (Giovanni 12:1-8) ci dice che si trattava di Maria di Betania, sorella di Lazzaro e Marta.

i. Questo evento non è lo stesso della donna peccatrice che portò un vaso di alabastro che conteneva un unguento, con il quale – dopo aver rotto il vaso – unse i piedi di Gesù. Anche quell’episodio fu importante e prezioso, ma era diverso in quanto la donna si era sentita sopraffatta dal proprio senso di peccato e di adorazione per il suo Signore, un Signore che perdona. Qui invece, Maria sembra concentrata solo su Gesù, nemmeno sul suo peccato perdonato. È una cosa straordinaria amare Gesù per tutto quello che ha fatto per noi; può essere ancora più straordinario amarlo semplicemente per Chi è in tutta la Sua meraviglia e maestosità.

b. Con un vaso di alabastro di olio profumato di autentico nardo, di grande valore: Si trattava di una dimostrazione stravagante di devozione nei confronti di Gesù. Spesso spezie e unguenti venivano usati come un investimento, perché erano piccoli, trasportabili e facilmente vendibili.

i. “All’inizio del I secolo, Plinio il Vecchio osservò che ‘l’unguento migliore si conserva nell’alabastro.’ Il valore del profumo, e il fatto che sia stato identificato come nardo, fa pensare che fosse un cimelio di famiglia che si tramandava di generazione in generazione, di madre in figlia.” (Lane)

c. Ella, rotto il vaso di alabastro, glielo versò sul capo: Il vaso era una piccola bottiglia con un collo sottile; rompendo il collo della bottiglia il vaso si aprì. Le parole di Marco indicano che la donna versò l’intero contenuto della bottiglia sulla testa di Gesù.

i. Quando un ospite arrivava per un pasto, era consuetudine ungere la testa dell’ospite con una piccola quantità di olio. Ecco, questa donna andò ben oltre il consueto saluto. Essa versò l’intero contenuto del vaso di alabastro di olio profumato di autentico nardo, di grande valore sulla testa di Gesù.

ii. Questo fu un atto meraviglioso e profondo da parte di Maria. Gesù era appena entrato a Gerusalemme come un Re, e i re non dovrebbero forse essere unti? Maria lo aveva capito, ma i discepoli no.

iii. Maria lo fece senza dire una parola. Deduciamo che sua sorella Marta era quella più propensa al parlare, ma Maria era quella più propensa all’agire. Non annunciò a nessuno che cosa avrebbe fatto e mentre lo faceva non si mise a spiegare le proprie azioni. Non spiegò quello che fece nemmeno dopo aver finito: lo fece e basta.

iv. “Se tutti potessimo fare di più e parlare di meno, sarebbe una benedizione almeno per noi stessi, e forse anche per gli altri. Cerchiamo di fare del nostro meglio affinché il nostro lavoro al nostro servizio del Signore sia sempre più nascosto; quanto al desiderio orgoglioso di catturare lo sguardo dell’uomo: cerchiamo di evitarlo.” (Spurgeon)

v. Quando Maria ebbe finito, non guardò i discepoli per chiedere il loro parere su ciò che aveva fatto. “Dovresti elevarti al di sopra di tale futile dipendenza dall’opinione umana; che cosa ti importa di quello che pensa colui che presta servizio con te? Dovrebbe interessarti solo quello che pensa il tuo Maestro. Se hai fatto una cosa buona falla di nuovo. Conosci la storia dell’uomo che va a cavallo dal capitano e dice: ‘Signore, abbiamo preso un’arma dal nemico.’ ‘Vai a prenderne un’altra’, disse l’ufficiale in carica. Questo è il miglior consiglio che posso dare a un amico che è euforico per il proprio successo. C’è ancora così tanto da fare che non abbiamo tempo per fermarci e considerare quello che è stato fatto.” (Spurgeon)

3. (4-9) I presenti reagiscono a ciò che ha fatto la donna.

Alcuni si sdegnarono fra di loro e dissero: «Perché tutto questo spreco di olio? Poiché si poteva vendere quest’olio per più di trecento denari e darli ai poveri». Ed erano indignati contro di lei. Ma Gesù disse: «Lasciatela fare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto una buona opera verso di me. Perché i poveri li avrete sempre con voi, e quando volete, potete far loro del bene; ma non avrete sempre me. Ella ha fatto ciò che poteva; ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. Ma in verità vi dico che in tutto il mondo, ovunque sarà predicato questo evangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che costei ha fatto».

a. Alcuni si sdegnarono fra di loro: Giovanni 12:1-8 ci dice che fu proprio Giuda ad essere indignato per la spesa. La sua indignazione era del tutto egoistica. Giovanni 12:6 dice: Or egli disse questo, non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro e, tenendo la borsa, ne sottraeva ciò che si metteva dentro.

i. Ed erano indignati contro di lei: È facile criticare coloro che mostrano più amore di noi nei confronti di Gesù. A volte vogliamo definire come “fanatico” qualcuno che è più devoto a Gesù di quanto lo siamo noi.

ii. Giuda potrebbe anche aver iniziato le critiche, ma presto anche altri si unirono al suo sdegno. Marco è chiaro: dice che loro erano indignati contro di lei. Tutti guardavano l’olio sul capo di Gesù e lo consideravano uno spreco. Maria probabilmente cominciava a chiedersi se avesse fatto qualcosa di male.

iii. “È interessante che la parola tradotta come ‘spreco’ in Marco 14:4 sia tradotta come “perdizione” in Giovanni 17:12 e applicata a Giuda! Giuda aveva criticato Maria per aver ‘sprecato denaro’, ma lui sprecò tutta la sua vita!” (Wiersbe)

b. Si poteva vendere quest’olio per più di trecento denari e darli ai poveri: Sembra che questa particolare bottiglietta di alabastro valesse più di un anno di salario per un operaio. “Mi sentirò sempre obbligato nei confronti di Giuda per aver calcolato il prezzo di quel vaso di nardo costoso. Anche se Giuda lo fece per biasimarla, prendiamo per corrette le cifre che ha calcolato, e quanto più lui lo considerò uno spreco, in tale misura tanto più noi rispettiamo la donna. Non avrei mai scoperto il suo valore, e nemmeno tu l’avresti saputo, se Giuda non l’avesse segnato nel suo taccuino.” (Spurgeon)

c. Lasciatela fare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto una buona opera verso di me: I discepoli pensavano che questa unzione esagerata fosse uno spreco, ma Gesù l’accolse come una buona opera. Con il suo semplice amore e la sua devozione a Gesù, Maria comprese ciò che i discepoli non riuscivano a capire: che Gesù stava per morire, e intendeva questo dono come preparazione alla Sua sepoltura.

i. Ella ha compiuto una buona opera verso di me: “In greco ci sono due parole per ‘buono’. C’è agathos, che descrive una cosa che è moralmente buona, e poi c’è kalos, che descrive una cosa che non è solo buona ma anche bella. Una cosa potrebbe essere agathos, eppure essere dura, severa, austera, poco attraente. Ma una cosa che è kalos è bella e amabile, con un certo tocco di fascino.” (Barclay)

ii. Gesù fece a Maria il complimento più grande: Ella ha fatto ciò che poteva. Dio non si aspetta da noi più di quello che possiamo fare; ma fai attenzione a non usare un metro troppo corto e finire per credere che non fare nulla sia fare ciò che puoi. “Non ci può essere encomio più alto di questo. Non tutti possono fare grandi cose per Cristo, ma è bene che ciascuno di noi faccia ciò che può, come se fatto per il Signore stesso.” (Ironside)

d. Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura: L’atto di Maria è stato ancora più prezioso perché era pianificato (ha unto in anticipo il mio corpo). Questo non era un tipo di azione spontanea, colta dal momento. Era stata accuratamente pianificata in anticipo.

i. Apparentemente, Maria ascoltava e credeva all’insegnamento di Gesù in un modo che gli altri discepoli non riuscivano a fare. Quando Gesù disse che sarebbe stato consegnato nelle mani di uomini malvagi, schernito, flagellato e crocifisso, lei gli credette. E pensò: “Se il mio prezioso Gesù sarà deriso e torturato in questo modo, allora gli voglio dare un onore speciale.”

ii. Sembra che i discepoli non volessero pensare alla morte di Gesù. Quando Pietro venne a conoscere che cosa sarebbe successo a Gesù, cercò di dissuaderlo. La devozione di Maria invece era diversa, e invece di discutere o negare la Sua morte, ne fece un’occasione di profonda devozione.

iii. “Nulla da vita all’uomo come un Salvatore morente. Quando ti avvicini a Cristo e ricordi la Sua opera ogni giorno, compirai azioni giuste e regali. Vieni, uccidiamo dunque il peccato, perché Cristo è stato ucciso. Vieni, seppelliamo ogni superbia, perché Cristo è stato sepolto. Vieni, risorgiamo a vita nuova, perché Cristo è risorto. Uniamoci al nostro Signore crocifisso nel So grande scopo – vivere con Lui e morire con Lui: allora tutte le azioni della nostra vita diventeranno meravigliose.” (Spurgeon)

e. In tutto il mondo, ovunque sarà predicato questo evangelo: Gesù sapeva che stava per morire, ma la Sua fiducia non vacillò neanche un po’. Egli sapeva anche che sarebbe risorto dai morti e che questo evangelo sarebbe stato predicato in tutto il mondo.

f. In suo ricordo ciò che costei ha fatto: I discepoli desideravano fama e potere, ma il ricordo di questa donna durerà per sempre. Trovò la fama non perché desiderava ottenere una posizione di prestigio, ma semplicemente perché amò e servì Gesù.

i. Tutti noi guardando questa storia tendiamo a pensare nel nostro cuore: “Anche io amo Gesù. Dimmi che cosa dovrei fare per dimostrarlo.” Ma parte di ciò che ha reso l’amore di Maria così speciale è stato il fatto che ha avuto l’idea di esprimere il suo amore per Gesù in questo modo. Se questo tipo di dimostrazione ci fosse imposta, non sarebbe mai così preziosa. ‘Oh’, grida un fratello, ‘dimmi cosa posso fare per Gesù!’ No, fratello, non ti devo dire io che cosa devi fare. La parte migliore dell’intera faccenda sta nella santa ingegnosità del tuo spirito nell’inventare qualcosa per Lui che venga dalla tua stessa anima fervente.” (Spurgeon)

4. (10-11) Giuda accetta di tradire Gesù, cambiando così i piani dei governanti ebrei.

Allora Giuda Iscariota, uno dei dodici, andò dai capi dei sacerdoti, per consegnarlo nelle loro mani. Ed essi, udito ciò, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Così egli cercava un’occasione propizia per tradirlo.

a. Giuda Iscariota, uno dei dodici: Molti speculano sul movente di Giuda. Forse i suoi sentimenti furono feriti quando Gesù lo rimproverò dopo che Maria versò l’unguento sui piedi di Gesù. Forse si trattava di pura avidità. Alcuni ipotizzano che Giuda volesse forzare Gesù a manifestare apertamente la gloria Messianica.

i. Matteo 26:15 chiarisce che Giuda negoziò la vita di Gesù con i capi religiosi. Chiese loro: “Quanto mi volete dare, perché io ve lo consegni?” Per cui, di sicuro, parte della sua motivazione era pura avidità.

ii. Qualunque fosse il motivo di Giuda, era il suo motivo. Dio usò l’opera malvagia di un Satana volenteroso, che usò un Giuda volenteroso. Dio ordinò che queste cose accadessero, ma non spinse Giuda a peccare.

b. Ed essi, udito ciò, si rallegrarono: I capi religiosi volevano distruggere Gesù da molto tempo (Marco 3:6). Ora avevano un prezioso alleato: un discepolo disposto a tradirlo.

B. L’ultima Pasqua di Gesù con i Suoi discepoli.

1. (12-16) Preparazione alla Pasqua; la festa in ricordo della redenzione di Israele.

Ora, nel primo giorno della festa degli Azzimi, quando si sacrificava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a prepararti da mangiare la Pasqua?». Allora egli mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e incontrerete un uomo, che porta una brocca piena d’acqua; seguitelo. E là dove entrerà, dite al padron di casa: “Il Maestro chiede: Dov’è la stanza in cui mangerò la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli allora vi mostrerà una grande sala di sopra arredata e pronta; là apparecchiate per noi». I suoi discepoli andarono e, giunti in città, trovarono come egli aveva loro detto, e apparecchiarono la Pasqua.

a. Un uomo, che porta una brocca piena d’acqua: Questo era una cosa insolita. Erano le donne che di solito trasportavano liquidi in brocche, mentre gli uomini normalmente trasportavano liquidi in contenitori di pelle di animali. Pertanto, un uomo, che porta una brocca piena d’acqua era un segno distintivo per i discepoli.

b. Il Maestro chiede: Dov’è la stanza in cui mangerò la Pasqua con i miei discepoli? La scena qui implica discrezione, e Gesù aveva buone ragioni per prendere accordi in segreto per la Pasqua. Gesù non voleva che Giuda Lo tradisse prima che potesse condividere un ultimo discorso importante ai discepoli.

i. “Il Signore deve aver avuto molti discepoli che noi non conosciamo, sui quali poteva contare in determinati momenti perché Gli rendessero un servizio incondizionato.” (Cole)

c. E apparecchiarono la Pasqua: Sembra esserci una differenza tra i vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca) e Giovanni riguardo alla Pasqua. I vangeli sinottici implicano che Gesù fu crocifisso il giorno dopo la Pasqua e che questo pasto accadde il giorno prima. Giovanni sembra dire che Gesù fu crocifisso il giorno stesso della Pasqua, come un agnello pasquale (Giovanni 18:28 e 19:14).

i. “Forse la migliore spiegazione è che c’erano diversi calendari in uso. Gesù morì mentre le vittime della Pasqua venivano uccise secondo il calendario ufficiale, ma la sera prima aveva celebrato la Pasqua con i Suoi seguaci, secondo un calendario non ufficiale.” (Morris)

ii. Nessuno dei vangeli sinottici menziona un agnello durante il pasto pasquale. Alcuni credono che ciò sia dovuto al fatto che non potevano ottenerne uno prima del giorno “ufficiale” della Pasqua. Gesù potrebbe averlo voluto in questo modo per sottolineare l’idea che era Lui il sacrificio pasquale.

2. (17-21) Gesù dà a Giuda la possibilità di pentirsi.

Quando fu sera, egli giunse con i dodici. E, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità vi dico che uno di voi, che mangia con me, Mi tradirà». Allora essi cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l’altro: «Sono forse io?». E un altro disse: «Sono forse io?». Ed egli, rispondendo, disse loro: «È uno dei dodici che intinge con me nel piatto. Sì, il Figlio dell’uomo se ne va come sta scritto di lui, ma guai a quell’uomo per mezzo del quale il Figlio dell’uomo è tradito. Sarebbe stato meglio per lui, se quell’uomo non fosse mai nato!».

a. Egli giunse con i dodici: Al tempo della prima Pasqua, Dio comandò loro di consumare il pasto in piedi ed essere pronti a lasciare l’Egitto (Esodo 12:11). E ora che gli israeliti avevano raggiunto la Terra Promessa, potevano consumare la Pasqua da seduti o da sdraiati, perché potevano finalmente avere riposo nella terra che Dio aveva dato loro.

b. In verità vi dico che uno di voi, che mangia con me, Mi tradirà: I discepoli avevano sentito da Gesù tante cose sorprendenti, ma questa fu certamente una delle cose più sorprendenti che avessero mai sentito. Nessuno di loro sospettava di Giuda, e l’idea che uno di loro volesse tradire e uccidere Gesù doveva essergli sembrata assurda.

c. È uno dei dodici che intinge con me nel piatto: Gesù, dicendo che intinge con me, non indicò Giuda (anche se Giuda, seduto al posto d’onore, riceveva una porzione speciale del pasto). E poiché tutti i discepoli mangiavano con Lui dallo stesso piatto, quella frase non faceva altro che identificare il traditore come un amico.

i. Nella cultura mediorientale, tradire un amico dopo aver mangiato con lui era ed è considerato il peggior tipo di tradimento.

d. Ma guai a quell’uomo per mezzo del quale il Figlio dell’uomo è tradito: Giuda è giustamente considerato uno dei peccatori più famosi di tutti i tempi. Anche se le sue azioni hanno adempiuto la profezia (sì, il Figlio dell’uomo se ne va come sta scritto di lui), la malvagità del suo stesso movente lo ha condannato. Giuda non sarà mai in grado di giustificarsi davanti a Dio nel Giorno del Giudizio con la scusa: “Stavo solo adempiendo la profezia”.

i. Nell’avvertimento di Gesù vediamo un amore profondo per Giuda. Questa era la sua ultima, fugace opportunità di voltare le spalle al piano malvagio che voleva attuare. Una cosa notevole da ricordare è che Gesù amava sia Maria che Giuda. Ci verrebbe quasi da pensare che amasse Maria e odiasse Giuda, ma non era così. Se perdiamo di vista il Suo amore per Giuda – amore certamente rifiutato – se perdiamo di vista quell’amore, perdiamo di vista tutta la storia.

3. (22-25) L’Ultima Cena.

E mentre essi mangiavano, Gesù prese del pane e, dopo averlo benedetto, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. Quindi disse loro: «Questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto, che è sparso per molti. In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio».

a. Gesù prese del pane e, dopo averlo benedetto, lo spezzò: Quando il pane veniva alzato verso il cielo a Pasqua, la persona che era a capotavola diceva: “Questo è il pane di afflizione che mangiarono i nostri padri nel paese d’Egitto. Chi ha fame venga e mangi; chiunque è nel bisogno venga a mangiare la cena pasquale.”

i. Tutto ciò che si mangiava durante la cena pasquale aveva un significato simbolico. Le erbe amare ricordavano l’amarezza della schiavitù; l’acqua salata ricordava le lacrime versate sotto l’oppressione dell’Egitto. La portata principale del pasto – un agnello appena immolato per quella particolare famiglia – non simboleggiava nulla che fosse collegato alle agonie dell’Egitto: era il sacrificio per i peccati che fece passare oltre la casa della famiglia credente il giudizio di Dio.

b. Prendete, mangiate; questo è il mio corpo […] Questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto: Gesù non diede la solita spiegazione del significato di ciascun alimento. Egli ne reinterpretò il significato in Sé stesso, e l’attenzione non era più sulla sofferenza di Israele in Egitto, ma sulla sofferenza di Gesù, il quale portò su di Sé i peccati al posto loro.

c. Questo è il mio corpo: I cristiani hanno discusso per secoli sulla vera natura del pane e del calice in questa cena.

i. La Chiesa cattolica romana sostiene l’idea della transustanziazione, la quale sostiene che il pane e il vino diventano realmente il corpo e il sangue di Gesù.

ii. Martin Lutero sosteneva l’idea della consustanziazione, la quale sostiene che il pane rimane pane e il vino rimane vino, ma per fede sono come il vero corpo di Gesù. Lutero non credeva nella dottrina cattolica romana della transustanziazione, ma non si allontanava da essa.

iii. Giovanni Calvino insegnava che la presenza di Gesù nel pane e nel vino era reale, ma solo spirituale, non fisica. Zwingli insegnava che il pane e il vino sono simboli che rappresentano il corpo e il sangue di Gesù.

iv. Secondo la Scrittura, capiamo che il pane e il calice non sono semplici simboli, ma sono immagini potenti alle quali partecipare – alle quali prendere parte – mentre vediamo la Mensa del Signore come la nuova Pasqua.

d. Prendete, mangiate: Non possiamo essere così presi dal cercare di capire il significato del pane e del calice da dimenticare di fare ciò che Gesù ha comandato di fare sia con il pane che con il calice. Dobbiamo prendere e mangiare.

i. Prendete significa che non si tratta di un’imposizione: è qualcosa che scegliamo di ricevere. Mangiate significa che si tratta di qualcosa che è assolutamente vitale. Senza cibo e bevande, moriamo. Senza Gesù, moriamo. Significa anche che dobbiamo portare Gesù nella parte più intima di noi stessi.

e. Questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto, che è sparso per molti: Al di là di tutte le controversie su quali siano realmente gli elementi di questa cena e su quale sia il loro vero significato, ciò che spicca è l’annuncio che Gesù porta un nuovo patto.

i. Nessun uomo comune potrebbe mai istituire un nuovo patto tra Dio e l’uomo, ma Gesù che è il Dio-uomo ha l’autorità di stabilire un nuovo patto, sigillato con il sangue, proprio come l’antico patto era stato sigillato con il sangue (Esodo 24:8).

ii. Questo patto è incentrato su una trasformazione interiore che ci purifica da ogni peccato: Poiché Io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato (Geremia 31:34). Questa trasformazione mette in noi la Parola e la volontà di Dio: Metterò la Mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore (Geremia 31:33). Questo patto riguarda una nuova, stretta relazione con Dio: Io sarò il loro Dio ed essi saranno il Mio popolo (Geremia 31:33).

f. In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio: Gesù non ha ancora celebrato la Pasqua in cielo. Egli sta ancora aspettando che tutto il Suo popolo sia riunito a Lui e poi ci sarà una grande cena: la cena delle nozze dell’Agnello (Apocalisse 19:9). Questo è il compimento nel regno di Dio che Gesù desiderava.

4. (26-31) Gesù predice l’abbandono dei discepoli e il rinnegamento di Pietro.

E, dopo aver cantato un inno, uscirono, dirigendosi verso il monte degli Ulivi.

E Gesù disse loro: «Voi tutti sarete scandalizzati di me questa notte, perché sta scritto:

“Percuoterò il Pastore,
E le pecore saranno disperse”.

Ma dopo che sarò risuscitato, io vi precederò in Galilea». E Pietro gli disse: «Anche se tutti gli altri si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò». E Gesù gli disse: «In verità ti dico che oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte». Ma egli con più fermezza diceva: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò affatto». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

a. Dopo aver cantato un inno: Non pensiamo spesso a Gesù che canta, ma lo faceva. Alzò la voce in adorazione e venerazione di Dio Padre. Potremmo andare avanti all’infinito a chiederci come cantasse Gesù, come fosse la Sua voce, ma quello che sappiamo per certo è che cantò e non solo con la Sua voce: riempì tutto il Suo cuore con lode. Questo ci ricorda che Dio vuole essere lodato con il canto.

i. È notevole che Gesù sia riuscito a cantare durante questa specifica notte, la notte prima della Sua crocifissione. Tu saresti capace di cantare in tali circostanze? Permetterai a Gesù di guidarti nel canto di adorazione? “Cosa! Un cristiano che sta in silenzio mentre gli altri cantano in lode del loro Maestro? No; deve unirsi al canto. Satana cerca di far tacere il popolo di Dio, ma non può farlo, perché il Signore non ha un figlio muto in tutta la Sua famiglia. Tutti possono parlare e tutti possono piangere, anche se non tutti sono capaci di cantare, e penso che ci siano momenti in cui tutti possono cantare; sì, lo devono fare, poiché conosci la promessa: ‘la lingua del muto griderà di gioia.’ Sicuramente, quando Gesù dirige il coro, qualora ci dovessero essere dei fedeli che stanno in silenzio nella famiglia del Signore, devono cominciare a lodare il Suo nome.” (Spurgeon)

ii. Questo significa che dovremmo cantare per Dio nostro Padre – proprio come fece Gesù – perché Egli se ne compiace, e quando amiamo qualcuno vogliamo fare le cose che gli piacciono. Non importa se ci fa piacere o no.

iii. “Cos’è il canto se non un’espressione emotiva? Oh! Il valore e la forza dell’emozione. Le emozioni malvagie uccidono la gloria e la vita del Signore! L’emozione pura rende possibile la salvezza degli assassini.” (Morgan)

b. Dopo aver cantato un inno: È meraviglioso che Gesù abbia cantato, ma che cosa ha cantato? Un pasto pasquale terminava sempre con il canto di tre salmi noti come Hallel, Salmi 116, 117 e 118. Sicuramente le parole di questi Salmi hanno incoraggiato Gesù mentre li cantava la notte prima della Sua crocifissione.

i. “Quando Gesù si alzò per andare al Getsemani, stava cantando il Salmo 118. Questo salmo descrive in modo appropriato come Dio avrebbe guidato il suo Messia attraverso l’angoscia e la sofferenza fino alla gloria.” (Lane)

c. Uscirono, dirigendosi verso il monte degli Ulivi: “Nel Vangelo di Giovanni, dal capitolo 14 al capitolo 17 vediamo che Gesù si fermò con loro nel Cenacolo, dove fece un meraviglioso discorso e pregò. Potrebbero essere usciti in strada dopo Giovanni 14:31.” (Robertson)

i. “Il nostro Signore sapeva che era giunto il momento in cui doveva essere realmente consegnato nelle mani dei Suoi nemici. Per non arrecare alcun disturbo né al padrone di casa in cui si trovava, né alla città, sebbene fosse ormai mezzanotte, uscì dalla città.” (Ironside)

d. Voi tutti sarete scandalizzati di me questa notte: Gesù ha detto queste parole non per condannare i Suoi discepoli, ma per mostrare loro che aveva veramente il controllo della situazione, e per dimostrare che le Scritture riguardanti la sofferenza del Messia dovevano essere adempiute.

i. Questa non era la prima volta che Gesù avvertiva Pietro e gli altri discepoli che lo avrebbero abbandonato. Da un’attenta ricostruzione dei Vangeli, troviamo che Gesù li aveva avvertiti prima nel cenacolo e poi nuovamente nel giardino del Getsemani.

e. Dopo che sarò risuscitato: Questa frase mostra che Gesù stava già guardando oltre la croce. Aveva gli occhi fissi sulla gioia che gli era posta davanti (Ebrei 12:2).

f. Anche se tutti gli altri si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò: Ci chiediamo come Pietro possa mai aver detto una cosa del genere. Tragicamente, Pietro non era a conoscenza né della realtà spirituale né della battaglia spirituale che invece Gesù vide chiaramente. Pietro guardava solo a come si sentiva in quel momento, e in quel momento si sentiva piuttosto coraggioso.

i. “A volte è più facile portare un peso grande per Cristo che uno piccolo. Alcuni di noi preferirebbero morire come martiri sul rogo piuttosto che testimoniare Cristo ai loro vicini che li deridono.” (Maclaren)

g. In verità ti dico che oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte: Pietro, nonostante la sua audace proclamazione che non avrebbe mai rinnegato Gesù, avrebbe poi fallito in quello che pensava fosse il suo punto di forza: il suo coraggio e la sua audacia. Tramite questo avvertimento, Gesù diede a Pietro l’opportunità di prestare attenzione e considerare la propria debolezza.

i. Purtroppo, fu un’opportunità che Pietro non colse: Ma egli con più fermezza diceva: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò affatto» Gesù conosceva Pietro molto meglio di quanto Pietro conoscesse sé stesso e, sopravvalutandosi, egli non poteva fare altro che inciampare e cadere.

ii. Ma egli con più fermezza diceva: “Questo forte avverbio composto [si trova] solo in Marco, e probabilmente preserva precisamente l’affermazione di Pietro quando pronunciò queste parole.” (Robertson)

iii. Anche il resto dei discepoli sopravvalutò le proprie forze e non si affidò al Signore in questo momento critico: Lo stesso dicevano pure tutti gli altri. L’apostolo Paolo ci ha messo in guardia dal cadere proprio dove pensiamo di essere forti: Perciò, chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere (1Corinzi 10:12). Quando pensiamo di essere fuori dalla portata di alcuni peccati, siamo pronti per una bella caduta.

C. Preghiera e arresto di Gesù nel Getsemani.

1. (32-36) La preghiera di angoscia di Gesù.

Poi essi arrivarono ad un luogo chiamato Getsemani; ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedete qui, finché io abbia pregato». Quindi prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, e cominciò ad essere preso da timore e angoscia, e disse loro: «L’anima mia è grandemente rattristata, fino alla morte; rimanete qui e vegliate». E, andato un poco avanti, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, si allontanasse da lui quell’ora. E disse: «Abba, Padre, ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi».

a. Getsemani: Questo era un luogo appena a est dell’area del monte del tempio a Gerusalemme, oltre il dirupo della Valle del Cedron, e sulle pendici inferiori del Monte degli Ulivi. Circondato da ulivi secolari, Getsemani significa “frantoio”. Era un luogo dove le olive della zona venivano schiacciate per produrne l’olio. Qui, allo stesso modo, anche il Figlio di Dio sarebbe stato schiacciato.

b. Cominciò ad essere preso da timore e angoscia; e disse loro: «L’anima mia è grandemente rattristata, fino alla morte: Gesù sapeva qual era la volontà del Padre; eppure, accettò di sopportare questa agonia. Questo perché Gesù doveva essere un sacrificio per i peccati: non era un animale sacrificale inconsapevole. Non era una vittima delle circostanze. Decise volontariamente di dare la Sua vita.

i. Non era tanto l’orrore della tortura fisica che spaventava Gesù, ma l’orrore spirituale della croce: il fatto di essere fatto peccato (2 Corinzi 5:21). Era per questo motivo che Gesù era preso da timore e angoscia.

ii. Ebrei 5:7-8 descrive l’agonia di Gesù nel Getsemani: Nei giorni della Sua carne, con grandi grida e lacrime, Egli offrì preghiere e supplicazioni a Colui che lo poteva salvare dalla morte, e fu esaudito a motivo del Suo timore di Dio. Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì.

iii. “La Sua anima santa si ritrasse davanti all’orrore di essere fatta peccato sull’albero [della croce]. Non era la morte, ma l’ira divina contro il peccato, e tutte le nostre iniquità imputategli che riempivano la Sua anima di orrore. Non c’era conflitto di volontà.” (Ironside)

c. Abba, Padre: In questo momento di profonda angoscia, Gesù non si sentiva lontano da Dio Padre. Al contrario, si sentiva così vicino al Padre che lo chiamò con il nome Abba, un nome familiare con il quale un bambino chiama il proprio papà.

d. Allontana da me questo calice! In risposta alle preghiere profondamente sentite di Gesù, il Padre non allontanò il calice da Gesù. Fece, però, qualcos’altro: fortificò Gesù così che potesse prendere il calice e berne.

i. Ripetutamente nell’Antico Testamento, il calice è un’immagine potente dell’ira e del giudizio di Dio (Salmo 75:8; Isaia 51:17; Geremia 25:15). Gesù divenne, per così dire, un nemico di Dio, che fu giudicato e costretto a bere il calice della furia del Padre affinché noi non dovessimo bere da quel calice: questa la fonte dell’agonia di Gesù.

ii. Matteo 20:22-23 parla di un calice che anche i seguaci di Gesù devono bere. “In ogni caso, il nostro calice non potrà mai essere così profondo o amaro come era il Suo, e nel Suo calice c’erano degli ingredienti che mai si troveranno nel nostro. C’era l’amarezza del peccato, che è stata rimossa per tutti quelli che credono in Lui. C’era l’ira di Suo Padre, ma Egli bevve tutto e non lasciò nemmeno una goccia per coloro che fanno parte del suo popolo.” (Spurgeon)

e. Però non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi: Gesù prese una decisione nel Getsemani. Non è che non avesse deciso o che non avesse acconsentito prima, ma quello fu un momento fondamentale per la Sua decisione. Bevve il calice al Calvario, ma decise una volta per tutte di berlo al Getsemani. La lotta della croce fu vinta nell’orto del Getsemani.

i. Questa lotta al Getsemani – il luogo della frantumazione – riveste un posto importante nell’adempimento del piano di redenzione di Dio. Se Gesù avesse fallito in questa circostanza, avrebbe fallito alla croce. Il Suo successo qui rese possibile la vittoria di fronte alla croce.

f. Se fosse possibile: Gesù non aveva chiesto al Padre il permesso di far perire tutta l’umanità all’inferno; quello che stava chiedendo al Padre era: “Se c’è un altro modo per salvare l’umanità, un altro modo che non sia il tormento che Mi aspetta sulla croce, ben venga”. Tuttavia, non c’era altro modo, così Gesù andò alla croce.

i. Questa preghiera di Gesù elimina ogni altra via di salvezza. Se ci fosse stato un altro modo, allora la preghiera di Gesù non sarebbe stata necessaria, e la Sua preghiera non avrebbe trovato risposta.

g. Non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi: Alcuni criticano questo tipo di preghiera sulla bocca di un cristiano, dicendo che è una preghiera che manca di fede. Ma pregare non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi è una preghiera di grande fede e fiducia in Dio. Se una tale preghiera insultasse Dio, allora anche Gesù avrebbe insultato Suo Padre in questo momento cruciale nell’orto del Getsemani.

2. (37-42) I discepoli addormentati.

Quindi, tornato indietro, trovò i discepoli che dormivano e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non hai avuto la forza di vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; certo lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Se ne andò di nuovo e pregò, dicendo le medesime parole. Ritornato, trovò i discepoli nuovamente addormentati, perché i loro occhi erano appesantiti e non sapevano che cosa rispondergli. Infine, ritornò per la terza volta e disse loro: «Dormite pure ora e riposatevi; basta! L’ora è giunta. Ecco, il Figlio dell’uomo è consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».

a. Quindi, tornato indietro, trovò i discepoli che dormivano: In questo momento di grande agonia, Gesù era solo. I Suoi discepoli non gli furono di alcun sostegno. Sebbene questo non fosse un merito – visto che delusero Gesù – era così che doveva essere: Gesù doveva affrontare il terrore della croce da solo.

b. Simone, dormi? Non è necessario immaginare che Gesù fosse irritato con i Suoi discepoli. Erano parole compassionevoli, piene di amore e comprensione. Li conosceva meglio di quanto loro conoscessero sé stessi.

i. Pietro deve essere rimasto un po’ sorpreso nel sentire Gesù chiamarlo Simone. Questo era il vecchio Simone che si era addormentato, non il nuovo Pietro. Pietro era pronto a resistere a qualsiasi attacco, tranne che a un attacco di sonno.

c. Vegliate e pregate per non entrare in tentazione: Gesù sapeva che Pietro avrebbe fallito; eppure, lo incoraggiò alla vittoria, perché sapeva che la forza si trova nel vegliare e nel pregare. Se Pietro fosse rimasto sveglio (fisicamente e spiritualmente) e avesse fatto affidamento su Dio, avrebbe potuto evitare di rinnegare Gesù in un momento così critico.

i. Gesù ha trovato la vittoria sulla croce perché è riuscito a vincere la battaglia del Getsemani. Pietro, proprio come noi, fallì nella tentazione successiva perché non era riuscito a vegliare e a pregare. La battaglia spirituale è spesso vinta o persa prima ancora che arrivi la crisi.

d. Se ne andò di nuovo e pregò, dicendo le medesime parole: Gesù pregò di nuovo la preghiera citata in Marco 14:34-36. Alcuni dicono che ripetere le preghiere non sia spirituale, o che rifletta una mancanza di fede, eppure, non accuseremmo mai Gesù di non essere spirituale o di non avere abbastanza fede!

e. Infine, ritornò per la terza volta e disse loro: «Dormite pure ora e riposatevi; basta! L’ora è giunta: Gesù pregò tre volte e per tre volte controllò per vedere se i Suoi discepoli sarebbero stati al Suo fianco nella preghiera e se avrebbero pregato per ricevere forza nella prova imminente. Ma ogni volta li trovò addormentati.

i. Era già grave il fatto che i discepoli non vegliassero e non pregassero per sé stessi, ma quel che era peggio era che non erano disposti a vegliare e pregare per amore di Gesù. Attraverso la preghiera e la comunione, dobbiamo sostenere gli altri nei momenti del bisogno.

ii. “Disse loro: ‘Continuate a dormire adesso’; e dormirono; e vegliò su di loro mentre dormivano… Disse in effetti: Andate a dormire; posso stare Io di guardia; e vegliò su di loro mentre dormivano.” (Morgan)

f. Basta! Non dobbiamo pensare che Gesù fosse arrabbiato o irritato perché i Suoi discepoli non lo avevano aiutato. Voleva che i discepoli lo aiutassero e rimanessero in preghiera, non per il Suo bene, ma per il loro bene. Gesù poteva resistere da solo alla prova della croce, ma loro, non avendo pregato, non avrebbero potuto resistere.

3. (43-52) L’arresto di Gesù di Nazaret nel giardino del Getsemani.

E in quell’istante, mentre egli parlava ancora, giunse Giuda, uno dei dodici, e con lui una gran turba con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Or chi lo tradiva aveva dato loro un segnale, dicendo: «Quello che bacerò è lui. Pigliatelo e conducetelo via sotto buona scorta». E, come fu giunto, subito si accostò a lui e disse: «Rabbi, Rabbi»; e lo baciò caldamente! Essi allora gli misero le mani addosso e lo arrestarono. E uno dei presenti trasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli recise un orecchio. Allora Gesù, rispondendo, disse: «Siete venuti con spade e bastoni per catturarmi, come se fossi un brigante? Eppure, ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio ad insegnare, e voi non mi avete preso; ma questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture!». Allora i discepoli, abbandonatolo, se ne fuggirono tutti. Ed un certo giovane lo seguiva, avvolto in un lenzuolo sul corpo nudo, ed essi lo afferrarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, se ne fuggì nudo dalle loro mani.

a. Quello che bacerò: Apparentemente, Gesù aveva un aspetto abbastanza nella norma se era necessario che Giuda lo identificasse. Giuda scelse di identificare Gesù salutandolo con un bacio. Con crudeltà, Giuda si finse affettuoso, e poi aggiunse al saluto: “Rabbi, Rabbi”.

b. E uno dei presenti trasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli recise un orecchio: Giovanni 18:10 identificò questo spadaccino senza nome come Pietro. Qui, Pietro è stato un ottimo esempio di qualcuno che ha usato il potere di questo mondo che può solo tagliare le orecchie, ma quando ha usato la Parola di Dio, ha trafitto i cuori per la gloria di Dio (Atti 2:37).

i. “Quando la Chiesa prende la spada in mano, di solito mostra che non sa come maneggiarla e, il più delle volte, colpisce l’uomo sbagliato.” (Maclaren)

ii. Luca ci dice che Gesù guarì il danno fatto da Pietro (Luca 22:51). Non è la prima volta che Gesù ha dovuto ripulire un guaio lasciato da uno dei Suoi seguaci. “Se Gesù non avesse guarito Malco, anche Pietro sarebbe stato arrestato, e potrebbero esserci state quattro croci sul Calvario.” (Barclay)

c. Perché si adempissero le Scritture: Gesù si meravigliò che avessero mandato un piccolo esercito per arrestarlo. Eppure, era Lui ad avere il controllo della situazione; con una parola avrebbe potuto distruggere tutti quelli che erano venuti ad arrestarlo. Ma Gesù acconsentì che il tutto accadesse per adempiere la Scrittura.

d. Allora i discepoli, abbandonatolo, se ne fuggirono tutti: A questo punto, tutti i discepoli si dispersero temendo per la propria vita. Alcuni di loro (almeno Pietro e Giovanni) tornarono indietro per vedere da lontano che cosa sarebbe successo. Nessuno di loro si mise di fianco a Gesù per dire: “Ho dato la mia vita a quest’uomo. Se lo accusate di qualcosa, potete accusare anche me.” Al contrario, si adempì quello che aveva detto Gesù: Voi tutti sarete scandalizzati di Me questa notte (Marco 14:27).

e. Ed un certo giovane lo seguiva, […] Ma egli, lasciato il lenzuolo, se ne fuggì nudo dalle loro mani: Gesù fu abbandonato anche da un giovane seguace, che nella confusione fuggì nudo. Fin dai primi giorni della Chiesa, i commentatori hanno supposto che questo giovane fosse Marco stesso. Era il suo modo umile di dire: “C’ero anche io”.

i. Molti studiosi suppongono che il cenacolo dove Gesù aveva tenuto l’ultima cena poche ore prima fosse in una casa di proprietà della famiglia di Marco. Atti 12:12 dice che i discepoli si incontravano a casa della madre di Marco. È possibile che il gruppo di soldati mandato per l’arresto e guidato da Giuda fosse andato prima a casa di Marco, perché era l’ultimo posto dove Giuda aveva lasciato Gesù. Se questa teoria è veritiera, quando Giuda e i soldati arrivarono e scoprirono che Gesù e i Suoi seguaci se ne erano già andati, sarebbe stato facile per Giuda supporre che fossero andati al Getsemani, perché era un posto al quale Gesù andava spesso (Luca 22:39). Quando Giuda e i soldati partirono per andare al Getsemani, possiamo immaginare che il giovane Marco si coprì in fretta con un semplice lenzuolo e che partì per arrivare al Getsemani prima di Giuda e di quelli che erano con lui, così da poter avvertire Gesù.

ii. “Generalmente, si presume che Gesù e i discepoli abbiano consumato la cena pasquale a casa di Marco, figlio di Maria (Atti 12:12), e che egli stesso abbia poi seguito Gesù e i discepoli nel giardino.” (Robertson)

iii. “Lo spirito modesto di Marco sembrava dire: ‘Amico Pietro, mentre lo Spirito Santo mi spinge a raccontare la tua colpa, e lascia che rimanga agli atti, mi costringe anche a scrivere la mia colpa come una sorta di prefazione alla tua, perché anche io, nella mia follia insensata, mi sarei messo a correre, svestito com’ero, in guardia, per salvare il mio Signore e Maestro; eppure, al primo sguardo dei potenti legionari, al primo bagliore delle loro spade, fuggii via, pavido, codardo, e timoroso di essere trattato con troppa durezza’.” (Spurgeon)

D. Il processo davanti al Sinedrio.

1. Marco non ha annotato il processo preliminare davanti ad Anna, che era la vera autorità dietro la carica del sommo sacerdote (registrato in Giovanni 18:12-13 e Giovanni 18:19-23), né ha annotato il secondo processo di Gesù davanti al Sinedrio, il processo diurno “ufficiale” registrato in Luca 22:66-71.

a. Ci sono somiglianze tra i processi perché erano state coinvolte le stesse persone. In realtà ci furono tre fasi del processo di Gesù davanti alle autorità ebraiche e tre fasi del Suo processo davanti alle autorità romane, e non dovrebbero essere confuse.

b. Al suo arresto, Gesù fu portato prima da Anna, poi a un tribunale notturno illegale del Sinedrio (che Marco descriverà in seguito), poi a un processo ufficiale diurno del Sinedrio, poi da Pilato, che mandò Gesù da Erode, che mandò Gesù indietro da Pilato, dal quale poi andò alla croce.

2. (53-59) Gesù è accusato davanti al Sinedrio.

Essi allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, presso il quale si radunarono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. E Pietro lo seguì da lontano fin dentro il cortile del sommo sacerdote, dove si mise a sedere con le guardie, scaldandosi vicino al fuoco. Ora i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche testimonianza contro Gesù, per farlo morire, ma non ne trovavano. Molti, infatti, deponevano il falso contro di lui, ma le loro testimonianze non erano concordi. Allora alcuni, alzatisi, testimoniarono il falso contro di lui, dicendo: «Noi l’abbiamo udito dire: “Io distruggerò questo tempio fatto da mani, e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani”». Ma neppure su questo la loro testimonianza era concorde.

a. Essi allora condussero Gesù dal sommo sacerdote: Questo processo di Gesù era completamente illegale secondo la legge ebraica. Il processo legale ebraico era molto meticoloso nel proteggere i diritti degli accusati, eppure tutte queste procedure vennero ignorate e violate deliberatamente da coloro che erano determinati a mettere a morte Gesù.

b. Noi l’abbiamo udito dire: “Io distruggerò questo tempio”: Gesù, come riportato in Giovanni 2:19, quando parlava del tempio si riferiva chiaramente al Suo stesso corpo. Gesù non aveva mai detto le parole riportate dai Suoi falsi accusatori: “questo tempio fatto da mani”. In sostanza, accusavano Gesù di essere un terrorista che voleva distruggere il tempio.

i. “L’accusa era alquanto seria, poiché in tutto il mondo greco-romano la distruzione o la profanazione dei luoghi di culto era considerata un reato da pena capitale.” (Lane)

ii. Il commento di Morgan sull’accusa di costoro: “Questa è la forma più diabolica di menzogna, perché è una menzogna in cui c’è un elemento di verità. Ricordiamo le parole di Tennyson: ‘Una bugia che è tutta una bugia, può essere affrontata e combattuta apertamente; ma una bugia che ha una parte di verità, è una questione più difficile da combattere’.”

c. Ma neppure su questo la loro testimonianza era concorde: Sebbene fosse un’accusa falsa, gli accusatori di Gesù non riuscirono a mettere insieme un buon caso per il processo. Questi falsi testimoni continuavano a essere in disaccordo tra loro.

i. “Era più difficile essere d’accordo su una bugia che fosse coerente che dire la semplice verità.” (Cole)

3. (60-62) Gesù testimonia al Suo stesso processo.

Allora il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù, dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli tacque e non rispose nulla. Di nuovo, il sommo sacerdote lo interrogò e gli disse: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». E Gesù disse: «Sì, io lo sono. E voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza e venire con le nuvole del cielo».

a. Allora il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù: “Per maggiore solennità si alzò per supplire con spavalderia alla mancanza di prove.” (Robinson)

i. “L’idea che il sommo sacerdote si sia alzato dal suo posto a sedere e si sia spostato verso l’interno del semicerchio dove stava seduto il consiglio per fronteggiare Gesù mostra che era irritato e sconcertato.” (Bruce)

ii. “Era una tacita confessione che fino a quel momento le prove contro Cristo lo stavano scagionando. Il sommo sacerdote non avrebbe avuto bisogno di cercare di fare sì che l’accusato si autoincriminasse se avesse avuto altre prove sufficienti contro di Lui. Fino a quel momento il processo era stato un totale fallimento, e lui lo sapeva, quindi era terribilmente arrabbiato. Ora tentava di intimidire il prigioniero per potergli strappare una dichiarazione che potesse risparmiare ogni ulteriore disturbo ai testimoni e porre fine alla faccenda.” (Spurgeon)

b. Ma egli tacque e non rispose nulla: Gesù avrebbe potuto montare qui una magnifica difesa, chiamando tutti i vari testimoni della Sua divinità, potenza e carattere. Le persone alle quali aveva insegnato, le persone che aveva guarito, i morti che aveva risuscitato, i ciechi che avevano recuperato la vista; persino i demoni avevano testimoniato la Sua divinità. Ma Gesù non aprì bocca; fu condotto come un agnello al macello e come una pecora tace davanti ai suoi tosatori, così non aprì bocca (Isaia 53:7).

c. Sì, io lo sono. E voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza: Gesù, quando gli fu chiesto sotto giuramento formale di incriminare Sé stesso, essenzialmente disse: “Ora Tu mi giudichi, ma Io sarò il giudice supremo.” Queste parole avrebbero fatto riflettere qualsiasi giudice saggio, ma non fermarono coloro che lo accusavano.

i. Qui vediamo che Gesù era sotto processo: sembrava aver perso, ma in realtà aveva vinto. La Sua condotta al processo dimostrò la Sua innocenza e tutto faceva parte del piano di redenzione, che dobbiamo ricevere come dono di Dio.

ii. A dire il vero, non era affatto Gesù ad essere sotto processo; sarebbe più corretto dire che erano i capi religiosi ad essere sotto processo. Sembrava che avessero vinto, ma la verità è che avevano perso. In effetti, siamo tutti sotto processo davanti a Gesù e saremo chiamati a rispondere di ciò che ne facciamo di Lui.

4. (63-65) Il Sinedrio condanna a morte Gesù.

Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E tutti lo giudicarono reo di morte. Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a bendargli il viso, a dargli degli schiaffi ed a dirgli: «Indovina». E le guardie lo percuotevano.

a. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «[…] Avete udito la bestemmia: Prima reagirono con orrore ipocrita e melodrammatico, poi con insulti e brutalità (alcuni cominciarono a sputargli addosso…e a dargli degli schiaffi).

b. E le guardie lo percuotevano: Per quanto terribile fosse il giudizio dei capi religiosi contro Gesù, almeno sappiamo che era stato causato dall’invidia e dalla paura nei Suoi confronti. Queste guardie, che provavano un bizzarro piacere nel torturare Gesù, non avevano nemmeno un motivo per farlo. Lo fecero solo a causa di ciò che altri (i capi religiosi) avevano detto sul conto di Gesù.

i. “Stupitevi, o cieli, e siate terribilmente spaventati. Il Suo volto è la luce dell’universo, la Sua persona è la gloria del cielo, e ‘cominciarono a sputargli addosso’. Ahimè, mio ​​Dio, così vile è quell’uomo!” (Spurgeon)

c. Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a bendargli il viso: Realizzare che Gesù ha sopportato tanto dolore e umiliazione dovrebbe farci rispondere in tre modi.

i. Dovremmo sopportare coraggiosamente il dolore e l’umiliazione che noi affrontiamo per amore di Gesù. “Quanto dovremmo essere pronti a sentire le calunnia e lo scherno degli altri, per amore di Gesù! Non arrabbiarti e non pensare che sia una cosa strana che le persone ti prendano in giro. Chi sei, caro signore? Chi sei? Chi mai potresti essere se paragonato a Cristo? Se hanno sputato su di Lui, perché non dovrebbero sputare su di te? Se Lo hanno schiaffeggiato, perché non dovrebbero schiaffeggiare te? È possibile che il tuo padrone sopporti tanta crudeltà e tu no? Che Lui riceva tutta l’amarezza e tu tutta la dolcezza? Che soldato sei, per esigere di essere trattato meglio del tuo Capitano?” (Spurgeon)

ii. Dovremmo essere più diligenti nel lodare Gesù. “Quanto ardentemente, poi, dovremmo onorare il nostro caro Signore! Se quegli uomini erano così pronti a svergognarlo, noi dovremmo essere dieci volte più pronti a dargli gloria. C’è qualcosa che possiamo fare oggi per cui Lui possa essere onorato? Diamoci da fare. Possiamo fare qualche sacrificio? Possiamo svolgere qualche compito difficile che gli renda gloria? Non mettiamoci a ponderare, ma facciamolo subito con tutte le nostre forze. Cerchiamo di essere creativi nei modi in cui glorificarlo, proprio come i Suoi avversari erano ingegnosi nel trovare modi per arrecargli vergogna.” (Spurgeon)

iii. Dovremmo accettare con più certezza e fiducia l’opera perfetta di Gesù per la nostra redenzione. “So per certo che Colui che ha sofferto queste cose, poiché era veramente il Figlio del Benedetto, deve avere la capacità di salvarci. Tali dolori devono essere una completa espiazione per le nostre trasgressioni. Gloria a Dio, quello sputo sul Suo volto vuol dire che io avrò un viso pulito e luminoso. Il fatto che abbiano mosso quelle false accuse contro la Sua persona significa che io non riceverò alcuna condanna.” (Spurgeon)

5. (66-72) Il rinnegamento di Pietro.

Or mentre Pietro era giù nel cortile, sopraggiunse una serva del sommo sacerdote. E, visto Pietro che si scaldava, lo guardò attentamente e disse: «Anche tu eri con Gesù Nazareno». Ma egli negò dicendo: «Non lo conosco e non capisco ciò che dici». Uscì quindi fuori nel vestibolo, e il gallo cantò. Or la serva, vedutolo di nuovo, cominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli negò ancora. E, poco dopo, i presenti dissero di nuovo a Pietro: «Veramente tu sei uno di loro; infatti, sei Galileo e il tuo parlare lo rivela». Ma egli cominciò a maledire e a giurare: «Io non conosco quest’uomo di cui parlate». E il gallo cantò per la seconda volta; allora Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detta: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte». E, pensando a ciò, scoppiò a piangere.

a. Or mentre Pietro era giù nel cortile: Marco conclude la storia del rinnegamento di Pietro in Marco 14:66-72 come un flashback. Questo non è successo quando Gesù veniva picchiato, ma mentre era sotto processo.

i. Il primo problema è che Pietro lo seguì da lontano (Marco 14:54). Quando ci allontaniamo da Gesù, diventa difficile difenderlo nei momenti critici.

ii. Successivamente, Pietro si mise a sedere con le guardie, scaldandosi vicino al fuoco (Marco 14:54). Pietro trovò conforto e calore nella compagnia degli empi, dopo aver abbandonato la compagnia dei discepoli in fuga. Pietro voleva solo sembrare uno della folla, non un seguace di Gesù.

iii. Le guardie di Marco 14:65 che avevano colpito Gesù erano le stesse guardie di cui si parla in Marco 14:54, perché per entrambe viene usata la stessa parola in greco antico. Pietro si mise a sedere e trovò compagnia con le stesse guardie che avevano picchiato Gesù, e che lo avevano picchiato solo perché qualcun altro aveva detto loro che Gesù era un uomo malvagio.

b. Non lo conosco e non capisco ciò che dici: Era stato uomo importante, sebbene ostile, ad aver interrogato Gesù. La persona che stava facendo domande a Pietro non era un uomo del genere, ma solo una serva. Tuttavia, questo fu sufficiente affinché Pietro rinnegasse Gesù. “Una fanciulla semplice fece esitare e scoraggiare questo grande campione.” (Trapp)

i. Non lo conosco e non capisco: “Pietro ha negato l’accusa, usando la forma comune nel diritto rabbinico per una negazione formale e legale.” (Lane)

ii. “Eppure, tutto questo male è scaturito dalla paura dell’uomo. Quante persone da allora hanno rinnegato Cristo e la Sua verità per lo stesso motivo!” (Clarke)

iii. Pensando che questo lo avrebbe aiutato a prendere le distanze dall’associazione con Gesù, Pietro cominciò a maledire e a giurare. Quando sentiamo quel tipo di linguaggio, diamo per scontato che la persona non sia un seguace di Gesù Cristo.

c. E, pensando a ciò, scoppiò a piangere: Finalmente Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detta, ma se la ricordò troppo tardi: dopo che aveva peccato. Allora tutto ciò che Pietro poteva fare era piangere amaramente, ma sappiamo che venne restaurato.

i. “Non fu il canto del gallo che condannò Pietro; fu il ricordo delle parole di Cristo.” (Wiersbe)

ii. C’è un contrasto significativo tra Giuda e Pietro. Entrambi rinnegarono Gesù in un modo o nell’altro, ma uno fu restaurato, mentre l’altro no. La restaurazione di Pietro era importante per Gesù; dopo la Sua risurrezione, Gesù incontrò Pietro privatamente (Luca 24:34) e lo restaurò pubblicamente (Giovanni 21). Giuda finì per diventare un apostata, mentre Pietro, a motivo della debolezza spirituale, si allontanò dalle esperienze di cui aveva precedentemente goduto.

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