Marco 11




Marco 11 – Arrivo di Gesù a Gerusalemme

A. L’ingresso trionfale.

1. (1-6) Preparazione per l’ingresso a Gerusalemme.

Ora quando furono giunti vicino a Gerusalemme, verso Betfage e Betania, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte e, appena entrati in esso, troverete un puledro d’asino legato, sul quale nessuno è ancora salito; scioglietelo e conducetelo da me. E se qualcuno vi dice: “Perché fate questo?”. Rispondete: “Il Signore ne ha bisogno. Lo rimanderà qui subito”». Essi, dunque, andarono e trovarono il puledro legato vicino ad una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero. Alcuni dei presenti dissero loro: «Cosa fate? Perché sciogliete il puledro?». Ed essi risposero loro come Gesù aveva loro indicato, e quelli li lasciarono andare.

a. Ora quando furono giunti vicino a Gerusalemme: Se tutto ciò che avessimo fosse il Vangelo di Marco, potremmo pensare che questo sia stato il primo viaggio di Gesù a Gerusalemme. Ma il Vangelo di Giovanni ci parla di tanti viaggi precedenti. Gesù, come ogni devoto uomo ebreo, andava a Gerusalemme ogni volta che c’era una festa importante, o perlomeno quando gli era possibile.

b. Presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli: Mentre Gesù si preparava ad entrare a Gerusalemme, inviò attentamente e deliberatamente i Suoi discepoli per preparare il Suo arrivo in città. Poiché c’era poco tempo prima della Sua crocifissione, Gesù non lasciò nulla al caso.

c. Troverete un puledro d’asino legato, sul quale nessuno è ancora salito: Gesù stabilì che sarebbe entrato a Gerusalemme cavalcando un puledro d’asino. Scelse deliberatamente di arrivare a Gerusalemme in sella a un puledro d’asino, non a uno stallone, né di arrivare a piedi. Questo perché in quei giorni, venire in sella a un puledro d’asino – al contrario di un possente cavallo da guerra – significava venire come un uomo di pace. Gesù non venne a Gerusalemme come un generale conquistatore, ma come un servo sofferente (sebbene trionfante).

i. I rabbini dei giorni di Gesù avevano diverse teorie su come il Messia sarebbe entrato a Gerusalemme. Basandosi su Daniele 7:13, alcuni pensavano che il Messia sarebbe venuto come un maestoso conquistatore. Basandosi su Zaccaria 9:9, alcuni pensavano che il Messia sarebbe venuto in modo semplice e umile, cavalcando un puledro d’asino.

ii. Ai giorni di Gesù, alcuni rabbini riconciliarono i due passaggi dicendo che il Messia sarebbe venuto umilmente se Israele non ne fosse stato degno ma potentemente se ne fosse stato degno. Poiché Israele si considerava degno, si aspettavano solo un Messia trionfante e conquistatore.

iii. Sul quale nessuno è ancora salito: “Per Gesù non faceva differenza che questo puledro non fosse mai stato montato. Era il Creatore, venuto in questo mondo come Uomo, e come tale tutte le creature inferiori gli erano soggette.” (Ironside)

d. Ed essi risposero loro come Gesù aveva loro indicato, e quelli li lasciarono andare: Sembra che Gesù avesse preso accordi con il proprietario del puledro, e ai discepoli fu semplicemente ordinato di dire: “È per Gesù”, qualora qualcuno lo avesse chiesto. Fecero come disse Gesù, e filò tutto liscio.

2. (7-11) Lodi per Gesù.

Allora essi condussero il puledro a Gesù, vi posero sopra i loro mantelli, ed egli vi si sedette sopra. E molti stendevano i loro vestiti sulla strada, e altri tagliavano rami dagli alberi e li spargevano sulla strada. E tanto quelli che precedevano come quelli che seguivano, gridando, dicevano:

«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il regno di Davide nostro padre,
Che viene nel nome del Signore.
Osanna nei luoghi altissimi!».

Così Gesù entrò in Gerusalemme e nel tempio; e, dopo aver osservato bene ogni cosa, essendo ormai tardi, uscì con i dodici diretto a Betania.

a. E molti stendevano i loro vestiti sulla strada, e altri tagliavano rami dagli alberi e li spargevano sulla strada: Ci piace questa scena della vita di Gesù semplicemente perché ci sembra giusta. Per gran parte del Suo ministero, Gesù fu disprezzato e rifiutato dagli uomini. Spesso le folle che lo adoravano lo seguivano solo per quello che avrebbero potuto ottenere da Lui, e la maggior parte di coloro che lo seguivano rifiutava qualsiasi tipo di coinvolgimento personale con Gesù. In questo giorno, tutto questo era diverso.

i. In quel giorno, essi colmarono Gesù di attenzione e di onore. Usarono i loro vestiti per fargli una sella e per fare da tappeto rosso per il puledro su cui cavalcava. Considerando la spesa e il valore dell’abbigliamento a quei tempi, si trattava di un elogio generoso.

b. E tanto quelli che precedevano come quelli che seguivano, gridando, dicevano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!»: Per la maggior parte del Suo ministero, Gesù fece tutto il possibile per scoraggiare le persone dal celebrarlo pubblicamente come Messia. Qui Gesù fece di tutto per invitare la lode e l’adorazione pubbliche dovute al Messia.

i. Infatti, quando i capi religiosi di quel tempo si opposero, Egli disse loro: “Io vi dico che se costoro tacessero, griderebbero le pietre.” (Luca 19:40)

ii. Le dichiarazioni della folla provengono da Salmo 118:19-29. In questo, la loro lode era secondo la Scrittura. È importante lodare Dio come Egli vuole essere lodato. Quindi, se Dio dice che dobbiamo venire a Lui con le parole (Osea 14:2), allora è così che dobbiamo farlo. Se Dio dice che dobbiamo venire a Lui con il canto (Salmo 100:2), allora è così che dobbiamo farlo. Se Dio dice che dobbiamo andare a Lui con le mani alzate (Salmo 134:2), è così che dobbiamo andare a Lui. Il punto centrale dell’adorazione è fare ciò che piace a Dio, non ciò che piace a noi, ma la verità meravigliosa è che quando compiacciamo Dio, ci troviamo a nostra volta incredibilmente soddisfatti.

iii. Chiamiamo questo evento “l’Ingresso Trionfale”, ma fu uno strano tipo di trionfo. Se avessi parlato dell’Ingresso Trionfale di Gesù con un Romano, questi si sarebbe messo a ridere. Per i Romani, un Ingresso Trionfale era un onore concesso a un generale romano che aveva riportato una vittoria completa e decisiva e aveva ucciso almeno 5.000 soldati nemici. Quando il generale tornava a Roma, si festeggiava con una parata elaborata. Prima passavano i tesori presi dal nemico, poi i prigionieri. I suoi eserciti marciavano unità per unità, e infine il generale cavalcava su un carro d’oro trainato da magnifici cavalli. I sacerdoti bruciavano incenso in suo onore e la folla gridava il suo nome e lo lodava. La processione si concludeva presso l’arena, dove alcuni dei prigionieri venivano dati in pasto alle belve per l’intrattenimento della folla. Ecco, quello era un Ingresso Trionfale; non un comune galileo seduto su alcune tuniche messe su un asinello.

c. Dopo aver osservato bene ogni cosa: Gesù venne come Messia a Gerusalemme, non come un potente generale che voleva conquistare i Romani. Egli venne prima per vedere l’atteggiamento del popolo di Dio e per condurre una sorte di ispezione. Nel resto di Marco 11, vedremo i risultati di tale ispezione.

i. Malachia 3:1-3 profetizza che il Messia sarebbe entrato nel tempio per condurre un’attenta valutazione.

ii. Vediamo di nuovo il coraggio di Gesù perché non si nascose dalle autorità. Giovanni 11:57 chiarisce che c’era una taglia sulla testa di Gesù e che le autorità lo stavano cercando. Nonostante quella minaccia, Gesù venne a Gerusalemme nel modo più pubblico possibile.

B. La lezione del fico.

1. (12-14) Gesù maledice un fico.

Il giorno seguente, usciti da Betania, egli ebbe fame. E, vedendo da lontano un fico che aveva delle foglie, andò a vedere se vi trovasse qualcosa; ma, avvicinatosi ad esso, non vi trovò altro che foglie, perché non era il tempo dei fichi. Allora Gesù, rivolgendosi al fico, disse: «Nessuno mangi mai più frutto da te in eterno». E i suoi discepoli l’udirono.

a. E, vedendo da lontano un fico che aveva delle foglie, andò a vedere se vi trovasse qualcosa: In sostanza, l’albero era una foto pubblicitaria ingannevole, aveva delle foglie, ma non aveva fichi. Di solito non è così per questi alberi, i quali normalmente non hanno foglie senza avere anche i fichi.

i. Perché non era il tempo dei fichi: Non era che il fico non avesse i fichi perché non doveva averli. Il problema è che aveva delle foglie ma non aveva fichi. Le foglie dicevano: “Qui ci sono fichi”, ma non c’era nessun fico.

ii. C’erano molti alberi che avevano solo le foglie, eppure questi non vennero maledetti. C’erano molti alberi che non avevano né foglie né frutti, eppure nemmeno questi vennero maledetti. Questo albero fu maledetto perché professava di avere frutti, ma non ne aveva.

b. Allora Gesù, rivolgendosi al fico, disse: «Nessuno mangi mai più frutto da te in eterno»: L’albero fu maledetto per la sua falsa apparenza, non per la mancanza di frutto. Allo stesso modo, Israele ai giorni di Gesù badava alla forma esteriore, ma non portava alcun frutto. In questa immagine, Gesù avvertì Israele – e noi – del dispiacere di Dio quando sembra che abbiamo dei frutti, ma in realtà non ne abbiamo. Dio non è contento quando il Suo popolo è tutto foglie e nessun frutto.

i. In tutte le opere nel ministero di Gesù, questo è l’unico miracolo distruttivo. L’Antico Testamento è pieno di miracoli di distruzione e giudizio, ma Gesù ci ha mostrato perfettamente la natura di Dio. Se questo è stato l’unico miracolo del suo genere, dobbiamo capirne la grande e importante lezione. Dio non approva quando si professa il falso, quando uno non percorre con i fatti la strada che ha indicato con le parole.

ii. “Non c’è motivo di criticare il nostro Signore per aver distrutto un albero a scopo di insegnamento, non più di quanto ci sia motivo di criticare qualcuno per aver tagliato un abete per fare un albero di Natale per i suoi figli, o per aver strappato petali da un fiore per insegnare una lezione di botanica.” (Morgan)

3. (15-19) Purificazone del tempio.

Così giunsero a Gerusalemme. E Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare quelli che nel tempio vendevano e compravano e rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi. E non permetteva ad alcuno di portare oggetti attraverso il tempio. E insegnava, dicendo loro: «Non è scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti”? Voi, invece, ne avete fatto un covo di ladroni!». Ora gli scribi e i capi dei sacerdoti, avendo udito queste cose, cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era rapita in ammirazione del suo insegnamento. E, quando fu sera, Gesù uscì fuori dalla città.

a. E Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare quelli che nel tempio vendevano e compravano: L’area del tempio era piena di affaristi che lavoravano in collaborazione con i sacerdoti e derubavano i pellegrini, costringendoli ad acquistare animali che erano stati approvati per i sacrifici e a scambiare valute a prezzi gonfiati.

i. Ogni maschio ebreo doveva pagare una tassa annuale al tempio, un importo pari a circa due giorni di paga. La tassa doveva essere pagata nella valuta del tempio, e i cambiavalute convertivano i loro soldi nella valuta del tempio ad un prezzo esorbitante.

b. Quelli che nel tempio vendevano e compravano: Lo facevano nei cortili esterni del tempio, l’unica area dove i gentili potevano adorare e pregare. Pertanto, questo luogo di preghiera fu trasformato in un mercato disonesto. Dio voleva che il tempio fosse una casa di preghiera per tutte le genti, ma ne avevano fatto un covo di ladroni.

i. Un covo di ladroni è un luogo dove i ladroni si incontrano e si nascondono. È una condizione spiacevole e vergognosa quando la casa di Dio diventa un luogo dove i peccatori impenitenti e ostinati si nascondono e si radunano.

4. (20-24) Ritorno al fico maledetto.

Il mattino seguente, ripassando vicino al fico, lo videro seccato fin dalle radici. E Pietro, ricordandosi, gli disse: «Maestro, ecco, il fico che tu maledicesti è seccato». Allora Gesù, rispondendo, disse loro: «Abbiate la fede di Dio! Perché in verità vi dico che se alcuno dirà a questo monte: “Spostati e gettati nel mare”, e non dubiterà in cuor suo, ma crederà che quanto dice avverrà, qualunque cosa dirà, gli sarà concesso. Perciò vi dico: Tutte le cose che domandate pregando, credete di riceverle e le otterrete.

a. Abbiate la fede di Dio! Gesù spiegò che questo miracolo era davvero il risultato di una preghiera fatta con fede, ed incoraggiò i Suoi discepoli meravigliati ad avere questo tipo di fede, confidando che Dio avrebbe ascoltato anche loro.

b. Di Dio: Gesù chiarì che la preghiera deve essere offerta con fede e la fede deve essere in Dio. La fede è fiducia, certezza e dipendenza in qualcuno o qualcosa.

i. Alcune traduzioni, usando traslitterazioni greche, dicono che Gesù stava in realtà dicendo che dobbiamo avere “la fede di Dio.” Ma gli studiosi greci non sono d’accordo con questa comprensione della frase e preferiscono la traduzione: “Abbiate fede in Dio!”

· “Genitivo oggettivo theou [Dio] come in Galati 3:26; Romani 3:22, 26”. (Robertson) Dio è l’oggetto della fede in questa frase.

· “La parola ‘Dio’ è al genitivo, mostrando qui l’oggetto della fede.” (West)

· “Fede in Dio, genitivo oggettivo come in Romani 3:22 ed Ebrei 4:2.” (Expositor’s)

ii. Il caso grammaticale della parola Dio in questo passo è il genitivo oggettivo. Il caso oggettivo si riferisce a ciò che subisce l’azione del verbo avere; non è un genitivo possessivo, il che indicherebbe che dobbiamo “avere la fede di Dio.”

c. Vi dico che se alcuno dirà a questo monte: “Spostati”: Monte era una figura retorica popolare per ogni problema insormontabile; Gesù stava dicendo che, quando crediamo, Dio può rimuovere qualsiasi ostacolo.

i. “L’espressione ‘spostare una montagna’ era una frase ebraica abbastanza comune. Era una frase molto usata e molto espressiva che significava: rimuovere le difficoltà.” (Barclay)

ii. La promessa che Dio risponde alla preghiera fatta con fede era per i discepoli, non per la moltitudine. “Non dovremmo interpretare Marco 11:24 nel senso: ‘Se preghi abbastanza intensamente e credi veramente, Dio è obbligato a rispondere alla tua preghiera, qualunque cosa tu chieda’. Quel tipo di fede non è fede in Dio; piuttosto non è altro che fede nella fede, o fede nei sentimenti.” (Wiersbe)

5. (25-26) Preghiera e perdono.

E quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate affinché anche il Padre vostro, che è nei cieli, perdoni i vostri peccati. Ma se voi non perdonate, neanche il Padre vostro, che è nei cieli, perdonerà i vostri peccati».

a. E quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate: La mancanza di fede non è l’unico ostacolo a una preghiera efficace. Anche rifiutare di perdonare o tenere rancore può ostacolare la nostra preghiera.

i. Questo potrebbe essere un’area nella quale abbiamo bisogno di una grande fede. A volte un cuore duro e che non sa perdonare è più grande di qualsiasi montagna.

b. E quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno: Questo significa che non dobbiamo mai mettere il dovere o il servizio religioso prima dei buoni rapporti con le persone. Piuttosto, dobbiamo prima correggere queste relazioni e poi continuare nella preghiera. Dobbiamo fare ciò che Paolo comandò in Romani 12:18: Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini.

c. Ma se voi non perdonate, neanche il Padre vostro, che è nei cieli, perdonerà i vostri peccati: Il cuore che ha ricevuto il perdono può perdonare anche gli altri. Se abbiamo cuori duri che non sanno perdonare, bisogna cominciare a domandarsi se abbiamo mai ricevuto o apprezzato il perdono che Dio ci offre.

C. Con quale autorità?

1. (27-28) I capi religiosi interrogano Gesù.

Poi vennero di nuovo a Gerusalemme; e mentre egli passeggiava per il tempio, i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani si accostarono a lui, e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato codesta autorità per fare queste cose?».

a. E mentre egli passeggiava per il tempio, i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani si accostarono a lui: Gesù non era lì per cominciare una discussione con i capi religiosi. Voleva insegnare alla gente e parlare loro della buona notizia di Dio. Ma quelli che volevano interrogarlo vennero da Lui, ed Egli fu più che in grado di affrontarli.

b. Con quale autorità fai queste cose? Gesù fu estremamente coraggioso nell’entrare audacemente a Gerusalemme e nello scacciare i mercanti corrotti dai cortili del tempio. Ora i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani volevano sapere che diritto aveva di fare tali cose.

2. (29-33) Gesù risponde alla loro domanda con un’altra domanda.

E Gesù, rispondendo, disse loro: «Anch’io vi domanderò una cosa; rispondetemi dunque, ed io vi dirò con quale autorità faccio queste cose. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Ed essi ragionavano tra di loro, dicendo: «Se diciamo dal cielo, egli dirà: “Perché, dunque, non gli credeste?”. Ma se diciamo dagli uomini, noi abbiamo paura del popolo, poiché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta». Perciò, rispondendo, dissero a Gesù: «Non lo sappiamo». E Gesù, rispondendo, disse loro: «Neppure io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

a. Anch’io vi domanderò una cosa: Quando Gesù chiese loro di rispondere alla domanda su Giovanni Battista, non stava evitando di rispondere. Se Giovanni veniva davvero da Dio, allora egli aveva ragione su Gesù e Gesù era davvero il Messia. Se quello che aveva detto Giovanni era vero, allora Gesù aveva tutta l’autorità di fare le cose delle quali lo interrogavano.

i. “Non aveva schivato la domanda, ma aveva dato un contrattacco decisivo che servì a mettere le cose in chiaro e a definire il loro atteggiamento sia nei confronti di Giovanni che nei confronti di Gesù stesso. Rifiutarono Giovanni così come ora rifiutavano Gesù.” (Robertson)

b. Non lo sappiamo: La loro risposta alla Sua domanda mise in luce il fatto che questi uomini non cercavano la verità in modo sincero. Si preoccupavano più di vincere i dibattiti e compiacere le folle, piuttosto che conoscere la verità.

i. “L’intera storia è un vivido esempio di ciò che accade agli uomini che non vogliono affrontare la verità. Devono contorcersi e dimenarsi e alla fine si trovano in una posizione in cui sono così attorcigliati senza speranza che non hanno nulla da dire.” (Barclay) è più difficile affrontare la verità e ammettere di aver sbagliato, all’inizio, ma è l’unica strada che abbia un vero futuro.

© 2022 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com

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