Luca 14




Luca 14 – Feste e Inviti

A. Guarigione in giorno di sabato.

1. (1) Gesù mangia a casa di un Fariseo.

Or avvenne che, come egli entrò in casa di uno dei capi dei farisei in giorno di sabato per mangiare, essi lo osservavano;

a. Egli entrò in casa di uno dei capi dei farisei in giorno di sabato per mangiare: Sebbene alcune delle Sue più grandi dispute fossero con i farisei, Gesù continuava a stare in loro compagnia, non per essere uno di loro, ma per amarli e dar loro un esempio santo.

b. Essi lo osservavano: Gesù era sotto costante osservazione. Le persone volevano sapere cosa avrebbe fatto nelle varie situazioni e basavano le proprie opinioni riguardo a Gesù (e al Suo Dio) su ciò che vedevano.

i. Essi lo osservavano: “La parola usata per osservare è quella usata per ‘spionaggio attento e bieco’. Gesù era sotto esame.” (Barclay) John Trapp scrive: “Guardavano con la stessa intensità con cui un cane guarda un osso”.

ii. In 2 Corinzi 3:2-3, Paolo scrive che siamo lettere di Gesù, lette da tutti gli uomini; tali lettere non sono scritte con inchiostro ma con lo Spirito Santo – non su carta, ma sul nostro cuore. Noi siamo l’unica Bibbia che molti mai leggeranno.

2. (2-4) Davanti ai Suoi detrattori, Gesù guarisce un uomo malato.

Ed ecco, davanti a lui c’era un uomo idropico. E Gesù, rispondendo ai dottori della legge e ai farisei, disse: «È lecito guarire in giorno di sabato?». Ma essi tacquero. Allora egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.

a. Ed ecco, davanti a lui c’era un uomo idropico: Poiché si trovavano a casa di uno dei capi dei farisei (Luca 14:1), vuol dire che anche quest’uomo era un invitato. Alcuni ritengono che fosse stato invitato con il solo intento di spingere Gesù a fare qualcosa di cui potessero accusarlo.

i. “Probabilmente l’infido fariseo aveva invitato l’uomo idropico a casa propria, sicuro che il Signore, vedendolo, avrebbe provato compassione e lo avrebbe guarito all’istante; in questo modo, avrebbe potuto accusarlo pubblicamente di aver violato il sabato. Se così fosse, ed è probabile, quanto profonde dovevano essere la perfidia e la malizia del fariseo!”. (Clarke)

ii. L’uomo era affetto da idropisia, un “accumulo anormale di liquido sieroso nei tessuti del corpo” (Liefeld), “una malattia che porta il corpo a gonfiarsi a causa della formazione di fluidi nelle cavità e nei tessuti” (Barclay). Idropico deriva dalle parole greche per “acqua” e “faccia” o “aspetto”, perché spesso la malattia gonfiava il volto di chi ne soffriva.

iii. E Gesù, rispondendo: “Colpisce la parola “rispondendo”. Benché quegli uomini non avessero detto nulla, Egli rispose loro”. (Morgan) Gesù rispose loro sia con una domanda che con un’azione.

b. È lecito guarire in giorno di sabato? La questione non riguardava direttamente la guarigione, ma la guarigione in giorno di sabato. Gli accusatori di Gesù credevano che Egli, guarendo l’uomo, avesse svolto del lavoro in giorno di sabato, violando così il comandamento di Dio, ma le cose non stavano così. Con la Sua domanda, Gesù ricordò loro che non c’era nessun comandamento che proibisse di guarire in giorno di sabato.

i. Gesù non infranse mai i comandamenti di Dio, ma spesso offendeva le tradizioni umane che circondavano e si aggiungevano ai comandamenti di Dio. I comandamenti di Dio sono sufficienti, e non dovremmo mai mettere le tradizioni dell’uomo – anche quelle buone – sullo stesso piano dei comandamenti di Dio (Marco 7:8-9).

ii. Ma essi tacquero: È da notare che gli accusatori di Gesù non avevano alcuna risposta alla Sua domanda.

c. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò: Nel ministero di guarigione di Gesù non notiamo cerimoniali né formule magiche. Egli semplicemente guariva, e l’uomo fu risanato completamente. Inoltre, dato che idropisia deturpava l’aspetto di una persona, deduciamo che anche il suo volto cambiò all’istante, indicando la sua guarigione. Fu proprio un grande miracolo.

3. (5-6) Gesù spiega perché può guarire in giorno di sabato.

Poi, rispondendo loro disse: «Chi di voi se il suo asino o bue cade in un pozzo, non lo tira subito fuori in giorno di sabato?». Ma essi non gli potevano rispondere nulla in merito a queste cose.

a. Chi di voi se il suo asino o bue cade in un pozzo, non lo tira subito fuori in giorno di sabato? La logica di Gesù era semplice e impossibile da contestare. Se era permesso aiutare gli animali durante il sabato, quanto più era giusto guarire le persone che sono create a immagine di Dio?

i. “Se avessero detto di no, si sarebbero rivelati per quello che erano veramente: capi religiosi disumani. Se avessero detto di sì, avrebbero infranto le loro stesse leggi che regolavano il sabato.” (Pate)

b. Ma essi non gli potevano rispondere nulla in merito a queste cose: Una ragione per cui non potevano rispondere era che con questa analogia Gesù faceva appello a ciò che c’era di buono nei Suoi accusatori. “Non siete uomini brutali e crudeli, ma soccorrete i vostri animali quando hanno bisogno. Adesso, prendete quella stessa gentilezza e il buon senso ed estendeteli alle persone bisognose”.

i. “Così, mentre il nostro Signore rimproverava l’atteggiamento e il carattere sbagliato di quegli uomini, si appellava al meglio che c’era in loro e li chiamava a comportarsi di conseguenza. Il Suo scopo non è quello di svergognare gli uomini, ma di salvarli.” (Morgan)

B. Gesù insegna sull’orgoglio e sull’umiltà.

1. (7) L’ambientazione dell’insegnamento.

Ora, notando come essi sceglievano i primi posti a tavola, propose agli invitati questa parabola, dicendo:

a. Propose agli invitati questa parabola: Quella che segue è una parabola, un’illustrazione di vita reale che fa da esempio per una verità biblica. Le parabole non sono favole; Gesù non raccontava storie fantasiose con una morale. Egli prendeva situazioni di vita reale familiari a tutti e le usava per comunicare la verità di Dio, soprattutto a coloro che erano aperti ad ascoltarla.

b. Notando come essi sceglievano i primi posti a tavola: Gesù notò come le persone a casa del fariseo si posizionavano strategicamente in modo da essere nei primi posti, i posti di maggior onore.

i. Ai giorni di Gesù, la disposizione dei posti a tavola mostrava un preciso ordine di prestigio o di onore. La persona più onorata sedeva in un posto particolare, la seconda più onorata in un altro posto e così via.

2. (8-9) Cosa non fare: non occupate i posti di maggiore onore di vostra iniziativa.

«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché quel tale potrebbe aver invitato un altro più importante di te, e chi ha invitato te e lui non venga a dirti: “Cedi il posto a questi”. E allora tu, pieno di vergogna, non vada ad occupare l’ultimo posto».

a. Quando sei invitato a nozze da qualcuno: Lo sposalizio era l’occasione sociale più importante nella vita ebraica del tempo. La disposizione dei posti a tavola indicava la propria posizione nella società.

b. Non metterti al primo posto: A chi si accaparra il posto di maggior onore potrebbe essere chiesto di spostarsi, se padrone di casa preferisce che lo occupi qualcun altro.

i. Oggi non abbiamo la stessa usanza di indicare lo status sociale attraverso la disposizione dei posti a sedere in un matrimonio. Tuttavia, ci sono continue occasioni nella vita moderna in cui è possibile mostrare il proprio senso di importanza, orgoglio e alta opinione di sé.

c. E allora tu, pieno di vergogna, non vada ad occupare l’ultimo posto: Gesù ricordò loro la vergogna che spesso segue l’auto-esaltazione. Quando lasciamo che siano gli altri (soprattutto Dio) a promuoverci e a innalzarci, non corriamo il rischio di essere accusati di aver esaltato noi stessi.

i. La Bibbia ci insegna a non rincorrere l’autopromozione, ma a lavorare sodo per il Signore e a lasciare che sia Lui a innalzarci. Poiché non è dal levante né dal ponente e neppure dal deserto che viene l’esaltazione. Ma è DIO colui che giudica; egli abbassa l’uno e innalza l’altro. (Salmo 75:6-7)

3. (10-11) Cosa fare: scegliete un posto più umile e Dio vi innalzerà.

«Ma quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto affinché, venendo chi ti ha invitato, ti dica: “Amico, sali più su”. Allora ne avrai onore davanti a coloro che sono a tavola con te. Perché chiunque si innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato».

a. Va’ a metterti all’ultimo posto: Quando scegliamo l’ultimo posto, non facciamolo solo per essere notati in modo da poter salire più in alto. Né mostriamoci tristi, facendo intendere a tutti con la nostra espressione che in realtà siamo nel posto sbagliato. È meraviglioso essere contenti del posto che Dio ti concede di occupare.

i. Gesù non stava semplicemente insegnando le buone maniere, ma uno stile di vita con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso (Filippesi 2:3).

b. “Amico, sali più su”. Allora ne avrai onore davanti a coloro che sono a tavola con te: Piuttosto, abbracciamo con gioia il posto più umile; non abbiamo una tale considerazione di noi stessi da pensare di essere nel posto sbagliato. Se il padrone della festa ci spostasse in un posto più importante, avremmo maggiore soddisfazione (ne avrai onore davanti a coloro che sono a tavola con te).

i. Soprattutto nel servizio cristiano, è meraviglioso avere la consapevolezza che è stato Dio a innalzarti, invece di essere stato tu a innalzare te stesso e ad attribuirti più importanza del dovuto.

c. Perché chiunque si innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato: Quando cerchiamo di portare onore a noi stessi, saremo sempre umiliati, se non sulla terra, per tutta l’eternità. La promessa dell’esaltazione per gli umili e dell’umiliazione per i superbi si realizza nell’eternità.

i. Culturalmente parlando, i nostri banchetti nuziali non sono gli stessi di allora; tuttavia, abbiamo certamente lo stesso desiderio di raggiungere una certa posizione sociale o status. E impariamo addirittura a farlo con una certa parvenza spirituale.

ii. Potremmo scegliere l’ultimo posto e mostrarci miti e umili, in modo che gli altri vedano la nostra umiltà. Questa è una forma sottile di orgoglio spirituale molto pericolosa.

iii. Quando abbiamo ottenuto la nostra posizione, con un orgoglio palesato o nascosto, possiamo addirittura dire: “È stato il Signore, è stato il Signore”, ma nel nostro cuore sappiamo che siamo stati noi, i nostri calcoli, i nostri piani, le nostre prese di posizione. Dovremmo ricordare le parole di George MacDonald: In qualsiasi cosa l’uomo faccia senza Dio, deve fallire miseramente – o riuscire ancora più miseramente.

d. Chiunque si innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato: Gesù era la Persona perfetta per insegnare su questo tema, perché lo ha adempiuto alla perfezione. Egli è l’esempio per eccellenza di chi meritava il posto più alto, ma ha preso il posto più basso e gli è stato concesso quello più alto (Filippesi 2:5-11).

4. (12-14) Gesù mette in guardia il padrone di casa dal pericolo dell’orgoglio quando sceglie i suoi invitati.

Or egli disse a colui che lo aveva invitato: «Quando fai un pranzo o una cena, non chiamare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i vicini ricchi, affinché essi non invitino a loro volta te, e ti sia reso il contraccambio. Ma quando fai un banchetto, chiama i mendicanti, i mutilati, gli zoppi, i ciechi; e sarai beato, perché essi non hanno modo di contraccambiarti; ma il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti».

a. Quando fai un pranzo o una cena, non chiamare i tuoi amici: Gesù era rivolto principalmente a colui che lo aveva invitato. Gesù notò il padrone di casa aveva scelto i suoi ospiti con un senso di esclusione e di orgoglio, venendo meno nell’amore per gli altri. Gesù lo invitò a non invitare solo coloro che erano in grado di restituirgli l’ospitalità.

i. Con “non chiamaresi intende “non chiamare abitualmente” (Geldenhuys). Non è sbagliato invitare i propri amici, i propri fratelli e così via, ma è sbagliato invitare solo loro.

b. Affinché essi non invitino a loro volta te, e ti sia reso il contraccambio: È sbagliato frequentare solo persone da cui possiamo trarre profitto o ottenere qualcosa. È facile per noi limitare i nostri amici a poche persone con cui sentirci a nostro agio, invece di raggiungerne altre.

i. Gesù qui ci dice di non frequentare le persone solo in base a ciò che possono fare per noi, perché è uno stile di vita egocentrico; siamo chiamati a seguire Gesù, che ci ha mostrato uno stile di vita altruistico.

ii. C’è qualcosa di meraviglioso nel dare un dono che non può mai essere ripagato (contraccambio). È una delle maggiori benedizioni di cui parlò Gesù quando disse: “C’è maggior felicità nel dare che nel ricevere!” (Atti 20:35). Ciò contribuisce a spiegare come Dio si sia compiaciuto nel dare il dono della salvezza e della benedizione al Suo popolo.

c. Il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti: Questo tipo di vita ha un prezzo, ma ne riceveremo il contraccambio, il pieno rimborso, che avverrà alla risurrezione dei giusti. Gesù ci fa vedere di nuovo quanto sia importante vivere con una prospettiva eterna.

i. Il contraccambio ti sarà reso ci ricorda che non c’è nulla da perdere quando diamo secondo il modello della generosità di Dio.

C. Gli ospiti del gran convito del Messia.

1. (15) Un’esclamazione riguardo al gran convito del Messia.

Or uno dei commensali, udite queste cose, gli disse: «Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio».

a. Or uno dei commensali: Gesù si trovava ancora al banchetto organizzato da uno dei capi dei farisei (Luca 14:1) e aveva appena parlato duramente, mettendoli in guardia dal tradizionalismo, dall’orgoglio e dall’esclusività. Forse uno degli invitati (uno dei commensali) credeva di allentare la tensione con le sue parole.

b. Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio: L’uomo alludeva alla bontà e alla beatitudine del gran convito del Messia, che ricorre spesso nell’Antico Testamento, conosciuto nel Nuovo come la cena delle nozze dell’Agnello: Beati coloro che sono invitati alla cena delle nozze dell’Agnello. (Apocalisse 19:9)

2. (16-20) La parabola del gran convito: Inviti e scuse.

Allora Gesù gli disse: «Un uomo fece una gran cena e invitò molti; e, all’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, perché è già tutto pronto”. Ma tutti allo stesso modo cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un podere e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. E un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro ancora disse: “Ho preso moglie e perciò non posso venire”».

a. Un uomo fece una gran cena e invitò molti: Gesù racconta la parabola di un uomo che diede una grande festa, un grande banchetto, invitando molte persone. Di solito, la gente sarebbe stata entusiasta di partecipare a occasioni come questa e sarebbe stata davvero felice per l’invito.

b. Venite, perché è già tutto pronto: In un’epoca in cui gli orologi non esistevano ancora, la data del banchetto veniva annunciata con molto anticipo, ma l’ora esatta veniva resa nota solo il giorno stesso.

i. Ciò significa che molti inizialmente avevano accettato l’invito, ma arrivata l’ora esatta del banchetto, ebbero una risposta diversa. “Accettare l’invito in anticipo e poi rifiutarlo il giorno stesso del banchetto era un grave insulto.” (Barclay)

ii. Per analogia, possiamo dire che Dio ha già tutto pronto affinché gli uomini vengano a ricevere da Lui. Ci accostiamo a Dio e vediamo che Lui è già pronto per noi.

c. Ma tutti allo stesso modo cominciarono a scusarsi: Le scuse presentate sono il fulcro della parabola. Differiscono tra loro, ma in realtà sono tutte uguali: tutti allo stesso modo cominciarono a scusarsi.

i. Le scuse si inventano. Si inventano per convenienza e ci si aggrappa ad esse per disperazione. La speranza inizia solo quando le scuse si esauriscono. “Le scuse sono maledizioni e, nel momento in cui non ne avrai più, per te ci sarà speranza.” (Spurgeon)

ii. Le scuse ci danno un indizio sul motivo per cui un invito tanto meraviglioso sia stato rifiutato. Inoltre, risponde a una domanda importante che molti si pongono: se il cristianesimo è così vero e così buono, perché non ci sono più persone che lo abbracciano? Perché non accettano l’invito?

d. Ho comprato un podere […] Ho comprato cinque paia di buoi: Le prime due scuse riguardavano i beni materiali, ma erano scuse sciocche. Infatti, solo uno sciocco compra prima un appezzamento di terra e poi va a ispezionarlo; solo uno sciocco compra dieci buoi e si interessa di provarli solo dopo l’acquisto.

i. Quando compriamo qualcosa di nuovo, la nostra attenzione è rivolta quasi sempre sulla cosa acquistata. La preoccupazione per le cose e le esperienze materiali è una scusa frequente di chi non vuole seguire Gesù.

e. Ho preso moglie: La terza scusa riguardava un uomo che metteva la propria famiglia prima di tutto. La cosa migliore che possiamo mostrare alla nostra famiglia è che non sono loro ad occupare il primo posto nella nostra vita, ma Gesù Cristo.

i. Le loro scuse furono la loro condanna; erano solo un sottile velo che nascondeva il fatto che non volevano venire. “Dietro una scusa c’è una mancanza di desiderio.” (Morgan) Non c’è nessuna ragione razionale per cui qualcuno non voglia partecipare a questa festa; semplicemente non volevano.

ii. Non posso venire: “Rispondendo: ‘Non posso venire’, l’uomo intendeva, per così dire, liquidare la questione. Voleva che si capisse che aveva deciso e che non era più disposto a discuterne. Non ne parlò, non ne discusse, ma disse semplicemente, di getto: “Non voglio che cerchi ancora di convincermi; non posso venire, la questione è chiusa’.” (Spurgeon)

3. (21-24) La parabola del gran convito: non lasciare posti vacanti.

«Così quel servo tornò e riferì queste cose al suo signore. Allora il padrone di casa, pieno di sdegno, disse al suo servo: “Presto, va’ per le piazze e per le strade della città, conduci qua i mendicanti, i mutilati, gli zoppi e i ciechi”. Poi il servo gli disse: “Signore, è stato fatto come hai comandato, ma c’è ancora posto”. Allora il signore disse al servo: “Va’ fuori per le vie e lungo le siepi e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena. Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

a. Così quel servo tornò e riferì queste cose al suo signore: Il padrone della festa sarà stato sorpreso della risposta; infatti, era pieno di sdegno. Il fatto che tanti trovassero delle scuse di fronte a un invito così meraviglioso era insolito e offensivo.

b. Presto, va’ per le piazze e per le strade della città, conduci qua i mendicanti, i mutilati, gli zoppi e i ciechi: Nonostante il rifiuto dei primi invitati, il banchetto si sarebbe comunque tenuto, perché il padrone non avrebbe preparato un banchetto invano.

i. All’esclamazione dell’uomo: “Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio!” (Luca 14:15) Gesù rispose con la domanda: “Mostri apprezzamento per il banchetto messianico, ma sei pronto ad accettare l’invito? O troverai anche tu delle scuse?”.

ii. Si tratta di una domanda particolarmente rilevante se si considera il tipo di persone che parteciperanno al banchetto: i peccatori redenti, i mutilati, gli zoppi e i ciechi.

c. Costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena: Il padrone del banchetto era determinato a far sì che almeno alcuni godessero di ciò che aveva preparato. Viste le scuse dei primi invitati, il padrone ordinò ai suoi servi di usare tutta la persuasione (costringili ad entrare) per riempire ogni posto al banchetto.

i. Gesù disse: “Costringiliper indicare il grande desiderio che Dio ha di riempire la Sua casa e per convincere quei vagabondi e quegli emarginati di essere i benvenuti, costretti dall’amore.

ii. “Perciò, se vogliamo che molti peccatori vengano salvati, dobbiamo uscire dai nostri luoghi tranquilli e andare in posti frequentati. Dobbiamo predicare per strada, al mercato o sul prato del villaggio.” (Spurgeon)

iii. Tragicamente, Agostino e altri hanno usato l’espressione “costringili ad entrare” come una giustificazione per obbligare le persone a convertirsi al cristianesimo, a volte ricorrendo alla persecuzione e alla tortura. “È stata interpretata come un comando per costringere le persone alla fede cristiana. È stata usata come difesa dell’inquisizione, del serrapollici, del cavalletto, delle minacce di morte e di imprigionamento, delle battaglie contro gli eretici, di tutte quelle cose che sono la vergogna del cristianesimo.” (Barclay)

iv. Anche John Trapp (1601-1669) era d’accordo con questa idea: “Questo potrebbe riferirsi al magistrato cristiano (dice Mr Perkins), perché tale è il dovere del magistrato rispetto alla professione esteriore di fede.”

v. Bruce commenta su costringili: “In primo luogo, riflette il desiderio urgente del padrone di avere una casa completamente piena; in secondo luogo, c’è la sensazione che sarà necessario fare pressione per superare l’incredulità della gente di campagna sul fatto che l’invito sia inteso seriamente. Sarebbero portati a ridere in faccia al servo”.

vi. “Come riscontrato giustamente dai commentatori, si tratta di un riferimento velato ai Gentili che avrebbero presto ricevuto l’invito a entrare nel regno di Dio per mezzo della fede in Cristo.” (Pate)

D. Il prezzo da pagare per ricevere l’invito.

1. (25-26) I discepoli devono mettere Gesù al primo posto.

Or grandi folle andavano a lui, ed egli si rivolse loro e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo».

a. Or grandi folle andavano a lui: Mentre Gesù proseguiva verso Gerusalemme, molti Lo seguivano. Disse allora una parola adatta alle grandi folle (egli si rivolse loro e disse).

b. Non può essere mio discepolo: Gesù descrive chiaramente il tipo di persona che non può essere Suo discepolo. La parola discepolo significa semplicemente “studente”. Un discepolo è uno studente, un allievo di Gesù.

i. In precedenza, Gesù ha detto che accostarsi a Dio era come accettare un invito (Luca 14:16-24), però è stato anche attento ad aggiungere che seguire Lui è di più che accettare un invito.

c. Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo: Gesù disse con coraggio che il vero discepolo viene a Lui senza riserve, mettendo Gesù al primo posto. Le altre relazioni sono sicuramente di priorità inferiore alla fedeltà e all’obbedienza a Gesù.

i. Si trattava di una richiesta audace. Nessuno dei profeti o degli apostoli ha chiesto un tale impegno e devozione personale. Se Gesù non era e non è Dio, questa, allora, è idolatria e probabilmente follia.

ii. Napoleone comprese questo principio quando disse: “Io conosco gli uomini; e vi dico che Gesù Cristo non è un semplice uomo. Tra lui e ogni altra persona al mondo non c’è paragone possibile. Alessandro [Magno], Cesare, Carlo Magno ed io abbiamo fondato degli imperi, ma su cosa abbiamo poggiato le creazioni del nostro genio? Sulla forza. Gesù Cristo ha fondato il Suo impero sull’amore e in questo istante in milioni sarebbero disposti a morire per lui”.

d. E non odia: La Bibbia ci mostra ripetutamente che Gesù ha fondato una via di amore, non di odio. Eppure, Gesù si affida all’intensità della parola odia per indicare quanto deve essere grande la differenza tra la nostra fedeltà a Gesù e la nostra fedeltà a tutti gli altri e a tutto il resto.

i. “È solo in senso comparativo, e non letterale, che il termine può essere usato; e per renderlo molto chiaro, Cristo disse che dobbiamo odiare la nostra stessa vita.” (Spurgeon)

ii. Normalmente, essere un seguace di Gesù rende la persona un membro di famiglia migliore e più apprezzato; essere un seguace di Gesù non divide automaticamente le famiglie. Tuttavia, a volte lo fa, soprattutto fra le culture non cristiane o anticristiane.

iii. Il grave pericolo dell’idolatria non viene da ciò che è cattivo, ma da ciò che è buono – come l’amore nelle relazioni familiari. La più grande minaccia al meglio viene spesso da ciò che è al secondo posto.

2. (27) I discepoli devono considerarsi morti, devono andare fino in fondo.

«E chiunque non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo».

a. E chiunque: Bisogna ricordare che Gesù si stava rivolgendo alle grandi folle, istruendole su ciò che significa essere Suo discepolo– in particolare, che è di più che accettare un invito.

b. Porta la sua croce e mi segue: Le parole rivolte alle grandi folle somigliano a ciò che Gesù aveva detto privatamente ai Suoi discepoli in Luca 9:23: essere un seguace di Gesù è come portare una croce.

i. Probabilmente, i Suoi ascoltatori ne furono inorriditi. Tutti sapevano ciò che Gesù intendeva con le Sue parole. Nel mondo romano, prima di morire su una croce, un uomo doveva portare la propria (o almeno la trave orizzontale) fino al luogo dell’esecuzione. Quando i romani crocifiggevano un criminale, non solo lo inchiodavano sulla croce, ma prima, quella croce, gliela “appendevano” addosso.

ii. Tutti lo sapevano. “Quando il generale romano Varo fermò la rivolta di Giuda in Galilea [4 a.C.], crocifisse duemila Giudei e collocò le croci ai margini delle strade per la Galilea.” (Barclay)

iii. Portare una croce risultava sempre nella morte di croce. Nessuno portava una croce per divertimento. I primi ascoltatori di Gesù non avevano bisogno di una spiegazione della croce; sapevano che si trattava di uno strumento implacabile di tortura, morte e umiliazione. Quando qualcuno prendeva la sua croce, non tornava più indietro. Era un viaggio di sola andata.

c. La sua croce: Gesù sceglie queste parole e non dice: “La croce” o “una croce”, intendendo che c’è una croce adatta a ogni individuo. L’esperienza della croce di una persona può differire dall’esperienza della croce di un’altra.

i. “L’idea generale che le parole di Gesù sul portare la croce si riferiscano alla sottomissione passiva a tutti i tipi di afflizioni, come le delusioni, i dolori, le malattie e i dispiaceri che si presentano all’uomo nella vita, è totalmente sbagliata… Solo una persona che per amore del Suo servizio rinuncia a ogni ricerca di sé e abbandona ogni tentativo di perseguire i propri interessi può essere Suo discepolo.” (Geldenhuys)

d. E mi segue: Gesù disse chiaramente che chi portava la propria croce avrebbe seguito la vita e il modello di Gesù. Egli riconobbe che avrebbe portato la propria croce e che avrebbe preceduto tutti gli altri.

i. Questa è la sequela di Gesù nella sua forma più semplice. Egli ha portato una croce, così i suoi seguaci ne portano una. Egli ha camminato fino alla sua morte, così devono fare coloro che vogliono seguirlo.

ii. “Gesù pronunciò queste parole mentre era in cammino verso Gerusalemme. Sapeva di trovarsi sulla via della croce; le folle che erano con Lui pensavano invece che stesse andando a stabilire un impero.” (Barclay)

e. Non può essere mio discepolo: Gesù dice chiaramente che solo chi porta la propria croce può essere Suo discepolo. A volte possiamo minimizzare le richieste di Gesù quando presentiamo il vangelo. Possiamo dare agli altri l’impressione che accostarsi a Gesù sia solo credere ad alcuni fatti invece di dedicare la propria vita.

i. “È possibile essere un seguace di Gesù senza essere un discepolo; far parte di un accampamento senza essere un soldato.” (Barclay)

3. (28-33) Calcola attentamente il costo da pagare per seguire Gesù.

«Chi di voi infatti, volendo edificare una torre, non si siede prima a calcolarne il costo, per vedere se ha abbastanza per portarla a termine? Che talora, avendo posto il fondamento e non potendola finire, tutti coloro che la vedono non comincino a beffarsi di lui, dicendo: “Quest’uomo ha cominciato a costruire e non è stato capace di terminare”. Ovvero quale re, andando a far guerra contro un altro re, non si siede prima a determinare se può con diecimila affrontare colui che gli viene contro con ventimila? Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata per trattar la pace. Così dunque, ognuno di voi che non rinunzia a tutto ciò che ha, non può essere mio discepolo».

a. Si siede prima a calcolarne il costo: Nella parabola della torre Gesù disse: “Sedetevi e vedete se potete sostenere il costo di seguirmi”.

b. Si siede prima a determinare se può con diecimila affrontare colui che gli viene contro con ventimila: Nella parabola del re Gesù disse: “Sedetevi e vedete se potete permettervi di rifiutare le Mie richieste”.

i. Gesù forse alludeva all’idea che l’opera del suo regno fosse come l’edilizia e la battaglia. Entrambe le attività sono di solito più costose di quanto si pensi prima di iniziare.

c. Ognuno di voi che non rinunzia a tutto ciò che ha, non può essere mio discepolo: Qui abbiamo una sfida difficile nel comprendere e comunicare il vangelo; ci sono due estremi da evitare.

i. Non dobbiamo mai dare alle persone l’impressione che debbano ripulire la loro vita prima di accostarsi a Gesù; sarebbe come lavarsi prima di fare il bagno.

ii. Allo stesso modo, non dobbiamo mai dare alle persone l’impressione che Gesù non voglia ripulire la loro vita con la loro collaborazione dopo che sono venuti a Lui.

iii. È importante per ogni potenziale discepolo – quelli delle grandi folle che seguivano e ascoltavano Gesù (Luca 14:25) – considerare il costo di essere un discepolo di Gesù. Tuttavia, coloro che scelgono di rifiutare e resistere a Dio dovrebbero calcolare anche questo costo. Che bene può mai derivare dall’opporsi a Dio? Essere discepolo di Gesù ha un prezzo, ma rifiutarlo ha un prezzo ancora più alto.

d. Rinunzia a tutto ciò che ha: Nel greco antico questa espressione significava “dire addio”. Gesù ci ha detto di dire addio a tutto ciò che abbiamo, affidandolo a Lui.

4. (34-35) Visto quanto ti richiede il discepolato, non essere un tiepido seguace di Gesù.

«Il sale è buono, ma se il sale diviene insipido, con che cosa gli si renderà il sapore? Esso non serve né per la terra, né per il concime, ma è gettato via. Chi ha orecchi da udire oda».

a. Se il sale diviene insipido: Il sale che diventa insipido non serve a niente. Una persona che si professa credente, che attraverso la corruzione o l’assimilazione perde la sua distintività, il suo sapore o il suo valore in qualità di conservante, non serve a nulla come seguace di Gesù.

b. Esso non serve né per la terra, né per il concime: Il sale è utile solo quando ha la natura del sale. Un cristiano è utile solo quando ha la natura di Cristo.

5. (15:1) La reazione della moltitudine alla forte chiamata di fedeltà a Gesù.

Or tutti i pubblicani e i peccatori, si accostavano a lui per udirlo.

a. Or tutti i pubblicani e i peccatori: Nella grande moltitudine descritta in Luca 14:25, i più noti peccatori si avvicinarono a Gesù in risposta alle sue forti parole sul discepolato.

i. La forte chiamata al discepolato era coerente con l’amore di Gesù; era il risultato del Suo amore.

b. Si accostavano a lui per udirlo: Non necessariamente diedero subito a Gesù il loro amore pieno di fiducia e la loro fedeltà, ma volevano saperne (udirlo) di più. I peccatori e gli emarginati videro l’amore che sollecitava l’audace chiamata al discepolato e risposero.

i. Le persone rispondono a un vangelo impegnativo se la verità viene proclamata con amore. Rendiamo un servizio pessimo quando sembriamo ammorbidire le richieste del vangelo, sia per gli altri che per noi stessi.

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