Marco 12




Marco 12 – Gesù Discute con le Autorità

A. La storia dei vignaioli.

1. (1-8) Parabola di un proprietario terriero e dei suoi vignaioli.

Poi Egli cominciò a parlar loro in parabole: «Un uomo piantò una vigna, vi fece attorno una siepe, vi scavò un luogo dove pigiare l’uva, vi costruì una torre, e l’affidò a dei vignaioli, poi se ne andò lontano. Nella stagione della raccolta inviò a quei vignaioli un servo per ricevere da loro la sua parte del frutto della vigna. Ma essi lo presero, lo batterono e lo rimandarono a mani vuote. Egli mandò loro di nuovo un altro servo; ma essi, dopo avergli tirate delle pietre, lo ferirono alla testa e lo rimandarono vilipeso. Ne inviò ancora un altro e questi lo uccisero. Poi ne mandò molti altri, e di questi alcuni furono percossi, altri uccisi. Gli restava ancora uno da mandare: il suo amato figlio. Per ultimo mandò loro anche lui, dicendo: “Avranno almeno rispetto per mio figlio”. Ma quei vignaioli dissero fra loro: “Costui è l’erede, venite, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra”. Così lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori dalla vigna.

a. L’affidò a dei vignaioli, poi se ne andò lontano: Questo tipo di rapporto di mezzadria era una pratica comune ai giorni di Gesù, specialmente nella regione della Galilea. Gli archeologi hanno scoperto documentazioni relative a questo stesso tipo di disputa tra proprietari terrieri e vignaioli.

i. “Nei giorni in cui i titoli di proprietà a volte non erano precisi, si presumeva che chiunque avesse avuto l’uso di un pezzo di terra per tre anni ne fosse il proprietario in assenza di un reclamo che dicesse altro.” (Morris)

b. Per ricevere da loro la sua parte del frutto della vigna: Gesù parlava a un pubblico ebreo, il quale era consapevole che la vigna, nell’Antico Testamento era un’immagine di Israele (Isaia 5:1-7). Pertanto, i vignaioli rappresentavano i governanti di Israele e la vigna rappresentava il popolo di Dio nel suo insieme.

c. Ma essi lo presero, lo batterono e lo rimandarono a mani vuote: I vignaioli non avevano comprato la vigna, e non l’avevano coltivata. Un padrone generoso aveva permesso loro di lavorare nella sua vigna, eppure essi gli si ribellarono contro e un giorno avrebbero dovuto rispondere delle proprie azioni.

i. Egli mandò loro di nuovo un altro servo […] Ne inviò ancora un altro […] Poi ne mandò molti altri: Il padrone era molto paziente. Mandò un messaggero dopo l’altro, anche se tutti furono insultati e maltrattati. Visto che il proprietario della vigna non era presente in quel momento, i vignaioli dubitarono e derisero la sua autorità. Ben presto si resero conto che anche se non potevano vedere il proprietario, la sua autorità era ancora reale.

ii. Costui è l’erede, venite, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra: I vignaioli furono molto stolti. A quanto pare pensavano che se avessero ucciso il figlio del proprietario, il proprietario si sarebbe semplicemente arreso e gli avrebbe lasciato la vigna.

d. Così lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori dalla vigna: Questa parabola ci insegna che Gesù sapeva di essere il Figlio – il Figlio di Dio – e che sapeva che presto sarebbe stato ucciso.

i. Il Figlio era l’ultimo messaggero. Non ce ne sarebbero stati altri. Avevano due possibilità: accettare il messaggio del Figlio o affrontare un giudizio certo. “Se non ascolti il Figlio prediletto di Dio, hai rifiutato la tua ultima speranza. Egli è l’ultimatum di Dio. Non rimane nulla quando Cristo viene rifiutato. Nessun altro può essere inviato; il cielo stesso non ha altri messaggeri. Se si rigetta Cristo, si rigetta la speranza.” (Spurgeon)

2. (9-12) Gesù applica la parabola.

Che farà, dunque, il padrone della vigna? Egli verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri. Non avete neppure letto questa scrittura:

“La pietra che gli edificatori hanno scartata
È divenuta la testata d’angolo.
Ciò è stato fatto dal Signore,
Ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri”?».

Allora essi cercavano di prenderlo, perché avevano capito che Egli aveva detto quella parabola contro di loro; ma ebbero paura della folla, e, lasciatolo, se ne andarono.

a. Che farà dunque il padrone della vigna? I vignaioli erano così sciocchi da pensare che se solo avessero ucciso il figlio del proprietario, la vigna sarebbe diventata loro. Gesù pose l’attenzione sulla questione principale: hanno rifiutato un messaggero dopo l’altro fino a rifiutare addirittura il Figlio, e per questo sarebbe arrivato il loro giorno della resa dei conti (Egli verrà e sterminerà quei vignaioli).

b. Non avete neppure letto questa scrittura: Gesù insegno loro dal “Salmo Osanna” (Salmo 118:22-28), perché il Messia era stato ufficialmente presentato a Israele. L’ostilità dei capi ebrei mostrava che Egli era stato respinto, anche se inizialmente era stato accolto con le lodi, come profetizzato in Salmo 118.

c. La pietra che gli edificatori hanno scartata è divenuta la testata d’angolo: Gesù è spesso paragonato ad una pietra o ad una roccia nella Bibbia. Egli è la roccia della provvidenza che seguì Israele nel deserto (1 Corinzi 10:4). Egli è la pietra d’inciampo (1 Pietro 2:8). È la pietra tagliata senza mani che schiaccia i regni di questo mondo (Daniele 2:45).

d. Avevano capito che Egli aveva detto quella parabola contro di loro: Furono colpiti nel cuore e accusati dallo Spirito Santo. Sentirono il rimprovero dello Spirito Santo, ma anziché accoglierlo, lo rigettarono. Cominciarono a complottare per uccidere Gesù invece di pentirsi davanti a Lui.

B. Dio e Cesare.

1. (13-14) I farisei cercano di intrappolare Gesù con una domanda sulle tasse.

Gli mandarono poi alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nelle parole. Ed essi, giunti, gli dissero: «Maestro, noi sappiamo che Tu sei verace e non hai riguardi per nessuno, perché non badi all’apparenza delle persone, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Dobbiamo pagarlo o no?».

a. Gli mandarono poi alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nelle parole: L’opinione pubblica impediva loro di catturare Gesù, così cercarono di rovesciare l’opinione pubblica contro di Lui. Ponendo una domanda intelligente, speravano che Gesù avrebbe mostrato di essere d’accordo con il governo romano contro gli ebrei.

i. Qua troviamo di nuovo i farisei e gli erodiani che lavorano insieme (l’ultima volta era stata in Marco 3:6). Questi, che di solito erano nemici, si unirono insieme a causa di Gesù, ma lo fecero perché entrambe le fazioni erano contro di Lui e volevano distruggerlo.

b. Maestro, noi sappiamo che Tu sei verace e non hai riguardi per nessuno, perché non badi all’apparenza delle persone, ma insegni la via di Dio secondo verità: Gesù conosce i nostri cuori e non si fece ammaliare da questa lusinga dei Suoi nemici. A volte i nostri nemici ci adulano perché vogliono farci del male. A volte i nostri amici ci lusingano perché vogliono essere gentili e vogliono aiutarci. In ogni caso, è un errore dare troppa importanza a ciò che gli altri dicono di noi, sia nel bene che nel male.

i. Charles Spurgeon disse ai pastori: “È sempre meglio non sapere, né desiderare di sapere, ciò che viene detto sul tuo conto, né dai tuoi amici né dai tuoi nemici. Chi ci loda probabilmente si sbaglia tanto quanto chi ci insulta.”

ii. “Ecco un bel guanto indossato da una mano sporca… C’è chi ti sorride in faccia, e allo stesso tempo ti taglia la gola.” (Trapp)

c. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Dall’anno 6 d.C. gli ebrei furono costretti a pagare le tasse direttamente nel tesoro dell’imperatore. Alcuni patrioti ebrei (come gli Zeloti) si rifiutavano di pagare questa tassa perché non volevano riconoscere la legittimità del dominio romano. La maggior parte delle persone la pagava anche se a malincuore, ma tutti la odiavano. Non era solo una questione di soldi, ma di principio: dover pagare l’oppressore romano.

i. I Romani imposero tre tasse in Giudea. La prima era l’imposta fondiaria, equivalente al 10% di tutti i cereali e al 20% di tutto il vino e la frutta. La seconda era l’imposta sul reddito, che ammontava all’1% del reddito di un individuo. La terza era una tassa pro capite, pagata dagli uomini tra i 12 e i 65 anni e dalle donne tra i 14 e i 65 anni. Questo era un denaro all’anno, equivalente a circa una giornata di salario per un lavoratore.

d. Dobbiamo pagarlo o no? Sembrava che volessero mettere Gesù in una trappola. Se avesse acconsentito al pagamento della tassa, allora Gesù avrebbe dato l’apparenza di negare la sovranità di Dio su Israele e avrebbe perso il supporto popolare. Se Gesù avesse invece accettato che la tassa non doveva essere pagata, si sarebbe apertamente dichiarato nemico di Roma e sarebbe stato trattato come un rivoluzionario.

i. Possiamo quasi vedere i sorrisi compiaciuti e soddisfatti di sé dei farisei e degli erodiani mentre abilmente ponevano questa domanda a Gesù. Pensavano di averlo messo in una trappola da cui non poteva uscire, ma non si può mettere Gesù in trappola!

2. (15-17) Gesù risponde alla domanda sulle tasse.

Ma Egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché lo veda». Essi glielo portarono. Ed Egli disse loro: «Di chi è questa immagine e questa iscrizione?». Essi gli dissero: «Di Cesare». Allora Gesù rispose e disse loro: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio». Ed essi si meravigliarono di Lui.

a. Perché mi tentate? Non dovremmo mai dire che Gesù derise i Suoi avversari in modo malvagio, ma gli fece sapere che non avrebbero mai potuto vincere contro di Lui.

b. Portatemi un denaro perché lo veda: Sul denaro che mostrarono a Gesù, c’era impressa la testa di Tiberio, l’imperatore romano regnante. Intorno alla sua testa era incisa l’abbreviazione, “Tiberio Cesare, il divino Augusto.” Sul retro c’era il titolo “Pontifex Maximus”, che dichiarava che Cesare era il sommo sacerdote dell’Impero Romano.

i. Mentre Gesù teneva in mano la moneta, sapeva che il governo di Cesare avrebbe presto trafitto quella stessa mano e che lo avrebbe crocifisso. Eppure, disse: “Pagate le tasse al governo romano.”

c. Di chi è questa immagine e questa iscrizione? In sostanza Gesù stava dicendo: “Voi riconoscete l’autorità civile di Cesare quando usate le sue monete; perciò, siete obbligati a pagare le tasse richieste.”

d. Rendete a Cesare ciò che è di Cesare: Se approfittiamo dei benefici del governo, siamo obbligati a sottometterci al governo, purché questo non interferisca con il nostro servizio verso Dio. In poche parole, Gesù ci ha detto di pagare le tasse. L’apostolo Paolo ha ripetuto lo stesso concetto in Romani 13:6-7.

i. “Gesù sta dicendo che siamo allo stesso tempo cittadini del cielo e della terra.” (Morris)

ii. Date le promesse di benedizione e maledizione sotto il Vecchio Patto, se gli ebrei avessero reso a Dio ciò che gli era dovuto, non avrebbero mai dovuto rendere nulla a Cesare. Il fatto che fossero sotto la dominazione romana era dovuto al loro stesso allontanamento dal Signore.

e. E a Dio ciò che è di Dio: Così come è importante rendere a Cesare, dobbiamo anche rendere a Dio ciò che è di Dio. La moneta apparteneva a Cesare perché vi era impressa la sua immagine. Dovremmo donare noi stessi a Dio perché la Sua immagine è impressa su di noi.

i. Da’ la moneta a Cesare ma da’ la tua vita a Dio. Potresti trovare che valga la pena morire per il tuo paese, ma Dio è l’unico per cui vale la pena vivere.

ii. La risposta di Gesù ci dice che Cesare non ha tutta l’autorità; ci sono alcune cose che dovrebbero essere rese a Dio solo. Quando lo Stato ci chiede qualcosa che appartiene solo a Dio, abbiamo il dovere di obbedire a Dio piuttosto che allo Stato.

iii. “Questa risposta è colma di sapienza: traccia i confini, regola i diritti e distingue le giurisdizioni tra i due imperi, quello celeste e quello terreno.” (Clarke)

f. Ed essi si meravigliarono di Lui: Si meravigliarono, ma non cambiarono. Anzi, distorsero questa risposta saggia di Gesù in un’accusa bugiarda contro di Lui. In Luca 23:2, accusarono Gesù di aver proibito il pagamento delle tasse a Cesare, quando in realtà disse proprio il contrario!

i. A volte non importa quanto sia intelligente la tua risposta, qualcuno troverà sempre il modo di distorcere le tue parole. Lo fecero con Gesù, ma la verità di Dio prevalse comunque. Nella risposta di Gesù, Dio fu glorificato, Cesare fu soddisfatto, il popolo fu edificato e i Suoi critici rimasero sbalorditi.

C. Una domanda sulla risurrezione.

1. (18-23) I sadducei fanno a Gesù una domanda ridicola.

Poi si presentarono a Lui dei sadducei, i quali dicono che non vi è risurrezione, e lo interrogarono, dicendo: «Maestro, Mosè ci lasciò scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello di lui deve sposare la vedova per suscitare una discendenza a suo fratello. Ora vi erano sette fratelli; il primo prese moglie e morì senza lasciare figli. Quindi la prese il secondo, ma anche questi morì senza lasciare figli; così pure il terzo. Tutti e sette l’ebbero per moglie, e morirono senza lasciare figli. Infine, dopo tutti, morì anche la donna. Nella risurrezione dunque, quando risusciteranno, di chi di loro sarà ella moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta per moglie».

a. Nella risurrezione dunque, quando risusciteranno, di chi di loro sarà ella moglie? I sadducei erano ben istruiti, sofisticati, influenti e ricchi. Non credevano nell’immortalità, negli spiriti o negli angeli. Lo scopo della loro domanda era di far sembrare assurda l’idea della risurrezione.

i. Morris scrisse dei sadducei: “Il partito conservatore, aristocratico, l’élite dei sommi sacerdoti, di mentalità mondana e molto pronto a collaborare con i Romani, il che, ovviamente, permise loro di mantenere la loro posizione privilegiata.”

ii. La Legge di Mosè (in Deuteronomio 25:5-6) stabilì quello che poi venne poi chiamato matrimonio levirato, dalla parola latina levir, che significava “cognato”. In sostanza, secondo questa legge, se un uomo sposato moriva senza aver avuto figli, suo fratello avrebbe dovuto prendere la vedova come sua moglie, affinché l’uomo defunto potesse avere un figlio ed un erede, e preservare così il nome e l’eredità dell’uomo.

b. Ora vi erano sette fratelli: La loro domanda era assurda. Sarebbe stato come chiedere: “quanti angeli possono danzare sulla capocchia di uno spillo?” o “Adamo aveva l’ombelico?” Una domanda assurda non diventa meno assurda semplicemente perché la rivolgiamo a Dio.

i. I sadducei credevano che quando il corpo moriva, moriva anche l’anima. La Bibbia non solo ci dice che l’anima vive quando il corpo muore, ma anche che l’anima assumerà un nuovo corpo, un corpo adatto per l’eternità: un corpo di risurrezione.

2. (24-25) Gesù corregge le loro idee sbagliate riguardo alla vita della risurrezione.

Ma Gesù, rispondendo, disse loro: «Non è proprio per questo che siete in errore, perché non conoscete né le Scritture né la potenza di Dio? Infatti, quando gli uomini risusciteranno dai morti, né si ammoglieranno né si mariteranno, ma saranno come gli angeli in cielo.»

a. Non è proprio per questo che siete in errore: I sadducei credevano che se ci fosse stata una risurrezione, sarebbe stata solo una ripetizione della stessa vita vissuta all’infinito. Con il principio espresso da Gesù: quando gli uomini risusciteranno dai morti, né si ammoglieranno né si mariteranno, Gesù ha mostrato che nell’età a venire la nostra vita sarà vissuta secondo un principio completamente diverso e in una dimensione che non possiamo immaginare.

i. Molte persone commettono lo stesso errore dei sadducei per quanto riguarda le loro idee sul paradiso. Pensano al cielo solo come ad una versione gloriosa della terra. Così, i nativi americani vedevano il paradiso, come a un felice terreno di caccia. Gli antichi vichinghi pensavano al paradiso come Valhalla, un posto dove avrebbero combattuto come guerrieri tutto il giorno e alla fine della giornata tutti i morti e i feriti sarebbero risorti e avrebbero festeggiato tutta la notte mangiando a un banchetto e bevendo vino dai teschi dei loro nemici. Tutte queste idee fanno sembrare il cielo semplicemente una versione migliore della terra. Tuttavia, la vita del paradiso è una cosa completamente diversa.

b. Non è proprio per questo che siete in errore, perché non conoscete né le Scritture né la potenza di Dio? Gesù spiegò perché le idee che i sadducei avevano sulla risurrezione erano sbagliate. Il loro errore veniva dall’ignoranza (non conoscete) sia delle Scritture che della potenza di Dio.

i. Quando non conosciamo le Scritture, non abbiamo un’àncora per la verità e la fede. Quando non conosciamo la potenza di Dio, dubitiamo della Sua capacità di fare effettivamente ciò che ha promesso nelle Scritture.

ii. “I sadducei si proponevano come uomini con un’intelligenza e una conoscenza superiori ai farisei tradizionalisti… eppure proprio su questo punto non conoscevano le Scritture.” (Robertson) Anche oggi, molti di coloro che sono considerati intelligenti diventano ottusi quando si tratta di Gesù.

c. Né si ammoglieranno né si mariteranno, ma saranno come gli angeli in cielo: Non possiamo prendere le nostre relazioni attuali e immaginare che saranno le stesse in paradiso. Sulla terra, le relazioni umane sono in gran parte una questione di tempo e luogo: un uomo può essere prima un figlio, poi un adulto, poi un marito, poi un padre e così via. In paradiso, tutto questo cambia.

i. Da tutto quello che sappiamo, gli angeli non hanno figli. Gli angeli sono creati direttamente da Dio. Nella risurrezione non avremo più figli. In questo senso, saremo proprio come gli angeli. “Il matrimonio cesserà di avere alcun significato sessuale in paradiso.” (Cole)

ii. Sappiamo che le cose saranno diverse da ciò che conosciamo qui sulla terra, ma non possiamo essere certi di come sarà in cielo, tutto ciò che sappiamo è che non rimarremo delusi.

iii. Sapere che la risurrezione dei morti è vera non risponde a tutte le nostre domande. Rimangono tanti misteri, ma non tolgono nulla alla verità fondamentale della risurrezione.

3. (26-27) Gesù usa le Scritture per dimostrare la risurrezione.

Riguardo poi alla risurrezione dei morti, non avete letto nel libro di Mosè, come Dio gli parlò dal roveto, dicendo: “Io sono il Dio di Abrahamo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Egli non è Dio dei morti, ma Dio dei viventi. Voi, dunque, vi sbagliate grandemente».

a. Riguardo poi alla risurrezione dei morti, non avete letto: Gesù assicurò agli scettici sadducei che c’era davvero una risurrezione dei morti, i quali davvero risorgono, e che le Scritture ne danno dimostrazione.

i. “Aveva già spiegato loro che cosa intendeva quando disse che non conoscevano la potenza di Dio; ora avrebbe spiegato che cosa intendeva quando ha detto che non conoscevano le Scritture.” (Cole)

ii. I sadducei dicevano di credere nella Bibbia, ma credevano che la vera Bibbia fosse costituita solo dai primi cinque libri dell’Antico Testamento. Questo è uno dei motivi per cui Gesù usò Esodo 3 (uno dei libri della Bibbia che i sadducei dicevano fosse autentico) per dimostrare la risurrezione.

b. Io sono il Dio di Abrahamo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe: Se Abramo, Isacco e Giacobbe non avessero continuato a vivere, Dio non avrebbe detto di essere il loro Dio, parlando al tempo presente. Avrebbe detto di essere stato il loro Dio. Pertanto, le Scritture dimostrarono che c’è una risurrezione dei morti.

4. (28-34) Qual è il comandamento più grande?

Allora uno degli scribi che aveva udita la loro discussione, riconoscendo che Egli aveva loro risposto bene, si accostò e gli domandò: «Qual è il primo comandamento di tutti?». E Gesù gli rispose: «Il primo comandamento di tutti è: “Ascolta, Israele: Il Signore Dio nostro è l’unico Signore”, e: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Questo è il primo comandamento. E il secondo è simile a questo: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Non vi è alcun altro comandamento maggiore di questi». Allora lo scriba gli disse: «Bene, Maestro. Hai detto secondo verità che vi è un sol Dio e non ve n’è alcun altro all’infuori di Lui; e che amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l’anima e con tutta la forza, e amare il prossimo come se stessi vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». E Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Tu non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno ardiva più interrogarlo.

a. Qual è il primo comandamento di tutti? Con questa domanda volevano mettere alla prova Gesù per vedere se avrebbe ignorato o trascurato alcune aree della Legge mosaica. Tuttavia, invece di dire che un comandamento era più importante di un altro, Gesù definì l’essenza della legge dicendo: Ama Dio con tutto ciò che hai e ama il prossimo tuo come te stesso.

b. Ama il Signore Dio tuo […] Ama il tuo prossimo come te stesso: Qui vediamo che ciò che Dio vuole veramente dall’uomo è l’amore. Possiamo anche obbedire a Dio senza amarlo, ma se lo amiamo allora gli obbediremo.

i. Gesù disse che questo era il primo comandamento di tutti.

·È il primo comandamento in ordine cronologico. Prima che Adamo ed Eva ricevessero qualsiasi altro comando, fu comandato loro di amare il Signore loro Dio che li creò.

·È il primo comandamento in ordine di priorità. Ogni altro atto di obbedienza è vuoto se prima non si ama Dio.

c. Amarlo con tutto […] e amare il prossimo come se stessi vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici: La risposta dello scriba a Gesù era corretta. È facile pensare che le cerimonie religiose e la devozione siano più importanti dell’amore per Dio e per il prossimo, ma non è così. Mille sacrifici non sono più preziosi agli occhi di Dio di un semplice atto d’amore fatto nel Suo nome.

D. Gesù interroga, avverte e loda.

1. (35-37) Gesù pone una domanda: come può il Messia essere sia il Figlio di Davide che il Signore di Davide?

E Gesù, insegnando nel tempio, prese a dire: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è Figlio di Davide? Poiché Davide stesso, per lo Spirito Santo, disse:

“Il Signore ha detto al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
Finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei Tuoi piedi”.

Davide stesso, dunque, lo chiama Signore; come può dunque Egli essere suo figlio?». E la maggior parte della folla lo ascoltava con piacere.

a. Come mai gli scribi dicono che il Cristo è Figlio di Davide? Dal momento che Gesù è il Cristo, Egli stava parlando di Sé stesso. Gli scribi, i farisei e i sadducei con le loro domande cercavano di intrappolare Gesù. Lui invece non faceva lo stesso quando poneva loro delle domande; andava piuttosto al cuore della questione: “Sapete veramente chi sono Io?”

i. I capi religiosi pensavano di sapere praticamente tutto quello che c’era da sapere sul Messia. Gesù sfidò questa loro convinzione e gli chiese di considerare che avrebbero potuto avere qualcosa da imparare.

b. Davide stesso dunque lo chiama Signore; come può dunque Egli essere suo figlio? Gesù non è solo il Figlio di Davide, ma anche il Signore di Davide. Come dice Apocalisse 22:16, Gesù è la Radice e la progenie di Davide. Con questa domanda sfidò i capi religiosi, chiedendo loro: “Capite questa verità riguardante il Messia?”

2. (38-40) Gesù mette in guardia contro l’ipocrisia degli scribi.

Ed Egli diceva loro nel Suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti ed essere salutati nelle piazze, e avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti, che divorano le case delle vedove e, per mettersi in mostra, fanno lunghe preghiere; essi riceveranno una più dura condanna».

a. Guardatevi dagli scribi: Gli scribi erano gli “studiosi della Bibbia” dei giorni di Gesù. A loro era stato affidato il compito di preservare, apprendere e insegnare la Parola di Dio agli altri. Questi erano gli uomini dei quali il popolo di Dio avrebbe dovuto potersi fidare, ma Gesù disse invece che avrebbero dovuto guardarsi dagli scribi. Gli scribi rappresentavano un completo contrasto con l’immagine di un discepolo: un servo, come un bambino, come uno che porta una croce. Gesù disse di esaminare le loro azioni così come le loro parole.

i. Guardatevi dagli scribi, perché a loro piaceva indossare le loro lunghe vesti. Gli scribi erano uomini a cui piaceva la bella vita, che non facevano nulla mentre gli altri lavoravano.

ii. Guardatevi dagli scribi, perché amavano essere salutati. Pretendevano che gli altri li notassero e li rispettassero nel loro cammino con Dio e amavano dare l’impressione di essere santi.

iii. Guardatevi dagli scribi, perché amavano i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti, dimostrando che pretendevano i benefici del loro status privilegiato.

iv. Guardatevi dagli scribi, perché divorano le case delle vedove. Peccavano contro i deboli e i vulnerabili, ma giustificavano le proprie azioni sulla base della loro spiccata spiritualità. In quei giorni, infatti, un insegnante ebreo non poteva essere pagato per insegnare, ma poteva ricevere regali. A quanto pare, molti scribi usavano l’adulazione e la manipolazione per ricevere grandi doni da coloro che meno potevano permettersi di darli, come le vedove. Gli ebrei del tempo di Gesù dicevano che gli insegnanti dovevano essere rispettati quasi quanto Dio; dicevano che questi meritassero più onore e rispetto di chiunque altro. Insegnavano che l’atto migliore che qualcuno potesse fare era dare soldi a un insegnante. Naturalmente, erano gli stessi insegnanti a insegnarlo.

v. Guardatevi dagli scribi, perché per mettersi in mostra, fanno lunghe preghiere. La loro relazione con Dio era molto più una questione di apparenza che di sostanza. Gli scribi pensavano di essere più spirituali a causa delle loro lunghe preghiere. G. Campbell Morgan scrisse che quando un uomo è lontano da sua moglie e il viaggio è breve, anche le sue lettere sono brevi. Quanto più è lontano da sua moglie, tanto più lunghe diventano le lettere. Morgan disse che certe persone dovevano essere molto lontane da Dio a motivo delle loro lunghe preghiere.

b. Essi riceveranno una più dura condanna: Come in Marco 6:11, Gesù introduce il concetto di una più dura condanna, e cioè che alcuni riceveranno un giudizio peggiore e una condanna peggiore di altri.

3. (41-42) Gesù osserva il dono della vedova.

E Gesù, postosi a sedere di fronte alla cassa del tesoro, osservava come la gente vi gettava il denaro, e tanti ricchi ne gettavano molto. Venuta una povera vedova, vi gettò due spiccioli, cioè un quadrante.

a. E Gesù, postosi a sedere di fronte alla cassa del tesoro, osservava come la gente vi gettava il denaro: Gesù, stanco dopo aver dovuto sopportare una tempesta di domande da parte dei Suoi nemici, deve essersi compiaciuto alla vista della povera vedova.

i. La fila alla scatola delle offerte e l’orgoglio mostrato dagli uomini ricchi nelle loro offerte ci mostra che usare una cassetta delle offerte non è necessariamente più spirituale che passare il cesto delle offerte. Non è una questione di giusto o sbagliato, ma di quale sia il modo più semplice che permetta ai fedeli di donare senza attirare l’attenzione sulla propria offerta.

b. Osservava come la gente vi gettava il denaro: Gesù ci guarda quando doniamo e nota il mondo in cui lo facciamo. Mentre Gesù guarda, è più interessato a come diamo che non a quanto diamo. Nel vedere come la gente dava, Gesù non stava studiando la tecnica. Gesù guarda di più al nostro cuore e alle motivazioni.

c. Tanti ricchi ne gettavano molto. Venuta una povera vedova, vi gettò due spiccioli: Gesù notò una lunga fila di ricchi che mettevano molto denaro, magari mettendosi in mostra per richiamare l’attenzione sulle proprie offerte. La povera vedova non era come loro e offrì solo due spiccioli.

i. Marco ci dice che due spiccioli erano l’equivalente di un quadrante. Matthew Poole dice che possiamo calcolare il valore di uno spicciolo in base al valore di un denaro, che era la paga media di un giorno di lavoro. Secondo i calcoli di Poole, un denaro equivale a sei meah; un meah equivale a due dupondi; uno dupondio equivale a due assi; un asse equivale a otto spiccioli. Quando fai tutti i calcoli, due spiccioli sono l’1% di un denaro. Uno spicciolo era una quantità piuttosto piccola: uno spicciolo sarebbe forse l’equivalente al giorno d’oggi di $1.

ii. Un quadrante era una moneta romana. Marco voleva aiutare i suoi lettori romani a capire quanto valesse uno spicciolo. Non valeva molto.

iii. L’antica parola greca lepton significa letteralmente “una piccola cosa”, e così in italiano è stato tradotto come “spicciolo”, che significa “piccola parte; moneta spezzata, minuta”.

d. Due spiccioli: La cosa meravigliosa del dono di questa vedova è che aveva solo due spiccioli e li diede entrambi. Avrebbe potuto tenere uno spicciolo per sé, e nessuno l’avrebbe criticata se lo avesse fatto. Invece, donò con un’impressionante generosità.

4. (43-44) Gesù valuta il dono della vedova.

E Gesù, chiamati a Sé i Suoi discepoli, disse loro: «In verità vi dico che questa povera vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti vi hanno gettato del loro superfluo, mentre ella, nella sua povertà, vi ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

a. Questa povera vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri: Gesù non disse che la vedova aveva messo nella cassetta delle offerte più di ciascuno di loro; disse che aveva messo più di tutti loro: tutti messi insieme.

b. Tutti vi hanno gettato del loro superfluo, mentre ella, nella sua povertà, vi ha gettato tutto quello che aveva: Questo spiega perché Gesù aveva potuto dire che la vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Era perché tutti gli altri avevano dato del loro superfluo, ma quello che lei aveva dato era stato un vero sacrificio.

i. Quello che Gesù ci sta spiegando in questo passaggio è che lo spirito che abbiamo nel donare determina il valore della nostra offerta più del suo importo. Dio non vuole soldi dati a malincuore o soldi dati perché ci sentiamo in colpa. Dio ama il donatore allegro.

ii. Il dono della vedova ed il commento di Gesù a questo riguardo ci spiegano anche che il valore di un’offerta è determinato dal prezzo che il donatore paga. È questo che rese così prezioso il dono della vedova. Davide rifiutò di dare a Dio cose che non mi costino nulla (2 Samuele 24:24).

iii. Un altro principio che Gesù ci insegna in questo passaggio è che Dio non ha bisogno dei nostri soldi. Se Dio avesse bisogno dei nostri soldi, allora quanto diamo sarebbe più importante del cuore con il quale doniamo. Invece, donare a Dio è un nostro privilegio, e dobbiamo donare perché è un bene per noi, non perché sia un bene per Lui.

c. Nella sua povertà: La donna era povera perché era vedova e non aveva un marito che la aiutasse economicamente. Potrebbe anche essere significativo notare che Gesù aveva appena criticato gli scribi dicendo che divorano le case delle vedove. Dopo quel commento, una vedova fece un’offerta spettacolare. E forse uno scriba aveva proprio divorato la sua casa.

i. La vedova sfidò la mentalità che dice: “Darò quando avrò di più.” La vedova non aveva praticamente nulla, eppure fece un’offerta. Questo indica che tutti possiamo fare cosa gradita a Dio con le nostre offerte tanto quanto l’uomo più ricco può fare cosa gradita a Dio con le sue. Qualunque cosa diamo a Dio in sacrificio, Lui la vede e ne è compiaciuto.

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