Luca 5




Luca 5 – Chiamata dei Primi Discepoli

A. La chiamata di quattro pescatori.

1. (1-3) Gesù insegna da una barca.

Or avvenne che, mentre egli si trovava sulla riva del lago di Gennesaret e la folla gli si stringeva attorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla riva del lago, dalle quali erano scesi i pescatori e lavavano le reti. Allora salì su una delle barche, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Postosi a sedere, ammaestrava le folle dalla barca.

a. La folla gli si stringeva attorno per ascoltare la parola di Dio: La grande folla mostrava la crescente popolarità di Gesù come insegnante. C’era un tale numero di persone che Gesù dovette salire su una delle barche e da lì ammaestrava le folle.

i. “Notate i molti pulpiti insoliti da cui Cristo predicò.” (Morrison)

b. Lago di Gennesaret: O mare di Galilea, come è più notoriamente conosciuto. A volte veniva anche chiamato mare di Tiberiade.

c. Una delle barche, che era di Simone: Simone si sarà sentito privilegiato del fatto che Gesù voleva insegnare dalla sua barca e sarà stato anche incentivato ad ascoltare l’insegnamento con maggiore attenzione.

2. (4-5) Pietro riceve direzione da Gesù per il suo servizio.

E, quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo, e calate le vostre reti per pescare». E Simone, rispondendo, gli disse: «Maestro, ci siamo affaticati tutta la notte e non abbiamo preso nulla; però, alla tua parola, calerò la rete».

a. Disse a Simone: «Prendi il largo, e calate le vostre reti per pescare»: Dopo aver insegnato, Gesù volle fare qualcosa di buono per Simone, che gli aveva concesso l’uso della barca. Pietro non poteva dare qualcosa a Gesù senza che Gesù lo benedicesse ancora di più.

i. Per quello che ne sappiamo, Gesù era nella barca con loro mentre dava loro direzioni. La Sua presenza trasmetteva fiducia. “È una benedizione vedere Cristo seduto nella barca mentre tu getti la rete. Se intravedi il Suo sorriso di approvazione mentre ti guarda, lavorerai di buon cuore.” (Spurgeon)

b. Maestro, ci siamo affaticati tutta la notte: La parola specifica in greco antico usata per Maestro (epistata) è unica nel Vangelo di Luca. L’idea è quella di “comandante”, “leader” o forse anche “capo”. Con questo titolo, Pietro mostrava di essere disposto a prendere ordini da Gesù.

c. Ci siamo affaticati tutta la notte e non abbiamo preso nulla; però, alla tua parola, calerò la rete: Pietro avrebbe potuto inventarsi qualsiasi scusa.

· “Ho lavorato tutta la notte e ora sono stanco”.

· “Saprò più cose io riguardo alla pesca di un falegname, no?”.

· “Il momento migliore per pescare è la notte, non il giorno”.

· “Tutta questa gente e l’insegnamento a voce alta hanno spaventato i pesci”.

· “Abbiamo già lavato le reti”.

· “Magari Gesù conosce la religione, ma di certo non la pesca”.

d. Però, alla tua parola, calerò la rete: Con queste parole Pietro fece una grande dichiarazione di fede e di fiducia nella parola di Gesù. In ogni epoca, il popolo di Dio ha vissuto e continua ad andare avanti con questa stessa fiducia nella parola di Gesù.

· Alla tua parola fu la luce.

· Alla tua parola furono creati il sole, la luna, le stelle e i pianeti.

· Alla tua parola la vita prese forma su questa terra.

· Alla tua parola la creazione è tenuta insieme e sussiste.

· Alla tua parola imperi nascono e cadono; la storia dispiega il grande piano di Dio.

3. (6-7) La pesca miracolosa.

E, fatto ciò, presero una tale quantità di pesci che la rete si rompeva. Allora fecero cenno ai loro compagni, che erano nell’altra barca, perché venissero ad aiutarli. Ed essi vennero e riempirono tutt’e due le barche, tanto che stavano affondando.

a. Presero una tale quantità di pesci: Pietro non inventò scuse e la sua fede in Gesù fu ben ricompensata. Pietro avrà pensato magari di saperne più lui di pesca che un falegname; inoltre, aveva lavorato tutta la notte senza alcun risultato. L’unica ragione per cui Pietro fece ciò che Gesù gli aveva chiesto era perché credeva in Lui, non perché le circostanze sembravano favorevoli.

i. Quando Gesù dirige il nostro operare, notiamo una grande differenza. Possiamo lavorare, anche duramente, per molto tempo senza risultati. Ma quando è Gesù a guidare il nostro lavoro, è allora che vediamo i risultati, perdendoci sempre qualcosa di grande quando accampiamo scuse invece di permettere a Gesù di dirigerci nel nostro operato.

ii. “Qui i pesci muti predicano chiaramente che Cristo è il Figlio di Dio.” (Trapp)

b. Allora fecero cenno ai loro compagni, che erano nell’altra barca, perché venissero ad aiutarli: Pietro dovette collaborare con altri per portare a termine il lavoro. Questo fa pensare a ciò che Dio fece in un uomo di nome James McGready, alle frontiere del Kentucky a partire dal 1790. Nel Kentucky fu il pastore di tre piccole chiese, che si riunivano in baracche costruite alla buona. Una volta raccontò che l’inverno del 1799 per il popolo di Dio fu per lo più caratterizzato dal pianto e dal lutto e che vivere in quell’aspra zona di confine era come trovarsi a Sodoma e Gomorra, senza legge e spesso senza Dio. McGready diede inizio alle riunioni di preghiera, chiedendo alle sue congregazioni di pregare anche per lui e per il suo ministero della Parola di Dio mezz’ora prima di andare a letto il sabato sera e mezz’ora al risveglio la domenica mattina. Nel 1800 ci fu una straordinaria effusione dello Spirito Santo, con un tale numero di persone che si accostavano a Cristo che McGready dovette lanciare un appello: “Qualsiasi predicatore di qualsiasi tipo che ami il Signore Gesù venga ad aiutarmi”.

i. “Alcuni preferiscono lasciar morire le anime piuttosto che accogliere dei collaboratori nell’opera sacra. È un orgoglio intollerabile pensare che il lavoro non venga fatto bene se non ce ne occupiamo noi ed è un’invidia diabolica temere che altri possano avere più successo di noi.” (Clarke)

4. (8-11) La reazione di Pietro e la chiamata di quattro discepoli.

Vedendo questo, Simon Pietro si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me perché sono un uomo peccatore». Infatti Pietro e tutti quelli che erano con lui furono presi da grande stupore, per la quantità di pesci che avevano preso. Lo stesso avvenne pure a Giacomo e a Giovanni, figli di Zebedeo, che erano compagni di Simone. Allora Gesù disse a Simone: «Non temere; da ora in avanti tu sarai pescatore di uomini vivi». Essi quindi, tirate in secco le barche, lasciarono ogni cosa e lo seguirono.

a. Si gettò ai piedi di Gesù: Gesù aveva già guarito miracolosamente la suocera di Pietro (Luca 4:38-39). Eppure, c’era qualcosa in questo miracolo, la pesca benedetta, che portò Pietro a adorare Gesù e ad arrendersi a Lui.

b. Signore, allontanati da me perché sono un uomo peccatore: Quando Pietro vide la grande potenza di Gesù, manifestata nella conoscenza di Gesù in un’area in cui non avrebbe dovuto avere alcuna conoscenza, si rese conto della propria povertà spirituale davanti a Lui.

i. Poiché Pietro era un pescatore esperto e sapeva quanto fossero sfavorevoli le condizioni, era ancora più consapevole della grandezza di quel miracolo.

ii. Pietro aveva appena incontrato Gesù, eppure sapeva già molto di Lui. Ciò gli aveva permesso di comprende alcune cose anche riguardo a sé stesso.

· Pietro sapeva che Gesù era il Signore.

· Pietro sapeva di essere un uomo.

· Pietro sapeva di essere un uomo peccatore.

· Pietro permise all’evento di renderlo un uomo umile.

iii. La preghiera di Pietro era certamente buona, ma ce n’è una ancora migliore che possiamo fare: “Signore, avvicinati a me, perché sono un uomo peccatore!”.

c. Non temere: Nella grammatica del greco antico significa letteralmente smetti di avere paura; è un modo per calmare una paura esistente. Pietro temeva Gesù, nel senso che aveva grande riverenza nei Suoi confronti, ma Gesù gli disse di mettere da parte quella paura. Dio vuole relazionarsi con noi secondo il principio dell’amore, non secondo principio della paura.

d. Da ora in avanti tu sarai pescatore di uomini vivi: Quando Gesù disse a Simone che sarebbe diventato pescatore di uomini, gli stava dicendo che avrebbe fatto quello che Lui stesso faceva. Non c’è mai stato un pescatore di uomini più grande di Gesù, ma Egli voleva che anche altri seguissero le Sue orme. Gesù iniziò con questi tre, poi dodici, poi centinaia, poi migliaia e milioni attraverso i secoli.

i. Clarke dice che la frase “sarai pescatore” intende il pescare qualcosa di vivo. La vera evangelizzazione non è portare persone morte in un edificio, ma portare vita vera.

e. Lasciarono ogni cosa e lo seguirono: Sembra implicare che i discepoli si siano lasciati alle spalle anche la pesca miracolosa, perché non era davvero così importante come invece quello che il miracolo stesso aveva rivelato loro riguardo alla persona di Gesù. Lo seguirono, perché si erano resi conto che Gesù era molto più che un semplice falegname.

f. Lasciarono ogni cosa e lo seguirono: Lo seguirono nello stesso modo in cui gli studenti dell’epoca seguivano i propri rabbini. Sotto certi aspetti, Gesù offriva loro un’istruzione tradizionale ai piedi di un rabbino; sotto altri, invece, il Suo modo di insegnare si discostava da essa profondamente.

i. All’inizio i discepoli non avevano praticamente formazione né istruzione pregressa, ma adesso erano alla scuola di Gesù. Il loro addestramento avrebbe avuto un approccio pratico, sul campo, piuttosto che teorico.

ii. “La parola ‘seguire’ è un termine tecnico usato in Luca per indicare il discepolato (9:23, 49, 57, 59, 61; soprattutto 18:22, 28). Come tale, è simile in natura al termine usato in Atti in riferimento al seguire Cristo, la ‘via’ (Atti 9:2, 19:9, 23; 22:4; 24:14, 22).” (Pate)

B. Gesù guarisce un lebbroso.

1. (12) Il lebbroso supplica Gesù di aiutarlo.

Or avvenne che, mentre egli si trovava in una di quelle città, ecco un uomo tutto coperto di lebbra che, veduto Gesù, si prostrò con la faccia a terra e lo pregò, dicendo: «Signore, se tu vuoi, tu puoi mondarmi».

a. Un uomo tutto coperto di lebbra che, veduto Gesù: Anticamente la lebbra era una malattia terribile e distruttiva – e lo è tuttora in alcune parti del mondo. Essendo coperto di lebbra, l’uomo non aveva alcuna speranza di ristabilirsi, così andò da Gesù con un profondo senso di bisogno e disperazione.

i. “In Palestina giravano due tipi di lebbra. Il primo, meno grave, somigliava più o meno a una brutta malattia della pelle. Il secondo, invece, iniziava come una piccola macchia e divorava la carne fino a far perdere al povero sofferente parte degli arti. Si trattava letteralmente di una morte vivente.” (Barclay)

ii. Secondo la legge e le usanze ebraiche, bisognava mantenere una distanza di circa 2 metri da un lebbroso. Se il vento invece soffiava dalla stessa direzione da cui proveniva il lebbroso, allora bisognava tenersi distanti 45 metri. L’unica cosa considerata più impura del contatto con un lebbroso era il contatto con un cadavere.

iii. Per queste ragioni, si riteneva la lebbra un’immagine del peccato e dei suoi effetti. Trattandosi di una malattia contagiosa e debilitante che consuma la sua vittima e la trasforma essenzialmente in un morto vivente, chi ne era affetto veniva disprezzato dalla società e dai religiosi, soprattutto dai rabbini, che consideravano i lebbrosi i destinatari di un giudizio particolare da parte di Dio e quindi immeritevoli di pietà e di misericordia.

iv. Nonostante tutto, il lebbroso andò da Gesù da solo e malgrado i molti scoraggiamenti.

· Conosceva la gravità del suo problema.

· Sapeva che quasi tutti ritenevano disperata la sua condizione.

· Non aveva nessuno che volesse o potesse portarlo da Gesù.

· Non aveva sentito di casi in cui Gesù avesse guarito un lebbroso e che quindi gli dessero speranza.

· Non aveva garanzie che Gesù lo avrebbe guarito.

· Non aveva ricevuto nessun invito da parte di Gesù o dei discepoli.

· Avrà sicuramente provato vergogna e solitudine tra la folla.

b. Signore, se tu vuoi: Il lebbroso non aveva dubbi sulla capacità di Gesù di guarire; la sua unica domanda era se Gesù fosse disposto a guarirlo. È un dettaglio importante, perché nel mondo antico la lebbra era una malattia incurabile e perciò la guarigione di chi ne era affetto era paragonata alla resurrezione dei morti; il lebbroso però sapeva che a Gesù bastava solamente volerlo (se tu vuoi).

c. Signore, se tu vuoi, tu puoi mondarmi: Il lebbroso non voleva soltanto essere guarito dalla lebbra, ma desiderava anche essere purificato da tutti gli effetti debilitanti che la malattia aveva inflitto alla sua vita e alla sua anima.

i. Barclay cita il dottor A. B. MacDonald, il responsabile di una colonia di lebbrosi a Itu: “Il lebbroso non è malato solo nel corpo, ma anche nella mente. Per qualche ragione, l’atteggiamento che si sviluppa verso la lebbra è diverso dall’atteggiamento nei confronti di qualsiasi altra malattia sfigurante. È associata a un senso di vergogna e di orrore, al quale si aggiunge, in qualche modo misterioso, il senso di colpa… emarginati e disprezzati, i lebbrosi pensano spesso al suicidio e alcuni hanno il coraggio di commetterlo”.

2. (13) Gesù tocca il lebbroso e lo purifica.

Allora egli, distesa la mano, lo toccò dicendo: «Sì, lo voglio, sii mondato». E subito la lebbra lo lasciò.

a. Egli, distesa la mano, lo toccò: A Gesù non sarebbe servito toccare il lebbroso per guarirlo; avrebbe potuto farlo con una parola o anche col pensiero. Ciononostante, lo toccò per mostrare compassione a un uomo ritenuto intoccabile e per dimostrare che il Messia, attraverso il Suo tocco, purifica gli uomini invece di venire contagiato dalla loro impurità.

i. “Da un lato, Egli sapeva che le restrizioni cerimoniali erano abolite in Lui; dall’altro, voleva insegnare che il peccato non può contaminare la santità divina del Salvatore.” (Meyer)

b. Sì, lo voglio: Sia con le Sue parole che con il Suo tocco, Gesù mostrò al lebbroso che era effettivamente disposto (sì, lo voglio), mettendo in luce non solo la Sua potenza, ma anche la Sua disposizione di cuore e la Sua compassione nel guarirlo. Non è raro che le persone dubitino più dell’amore di Dio che della Sua potenza.

c. E subito la lebbra lo lasciò: La vita dell’ex lebbroso fu cambiata per sempre. Fu guarito e, così come aveva richiesto, fu anche mondato.

3. (14) Gesù ordina all’uomo guarito di testimoniare della sua guarigione solamente ai sacerdoti.

E Gesù gli comandò: «Non dirlo a nessuno; ma va’, mostrati al sacerdote e fa’ un’offerta per la tua purificazione, come ha prescritto Mosè, affinché ciò serva loro di testimonianza».

a. E Gesù gli comandò: «Non dirlo a nessuno»: Spesso Gesù ordinava alle persone di non dire nulla riguardo a una guarigione o a un miracolo che Egli aveva compiuto per loro. Il suo intento era di calmare l’euforia delle folle fino al momento opportuno della Sua rivelazione ufficiale a Israele, che era stabilita per un giorno preciso, come profetizzato in Daniele 9.

i. Inoltre, i miracoli di Gesù non avevano lo scopo di renderlo famoso o fare di lui una celebrità, sebbene fossero una forte testimonianza del Suo ministero. Piuttosto, Gesù guariva per venire incontro ai bisogni delle persone e per dimostrare la chiara potenza del Messia in un’atmosfera d’amore e di cura per le necessità personali degli umili.

b. Va’, mostrati al sacerdote: Gesù ordinò all’uomo di dare testimonianza ai sacerdoti, e che testimonianza! La legge mosaica comandava che venissero offerti determinati sacrifici per la guarigione di un lebbroso e, una volta ricevuta la notizia dell’avvenuta guarigione, i sacerdoti avrebbero eseguito delle cerimonie (Levitico 14) che raramente venivano praticate, se non mai.

i. “L’offerta consisteva di due uccelli vivi e puri, del legno di cedro, dello scarlatto e dell’issopo (Levitico 14:4) e doveva essere portata per la purificazione; una volta avvenuta la purificazione, si offrivano due agnelli senza difetto, un’agnella di un anno senza difetto, tre decimi di efa di fior di farina e un log d’olio (Levitico 14:10); se però la persona era povera, allora doveva portare un solo agnello, un decimo di efa di fior di farina, un log di olio, e due tortore o due giovani piccioni (Levitico 14:21-22).” (Clarke)

ii. Mostrarsi al sacerdote era anche un modo per aiutare l’ex lebbroso a rientrare nella società. Gesù voleva che la guarigione della malattia di quell’uomo portasse il maggior beneficio possibile.

4. (15-16) La fama di Gesù come guaritore si diffonde sempre più.

E la sua fama si diffondeva sempre più, e grandi folle si radunavano per udirlo e per essere da lui guarite dalle loro infermità. Ma egli si ritirava in luoghi solitari e pregava.

a. La sua fama si diffondeva sempre più: La notizia dell’incredibile guarigione del lebbroso si diffuse ovunque. Luca non ci dice specificamente che il lebbroso stesso ne fu responsabile, ma Marco sì (Marco 1:44-45). Lo raccontò a tutti, nonostante il comando di Gesù di non dirlo a nessuno.

i. Che strano: l’uomo a cui Gesù aveva ordinato di non farne parola lo disse a tutti; noi invece, che abbiamo l’ordine di dirlo a tutti, spesso non lo diciamo a nessuno.

b. Grandi folle si radunavano per udirlo e per essere da lui guarite dalle loro infermità: Gesù aveva un grande seguito come guaritore, un fatto che però Lui non sembrava mai promuovere o incoraggiare. Le folle venivano per udirlo e Lui, tra le altre cose, le guariva (guarite).

i. Il ministero di guarigione del Messia era stato profetizzato: Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturate le orecchie dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto griderà di gioia, perché sgorgheranno acque nel deserto e torrenti nella solitudine (Isaia 35:5-6).

ii. La presenza di tante malattie e infermità in Israele era la prova della loro mancanza di obbedienza al Patto del Sinai e del loro pessimo stato spirituale. Dio aveva promesso che tali maledizioni sarebbero venute su di loro, se fossero stati disobbedienti al Suo patto (Deuteronomio 28).

c. Ma egli si ritirava in luoghi solitari e pregava: In questa stagione di crescente popolarità e notorietà, Gesù non mancava mai di ritirarsi nel deserto per pregare. Le esigenze della vita spinsero Gesù verso la preghiera, non ad allontanarsene.

i. “L’amore negli occhi di Dio compensava l’odio negli occhi degli uomini.” (Barclay)

ii. “Egli aveva l’abitudine di allontanarsi spesso dalle folle per un po’ di tempo e pregare, insegnando così ai ministri del vangelo il loro bisogno di ricevere da Dio nuove scorte di luce e di potenza mediante le preghiere, affinché ottengano maggiori risultati nella loro opera e affinché approfittino di ogni opportunità per stare in privato con Dio e con i loro libri.” (Clarke)

C. La potenza di Gesù di perdonare e guarire.

1. (17-19) L’insegnamento di Gesù viene interrotto.

Or un giorno avvenne che, mentre egli insegnava, erano presenti, seduti, dei farisei e dei dottori della legge, i quali erano venuti da tutti i villaggi della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme; e la potenza del Signore era con lui, per compiere guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini portavano sopra un letto un uomo paralitico e cercavano di portarlo dentro e di metterlo davanti a lui. Ma, non riuscendo ad introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto della casa e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio, proprio in mezzo, davanti a Gesù.

a. Mentre egli insegnava, erano presenti, seduti, dei farisei e dei dottori della legge: Gesù continuò la Sua opera di insegnamento a Capernaum (Marco 2:1), dove in mezzo a chi lo ascoltava c’erano i capi religiosi e spirituali (farisei e dottori della legge). Alcuni di loro erano venuti da lontano (Giudea e da Gerusalemme).

i. I farisei erano devoti e zelanti, anche se per molti di loro la religione si basava su una perfetta osservanza esteriore della legge e credevano che Dio amasse solo quelli che si comportavano come loro.

ii. Farisei significa separati. Si separavano da tutto ciò che pensavano fosse empio, ritenendo che tutti fossero separati dall’amore di Dio, fuorché loro.

iii. Quegli uomini stavano seduti con sguardi e cuori critici, pronti a distorcere e a sfruttare le parole di Gesù. Ma almeno erano . “Siamo contenti che persone così vengano a ‘sedersi’ per ascoltare, piuttosto che non presentarsi affatto. Trovandosi lì, il Signore può visitarle. Se vai dove vengono sparati dei colpi, rimarrai ferito uno di questi giorni. È meglio venire e ascoltare il vangelo con una motivazione sbagliata che non venire affatto.” (Spurgeon)

b. E la potenza del Signore era con lui, per compiere guarigioni: Si può dire che ogni volta che Gesù era presente, era presente anche la potenza del Signore per compiere guarigioni. Tuttavia, anche nel ministero di Gesù sembravano esserci momenti di maggiore dimostrazione e ricezione dell’opera di guarigione di Dio.

i. C’erano momenti in cui Gesù non faceva molte opere miracolose a causa dell’incredulità generale dei Suoi ascoltatori (Matteo 13:58).

ii. Notiamo che la potenza del Signore era con Lui per compiere guarigioni dopo che Gesù si ritirava in luoghi solitari e pregava (Luca 5:16).

c. Salirono sul tetto della casa e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio, proprio in mezzo, davanti a Gesù: Visto il gran numero di persone, quegli uomini dovettero calare il loro amico paralitico giù attraverso il tetto – senza dubbio, un’interruzione insolita per un sermone.

i. Attraverso le tegole: Il tetto solitamente era accessibile da una scala esterna e, essendo fatto di paglia, terra o tegole posate su travi, ciò permise a quegli uomini di scoperchiarlo e di calare il loro amico fino a Gesù.

ii. Gli amici del paralitico dimostrarono così la loro determinazione e fede. Contavano sul fatto che Gesù avrebbe guarito il loro amico, perché riportarlo su attraverso il tetto non sarebbe stato altrettanto facile quanto calarlo giù.

iii. Spurgeon parla delle qualità degli uomini in grado di portare un amico a Gesù in questo modo: “Devono essere forti, perché il fardello è pesante; devono essere risoluti, perché l’opera metterà a dura prova la loro fede; devono pregare, perché altrimenti faticano invano; devono avere fede, o saranno del tutto inutili”.

2. (20-22) Gesù dichiara perdonati i peccati del paralitico.

Ed egli, veduta la loro fede, disse a quello: «Uomo, i tuoi peccati ti sono perdonati». Allora gli scribi e i farisei cominciarono a ragionare, dicendo: «Chi è costui che pronunzia bestemmie? Chi può togliere i peccati se non Dio solo?». Ma Gesù conosciuti i loro pensieri, prese la parola e disse loro: «Che ragionate nei vostri cuori?».

a. Ed egli, veduta la loro fede: Gesù osservava i quattro uomini alle prese con corde rozze legate a ogni angolo del lettino con sopra un paralitico. Li guardò e vide la loro fede.

i. La loro fede era visibile. La loro audacia e determinazione nel portare l’amico a Gesù era la dimostrazione della loro vera fede. La fede è in qualche modo mancante se non può essere vista.

ii. Il racconto mette in risalto la fede degli amici del paralitico. Non dobbiamo avere fede solo per i nostri bisogni, ma anche credere che Gesù possa soddisfare e sicuramente soddisferà i bisogni di quelli che portiamo a Lui.

b. Uomo, i tuoi peccati ti sono perdonati: Possiamo immaginare come si siano sentiti gli amici sul tetto. Si erano dati molto da fare per vedere il loro amico guarito dalla paralisi, e ora il maestro sembrava preoccuparsi solo dei suoi problemi spirituali.

i. Gesù sapeva quale fosse il vero bisogno dell’uomo e quale fosse il suo più grande bisogno. Cosa avrebbe giovato all’uomo avere due gambe sane per poi con quelle andare dritto all’inferno?

ii. Gesù non intendeva dire che il paralitico fosse un peccatore incallito o che la sua paralisi fosse una diretta conseguenza del peccato. Anzi, Egli si rivolse al suo più grande bisogno e alla radice comune di ogni dolore e sofferenza: la condizione di peccato dell’uomo.

c. Chi può togliere i peccati se non Dio solo? La logica dei capi religiosi non faceva una grinza. Credevano giustamente che solo Dio potesse perdonare i peccati e avevano ragione nel voler esaminare questo nuovo maestro. Il loro errore consisteva nel rifiutare di vedere chi fosse realmente Gesù: Dio Figlio, che ha l’autorità di perdonare i peccati.

i. “Durante la vita di Cristo si ripresentava sempre lo stesso dilemma. O era Dio, o era davvero un bestemmiatore; non c’era una terza alternativa.” (Cole)

ii. Questo ci ricorda che solo Dio può risolvere il nostro problema con il peccato. Non possiamo nemmeno perdonare noi stessi, perché non abbiamo in noi il potere e l’autorità di farlo. Dobbiamo maturare la certezza che Dio ci ha veramente e giustamente perdonati alla luce dell’opera di Gesù sulla croce.

iii. “Il nostro riposo, inteso come perdono, deriva sempre dalla certezza che esso è il dono della grazia di Dio.” (Morgan)

3. (23-26) Gesù mostra un potere e un’autorità che appartengono solo a Dio.

«Che cosa è più facile dire: “I tuoi peccati ti sono perdonati”, oppure dire: “Alzati e cammina”? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha autorità sulla terra di perdonare i peccati, io ti dico, (disse al paralitico), alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua». E subito quell’uomo si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e se ne andò a casa sua, glorificando Dio. E tutti furono presi da stupore e glorificavano Dio. E, pieni di paura, dicevano: «Oggi abbiamo visto delle cose sorprendenti».

a. Che cosa è più facile dire: Se per gli uomini il vero perdono e il potere di guarire sono impossibili, per Dio invece sono facili. È logico supporre che, se Gesù aveva il potere di guarire la malattia dell’uomo, aveva anche l’autorità di perdonare i suoi peccati.

i. In un certo senso, era “più difficile” guarire l’uomo che perdonare i suoi peccati, dato che il perdono è invisibile: nessuno poteva verificare in quel momento che l’uomo era stato perdonato davanti a Dio. Si poteva, però, verificare all’istante se l’uomo potesse camminare o meno. Gesù era disposto a mettersi in gioco dove i risultati sarebbero stati immediati.

b. Affinché sappiate che il Figlio dell’uomo: Gesù faceva spesso riferimento a sé stesso come al Figlio dell’uomo. L’idea non era quella dell’“uomo perfetto”, dell’“uomo ideale” e nemmeno dell’“uomo comune”. Si trattava piuttosto di un richiamo a Daniele 7:13-14, dove il Re di Gloria, che verrà a giudicare il mondo, ha il titolo di Figlio dell’uomo.

i. Gesù si definiva spesso così, perché ai Suoi tempi era un titolo messianico libero da sentimenti politici e nazionalistici. Gesù avrebbe potuto presentarsi più semplicemente come “Re” o “Cristo”, ma si trattava di titoli che Lo avrebbero fatto apparire davanti a chi Lo ascoltava come “Colui che sconfiggerà i Romani”.

ii. Robertson commenta sul Figlio dell’uomo: “L’appellativo preferito di Cristo, ossia l’affermazione di essere il Messia in termini inattaccabili”.

c. Subito quell’uomo si alzò: Immagina la tensione del momento. Gli scribi erano tesi, perché Gesù li aveva sfidati, dicendo che avrebbe dimostrato di essere il Figlio di Dio. Il paralitico era teso, perché si chiedeva se Gesù lo avrebbe realmente guarito. La folla era tesa, perché percepiva la tensione di tutti gli altri. Il proprietario della casa era teso, perché si chiedeva quanto sarebbe costato riparare il tetto. Infine, i quattro amici erano tesi, perché erano ormai sfiniti. L’unico a non essere teso era Gesù, che mostrò una pace perfetta quando disse: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”. A quelle parole, il paralitico subito si alzò. La potenza di Gesù di guarire e l’autorità di perdonare i peccati furono subito rivendicate.

i. Immaginate se Gesù avesse fallito. Il Suo ministero si sarebbe frantumato. La folla avrebbe lentamente lasciato la casa. Gli scribi sorridendo avrebbero detto: “Non può guarire perdonare”. I quattro uomini avrebbero lottato per tirare su l’uomo paralizzato che sembrava più abbattuto e imbarazzato che mai. Il proprietario di casa avrebbe guardato il tetto, pensando che era stato tutto inutile.

ii. Ma Gesù non fallì né avrebbe potuto fallire, perché tutto ciò di cui aveva bisogno per guarire quell’uomo era la Sua parola. C’è un meraviglioso potere di guarigione nella parola di Gesù, nelle promesse di Gesù, per coloro che si accostano a Lui in fede. Il paralitico si accostò a Gesù con fede, anche se era fede presa in prestito dai suoi amici.

d. E tutti furono presi da stupore e glorificavano Dio. E, pieni di paura: Fu un giorno di trionfo per Gesù e la gente fu presa da stupore nel vedere la potenza di Dio in azione.

D. Chiamata di Levi (Matteo).

1. (27-28) Gesù chiama un esattore delle tasse.

E, dopo queste cose, egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli, lasciata ogni cosa, si alzò e lo seguì.

a. E, dopo queste cose: Fino a questo punto nel racconto di Luca, Gesù ha avuto a che fare con un paralitico, un lebbroso e un indemoniato. Ora è pronto a incontrare un pubblicano.

b. Un pubblicano di nome Levi, che sedeva al banco delle imposte: Levi (noto anche con il nome di Matteo in Matteo 9:9) era un esattore delle tasse. A quel tempo, gli esattori erano disprezzati, perché considerati traditori ed estorsori.

i. Il popolo ebraico li considerava giustamente traditori, perché lavoravano per il governo romano ed erano appoggiati dalla forza dei soldati romani per far pagare le tasse. Erano i traditori ebrei più evidenti al servizio di Roma.

ii. Il popolo ebraico li considerava giustamente degli estorsori, perché potevano tenersi tutto quello che riscuotevano in eccesso. Gli esattori delle tasse offrivano all’asta i propri servigi di riscossione e i Romani assegnavano il contratto al miglior offerente. L’uomo raccoglieva le tasse, pagava ai Romani quanto dovuto e teneva il resto. Pertanto, i pubblicani erano estremamente motivati a tassare più del dovuto e imbrogliare in ogni modo possibile. Per loro era solo profitto.

iii. “Quando un giudeo entrava nel servizio doganale, era considerato un emarginato dalla società: veniva escluso come giudice o testimone nei processi legali, era scomunicato dalla sinagoga e agli occhi della comunità il suo disonore si estendeva alla sua famiglia.” (Lane)

iv. “Uno scrittore romano racconta di aver visto una volta un monumento dedicato a un onesto esattore delle tasse. Un esemplare onesto di questa professione corrotta era così raro da meritarsi un monumento.” (Barclay)

c. E gli disse: «Seguimi»: Sapendo che quasi tutti odiavano gli esattori delle tasse, è notevole vedere come Gesù abbia amato e chiamato Levi. Era un amore ben riposto; Levi rispose all’invito di Gesù, lasciando la sua attività di esattore per seguirlo.

i. In un certo senso, Levi fece un sacrificio maggiore rispetto agli altri discepoli. Pietro, Giacomo e Giovanni sarebbero potuti tornare più facilmente alla loro attività di pesca, al contrario di Levi. “Il lavoro di esattore delle tasse era molto ricercato, essendo un modo sicuro per arricchirsi rapidamente.” (Wessel)

ii. Ci sono prove archeologiche che il pescato del mare di Galilea veniva tassato. Gesù aveva perciò scelto come discepolo l’esattore che prendeva soldi da Pietro, Giacomo e Giovanni e dagli altri pescatori tra i discepoli.

d. Lasciata ogni cosa: “Dev’essersi trattato di un sacrificio considerevole, dato che gli esattori delle tasse erano generalmente ricchi. Matteo era probabilmente il più ricco degli apostoli.” (Morris)

2. (29-32) Gesù viene accusato di associarsi con i peccatori.

Poi Levi gli preparò un gran banchetto in casa sua, e una grande folla di pubblicani e di altri erano a tavola con loro. Ma gli scribi e i farisei di quel luogo mormoravano contro i discepoli di Gesù, dicendo: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?». E Gesù, rispondendo, disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Io non sono venuto a chiamare a ravvedimento i giusti, ma i peccatori».

a. Poi Levi gli preparò un gran banchetto in casa sua: Levi (Matteo), pur avendo rinunciato a tanto per seguire Gesù, non era triste. Al contrario, era talmente felice da dare una festa in Suo onore.

i. Tra i motivi per cui Matteo organizzò la festa c’era il desiderio di far conoscere Gesù ai suoi amici. Un uomo salvato non vuole andare in cielo da solo.

b. Ma gli scribi e i farisei di quel luogo mormoravano contro i discepoli di Gesù: Si lamentavano del fatto che i discepoli intrattenevano rapporti di amicizia con noti peccatori, mangiando alla stessa tavola e prendendo parte allo stesso banchetto con loro.

i. L’accusa era rivolta indirettamente a Gesù attraverso i Suoi discepoli. Anche oggi la gente spesso attacca Gesù allo stesso modo, attraverso i Suoi discepoli.

ii. “Nulla lasciava perplessi i religiosi dell’epoca del Signore più del Suo mangiare e bere in condizioni di familiarità con i pubblicani e i peccatori. In quell’occasione rivelò il motivo per cui lo faceva: Egli era il grande Medico fra gli uomini.” (Morgan)

c. Non sono i sani che hanno bisogno del medico: La risposta di Gesù era semplice e profonda allo stesso tempo. Gesù è il medico dell’anima ed è logico che stia con coloro che sono afflitti dalla malattia del peccato.

i. Naturalmente anche coloro che lo criticavano soffrivano della stessa malattia, ma si rifiutavano di ammetterlo. Pensavano che gli altri fossero malati di peccato, non loro.

ii. Sono molte le ragioni per cui una persona malata rifiuterebbe le cure di un medico.

· Forse non sa di essere malata.

· Forse lo sa, ma crede che migliorerà col tempo – non sente il bisogno di rivolgersi a un dottore.

· Forse sa di essere malata e di aver bisogno di un medico, ma non sa che esiste un medico che può aiutarla.

· Forse sa di essere malata, sa di aver bisogno di un medico e sa della sua esistenza, ma non sa che il medico è in grado di aiutarla.

· Forse sa di essere malata, sa di aver bisogno di un dottore, sa che esiste e che questo dottore può aiutarla, ma non sa che il dottore è disposto a curarla.

· Forse sa di essere malata, sa di aver bisogno di un dottore, sa che c’è un dottore e che questo può e vuole aiutarla, ma sa anche ciò che il dottore le dirà di fare – semplicemente non ha intenzione di dargli ascolto.

iii. Gesù è il medico perfetto che può guarirci dal nostro peccato.

· È sempre disponibile.

· La sua diagnosi è sempre perfetta.

· Somministra una cura completa.

· Le spese mediche sono a carico Suo!

3. (33-39) Gesù dichiara che in Lui le cose sono diverse.

Allora essi gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e anche quelli dei farisei digiunano spesso e fanno preghiere, mentre i tuoi mangiano e bevono?». Ed egli disse loro: «Potete voi far digiunare gli intimi amici dello sposo, mentre lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto e allora, in quei giorni, digiuneranno». Inoltre, disse loro una parabola: «Nessuno cuce un pezzo di un vestito nuovo sopra un vestito vecchio; altrimenti si trova con il nuovo strappato, e il pezzo tolto dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo rompe gli otri, ed esso si spande e gli otri vanno perduti. Ma bisogna mettere il vino nuovo in otri nuovi, così tutti e due si conservano. Nessuno poi, avendo bevuto del vino vecchio, ne vuole subito del nuovo, perché egli dice: “Il vecchio è migliore”».

a. Potete voi far digiunare gli intimi amici dello sposo, mentre lo sposo è con loro? Gesù rispose alla loro domanda con un’allusione alle pratiche nuziali del tempo. Il banchetto nuziale era l’immagine più vivida di gioia e felicità in quella cultura. Durante la settimana di celebrazione del matrimonio, la gioia era più importante della conformità ai rituali religiosi. Qualsiasi norma cerimoniale che potesse sminuire la gioia di un banchetto nuziale non era considerata obbligatoria. Gesù disse che i Suoi seguaci avrebbero dovuto avere lo stesso tipo di felicità.

i. Sostanzialmente, pensavano che Gesù fosse troppo felice. Quando è stata l’ultima volta che sei stato accusato di essere troppo allegro o troppo felice?

ii. Secondo Pate, esisteva un testo rabbinico popolare chiamato Meghillat Taanit (Rotolo del Digiuno), in cui si affermava che il digiuno era proibito in alcuni giorni specifici dedicati alla celebrazione gioiosa delle benedizioni di Israele da parte di Dio. Gesù si appellava a questo tipo di pensiero.

b. Ma verranno i giorni: Sarebbe venuto il giorno in cui il digiuno sarebbe stato necessario per i seguaci di Gesù. Tuttavia, essendo Egli ancora in mezzo a loro, quel giorno non era ancora arrivato.

i. C’è una leggera nota cupa nelle parole “verranno i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto”. Era come se Gesù stesse dicendo: “Mi porteranno via; sono una minaccia per il loro sistema”. È uno dei primi vaghi accenni al rifiuto che avrebbe sperimentato a breve.

c. Ma bisogna mettere il vino nuovo in otri nuovi, così tutti e due si conservano: Il punto di vista di Gesù è chiaro. Non si può inserire la Sua nuova vita nei vecchi sistemi, il che spiega perché Gesù non iniziò un movimento di riforma all’interno del giudaismo, collaborando, per esempio, con le scuole rabbiniche. Gesù dice: “Non sono venuto a rattoppare le vostre vecchie pratiche. Vengo con un vestito completamente nuovo”.

i. Gesù fondò una nuova istituzione – la chiesa – che riunì Ebrei e Gentili in un corpo completamente nuovo (Efesini 2:16).

ii. Gesù ci ricorda che ciò che è vecchio e stagnante spesso non può essere rinnovato o riformato. Molte volte Dio cerca vasi nuovi per contenere la Sua nuova opera, finché quei vasi alla fine diventano inutilizzabili. Questo ci ricorda che il sistema religioso di qualsiasi epoca non è necessariamente gradito a Gesù. A volte è in netta opposizione alla Sua opera, o comunque le oppone una certa resistenza.

iii. Nessuno cuce un pezzo di un vestito nuovo sopra un vestito vecchio: “Rattoppare un vecchio indumento con un pezzo di uno nuovo non solo sfigura il nuovo indumento, ma fa sì che il vecchio diventi più logoro che mai, perché il nuovo pezzo deve ancora restringersi e quindi farà a pezzi il vecchio indumento logoro. Altrettanto fatale sarà adattare i principi di Gesù ai vecchi sistemi.” (Geldenhuys)

d. Nessuno poi, avendo bevuto del vino vecchio, ne vuole subito del nuovo, perché egli dice: “Il vecchio è migliore”: Solo perché le persone sono più a loro agio con il vecchio, alcuni danno per scontato che sia migliore. La nostra epoca moderna è più presa da ciò che è luccicante e nuovo piuttosto che da ciò che è vecchio; tuttavia, non dovremmo accettare o rifiutare nulla in base al solo fatto che sia vecchio o nuovo.

i. Gesù è venuto per introdurre qualcosa di nuovo, non per rattoppare qualcosa di vecchio; questo è il significato della salvezza. Così facendo, Gesù non distrugge ciò che è vecchio (la legge), ma lo compie, proprio come una ghianda si compie quando cresce e diventa una quercia. In un certo senso la ghianda non c’è più, ma il suo scopo si realizza in grandezza.

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