Marco 10




Marco 10 – Gesù insegna sul Matrimonio, le Ricchezza e il Servizio

A. Matrimonio e divorzio.

1. (1-2) I farisei mettono Gesù alla prova: È lecito al marito ripudiare la moglie?

Poi, partendo di là, si recò nel territorio della Giudea lungo il Giordano, e di nuovo le folle si radunarono intorno a Lui; ed Egli nuovamente, come al solito, le ammaestrava. E i farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «È lecito al marito ripudiare la moglie?».

a. È lecito al marito ripudiare la moglie? Il divorzio era un argomento controverso ai tempi di Gesù, con due principali scuole di pensiero incentrate su due dei suoi sostenitori più famosi. La prima era la scuola di Rabbi Hillel (una visione indulgente e popolare) e la seconda era scuola di Rabbi Shammai (una visione severa e meno popolare).

b. È lecito al marito ripudiare la moglie? Il vero nocciolo della domanda dei farisei è reso chiaro dal racconto di Matteo: È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo? (Matteo 19:3). Se la domanda è semplicemente: “è lecito?”, allora lecito viene interpretato come per qualsiasi motivo.

i. Il dibattito è incentrato sulla legge mosaica, che autorizzava il divorzio in Deuteronomio 24:1: Quando uno prende una donna e la sposa, se poi avviene che essa non gli è più gradita perché ha trovato in lei qualcosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio, glielo dia in mano e la mandi via da casa sua. Il dibattito tra i rabbini cercava di rispondere alla domanda “Che cosa si intende per vergognoso?”

ii. Secondo il rabbino Shammai per vergognoso si intendeva immoralità sessuale, quindi, sosteneva che quest’ultima era l’unico motivo valido per il divorzio. Tuttavia, secondo il rabbino Hillel, vergognoso si riferiva a qualsiasi tipo di capriccio, a tal punto che bruciare la colazione avrebbe costituito un motivo valido per il divorzio.

iii. William Barclay così descrisse l’insegnamento di Rabbi Hillel sul divorzio e il termine vergognoso usato in Deuteronomio 24:1: “Dicevano che si poteva riferire alla moglie che rovina un piatto di cibo, che chiacchiera troppo per strada, che parla con un uomo sconosciuto, che parla in modo irrispettoso delle relazioni di suo marito al suo cospetto, che è rissosa (una donna la cui voce poteva essere udita nella casa vicina). Rabbi Akiba si spinse persino a dire che il divorzio era consentito se un uomo trovava una donna che ai suoi occhi fosse più bella di sua moglie.

c. Per metterlo alla prova: I farisei cercarono di far parlare Gesù contro Mosè o contro il pensiero popolare; speravano di coglierlo in trappola.

2. (3-9) Gesù enfatizza il matrimonio e il piano di Dio nel matrimonio.

Ed Egli, rispondendo, disse loro: «Che cosa vi ha comandato Mosè?». Essi dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di divorzio e di ripudiare la moglie». E Gesù, rispondendo, disse loro: «Fu a causa della durezza del vostro cuore che egli scrisse questa disposizione; ma al principio della creazione, Dio li fece maschio e femmina. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due diverranno una stessa carne; così non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha unito!».

a. Che cosa vi ha comandato Mosè? Gesù enfatizzò il cuore della questione raccontata in Deuteronomio 24:1. Mosè non ha comandato il divorzio; Mosè lo ha permesso. Questo andava contro l’insegnamento di Rabbi Hillel, che insegnava che era un giusto dovere divorziare dalla propria moglie se il marito ne era in qualche modo insoddisfatto.

i. I rabbini di quel giorno avevano un detto: “Se un uomo non ha una buona moglie, divorziare da lei è un dovere religioso.” Gesù andò contro questo modo di pensare.

b. Fu a causa della durezza del vostro cuore che egli scrisse questa disposizione: La legge mosaica che concedeva il divorzio era una concessione data per la durezza del vostro cuore. Non era mai stato un comando da parte di Dio, ma fu permesso a causa della durezza del coniuge che aveva ferito (data la crudeltà della sua infedeltà). Era consentito anche a causa della durezza del coniuge che era stato ferito (che non poteva perdonare completamente e ricostruire un rapporto danneggiato).

i. La legge di Deuteronomio 24:1 era stata data effettivamente come protezione per la moglie divorziata. “Mosè permise il divorzio a condizione che venisse dato un certificato di divorzio alla moglie… La sua funzione principale era quella di fornire un grado di protezione per la donna che era stata ripudiata dal marito.” (Lane)

c. Ma al principio della creazione: Gesù era ora passato da un discorso sul divorzio a un discorso sul matrimonio. Il problema non era che non capivano la legge sul divorzio. Il problema era che non capivano cosa dicesse Dio riguardo al matrimonio.

i. Questa enfasi sul matrimonio piuttosto che sul divorzio è un approccio saggio per chiunque sia interessato a mantenere l’unione matrimoniale. Il divorzio non può essere visto come una possibilità di soluzione quando le cose sono difficili. Il matrimonio è come uno specchio; riflette ciò che ci mettiamo dentro. Se qualcuno pensa subito al divorzio come soluzione più conveniente, il divorzio sarà molto più probabile.

ii. Al principio: È sorprendente che Gesù ci abbia riportato all’inizio dei tempi per imparare di più riguardo al matrimonio. Oggi molti vorrebbero dire: “Viviamo in tempi diversi” o “Le cose funzionano in modo diverso al giorno d’oggi” o “Abbiamo bisogno di un approccio moderno”. Eppure, Gesù sapeva che per trovare le risposte bisognava risalire alla creazione.

d. Ma al principio della creazione, Dio li fece maschio e femmina: Il vero scopo di Dio per il matrimonio non si realizza nel divorzio, ma nel progetto originale di Dio per il matrimonio. Dicendo, “Dio li fece”, Gesù affermava la proprietà di Dio sul matrimonio; è un’istituzione di Dio, non dell’uomo, quindi è soggetta alle Sue regole.

e. E i due diverranno una stessa carne: Riportando la questione al fondamento del matrimonio, Gesù chiarì che le coppie devono abbandonare la propria vita da single (l’uomo lascerà suo padre e sua madre) e unirsi in una relazione di una stessa carne, la quale è sia un fatto (sono) che un obiettivo (diverranno).

i. L’espressione ‘si unirà a sua moglie’ richiama il concetto di incollare due cose insieme. “Sii incollato a lei… Un marito dovrebbe essere attaccato a sua moglie come lo è a sé stesso.” (Trapp)

ii. Il termine originale che Gesù usa quando dice “si unirà” letteralmente vuol dire aggiogato insieme. Come due animali aggiogati insieme, le coppie devono lavorare insieme e andare nella stessa direzione, per essere realmente unite nel modo in cui Dio vuole che lo siano.

iii. In questo passaggio parliamo di un’unità nuova e fondamentale. Il legame tra marito e moglie dovrebbe essere ancora più forte del legame tra genitore e figlio. Il vincolo matrimoniale dovrebbe essere più forte del vincolo di sangue. “E la legge di Dio non era che un uomo abbandonasse sua moglie ogni volta che ne aveva voglia, ma che lasciasse suo padre e sua madre piuttosto che sua moglie, amando sua moglie come il suo stesso corpo.” (Poole)

iv. “Non solo nel senso che dovrebbero essere considerati come un solo corpo, ma anche come due anime in un solo corpo, con una completa unione di interessi, e un’associazione indissolubile di vita e fortuna, conforto e sostegno, desideri e inclinazioni, gioie e dolori.” (Clarke)

f. Ciò che Dio ha unito: Successivamente, Gesù ricordò ai farisei che il matrimonio è spiritualmente vincolante davanti a Dio. Il matrimonio non è semplicemente un contratto sociale, e ciò che Dio ha unito Egli terrà unito.

i. Usando i termini si unirà e separi, Gesù ci ha ricordato che il divorzio è davvero come un’amputazione. A volte nelle circostanze più estreme, l’amputazione può essere la cosa giusta da fare. Ma il paziente deve prima avere una diagnosi che giustifichi una soluzione così estrema.

3. (10-12) Gesù chiarisce la questione ai Suoi discepoli.

E in casa i Suoi discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Allora Egli disse loro: «Chiunque manda via la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei. Similmente, se la moglie lascia il proprio marito e ne sposa un altro, commette adulterio».

a. I Suoi discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento: Questo non è tutto ciò che c’è da sapere sul divorzio e sul matrimonio. Gesù chiaramente approfondì le Sue osservazioni fatte in precedenza nel capitolo, dove aveva indicato che Dio aveva permesso (e non comandato) il divorzio in caso di immoralità sessuale. Qui, Gesù risponde alla domanda: “Allora che dire di un divorzio ottenuto sulla base di altri motivi?”

b. Chiunque manda via la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei: Possiamo comprendere questo brano solo tenendo conto di tutto il consiglio di Dio (Atti 20:27). Nel racconto più completo di questo insegnamento, Matteo ha annotato quello che Gesù disse: “Or io vi dico che chiunque manda via la propria moglie, eccetto in caso di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio; e chi sposa colei che è stata mandata via, commette adulterio” (Matteo 19:9). Con questa risposta Gesù interpretò il significato della parola vergognoso in Deuteronomio 24:1, mostrando che il divorzio (e la libertà di risposarsi) era consentito solo in caso di immoralità sessuale.

i. L’antica parola greca per fornicazione è porneia. È una parola ampia e copre un’ampia gamma di indecenze sessuali. Si può essere colpevoli di porneia senza aver effettivamente consumato un atto di adulterio.

ii. A questa autorizzazione al divorzio, Paolo aggiunse il caso di abbandono da parte di un coniuge non credente (1 Corinzi 7:15).

iii. Nota che l’incompatibilità, il non amarsi più, la violenza e l’infelicità non sono basi per il divorzio, sebbene possano essere motivi appropriati per una separazione e il conseguente celibato all’interno del matrimonio.

c. Commette adulterio contro di lei: Il motivo per cui una persona che non ha ottenuto un divorzio legittimo commette adulterio dopo essersi risposata (così come lo commette il suo nuovo coniuge) è perché non è divorziata agli occhi di Dio. Visto che il suo vecchio matrimonio è ancora valido, è in realtà colpevole di bigamia e adulterio.

i. Dobbiamo fare i conti con il fatto che il matrimonio, in quanto promessa fatta a Dio, al nostro coniuge e al mondo, è una promessa vincolante e non può essere infranta a nostra discrezione. Ci sono casi in cui Dio permette che la promessa si dissolva, ma dipende da Dio e non da noi.

d. Se la moglie lascia il proprio marito e ne sposa un altro, commette adulterio: Questa affermazione di Gesù mostra perché è importante esaminare tutto il consiglio di Dio su un dato argomento. Se questo fosse stato l’unico passaggio nella Bibbia sul divorzio e sulle seconde nozze, allora dovremmo dire che se uno divorzia, qualunque sia il motivo, commette adulterio e che quindi Dio non permette mai di risposarsi in caso di divorzio. Ma se teniamo conto di tutto il consiglio di Dio, sappiamo che non è vero.

i. Ci sono alcuni che trascurano tutto il consiglio di Dio e dicono che Dio non permette mai di risposarsi dopo il divorzio. Tuttavia, quando vediamo cosa dice la Bibbia nella sua interezza sull’argomento, vediamo che se qualcuno divorzia per motivi biblici (adulterio o abbandono da parte di un coniuge non credente), ha il pieno diritto di risposarsi.

ii. Se un divorzio non è basato su motivi biblici – il tipo di divorzio a cui Gesù si riferiva in questo passaggio – allora non c’è diritto a risposarsi. Questo perché, per quanto riguarda Dio, il matrimonio è ancora in vigore, e sposare un’altra persona vorrebbe dire commettere adulterio.

iii. Questo ci fa capire che quando Dio guarda dal cielo, non vede tre categorie: single, sposati e divorziati. Vede due categorie: single e sposati. O sei vincolato da un voto matrimoniale o non lo sei. Se sei vincolato, non puoi sposare un’altra persona. Se non sei vincolato, sei libero di sposarti nel Signore. Comprendere tutto il consiglio di Dio su questo argomento libera dal pregiudizio di essere una persona divorziata all’interno della chiesa.

4. (13-16) Gesù benedice i bambini e li usa come esempio di come dobbiamo ricevere il regno di Dio.

Allora, gli furono presentati dei fanciulli, perché li toccasse, ma i discepoli sgridavano coloro che li portavano. E Gesù, nel vedere ciò, si indignò; e disse loro: «Lasciate che i piccoli fanciulli vengano a Me e non glielo impedite, perché di tali è il regno di Dio. In verità vi dico che chiunque non riceve il regno di Dio come un piccolo fanciullo, non entrerà in esso». E, presili in braccio, li benedisse, imponendo loro le mani.

a. Gli furono presentati dei fanciulli: L’antica parola greca usata per furono presentati (prosphero) suggerisce che portarono i propri figli a Gesù per la dedicazione. “La parola è comunemente usata nel contesto dei sacrifici e in questo passaggio suggerisce l’idea di dedicazione.” (Bruce)

b. Lasciate che i piccoli fanciulli vengano a Me: I bambini amano andare da Gesù, e il fatto che i bambini lo amavano e che anche Lui li amava la dice lunga sul Suo conto. I bambini non amano le persone cattive e acide.

c. I discepoli sgridavano coloro che li portavano: Visto che i bambini amano andare da Gesù, non dovremmo mai impedire loro di farlo, o non mostrare loro la via. Noi sappiamo di più riguardo a Gesù di quanto non ne sapessero le donne della Giudea. C’è qualche buona ragione per non portare i nostri figli da Gesù?

i. Questo è un dovere per chi presta servizio nel ministero per i bambini e soprattutto per i genitori. Le preghiere e le parole di un genitore possono significare tanto per la salvezza di un figlio. Anche da adulto, Charles Spurgeon ricordava come sua madre pregasse per lui: “Poi è arrivata la preghiera di una madre, e non dimenticheremo mai alcune parole della preghiera di una madre, nemmeno quando i nostri capelli diventeranno grigi. Ricordo che una volta lei pregò così: ‘Ora, Signore, se i miei figli perseverano nei loro peccati, non sarà per ignoranza che periranno, e la mia anima dovrà rendere pronta testimonianza contro di loro nel giorno del giudizio se non si aggrappano a Cristo.’ Il pensiero che mia madre fosse pronta a rendere testimonianza contro di me, trafisse la mia coscienza e scosse il mio cuore.”

ii. È particolarmente importante portare i bambini a Gesù se ricordiamo che hanno una vita intera davanti a loro per servire Dio. “Ti arrabbieresti se dicessi che vale più la pena salvare un bambino che non un uomo? È una misericordia infinita da parte di Dio salvare chi ha settant’anni; perché che cosa può fare ora con la fine della sua vita? Quando arriviamo a cinquanta o sessant’anni, siamo quasi esausti, e se abbiamo passato la nostra infanzia e giovinezza con il diavolo, che cosa resta a Dio? Ma questi cari bambini e bambine possono fare qualcosa di importante. Se ora si abbandonano a Cristo, possono avere davanti a sé giorni lunghi, felici e santi in cui possono servire Dio con tutto il cuore. Chi sa quale gloria Dio può avere da loro? Terre pagane possono chiamarli benedetti. Intere nazioni possono essere illuminate grazie a loro.” (Spurgeon)

d. E, presili in braccio, li benedisse, imponendo loro le mani: Gesù li benedisse in modo semplice ma potente. Il verbo in greco antico è enfatico e letteralmente significa benedire con fervore.

i. Perché i bambini possono ricevere una tale benedizione da Gesù? Perché la possono ricevere senza cercare di rendersene degni o fingere di non averne bisogno. Abbiamo bisogno di ricevere la benedizione di Dio allo stesso modo.

e. Perché di tali è il regno di Dio: Non dobbiamo pensare ai bambini solo come a qualcuno da benedire; sono anche esempi di come dobbiamo entrare nel regno, con una fede come quella dei bambini, che non vuol dire una fede infantile. Dobbiamo venire a Dio con una fede che si fida di Dio proprio come un bambino si fida di suo padre, e lasciare al papà tutti i problemi.

i. L’enfasi non è sul fatto che i bambini sono umili e innocenti, perché a volte non lo sono. Ma è sul fatto che questi bambini ricevono e non sentono di aver bisogno di dover guadagnare qualcosa per ottenerlo. I bambini sono in una posizione in cui, molto spesso, non possono fare altro che ricevere. Non rifiutano i regali a motivo dell’orgoglio di autosufficienza. Quindi dobbiamo ricevere il regno di Dio come un piccolo fanciullo, perché sicuramente non vi entreremo affatto per quello che facciamo o guadagniamo.

B. L’insegnamento di Gesù sulle ricchezze.

1. (17-18) Un uomo avido interroga Gesù.

Ora, mentre stava per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro; e inginocchiatosi davanti a Lui, gli chiese: «Maestro buono, cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». E Gesù gli disse: «Perché Mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio.

a. Maestro buono: Questo titolo non era mai stato usato per altri rabbini ai tempi di Gesù, perché implicava l’assenza di peccato, una completa bontà. Gesù e tutti gli altri riconobbero che questo era un titolo unico.

i. “Non c’è alcun esempio in tutto il Talmud di un rabbino chiamato ‘Buon Maestro’.” (Plummer, citato in Geldenhuys) Solo Dio era chiamato buono dagli antichi rabbini.

b. Perché Mi chiami buono? Gesù non stava rinnegando la Propria divinità. Piuttosto, stava invitando il giovane a riflettere. È come se Gesù dicesse: “Sai davvero quello che stai dicendo, quando mi chiami buono?

c. Cosa devo fare per ereditare la vita eterna? Il nocciolo della domanda del giovane era cosa devo fare. Pensava che la vita eterna fosse una questione di guadagno e merito, non di relazione. Mentre si inginocchiava davanti a Gesù, la semplice vicinanza di quella relazione lo rendeva più vicino alla salvezza di qualsiasi cosa potesse fare. Non voleva che Gesù fosse il suo salvatore; voleva che Gesù gli mostrasse la via per diventare il salvatore di sé stesso.

i. Quell’uomo in realtà non sapeva nemmeno chi egli stesso fosse. Pensava di essere giusto e non conosceva davvero sé stesso. Quando non sai chi è veramente Gesù, probabilmente non sai nemmeno chi sei tu. E conoscere Gesù è il primo passo da fare.

2. (19-22) Il consiglio che Gesù dà al giovane.

Tu conosci i comandamenti: “Non commettere adulterio. Non uccidere. Non rubare. Non dire falsa testimonianza. Non frodare. Onora tuo padre e tua madre”». Ed egli, rispondendo, gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia fanciullezza». Allora Gesù, fissandolo nel volto, l’amò e gli disse: «Una cosa ti manca; va’, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni, prendi la tua croce e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quella parola, se ne andò dolente, perché aveva molti beni.

a. Tu conosci i comandamenti: Essendo ebreo, quest’uomo conosceva i comandamenti. Gesù fece attenzione a citare solo quei comandamenti di quella che spesso viene chiamata la seconda tavola della legge, quella che parla di come ci comportiamo l’uno con l’altro.

i. Ciascuno di questi comandamenti è puro, giusto e buono. Il mondo sarebbe un posto davvero migliore se tutti vivessero solo secondo i cinque comandamenti menzionati qui da Gesù.

b. Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia fanciullezza: Nella sua risposta, questo giovane disse di avere osservato tutti questi comandamenti e di averlo fatto fin dalla sua fanciullezza. Ciò sarebbe stato possibile secondo la misura in cui questi comandamenti venivano comunemente interpretati, ma era impossibile considerando che la misura era il vero significato che Dio attribuisce a questi comandamenti.

i. In Filippesi 3:6, Paolo disse che pensava di aver osservato tutti i comandamenti quando era un ebreo devoto. Scrisse riguardo al suo modo di pensare di allora che quanto alla giustizia che è nella legge, [era] irreprensibile.

ii. Eppure, nel Sermone sul Monte, Gesù ci fornisce il vero significato della legge: la si applica al cuore, non solo alle azioni. Puoi avere un cuore pieno di adulterio, anche se non lo commetti mai; un cuore pieno di omicidio anche se non uccidi mai; un cuore che ruba anche se non rubi mai. Dio guarda al cuore così come alle azioni.

iii. L’uomo avrebbe dovuto rispondere: “Non c’è modo che io abbia osservato o possa osservare completamente la legge di Dio. Ho bisogno di un salvatore.”

c. Allora Gesù, fissandolo nel volto, l’amò e gli disse: Gesù era pieno di amore compassionevole per quest’uomo perché la sua vita era così vuota. Era salito in cima alla scala del successo, solo per scoprire che la sua scala era appoggiata all’edificio sbagliato.

d. Una cosa ti manca: Invece di mettersi a discutere se quest’uomo avesse adempito la legge o meno (cosa che Gesù aveva tutto il diritto di fare), Gesù lo spinse a pensare oltre la sua logica umana. “Vuoi dunque trovare appagamento e salvezza facendo qualcosa per Dio? Bene, allora dovrai fare tutto.” Gesù voleva che l’uomo vedesse la futilità di trovare appagamento o la salvezza attraverso il fare, ma l’uomo non riuscì a vederla.

i. Inoltre, non scelse di amare Dio più delle sue ricchezze, anche se Gesù gli aveva specificamente promesso un tesoro in cielo. L’uomo era più interessato al tesoro terreno degli uomini che ai tesori celesti di Dio. Quest’uomo era essenzialmente un idolatra. Il suo dio era la ricchezza, e non il vero Dio della Bibbia. Egli mise il denaro al primo posto.

e. Vieni, prendi la tua croce e seguimi: Quest’uomo, come tutti gli uomini per natura, pensava che a salvarlo sarebbero state le opere e l’essere giusto; chiese: “cosa devo fare.” Se vogliamo veramente fare le opere di Dio, dobbiamo cominciare dal credere in Gesù, che il Padre ha mandato (Giovanni 6:29).

i. L’obiettivo di Gesù non era quello di rendere triste il giovane; tuttavia, egli avrebbe potuto essere felice solo se avesse scelto di fare ciò che Gesù gli aveva detto di fare. Così, se ne andò dolente. Molte persone hanno quasi tutto, eppure sono dolenti.

3. (23-27) Il problema delle ricchezze.

Allora Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai Suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!». E i discepoli sbigottirono alle Sue parole. Ma Gesù, prendendo di nuovo la parola, disse loro: «Figli, quanto è difficile, per coloro che confidano nelle ricchezze entrare nel regno di Dio. È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Ed essi, ancora più stupiti, dicevano fra di loro: «E chi, dunque, può essere salvato?». Ma Gesù, fissando lo sguardo su di loro, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma non a Dio, perché ogni cosa è possibile a Dio».

a. Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!». E i discepoli sbigottirono alle sue parole: Siamo anche noi come i discepoli. Facciamo fatica a vedere come le ricchezze potrebbero impedirci di entrare nel regno di Dio. Tendiamo a pensare che le ricchezze possano solo portare benedizioni e bene.

i. Le parole di Gesù stupirono i discepoli perché davano per scontato che la ricchezza fosse sempre un segno della benedizione e del favore di Dio. Pensavano che i ricchi fossero particolarmente salvi.

b. Coloro che hanno delle ricchezze: Spesso ci esoneriamo da ciò che Gesù dice in questo passaggio perché non ci consideriamo ricchi. Tuttavia, se ci paragoniamo a questo giovane e ricco leader, ognuno di noi gode di più lussi e agi.

c. Figli, quanto è difficile, per coloro che confidano nelle ricchezze entrare nel regno di Dio: Le ricchezze presentano una difficoltà perché tendono a renderci soddisfatti di questa vita invece di desiderare quella che verrà. È anche vero che spesso per cercare le ricchezze, mettiamo in secondo piano la ricerca di Dio.

i. Possiamo confrontare la dipendenza di un bambino con l’indipendenza di un uomo ricco. Gesù disse che sarebbe stato molto più probabile che il bambino ereditasse il regno di Dio che non il ricco.

ii. Ancora più importante, forse, è il fatto che l’uomo ricco è spesso un uomo d’azione che ha avuto successo. Ha fatto le cose bene, quindi è ricco. Di conseguenza, per questo tipo di persona, è molto facile pensare che anche la sua salvezza e il suo rapporto con il Signore siano una questione di azioni fatte bene, quando in realtà si tratta di ricevere con umiltà.

d. È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio: Per l’uomo la salvezza è come un cammello che passa per la cruna di un ago. Con Dio, invece, è possibile.

i. “Il cammello era l’animale più grande che si potesse trovare sul suolo palestinese. Il forte contrasto tra l’animale più grande e l’apertura più piccola esprime ciò che, umanamente parlando, è impossibile o assurdo.” (Lane)

ii. “Sono stati fatti dei tentativi per spiegare le parole di Gesù sul cammello e la cruna di un ago in termini di un cammello che si infila in una piccola porta secondaria, o leggendo kamilon ‘fune’, anziché kamelon ‘cammello’. Tali ‘spiegazioni’ sono fuorvianti. Non capiscono che Gesù sta usando un’illustrazione umoristica.” (Morris)

e. Ogni cosa è possibile a Dio: Tuttavia, la grazia di Dio è sufficiente per salvare il ricco. Biblicamente parlando, abbiamo esempi di persone come Zaccheo, Giuseppe d’Arimatea e Barnaba,e molti altri esempi nel corso della storia.

4. (28-31) La nostra ricompensa e la soluzione al problema delle ricchezze.

E Pietro prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e Ti abbiamo seguito». Allora Gesù, rispondendo, disse: «Io vi dico in verità che non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o padre o madre o moglie o figli o poderi per amor Mio e dell’evangelo, che non riceva il centuplo ora, in questo tempo, in case, fratelli, sorelle, madre, figli e poderi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna. Ma molti primi saranno ultimi, e molti ultimi saranno primi».

a. Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e Ti abbiamo seguito: A differenza del giovane ricco, i discepoli avevano lasciato tutto per seguire Gesù; quale sarà la loro ricompensa? Questa sembra proprio una domanda tipica di Pietro.

i. Naturalmente i discepoli hanno un onore speciale. Avranno un posto speciale nel giudizio, probabilmente nell’amministrazione durante il Regno millenario. Gli apostoli hanno anche avuto l’onore di contribuire a fornire un fondamento singolare per la chiesa (Efesini 2:20) e avranno un onore speciale nella Nuova Gerusalemme (Apocalisse 21:14).

b. Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli […] che non riceva il centuplo ora: Ci sarà onore universale per tutti coloro che si sacrificano per amore di Gesù. Tutto ciò che viene dato per Lui sarà restituito molte volte, in aggiunta alla vita eterna.

i. Il centuplo non è ovviamente letterale. Altrimenti, Gesù avrebbe promesso cento madri e cento mogli a chi ha lasciato madri e mogli per amor Suo.

c. Ma molti primi saranno ultimi, e molti ultimi saranno primi: Questo era il criterio di qualificazione per la ricompensa del discepolo. Tutti coloro che si sacrificano per il Signore saranno ricompensati, ma il modo e i tempi della ricompensa divina potrebbero non coincidere al modo e ai tempi in cui gli uomini si aspettano di essere ricompensati. Quando Dio premia, aspettati l’inaspettato.

i. In Matteo 20:1-16 Gesù insegnò la parabola del padrone di casa e degli operai: una potente illustrazione del diritto di Dio e della Sua capacità di ricompensare in modi insoliti (sebbene mai ingiusti).

ii. “Nel racconto finale, si vedrà che nessun uomo verrà considerato un perdente per aver rinunciato a qualcosa per il Signore Gesù Cristo, sebbene Egli abbia il Suo metodo per decidere chi dovrebbe essere il primo e chi dovrebbe essere l’ultimo.” (Spurgeon)

5. (32-34) Gesù annuncia di nuovo il Suo destino imminente a Gerusalemme.

Or essi si trovavano in viaggio per salire a Gerusalemme, e Gesù li precedeva, ed essi erano sgomenti e lo seguivano con timore. Ed Egli presi nuovamente i dodici in disparte, prese a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi; ed essi lo condanneranno a morte e lo consegneranno nelle mani dei gentili, i quali lo scherniranno, lo flagelleranno, gli sputeranno addosso e l’uccideranno, ma il terzo giorno Egli risusciterà».

a. Erano sgomenti e lo seguivano con timore: Mentre si avvicinavano a Gerusalemme, i discepoli intuivano il pericolo della loro missione. Gesù era un uomo ricercato, eppure Gesù li precedeva. Pertanto, i discepoli si stupivano del coraggio di Gesù e temevano la sorte che attendeva tutti loro a Gerusalemme.

i. A volte non pensiamo a sufficienza al coraggio di Gesù. Gli ci volle un’enorme quantità di coraggio per camminare dritto verso il Suo destino sul Calvario e per camminare di fronte ai discepoli. Il coraggio di Gesù è particolarmente sorprendente alla luce della nostra frequente codardia come cristiani, timorosi di schierarci dalla parte Gesù. Lui non ebbe paura di schierarsi per noi.

ii. Lo seguivano con timore: Allo stesso tempo, i discepoli sono da elogiare per aver continuato a seguire Gesù. È vero che avevano paura, ma è anche vero che lo seguivano.

b. Essi lo condanneranno a morte e lo consegneranno nelle mani dei gentili: Gesù aveva già detto ai Suoi discepoli che sarebbe stato crocifisso e sarebbe risorto il terzo giorno (Marco 8:31). Questa è la prima volta nel Vangelo di Marco in cui Gesù ha rivelato che lo avrebbero consegnato nelle mani dei gentili. Questo sarebbe stato un ulteriore insulto e tradimento.

i. “La consegna ai gentili rivela che Gesù sarà disprezzato dai Suoi stessi connazionali, perché i gentili sono l’ultimo popolo a cui dovrebbe essere consegnato il Messia del popolo di Dio.” (Lane)

c. Lo scherniranno, lo flagelleranno, gli sputeranno addosso e l’uccideranno: è significativo che Gesù menziona la vergogna della Sua sofferenza. Gesù subì la più terribile umiliazione emotiva nella Sua morte, e lo fece per amor nostro.

i. Questa condivisione della vergogna di Gesù segnò i cristiani della chiesa primitiva e fu la prova del loro impegno e della loro forza. Atti 5:41 dice: Così essi si allontanarono dal sinedrio, rallegrandosi di essere stati ritenuti degni di essere vituperati per il nome di Gesù. Non è che i discepoli si rallegrassero della vergogna in sé, perché nemmeno Gesù si rallegrava della vergogna in sé (Ebrei 12:2). Piuttosto, si rallegravano nell’identificarsi con Gesù e, se necessario, avrebbero sofferto volentieri la vergogna.

C. La vera grandezza nel regno di Dio.

1. (35-37) Giacomo e Giovanni chiedono posizioni di prestigio.

Allora Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, si accostarono a Lui, dicendo: «Maestro, noi desideriamo che Tu faccia per noi ciò che Ti chiederemo». Ed Egli disse loro: «Che volete che Io vi faccia?». Essi gli dissero: «Concedici di sedere uno alla Tua destra e l’altro alla Tua sinistra nella Tua gloria».

a. Concedici di sedere uno alla Tua destra e l’altro alla Tua sinistra nella Tua gloria: Nonostante le continue dichiarazioni della Sua futura sofferenza, i discepoli pensavano ancora che quando Gesù sarebbe arrivato a Gerusalemme, avrebbe stabilito un regno politico. In questo passaggio, vediamo come Giacomo e Giovanni chiesero posizioni di alto rango nell’amministrazione di Gesù, la quale credevano sarebbe presto stata insediata.

i. Il posto d’onore era a destra. Il posto di secondo onore era a sinistra (1 Re 2:19; Salmo 110:1). Giacomo e Giovanni chiesero i due posti più prestigiosi nell’amministrazione di Gesù.

b. Maestro, noi desideriamo che Tu faccia per noi ciò che Ti chiederemo: Questo fu senza dubbio il risultato del continuo argomento di conversazione tra i discepoli. Spesso parlavano di quale di loro fosse il più grande (Marco 9:33-34). Giacomo e Giovanni si sentivano fiduciosi del fatto di essere i più grandi, quindi chiesero a Gesù di confermare la loro convinzione, nominandoli ora per le posizioni di più alto prestigio.

2. (38-41) La risposta di Gesù: pensare in termini di sacrificio, non di gloria personale.

E Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che domandate. Potete voi bere il calice che Io berrò ed essere battezzati del battesimo di cui Io sono battezzato?». Essi gli dissero: «Sì, lo possiamo». E Gesù disse loro: «Voi certo berrete il calice che Io bevo e sarete battezzati del battesimo di cui Io sono battezzato, ma quanto a sedere alla Mia destra o alla Mia sinistra, non sta a Me darlo, ma è per coloro ai quali è stato preparato». Udito ciò, gli altri dieci cominciarono ad indignarsi contro Giacomo e Giovanni.

a. Voi non sapete quello che domandate: Dal momento che Giacomo e Giovanni ragionavano ancora secondo idee carnali per quanto riguardava il regno di Dio, non avevano davvero idea di cosa sarebbe servito per essere grandi nel regno. Questo non perché Gesù non glielo avesse detto.

b. Potete voi bere il calice che Io berrò: Come poi accadde, sia Giacomo che Giovanni bevvero il calice e furono battezzati nella sofferenza, ma ognuno sperimentò la sofferenza in modi diversi.

i. Giacomo fu il primo apostolo ad essere martirizzato (Atti 12:1-2). Secondo la tradizione, Giovanni non fu mai martirizzato, sebbene sopravvisse a un tentato omicidio per immersione in una vasca di olio bollente (secondo la storia della chiesa, che è ragionevolmente affidabile).

ii. “Nell’uso greco comune, la terminologia legata al battesimo era utilizzata in collegamento all’essere sopraffatti da disastri o pericoli: un simile uso metaforico di immersione è presente nelle Scritture.” (Lane) Passi come Salmi 42:7, Salmi 93:3 e Salmi 69:2 riflettono questo concetto.

c. Voi certo berrete il calice che Io bevo: Forse apparve un grande sorriso sui volti di Giacomo e Giovanni quando Gesù disse questa frase. Pensavano di aver vinto qualcosa, e pensarono la stessa cosa anche gli altri discepoli (udito ciò, gli altri dieci cominciarono ad indignarsi contro Giacomo e Giovanni). Tuttavia, è improbabile che Gesù abbia sorriso perché sapeva in che cosa consistesse il battesimo che avevano richiesto. Sapeva che era un battesimo di sofferenza.

3. (42-45) Gesù descrive la vera grandezza.

Ma Gesù, chiamatili a Sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti i sovrani delle nazioni le signoreggiano, e i loro grandi esercitano dominio su di esse; ma tra voi non sarà così; anzi chiunque vorrà diventare grande tra voi, sarà vostro servo; e chiunque fra voi vorrà essere il primo, sarà schiavo di tutti. Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la Sua vita come prezzo di riscatto per molti».

a. Coloro che sono ritenuti i sovrani delle nazioni le signoreggiano: Il loro desiderio di occupare una posizione di onore mostrò che non conoscevano ancora la natura di Gesù, rispetto alla leadership e al potere. Coloro che al giorno d’oggi esercitano potere o autorità nella chiesa come se stessero “signoreggiando” sugli altri ancora non capiscono lo stile di leadership e di vita di Gesù.

i. Ma tra voi non sarà così è un rimprovero pungente al modo in cui la chiesa moderna guarda al mondo sia per la sua sostanza che per lo stile. In altre parole, la chiesa non deve operare nel modo in cui opera il mondo.

b. Chiunque fra voi vorrà essere il primo, sarà schiavo di tutti: Nella comunità del Regno, lo status, il denaro e la popolarità non sono i prerequisiti per la leadership. Il servizio prestato con umiltà è il più grande (e unico) prerequisito, come mostrato dal ministero stesso di Gesù.

c. Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire: Il vero ministero è fatto per il beneficio di coloro che vengono serviti, non per il beneficio di colui che serve. Molte persone sono nel ministero per quello che possono ricevere (materialmente o emotivamente) dalla loro gente invece che per quello che possono dare.

d. E per dare la Sua vita come prezzo di riscatto per molti: Questa è una delle grandi dichiarazioni che Gesù fece riguardo a Sé stesso e al Suo ministero. È Lui che prende il posto dei peccatori colpevoli e si offre come loro sostituto.

i. “La metafora del riscatto riassume lo scopo per cui Gesù ha dato la Sua vita e definisce la completa espressione del Suo servizio. La nozione prevalente dietro la metafora è quella della liberazione tramite il riscatto, che siad un prigioniero di guerra, uno schiavo o una vita perduta. Poiché l’idea di equivalenza, o sostituzione, era propria del concetto di riscatto, divenne un elemento integrante nel vocabolario della redenzione nell’Antico Testamento. Si riferisce a una liberazione che connota una servitù o una prigionia dalla quale l’uomo non può liberarsi.” (Lane)

4. (46-52) Un cieco viene guarito sulla via per Gerusalemme.

Giunsero così a Gerico. E come Egli usciva da Gerico con i Suoi discepoli e con una grande folla, un certo figlio di Timeo, Bartimeo il cieco, sedeva lungo la strada mendicando. Or avendo udito che chi passava era Gesù il Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano affinché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». E Gesù, fermatosi, ordinò che lo si chiamasse. Chiamarono dunque il cieco dicendogli: «Fatti animo, alzati, Egli ti chiama!». Allora egli, gettando via il suo vestito, si alzò e venne a Gesù. E Gesù, rivolgendogli la parola, disse: «Che vuoi che Io ti faccia?». Il cieco gli disse: «Rabboni, che io recuperi la vista!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha guarito». E in quell’istante recuperò la vista e si mise a seguire Gesù per la via.

a. Ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!»: Il cieco Bartimeo non aveva molto tatto, ma aveva tenacia e determinazione. La gente provò a farlo tacere, ma non ci riuscì perché voleva davvero essere toccato da Gesù.

i. La natura persistente ed energica della preghiera di Bartimeo è un buon esempio di preghiera. Non si scoraggiò quando vide che nessuno lo portava da Gesù. Chi gli aveva detto di stare alla larga non riuscì a dissuaderlo.

ii. “Prendi le porte del cielo e scuotile con la tua forza, come se volessi strapparle dalle fondamenta, pali e sbarre e tutto il resto. Stai alla porta di Misericordia e non accettare alcun rifiuto. Bussa, bussa, bussa ancora, come se volessi scuotere tutti i corpi celesti, per ottenere una risposta alle tue grida. ‘Il regno dei cieli subisce violenza e i violenti lo rapiscono.’ Le preghiere fredde non conquistano mai l’orecchio di Dio. Tira il tuo arco con tutta la tua forza, se vuoi lanciare la tua freccia fin lassù in cielo.” (Spurgeon)

b. Abbi pietà di me! Il cieco sapeva ciò di cui aveva bisogno da Gesù: pietà. Non pensava che Dio gli dovesse qualcosa. Tutto ciò che voleva da Gesù era misericordia.

c. Che vuoi che Io ti faccia? Potrebbe sembrare che il bisogno di Bartimeo fosse evidente. Eppure, Gesù gli pose quella domanda con uno scopo ben preciso. C’è una vera potenza sia nella domanda che nella risposta di Gesù. Dio potrebbe farci la stessa domanda e noi dovremmo essere in grado di articolare una risposta che lo glorifichi.

d. Rabboni, che io recuperi la vista! Il titolo Rabboni “è una forma rafforzata di ‘Rabbi’, e significa ‘mio signore’, ‘mio maestro.’” (Lane) Quando Bartimeo lo chiamò in questo modo, espresse la sua umile sottomissione a Gesù.

i. La specificità della richiesta di Bartimeo è un buon esempio per le nostre preghiere. “Abbi pietà di me” è generico, ma la sua preghiera si spostò dal generico allo specifico, con la richiesta: “che io recuperi la vista!”.

ii. “Siate certi che quelle sono le migliori preghiere sotto tutti gli aspetti, se sono convinte e sincere, che vanno più direttamente al nocciolo. Sai che c’è un modo di pregare in privato, e di pregare in famiglia, durante il quale non fai alcuna richiesta. Dici tante cose buone, ci metti molto della tua esperienza, rivedi le dottrine della grazia con molta attenzione, ma non chiedi nulla in particolare. Questa preghiera è sempre poco interessante da ascoltare, e penso che debba essere piuttosto noiosa per coloro che la offrono.” (Spurgeon)

e. Va’, la tua fede ti ha guarito: La fede del cieco lo salvò perché era un tipo specifico di fede.

·Era una fede determinata a raggiungere Gesù (Egli gridava ancora più forte).

·Era una fede che sapeva chi era Gesù (Figlio di Davide).

·Era una fede che si presentava umilmente a Gesù (abbi pietà di me).

·Era una fede che si sottometteva umilmente a Gesù (Rabboni).

·Era una fede che poteva dire a Gesù quello che di cui aveva bisogno (che io recuperi la vista).

f. E in quell’istante recuperò la vista e si mise a seguire Gesù per la via: Una volta guarito e salvato, il cieco Bartimeo si mise a seguire Gesù per la via. La via di Gesù diventò la sua via. Questo è particolarmente significativo se consideriamo dove Gesù stava andando in quel momento: a Gerusalemme, dove lo aspettava una croce.

i. Prima Gesù disse a Bartimeo: va’ per la tua strada. Poi, Bartimeo si mise a seguire Gesù. Egli fece della via di Gesù la propria via e divenne un Suo seguace. Bartimeo deve aver pensato: “Ora che posso vedere, voglio per sempre guardare Gesù.”

ii. “Rivolgiti al Figlio di Davide; non perdere un momento; lui sta passando, e tu sei diretto verso l’eternità, e probabilmente non avrai mai un’occasione migliore di quella presente.” (Clarke)

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