La Gloria della Gente Comune che Crede


Salutate il mio caro Epeneto, il quale è la primizia dell’Acaia in Cristo. Salutate Maria, la quale si è molto affaticata per noi. Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigione, i quali sono segnalati fra gli apostoli, e anche sono stati in Cristo prima di me. Salutate Amplia, mio diletto nel Signore. (Romani 16:5b-8)

In Romani 16:1-16, Paolo inizia a concludere la sua lettera ai cristiani di Roma. In quei versetti, ha menzionato 26 persone per nome, salutando o riconoscendo ciascuna di esse. Questo è notevole perché Paolo non aveva mai visitato Roma, ma poiché tanti viaggiavano da e per la grande città, conosceva molti cristiani lì.

Ci sono cose importanti da imparare da un lungo elenco di nomi.

In primo luogo, ci insegna che questa era una lettera scritta a persone reali, comuni. È vero che la lettera di Paolo ai Romani è degna della più profonda e intellettuale attenzione. Chissà quante dissertazioni di dottorato sono state scritte esaminando Romani! Eppure i lettori originali erano persone comuni. Non erano qualificati come teologi professionisti, ma erano persone che amavano il Signore. Questo ci insegna che la parola di Dio è scritta per la gente comune. Ci sono profondità nella parola di Dio che i più brillanti non possono raggiungere pienamente, ma il suo messaggio principale è accessibile alle persone comuni e semplici.

In secondo luogo, notate le donne menzionate in questo capitolo: Febe, Priscilla, Maria, Trifena, Trifosa, la madre di Rufo, e Giulia. Giunia (16:7) è forse anche un nome di donna. Queste donne servirono il Signore in modi meravigliosi e furono notate da Paolo. Possiamo essere sicuri che servissero secondo il modello dato dal Nuovo testamento, rendendo onore al Signore.

Terzo, nota il loro lavoro per il Signore. Tra questi 26 ci sono servi, aiutanti, compagni di lavoro, compagni di prigionia, coloro che hanno lavorato e coloro che si sono molto affaticati. Nella famiglia di Dio ci sono diversi tipi di servi, con ruoli diversi, e che svolgono il loro lavoro a livelli diversi. È bello essere tra coloro che lavorano per la causa di Dio; è ancora meglio essere tra quelli che si affaticano molto.

Quarto, dei 26 nomi, 13 compaiono anche in iscrizioni o documenti legati al palazzo dell’imperatore a Roma. Sappiamo che c’erano cristiani nella casa di Cesare (Filippesi 4:22). Paolo potrebbe scrivere molto dei servi che lavorarono per Cesare che divennero cristiani. Dio ha il Suo popolo in luoghi inaspettati.

Infine, i 26 nomi ci mostrano quanto Dio ama la gente comune. È forse inevitabile che la nostra attenzione sia attratta da coloro che si ritiene siano importanti o preminenti. Siamo pronti a pensare alle persone come celebrità e star e a pensare che dovrebbero essere le prime della fila. Non è così che Dio pensa. Come gruppo, questi non erano leader di spicco e solo alcuni dei 26 sono menzionati nel Libro degli Atti. Eppure Paolo, e il Signore Gesù a cui Paolo serviva, ne presero nota.

Dio deve amare i credenti di tutti i giorni – Lui ne ha creati così tanti!

David Guzik:

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