Luca 20




Luca 20 – Gesù Risponde ad Alcune Domande

“Le Sue risposte non erano le repliche taglienti dell’intelligenza, ma le ultime parole di una saggezza che rivelava l’ignoranza delle domande.” (Morgan)

A. I capi religiosi mettono in dubbio l’autorità di Gesù.

1. (1-2) I capi religiosi e politici interrogano Gesù.

E in uno di quei giorni avvenne che, mentre egli istruiva il popolo nel tempio e predicava l’evangelo, sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani, e gli dissero: «Dicci con quale autorità fai queste cose; o, chi è colui che ti ha dato questa autorità?».

a. Sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani: Gesù non cercava questi grandi dibattiti con i capi religiosi. Voleva insegnare al popolo e raccontare la buona novella di Dio. Ciononostante, Egli rispondeva ai Suoi interlocutori con grande saggezza e potenza.

b. Dicci con quale autorità fai queste cose: Gesù ebbe grande coraggio a entrare con franchezza a Gerusalemme e a scacciare i mercanti corrotti dai cortili del tempio. Ora i capi religiosi volevano sapere con quale diritto Gesù facesse tali cose, soprattutto perché non aveva una formazione rabbinica tradizionale.

i. Sebbene non fosse questo l’inizio del dissenso ufficiale nei confronti di Gesù da parte delle autorità religiose, la purificazione del tempio e l’insegnamento pubblico Lo resero una preoccupazione ancora più grande. “L’insegnamento di Gesù, la Sua predicazione e sicuramente la purificazione del tempio (Luca 19:45-46) erano visti dai funzionari come altamente controversi, se non addirittura ostili.” (Pate)

2. (3-8) Gesù risponde alla loro domanda con un’altra domanda.

Ed egli, rispondendo, disse loro: «Anch’io vi domanderò una cosa, e voi rispondetemi. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?». Ed essi ragionavano fra loro, dicendo: «Se diciamo dal cielo, egli ci dirà: “Perché dunque non gli avete creduto?”. Se invece diciamo dagli uomini, tutto il popolo ci lapiderà perché è convinto che Giovanni era un profeta». Risposero dunque che non sapevano da dove venisse. Allora Gesù disse loro: «Neppure io vi dirò con quale autorità faccio queste cose».

a. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? La domanda di Gesù non fu un modo per evitare di rispondere. Al contrario, la Sua domanda serviva per spiegare chi Lui era e per smascherare l’ipocrisia dei capi. Se Giovanni era stato mandato da Dio, allora la testimonianza che egli rendeva di Gesù quale Messia era vera – e se ciò era vero, Gesù aveva tutta l’autorità.

i. “Siccome Giovanni, come Gesù, non era un rabbino, la risposta delle autorità alla prima domanda avrebbe determinato la loro risposta alla seconda.” (Pate)

b. Risposero dunque che non sapevano da dove venisse: La loro risposta era la dimostrazione che non ricercavano la verità con sincerità. Si preoccupavano più di vincere la disputa contro Gesù che di conoscere la verità.

i. “Egli disse in altre parole: “Se non riconoscete l’autorità quando la vedete, nessuna argomentazione riguardo ad essa vi convincerà.” (Geldenhuys)

c. Neppure io vi dirò con quale autorità faccio queste cose: Poiché avevano palesato la loro disonestà, Gesù rifiutò di rispondere alla loro domanda. Egli aveva grande cura e compassione per quelli che cercavano con cuore onesto, ma non per i critici cinici e i manipolatori.

i. Se vogliamo delle risposte da Gesù, dobbiamo usare correttamente la verità che è già stata rivelata. Quegli uomini sapevano che Giovanni aveva detto che Gesù era il Messia e non erano disposti ad accettarlo.

B. La parabola dei malvagi vignaioli.

1. (9-16a) Un proprietario terriero e i suoi agricoltori.

Poi cominciò a raccontare al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, l’affidò a certi vignaioli e se ne andò lontano per lungo tempo. Al tempo del raccolto, mandò un servo da quei vignaioli perché gli dessero la sua parte del frutto della vigna; ma i vignaioli, battutolo, lo rimandarono a mani vuote. Egli mandò di nuovo un altro servo; ma essi, dopo aver battuto e insultato anche questo, lo rimandarono a mani vuote. Egli ne mandò ancora un terzo, ma essi ferirono anche questo e lo cacciarono. Allora il padrone della vigna disse: “Che devo fare? Manderò il mio amato figlio. Forse, vedendo lui, lo rispetteranno!”. Ma i vignaioli, quando lo videro, dissero tra di loro: “Costui è l’erede; venite, uccidiamolo affinché l’eredità diventi nostra”. Così cacciatolo fuori dalla vigna, lo uccisero. Che farà dunque a costoro il padrone della vigna? Egli verrà, sterminerà quei vignaioli, e darà la vigna ad altri».

a. Un uomo piantò una vigna, l’affidò a certi vignaioli: Questo tipo di accordo, in cui si dava in affitto un campo agricolo, era una pratica comune ai tempi di Gesù, soprattutto in Galilea. Gli archeologi hanno ritrovato testimonianze di dispute proprio tra proprietari terrieri e affittuari.

b. Piantò una vigna: Questa parabola non era solo legata a un aspetto culturale, ma aveva radici nell’Antico Testamento. I primi ascoltatori di Gesù sapevano che la vigna, nell’Antico Testamento, era un’immagine di Israele (Isaia 5:1-7). Nella parabola, gli affittuari (i vignaioli) rappresentavano i capi religiosi dei Giudei.

c. L’affidò a certi vignaioli: I vignaioli, pur non avendo comprato o piantato la vigna, ma avendo ricevuto il permesso di lavorarla da un proprietario generoso, si rivoltarono contro di lui, e un giorno risponderanno della loro ribellione.

i. Questa parabola ci dice che Dio, il proprietario di tutto, è più paziente con i ribelli di quanto lo saremmo mai noi e che alla fine ci sarà di resa dei conti.

d. Che devo fare? Manderò il mio amato figlio: Il proprietario della vigna cercò più volte di ricevere ciò che gli spettava dalla vigna e da coloro che la lavoravano. Essi rifiutarono ognuno dei tre servi mandati a ricevere ciò che gli spettava, così alla fine mandò il suo amato figlio, pensando: “Forse, vedendo lui, lo rispetteranno”.

e. Costui è l’erede; venite, uccidiamolo affinché l’eredità diventi nostra: Gli affittuari della vigna pensavano stupidamente di poter trarre vantaggio dall’uccisione del figlio, che aveva o avrebbe ereditato la vigna. La loro sciocca supposizione era totalmente errata.

i. “Jeremias ipotizza che i contadini abbiano dedotto, dall’arrivo del figlio, che il proprietario fosse morto. Quindi, se avessero ucciso l’unico erede, la vigna sarebbe passata nelle loro mani come primi pretendenti.” (Pate)

ii. “In un’epoca in cui il titolo di proprietà era a volte incerto, si presumeva che chiunque avesse avuto l’uso di un terreno per tre anni ne fosse il proprietario, in assenza di rivalse.” (Morris)

iii. La parabola ci dice che Gesù sapeva di essere il Figlio, il Figlio di Dio, e sapeva che presto sarebbe stato ucciso.

2. (16b-19) Gesù applica la parabola.

Ma essi, udito ciò, dissero: «Così non sia». Allora egli, guardandoli in faccia, disse: «Che cosa è dunque ciò che sta scritto:

“La pietra che gli edificatori hanno rigettata
È diventata la testata d’angolo”?

Chiunque cadrà su questo sasso si sfracellerà, e colui sul quale esso cadrà sarà stritolato». In quello stesso momento, i capi dei sacerdoti e gli scribi cercarono di mettergli le mani addosso, perché avevano compreso che aveva raccontato quella parabola per loro, ma temettero il popolo.

a. Così non sia: I capi religiosi capirono subito la parabola e si opposero al fatto che Gesù li avesse paragonati ai vignaioli ribelli e stolti (avevano compreso che aveva raccontato quella parabola per loro). Nella loro cecità pensarono: “Quelli non potremmo mai essere noi”.

b. La pietra che gli edificatori hanno rigettata è diventata la testata d’angolo: Gesù citò loro il Salmo 118, perché descriveva l’arrivo del Messia a Gerusalemme, dato che Gesù era stato presentato ufficialmente a Israele al suo ingresso trionfale. L’ostilità dei capi dei Giudei dimostrava che la pietra messianica era stata rigettata, sebbene inizialmente fosse stata accolta e osannata.

i. “Il collegamento tra il figlio rifiutato e la pietra rigettata sembra suggerire che Gesù stia chiarendo il dubbio del popolo circa il trattamento del figlio.” (Pate)

c. Pietra […] la testata d’angolo: Nella Bibbia Gesù è spesso paragonato a una pietra o a una roccia. Egli è la roccia della provvidenza che seguiva Israele nel deserto (1 Corinzi 10:4). È la pietra d’inciampo (1 Pietro 2:8). È la pietra tagliata non per mano d’uomo che frantuma i regni di questo mondo (Daniele 2:45).

i. La testata d’angolo, “nell’antichità, indicava la pietra utilizzata all’angolo di un edificio per sostenere il peso o la pressione delle due pareti. Aveva una funzione simile a quella di una “chiave di volta” o di una “pietra angolare” in un arco o in un’altra forma architettonica. Era la pietra essenziale o cruciale per l’intera struttura.” (Fitzmeyer, citato in Pate)

d. Chiunque cadrà su questo sasso si sfracellerà, e colui sul quale esso cadrà sarà stritolato: Chiunque viene a Gesù sarà liberato (si sfracellerà) dal proprio orgoglio e dalla propria volontà, ma chi rifiuta di accostarsi sarà schiacciato da Cristo nel giudizio.

C. Dio e Cesare.

1. (20-22) I farisei cercano di incastrare Gesù.

Essi lo osservavano attentamente e gli mandarono degli istigatori che, fingendosi giusti, lo sorprendessero in fallo in un suo discorso, per poi consegnarlo al potere e all’autorità del governatore. Costoro lo interrogarono, dicendo: «Maestro, noi sappiamo che tu parli e insegni rettamente e che non usi alcuna parzialità, ma insegni la via di Dio in verità. Ci è lecito pagare il tributo a Cesare o no?».

a. Lo sorprendessero in fallo in un suo discorso, per poi consegnarlo al potere e all’autorità del governatore: Fino a quel momento, ciò che aveva impedito loro di fermare Gesù era l’opinione pubblica, che ora i nemici di Cristo cercavano di ribaltare, facendo credere che Gesù fosse dalla parte del governo romano.

i. Istigatori: Il significato originale è “appostarsi in agguato. Qualcuno che si accovaccia in un nascondiglio per spiare, ascoltare, catturare o fare del male… Erano sicuramente uomini dai bassissimi principi, assoldati dai maligni farisei per fare ciò che essi tentarono invano di fare.” (Clarke)

b. Maestro, noi sappiamo che tu parli e insegni rettamente e che non usi alcuna parzialità, ma insegni la via di Dio in verità: Si trattava di un tentativo palese e maldestro di manipolare Gesù con l’adulazione. Speravano che fosse abbastanza insicuro o sciocco da lasciarsi condizionare dalle loro inutili lusinghe.

i. “Ecco un bel guanto, che nasconde una mano sporca.” (Trapp)

c. Ci è lecito pagare il tributo a Cesare o no? Gesù aveva un semplice dilemma da risolvere. Se avesse detto che le tasse andavano pagate, avrebbe potuto essere accusato di negare la sovranità di Dio su Israele (perdendo il sostegno del popolo ebraico). Se invece avesse detto che le tasse non andavano pagate, si sarebbe reso nemico di Roma.

i. Da tempo Roma esigeva che i Giudei di Palestina pagassero le tasse e, almeno dal 6 d.C., li costringeva a versarle direttamente all’erario imperiale. Alcuni patrioti ebrei (come gli Zeloti) si rifiutarono, non volendo riconoscere la legittimità del dominio romano. La maggior parte degli altri pagava con riluttanza.

2. (23-26) Risposta di Gesù alla loro domanda.

Ma egli, accortosi della loro malizia, disse loro: «Perché mi tentate? Mostratemi un denaro: di chi è l’immagine e l’iscrizione che porta?». Ed essi, rispondendo, dissero: «Di Cesare». Allora egli disse loro: «Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio». E così non poterono coglierlo in fallo nel suo discorso davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.

a. Perché mi tentate? Se c’era esasperazione nella voce di Gesù mentre poneva questa domanda, non era solo per sé stesso. È facile immaginare ciò che Gesù avrà pensato: “Perché continuate a mettermi alla prova se poi perdete sempre? Fino a quando cercherete di avere la meglio su di me?”.

b. Di chi è l’immagine e l’iscrizione che porta? In sostanza, Gesù disse: “Riconoscete l’autorità civile di Cesare quando usate le sue monete; pertanto, siete obbligati a pagargli le tasse che vi chiede”.

i. “I denari riportavano la testa di Tiberio e l’iscrizione TI. CAESAR DIVI AVG. F. AVGVSTVS (Tiberio Cesare, figlio del divino Augusto, Augusto). Le immagini e le iscrizioni sulle monete antiche erano considerate un sigillo di proprietà; le monete appartenevano a Cesare.” (Pate)

ii. Si può trarre una lezione spirituale da ciò che è inciso sulle monete emesse negli Stati Uniti, perché ogni frase ha un’associazione importante nella vita cristiana.

·In Dio confidiamo.

·Libertà.

·E Pluribus Unum (Dai molti, uno).

c. Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare: Gesù ha affermato che il governo ci fa richieste legittime. Siamo responsabili nei confronti di Dio in tutto, ma dobbiamo essere obbedienti al governo nelle questioni civili e nazionali.

i. Pietro la pone in questo modo: Temete Dio. Rendete onore al re. (1 Pietro 2:17) “Gesù sta dicendo che siamo cittadini del cielo e della terra allo stesso tempo.” (Morris)

ii. “Ogni cristiano ha una doppia cittadinanza. È cittadino del Paese in cui vive, al quale deve molte cose. Deve la sicurezza contro i fuorilegge, che solo un governo stabile può dare; deve tutti i servizi pubblici.” (Barclay)

iii. Nel suo commento a Matteo 22, R.T. France osserva: “Rendete significa generalmente ‘restituite’ (mentre il verbo usato nel versetto 17 è semplicemente ‘dare’). È il verbo per pagare un conto o saldare un debito; glielo devono”.

d. E a Dio ciò che è di Dio: Ognuno ha l’immagine di Dio impressa su di sé. Ciò significa che apparteniamo a Dio, non a Cesare e nemmeno a noi stessi.

i. “Stabilisce i limiti, regola i diritti e distingue la giurisdizione dei due imperi del cielo e della terra. L’immagine dei principi impressa sulla loro moneta indica che le cose temporali appartengono tutte al loro governo. L’immagine di Dio impressa sull’anima indica che tutte le sue facoltà e le capacità appartengono all’Altissimo e devono essere impiegate al Suo servizio.” (Clarke)

ii. Se i Giudei avessero reso a Dio ciò che gli spettava, non avrebbero mai dovuto rendere nulla a Cesare. Ai tempi del Nuovo Testamento, non avrebbero mai dovuto patire l’oppressione dell’occupazione da parte dell’Impero Romano se fossero stati obbedienti alla loro alleanza con Dio.

e. E così non poterono coglierlo in fallo nel suo discorso: Gesù diede una risposta saggia e adeguata alla loro domanda. Tuttavia, essi presero la Sua risposta perfetta e la trasformarono in un’accusa in Luca 23:2, dove Lo accusarono di aver proibito di pagare le tasse a Cesare, quando aveva detto esattamente il contrario.

D. Una domanda sulla resurrezione.

1. (27-33) I sadducei pongono a Gesù una domanda ridicola.

Or gli si accostarono alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e lo interrogarono, dicendo: «Maestro, Mosè ci ha scritto che se il fratello di qualcuno muore avendo moglie e muore senza figli, il suo fratello prenda la moglie e susciti una discendenza a suo fratello. Or vi furono sette fratelli; il primo prese moglie e morì senza lasciare figli. Il secondo la prese come moglie, e morì anch’egli senza lasciare figli. La prese poi il terzo; e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Dopo tutti, morì anche la donna. Nella risurrezione, dunque, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta per moglie».

a. Alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione: I sadducei erano la versione antica dei teologi liberali odierni. Erano antisoprannaturalisti, accettavano solo i primi cinque libri di Mosè, ma ignoravano ciò che vi era scritto quando faceva loro comodo. Non credevano nell’immortalità, negli spiriti o negli angeli.

i. La parola sadducei derivava dal nome della famiglia sacerdotale Tsadok (Ezechiele 44:15); era come dire “Tsadokiti”. Era la fazione o il partito sacerdotale. (Pate)

ii. “Erano il partito conservatore, aristocratico, sommo sacerdotale, di mentalità mondana e molto pronti a collaborare con i Romani, cosa che, ovviamente, permetteva loro di mantenere la loro posizione privilegiata.” (Morris)

b. Or vi furono sette fratelli: I sadducei posero a Gesù una domanda ipotetica e ridicola, sperando di dimostrare che l’idea della risurrezione non aveva senso. Secondo Deuteronomio 25:5-10, quando un uomo sposato moriva senza figli, era responsabilità di suo fratello dare un figlio alla vedova e poi considerare quel bambino come discendente del marito defunto. Su questa falsariga, i sadducei ipotizzarono circostanze complesse e sollevarono la domanda: “Nella risurrezione, dunque, di chi sarà moglie?”.

i. La pratica del cognato che sposa la vedova del fratello è nota come levirato. Il termine deriva dal latino “levir”, che significa “cognato”. A questo alludeva nello specifico la domanda.

ii. “Probabilmente, era una delle storie di repertorio che avevano l’abitudine di raccontare per ridicolizzare la risurrezione.” (Spurgeon)

2. (34-36) Gesù corregge la concezione errata che avevano della risurrezione, mostrando che si tratta di una vita caratterizzata da un ordine completamente diverso.

E Gesù, rispondendo, disse loro: «I figli di questa età si sposano e si maritano; ma coloro che sono ritenuti degni di ottenere l’altra età e la risurrezione dei morti, non si sposano né si maritano; essi infatti non possono più morire, perché sono come gli angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione».

a. Non si sposano né si maritano: In primo luogo, Gesù ricorda loro che la vita nella risurrezione è molto diversa da quella terrena. Essa non dà seguito a questo mondo e alle sue disposizioni, ma appartiene a un ordine completamente diverso.

i. A causa di questo passo molti si sono chiesti se i rapporti matrimoniali esisteranno in cielo, o se coloro che sono marito e moglie sulla terra non avranno alcun rapporto speciale. Non ci viene detto abbastanza sulla vita nell’aldilà per poter rispondere in modo dettagliato, ma possiamo trarre alcuni principi.

·Nella vita futura ci si ricorderà ancora dei rapporti familiari. Il ricco descritto da Gesù nell’aldilà era consapevole delle sue relazioni familiari (Luca 16:27-28).

·La gloria del cielo sarà una relazione e un legame con Dio che supera ogni altra cosa, comprese le attuali relazioni familiari (Apocalisse 21:22-23).

ii. Se sembra che la vita nella risurrezione descritta da Gesù non includa alcuni dei piaceri della vita che conosciamo sulla terra, è solo perché i piaceri e le soddisfazioni celesti superano di gran lunga quelli terreni. Non possiamo avere la certezza assoluta di come sarà la vita nella gloria futura, ma possiamo sapere senza ombra di dubbio che nessuno ne rimarrà deluso (Apocalisse 22:1-5).

iii. La questione non è solo teorica. In cielo ci saranno molti che hanno avuto più di un coniuge, per i motivi più disparati. Gesù ci rivela qui che la gelosia e l’esclusione non avranno posto in cielo.

iv. Questa comprensione biblica del cielo è totalmente diversa dai sogni sensuali del paradiso, come quelli che si trovano nella teologia islamica e mormone. “Maometto professava di avere un permesso speciale concessogli da Dio di conoscere le donne che voleva e di allontanarle quando voleva, così prometteva a tutti i suoi seguaci gli stessi piaceri carnali nella risurrezione.” (Trapp)

b. Essi infatti non possono più morire, perché sono come gli angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione: In secondo luogo, Gesù ci ricorda che la vita in cielo è eterna e condivide alcune caratteristiche esistenziali proprie degli angeli, rispetto ai quali però gli esseri umani saranno ancora più grandi, essendo chiamati figli di Dio e figli della risurrezione, titoli che il Nuovo Testamento non attribuisce agli esseri angelici.

i. Se nella vita futura non c’è la morte, non c’è bisogno di procreare.

ii. Il punto più ovvio non deve essere trascurato: Gesù disse ai sadducei che gli angeli erano reali. “In effetti, il ricorso agli angeli da parte di Gesù sferra un doppio colpo, dato che i sadducei ne negavano l’esistenza.” (Carson)

3. (37-40) Gesù dimostra la risurrezione mediante le Scritture.

«E che i morti risuscitino, lo ha dichiarato Mosè stesso nel passo del roveto, quando chiama Signore, il Dio di Abrahamo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe. Or egli non è il Dio dei morti ma dei viventi, poiché tutti vivono per lui». Allora alcuni degli scribi presero la parola e dissero: «Maestro, hai detto bene». E non ardirono più fargli alcuna domanda.

a. Il Dio di Abrahamo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe: Gesù dimostrò la realtà della risurrezione usando solo la Torah, i cinque libri di Mosè, gli unici che i sadducei accettavano come autorevoli. Se Abrahamo, Isacco e Giacobbe non vivessero nella risurrezione, allora Dio non potrebbe dire di essere il Dio di Abrahamo, ma direbbe: “Io ero il Dio di Abrahamo”.

i. Inoltre, viene posto l’accento sul fatto che coloro che hanno lasciato questa vita nel Signore vivono ancora.

·Vivono come persone – mantengono la loro individualità nella vita futura.

·Vengono chiamati per nome – sono conosciuti e non anonimi.

·Sono liberi da ogni dolore, non moriranno mai e vivranno come figli di Dio.

·Non sono perduti – sappiamo dove sono, e lo sanno anche loro.

ii. “Figli di Dio, è assolutamente necessario che abbiate la stessa mente di vostro Padre, il quale dice che “tutti vivono per Dio”. Allineiamo le nostre parole con quelle della Scrittura e parliamo dei santi defunti come ne parla l’ispirazione… Nella nostra famiglia annovereremo fratelli, sorelle e amici i cui corpi giacciono nel cimitero e parleremo di coloro che sono passati dall’altra parte e hanno attraversato il velo come se fossero ancora nostri.” (Spurgeon)

b. Egli non è il Dio dei morti ma dei viventi, poiché tutti vivono per lui: Questo dimostra che c’è una resurrezione e una vita nell’aldilà, nonostante quello che pensavano e insegnavano i sadducei increduli e dubbiosi. Gesù rispose bene, e lo riconobbero sia i Suoi amici che i Suoi nemici.

i. “Un Dio vivente è il Dio dei viventi; Abrahamo, Isacco e Giacobbe vivono ancora.” (Spurgeon)

E. Gesù avverte i capi religiosi ponendo loro una domanda.

1. (41-44) Gesù chiede: come può essere il Messia sia figlio di Davideche il Signore di Davide?

Ed egli disse loro: «Come mai dicono che il Cristo è Figlio di Davide? Nel libro dei Salmi Davide stesso dice:

“Il Signore ha detto al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
Finché io abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi”.

Davide dunque lo chiama Signore; come può essere suo figlio?».

a. Come mai dicono che il Cristo è Figlio di Davide? Quando gli scribi, i farisei e i sadducei interrogavano Gesù, cercavano di metterlo in cattiva luce o di intrappolarlo. Gesù non faceva lo stesso con le domande che poneva loro. Al contrario, andava dritto al cuore della questione: “Sapete veramente chi sono Io?”.

i. Gesù mise alla prova la loro convinzione di sapere già tutto sul Messia. Chiese loro di considerare che forse non sapevano realmente tutto e che c’era altro da imparare.

b. Davide dunque lo chiama Signore; come può essere suo Figlio? Citando Salmi 110:1, Gesù fa notare che il re Davide chiamava il Messia suo Signore. Ciò significa che il Messia non è solo il Figlio di Davide (un tipico titolo messianico), ma è anche il Signore di Davide. Come dice Apocalisse 22:16, Egli è la Radice e la progenie di Davide.

2. (45-47) Gesù mette in guardia dall’ipocrisia degli scribi.

Ora, mentre tutto il popolo stava ascoltando, egli disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dagli scribi, i quali passeggiano volentieri in lunghe vesti e amano i saluti nelle piazze, i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti; essi divorano le case delle vedove e fanno lunghe preghiere per farsi vedere. Essi riceveranno una più dura condanna».

a. I quali passeggiano volentieri in lunghe vesti: Gli scribi erano uomini oziosi, che rimanevano a guardare mentre gli altri lavoravano. Amano i saluti: Pretendevano che gli altri riconoscessero la loro posizione davanti Dio. I primi posti: Esigevano i benefici speciali derivanti dal loro status privilegiato.

b. Essi divorano le case delle vedove: Forse gli scribi fingevano di aiutare le vedove, approfittando della loro posizione di fiducia per derubarle. Forse ricevevano doni da vedove ben intenzionate e li gestivano male. Forse sollecitavano i doni delle vedove con false promesse.

i. A quel tempo, un insegnante ebreo non poteva essere pagato per insegnare, ma poteva ricevere doni. A quanto pare, molti scribi usavano l’adulazione e la manipolazione per ottenere grandi doni da coloro che meno se li potevano permettere, come le vedove.

ii. Molti Giudei dell’epoca insegnavano che gli insegnanti dovevano ricevere un rispetto quasi pari a quello di Dio; dicevano che meritavano più onore e rispetto di qualsiasi altra persona. Insegnavano che l’atto più grande che si potesse fare era dare del denaro a un insegnante. Ovviamente, erano gli stessi insegnanti a insegnare queste cose!

c. Fanno lunghe preghiere per farsi vedere: Gli scribi pensavano di essere più spirituali grazie alle loro lunghe preghiere. Morgan diceva giustamente invece che, quando un uomo è lontano dalla moglie e il viaggio è breve, le lettere sono brevi; più è lontano dalla moglie, più le lettere diventano lunghe. Morgan affermò che alcuni devono essere molto lontani da Dio, vista la lunghezza delle loro preghiere!

d. Essi riceveranno una più dura condanna: Gli scribi rappresentano un contrasto netto con l’immagine di come dovrebbe vivere un discepolo: come un servo, come un bambino, come uno che porta la croce. Gesù disse che dobbiamo osservare ciò che fanno, oltre a ciò che dicono, e soprattutto che dobbiamo notare il loro destino.

i. Gli scribi erano esperti nell’ostentare un’immagine religiosa, ma un’immagine religiosa davanti agli uomini non è ciò che Dio cerca in noi. A Dio interessa la nostra realtà religiosa, non l’immagine.

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