Luca 8




Luca 8 – Importanza e Potenza della Parola di Gesù

A. La parabola del seminatore.

1. (1-3) Le donne che servivano Gesù.

E in seguito avvenne che egli andava attorno per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio; con lui vi erano i dodici, e certe donne, che erano state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria, detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, le quali lo sostenevano con i loro beni.

a. Egli andava attorno per le città e i villaggi: Si pensa spesso che si tratti del secondo viaggio di Gesù attraverso la regione della Galilea (il primo è descritto in Luca 4:42-44). Gesù probabilmente andò nelle stesse città e villaggi più di una volta durante la Sua opera di predicazione itinerante.

i. Con lui vi erano i dodici nel Suo secondo viaggio. Quando iniziò il primo viaggio attraverso la Galilea, i dodici discepoli non erano ancora stati scelti formalmente.

b. Predicando e annunziando la buona novella: Questo descrive ampiamente il tema della predicazione di Gesù, il quale portava una buona notizia al popolo, la notizia che il Messia e Re di Dio era presente in mezzo a loro e annunciava il Suo regno.

c. E certe donne: Luca specifica che certe donne seguivano Gesù, perché si trattava di qualcosa di insolito. Gesù aveva un atteggiamento diverso verso le donne rispetto ai capi religiosi e agli insegnanti del tempo.

i. “I rabbini si rifiutavano di insegnare alle donne e generalmente attribuivano loro una posizione molto inferiore.” (Morris) È interessante notare che nei quattro Vangeli tutti i nemici di Gesù erano uomini.

ii. Una di queste donne era Maria detta Maddalena. Questa Maria era stata posseduta da un demone fino a quando Gesù la liberò. Molti suppongono anche che si fosse data all’immoralità, anche se non c’è riscontro nel testo biblico. “Con Maria Maddalena l’immaginazione cristiana si è sbizzarrita, vedendola per lo più come una bella donna che Gesù aveva salvato da una vita immorale. Non c’è nulla nelle fonti che lo indichi.” (Morris)

iii. Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode: “L’epitropos di Erode. Un re aveva molti obblighi e molte proprietà private; l’epitropos era il funzionario che curava gli interessi finanziari del re… Non c’era funzionario più fidato e importante.” (Barclay)

iv. “È una cosa sorprendente trovare Maria Maddalena, dal passato oscuro, e Giovanna, la dama di corte, nella stessa compagnia.” (Barclay)

v. Maria e Giovanna furono tra i primi testimoni della resurrezione di Gesù (Luca 24:10).

d. Molte altre, le quali lo sostenevano con i loro beni: Vediamo la vera natura di umiltà di Gesù, che volontariamente si rendeva dipendente dagli altri. Egli non era obbligato a farlo; avrebbe potuto semplicemente creare tutto il denaro o il cibo di cui aveva bisogno. Gesù era abbastanza umile e giusto da ricevere dagli altri.

i. Molti di noi sono troppo orgogliosi per ricevere aiuto dagli altri. A volte la capacità di ricevere umilmente ci rende più simili a Gesù nella nostra vita rispetto alla capacità di dare. Dare a volte ci innalza, ma ricevere può far nascere in noi un atteggiamento di umiltà.

ii. “Il termine usato per il sostegno delle donne alla missione di Gesù è diakonia, probabilmente perché anticipava il ruolo del diacono, in particolar modo della diaconessa, formatosi nella chiesa primitiva.” (Pate)

2. (4-8) La parabola del seminatore.

Ora, mentre si radunava una grande folla ed accorreva a lui gente da ogni città, egli disse in parabola: «Un seminatore uscì a seminare la sua semente; e mentre egli seminava, una parte cadde lungo la via, fu calpestata e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla roccia e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde fra le spine; e le spine, cresciute insieme, la soffocarono. Una parte invece cadde in buona terra, germogliò e fruttò il cento per uno». Dette queste cose, esclamò: «Chi ha orecchi da udire, oda!».

a. Mentre si radunava una grande folla: Gesù insegnava a grandi gruppi contemporaneamente. Certamente non disprezzava l’insegnamento a piccoli gruppi o anche a singoli individui, ma in molte occasioni insegnava a grandi gruppi. Attirava folle da ogni città.

i. Matteo 13:1-3 e Marco 4:1-2 ci dicono che quella folla era così grande che obbligò Gesù a insegnare da una barca. Poiché la folla si accalcava sulla riva, Gesù poteva usare la barca come un pulpito in maniera efficace.

b. Egli disse in parabola: Il significato alla base della parola parabola è “mettere accanto”. È una storia messa accanto alla verità che si vuole insegnare. Le parabole sono state chiamate “storie terrene con un significato celeste”.

i. “Nel greco, parabole ha un significato più ampio del nostro termine ‘parabola’; la Versione dei settanta traduce masal, che include, insieme alle parabole, proverbi, indovinelli e massime di saggezza oltre. Matteo, per esempio, usa questo termine per il detto criptico di Gesù sulla contaminazione (Matteo 15:10-11, 15), mentre in Matteo 24:32 (‘lezione’) indica un confronto.” (France)

ii. “Aveva un doppio vantaggio su chi ascoltava: primo, sulla loro memoria, essendo noi molto inclini a ricordare le storie. Secondo, sulle loro menti, facendole riflettere sul significato di ciò che avevano sentito in quel modo.” (Poole)

iii. Le parabole generalmente insegnano un principio o un punto principale. Possiamo avere problemi se ci aspettiamo di scovare dei sistemi teologici intricati, dove il più piccolo dettaglio rivelerebbe verità nascoste. “Una parabola non è un’allegoria; un’allegoria è una storia in cui ogni possibile dettaglio ha un significato nascosto e deve essere letta e studiata; una parabola si ascolta. Dobbiamo stare molto attenti a non trasformare le parabole in allegorie.” (Barclay)

c. Un seminatore uscì a seminare la sua semente: Gesù parlava in base alle usanze agricole del tempo. All’epoca il seme veniva prima sparso e poi arato nel terreno. Nella maggior parte dei casi, non si conosceva la qualità di un dato pezzo di terreno fino a dopo la semina.

d. Mentre egli seminava, una parte cadde lungo la via […] Un’altra parte cadde sulla roccia […] Un’altra parte cadde fra le spine […] Una parte invece cadde in buona terra: In questa parabola il seme cadde su quattro diversi tipi di terreno. Anche se questa è comunemente chiamata la parabola del seminatore, potrebbe essere meglio chiamata la parabola dei terreni. La differenza non è mai il seme, ma il tipo di terreno su cui cade.

i. La via era il sentiero dove la gente camminava e, poiché il terreno era troppo duro, nulla vi poteva crescere.

ii. Sulla roccia era dove il terreno era sottile, adagiato su uno strato roccioso. Su un terreno così il seme spuntava rapidamente a causa del calore della terra, ma non riusciva a mettere radici a causa della roccia sottostante.

iii. Fra le spine descriveva un terreno fertile, forse anche troppo, perché vi crescevano sia le spine che il grano. Le spine soffocavano il grano e non davano spazio a un buon raccolto.

iv. La buona terra descriveva un terreno che era sia fertile che privo di erbacce. Un buon raccolto abbondante poteva in buona terra. Il raccolto può centuplicare (cento per uno) rispetto a quello che è stato seminato.

e. Chi ha orecchi da udire, oda: Non era una chiamata all’ascolto per tutti. Piuttosto, era per coloro che erano spiritualmente sensibili a prenderne nota in modo speciale. Ciò si rivelava particolarmente vero alla luce dei versetti successivi, in cui Gesù illustra lo scopo delle parabole.

3. (9-10) Il fine delle parabole.

Allora i suoi discepoli gli domandarono che cosa significasse quella parabola. Ed egli disse: «A voi è dato di conoscere i misteri del regno di Dio; ma agli altri essi sono proposti in parabole, affinché vedendo non vedano e udendo non intendano».

a. Che cosa significasse quella parabola: Il significato della parabola non fu immediatamente evidente ai discepoli. A quanto pare, l’uso delle parabole da parte di Gesù non equivaleva a semplici illustrazioni di verità spirituali.

b. A voi è dato di conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri essi sono proposti in parabole: Nell’uso di Gesù, le parabole erano più simili a enigmi o a indovinelli che a illustrazioni. Solo chi aveva la “chiave” giusta poteva capirle. Ai discepoli, che desideravano le cose di Dio, era dato di conoscere i misteri del regno – a loro si poteva parlare chiaramente, ma spesso agli altri veniva insegnato in parabole.

i. I misteri del regno di Dio: Nella Bibbia, un mistero non è qualcosa che non si può scoprire. È piuttosto qualcosa che non si può sapere a meno che Dio non la riveli. Secondo il pensiero biblico, è possibile dunque conoscere esattamente in cosa consiste un mistero, ma rimane pur sempre un mistero perché conoscibile solo per rivelazione di Dio.

c. Affinché vedendo non vedano e udendo non intendano: Citando il passo di Isaia 6:9, Gesù spiegava che le Sue parabole non erano illustrazioni che avevano lo scopo di chiarire cose difficili a tutti coloro che ascoltavano. Piuttosto, era un modo di presentare il messaggio di Dio che permetteva a chi era spiritualmente sensibile di poterlo capire e, invece, a chi era duro di cuore di ascoltare semplicemente una storia senza cadere sotto una maggiore condanna per aver rifiutato la Parola di Dio.

i. Una parabola non è esattamente un’illustrazione. Un buon insegnante può affermare una verità e poi illustrarla attraverso una storia o un’analogia. Quando invece Gesù usava le parabole, non iniziava il Suo messaggio esponendo una verità. Piuttosto, la parabola fungeva da ingresso: gli ascoltatori di Gesù stavano sulla soglia e Lo ascoltavano. Nel caso non fossero stati interessati, sarebbero rimasti fuori. Se invece avessero mostrato interesse, avrebbero potuto varcare la soglia e meditare sulla verità celata dalla parabola e del significato che aveva nella loro vita.

ii. “Così, durante il periodo immediatamente precedente alla Sua crocifissione, il Signore non si rivolge più a loro direttamente con insegnamenti espliciti ma in parabole, per non accrescere la misura delle loro colpe.” (Geldenhuys)

iii. Non comprendere la chiave della parabola significa non comprendere la parabola stessa. Possiamo immaginare quello che le persone presenti tra la folla abbiano potuto pensare mentre Gesù insegnava la parabola senza spiegarla.

·L’agricoltore pensò: “Mi sta dicendo di stare più attento a come getto la semente. Effettivamente credo di averne sprecata un sacco”.

·Il politico pensò: “Mi sta dicendo di iniziare un programma di educazione agricola per aiutare i contadini a gettare la semente in modo più efficiente. Questo darà una buona spinta alla mia campagna elettorale”.

·Il giornalista pensò: “Mi sta dicendo che qui c’è uno scoop sul problema degli uccelli e su come ciò influisca sulla comunità agricola. È un grande spunto per una serie di articoli di giornale”.

·Il commerciante pensò: “Mi sta incoraggiando a spingere le vendite di fertilizzanti. Figuriamoci, potrei aiutare quel contadino più di quanto immagina, se solo usasse il mio prodotto!”.

iv. Ma nessuno di loro capì il significato spirituale, se non quando Gesù fornì loro la chiave: La semente è la parola di Dio (Luca 8:11). Se ti manca la chiave, ti sfugge l’intera parabola. Se pensi che il seme rappresenti il denaro, non hai compreso la parabola. Se pensi che il seme rappresenti l’amore, allora non hai capito parabola. Se pensi che il seme rappresenti lavorare duramente, hai mal interpretato la parabola. La puoi capire solo avendo la chiave giusta: La semente è la parola di Dio.

d. Affinché vedendo non vedano e udendo non intendano: Alla luce di ciò, quanto sono benedetti coloro che comprendono le parabole di Gesù! Non solo ricevono il beneficio della verità spirituale illustrata, ma mostrano anche una certa misura di sensibilità verso lo Spirito Santo.

4. (11-15) Gesù spiega la parabola.

«Or questo è il significato della parabola: La semente è la parola di Dio. Quelli lungo la strada sono coloro che odono la parola, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dal loro cuore, affinché non credano e non siano salvati. Quelli sulla roccia sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la parola con gioia; costoro però non hanno radice, credono per un certo tempo, ma al momento della prova, si tirano indietro. E la parte che è caduta fra le spine sono coloro che hanno udito la parola; ma, strada facendo, sono soffocati dalle sollecitudini, dalle ricchezze e dai piaceri di questa vita, e non giungono a maturità. Ma la parte che è caduta in buona terra sono coloro che, dopo aver udita la parola, la ritengono in un cuore onesto e buono e portano frutto con perseveranza».

a. La semente è la parola di Dio: Gesù paragona la parola di Dio (potremmo dire sia parlata che scritta) a un seme. Un seme ha in sé un enorme potere di generare vita e utilità, se viene ricevuto (piantato) nelle giuste condizioni.

i. L’idea che la semente è la parola di Dio compare diverse volte nella Bibbia. Paolo usa lo stesso concetto in 1 Corinzi 3:6, mentre Pietro scrive, perché siete stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio vivente e che dura in eterno (1 Pietro 1:23).

ii. “Il predicatore del vangelo è come il seminatore. Egli non crea il suo seme; esso gli viene dato dal suo divino Maestro. Nessun uomo potrebbe mai creare nemmeno il più piccolo seme che sia mai cresciuto sulla terra, tantomeno il seme celeste della vita eterna.” (Spurgeon)

b. Quelli lungo la strada sono coloro che odono la parola, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dal loro cuore, affinché non credano e non siano salvati: Come gli uccelli divorarono il seme sul ciglio della strada (Luca 8:5), così alcuni ricevono la parola con cuore indurito e il maligno porta via rapidamente il seme della parola. La parola non ha effetto perché non penetra e viene subito portata via.

i. Il terreno lungo la strada rappresentava coloro che avevano ascoltato la parola senza mai comprenderla. La parola di Dio deve essere compresa prima che possa veramente portare frutto. Una delle principali opere di Satana è quella di tenere gli uomini nelle tenebre per quanto riguarda la loro comprensione del vangelo (2 Corinzi 4:3-4).

ii. Questo ci dice che Satana è all’opera durante l’insegnamento e la predicazione della parola di Dio. Satana sembra credere nel potere della parola di Dio più di quanto facciano molti predicatori; egli sa che, quando essa viene insegnata o predicata, deve opporsi ad essa.

iii. Poi arriva il diavolo, puntuale nel suo lavoro. Il diavolo conosce il momento giusto in cui arrivare durante la predicazione. Sa come distrarre in qualche modo al momento giusto – o in realtà, al momento sbagliato. A volte il predicatore stesso fornisce opportunità di distrazione. A volte accidentalmente una parola o una storia nel sermone scatena un’associazione che distrae. A volte la mente si riempie con la lista di cose fatte il giorno prima e da fare il giorno successivo, o delle attività del dopo-chiesa. A volte basta solo un bambino carino o un commento intelligente sussurrato dalla congregazione.

iv. Viene il diavolo e porta via la parola: Gesù dice che ci riesce davvero, non solo che cerca di farlo. In questo senso, il diavolo ha potere. Vede, viene e conquista. Se non fosse per l’opera contraria dello Spirito Santo, non accadrebbe nulla durante la predicazione della parola.

v. Porta via la parola mostra anche lo scopo del diavolo. Egli è in realtà un teologo piuttosto bravo e sa che la fede e la salvezza giungono alle persone che ascoltano la parola di Dio. Lavora duramente per tenere la salvezza e la forza spirituale lontane da coloro che altrimenti potrebbero ascoltare con buoni risultati.

vi. La strategia di Satana ci fornisce anche un po’ di saggezza, se vogliamo: se un cuore rimane vicino alla parola di Dio, c’è una buona possibilità che nascano dei buoni frutti: il ravvedimento e la fede.

c. Quelli sulla roccia sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la parola con gioia; costoro però non hanno radice, credono per un certo tempo, ma al momento della prova, si tirano indietro: Come il seme che cade sul terreno sottile sopra ai luoghi rocciosi germoglia rapidamente e altrettanto rapidamente appassisce e muore (Luca 8:6), così alcuni ricevono il seme della parola con un lampo di entusiasmo che si esaurisce velocemente.

i. Avevano ricevuto un buon seme, con un buon potenziale, avevano accolto la parola con gioia e l’avevano ricevuta con entusiasmo. Nessuna di queste cose era il problema; essi vennero meno perché il seme mancava di umidità (Luca 8:6) e quindi non aveva radici per poter resistere nel momento della prova.

ii. C’era qualcosa che a loro mancava in relazione allo Spirito di Dio, colui che innaffia la parola. “Quando parliamo di rugiada spirituale, ci riferiamo all’opera dello Spirito Santo. Quando parliamo del fiume dell’acqua della vita, intendiamo quelle cose sacre che scorrono a noi dal trono di Dio attraverso l’opera dello Spirito di Dio.” (Spurgeon)

iii. Spurgeon descrive in dettaglio alcune caratteristiche della mancanza di umidità:

·Dottrina senza sentimento.

·Esperienza senza umiliazione.

·Pratica senza amore vero.

·Fede senza ravvedimento.

·Fiducia senza riserve.

·Azione senza spiritualità.

·Zelo senza comunione.

iv. “Abbiamo bisogno dello Spirito Santo e, se il Signore non ci abbevera quotidianamente dalle sorgenti d’acqua viva sulle cime della gloria, certamente moriremo. Fate dunque attenzione, fratelli e sorelle, a non farvi mancare l’umidità della meravigliosa influenza dello Spirito Santo.” (Spurgeon)

d. E la parte che è caduta fra le spine sono coloro che hanno udito la parola; ma, strada facendo, sono soffocati dalle sollecitudini, dalle ricchezze e dai piaceri di questa vita, e non giungono a maturità: Come il seme che cade e cresce tra le spine viene presto soffocato (Luca 8:7), così alcuni rispondono alla parola e crescono per un po’, ma vengono soffocati e fermati nella loro crescita spirituale dalla rivalità esercitata dalle cose non spirituali.

i. Qui vediamo rappresentato un terreno fertile per la parola, ma talmente fertile da permettere la crescita anche di ogni altra cosa che soffoca la parola di Dio. Vale a dire, crescevano le sollecitudini, le ricchezze e i piaceri di questa vita.

e. Ma la parte che è caduta in buona terra sono coloro che, dopo aver udita la parola, la ritengono in un cuore onesto e buono e portano frutto con perseveranza: Alcune persone sono come la buona terra e ricevono la parola con un cuore onesto e buono. Essi ritengono la parola e portano frutto, adempiendo così lo scopo del seme.

i. Questo terreno rappresentava coloro che avevano ricevuto la parola e che aveva portato frutto in abbondanza nel loro terreno (Luca 8:8).

f. Portano frutto con perseveranza: Ovviamente, questo è il risultato desiderato, sia per il contadino che per il predicatore. Tuttavia, è sbagliato ricevere questa parabola in modo fatalistico, come per dire: “Questo è il mio tipo di terreno”. Invece, questa parabola è una sfida per chi ascolta, con l’aiuto di Dio, a coltivare il terreno del proprio cuore in modo che la buona parola di Dio abbia la massima efficacia nella loro vita.

i. Traiamo beneficio dal vedere parti di noi stessi in tutti e quattro i terreni.

·Come quelli lungo la strada, a volte non lasciamo spazio alla parola nella nostra vita.

·Come quelli sulla roccia, a volte abbiamo degli sprazzi di entusiasmo nel ricevere la parola che, però, muoiono rapidamente.

·Come accade con il terreno fra le spine, le preoccupazioni di questo mondo e l’inganno delle ricchezze minacciano costantemente di soffocare la Parola di Dio e il nostro frutto.

·Come avviene con la buona terra, la parola porta frutto nella nostra vita.

ii. Notiamo che in ogni categoria è il terreno a fare la differenza. Il seminatore getta lo stesso seme. I diversi risultati non dipendono dal seminatore o dal seme, ma solo dal terreno. “O miei cari ascoltatori, oggi vi sottoponete a una prova! Forse giudicherete il predicatore, ma uno più grande del predicatore giudicherà voi, perché la Parola stessa vi giudicherà.” (Spurgeon)

iii. La parabola era anche un incoraggiamento per i discepoli. Sebbene sembri che pochi rispondano, Dio ha tutto sotto controllo e il raccolto certamente ci sarà. Questo era particolarmente significativo alla luce della crescente opposizione contro Gesù. “Non tutti risponderanno, ma ci saranno alcuni che lo faranno e il raccolto sarà abbondante.” (France)

iv. Ancor più che descrivere l’andamento misto del messaggio del vangelo, la parabola del seminatore costringe l’ascoltatore a chiedersi: “Che tipo di terreno sono io? Come posso preparare il mio cuore e la mia mente per essere il giusto tipo di terreno?”. Questa parabola invita all’azione in modo da ricevere la parola di Dio con pieno beneficio.

B. La responsabilità di coloro che ricevono la parola.

1. (16-17) Coloro che ricevono la parola sono responsabili di esporre e diffondere la verità, la Parola di Dio.

«E nessuno, accesa una lampada, la copre con un vaso o la mette sotto il letto, ma la mette sul candeliere, affinché coloro che entrano vedano la luce. Poiché non vi è nulla di nascosto che non sarà manifestato, né di segreto che non debba essere conosciuto e portato alla luce».

a. E nessuno, accesa una lampada, la copre con un vaso o la mette sotto il letto, ma la mette sul candeliere: La verità, per sua natura, è destinata ad essere rivelata; e Dio ha promesso che lo sarà (non vi è nulla di nascosto che non sarà manifestato).

b. Affinché coloro che entrano vedano la luce: Se conosci la verità di Dio, hai la solenne responsabilità di divulgare quella verità in qualunque modo Dio ti dia l’opportunità. È proprio come se qualcuno avesse la cura per una pericolosa malattia potenzialmente fatale: ha la responsabilità morale di far conoscere a tutti quella cura. Dio non ha acceso la tua lampada perché rimanga nascosta.

i. Bisogna diffondere la Parola stessa o diffondere l’influenza della Parola di Dio mettendo gli altri in grado di ascoltarla. È meglio fare entrambe le cose.

2. (18) Chi riceve la parola viene investito di responsabilità; dobbiamo quindi fare attenzione a come ascoltiamo.

«Fate dunque attenzione a come ascoltate, perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche quello che pensa di avere».

a. Fate dunque attenzione a come ascoltate: È bene ascoltare la parola di Dio, ma è molto meglio fare attenzione a comesi ascolta. Gesù avvertiva i Suoi ascoltatori di preparare attivamente il terreno del loro cuore e della loro mente, di giudicare sé stessi come ascoltatori almeno nella stessa misura in cui giudicano il predicatore.

i. È pericoloso ascoltare la parola di Dio in modo troppo passivo, senza il coinvolgimento della mente, del cuore e della volontà. Essere solo uditori della parola e non anche facitori significa distruzione (Luca 6:49).

ii. Nel suo sermone intitolato Ascoltare con attenzione (Heedful Hearing), Charles Spurgeon suggerì alcuni modi per ascoltare con attenzione la parola di Dio:

·Ascoltare con attenzione, con cura.

·Ascoltare con fede, con obbedienza.

·Ascoltare apertamente, onestamente.

·Ascoltare devotamente, sinceramente.

·Ascoltare seriamente, spiritualmente.

·Ascolta con sentimento, con sensibilità.

·Ascoltate con gratitudine, in preghiera.

b. Perché a chi ha sarà dato: Quando ascoltiamo la parola di Dio e la riceviamo con gioia, riceveremo una quantità maggiore delle ricchezze spirituali di Dio.

i. Sarà dato: Sarà dato cosa? Il desiderio di ascoltare. Riceverai maggiore comprensione di ciò che ascolti e le stesse benedizioni di cui senti parlare.

ii. Sarà dato: Gesù ci ricorda che la crescita spirituale segue il nostro slancio, positivo o negativo che sia. Quando abbiamo la santa abitudine di ricevere la parola e di metterla in pratica, veniamo edificati di più. Quando perdiamo queste sante abitudini, è estremamente difficile recuperarle.

c. Anche quello che pensa di avere: A volte quello che le persone pensano di avere spiritualmente, lo hanno solo in apparenza. I farisei erano così, come la chiesa di Laodicea (Apocalisse 3:14-22). I Laodicesi dicevano di sé stessi: “Siamo ricchi, benestanti e non abbiamo bisogno di nulla”; ma non sapevano che in realtà erano miserabili, infelici, poveri, ciechi e nudi.

3. (19-21) La nostra vicinanza a Gesù è dimostrata dalla nostra obbedienza alla Sua parola.

Or sua madre e i suoi fratelli vennero da lui, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. E da alcuni gli fu riferito: «Tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori e ti vogliono vedere». Ma egli, rispondendo, disse loro: «Mia madre e i miei fratelli sono quelli che odono la parola di Dio e la mettono in pratica».

a. Or sua madre e i suoi fratelli vennero da lui, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla: Ci saremmo aspettati che la famiglia di Gesù avesse privilegi speciali davanti a Lui; quasi ci sorprende che non fosse così.

i. I fratelli di Gesù non sembrano aver mai sostenuto il Suo ministero prima della Sua morte e risurrezione (Giovanni 7:5, Marco 3:21).

b. Fratelli […] fratelli […] fratelli: Gesù aveva chiaramente molti fratelli e sorelle. L’idea cattolica romana della perpetua verginità di Maria contraddice il chiaro significato della Bibbia.

i. “Il modo più naturale di intendere ‘fratelli’ è che il termine si riferisce ai figli di Maria e Giuseppe e quindi ai fratelli di Gesù da parte di Sua madre”. Gli sforzi per far sì che con fratelli si intenda qualcos’altro sono “niente di meno che un’esegesi inverosimile a sostegno di un dogma che ha avuto origine molto più tardi del Nuovo Testamento.” (Carson)

ii. “L’erudito studioso cattolico Fitzmeyer ammette questo punto. Egli scrive a proposito della supposta verginità perpetua di Maria: ‘Non c’è alcuna indicazione in tutto il Nuovo Testamento su Maria come aei parthenos, ‘sempre vergine’. Questa credenza, in una forma o nell’altra, può essere fatta risalire solo al II secolo dopo Cristo’.” (Pate)

c. Mia madre e i miei fratelli sono quelli che odono la parola di Dio e la mettono in pratica: Gesù specifica che la Sua famiglia è composta da coloro che ascoltano e obbediscono alla parola di Dio. Ci avviciniamo a Gesù ascoltando la Sua parola e mettendola in pratica. In questo modo, la nostra relazione con Lui sarà più profonda di una relazione familiare normalmente intesa. Che affermazione sorprendente!

i. Si può pregare o cantare o digiunare tutto il giorno, ma, se non ascoltiamo la Sua parola e non la mettiamo in pratica, non siamo veramente vicini a Dio.

ii. L’enfasi ripetuta sulla parola di Dio è impressionante. “Come qualcuno possa sognare che pregare, o governare, o amministrare i sacramenti, o qualsiasi altra cosa, sia il lavoro di un ministro di Cristo più che predicare, può giustamente stupire qualsiasi anima pensante che abbia mai letto il vangelo.” (Poole)

C. Gesù calma la tempesta.

1. (22-23) Il mare di Galilea in tempesta.

Ora uno di quei giorni avvenne che egli salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: «Passiamo all’altra riva del lago». Ed essi presero il largo. Mentre navigavano, egli si addormentò; e un turbine di vento si abbatté sul lago, tanto che la barca si riempiva, ed erano in pericolo.

a. Passiamo all’altra riva del lago: Nelle parole di Gesù c’era anche una promessa per i Suoi discepoli. Non aveva detto: “Andiamo a morire in mezzo al mare di Galilea.” Aveva promesso loro che sarebbero passati all’altra riva del lago.

i. “Il lago di Galilea ha una lunghezza di quasi 21 km nel punto più lungo e di circa 13 km nel punto più largo. Lì dove si trovavano il diametro era di circa 8 km.” (Barclay)

ii. “Giona finì in una tempesta a causa della sua disobbedienza, ma i discepoli entrarono in una tempesta a motivo della loro obbedienza al Signore.” (Wiersbe)

b. Mentre navigavano, egli si addormentò: Ci colpisce la Sua necessità di dormire, mostrando così la Sua vera umanità. Si stancava e a volte aveva bisogno di dormire dove poteva, anche in posti improbabili.

i. “Era il sonno di una persona consumata da una vita intensa, che comportava uno sforzo costante per il corpo e per la mente.” (Bruce)

ii. Siamo altresì colpiti dal fatto che riusciva dormire. La Sua mente e il Suo cuore erano così tranquilli, fiduciosi dell’amore e della cura del Suo Padre celeste, che riusciva a dormire nella tempesta.

c. Un turbine di vento si abbatté sul lago: Il mare di Galilea è famoso per le sue tempeste improvvise e violente. La gravità di questa tempesta si nota dalla reazione di paura (Marco 4:40) dei discepoli (molti dei quali erano pescatori esperti che conoscevano bene il lago).

2. (24-25) Gesù calma la tempesta.

Allora essi, accostatisi, lo svegliarono, dicendo: «Maestro, maestro, noi periamo!». Ed egli, destatosi, sgridò il vento e la furia dell’acqua; e questi si acquetarono e si fece bonaccia. E Gesù disse ai suoi discepoli: «Dov’è la vostra fede?». Ed essi, impauriti, si meravigliavano e si dicevano l’un l’altro: «Chi è mai costui, che comanda anche al vento e all’acqua, e gli ubbidiscono?».

a. Essi, accostatisi, lo svegliarono, dicendo: «Maestro, maestro, noi periamo!» I discepoli non trovarono conforto in Gesù mentre dormiva e non dedussero che, se Egli fosse stato a riposo, allora tutto sarebbe andato bene. Avevano bisogno del Suo aiuto, così lo svegliarono.

i. “Il ‘noi’ nel loro grido ‘Maestro, Maestro, noi periamo’ includeva sia Lui che loro. Se quella barca fosse affondata, tutto il resto sarebbe affondato con essa – la Sua missione, le loro speranze e le grandi imprese per le quali Egli aveva chiamato i discepoli a sé per realizzarle.” (Morgan)

ii. “Quante volte siamo troppo ansiosi riguardo alle imprese di nostro Signore! Nell’ora della tempesta immaginiamo che tutto stia per morire. Allora Egli ogni volta ci dice: ‘Dov’è la vostra fede?’.” (Morgan)

b. Egli, destatosi, sgridò il vento e la furia dell’acqua: Gesù non si limitò a calmare il vento e il mare; Egli sgridò il vento e la furia dell’acqua. Questo, insieme alla paura dei discepoli e a quello che Gesù incontrerà una volta arrivati all’altra riva, dà l’impressione che Satana abbia avuto parte attiva nella tempesta.

i. Adam Clarke suppone che la tempesta sia stata “probabilmente provocata da Satana, il principe della potestà dell’aria, il quale, avendo trovato l’autore e tutti i predicatori del Vangelo in una piccola barca, aveva pensato che affondandola, avrebbe vanificato i propositi di Dio e quindi impedito la salvezza di un mondo in rovina. Quale grande opportunità deve essere sembrata al nemico del genere umano!”.

c. Dov’è la vostra fede? Gesù non disse: “Wow, che tempesta!”, ma chiese: “Dov’è la vostra fede?”. La tempesta non aveva turbato Gesù, il quale fu turbato piuttosto dall’incredulità dei Suoi discepoli.

i. La loro incredulità non consisteva nel fatto che avevano paura di una circostanza avversa, ma nel fatto di non aver creduto in quello che Gesù aveva detto, passiamo all’altra riva del lago (Luca 8:22). Gesù non disse: “Facciamo del nostro meglio, ma non si sa mai, potremmo annegare tutti”.

ii. Le circostanze difficili – le tempeste, per così dire – non sono una prova di incredulità. L’incredulità è il rifiuto di una promessa o di un comando di Dio che riguarda una particolare situazione.

iii. Inoltre, i discepoli avrebbero dovuto sapere che Dio non avrebbe permesso al Messia di perire in una barca sul mare di Galilea. Non era possibile che la storia del Cristo si concludesse con il Suo annegamento in acqua.

iv. Questo racconto mostra la cura costante che Gesù ha per il Suo popolo. “Ci sono molti cristiani oggi che sembrano pensare che la barca stia affondando! Sono stanco delle lamentele di alcuni dei miei amici che la vedono così. La barca non può affondare. Gesù è a bordo.” (Morgan)

d. Ed essi, impauriti, si meravigliavano: Il mare ormai totalmente calmo avrebbe dovuto tranquillizzarli; invece, anche dopo che Gesù ebbe calmato la tempesta, continuarono ad avere la stessa paura di prima.

i. I discepoli si meravigliarono. Una tale dimostrazione di potenza sulla creazione li portò a chiedersi, “Chi è mai costui?”. Può essere solo il Signore, l’Eterno, il solo che ha questa potenza e questa autorità. O Eterno, DIO degli eserciti, chi è potente come te, o Eterno? La tua fedeltà ti circonda dappertutto. Tu domini la furia del mare; quando le sue onde s’innalzano, tu le acqueti (Salmi 89:8-9).

ii. Nel giro di pochi istanti, i discepoli videro sia la completa umanità di Gesù (mentre dormiva) che la pienezza della Sua divinità. Videro Gesù per chi è davvero: vero uomo e vero Dio.

D. Liberazione dell’indemoniato gadareno.

1. (26-29) Descrizione dell’uomo posseduto.

Poi navigarono verso la regione dei Gadareni che sta di fronte alla Galilea; e, quando scese a terra, gli venne incontro un uomo di quella città, il quale già da lungo tempo era posseduto da demoni, e non indossava vesti, e non abitava in alcuna casa, ma tra i sepolcri. Quando vide Gesù, lanciò un grido, gli si gettò ai piedi e disse a gran voce: «Che vi è fra me e te, o Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!». Gesù comandava infatti allo spirito immondo di uscire da quell’uomo, perché molte volte se ne era impossessato e, benché fosse stato legato con catene e con ceppi e fosse sorvegliato, egli spezzava i legami ed era spinto dal demone nei deserti.

a. Verso la regione dei Gadareni: Secondo l’opinione di molti, il luogo si trovava sul lato orientale del mare di Galilea, nell’area prevalentemente gentile della Decapoli, le città gentili situate nella parte più vasta della regione.

b. Gli venne incontro un uomo di quella città, il quale già da lungo tempo era posseduto da demoni: Si tratta della descrizione più dettagliata di un indemoniato che abbiamo nella Bibbia. È il profilo classico della possessione demoniaca.

·L’uomo era posseduto da lungo tempo.

·L’uomo non indossava vesti e viveva più come un animale selvaggio che un essere umano (non abitava in alcuna casa […] era spinto dal demone nei deserti).

·L’uomo viveva tra i morti in decomposizione, contrariamente alla legge ebraica e all’istinto umano (tra i sepolcri).

·L’uomo aveva una forza soprannaturale (egli spezzava i legami).

·L’uomo era tormentato e autolesionista (andava gridando e picchiandosi con pietre, Marco 5:5).

·L’uomo aveva un comportamento incontrollabile (e nessuno era riuscito a domarlo, Marco 5:4).

i. Stranamente, alcuni cristiani pensano che lo Spirito Santo operi in questo modo, assumendo il controllo delle azioni del corpo e facendogli fare cose strane e grottesche.

ii. Inizialmente l’uomo non era così, anzi c’era sicuramente un tempo in cui viveva assieme agli altri nel villaggio. Ad un certo punto, però, il suo comportamento irrazionale e selvaggio aveva convinto i suoi compaesani che era indemoniato, o quantomeno pazzo. Lo legavano con delle catene per impedirgli di far del male agli altri, ma lui riusciva a spezzarle ogni volta. Gli abitanti finirono per cacciarlo dalla città e lui andò a vivere nel cimitero del villaggio, un pazzo tra le tombe, ferendo l’unica persona che poteva ferire: sé stesso.

iii. Spinto dal demone: “Come un cavallo è guidato da chi lo cavalca (questo significa la parola) o come una nave dai remi.” (Trapp)

c. Gli venne incontro: Deduciamo che non fu Gesù a cercare direttamente l’uomo, ma fu l’uomo a essere stato attirato a Gesù.

d. Gesù comandava infatti allo spirito immondo di uscire da quell’uomo: L’uomo non poteva o non voleva essere liberato, ma Gesù aveva ogni autorità sullo spirito immondo.

e. Che vi è fra me e te […] ti prego, non tormentarmi! Era lo spirito demoniaco a parlare, non l’indemoniato. Il demone non voleva lasciare il corpo in cui dimorava.

i. Parliamo di possessione demoniaca quando uno spirito immondo risiede in un corpo umano, in alcuni casi mostrando la propria personalità attraverso la personalità del corpo ospitante. La possessione è una realtà presente ancora oggi, ma dobbiamo stare attenti a non ignorare l’attività demoniaca e a non enfatizzare eccessivamente una presunta attività demoniaca.

ii. Non ci viene specificato in che modo una persona finisca per essere posseduta da un demone, ma si può solo dedurre che ciò deve avvenire tramite una sorta di invito, che sia offerto consapevolmente o meno.

iii. La superstizione, la cartomanzia, i giochi e le pratiche innocue dell’occulto, lo spiritismo, l’inganno New Age, la magia, l’assunzione di droghe e altre cose aprono le porte all’inganno nella vita del credente e a un vero pericolo di possessione per il non credente.

iv. Spesso le persone si lasciano coinvolgere dall’occulto o dalle attività demoniache perché c’è qualcosa che sembra funzionare. Purtroppo non si tratta di qualcosa, ma di qualcuno, uno spirito demoniaco.

v. Si può dire che un demone vuole risiedere in un corpo per la stessa ragione per cui un vandalo vuole una bomboletta spray, o un uomo violento una pistola: il corpo è un’arma che un demone può usare per attaccare Dio. Un altro motivo per cui i demoni attaccano gli esseri umani è perché odiano l’immagine di Dio presente nell’uomo. Attaccano tale immagine degradando l’uomo e rendendolo mostruoso.

vi. I demoni hanno lo stesso obiettivo anche nei confronti dei cristiani: distruggere l’immagine di Dio. Ma poiché gli spiriti demoniaci sono stati “disarmati” da quello che Gesù ha fatto sulla croce (Colossesi 2:15), le loro tattiche nei confronti dei credenti sono limitate. Nondimeno, gli spiriti immondi possono certamente ingannare e intimidire i cristiani, legandoli con la paura e il dubbio.

vii. Ti prego, non tormentarmi! Si tratta di un’affermazione ironica, perché l’uomo era costantemente tormentato dai demoni che lo opprimevano nel corpo, nella mente e nell’anima. Eppure, pensava che Gesù potesse tormentarlo.

f. Gesù, Figlio del Dio Altissimo: I demoni dissero questo in risposta al comando di Gesù di uscire dall’uomo (perché egli gli diceva: «Spirito immondo, esci da quest’uomo!»). Cercavano, in questo modo, di resistere all’intervento di Gesù.

i. Alla base c’era un’antica superstizione, secondo la quale uno aveva potere spirituale su un altro se ne conosceva il nome esatto o se lo chiamava con quel nome. È per questo che gli spiriti impuri si rivolgevano a Gesù con il Suo titolo completo: Gesù, Figlio del Dio altissimo. Secondo le superstizioni dell’epoca, si trattò di una sorta di contrattacco nei confronti di Gesù.

ii. Pertanto, si rivolgono a Gesù con le basi teologiche giuste, ma non con il cuore giusto. I demoni che possedevano l’uomo avevano una sorta di “fede” in Gesù. Conoscevano la Sua vera identità meglio dei capi religiosi, ma non avevano una fede o una conoscenza di Gesù in grado di salvarli (Giacomo 2:19).

2. (30-33) Gesù dimostra la propria autorità sugli spiriti maligni.

E Gesù lo interrogò, dicendo: «Qual è il tuo nome?». Ed egli disse: «Legione». Perché molti demoni erano entrati in lui. Ed essi lo pregavano che non comandasse loro di andare nell’abisso. Or c’era là un numeroso branco di porci che pascolavano sul monte, e quei demoni lo pregarono che permettesse loro di entrare in quelli. Ed egli lo permise loro. I demoni allora, usciti da quell’uomo, entrarono nei porci, e quel branco si precipitò dal dirupo nel lago ed annegò.

a. Qual è il tuo nome? Secondo le usanze degli esorcisti ebrei del tempo, bisognava conoscere il nome del demone per avere autorità su di esso e liberare la persona posseduta. Al contrario, Gesù, pur essendo venuto a conoscenza del nome, non lo usò; Egli aveva un’autorità sui demoni che andava ben oltre le superstizioni del tempo.

b. Ed egli disse: «Legione»: Probabilmente Gesù chiese il nome per noi, per farci comprendere l’entità del problema, che l’uomo era posseduto da molti demoni e non da uno solo. Si noti che Legione non è un nome, ma era un tentativo di elusione, di minaccia e di intimidazione.

i. Una legione romana di solito era composta da 6.000 uomini. Ciò non significa che l’uomo fosse posseduto da 6.000 demoni, ma pur sempre da molti.

ii. È anche possibile che si trattasse di un tentativo da parte dei demoni di intimidire Gesù. Un animale messo all’angolo spesso cerca di sembrare più grande di fronte al suo predatore; quei demoni, per il loro gran numero, pensavano erroneamente di poter spaventare Gesù con la loro dichiarazione. Legione dice: “Siamo in tanti, siamo organizzati, siamo uniti, siamo pronti a combattere e siamo potenti”.

iii. In base alle superstizioni dell’epoca, gli spettatori di quella scena probabilmente ebbero la sensazione che gli spiriti immondi stessero avendo la meglio. I demoni conoscevano e avevano dichiarato uno dei titoli completi di Gesù. Avevano evitato di rispondere alla Sua domanda riguardante il loro nome. Infine, speravano di spaventare Gesù dicendo di essere in molti. Ma Gesù non credeva affatto a queste antiche superstizioni e scacciò senza alcuna difficoltà gli spiriti immondi che affliggevano l’uomo.

c. Essi lo pregavano che non comandasse loro di andare nell’abisso: I demoni che possedevano l’uomo non volevano essere imprigionati nell’abisso, il pozzo senza fondo descritto in Apocalisse 9:11. Sembrerebbe essere un luogo di prigionia per certi spiriti demoniaci.

i. Quei demoni non volevano diventare “inattivi”. “Chi l’avrebbe mai detto! È un altro inferno per il diavolo essere ozioso, o non essere indaffarato nel compiere il male.” (Trapp)

d. I demoni allora, usciti da quell’uomo, entrarono nei porci: Sembra strano che i demoni possano abitare i corpi degli animali, ma il concetto compare anche in Genesi 3. Inoltre, i demoni furono gettati giustamente nei porci, essendo animali non kosher.

i. Si noti che i demoni non possono nemmeno affliggere dei porci senza il permesso di Dio. “Dal momento che un demone non può entrare nemmeno in un maiale senza essere mandato da Dio stesso, quanto poco è da temere la potenza o la malizia di costoro da parte di chi ha Dio come propria parte e protettore!”. (Clarke)

ii. “Satana preferirebbe tormentare dei porci piuttosto che non perpetrare alcun male. Ama a tal punto il male che lo infliggerebbe agli animali, se impossibilitato a infliggerlo agli uomini.” (Spurgeon)

iii. Gesù accolse la loro richiesta, perché il momento della manifestazione completa della Sua autorità sui demoni non era ancora giunto: bisognava aspettare la croce. Colossesi 2:15 ci dice che attraverso la croce Gesù disarmò i demoni nei loro attacchi contro i credenti e fece un pubblico spettacolo della loro sconfitta, trionfando su di loro.

e. Quel branco si precipitò dal dirupo nel lago ed annegò: La natura distruttiva degli spiriti maligni si palesò nel loro effetto sui maiali. I demoni sono come il loro capo, Satana, il cui desiderio è rubare, uccidere e distruggere (Giovanni 10:10).

i. C’è un altro motivo per cui Gesù permise ai demoni di entrare nei maiali: voleva che tutti conoscessero le loro vere intenzioni. Volevano distruggere l’uomo proprio come avevano distrutto i maiali. Dal momento che l’uomo è stato creato a immagine di Dio, non ci sarebbero riusciti così facilmente con il gadareno, anche se il loro intento rimaneva lo stesso: distruggerlo completamente.

ii. Alcuni ritengono l’accaduto ingiusto nei confronti del proprietario del branco di maiali. “‘Ma i proprietari dei maiali hanno perso quel che gli apparteneva.’ Sì, e impara da questo esempio quanto valgano poco le ricchezze temporali nella stima di Dio. A volte nella Sua misericordia, Egli consente che vadano perdute per liberarcene; altre volte nella Sua giustizia, per punirci per averle acquisite o preservate con cupidigia o inganno.” (Clarke)

iii. Spurgeon fa diverse affermazioni sagge sul modo in cui i demoni danneggiarono i porci:

·“I porci preferiscono la morte alla malvagità e, se gli uomini non fossero peggiori dei porci, sarebbero della stessa opinione”.

·“Corre forte chi è guidato dal diavolo”.

·“Il diavolo spinge i suoi maiali verso un fato terribile”.

3. (34-37) La reazione dei presenti alla liberazione dell’indemoniato.

E quando videro ciò che era accaduto, quelli che li custodivano fuggirono e andarono a portare la notizia in città e per le campagne. La gente allora uscì per vedere ciò che era accaduto e venne da Gesù, e trovò l’uomo dal quale erano usciti i demoni seduto ai piedi di Gesù, vestito e sano di mente, ed ebbe paura. Or quelli che avevano visto l’accaduto, raccontarono loro come l’indemoniato era stato liberato. Allora tutta la popolazione della regione dei Gadareni chiese a Gesù di allontanarsi da loro, perché erano in preda a un grande spavento. E Gesù, salito sulla barca, tornò indietro.

a. La gente […] ebbe paura […] erano in preda a un grande spavento: Avevano più paura di un uomo sano che di un posseduto. Quando la gente vide l’uomo sano di mente, seduto ai piedi di Gesù, ebbe paura.

i. Parte della loro paura stava nel fatto che le loro superstizioni erano andate in frantumi e non sapevano più che cosa pensare. Secondo le loro superstizioni, i demoni avrebbero dovuto avere il sopravvento su Gesù, ma ciò non accadde, e la gente non riuscì ad accettarlo.

b. Allora tutta la popolazione […] chiese a Gesù di allontanarsi: Non sembravano preoccupati di avere in mezzo a loro un uomo tormentato e posseduto dai demoni, ma si preoccupavano di avere intorno Gesù, così gli chiesero di andarsene ed Egli lo fece!

i. L’opera di Gesù aveva unito tutta la popolazione, che era uscita per incontrare e parlare con Gesù, ma non con l’animo giusto. “Ecco un’intera città a una riunione di preghiera, che pregava contro la propria benedizione… La loro preghiera era orribile, ma fu ascoltata, e Gesù se ne andò dalle loro coste.” (Spurgeon)

ii. Quando le persone hanno più paura di ciò che Gesù può fare nella loro vita rispetto a ciò che Satana sta facendo in questo momento, spesso Lo allontanano; ed Egli, quando Gli viene chiesto, va via.

4. (38-39) La reazione dell’uomo liberato dai demoni.

Intanto l’uomo, da cui erano usciti i demoni, lo pregava di poter restare con lui; ma Gesù lo congedò, dicendo: «Ritorna a casa tua e racconta quali grandi cose Dio ha fatto per te». Ed egli se ne andò per tutta la città proclamando le grandi cose che Gesù aveva fatto per lui.

a. L’uomo, da cui erano usciti i demoni: Che titolo meraviglioso! Forse per il resto della sua vita, quell’uomo sarebbe stato chiamato con un nome che ricordava la grande opera che Gesù aveva fatto per lui.

b. Lo pregava di poter restare con lui: Inizialmente l’uomo, che in precedenza era stato sotto l’influenza demoniaca, si sedette semplicemente ai piedi di Gesù (Luca 8:35). Successivamente espresse il desiderio di poter restare con Gesù, seguendolo come discepolo.

i. L’uomo non era interessato soltanto a quello che Gesù poteva fare per lui. Il vero cambiamento avvenuto nel suo cuore era dimostrato dal suo desiderio di stare con Gesù.

c. Ma Gesù lo congedò: Per quanto il desiderio dell’uomo di seguire Gesù fosse buono, Gesù non glielo permise, perché sapeva che l’uomo aveva un ministero più importante da compiere all’interno della propria famiglia e comunità.

i. A volte abbiamo difficoltà a comprendere le vie del Signore. La gente della città fece una richiesta malvagia: chiese a Gesù di allontanarsi da loro ed Egli esaudì la loro preghiera. L’uomo da cui erano usciti i demoni invece aveva fatto una richiesta divina: di poter restare con Lui, ma Gesù rispose di no.

ii. Ovviamente, Gesù non esaudì la sua preghiera, perché l’uomo poteva essere una luce tra le tenebre per la gente di quelle città gentili, in un modo diverso da come Gesù e i Suoi discepoli avrebbero potuto esserlo. Ma era importante anche curare l’uomo da ogni superstizione. Avrebbe potuto pensare che sarebbe dovuto rimanere vicino a Gesù per impedire ai demoni di tornare. “Forse la sua preghiera non fu esaudita, anche per evitare di confermare in tal modo le sue paure. Se aveva paura che i diavoli sarebbero tornati, e ho l’anima in pace nel ritenermi certo che ne avesse, allora era naturale che desiderasse ardentemente di stare con Cristo. Ma Cristo rimosse la sua paura, come se gli avesse detto: ‘Non hai bisogno di starmi vicino; ti ho guarito in modo tale che non sarai mai più malato’.” (Spurgeon)

iii. “Così vediamo che è un vecchio errore e una debolezza degli uomini quella di dipendere troppo della presenza fisica di Cristo… Cristo non vuole che si dipenda dalla Sua presenza fisica, ma dalla Sua Onnipotenza.” (Trapp)

d. Ed egli se ne andò per tutta la città proclamando le grandi cose che Gesù aveva fatto per lui: Si tratta di un grande messaggio da diffondere, un messaggio che ogni seguace di Gesù dovrebbe essere in grado di predicare. La sua storia mostra quanto valore abbia anche una vita sola agli occhi di Gesù, perché liberarlo dalla possessione demoniaca fu l’unico motivo che spinse il Signore ad attraversare il mare di Galilea. La sua storia mostra anche che con Gesù nessuno è senza speranza perché, se quell’uomo fu cambiato, allora può esserlo chiunque.

i. Gesù gli dice di andare e raccontare quali grandi cose Dio ha fatto e l’uomo proclama agli altri le grandi cose che Gesù aveva fatto. Non c’è alcuna contraddizione, perché Gesù è Dio.

E. Guarigione di una donna e risurrezione di una bambina.

1. (40-42) Un padre supplica Gesù di guarire la sua unica figlia.

Or avvenne che, quando Gesù fu ritornato, la folla lo accolse perché tutti lo aspettavano. Ed ecco venire un uomo di nome Iairo, che era capo della sinagoga; gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di andare a casa sua, perché egli aveva una figlia unica di circa dodici anni, che stava per morire. Or mentre vi andava, la folla gli si accalcava attorno.

a. La folla lo accolse: Gesù lasciò quindi la regione dei Gentili intorno al mar di Galilea, dove aveva incontrato l’uomo posseduto da molti demoni, e fece ritorno nelle città ebraiche nei pressi della riva opposta, dove lo aspettavano grandi folle.

b. Era capo della sinagoga: Il capo della sinagoga era un po’ come un pastore di oggi: gestiva sia gli affari spirituali che gli affari della sinagoga. Iairo andò da Gesù disperato (gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava), perché sua figlia stava per morire.

i. “Essendo il capo della sinagoga, era un funzionario laico responsabile della supervisione dell’edificio e dell’organizzazione delle funzioni.” (Lane)

ii. Quando il centurione si rivolse a Gesù in una situazione simile (Luca 7:1-10), Gesù non dovette andare a casa del centurione per guarire il servo, ma dichiarò la sua guarigione da lontano.

iii. “Tutti a Capernaum conoscevano Iairo, ma nessuno sapeva che egli credesse in Cristo finché la sua piccola bambina non fu in punto di morte. Solo allora confessò la sua fede.” (Morrison)

c. Or mentre vi andava: Gesù non pretese che Iairo mostrasse la stessa fede del centurione, ma rispose alla fede che Iairo mostrò e andò con lui, mentre la folla gli si accalcava attorno.

i. L’antica parola greca tradotta qui con accalcava significa “quasi soffocava, tanto era grande la folla intorno a Lui.” (Clarke) La stessa radice greca è usata per descrivere il soffocamento del seme della parola (Luca 8:7).

2. (43-44) Una donna guarita da un’emorragia.

E una donna, che aveva un flusso di sangue da dodici anni ed aveva speso con i medici tutti i suoi beni senza poter essere guarita da alcuno, si avvicinò di dietro e toccò il lembo del suo vestito, e in quell’istante il suo flusso di sangue si arrestò.

a. Una donna, che aveva un flusso di sangue da dodici anni: Questa donna si trovava in una situazione disperata. La sua patologia la rendeva cerimonialmente e socialmente impura, un fardello significativo sotto il quale vivere per 12 anni.

i. Secondo il pensiero ebraico dell’epoca, se questa donna avesse toccato qualcuno, lo avrebbe reso a sua volta cerimonialmente impuro. A nessuna persona impura era permesso di prendere parte ad alcun aspetto del culto ebraico (Levitico 15:19-31).

b. Aveva speso con i medici tutti i suoi beni senza poter essere guarita: Era andata dai medici per stare meglio, ma finì per stare peggio e diventare più povera. Luca il medico sapeva bene che le spese mediche potevano prosciugare le risorse personali.

i. Gli antichi rabbini avevano molte soluzioni diverse per aiutare una donna afflitta da questo tipo di patologia. “Il rabbino Jochanan dice: ‘Prendi della gomma di Alessandria, dell’allume e del corcus hortensis, ciascuno del peso di un Denario romano d’argento; lascia che marciscano insieme e dai un po’ di vino alla donna che soffre di emorragia. Ma se questo non dovesse funzionare, prendi nove ceppi di cipolle persiane, cuocile nel vino, daglielo da bere e di’: Sorgi dal tuo flusso. Ma se anche questo dovesse fallire, mettila in un luogo in cui si incontrano due strade e falle tenere in mano una coppa di vino; e fa in modo che qualcuno venga dietro e la spaventi, e dica: Sorgi dal tuo flusso. Ma se questo non dovesse servire a niente…’” (Clarke)

ii. Quando un’anima oggi è malata, spesso va da diversi medici e spende molto tempo e denaro, senza poter essere guarita da alcuno. Un’anima sofferente può andare dal “Dottor Divertimento”, ma non troverà alcuna cura. Può cercare di farsi aiutare dal “Dottor Successo”, ma a lungo termine il trattamento non sarà d’aiuto. Nemmeno “Dottor Piacere”, “Dottor Auto-aiuto” o “Dottor Religione” possono dare una vera cura. Solo “Dottor Gesù” può farlo.

c. Si avvicinò di dietro e toccò il lembo del suo vestito: Dal momento che a causa delle sue condizioni imbarazzanti e della sua impurità cerimoniale sarebbe stata condannata per aver toccato Gesù o anche solo per essere in mezzo a una grande folla, voleva farlo di nascosto. Non chiese apertamente a Gesù di essere guarita.

i. La parola ‘frangia’ [lembo] è tradotta dal greco kraspedon, il termine usato nella Versione dei Settanta che indica la nappa che gli ebrei maschi dovevano portare agli angoli delle loro vesti esterne.” (Pate)

ii. La donna si avvicinò a Gesù con un certo grado di superstizione, pensando che ci fosse potenza nel lembo della Sua veste. A questo però si aggiungeva anche un elemento di fede, perché non ci sono prove che Gesù avesse mai guarito in quel modo prima.

iii. Sebbene la sua fede avesse elementi di errore e superstizione, lei credeva nel potere di guarigione di Gesù, la cui veste servì come punto di contatto per quella fede. Potremmo trovare molte cose sbagliate nella fede di questa donna; eppure, ciò che veramente importava era che aveva riposto la propria fede in Gesù – e l’oggetto della fede era molto più importante della qualità della fede.

d. E in quell’istante il suo flusso di sangue si arrestò: Secondo la mentalità di allora, nel momento in cui la donna impura avesse toccato Gesù, il suo tocco Lo avrebbe reso impuro. Ma a motivo della natura di Gesù e della potenza di Dio, non fu così. Quando la donna toccò la Sua veste, Gesù non venne reso impuro, anzi la donna fu guarita. Quando ci avviciniamo a Gesù con il nostro peccato e lo deponiamo su di Lui, non lo rendiamo un peccatore, ma veniamo purificati.

3. (45-48) Gesù si rivolge alla donna guarita.

E Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Siccome tutti lo negavano, Pietro e coloro che erano con lui dissero: «Maestro, le folle ti stringono e ti premono e tu dici: “Chi mi ha toccato?”». Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato, perché ho sentito che una potenza è uscita da me». Allora la donna, vedendo che non era rimasta inosservata, venne tutta tremante e, gettandosi ai suoi piedi, gli dichiarò in presenza di tutto il popolo per quale motivo lo aveva toccato e come era stata guarita all’istante. Ed egli le disse: «Fatti animo, figliola; la tua fede ti ha guarita; va’ in pace!».

a. Chi mi ha toccato? Una tale domanda non aveva senso per i discepoli. Luca ci dice che la folla gli si accalcava attorno (Luca 8:42) e Gesù sembrava infastidito che qualcuno lo toccasse. C’era gente ovunque che schiacciava Gesù e che in qualche modo aveva contatto con Lui.

b. Maestro, le folle ti stringono e ti premono: Pietro e i discepoli non capivano la differenza tra il contatto accidentale con Gesù e il tendere la mano per toccarlo con fede.

i. Possiamo immaginare che qualcuno, a causa della pressione della folla, abbia urtato Gesù. Quando il miracolo della guarigione della donna fu rivelato, avrebbero potuto dire: “Ho urtato Gesù, L’ho toccato, ma non sono stato guarito”. C’è però un’enorme differenza tra urtare involontariamente Gesù e stendere la mano per toccarlo con fede. Puoi andare in chiesa settimana dopo settimana e “urtare” Gesù. Non è la stessa cosa che tendere la mano per toccarlo con fede.

ii. “Non ogni contatto con Cristo salva gli uomini; è il desiderio che hai di avvicinarti a Lui, il tocco determinato, personale, risoluto, credente di Gesù Cristo: è quello che salva.” (Spurgeon)

iii. “Possiamo essere molto vicini a Cristo e accerchiarlo, senza toccarlo, ma nessuno può toccarlo, per quanto leggermente, senza ricevere la grazia di cui ha bisogno.” (Meyer)

c. Ho sentito che una potenza è uscita da Me: Quando la donna toccò Gesù e fu immediatamente guarita, Gesù sentì che era successo qualcosa; ebbe la sensazione che qualcuno era stato appena guarito.

d. La donna, vedendo che non era rimasta inosservata: Questo probabilmente significa che Gesù stava guardando proprio lei quando disse: “Qualcuno mi ha toccato” (Marco 5:32 dice, Ma egli guardava intorno per vedere colei che aveva fatto ciò). La donna doveva farsi avanti, perché Gesù sapeva chi era. La chiamò e questo la imbarazzò; tuttavia, lo scopo di Gesù non era quello di metterla a disagio, ma di benedirla.

i. Gesù lo fece affinché lei sapesse di essere stata guarita. È vero che ella sentì nel suo corpo di essere guarita da quel male, ma quella donna era come qualsiasi altra persona. Presto avrebbe iniziato a dubitare e ad avere paura, chiedendosi se fosse stata davvero guarita. Si sarebbe chiesta quando la malattia si sarebbe ripresentata. Ma Gesù le disse: “La tua fede ti ha guarita”. Gesù la chiamò in modo che lei sapesse con assoluta certezza di essere stata guarita.

ii. Gesù lo fece affinché gli altri sapessero che la donna era stata guarita. Ella aveva un disturbo che nessuno poteva vedere e questo la rendeva un’emarginata sociale. A molti sarebbe parso sospetto se la donna avesse semplicemente annunciato di essere guarita. Avrebbero pensato che l’avesse inventato solo per essere considerata di nuovo “pura”. Gesù la chiamò in modo che gli altri sapessero con assoluta certezza che era stata guarita, e per questo dichiarò in presenza di tutto il popolo per quale motivo lo aveva toccato.

iii. Gesù lo fece affinché lei sapesse perché era stata guarita. Quando Gesù disse: “Figliola, la tua fede ti ha guarita”, mostrò alla donna che in realtà non era l’aver toccato la veste di Gesù ad averla guarita. Invece, era stata la sua fede in Gesù e ciò che Lui poteva fare per lei.

iv. Gesù lo fece perché non voleva che lei pensasse di aver rubato una benedizione e che non avrebbe mai più potuto guardare Gesù negli occhi. Non aveva rubato niente; ricevette il miracolo per fede e Gesù voleva che fosse consapevole.

v. Gesù lo fece affinché Iairo potesse vedere la fede della donna ed essere incoraggiato riguardo a sua figlia. Gesù la chiamò per incoraggiare qualcun altro ad avere fede.

vi. Gesù lo fece perché voleva benedirla in un modo speciale. La chiamò “Figliola”, in un modo in cui non chiamò nessun altro. Voleva che lei si facesse avanti e che si sentisse chiamata con questo appellativo speciale e amorevole. Quando Gesù ci chiama tra la folla, è perché ha qualcosa di speciale da darci.

vii. Gesù potrebbe chiederci di fare cose che oggi magari sembrano imbarazzanti. Non ci chiede di farle solo perché vuole metterci in imbarazzo, perché c’è anche uno scopo più grande, anche se non riusciamo a vederlo. Tuttavia, se evitare l’imbarazzo è la cosa più importante nella nostra vita, allora il nostro dio è l’orgoglio. Siamo più innamorati di noi stessi e della nostra immagine che di Gesù.

viii. Povero Iairo! Durante tutto questo, sua figlia era a casa malata e la sua vita si stava affievolendo. Dev’essere stata una tortura per lui vedere Gesù che si prendeva del tempo per servire questa donna mentre sua figlia soffriva. Dio non è mai lento, ma spesso sembra lento a chi soffre.

4. (49-50) Gesù chiama Iairo a una fede radicale con una promessa radicale.

Mentre egli parlava ancora, venne uno dalla casa del capo della sinagoga, e gli disse: «La tua figlia è morta, non disturbare il maestro». Ma Gesù, udito ciò, gli disse: «Non temere; credi solamente ed ella sarà guarita».

a. La tua figlia è morta: Il cuore di Iairo deve essersi spezzato nel sentire la notizia. Avrà pensato: “Sapevo che ci stava mettendo troppo tempo. Sapevo che Gesù non avrebbe dovuto sprecare tempo con questa stupida donna. Ora non c’è più speranza”.

b. Ma Gesù, udito ciò, gli disse: Gesù disse a Iairo di fare due cose: innanzitutto, smettere di temere; poi, credere (credi solamente).

i. Non temere: Sembra quasi crudele che Gesù parli così a un uomo che ha appena perso sua figlia, ma Gesù sapeva che paura e fede non vanno d’accordo. Prima che Iairo potesse davvero fidarsi di Gesù, doveva decidere di mettere da parte la paura.

ii. Credi solamente: Non cercare di credere e aver paura allo stesso tempo. Non cercare di credere e capire tutto. Non cercare di credere e di dare un senso al ritardo. Invece di tutto questo, credi solamente.

c. Credi solamente ed ella sarà guarita: L’unica cosa in cui Iairo doveva credere era la parola di Gesù. Tutto il resto gli diceva che sua figlia se n’era andata per sempre. La sua era la circostanza migliore e allo stesso tempo più difficile in cui trovarsi.

5. (51-56) Gesù risuscita dai morti la figlia di Iairo.

Giunto alla casa, non permise ad alcuno di entrare, eccetto Pietro, Giovanni e Giacomo, e il padre e la madre della fanciulla. Or tutti piangevano e facevano cordoglio per lei. Ma egli disse: «Non piangete; ella non è morta, ma dorme». Ed essi lo deridevano, sapendo che era morta. Ma egli, dopo aver messo tutti fuori, le prese la mano ed esclamò dicendo: «Fanciulla, alzati!». E il suo spirito ritornò in lei e subito ella si alzò; Gesù poi comandò che le si desse da mangiare. E i suoi genitori rimasero stupefatti. Ma Gesù raccomandò loro di non dire a nessuno quanto era accaduto.

a. Non permise ad alcuno di entrare, eccetto Pietro, Giovanni e Giacomo: Spesso questi tre sono considerati la “cerchia ristretta” dei discepoli di Gesù. Tuttavia, potrebbe essere altrettanto vero che Gesù li tenesse vicini perché sapeva di doverli tenere d’occhio in modo particolare.

b. Or tutti piangevano e facevano cordoglio per lei: In quei giorni era consuetudine pagare dei “professionisti” perché piangessero e fossero in lutto per rendere più intensa l’atmosfera di cordoglio e dolore di un funerale. Ma questi “professionisti del lutto” si rattristavano solo superficialmente. Da notare quanto velocemente passarono dal pianto allo scherno (lo deridevano).

i. Gesù fu spesso deriso e ridicolizzato. “Gli uomini ridicolizzavano le Sue origini. Gli uomini ridicolizzarono le Sue azioni. Gli uomini ridicolizzarono le Sue dichiarazioni di essere il Messia. Non c’è in tutta la storia una tale esposizione della crudeltà e della bestialità del ridicolo come nello scherno e nella derisione della croce.” (Morrison)

ii. Probabilmente ancor più che ai tempi di Gesù, noi viviamo in un’epoca di derisione e di scherno, in cui la gente trova facile deridere e usare del sarcasmo contro tutto ciò che sembra o pretende di essere buono. “Vorrei dire anche a coloro che sono tentati di vedere solo il lato ridicolo delle cose, che forse in tutti i tratti caratteriali non c’è niente di così pericoloso come questo… Quando ridicolizziamo tutto ciò che è migliore e più meritevole negli altri, con quella stessa abitudine distruggiamo il potere di credere in ciò che è più meritevole in noi stessi.” (Morrison)

c. Ella non è morta, ma dorme: Gesù non era fuori di sé mentre pronunciava queste parole. Non stava fingendo. Parlò così perché conosceva una realtà superiore, una realtà spirituale più certa e più potente della morte stessa.

d. Egli, dopo aver messo tutti fuori: Gesù non voleva avere nulla a che fare con coloro che non credevano alle Sue promesse. Le scacciò, in modo che non potessero scoraggiare la fede di Iairo.

i. “Scacciare via gli schernitori dalla stanza in cui stava per accadere il miracolo non fu un capriccio di Gesù in risposta a chi Lo aveva ridicolizzato. L’Onnipotente fa sempre questo quando gli uomini e le donne lo deridono: chiude loro la porta, in modo che non possano vedere i miracoli di cui abbonda l’universo, e si perdono il meglio, perché nella loro cieca follia hanno deriso colui che dà il meglio.” (Morrison)

e. Fanciulla, alzati: Poiché Gesù è Dio, parlò a una ragazza morta come se fosse stata viva. Romani 4:17 dice che Dio fa vivere i morti e chiama le cose che non sono come se fossero. Gesù parlò alla ragazza con la potenza di Dio e lei fu risuscitata.

f. Gesù poi comandò che le si desse da mangiare: Forse lo fece non solo per il bene della ragazza, ma anche per la madre – per darle qualcosa da fare, per alleviare lo shock del momento.

i. “Sebbene sia stata resuscitata da un miracolo, non doveva essere preservata da un miracolo. La natura è il grande strumento di Dio ed Egli si diletta a operare per mezzo di essa; né Egli farà alcuna cosa con il Suo potere sovrano, a titolo di miracolo, che possa essere realizzata dalla Sua ordinaria provvidenza.” (Clarke)

g. E i suoi genitori rimasero stupefatti: Gesù non deluse Iairo e nemmeno la donna che aveva bisogno di essere guarita. Attraverso le cure rivolte a entrambi, Egli dovette far crescere ulteriormente la fede di Iairo.

i. Il resoconto ci mostra come l’opera di Gesù sia diversa, ma anche la stessa a livello individuale. Se Gesù può toccare ogni bisogno in modo così personale, può toccare similmente anche i nostri bisogni.

·Iairo aveva avuto 12 anni di felicità che stavano per svanire. La donna aveva avuto 12 anni di agonia, che sembravano impossibili da curare.

·Iairo era un uomo importante, il capo della sinagoga. La donna non era nessuno; non ci viene rivelato nemmeno il suo nome.

·Iairo era probabilmente ricco, perché era un uomo importante. La donna era povera, perché aveva speso tutti i suoi soldi per farsi curare dai medici.

·Iairo venne da Gesù pubblicamente. La donna andò da Lui di nascosto.

·Iairo pensava che Gesù avrebbe dovuto fare chissà che cosa per guarire sua figlia. La donna pensava che tutto ciò di cui aveva bisogno fosse toccare la veste di Gesù.

·Gesù rispose alla donna immediatamente. Gesù rispose a Iairo dopo un po’ di tempo.

·La figlia di Iairo fu guarita privatamente. La donna fu guarita pubblicamente.

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