Luca 11




Luca 11 – Insegnamenti e Avvertimenti di Gesù

A. Insegnamento sulla preghiera.

1. (1) Una richiesta da parte dei discepoli: Signore, insegnaci a pregare.

E avvenne che egli si trovava in un certo luogo a pregare e, come ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».

a. Egli si trovava in un certo luogo a pregare: Gesù pregava come era Sua abitudine, ma, come ebbe finito, gli fu presentata una richiesta – i discepoli diedero a Gesù il tempo di finire di pregare. Rimasero lì a guardarlo, dissetandosi nella potenza della Sua preghiera, finché non ebbe finito.

b. Signore, insegnaci a pregare: Mentre guardavano Gesù pregare, cresceva in loro il desiderio di voler imparare a pregare nello stesso modo. La vita di preghiera di Gesù era come una calamita e pregava in un modo che rivelava aspetti della Sua relazione con Dio Padre.

i. Anche noi, come i discepoli, abbiamo bisogno che Gesù ci insegni a pregare. La preghiera è così semplice che anche il più piccolo bambino può pregare, ma è così magnifica che non si può dire che il più grande uomo di Dio abbia veramente imparato a pregare.

ii. “È attraverso la preghiera che le promesse attendono il loro compimento, il regno la sua venuta, la gloria di Dio la sua piena rivelazione… Gesù non insegnò mai ai Suoi discepoli come predicare, ma solo come pregare. Non passò molto tempo a parlare di ciò che era necessario per predicare bene, ma parlò molto riguardo al pregare bene. Saper parlare con Dio è più che saper parlare con gli uomini. La cosa più importante non è il potere davanti agli uomini, ma la potenza di Dio in noi.” (Murray)

c. Signore, insegnaci a pregare: Più direttamente, la loro richiesta non era di imparare come pregare, ma a pregare. La nostra più grande difficoltà non consiste nel padroneggiare una tecnica o un approccio specifico nella preghiera (anche se questo può essere buono e utile); il nostro più grande bisogno è semplicemente quello di pregare e di pregare sempre di più.

i. Come l’apostolo Paolo avrebbe poi scritto in Efesini 6:18: Pregando in ogni tempo con ogni sorta di preghiera e di supplica nello Spirito, vegliando a questo scopo con ogni perseveranza e preghiera per tutti i santi.

ii. Sembra che Giovanni Battista avesse insegnato ai suoi discepoli come pregare, almeno in parte; i discepoli volevano imparare di più dal loro maestro.

2. (2-4) Pregate così.

Ed Egli disse loro: «Quando pregate, dite:

“Padre nostro che sei nei cieli,
Sia santificato il tuo nome,
Venga il tuo regno,
Sia fatta la tua volontà
Sulla terra, come nel cielo.
Dacci di giorno in giorno il nostro pane necessario.
E perdona i nostri peccati,
Perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore;
E non esporci alla tentazione,
Ma liberaci dal maligno”».

a. Quando pregate, dite: In un’occasione precedente, Gesù insegnò questa stessa semplice preghiera (Matteo 6:9-13). Il fatto che l’abbia ripetuta qui dimostra quanto sia importante. Il fatto che non l’abbia ripetuta nello stesso identico modo di Matteo mostra che non doveva essere usata come un rituale preciso o una formula magica.

i. Questa preghiera è notevole per la sua semplicità e brevità; è una preghiera incredibilmente potente, detta in parole semplici. I Rabbini avevano detti come: “Chi prega una lunga preghiera viene ascoltato” e “Ogni volta che i giusti pregano le loro lunghe preghiere, queste vengono ascoltate”. Una famosa preghiera ebraica iniziava così: “Benedetto, lodato e glorificato, esaltato e onorato, magnificato e lodato sia il nome del Santo”.

ii. Quando cerchiamo di fare colpo su Dio con le nostre molte parole, in qualche modo neghiamo che Dio sia un Padre amorevole e santo. Dovremmo invece seguire il consiglio di Ecclesiaste 5:2: Dio è in cielo e tu sulla terra; perciò, le tue parole siano poche.

b. Padre nostro che sei nei cieli: Il modello di preghiera ci mostra di accostarci a Dio come Padre nostro che è nei cieli. In questo modo, riconosciamo giustamente chi stiamo pregando, presentandoci con un titolo privilegiato che dimostra una relazione privilegiata. Era molto insolito per gli Ebrei del tempo chiamare Dio “Padre”, perché era considerato troppo intimo.

i. “Non ci sono prove che qualcuno prima di Gesù abbia usato questo termine per rivolgersi a Dio.” (Carson)

ii. È vero che Dio è il sovrano potente dell’universo, che ha creato, governa e giudicherà ogni cosa – ma è per noi anche un Padre.

iii. Egli è nostro Padre, ma è nostro Padre nei cieli. Quando diciamo “nei cieli”, ricordiamo la santità e la gloria di Dio. Egli è nostro Padre, ma è nostro Padre nei cieli. Dire che Dio è in cielo vuol dire:

·Egli è un Dio di maestà e di dominio: O Eterno, Dio dei nostri padri, non sei tu il Dio che è nel cielo? Sì, tu domini su tutti i regni delle nazioni; nelle tue mani sono la forza e la potenza e non c’è nessuno che ti possa resistere. (2 Cronache 20:6)

·Egli è un Dio di potenza e forza: Ma il nostro DIO è nei cieli e fa tutto ciò che gli piace. (Salmo 115:3)

·Egli vede tutto: L’Eterno ha il suo trono nei cieli; i suoi occhi vedono, le sue palpebre scrutano i figli degli uomini. (Salmo 11:4)

iv. Questa è una preghiera incentrata sulla comunità; Gesù disse: “Padre nostro” e non “Padre mio”. “Questa non è la preghiera di un solo individuo. Il pronome singolare è assente. L’uomo entra alla presenza del Padre e poi prega come colui che fa parte della grande famiglia.” (Morgan)

c. Sia santificato il tuo nome: Santificato significa appartato, cioè che non c’è nessuno come Dio, Egli è assolutamente unico – non è semplicemente solo una super persona o una persona migliore. Nome significa che tutto il carattere di Dio, tutta la Sua persona, è appartata.

i. “Il nome nell’antichità aveva un significato molto più complesso di quello che ha per noi. Riassumeva l’intero carattere di una persona, tutto ciò che si sapeva o che era evidente.” (Morris)

d. Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà sulla terra, come nel cielo: La preghiera modello ci mostra la passione per la gloria e il piano di Dio. Il Suo nome, il Suo regno e la Sua volontà hanno la massima priorità.

i. Tutti vogliono proteggere il proprio nome e la propria reputazione. Tuttavia, dobbiamo resistere alla tentazione di voler proteggere e promuovere noi stessi e mettere invece al primo posto il nome, il regno e la volontà di Dio. Questo dimostra che la preghiera non è uno strumento per ottenere ciò che vogliamo da Dio, ma un modo per far sì che la volontà di Dio si compia in noi e intorno a noi.

ii. Gesù voleva che pregassimo con il desiderio che la volontà di Dio fosse fatta sulla terra come in cielo. In cielo non c’è disobbedienza né ci sono ostacoli alla volontà di Dio; sulla terra c’è disobbedienza e ci sono ostacoli almeno apparenti alla Sua volontà. I cittadini del regno di Gesù vogliono vedere la Sua volontà fatta senza limiti sulla terra come in cielo.

iii. Un uomo può dire: “Sia fatta la tua volontà” in modi e stati d’animo diversi. Può dirlo con fatalismo e risentimento. “Tu adempirai la Tua volontà e non c’è niente che io possa fare. La Tua volontà vince, anche se non mi piace”. Oppure, può dirlo con un cuore ripieno di amore perfetto e fiducia: “Fai la Tua volontà, perché so che è la cosa migliore. Cambiami laddove non capisco o non accetto la Tua volontà”.

iv. “Colui che ci ha insegnato questa preghiera l’ha usata Lui stesso senza alcuna restrizione. Quando il sudore misto a gocce di sangue Gli ricopriva il volto e tutta la paura e il tremore di un uomo in preda all’angoscia erano su di Lui, Egli non contestò il decreto del Padre, ma chinò il capo e gridò. ‘Tuttavia, non come voglio io, ma come vuoi Tu’.” (Spurgeon)

v. Ci si potrebbe giustamente chiedere perché Dio vuole che preghiamo affinché sia fatta la Sua volontà, come se non fosse in grado di compierla Lui Stesso. Dio è più che in grado di fare come vuole senza la nostra preghiera o cooperazione; tuttavia, Egli desidera che partecipiamo con le nostre preghiere, il nostro cuore e le nostre azioni per vedere la Sua volontà compiersi sulla terra come in cielo.

vi. “In cielo tutti obbediscono alla volontà di Dio spontaneamente, con la gioia più profonda e in modo perfetto senza ombra di infedeltà. E il credente deve pregare che una tale condizione prevalga anche sulla terra.” (Geldenhuys)

vii. Alcuni scorgono la Trinità in queste richieste. Il Padre è la fonte di tutta la santità, Gesù ci porta il regno di Dio e lo Spirito Santo compie la volontà di Dio in noi e tra di noi.

viii. Alcuni vedono in queste tre richieste le tre cose più grandi. Pregare il Padre nostro richiede fede, perché chi viene a Dio deve credere che Egli è. Pregare venga il tuo regno richiede speranza, perché abbiamo fiducia che verrà nella pienezza. Pregare sia fatta la tua volontà richiede amore, perché l’amore è ciò che ci spinge ad obbedire a tutta la volontà di Dio.

e. Dacci di giorno in giorno il nostro pane necessario: La preghiera modello ci mostra di portare liberamente i nostri bisogni a Dio. Questo include i bisogni di provviste quotidiane, di perdono e di forza di fronte alla tentazione.

i. Quando Gesù parlava di pane, intendeva pane vero, nel senso di provviste quotidiane. I primi teologi allegorizzavano questo punto, perché non riuscivano a credere che Gesù parlasse di una cosa quotidiana come il pane in una preghiera così maestosa. Così, pensavano che il pane si riferisse alla comunione, la Cena del Signore. Alcuni hanno pensato che si riferisse a Gesù stesso come il pane della vita. Altri hanno pensato che parlasse della parola di Dio come il nostro pane quotidiano. Calvino disse giustamente che tali interpretazioni ignorano l’interesse di Dio nelle cose quotidiane: “Ciò è estremamente assurdo”. Dio si preoccupa delle cose quotidiane e noi dovremmo pregare per esse.

ii. Si tratta però di una preghiera per il pane quotidiano, non per un intero panificio. “La preghiera è per i nostri bisogni, non per le nostre cupidigie. È una preghiera per tutti i giorni, che riflette lo stile di vita precario di molti lavoratori del I secolo, che venivano pagati un giorno alla volta e per i quali anche solo essere malati per qualche giorno poteva trasformarsi in una tragedia.” (Carson)

f. E perdona i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore: Altrettanto reale quanto il bisogno del pane quotidiano è il bisogno del perdono quotidiano. Spesso sentiamo di più il bisogno di cibo, ma il bisogno di perdono è reale, che lo si senta o meno.

i. “Come il pane è il primo bisogno del corpo, così il perdono lo è per l’anima.” (Murray)

ii. Gesù associa peccati con debitore. Il peccatore è in debito con Dio. “Il peccato è qui rappresentato come un debito e, poiché i nostri peccati sono molti, sono molti anche i nostri debiti. Dio ha creato l’uomo perché vivesse per la Sua gloria e gli ha dato una legge secondo cui camminare; se fa qualsiasi cosa che non tende a glorificare Dio, contrae un debito con la giustizia divina.” (Clarke)

iii. Perché anche noi perdoniamo presuppone che colui che è stato perdonato offra perdono agli altri.

g. E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno: Tentazione significa letteralmente prova, non sempre una sollecitazione a fare il male. Dio ha promesso di preservarci da qualsiasi prova che sia più grande di quello che possiamo sopportare (1 Corinzi 10:13).

i. “Dio, sebbene non “tenti” gli uomini a fare il male (Giacomo 1:13), permette ai Suoi figli di attraversare periodi di prova. I discepoli, tuttavia, consapevoli della loro debolezza, non dovrebbero desiderare tali prove, ma pregare di essere risparmiati dall’esposizione a tali situazioni di vulnerabilità.” (France)

ii. “L’uomo che prega: ‘Non esporci alla tentazione’ e poi cammina dritto verso di essa, è un bugiardo davanti a Dio… ‘Non esporci alla tentazione’ è una vergognosa bestemmia quando esce dalle labbra di uomini che frequentano luoghi di immorale divertimento.” (Spurgeon)

iii. Se preghiamo sinceramente: “Non esporci alla tentazione, ciò si manifesterà in diversi modi. Cioè:

·Non ci vanteremo mai delle nostre forze.

·Non desidereremo mai le prove.

·Non cederemo mai alla tentazione.

·Non indurremo mai gli altri in tentazione.

h. Andrew Murray ha pensato a questa preghiera come a una “scuola di preghiera”, affrontando il tema nel suo libro A scuola di preghiera con Gesù. In quel libro, troviamo una meravigliosa preghiera per gli studenti che si sono appena iscritti alla scuola di preghiera di Gesù:

Signore benedetto! Che sei Colui che vive in eterno per pregare, Tu puoi insegnarmi a pregare, puoi insegnami a vivere sempre per pregare. In questo, Tu ami rendermi partecipe della Tua gloria in cielo, affinché io preghi incessantemente e stia sempre alla presenza del mio Dio come un sacerdote.

Signore Gesù! Ti chiedo oggi di aggiungere il mio nome tra quelli che confessano di non saper pregare come si deve e ti chiedo, in maniera specifica, di istruirmi nella preghiera. Signore! Insegnami ad aspettare con Te nella scuola e a darti il tempo di formarmi. Che un profondo senso della mia ignoranza, del privilegio meraviglioso e del potere della preghiera, del bisogno dello Spirito Santo come Spirito di preghiera, mi portino a gettare via i miei pensieri di ciò che penso di sapere e mi facciano inginocchiare davanti a Te in vera umiltà e povertà di spirito.

E riempimi, Signore, della fiducia che, con un maestro come Te, imparerò a pregare. Nella certezza di avere come maestro Gesù, che prega sempre il Padre e con la Sua preghiera governa i destini della Sua Chiesa e del mondo, non avrò paura. Quando avrò bisogno di conoscere i misteri del mondo della preghiera, Tu piegherai per me. E quando non saprò, Tu mi insegnerai ad essere forte nella fede, dando gloria a Dio.

Signore benedetto! Tu non svergognerai il Tuo allievo che confida in Te né egli non Ti disonorerà per la Tua grazia. Amen.

3. (5-8) Pregate con franchezza e costanza.

Poi disse loro: «Chi è fra voi colui che ha un amico, che va da lui a mezzanotte, dicendogli: “Amico, prestami tre pani, perché un mio amico in viaggio è arrivato da me, e io non ho cosa mettergli davanti”; e quello di dentro, rispondendo, gli dice: “Non darmi fastidio, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me; non posso alzarmi per darteli”? Io vi dico che anche se non si alzasse a darglieli perché gli è amico, nondimeno per la sua insistenza si alzerà e gli darà tutti i pani di cui ha bisogno».

a. Chi è fra voi colui che ha un amico, che va da lui a mezzanotte: Secondo l’usanza dell’epoca, tutta la famiglia viveva insieme in una casa composta da una sola stanza. Su un lato della casa c’era una piattaforma rialzata su cui dormivano tutti i componenti; a terra c’erano tutti i loro animali – una mucca, forse alcune pecore, capre e così via. Non c’era modo che l’uomo potesse bussare alla porta senza disturbare l’intera famiglia.

b. Nondimeno per la sua insistenza si alzerà e gli darà tutti i pani di cui ha bisogno: L’uomo della storia ebbe molto coraggio a fare una richiesta così spudorata al suo amico nel mezzo della notte; voleva e aveva davvero bisogno di pane.

i. Dio spesso aspetta che preghiamo con un’insistenza travolgente. Non è che Dio sia riluttante e abbia bisogno di essere persuaso. La nostra persistenza non cambia Dio, ma cambia noi, sviluppando in noi un cuore e una passione per ciò che Dio vuole.

4. (9-13) Pregate con la stessa fiducia di un bambino.

«Perciò vi dico: Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa. E chi è tra voi quel padre che, se il figlio gli chiede del pane, gli dà una pietra? O se gli chiede un pesce gli dà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli dà uno scorpione? Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono».

a. Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto: Ci viene detto di continuare a chiedere, cercare e bussare. “Tutti e tre i verbi esprimono azioni continuative: Gesù non sta parlando di qualcosa da fare una sola volta, ma di azioni che persistono nel tempo.” (Morris)

i. Sono descrizioni che parlano di serietà e di intensità; troppo spesso le nostre preghiere sono solo desideri lanciati verso il cielo; questa non è vera preghiera.

b. E chi è tra voi quel padre che, se il figlio gli chiede del pane, gli dà una pietra? Qualsiasi padre umano ama benedire i propri figli e non risponderebbe mai a una semplice richiesta di qualcosa di buono con qualcosa di cattivo. Se è così per noi, quanto piùDio ci risponderà, anche se a volte non sembra!

c. Quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono: Dio ama particolarmente dare lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono. Non dobbiamo mai dubitare del desiderio di Dio di versare il Suo Spirito. Il problema è nel nostro ricevere, non nel desiderio di Dio di dare.

B. Gesù risponde alla disputa riguardo ai demoni e ai segni.

1. (14-16) Alcuni accusano Gesù di essere in combutta con Satana; altri gli chiedono un segno.

Or egli stava scacciando un demone che era muto; e avvenne che, quando il demone fu uscito, il muto parlò e le folle si meravigliarono. Ma alcuni di loro dissero: «Egli scaccia i demoni per mezzo di Beelzebub, il principe dei demoni». Altri invece, per metterlo alla prova, chiedevano da lui un segno dal cielo.

a. Egli stava scacciando un demone che era muto: I Giudei ai giorni di Gesù avevano i loro esorcisti, che cercavano di scacciare i demoni dalle persone. Tuttavia, essi credevano di dover far rivelare al demone il proprio nome, altrimenti non avrebbero avuto autorità sul demone per scacciarlo.

b. Quando il demone fu uscito, il muto parlò e le folle si meravigliarono: Ecco perché le folle si meravigliarono quando Gesù scacciò il demone muto. Secondo il pensiero ebraico del tempo, il demone era impossibile da scacciare perché rendeva l’uomo incapace di parlare e perciò incapace di rivelare il nome del demone.

c. Ma alcuni di loro dissero: «Egli scaccia i demoni per mezzo di Beelzebub, il principe dei demoni»: La gente ebbe due reazioni di fronte a tale grande opera. Alcuni attribuirono l’opera di Gesù a Satana (Beelzebub, il principe dei demoni) e altri volevano vedere altri miracoli prima di credere (per metterlo alla prova, chiedevano da lui un segno dal cielo).

i. Beelzebub è un nome difficile da analizzare. Potrebbe derivare da una parola dal suono simile che significa “Signore delle mosche”. Era un’accusa grave. “Non è affatto raro che la gente ricorra alla calunnia quando la semplice opposizione è impotente.” (Barclay)

2. (17-19) Gesù risponde a coloro che attribuiscono il Suo operare a Satana.

Ma egli, conoscendo i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso contro se stesso va in rovina, e ogni casa divisa contro se stessa crolla. Se dunque anche Satana è diviso contro se stesso, come può durare il suo regno? Poiché voi dite che io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebub. Or se io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebub, per mezzo di chi li scacciano i vostri figli? Perciò essi saranno i vostri giudici».

a. Ma egli, conoscendo i loro pensieri: È possibile che Gesù qui abbia mostrato il dono dello Spirito Santo che Paolo avrebbe poi descritto come parola di conoscenza (1 Corinzi 12:8). È anche possibile che Gesù sapesse queste cose attraverso l’esperienza e l’intuizione. Il punto sostanziale è che Gesù non dovette ricorrere al Suo privilegio divino per conoscere i loro pensieri.

b. Ogni regno diviso contro sé stesso va in rovina: Gesù rispose con la logica, dicendo che, se Egli fosse stato un agente di Satana e si fosse però opposto a lui, avrebbe voluto dire che la guerra civile era arrivata nel regno di Satana e che il suo regno non sarebbe quindi rimasto in piedi. Il punto era che Satana non avrebbe mai lavorato contro sé stesso e gli accusatori di Gesù dovevano perciò giustificare in che modo Satana avrebbe beneficiato dell’opera che Gesù aveva appena compiuto.

i. “Infatti, Gesù dice che Satana, per quanto malvagio, non è uno sciocco.” (Bruce) “Qualunque sia il difetto dei diavoli, di sicuro non sono in lotta tra loro; è un difetto riservato purtroppo ai servi di un Maestro migliore.” (Spurgeon)

c. Or se io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebub, per mezzo di chi li scacciano i vostri figli? Allo stesso tempo, Gesù osservò che anche gli stessi capi dei Giudei avevano degli esorcisti. I Suoi accusatori accusavano anche loro?

3. (20-23) Gesù proclama la Sua forza sulle potenze demoniache.

«Ma se io scaccio i demoni col dito di Dio, il regno di Dio è dunque giunto fino a voi. Quando l’uomo forte, ben armato, custodisce la sua casa, i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, questi gli toglie l’armatura nella quale confidava e ne divide le sue spoglie. Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me disperde».

a. Ma se io scaccio i demoni col dito di Dio, il regno di Dio è dunque giunto fino a voi: Gesù rispose così all’accusa di essere in combutta col diavolo. Disse: “Non sono sottomesso a Satana, anzi sto dimostrando che sono più forte di lui”.

i. Gesù non mostrò il minimo dubbio quando disse: “Se io scaccio i demoni”. Come suggerisce Pate, bisogna intendere quel se come un poiché. “Dunque, ‘poiché per mezzo del dito di Dio Io scaccio i demoni, allora il regno di Dio è venuto su di voi’.” (Pate)

b. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince: Nell’immagine usata da Gesù, Satana è l’uomo forte, che custodisce ciò che gli appartiene. Il ministero di Gesù, sia per quanto riguarda l’uomo liberato dal demone muto sia in senso più ampio, ha sconfitto quest’uomo forte.

c. Ma se arriva uno più forte di lui: Gesù è colui che è più forte di lui (Satana, l’uomo forte di Luca 11:21). Gesù descrive il modo in cui la Sua opera sconfigge Satana, suddividendola in diverse fasi:

i. Arriva uno più forte di lui: Gesù affrontò Satana in battaglia, anche sul terreno di ciò che sembrava appartenere a Satana (come le persone possedute dai demoni).

ii. E lo vince: Gesù sconfisse semplicemente l’uomo forte, mostrando a tutti di essere più forte di lui. Gesù fece vedere chiaramente di essere Lui l’uomo più forte che non era prigioniero dell’uomo forte. Il Suo messaggio era: “Non sono sottomesso al potere di Satana. Invece, sto dimostrando che sono più forte di lui scacciandolo da coloro che ha posseduto”.

iii. Questi gli toglie l’armatura nella quale confidava: Gesù non solo ha sconfitto Satana per noi, ma lo ha anche disarmato. Colossesi 2:15 dice, avendo spogliato i principati e le potestà, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce.

iv. E ne divide le sue spoglie: Satana non potrà mai tenere per sé o godere del bottino della sua momentanea vittoria. La vittoria di Gesù sull’uomo forte è completa. Gesù guarda ogni vita liberata dal dominio di Satana e dice: “Sto saccheggiando il regno di Satana una vita alla volta”. Non c’è nulla nella nostra vita che deve rimanere sotto il dominio di Satana. Colui che lega l’uomo forte e ne divide le sue spoglie è il nostro Signore risorto.

d. Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me disperde: Se Gesù è più forte di Satana, allora ogni persona si trova di fronte a una decisione: con chi ci alleeremo? Saremo con Gesù o saremo contro di Lui? Lavoreremo per Gesù o lavoreremo contro di Lui?

i. “Nel conflitto contro le potenze delle tenebre non c’è spazio per la neutralità.” (Geldenhuys)

ii. In questo senso, essere indecisi significa essere decisi. Non c’è un terreno neutrale; o siamo con Gesù o contro di Lui. Non esiste il lusso di una protetta neutralità.

iii. Se Satana è l’uomo forte e Gesù è più forte di Satana, ci sono due grandi forze all’opera che cercano di conquistare la nostra fedeltà. Noi abbracceremo l’una o l’altra, intenzionalmente o meno.

4. (24-26) Gesù approfondisce la dinamica della possessione demoniaca.

«Quando lo spirito immondo esce da un uomo, vaga per luoghi aridi, cercando riposo; e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa dalla quale sono uscito”. E, se quando torna, la trova spazzata e adorna, allora va e prende con sé sette altri spiriti peggiori di lui, ed essi entrano là e vi abitano; e l’ultima condizione di quell’uomo diviene peggiore della prima».

a. Quando lo spirito immondo esce da un uomo: Ci viene presentata l’immagine di una persona liberata da un demone, ma non ancora ripiena di Gesù. È l’immagine di una persona che cerca di essere neutrale. Dicono di non essere per Satana, ma non sono nemmeno per Gesù. Gesù ci mostra che questo è impossibile.

b. Ritornerò nella mia casa dalla quale sono uscito: A quanto pare, i demoni considerano i posti vuoti come opportunità. Per qualche ragione vogliono abitare in corpi. Possiamo supporre che questo sia per la stessa ragione per cui il vandalo vuole una bomboletta spray, o un uomo violento vuole una pistola – un corpo è un’arma che un demone può usare nel suo attacco contro Dio.

i. “Probabilmente è implicito che la casa era disabitata… il contesto di Luca 11:25 sembra presumere che la ragione per cui il demone poteva tornare nella casa era perché questa era vuota.” (Pate)

c. L’ultima condizione di quell’uomo diviene peggiore della prima: Gesù rivela il pericolo di liberare una persona dalla possessione demoniaca senza riempire la sua vita di Gesù. Tale condizione è peggiore della prima.

i. Il cuore dell’uomo ha dentro di sé un vuoto per natura, vuoto che deve essere colmato. Se svuotiamo il nostro cuore dal male senza colmarlo di Gesù e del Suo bene, il male si precipiterà di nuovo a riempirlo – e a volte diventa un male peggiore di prima.

ii. Perciò, rispondendo a coloro che Lo accusavano di operare con il potere di Satana, Gesù disse che non era venuto semplicemente per combattere il male, ma per portare il bene di Dio nei nostri cuori. Non è venuto per svuotare semplicemente la casa, ma per riempirla di sé.

5. (27-28) Gesù rivela chi è veramente benedetto.

Or avvenne che, mentre egli diceva queste cose, una donna della folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e le mammelle che ti hanno allattato». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che odono la parola di Dio e l’osservano».

a. Beato il grembo che ti ha portato: Era il grido apparentemente spontaneo di una donna nella folla che voleva onorare Gesù e la Sua famiglia. Il senso sembra essere: “Gesù, Tu sei così meraviglioso che Tua madre deve essere una donna molto benedetta”.

b. Beati piuttosto coloro che odono la parola di Dio e l’osservano: Pur non disonorando Sua madre, Gesù indicò il legame più grande e più importante tra sé e coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano. Questa è una relazione più benedetta e importante per Gesù di quella con Sua madre, che Lo ha partorito.

i. La risposta non sminuisce Maria, ma onora e benedice chi ascolta e osserva la parola di Dio. Lì è la benedizione. “I Suoi discepoli furono più benedetti nell’ascoltare Cristo che Sua madre nel portarlo nel grembo.” (Trapp)

6. (29-32) Gesù risponde a quelli che chiedono un segno.

Ora, come le folle gli si stringevano attorno, egli cominciò a dire: «Questa generazione è malvagia; essa chiede un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno del profeta Giona. Infatti, come Giona fu un segno per i Niniviti, così anche il Figlio dell’uomo sarà un segno per questa generazione. La regina del Mezzodì si leverà nel giudizio con gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché essa venne dagli estremi confini della terra per udire la sapienza di Salomone; ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. I Niniviti risorgeranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

a. Questa generazione è malvagia; essa chiede un segno: Gesù disse questo alla folla numerosa, rimproverando la loro inclinazione a cercare e a valorizzare i segni. Gesù aveva appena parlato della benedizione riservata a coloro che ascoltano e mettono in pratica la parola di Dio; il contrasto è colui che chiede un segno.

i. Secondo William Barclay, circa quindici anni dopo il tempo di Gesù sulla terra, un uomo chiamato Teuda sorse tra gli ebrei, sostenendo di essere il Messia. Persuase la gente a seguirlo con la promessa che avrebbe diviso in due il fiume Giordano. Ci provò, fallì e i Romani lo trattarono duramente. Ma egli sapeva che tipo di segno la gente voleva vedere. Gesù ci dice che ascoltare e osservare la Parola è più importanti dei segni.

ii. Ironicamente, Gesù aveva dato molti segni straordinari, solo che non erano il tipo di segni che i Suoi oppositori volevano vedere. Volevano vedere segni che portassero alla resistenza militare e all’indipendenza politica del popolo di Gesù dagli invasori romani.

iii. Gesù condannò la loro ricerca di un segno, soprattutto quando innumerevoli segni erano già avvenuti davanti ai loro occhi. È facile sopravvalutare il potere dei segni miracolosi di cambiare il cuore dei dubbiosi e degli scettici.

b. Nessun segno le sarà dato se non il segno del profeta Giona: Gesù ci dice che Giona fu un segno e che Lui stesso sarebbe stato un segno simile per la Sua generazione. Giona diede la sua vita per placare l’ira di Dio che si abbatteva sugli altri. La morte però non lo trattenne; dopo tre giorni e tre notti di prigionia, era vivo e libero (Giona 1-2).

i. Questo è il segno che Gesù ha promesso. Gesù è quel segno, sia per la Sua generazione di allora che per la nostra. Gesù stesso è il segno; è il Lui che dobbiamo credere, non in un segno.

c. La regina del Mezzodì si leverà nel giudizio con gli uomini di questa generazione e li condannerà: La regina del Mezzodì andò da Salomone in 1 Re 10. Quando vide le grandi opere che Dio faceva per Salomone e attraverso di lui, lodò il Dio d’Israele. Non disse: “Mostrami di più e forse crederò”.

i. La regina del Mezzodì […]venne dagli estremi confini della terra per udire la sapienza di Salomone: La regina ricercò la parola di Dio con una tenacia che ci fa vergognare. Le persone che chiesero a Gesù un segno videro la Sua opera proprio lì, nel loro quartiere, e non credettero.

ii. Non poteva essere più chiaro: la regina del Mezzodì e i Niniviti erano entrambi gentili, ma avevano un cuore più aperto alle cose di Dio rispetto alle persone religiose dei giorni di Gesù, che non volevano credere e ricevere l’opera di Dio, che era proprio davanti ai loro occhi.

iii. “L’ironia è tagliente: i Niniviti e la Regina di Sceba accettarono i messaggeri di Dio; chi ascoltava Gesù rifiutò Dio stesso.” (Pate)

d. Qui vi è uno più grande di Salomone: Salomone era il figlio di Davide; uno dei grandi titoli messianici di Gesù è “Figlio di Davide”. Gesù era un figlio di Davide molto più grande di quanto lo fosse Salomone.

i. Siamo di nuovo colpiti dalla grandezza dell’autoproclamazione di Gesù. Stare di fronte a quei capi religiosi e affermare di essere più grande del re più ricco e più saggio d’Israele era audace. Eppure, l’apparente audacia di Gesù era ben giustificata.

e. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona: Gesù riportava ripetutamente l’attenzione su di sé. Egli era ed è più grande di tutti i profeti precedenti; Egli dovrebbe diventare il centro della fede e della fiducia del Suo popolo. La Sua luce, che risplendeva di più di tutte le altre, rendeva i Suoi ascoltatori maggiormente responsabili.

i. Adam Clarke descrive diversi modi in cui la testimonianza di Gesù era più grande di Giona.

·“Cristo, che predicava ai Giudei, era infinitamente più grande di Giona, nella Sua natura, persona e missione”.

·“Giona predicò il ravvedimento a Ninive solo per quaranta giorni, mentre Cristo predicò ai Giudei per diversi anni”.

·“Giona non fece alcun miracolo per validare la sua predicazione, ma Cristo fece miracoli ogni giorno, in ogni luogo in cui andava e di ogni tipo”.

·“Nonostante tutto questo, il popolo della Giudea non si pentì, mentre i Niniviti sì”.

C. Avvertimenti di Gesù agli ipocriti.

1. (33-36) Gesù mette in guardia dalle tenebre interiori.

«Or nessuno, quando ha acceso una lampada, la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio, ma sul candeliere, affinché coloro che entrano vedano la luce. La lampada del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è sano, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è malato, anche tutto il tuo corpo sarà pieno di tenebre. Bada perciò che la luce che è in te non sia tenebre. Se quindi tutto il tuo corpo è illuminato senza avere alcuna parte tenebrosa, tutto sarà illuminato, come quando la lampada ti illumina col suo splendore».

a. Or nessuno, quando ha acceso una lampada, la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio, ma sul candeliere: Proprio come una lampada dovrebbe essere visibile perché tutti possano beneficiare della sua luce, così dovrebbero essere manifestate la Parola e l’opera di Dio. Eppure, quando Gesù espose la Sua parola e le Sue opere, le persone religiose del Suo tempo non le accettarono.

i. Questa sezione si applica sia a quella precedente (Gesù risponde a coloro che pensavano che i Suoi miracoli fossero opera di Satana e a coloro che volevano vedere di più) sia a quella che la segue (Gesù affronta l’ipocrisia).

ii. Alcuni videro il Suo splendore, altri no e altri ancora pensarono che la luce non fosse abbastanza brillante e chiesero di vedere di più. “La risposta del nostro Signore era sempre quella di continuare a brillare. Egli era destinato a essere osservato, così come una lampada è destinata a essere vista.” (Spurgeon)

b. La lampada del corpo è l’occhio: Come un occhio cattivo rende ciehi, così un cuore cattivo rende ciechi spiritualmente. Bisogna essere spiritualmente ciechi per attribuire i miracoli di Gesù a Satana e per ignorare l’opera di Gesù proprio davanti agli occhi e vivere da ipocriti.

i. Ci sono due possibili ragioni che portano qualcuno a vivere nelle tenebre. O non c’è una fonte di luce, o l’oscurità proviene dall’interno – l’incapacità di percepire la luce. Con l’avvertimento: “Bada perciò che la luce che è in te non sia tenebre”, Gesù mise in guardia dalle tenebre che provengono dall’interno.

ii. “Vediamo in base alla vita e al carattere, a tutto ciò che noi stessi abbiamo compiuto, a ogni peccato segreto che abbiamo custodito, a ogni battaglia che abbiamo combattuto e vinto.” (Morrison)

iii. “Se non vedete Gesù, non è perché si è nascosto nelle tenebre, ma perché i vostri occhi sono accecati.” (Spurgeon)

iv. “Se qualcuno dei miei lettori è così – se vedono il Falegname, ma non scorgono il Signore – permettetemi di chiedere loro, con tenerezza e tranquillità: ‘Che tipo di vita avete vissuto?’” (Morrison)

v. Se l’oscurità proviene dall’uomo e ciò gli impedisce di vedere la luce di Gesù, non importa quanto Gesù sia luminoso e glorioso – non riuscirà a vederlo. “Un uomo senza occhi è come se non avesse il sole, per quanto riguarda la luce.” (Spurgeon)

vi. “Vi meravigliate che il nostro Signore sembrava alzare le mani per lo stupore mentre diceva: ‘Se la luce che è in te è oscurità, quanto è grande questa oscurità!’? Se ciò che dovrebbe guidarti ti inganna, quanto è grande il tuo inganno! Se la tua parte migliore si rivela essere malvagia, quant’è grande la tua malvagità!”. (Spurgeon)

c. Se quindi tutto il tuo corpo è illuminato senza avere alcuna parte tenebrosa, tutto sarà illuminato: Quando la luce della Parola di Dio risplende, quando la parola e l’opera di Gesù vengono comprese, allora non camminiamo più nell’oscurità della cecità spirituale.

i. “Egli scorgeva il Regno in un seme di senape e la donna ricolma di adorazione in una prostituta. Scorgeva la roccia solida in Simone e l’uomo pieno d’amore nel figlio del tuono. Scorgeva il cittadino del cielo in un bambino, il Suo corpo spezzato in un pezzo di pane, il Suo sangue prezioso in una coppa di vino ordinario…. Non c’era mai stata una visione come questa, perché non c’era mai stata una natura come questa.” (Morrison)

2. (37-41) Gesù riprende i farisei, perché si preoccupano solo delle cose esteriori.

Ora, mentre egli parlava, un certo fariseo lo invitò a pranzo in casa sua. Ed egli entrò e si mise a tavola. Il fariseo notò questo e si meravigliò che non si fosse lavato prima del pranzo. E il Signore gli disse: «Ora voi farisei pulite l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di malvagità. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno, non ha fatto anche l’interno? Ma date in elemosina quel che c’è dentro, e ogni cosa sarà pura per voi».

a. Ed egli entrò e si mise a tavola: Anche se Gesù sperimentò conflitto e opposizione crescenti da parte dei capi religiosi, non li odiava. Gesù accettò l’invito a pranzo da un certo fariseo.

i. Dalle parole che Gesù disse a casa sua, è possibile che il fariseo si sia pentito di aver invitato Gesù.

b. Si meravigliò che non si fosse lavato prima del pranzo: Gesù non era antigienico per non essersi lavato prima del pranzo. Non seguiva i requisiti estremamente tecnici e rigidi del lavaggio cerimoniale praticato da molti Giudei devoti.

i. “I farisei lo consideravano un peccato alla stregua del peccato di fornicazione.” (Trapp)

ii. Per quanto riguarda i lavaggi cerimoniali, Barclay descrive come venivano conservati i recipienti speciali di pietra per l’acqua, perché l’acqua usata di solito poteva essere cerimonialmente impura. Nell’eseguire il lavaggio cerimoniale, si iniziava con almeno abbastanza acqua da riempire un guscio d’uovo e mezzo. Si iniziava versando l’acqua sulle mani, partendo dalle dita e scendendo verso il polso. Poi si puliva ogni palmo strofinandovi il pugno dell’altra mano. L’acqua veniva versata di nuovo sulle mani, questa volta dal polso verso le dita.

iii. Un ebreo molto rigoroso non solo eseguiva questo lavaggio cerimoniale prima del pasto, ma anche tra una portata e l’altra. I rabbini erano terribilmente seri a questo proposito, dicendo che il pane mangiato con le mani non lavate non era migliore degli escrementi. Un rabbino che veniva meno in questo cerimoniale anche solo una volta veniva scomunicato. Un altro rabbino fu imprigionato dai Romani e usò la sua razione d’acqua per la pulizia cerimoniale invece di bere, morendo quasi di sete – venne però considerato un grande eroe.

iv. Se quei capi religiosi si fossero preoccupati di purificare i loro cuori così come purificavano le loro mani, sarebbero stati uomini più santi. Spesso facciamo affidamento a una cerimonia o a un rituale per purificarci, invece dell’opera espiatrice che Dio ha compiuto per noi.

c. Ora voi farisei pulite l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di malvagità: I farisei erano attenti a mantenere l’apparenza della rettitudine, ma non la realtà interiore della rettitudine. Erano stolti perché, pur essendo esteriormente puri, in realtà erano pieni di sporcizia.

3. (42-44) Guai agli scribi e ai farisei.

«Ma guai a voi farisei! Poiché voi pagate la decima della ruta, della menta e di ogni erba, e poi trascurate la giustizia e l’amore di Dio. Dovevate fare queste cose, senza trascurare le altre. Guai a voi farisei! Perché amate il primo posto nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze. Guai a voi scribi e farisei ipocriti! Perché siete come i sepolcri che non si vedono, e gli uomini vi camminano sopra senza accorgersene».

a. Ma guai a voi […] guai a voi […] guai a voi: Gesù usa un linguaggio duro, ma non erano parole motivate dalla frustrazione personale, ma dall’avvertimento e dalla condanna divina. Sembra parlare con lo stesso tono dei profeti dell’Antico Testamento (Isaia 5:8-23, Abacuc 2:6-19).

b. Poiché voi pagate la decima della ruta, della menta e di ogni erba, e poi trascurate la giustizia e l’amore di Dio: La loro decima era meticolosa e degna di nota, ma era ipocrita, perché serviva a lenire la colpa del loro disinteresse verso la giustizia e l’amore di Dio. È possibile, e accade spesso, essere distratti da questioni relativamente banali mentre un mondo perduto perisce.

i. I farisei erano così attenti alla loro obbedienza esteriore che davano letteralmente la decima delle loro spezie, contando i semi e le foglie e dando un decimo di ciascuno a Dio.

ii. Il legalismo di questo tipo presuppone che la gente giudichi la nostra dedizione a Dio in base a tutte queste cose associate a leggi e regole. Invece, Gesù disse che ciò che contraddistingue un credente è l’amore che ha per gli altri nella famiglia di Dio.

iii. Ma i capi dei Giudei la vedevano diversamente. “La Mishna stabilisce che è più importante osservare le interpretazioni degli scribi che la Legge stessa (Sinedrio 11:3).” (Morris)

iv. Era come se un soldato eccellesse nelle esercitazioni, impegnando lì tutti i suoi sforzi, ma poi fosse un disastro in battaglia. Di certo non sarebbe un buon soldato. Essere bravo in tutti gli aspetti esteriori del cristianesimo non significa essere necessariamente un buon cristiano.

c. Dovevate fare queste cose, senza trascurare le altre: Gesù non disse che la loro decima era sbagliata. Piuttosto, era sbagliato trascurare le altre.

d. Amate il primo posto nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze: Il primo posto nelle sinagoghe era quello davanti, rivolto alla congregazione. È qui che si sedevano i leader e le persone importanti. Costoro pensavano che non ci fosse nulla di buono nel camminare rettamente davanti a Dio, se gli altri non sapevano che camminavano rettamente davanti a Dio.

i. Il primo posto e i saluti onorati nelle piazze erano meravigliosi per i leader religiosi che volevano essere come delle celebrità, che pensavano che essere spirituali fosse un ottimo modo per diventare famosi. Gesù rimproverò severamente questo atteggiamento e proclamò guai a chiunque si comportasse in quel modo.

e. Scribi e farisei ipocriti: Letteralmente, la parola “ipocriti” si riferisce ad un attore, qualcuno che recita una parte. Gesù espose la corruzione che era nascosta dalla facciata spirituale degli scribi e farisei.

f. Perché siete come i sepolcri che non si vedono, e gli uomini vi camminano sopra senza accorgersene: Quei leader religiosi amavano dare l’impressione di essere molto spirituali, ma in realtà contaminavano tutti quelli con cui entravano in contatto. Camminare su una tomba contaminava cerimonialmente una persona ebrea, anche a sua insaputa.

i. Secondo Numeri 19:16, chiunque toccasse una tomba era cerimonialmente impuro per sette giorni. Era questo il motivo per cui i Giudei cercavano di marcare chiaramente le tombe, di solito imbiancandole, in modo che tutti sapessero dove si trovavano e le evitassero.

4. (45-46) Gesù rimprovera i dottori della legge per il loro sistema religioso opprimente.

Allora uno dei dottori della legge, rispondendo, gli disse: «Maestro, dicendo queste cose, tu offendi anche noi». Ed egli disse: «Guai anche a voi, dottori della legge! Perché caricate gli uomini di pesi difficili da portare, e voi non toccate questi pesi neppure con un dito».

a. Maestro, dicendo queste cose, tu offendi anche noi: Il dottore della legge avrebbe fatto meglio a tacere, ma poiché attirò l’attenzione su di sé, Gesù si rivolse anche a lui.

i. “Uno dei dottori della leggesignifica che l’uomo era un esperto nell’interpretazione e nell’applicazione della legge di Mosè.

b. Perché caricate gli uomini di pesi difficili da portare, e voi non toccate questi pesi neppure con un dito: A causa del modo in cui interpretavano la legge, gli esperti della legge mosaica ponevano pesanti fardelli sulle persone, ma con sotterfugi e scappatoie elaborati.

i. Per esempio, insegnavano che di sabato un uomo non poteva portare qualcosa nella mano destra o nella mano sinistra, sul petto o sulla spalla, ma poteva portare qualcosa con il dorso della mano, con il piede, con il gomito, nell’orecchio, nei capelli, nell’orlo della camicia, nella scarpa o nel sandalo.

ii. Di sabato era proibito fare un nodo, con un’eccezione: una donna poteva fare un nodo alla sua cintura. Così, se si doveva sollevare un secchio d’acqua da un pozzo, non si poteva legare una corda al secchio, ma una donna poteva legare la sua cintura al secchio – e sollevarlo dal pozzo.

iii. Un altro esempio è come gli antichi rabbini presero il comando di avere un’igiene adeguata nell’accampamento militare d’Israele (Deuteronomio 23:12-14) e lo applicarono a Gerusalemme, considerando la città “l’accampamento del Signore”. Quando si combinava tale interpretazione con le restrizioni di viaggio durante il sabato, ne risultò un divieto di andare in bagno durante il sabato.

iv. È possibile usare erroneamente le Scritture come strumento di controllo e di oppressione, il tutto eludendo la propria vera responsabilità davanti a Dio. Questo espone chiunque si comporti così allo stesso avvertimento e alla stessa condanna di Gesù.

5. (47-51) I leader religiosi ammiravano solo i profeti defunti.

«Guai a voi! Perché voi edificate i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così facendo, voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri; infatti essi uccisero i profeti e voi edificate i loro sepolcri. Per questa ragione anche la sapienza di Dio ha detto: “Io manderò loro dei profeti e degli apostoli, ed essi ne uccideranno alcuni ed altri li perseguiteranno”. Affinché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, che è stato sparso fin dalla fondazione del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il tempio; sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione».

a. Perché voi edificate i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi: Essi professavano di venerare i profeti defunti, ma rifiutavano i profeti vivi. Così facendo, dimostravano di essere veramente i figli di coloro che uccisero i profeti nei giorni antichi (approvate le opere dei vostri padri).

i. Esprimiamo lo stesso pensiero quando crediamo che ci saremmo fidati di Gesù più di quanto abbiano fatto i Suoi discepoli, o gli saremmo stati più fedeli.

b. Io manderò loro dei profeti e degli apostoli, ed essi ne uccideranno alcuni ed altri li perseguiteranno: Gesù profetizzò che quei capi religiosi avrebbero completato il rifiuto dei profeti iniziato dai loro padri perseguitando i Suoi discepoli, che Egli avrebbe mandato da loro.

c. Affinché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, che è stato sparso fin dalla fondazione del mondo: Si trattava di una pesante condanna da parte di Gesù, dicendo che coloro che rigettavano Lui, i Suoi apostoli e i Suoi profeti avrebbero dovuto dare maggiore conto del proprio operato.

i. “Non c’è argomentazione che possa privare queste parole della loro terribile importanza. Esse rimangono in eterno e ci parlano ‘dell’ira dell’Agnello’.” (Morgan)

d. Dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria: Gesù qui si riferisce a tutti i martiri giusti dell’Antico Testamento. Abele era chiaramente il primo e, secondo l’ordine dei libri nella Bibbia ebraica, Zaccaria era l’ultimo. 2 Cronache è l’ultimo libro della Bibbia ebraica, con la storia di Zaccaria che si trova in 2 Cronache 24.

i. Il sangue di Abele gridò (Genesi 4:10) e Zaccaria chiese che il proprio sangue fosse ricordato (2 Cronache 24:22).

ii. “Si può quasi avvertire la forza fulminante della Sua forte e potente indignazione – indignazione diretta non contro il popolo, ma contro le loro false guide. Eppure, dietro a tutto questo c’è il Suo cuore e i ‘guai’ si fondono in un lamento di agonia, il grido di una madre per il figlio che ha perso.” (Morgan)

6. (52) Il loro più grande crimine – impedire agli altri di avvicinarsi a Dio.

«Guai a voi dottori della legge! Perché avete sottratto la chiave della scienza; voi stessi non siete entrati e ne avete impedito l’accesso a coloro che entravano».

a. Perché avete sottratto la chiave della scienza: Il loro approccio legalistico aveva sottratto l’intendimento e la conoscenza. Non aiutavano affatto il popolo, ma davano loro una lista di regole con cui avrebbero potuto, secondo loro, salvarsi.

b. Voi stessi non siete entrati e ne avete impedito l’accesso a coloro che entravano: È orribile che qualcuno non entri in cielo, ma è molto peggio impedire ad altri di entrarvi.

i. “L’idea è che la contaminazione della Parola di Dio da parte degli scribi con le tradizioni degli uomini impedisca al popolo l’incontro con la rivelazione di Dio.” (Pate)

7. (53-54) La reazione dei nemici di Gesù.

Ora, mentre egli diceva loro queste cose, gli scribi e i farisei cominciarono ad irritarsi grandemente contro di lui e ad assalirlo con molte domande, tendendogli tranelli, per coglierlo in fallo e poterlo accusare per qualche sua parola.

a. Gli scribi e i farisei cominciarono ad irritarsi grandemente contro di lui e ad assalirlo: Non ricevettero la correzione di Gesù, ma preferirono conservare la loro mentalità e le loro abitudini peccaminose, piuttosto che pentirsi e imparare dal rimprovero di Gesù. La loro reazione fu forte e violenta nelle parole e nei fatti (irritarsi grandemente contro di lui e ad assalirlo).

b. Poterlo accusare: I capi religiosi risposero come molti fanno quando si trovano di fronte alla correzione e alla verità di Dio. Invece di ricevere umilmente la correzione, rispondono con accuse indignate.

i. Proverbi ci dice cosa fanno coloro che rifiutano la correzione. Primo, odiano chi li corregge (Proverbi 9:8, Proverbi 15:12). Secondo, non ascoltano chi li corregge (Proverbi 13:1). Terzo, disprezzano la loro stessa anima (Proverbi 15:32).

ii. Inoltre, Proverbi descrive il carattere di coloro che rifiutano la correzione. Sono stupidi (Proverbi 12:1) e stolti (Proverbi 15:5).

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