Luca 22




Luca 22 – Ultima Cena e Tradimento di Gesù

A. L’ultima cena.

1. (1-6) Giuda cerca di tradire Gesù.

Si avvicinava intanto la festa degli Azzimi, detta Pasqua. Ed i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano come farlo morire, poiché temevano il popolo. Or Satana entrò in Giuda, soprannominato Iscariota, che era nel numero dei dodici. Così egli andò ad accordarsi con i capi dei sacerdoti e con i magistrati sul come tradirlo. Ed essi se ne rallegrarono e convennero di dargli del denaro. Ed egli acconsentì, e cercava l’opportunità di consegnarlo nelle loro mani di nascosto dalla folla.

a. Si avvicinava intanto la festa degli Azzimi, detta Pasqua: Il momento è significativo, perché anche a PasquaGerusalemme era affollata con persone in attesa del Messia.

i. Poiché si trattava di una festa importante, molte delle persone che avevano sentito e visto Gesù nella regione della Galilea si trovavano a Gerusalemme. In generale avevano rispetto e grande aspettative per Gesù e per il suo ministero.

b. Poiché temevano il popolo: I capi dei sacerdoti e gli scribi non temevano Dio, ma temevano il popolo. Non avevano paura di uccidere il Figlio di Dio; dovevano solo trovare un modo politicamente intelligente per farlo.

c. Satana entrò in Giuda: Satana istigò e forse anche guidò Giuda nel suo crimine. Ciò non diminuisce la responsabilità personale di Giuda, perché nulla di tutto ciò è avvenuto contro la volontà di Giuda, ma con essa. Questo dimostra che il vero nemico di Gesù era Satana, ancor più di quanto lo fosse Giuda.

i. Molti si sono interrogati sulle motivazioni di Giuda; alcuni hanno persino detto che avrebbe potuto avere un motivo nobile, come quello di voler mettere Gesù nelle condizioni di doversi mostrare come Messia. La Bibbia non dà indicazioni di un intento tanto lodevole.

ii. Giuda, soprannominato Iscariota: Il nome Iscariota può significare che era di Kerioth, una città della Giudea meridionale, il che avrebbe fatto di Giuda l’unico giudeo tra gli altri discepoli, che erano tutti galilei. Alcuni si chiedono se Giuda non sopportasse la leadership dei pescatori galilei tra i discepoli e alla fine ne avesse avuto abbastanza. Altri pensano che il nome Iscariota sia legato alla parola sicarius, che significa “assassino” – un collegamento con gli zeloti ebrei che conducevano una guerra clandestina contro gli occupanti romani.

iii. È possibile che Giuda abbia seguito Gesù per motivi egoistici, aspettandosi di ricevere una posizione di grande status e prestigio quando Gesù sarebbe arrivato trionfalmente a Gerusalemme come Messia. Quando Gesù arrivò e fu evidente che non sarebbe stato il tipo di Messia che Giuda sperava, è possibile che si sia scagliato contro Gesù e abbia aperto la porta a Satana per dispetto. Gesù non aveva dato a Giuda ciò che il suo cuore egoista voleva e quindi Giuda non si sentiva più legato a Gesù. In sostanza, Giuda potrebbe aver detto: “Visto che mi hai tradito non essendo il tipo di Messia che volevo, ora tradirò io Te”.

d. Essi se ne rallegrarono e convennero di dargli del denaro: Matteo 26:14-16 dice che Giuda chiese loro: “Quanto mi volete dare, perché io ve lo consegni?”, dimostrando che fu Giuda ad avvicinarsi e a chiedere loro un prezzo. Da questo capiamo anche che la sua motivazione era semplicemente l’avidità.

i. Si può anche pensare al movente di Satana. La morte di Gesù sulla croce è stata la grande sconfitta di Satana; perché il diavolo ha indirizzato le cose verso quella direzione? Satana non è onnisciente; forse non sapeva come questi eventi si sarebbero ritorti contro di lui. Satana, però, conosce la Bibbia, quindi avrebbe dovuto saperlo.

ii. Una spiegazione migliore è che Satana non è onnisapiente; anche se sapeva che la morte di Gesù gli avrebbe schiacciato il capo (Genesi 3:15), il suo odio ha avuto la meglio su di lui. Poiché Satana è il grande ingannatore, senza dubbio ha ingannato sé stesso, credendo di poter vincere contro Gesù.

e. Ed egli acconsentì, e cercava l’opportunità di consegnarlo nelle loro mani: Dio avrebbe usato le opere malvagie di Giuda per portare avanti il Suo piano eterno. Per Gesù era arrivato il tempo stabilito di andare in croce, ma i capi religiosi non intendevano prenderlo in quel momento per paura del popolo. Le cose cambiarono quando Giuda si fece avanti per tradirlo.

2. (7-13) Preparativi per la Pasqua.

Or venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva sacrificare la Pasqua. E Gesù mandò Pietro e Giovanni, dicendo: «Andate e preparate la Pasqua per noi, affinché la possiamo mangiare». Ed essi gli dissero: «Dove vuoi che la prepariamo?». Allora egli disse loro: «Ecco, quando entrerete in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo nella casa dove entrerà. Dite quindi al padrone di casa: “Il Maestro ti manda a dire: Dov’è la sala, nella quale posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Allora egli vi mostrerà una grande sala arredata; là preparerete la Pasqua». Andati dunque, essi trovarono come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.

a. Or venne il giorno degli Azzimi: Doveva trattarsi di una commemorazione molto toccante per Gesù. La Pasqua ricorda la liberazione di Israele dall’Egitto, che era l’atto centrale della redenzione nell’Antico Testamento. Gesù ora forniva un nuovo atto fondamentale per la redenzione da ricordare con un nuovo pasto cerimoniale.

i. L’espressione “giorno degli azzimi” è una descrizione generica di una festa che dura una settimana… In origine celebrava l’inizio del raccolto, ma in seguito è stata abbinata alla Pasqua ebraica.” (Pate)

b. Un uomo che porta una brocca d’acqua: Si trattava di una vista insolita, perché portare una brocca era tipicamente un lavoro da donna, mentre in genere gli uomini portavano i liquidi in contenitori di pelle di animale. Questo sarebbe stato un segno distintivo per i discepoli.

c. Il Maestro ti manda a dire: Nella scena si nota la discrezione con cui Gesù preparò la Pasqua, e aveva anche un buon motivo. Non voleva che Giuda lo tradisse prima di poter fare un ultimo discorso ai discepoli.

d. Mangiare la Pasqua con i miei discepoli: La menzione della Pasqua complica la cronologia precisa degli eventi. La principale complicazione è che Matteo, Marco e Luca presentano il pasto consumato da Gesù e i Suoi discepoli come la cena di Pasqua – normalmente consumato con l’agnello che veniva sacrificato il giorno di Pasqua con una grande cerimonia al tempio. Tuttavia, Giovanni sembra indicare che il pasto ebbe luogo qualche giorno prima (Giovanni 13:1) e che Gesù fu crocifisso proprio il giorno di Pasqua (Giovanni 18:28).

i. “La spiegazione migliore è che probabilmente erano in uso calendari diversi. Gesù moriva mentre venivano uccise le vittime della Pasqua secondo il calendario ufficiale, ma aveva celebrato la Pasqua con i Suoi seguaci la sera precedente, secondo un calendario non ufficiale.” (Morris)

ii. Adam Clarke fornisce una soluzione simile: “È opinione comune che nostro Signore abbia mangiato la Pasqua qualche ora prima dei Giudei; infatti, i Giudei, secondo l’usanza, la mangiavano alla fine del quattordicesimo giorno, ma Cristo la mangiò la sera precedente, che era l’inizio dello stesso sesto giorno, o venerdì; i Giudei iniziano il loro giorno al tramonto, noi a mezzanotte. Così Cristo mangiò la Pasqua nello stesso giorno dei Giudei, ma non alla stessa ora”.

iii. Nessuno dei vangeli sinottici menziona un agnello durante il pasto pasquale. Ciò può essere dovuto al fatto che non potevano procurarsene uno prima del giorno ufficiale della Pasqua. Inoltre, è possibile che lo stesso Gesù abbia voluto così per sottolineare il fatto che era Lui stesso il sacrificio pasquale.

3. (14-18) Gesù mangia la cena pasquale con i Suoi discepoli.

E, quando giunse l’ora, egli si mise a tavola, e i dodici apostoli con lui. Allora egli disse loro: «Ho grandemente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi prima di soffrire, poiché io vi dico che non ne mangerò più finché abbia il suo compimento nel regno di Dio». Poi prese il calice, rese grazie e disse: «Prendete questo e dividetelo fra di voi, perché io vi dico che non berrò più del frutto della vigna, finché il regno di Dio sia venuto».

a. Ho grandemente desiderato: Gesù attese questo momento con grande passione. Non si trattava tanto di dire addio ai Suoi discepoli, quanto di essere arrivato al motivo centrale della Sua venuta tra gli uomini: istituire un nuovo patto con loro, basato sul Suo sacrificio. Non era l’inizio della fine, ma l’inizio dell’inizio.

b. Prese il calice: Nei versetti successivi Luca ci dice che Gesù, anche dopo aver cenato, prese il calice (Luca 22:20). Sembra che l’abbia preso il calice sia prima che dopo il pane. Secondo le usanze di una tipica cena pasquale, non era nulla di insolito: normalmente durante il pasto si sorseggiavano cerimoniosamente quattro diverse coppe di vino.

c. Io vi dico che non berrò più del frutto della vigna, finché il regno di Dio sia venuto: Finora Gesù non ha ancora celebrato una Pasqua in cielo, perché sta aspettando che tutto il Suo popolo sia riunito a Lui; allora ci sarà una grande cena, conosciuta come la cena delle nozze dell’Agnello (Apocalisse 19:9), che è il compimento del regno di Dio che Gesù desidera.

4. (19-20) Gesù reinterpreta la Pasqua, istituendo il Nuovo Patto.

Poi, preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Così pure, dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è sparso per voi».

a. Poi, preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede: Quando il pane veniva sollevato durante la Pasqua ebraica, il capo del pasto diceva: “Questo è il pane dell’afflizione che i nostri padri mangiarono in terra d’Egitto. Chi ha fame venga a mangiare; chi è bisognoso venga a mangiare la Pasqua”. Tutto quello che si mangiava durante la Pasqua ebraica aveva un significato simbolico. Le erbe amare ricordavano l’amarezza della schiavitù; l’acqua salata ricordava le lacrime versate sotto l’oppressione dell’Egitto. La portata principale del pasto – un agnello appena sacrificato per quella particolare famiglia – non simboleggiava nessuna delle agonie dell’Egitto. Era il sacrificio per il peccato che permetteva al giudizio di Dio di oltrepassare la famiglia che aveva creduto.

i. La Pasqua fece nascere una nazione; una folla di schiavi fu liberata dall’Egitto e diventò una nazione. Allo stesso modo, questa nuova Pasqua crea un popolo: coloro che sono uniti in Gesù Cristo, che ricordano e confidano nel Suo sacrificio.

b. Questo è il mio corpo, che è dato per voi […] Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue: Gesù non diede la normale spiegazione del significato di ogni cibo. Li reinterpretò in sé stesso, spostando l’attenzione dalla sofferenza di Israele in Egitto alla sofferenza di Gesù, che si è fatta carico dei loro peccati.

i. “Le parole ‘questo è il mio corpo’ non appartenevano al rituale pasquale e, in quanto novità, devono aver avuto un effetto sorprendente, un effetto che sarebbe cresciuto con la maggiore comprensione acquisita dopo la Pasqua.” (Carson)

ii. È così che ricordiamo ciò che Gesù ha fatto per noi. Quando mangiamo il pane, dobbiamo ricordare come sia stato spezzato Gesù, trafitto e colpito a colpi di frusta per la nostra redenzione. Quando beviamo il calice, dobbiamo ricordare che il Suo sangue, la Sua vita è stata versata sul Calvario per noi.

iii. È così che abbiamo comunione con Gesù. Poiché la Sua redenzione ci ha riconciliati con Dio, ora possiamo sederci a tavola con Gesù e godere della Sua compagnia.

c. Questo è il mio corpo, che è dato per voi […] Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue: La comprensione precisa delle parole di Gesù è stata fonte di grandi controversie teologiche fra cristiani.

i. La Chiesa cattolica insegna la transustanziazione, dicendo che il pane e il vino diventano il vero corpo e il vero sangue di Gesù.

ii. Martin Lutero insegnava invece la consustanziazione, secondo la quale il pane rimane pane e il vino rimane vino, ma per fede sono uguali al corpo reale di Gesù. Lutero non credeva nella dottrina cattolica della transustanziazione, ma non se ne allontanò di molto.

iii. Giovanni Calvino insegnava che la presenza di Gesù nel pane e nel vino è reale, ma solo spirituale, non fisica. Zwingli insegnava che il pane e il vino sono simboli importanti che rappresentano il corpo e il sangue di Gesù. Quando i Riformatori svizzeri discussero la questione con Martin Lutero a Marburgo, ci fu un’enorme contesa. Lutero insisteva sulla presenza fisica, perché Gesù aveva detto: “Questo è il mio corpo”. Insistette più e più volte, fino a scrivere sul velluto del tavolo: Hoc est corpus meum, “questo è il mio corpo” in latino. Zwingli rispose: “Gesù ha anche detto: “Io sono la vite” e “Io sono la porta”, ma capiamo bene cosa intendesse dire”. Lutero rispose: “Non lo so, ma se Cristo mi dicesse di mangiare sterco lo farei, sapendo che è per il mio bene”. Lutero era molto fermo su questo punto, perché lo considerava un problema che riguardava il credere alle parole di Cristo e, poiché pensava che Zwingli fosse sceso a compromessi, disse che egli era di un altro spirito (von einem anderen geist).

iv. Dal punto di vista scritturale, notiamo che il pane e il calice non sono semplici simboli, ma sono immagini potenti a cui prendere parte, in cui entrare, dato che per noi la Mensa del Signore è la nuova Pasqua.

v. “I papisti e i luterani dicano ciò che vogliono, ma in queste parole devono essere riconosciute due figure. Il calice qui si riferisce al vino nel calice; le parole “Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue” significano “questo vino è il segno della nuova alleanza”. Non capisco perché non riconoscano altrettanto facilmente una figura simile nelle parole: Questo è il mio corpo.” (Poole)

vi. “Ciò che è certo è che Gesù ci chiede di commemorare non la Sua nascita, né la Sua vita, né i Suoi miracoli, ma la Sua morte.” (Carson)

d. Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue: La cosa sorprendente è che Gesù ha annunciato l’istituzione di un nuovo patto. Nessun uomo potrebbe mai istituire un nuovo patto tra Dio e l’uomo, ma Gesù è il Dio-uomo. Egli ha l’autorità di stabilire un nuovo patto, sigillato con il sangue, così come con il sangue era stato suggellato l’antico patto (Esodo 24:8).

i. Il nuovo patto riguarda una trasformazione interiore che ci purifica da ogni peccato: Poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato (Geremia 31:34). Questa trasformazione mette la Parola e la volontà di Dio in noi: Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore (Geremia 31:33). Il patto riguarda una relazione con Dio, nuova e intima: Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo (Geremia 31:33).

ii. Il sangue di Gesù ha reso possibile il nuovo patto; lo ha reso affidabile e lo ha suggellato. È un patto confermato dalla vita di Dio stesso.

5. (21-23) Guai al traditore.

«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è sulla tavola con me. Certamente il Figlio dell’uomo se ne va, come è stabilito, ma guai a quell’uomo per mezzo del quale è tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro, chi di loro avrebbe fatto questo.

a. Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è sulla tavola con me: Ciò sembra indicare che Giuda fosse presente quando Gesù passò il pane e il calice ai Suoi discepoli, anche se è una questione di grande dibattito tra gli studiosi della Bibbia.

b. Certamente il Figlio dell’uomo se ne va, come è stabilito: La profezia aveva stabilito che il Messia sarebbe stato tradito (Salmo 41:9). Tuttavia, guai a quell’uomo che avrebbe tradito il Messia. Giuda non potrà mai affermare di aver aiutato Gesù ad adempiere tale profezia, ma sarà ritenuto pienamente responsabile del suo peccato davanti a Dio.

i. “Il fatto che Dio prevalga sul male che i malvagi compiono mentre porta a compimento i Suoi propositi non rende i malvagi meno malvagi.” (Morris)

c. Essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro, chi di loro: Giuda mantenne bene il suo segreto, perché nessuno degli altri discepoli sembrava sospettare di lui.

B. Insegnamenti finali per i discepoli.

Per avere un’immagine completa di questo discorso meraviglioso bisogna attingere da tutti e quattro i Vangeli, in particolare dai capitoli 13-16 di Giovanni.

1. (24-27) Gesù insegna riguardo alla vera grandezza.

E tra di loro sorse anche una contesa, intorno a chi di loro doveva essere considerato il maggiore. Ma Gesù disse loro: «I re delle nazioni le signoreggiano, e coloro che esercitano autorità su di esse sono chiamati benefattori. Ma con voi non sia così; anzi il più grande fra di voi sia come il minore e chi governa come colui che serve. Chi è infatti più grande chi siede a tavola, o colui che serve? Non è forse colui che siede a tavola? Eppure io sono in mezzo a voi come colui che serve».

a. Una contesa, intorno a chi di loro doveva essere considerato il maggiore: È quasi spaventoso pensare che ora, nelle ultime ore prima del Suo tradimento, del Suo arresto e della Sua crocifissione, discutano su chi di loro sia il più grande – dopo che Gesù ha investito tre anni della Sua vita in loro, dopo che essi hanno visto manifestato il carattere di Gesù in quasi tutte le circostanze possibili.

i. Sembra che i discepoli ne discutessero spesso (Matteo 18:1, Matteo 20:20-26, Marco 9:33-34, Luca 9:46).

b. Intorno a chi di loro doveva essere considerato il maggiore: Magari pensiamo che Gesù avrebbe dovuto risolvere la questione indicando che era Lui il più grande. Invece, rispose alla loro domanda con ciò che fece. Giovanni 13:3-5 ci dice che Gesù lavò loro i piedi dopo la cena, pronunciando queste parole sulla vera grandezza probabilmente mentre lavava loro i piedi o subito dopo.

i. In effetti, la pazienza suprema di Gesù si manifestò nella dolce correzione dei Suoi discepoli litigiosi. Sebbene ci fossero, ovviamente, grandi cose che lo appesantivano, li istruiva e li correggeva con dolcezza.

c. I re delle nazioni le signoreggiano: Il mondo esercita l’autorità e il potere in un certo modo, con lo scopo di innalzare sé stesso. Gesù non era così e nemmeno i Suoi seguaci dovrebbero esserlo. Infatti, il più grande dovrebbe essere come il minore (colui che non era favorito dalla società, l’emarginato) e colui che governa come colui che serve.

i. Il termine benefattori richiama il concetto di ottenere un riconoscimento. Molte persone sono disposte a servire solo se hanno la certezza di ottenere il giusto riconoscimento.

ii. “Nel mondo antico c’era la convinzione che l’età desse privilegi; il più giovane era, per definizione, il più umile.” (Morris)

d. Chi è infatti più grande chi siede a tavola, o colui che serve? Non è forse colui che siede a tavola? Il mondo considera più grande colui che viene servito, ma Gesù ci ha mostrato che la vera grandezza sta nel servire, più che nell’essere serviti.

i. In tutte le culture, le persone hanno sempre invidiato colui che viene servito. Nell’antica Cina, i ricchi a volte si facevano crescere unghie lunghissime, così lunghe da non poter fare nulla da soli, e questo era visto come un’indicazione dello status sociale.

ii. Ma le persone realmente grandi nella nostra vita sono i servitori. Se il Presidente si prendesse un mese di ferie, nessuno ne sentirebbe la mancanza, ma, se invece lo facessero tutti gli spazzini del Paese, ce ne accorgeremmo. Gesù sta cercando di riordinare il nostro pensiero, le nostre priorità.

e. Eppure Io sono in mezzo a voi come colui che serve: Vivere come un servo è davvero il modo migliore di vivere. Non ci preoccupiamo più di ricevere onore o merito; non andiamo in giro con sentimenti feriti e aspettative deluse, perché l’unica cosa che vogliamo fare è servire. Possiamo sempre fare ciò che vogliamo, perché c’è sempre un modo in cui possiamo servire.

i. Gesù non intendeva dire che, se serviamo in umiltà, ci verrà sempre dato il posto d’onore. Intendeva dire che, agli occhi di Dio, l’umiltà è il posto d’onore. “Il servizio prestato, non quello guadagnato, è la vera grandezza, perché è il segno di una vera comunione con il Signore stesso.” (Morgan)

ii. “La grandezza di Dio si manifesta in definitiva non nell’altezza e nella gloria del suo trono eterno, ma nella profondità e nella grazia del suo sorprendente abbassarsi fino alla nostra umanità e alla morte di croce.” (Morgan)

iii. “Re dei re è un titolo pieno di maestà, ma servo dei servi è il nome che nostro Signore ha preferito quando era quaggiù.” (Spurgeon)

2. (28-30) La ricompensa dei discepoli.

«Or voi siete quelli che siete rimasti con me nelle mie prove. Ed io vi assegno il regno, come il Padre mio lo ha assegnato a me, affinché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio regno e sediate su troni per giudicare le dodici tribù d’Israele».

a. Io vi assegno il regno: I discepoli avrebbero ricevuto una ricompensa speciale, perché sono coloro che sono rimasti con Gesù nelle Sue prove. Gesù apprezzava e faceva tesoro del sostegno che riceveva dai Suoi discepoli.

b. Io vi assegno il regno: Gli apostoli avranno una posizione speciale nel Regno di Dio. Siederanno su troni per giudicare le dodici tribù d’Israele e i loro nomi saranno sulle dodici fondamenta delle mura della Nuova Gerusalemme (Apocalisse 21:14).

i. Essere servitori non significa non essere ricompensati. Al contrario, i più grandi servitori di Dio ricevono le più grandi ricompense. Ma un grande servitore non serve per ottenere una ricompensa, bensì per la gloria di Dio.

3. (31-34) Gesù avverte Pietro del suo rinnegamento.

Il Signore disse ancora: «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano. Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai ritornato, conferma i tuoi fratelli». Ma egli disse: «Signore, io sono pronto ad andare con te tanto in prigione che alla morte». Ma Gesù disse: «Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi».

a. Ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi: Gesù era consapevole della battaglia spirituale dietro le quinte. Pietro, senza dubbio, ignorava il fatto che Satana avesse chiesto di vagliarlo, come si vaglia il grano– Satana voleva schiacciare e sconfiggere Pietro completamente.

i. A quanto pare, Satana voleva ferire Pietro molto più profondamente di quanto il Signore gli avrebbe permesso. Satana non poteva fare tutto quello che voleva contro Pietro, ma doveva chiedere il permesso a Dio.

ii. “Satana desidera che nel processo di vagliatura “non rimanga grano”, ma che tutti (come Giuda) vengano spazzati via come pula.” (Geldenhuys)

b. Ma io ho pregato per te: Satana non schiacciò completamente Pietro, ma ciò non aveva nulla a che fare con Pietro stesso. Fu perché Gesù pregò per lui.

i. È meraviglioso e commovente ricordare che Gesù prega per il Suo popolo, proteggendoci da Satana (Ebrei 7:25, Apocalisse 12:10). Saremmo sicuramente potuti morire in molte occasioni, ma Gesù ha pregato per noi e ci ha protetti.

c. Affinché la tua fede non venga meno: La fede di Pietro avrebbe vacillato, ma non sarebbe venuta meno. Gesù non considerò la caduta temporanea di Pietro come un fallimento della fede, perché sapeva che Pietro sarebbe tornato da Lui.

i. Nella vita cristiana, possiamo vacillare, ma non dobbiamo mai fallire. Se abbiamo rinnegato Gesù in qualche modo, dobbiamo tornare a Lui immediatamente.

ii. E, una volta tornati, dobbiamo concentrarci sull’aiutare gli altri: quando sarai ritornato, conferma i tuoi fratelli. Chi ritorna dopo aver fallito non deve necessariamente essere escluso o incoraggiato a concentrarsi su sé stesso, ma deve tendere la mano e fortificare i fratelli.

d. Signore, io sono pronto ad andare con te tanto in prigione che alla morte: Pietro non mentì di proposito; semplicemente, non era consapevole della realtà e della battaglia spirituale che Gesù vedeva. Pietro si limitò a guardare a come si sentiva in quel momento, e in quel momento si sentiva piuttosto coraggioso.

i. Basarsi su ciò che si prova in un dato momento non è un fondamento stabile. Pietro si sentiva coraggioso in quel momento, ma presto avrebbe avuto paura di fronte a un’umile serva, negando di conoscere Gesù.

ii. “A volte è più facile portare un grande carico per Cristo che uno piccolo. Alcuni di noi potrebbero più facilmente essere martiri sul rogo che confessare la propria fede in mezzo alla derisione dei vicini.” (Maclaren)

e. Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi: Gesù disse a Pietro la verità su di lui e sulla situazione non per scoraggiarlo, ma per fargli sapere che esistevano una realtà spirituale e una battaglia spirituale di cui egli non era consapevole, ma che Gesù conosceva bene.

i. “Non era forse bene che Pietro sapesse quanto era debole, affinché potesse veramente ravvedersi e convertirsi?”. (Meyer)

ii. “Fitzmeyer coglie il senso della profezia: il ‘triplice rinnegamento di Pietro sarà così rapido che il gallo non potrà nemmeno cantare due volte’.” (Pate)

4. (35-38) Gesù chiama i discepoli a essere pronti.

Poi disse loro: «Quando vi mandai senza borsa, senza sacca e senza sandali, vi è forse mancata qualche cosa?». Ed essi dissero: «Nessuna». Disse loro dunque: «Ma ora chi ha una borsa la prenda con sé, e così pure una sacca; e chi non ha la spada venda la sua veste e ne compri una. Poiché io vi dico che ciò che è scritto deve ancora essere adempiuto in me: “Ed egli è stato annoverato fra i malfattori”. Le cose infatti che sono scritte di me hanno il loro compimento». Allora essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse loro: «Basta!».

a. Ma ora chi ha una borsa la prenda con sé, e così pure una sacca: L’intento di Gesù sembra essere: “Sto per lasciarvi e, quando me ne sarò andato, dovrete avere buon senso e buoni mezzi per provvedere e proteggere voi stessi”. Tali considerazioni pratiche non erano necessarie prima, ma lo erano adesso.

i. I discepoli erano già stati mandati a svolgere il ministero senza Gesù (Luca 10:1-17), ma allora erano stati accolti con benevolenza e ospitalità. Ora dovevano affrontare un mondo ostile senza Gesù e dovevano essere preparati.

b. Ciò che è scritto deve ancora essere adempiuto in me: “Ed egli è stato annoverato fra i malfattori”: Gesù aveva già detto ai Suoi discepoli che sarebbe stato rigettato e crocifisso (Luca 17:25, 18:31-33). Qui disse loro che ciò sarebbe accaduto presto.

c. Le cose infatti che sono scritte di me hanno il loro compimento: Il significato sembra essere: “Tutte queste cose stanno per adempiersi”.

d. Basta: Quando gli vennero offerte le spade, Gesù disse, “Basta con questi discorsi”, un modo deciso di chiudere la conversazione. Gesù non intendeva dire: “Due spade saranno sufficienti per combattere la folla che viene ad arrestarmi”.

i. “La risposta di Gesù, “Basta”, è da preferire a quella riportata da alcune traduzioni, “È sufficiente”. Quest’ultima potrebbe implicare che Gesù abbia accolto il suggerimento dei discepoli, riconoscendo che due spade sarebbero state sufficienti per il conflitto. Ma il contesto esclude chiaramente questa interpretazione”. (Pate)

ii. Sembra che i discepoli non capissero cosa sarebbe successo nelle ore successive. Anche i cristiani, più avanti, non compresero le parole di Gesù. “Nella sua famosa bolla papale Unam Sanctum, Bonifacio VIII (1302) costruì su questo testo la sua dottrina secondo cui il Papa ha il diritto di esercitare un governo autocratico sia secolare che spirituale sull’umanità – le due spade, disse, sono la spada spirituale e la spada secolare.” (Geldenhuys)

C. La preghiera travagliata di Gesù nel Giardino del Getsemani.

1. (39-42) L’agonia di Gesù nel giardino.

Poi, uscito, andò come al solito al monte degli Ulivi, e anche i suoi discepoli lo seguirono. Giunto sul posto, disse loro: «Pregate per non entrare in tentazione». E si allontanò da loro, circa un tiro di sasso e, postosi in ginocchio, pregava, dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia volontà, ma la tua».

a. Andò come al solito al monte degli Ulivi: Gesù aveva trascorso lì le Sue notti durante quella settimana (Luca 21:37) e si rifiutò di cambiare questa abitudine, pur sapendo che ciò avrebbe permesso a Giuda di trovarlo facilmente.

b. Pregate per non entrare in tentazione: Quando Gesù iniziò a pregare nel giardino del Getsemani (Matteo 26:36 e Marco 14:32 lo chiamano così), iniziò avvertendo i discepoli della loro necessità di pregare. Gesù stesso aveva bisogno di pregare per avere la forza di superare la difficile prova che stava per arrivare. I discepoli dovevano affrontare la loro prova e avevano bisogno di pregare per non entrare in tentazione, cioè per non cedere alla tentazione.

i. “Le parole ‘entrare in tentazione’ (perasmon) significano soccombere al suo potere maligno (cfr. Luca 22:46; 11:4).” (Pate)

c. Postosi in ginocchio, pregava: Qui c’è il racconto intenso di un testimone oculare (uno dei discepoli), che riferì l’accaduto a Luca. Solo un testimone oculare potrebbe ricordare un dettaglio come Gesù che prega a un tiro di sasso dai discepoli.

i. “A quel tempo si era soliti pregare in posizione eretta. Il fatto che Gesù si fosse inginocchiato dimostra la violenza della sua lotta nel Getsemani.” (Geldenhuys)

d. Padre, se vuoi, allontana da me questo calice: Gesù conosceva la volontà del Padre, eppure la Sua anima era in grande agonia. L’agonia non derivava da una mancanza di desiderio di fare la volontà di Dio, ma dal fatto che Gesù sarebbe andato sulla croce come sacrificio per i peccati. Non era vittima di circostanze che sfuggivano al Suo controllo e, a differenza di qualsiasi altro sacrificio animale, andava con piena consapevolezza. Egli decise volontariamente di dare la Sua vita.

i. Questo ci aiuta a capire perché Gesù ha usato la figura del calice. Nell’Antico Testamento, il calice è un’immagine potente dell’ira e del giudizio di Dio.

·Poiché l’Eterno ha in mano una coppa di vino spumeggiante pieno di spezie, ed egli ne mesce. Certamente tutti gli empi della terra ne scoleranno e berranno le fecce. (Salmi 75:8)

·Risvegliati, risvegliati, levati, o Gerusalemme, che hai bevuto dalla mano dell’Eterno la coppa del suo furore, che hai bevuto la feccia del calice di stordimento fino a scolarla completamente. (Isaia 51:17)

·Poiché così mi ha detto l’Eterno, il DIO d’Israele: «Prendi dalla mia mano questa coppa del vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti manderò». (Geremia 25:15)

ii. Il calice non rappresentava la morte ma il giudizio. Gesù non aveva paura della morte e, una volta terminata la Sua opera sulla croce – l’opera di ricevere, sopportare e soddisfare il giusto giudizio di Dio Padre sul nostro peccato – una volta terminata quell’opera, si è semplicemente consegnato alla morte di Sua spontanea volontà.

iii. Gesù è diventato, per così dire, un nemico di Dio, che è stato giudicato e costretto a bere il calice della furia del Padre, affinché noi non dovessimo berne. L’immagine di bere da questo calice fu la fonte della più grande agonia di Gesù sulla croce.

iv. “Non ho mai paura di esagerare quando parlo di ciò che il mio Signore ha sopportato. Tutto l’inferno fu distillato in quel calice, da cui bevve il nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo.” (Spurgeon)

e. Tuttavia non sia fatta la mia volontà, ma la tua: Gesù giunse a un punto decisivo nel Getsemani. Non che prima non avesse deciso o acconsentito, ma ora era giunto a un momento estremamente importante. Egli bevve il calice al Calvario, ma la decisione di berlo una volta per tutte fu presa al Getsemani.

i. Un uomo senza peccato aveva lottato contro Satana, il peccato, sé stesso e la tentazione in un giardino e aveva perso, dicendo: “Sia fatta la mia volontà e non la Tua” – una perdita che ebbe un impatto su tutta l’umanità. Il secondo Uomo senza peccato lottò contro Satana, il peccato, sé stesso e la tentazione in un altro giardino e vinse, dicendo: “Non sia fatta la mia volontà, ma la tua” – e la Sua vittoria raggiunge persone di ogni tribù e lingua.

2. (43-44) Nella Sua agonia, Gesù riceve forza dagli angeli.

Allora gli apparve un angelo dal cielo per dargli forza. Ed egli, essendo in agonia, pregava ancor più intensamente; e il suo sudore divenne simile a grumi di sangue che cadevano a terra.

a. Allora gli apparve un angelo dal cielo per dargli forza: La risposta del Padre alla preghiera di Gesù non fu quella di allontanare da Lui il calice, ma di dargli forza tramite messaggeri angelici affinché fosse in grado di prendere – e bere – il calice.

i. Questi due versetti, Luca 22:43-44, sono oggetto di dibattito per quanto riguarda le prove della loro presenza nei manoscritti. Alcune traduzioni moderne li escludono in quanto non appartenenti all’originale. Tuttavia, “la difficoltà critica del testo dei vv. 43-44 non ammette una risposta conclusiva. Le prove dei manoscritti più antichi sono discordanti.” (Pate)

ii. Forse quegli angeli, purtroppo, fecero il lavoro che i discepoli addormentati non fecero. John Trapp dice che Gesù, “per dimostrare che si era fatto inferiore agli angeli (Ebrei 2:7), ricevette conforto da un angelo Suo servitore”.

b. Essendo in agonia, pregava ancor più intensamente: Nella Sua agonia, Gesù pregava ancor più intensamente, al punto che il Suo sudore divenne simile a grumi di sangue che cadevano a terra. Luca non dice che il sudore di Gesù era sangue, ma che era come sangue; sia per il modo in cui sgorgava dalla Sua fronte, sia perché era tinto di sangue dai capillari scoppiati e dai pori dilatati sulla Sua fronte.

i. “La sua sudorazione era così abbondante che era come sangue che si spargeva sul terreno.” (Pate)

ii. Tuttavia, “ci sono stati casi in cui persone in uno stato debilitato del corpo, o per intenso terrore, hanno avuto il loro sudore tinto di sangue… A volte si verificano casi in cui, a causa della tensione mentale, i pori si dilatano a tal punto da far fuoriuscire il sangue e rendere il sudore sanguinolento”. (Clarke)

iii. “L’antico medico Galeno riporta un caso in cui, per l’estremo orrore, il sudore di un individuo cambiò colore, diventando quasi porpora, tanto da sembrare sangue. Altri casi sono riportati dalle autorità mediche.” (Spurgeon)

iv. Pregava ancor più intensamente: “Egli piegò, per così dire, tutti i Suoi nervi, usò la massima attività del Suo spirito e della Sua parola; per espiare le nostre devozioni spente e assopite.” (Trapp)

3. (45-46) Gesù mette in guardia i Suoi discepoli.

Alzatosi poi dalla preghiera, venne dai suoi discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza, e disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate per non entrare in tentazione».

a. Li trovò che dormivano per la tristezza: Anche i discepoli erano pieni di tristezza, ma invece di pregare dormivano. Gesù li svegliò e li incoraggiò a pregare.

b. Alzatevi e pregate per non entrare in tentazione: Erano seguaci di Gesù, e seguirlo avrebbe comportato una prova e una difficoltà che non avrebbero potuto immaginare. Gesù li incoraggiò a farlo nel loro interesse, pensando a loro e al loro bene e non al fatto che non erano riusciti a sostenerlo.

D. Arresto e incriminazione di Gesù.

1. (47-53) Gesù viene tradito e arrestato.

Mentre egli parlava ancora, ecco una turba; or colui che si chiamava Giuda, uno dei dodici, li precedeva e si accostò a Gesù per baciarlo. E Gesù gli disse: «Giuda, tradisci il Figlio dell’uomo con un bacio?». Allora quelli attorno a Gesù, vedendo ciò che stava per accadere, gli dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l’orecchio destro. Ma Gesù, rispondendo, disse: «Lasciate, basta così». E, toccato l’orecchio di quell’uomo, lo guarì. Poi Gesù disse ai capi dei sacerdoti, ai capitani del tempio e agli anziani che erano venuti contro di lui: «Siete usciti contro di me con spade e bastoni come contro un brigante? Mentre ogni giorno io ero con voi nel tempio, voi non metteste mai le mani su di me; ma questa è la vostra ora e la potestà delle tenebre».

a. Ecco una turba: Il numero di coloro che furono mandati ad arrestare Gesù mostra che i capi religiosi consideravano chiaramente questa operazione come pericolosa, volendo evitare sommosse e fallimenti.

i. “Secondo Giovanni 18:3, 12, anche i soldati romani facevano parte della folla.” (Pate)

ii. La turba comprendeva anche i capitani del tempio (Luca 22:52). “Il capitano del tempio, o il Sagan, come veniva chiamato, era il funzionario responsabile di mantenere l’ordine del tempio; i capitani del tempio a cui si fa riferimento erano i suoi luogotenenti, responsabili dell’effettivo arresto di Gesù.” (Barclay)

b. Si accostò a Gesù per baciarlo: Giuda salutò calorosamente Gesù, dandogli anche il consueto bacio. Ma il bacio non fece altro che identificare con precisione Gesù alle autorità che vennero ad arrestarlo. A quanto pare, Gesù aveva un aspetto abbastanza normale da rendere necessario un’identificazione specifica da parte di Giuda per coloro che Lo avrebbero arrestato; Giuda scelse di farlo con un bacio.

i. “Quando un discepolo incontrava un Rabbi amato, posava la mano destra sulla spalla sinistra del Rabbi e la sinistra sulla spalla destra e lo baciava. Giuda usò come segno di tradimento il bacio di un discepolo a un maestro amato.” (Barclay)

c. Giuda, tradisci il Figlio dell’uomo con un bacio? Naturalmente, Gesù percepì l’ironia di essere stato tradito con un saluto caloroso; così chiese essenzialmente a Giuda: “Sei così morto a ogni sentimento da poter tradire con un bacio?”. Giuda è un buon esempio di una coscienza marchiata.

i. Il tradimento di Gesù è stato un peccato terribile e Giuda ne porta la piena responsabilità. Tuttavia, Dio, nella Sua provvidenza, lo ha usato come il modo migliore per consegnare Gesù nelle mani dei Suoi avversari.

·Se avessero catturato Gesù in un combattimento o se Gesù fosse scappato e si fosse nascosto finché non lo avessero trovato e catturato, avrebbe dimostrato che era una vittima non consenziente.

·Se Gesù si fosse arreso, ciò avrebbe potuto giustificare i Suoi assassini o essere considerato un suicidio.

·Se fosse accaduto accidentalmente, avrebbe sminuito l’effetto del calice amaro che Gesù stava per bere.

·“No, Egli deve essere tradito dal Suo amico, affinché possa sopportare il massimo della sofferenza e affinché in ogni singola circostanza ci sia una fonte di dolore.” (Spurgeon)

d. E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l’orecchio destro: Giovanni 18:10 ci dice che fu Pietro a brandire la spada. Quando Pietro usava il potere della spada, poteva solo recidere le orecchie; ma usando il potere della Parola di Dio, poteva trafiggere i cuori per la Sua gloria (Atti 2:37).

i. “Quando la Chiesa prende in mano la spada, di solito dimostra di non saperla maneggiare, e il più delle volte colpisce l’uomo sbagliato.” (Maclaren)

ii. Luca, con la sua precisione medica, dice che si tratta dell’orecchio destro. Supponendo che Pietro fosse destrorso, l’unico modo per tagliare l’orecchio destro di qualcuno sarebbe stato attaccare da dietro. È probabile, anche se non certo, che Pietro abbia attaccato l’uomo alle spalle.

iii. Gesù fermò questo spargimento di sangue senza senso e inefficace dicendo: “Lasciate, basta così”. “Ai Suoi discepoli, che erano ricorsi alla violenza, disse: ‘Non andate oltre’. Colloquialmente potremmo rendere queste parole: ‘Adesso basta! Smettetela!’.” (Pate)

e. E, toccato l’orecchio di quell’uomo, lo guarì: Anche qui, Gesù era presente per ripulire il disordine lasciato dai Suoi discepoli. Sistemò il danno causato da Pietro.

f. La vostra ora e la potestà delle tenebre: Gesù spiegò perché acconsentì ad andare con i capi dei sacerdoti, i capitani del tempio, gli anziani e i molti soldati venuti ad arrestarlo. Non oppose resistenza, perché era giunto il momento di fare a Gesù ciò che era sempre stato nelle loro intenzioni: arrestarlo e ucciderlo. All’apparenza, sembrava che fosse la loro ora, non quella di Gesù.

2. (54-60) Pietro nega di conoscere o di avere qualcosa a che fare con Gesù.

Dopo averlo catturato, lo portarono via e lo condussero nella casa del sommo sacerdote. E Pietro seguiva da lontano. Quando essi accesero un fuoco in mezzo al cortile e si posero a sedere attorno, Pietro si sedette in mezzo a loro. Una serva lo vide seduto presso il fuoco, lo guardò attentamente e disse: «Anche costui era con lui». Ma egli lo negò, dicendo: «Donna, non lo conosco». Poco dopo lo vide un altro e disse: «Anche tu sei di quelli». Ma Pietro disse: «O uomo, non lo sono». Passata circa un’ora, un altro affermava con insistenza, dicendo: «In verità anche costui era con lui, perché è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E subito, mentre ancora parlava, il gallo cantò.

a. Lo portarono via e lo condussero nella casa del sommo sacerdote: Luca non documenta i dettagli di questa apparizione davanti a Caiafa, sommo sacerdote, e al sinedrio radunato in tutta fretta (Matteo 26:57-68). Luca descriverà con maggiore attenzione la riunione ufficiale del consiglio tenutasi di giorno (Luca 22:66).

i. Prima di arrivare a casa di Caiafa (il sommo sacerdote ufficiale), Gesù fu condotto a casa di Anna, ex sommo sacerdote e il vero “potere dietro il trono” del sommo sacerdote (secondo Giovanni 18:12-14 e Giovanni 18:19-23).

b. E Pietro seguiva da lontano: Pietro era preoccupato per Gesù e voleva sapere cosa ne sarebbe stato di Lui. Tuttavia, non avendo il coraggio di mostrare un chiaro legame con Gesù, Lo seguiva da lontano. Tale distanza avrebbe reso molto più difficile per Pietro ammettere di essere stato con Gesù quando sarebbe stato interrogato.

i. Il resto dei discepoli fuggì. Pietro seguiva da lontano, sperando di smentire la predizione di Gesù, secondo cui egli Lo avrebbe rinnegato e abbandonato alla Sua morte.

c. Pietro si sedette in mezzo a loro: Avendo trovato calore attorno al loro fuoco e sperando di passare inosservato, Pietro si mischiò tra i servi di coloro che avevano arrestato e perseguitato Gesù. Avendo abbandonato il gruppo dei discepoli in fuga, in quel momento Pietro non voleva essere identificato come un seguace di Gesù.

d. Ma egli lo negò: Pietro rinnegò Gesù in almeno tre modi diversi. Primo, negò di conoscere Gesù (donna, non lo conosco), poi negò di essere un seguace di Gesù (o uomo, non lo sono) e infine negò di essere anche solo della Galilea (o uomo, non so quello che dici).

i. Matteo 26:74 dice che, quando Pietro rinnegò Gesù per la terza volta, cominciò persino a maledire e a giurare, sperando che ciò servisse a evitare di essere collegato a Gesù.

3. (61-62) Gesù guarda Pietro e Pietro si ricorda delle Sue parole.

E il Signore, voltatosi, guardò Pietro. E Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Allora Pietro uscì fuori e pianse amaramente.

a. E il Signore, voltatosi, guardò Pietro: Al cantare del gallo, Gesù volse lo sguardo alla folla che lo circondava e guardò Pietro negli occhi. Questi fu subito compunto dal suo peccato, non solo per aver rinnegato Gesù, ma anche per l’orgoglio che gli aveva fatto pensare di non poterlo mai rinnegare.

i. L’antica parola greca per “guardò” indica di solito uno sguardo di interesse, di amore o di preoccupazione.” (Liefeld)

b. Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: Purtroppo, se ne ricordò troppo tardi, dopo aver peccato. In quel momento, la sua unica reazione fu quella di piangere amaramente, ma il Signore lo avrebbe ristabilito.

i. Era giusto che Pietro piangesse amaramente in quel momento, ma non era senza speranza. Gesù non aveva solo predetto che Pietro Lo avrebbe rinnegato, ma aveva promesso al discepolo che la sua fede non sarebbe venuta meno (Luca 22:32). Pietro era caduto, ma non si era allontanato.

4. (63-65) Gesù viene percosso e deriso.

Intanto gli uomini che tenevano Gesù lo schernivano, percuotendolo. E, dopo averlo bendato, lo percuotevano in faccia e gli domandavano, dicendo: «Indovina, chi è colui che ti ha percosso?». E, bestemmiando, dicevano molte altre cose contro di lui.

a. Intanto gli uomini che tenevano Gesù lo schernivano, percuotendolo: Luca non riporta lo svolgimento del primo processo notturno di Gesù davanti al sommo sacerdote e al consiglio riunito in tutta fretta (Matteo 26:57-68). Riporta invece ciò che accadde subito dopo il processo: Gesù fu deriso e picchiato dalle autorità religiose.

b. Dopo averlo bendato, lo percuotevano in faccia: Bendato, Gesù sopportò con dolore schiaffi e pugni, che forse gli provocarono una commozione cerebrale. Matteo 26:67 e Marco 14:65 aggiungono che gli sputarono anche in faccia.

i. Ci verrebbe subito da pensare che Lo abbiano maltrattato in quel modo perché non sapevano chi fosse. Questo è vero in un certo senso, perché non volevano ammettere a sé stessi che Egli era davvero il Messia e il Figlio di Dio. In un altro senso però, non è affatto vero, perché per natura l’uomo è nemico di Dio (Romani 5:10, Colossesi 1:21), e da tanto aspettava letteralmente di colpirlo, schiaffeggiarlo e sputargli in faccia.

·L’onnipotenza doveva essere tenuta prigioniera e la sua gloria derisa.

·La bontà doveva essere colpita, battuta, ferita, aggredita.

·L’onniscienza doveva sembrare accecata.

·Il volto dell’amore perfetto di Dio doveva essere colpito e preso a pugni.

·La giustizia divina doveva essere messa in discussione.

ii. Mentre Dio aveva la Sua opera gloriosa da compiere, la peccaminosità dell’uomo si manifestava senza freni.

·Per loro il peccato era un gioco.

·Per loro la crudeltà del peccato era invitante.

·Per loro il peccato era qualcosa da moltiplicare.

c. Indovina, chi è colui che ti ha percosso? Se Gesù avesse attinto alle Sue risorse di potenza e autorità divine, avrebbe potuto dire esattamente chi lo aveva colpito. Non solo, ma avrebbe anche potuto svelare tutto di quell’uomo. Eppure, Gesù non volle aggrapparsi alla Sua divinità, ma affrontò la situazione da uomo fortificato dallo Spirito.

i. “Tuttavia, l’ironia è che proprio la cosa che schernivano, la capacità profetica di Gesù, era appena stata rivendicata nella scena precedente: Pietro rinnegò tre volte il suo Signore, proprio come Gesù aveva predetto.” (Pate)

ii. Era importante che Gesù affrontasse questo abuso contro la Sua persona, sebbene fosse doloroso per Lui da sopportare e doloroso per i Suoi seguaci da considerare.

·Era importante dimostrare che la risposta giusta all’odio non è altro odio, ma amore.

·Era importante dimostrare la Sua fiducia in Dio Padre, che Dio lo avrebbe salvaguardato e che non aveva bisogno di difendersi.

·Era importante perché coloro che vengono maltrattati e umiliati possono trovare rifugio in un Dio che conosce quello che stanno attraversando.

iii. “Devo anche chiamarlo vittorioso. I Suoi persecutori non riuscirono a farlo cedere all’ira. Non riuscirono a distruggere la Sua misericordia; non riuscirono a uccidere il Suo amore; non riuscirono a renderlo egoista; non riuscirono a fargli dichiarare che non avrebbe portato avanti la Sua opera di salvezza per i peccatori; non ci riuscirono, sebbene gli uomini avessero cominciato a schernirlo, a colpirlo e a maltrattarlo.” (Spurgeon)

5. (66) Il secondo processo di Gesù davanti al sinedrio.

Appena fu giorno si riunirono gli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e gli scribi e lo condussero nel loro sinedrio, dicendo:

a. Appena fu giorno: Nella notte del Suo tradimento e nel giorno della Sua crocifissione, Gesù fu processato più volte davanti a giudici diversi. È possibile riassumere l’ordine degli eventi.

i. Gesù fu portato prima a casa di Anna, l’ex sommo sacerdote e il “potere dietro il trono” del sommo sacerdote ufficiale (Giovanni 18:12-14, Giovanni 19:23).

ii. Poi fu portato a casa di Caiafa, il sommo sacerdote in carica. Lì fu processato davanti al sinedrio radunato di notte ad hoc per lui (Matteo 26:57-68), dove furono fatti comparire dei falsi testimoni e il sommo sacerdote chiese a Gesù se fosse il Figlio di Dio. Alla domanda Gesù rispose: «Tu l’hai detto! Anzi io vi dico che in avvenire voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo». Allora il sommo sacerdote stracciò le sue vesti, dicendo: «Egli ha bestemmiato; quale bisogno abbiamo più di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia. Che ve ne pare?». Ed essi, rispondendo, dissero: «Egli è reo di morte!». (Matteo 26:64-66)

iii. Subito dopo, iniziarono le percosse descritte in Luca 22:63-65.

iv. Poi, appena fu giorno, il sinedrio si riunì di nuovo, questa volta in seduta ufficiale, e condusse il processo descritto in Luca 22:66-71 (e menzionato in Matteo 27:1-2).

b. Gli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e gli scribi e lo condussero nel loro sinedrio: La riunione diurna del sinedrio era necessaria perché, secondo le leggi e i regolamenti del sinedrio stesso, il processo notturno descritto in Matteo 26:57-68 era illegale.

i. Secondo la legge ebraica, tutti i processi penali devono iniziare e terminare alla luce del giorno. Questo secondo processo era necessario, perché sapevano che il primo – il vero processo – non aveva alcun valore legale.

ii. Secondo la legge ebraica, solo le decisioni prese nel luogo di riunione ufficiale erano valide. Poiché il primo processo si era tenuto a casa di Caiafa, il sommo sacerdote, dovettero istituire questo processo, che si tenne nel loro sinedrio.

iii. Secondo la legge ebraica, i processi penali non potevano essere celebrati durante la Pasqua.

iv. Secondo la legge ebraica, nel giorno del processo poteva essere emessa solo una sentenza di assoluzione; i verdetti di colpevolezza dovevano aspettare una notte, per consentire l’insorgere di sentimenti di pietà.

v. Secondo la legge ebraica, tutte le prove dovevano essere confermate da due testimoni, che venivano esaminati separatamente e non potevano avere contatti tra loro.

vi. Secondo la legge ebraica, la falsa testimonianza era punibile con la morte; non viene fatto nulla ai numerosi falsi testimoni del processo di Gesù.

vii. Secondo la legge ebraica, un processo iniziava sempre con la presentazione delle prove a favore dell’innocenza dell’imputato, prima che venissero presentate quelle di colpevolezza; qui non fu così.

viii. “L’intera procedura era concepita per fare misericordia; anche dal resoconto riassuntivo di Luca, è chiaro che il sinedrio, nel processo a Gesù, era ben lontano dall’osservare le proprie norme e i propri regolamenti.” (Barclay)

6. (67-71) L’interrogatorio di Gesù durante il Suo secondo processo davanti al sinedrio.

«Se tu sei il Cristo, diccelo». Ma egli disse loro: «Anche se ve lo dicessi, non credereste. Se poi vi interrogassi, non mi rispondereste né mi lascereste andare. Ma da ora in poi il Figlio dell’uomo sederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Sei tu dunque il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Voi dite giustamente, perché io lo sono». Essi allora dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? Dal momento che noi stessi l’abbiamo udito dalla sua propria bocca».

a. Se tu sei il Cristo, diccelo: Volevano sentire da Gesù stesso la dichiarazione di essere il Messia. Anche in questo caso, si trattava di una formalità, perché avevano già emesso un giudizio su Gesù con il processo illegale tenutosi la notte precedente (Matteo 26:57-68), in cui era stata posta essenzialmente la stessa domanda (Matteo 26:63).

b. Anche se ve lo dicessi, non credereste: Date le circostanze – che Gesù era già stato giudicato colpevole e che il processo in corso era solo una messinscena – questa era la risposta perfetta. Fingevano di avere una mente aperta e di fare domande sincere, ma non era vero, era solo finzione.

c. Da ora in poi il Figlio dell’uomo sederà alla destra della potenza di Dio: Questa è, in sostanza, la stessa risposta che Gesù aveva dato al sommo sacerdote durante il processo precedente (Matteo 26:64). Gesù li avvertì che, anche se ora erano loro a giudicare Lui, un giorno Lui si sarebbe seduto come giudice su di loro, con un giudizio molto più vincolante.

i. Da ora in poi: “Da ora in poi! Da ora in poi! Oh, quando quel poi arriverà, i nemici di Gesù saranno schiacciati! Dov’è Caiafa? Interrogherà egli ancora il Signore? Ora, voi sacerdoti, alzate i vostri sguardi arroganti! Pronunciate ora una sentenza contro di Lui! La vostra vittima siede sulle nubi del cielo. Dite ora che bestemmia, tirate su i vostri stracci e condannatelo di nuovo! Ma dov’è Caiafa? Egli si nasconde per la sua colpa, è completamente confuso e supplica le montagne di schiacciarlo.” (Spurgeon)

ii. Della potenza: “Potenza è un’espressione reverenziale tipicamente ebraica per evitare di pronunciare il nome sacro di Dio (cosa che avrebbe potuto esporre Gesù all’accusa di bestemmia, anche se, ironia della sorte, fu proprio questa l’accusa per cui fu condannato, Matteo 26:65!).” (France)

d. Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? Nel processo diurno, non fecero alcuno sforzo per trovare testimonianze contro Gesù, perché i testimoni della notte prima si erano contraddetti inesorabilmente (Matteo 26:59-60). Ecco perché evitarono di avere testimoni durante il processo diurno.

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