Giuda 1




Giuda – La Lotta per la Fede

Le lettere più brevi del Nuovo Testamento sono spesso trascurate, ma la trascuratezza nei confronti dell’importante lettera di Giuda rivela più cose su di noi che su di essa. “Tale trascuratezza riflette più la superficialità della generazione che la trascura che l’irrilevanza del suo scottante messaggio.” (Guthrie)

A. Il pericolo che spinge Giuda a scrivere.

1. (1) L’autore e i lettori.

Giuda, servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo, ai chiamati che sono santificati in Dio Padre e custoditi in Cristo Gesù:

a. Giuda: Letteralmente il nome è “Judas”, ma per evitare la connessione con Giuda Iscariota, il famigerato uomo che tradì Gesù, la maggior parte dei traduttori inglesi ha usato il nome “Jude”.

i. Ci sono sei persone di nome “Giuda” menzionate nel Nuovo Testamento, ma le prove migliori lo identificano con quello citato in Matteo 13:55 e Marco 6:3: Giuda, il fratellastro di Gesù.

ii. Giuda, come gli altri fratellastri di Gesù (incluso Giacomo), non credette in Gesù come Messia fino a dopo la Sua risurrezione (Giovanni 7:5 e Atti 1:14).

b. Servo di Gesù Cristo: Giuda, pur essendo un parente di sangue di Gesù, si considerava solo un servo di Gesù Cristo. Il fatto che volesse farsi conoscere in questo modo, invece di presentarsi come “Giuda, fratellastro di Gesù”, ci parla della sua umiltà e della poca importanza di essere imparentato umanamente a Gesù.

i. Gesù parla di quanto sia relativamente poco importante la parentela con Lui nei passi di Marco 3:31-35 e Luca 11:27-28.

ii. Giuda dava sicuramente importanza al fatto di essere il fratellastro di Gesù e di essere cresciuto insieme a Lui nella stessa famiglia. Ancora più prezioso per lui però era il suo nuovo rapporto con Gesù. Per Giuda, il sangue della croce che lo aveva salvato era più importante del sangue di famiglia nelle sue vene che lo imparentava a Gesù. Giuda avrebbe potuto dire come Paolo: “Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più così” (2 Corinzi 5:16).

c. E fratello di Giacomo: Giacomo era un leader importante nella chiesa di Gerusalemme e anche l’autore della lettera omonima del Nuovo Testamento. Sia Giacomo che Giuda erano fratellastri di Gesù.

d. Ai chiamati: Giuda rivolse la propria lettera ai cristiani. Essa non è un trattato evangelistico, ma affronta argomenti che i credenti hanno bisogno di sentire, anche se spesso non vogliono.

i. Giuda identifica i suoi lettori come cristiani in tre modi specifici:

· Erano stati chiamati. Un cristiano è tale perché Dio lo ha chiamato. L’importante è rispondere alla chiamata quando arriva, così come rispondiamo al telefono quando squilla.

· Erano stati santificati in Dio Padre. Ciò significa che erano stati separati – separati dal mondo e separati per Dio.

· Erano custoditi in Gesù. Gesù Cristo è il nostro custode e il nostro protettore.

2. (2) Giuda saluta in modo caloroso e tipico.

Misericordia, pace e amore vi siano moltiplicati.

a. Misericordia, pace e amore: Sebbene non si tratti dello stesso saluto che si trova nelle maggior parte delle lettere di Paolo, che di solito iniziano con qualche variazione di “Grazia a voi e pace”, è sostanzialmente lo stesso.

b. Vi siano moltiplicati: Nella mente e nel cuore di Giuda non bastava avere misericordia, pace e amore aggiunti alla vita del cristiano. Desiderava che ci fosse una moltiplicazione invece della semplice addizione.

3. (3) La chiamata a difendere la fede.

Carissimi, anche se avevo una grande premura di scrivervi circa la nostra comune salvezza, sono stato obbligato a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi.

a. Avevo una grande premura di scrivervi: Il desiderio iniziale di Giuda era di scrivere della nostra comune salvezza. Ma qualcosa accadde: Giuda fu obbligato a farlo in maniera diversa. Potremmo dire che questa è la lettera che non voleva essere scritta.

i. La lettera di Giuda è essenzialmente un sermone. In essa, Giuda predicava contro le pratiche e le dottrine pericolose che mettono in pericolo il vangelo di Gesù Cristo. Erano problemi seri, che Giuda affrontava seriamente.

ii. Dovremmo essere felici della sensibilità di Giuda allo Spirito Santo per la stesura di questa lettera. Quella che poteva essere solo una lettera di un leader cristiano a una chiesa particolare è invece diventata uno strumento prezioso ispirato dallo Spirito Santo e di grande avvertimento in questi ultimi tempi.

b. Circa la nostra comune salvezza: La nostra salvezza non è comune nel senso che è a buon mercato o che tutti la posseggano. È comune perché siamo salvati in comune, in comunità. Dio non ha una via per i ricchi e un’altra per i poveri, o una via per i buoni e un’altra per i cattivi. Tutti veniamo a Dio allo stesso modo. Se non è una comune salvezza, non è la salvezza di Dio – e non è affatto salvezza.

i. Un singolo cristiano può non saperlo, capirlo o trarne beneficio, ma essere cristiani significa far parte di una comunità. Essere cristiani significa stare al fianco di milioni di cristiani che ci hanno preceduto. Siamo accanto a cristiani forti e cristiani deboli, a cristiani coraggiosi e cristiani codardi, a vecchi cristiani e giovani cristiani. Facciamo parte di un esercito invisibile e potente che si estende attraverso le generazioni.

ii. “Su altre questioni ci sono distinzioni tra i credenti, ma c’è una salvezza comune di cui gode l’arminiano come il calvinista, posseduta dal presbiteriano come dall’episcopaliano, apprezzata dal quacchero come dal battista. Coloro che sono in Cristo sono più vicini di quanto sappiano, e la loro intensa unità nella profonda verità essenziale è una forza più grande di quanto la maggior parte di loro immagini: basta darle spazio e farà miracoli.” (Spurgeon)

iii. Negli anni ‘80 un sondaggio ha rilevato che il 70% degli americani che vanno in chiesa afferma che si può essere un buon cristiano senza andare in chiesa. Questo non corrisponde all’idea di Giuda di una comune salvezza.

c. Per esortarvi a combattere strenuamente per la fede: Questo fu il grande bisogno per cui Giuda interruppe la sua lettera precedente. La parola tradotta dal greco antico concombattere” deriva dal mondo atletico – dal tappeto del wrestling. È una forma rafforzata della parola che significa “agonizzare”. Perciò, “combattere” parla di lavoro duro e diligente.

i. Il verbo tradotto combattere strenuamente è (nella grammatica del greco antico) all’infinito presente, mostrando che la lotta cristiana è continua.

ii. Combattiamo strenuamente per la fede perché è preziosa. Se, entrando in una galleria d’arte, non ci sono guardie o nessun tipo di sistema di sicurezza, c’è solo una ragione: non c’è nulla di realmente prezioso. Solo ciò che ha valore viene protetto; il resto no.

d. Per esortarvi a combattere strenuamente per la fede: Dando enfasi al suffisso vi di esortarvi, notiamo che l’esortazione di Giuda è rivolta a ogni singolo cristiano. Sono molti i modi in cui ogni cristiano può combattere strenuamente per la fede.

i. Combattiamo per la fede in maniera attiva quando diamo una testimonianza irremovibile, distribuiamo trattati, rendiamo possibile la formazione di ambasciatori fedeli per Gesù, o quando fortifichiamo le mani dei pastori fedeli che onorano la Parola di Dio dal pulpito. Questi sono alcuni dei tanti modi in cui possiamo combattere strenuamente per la fede in maniera attiva.

ii. Combattiamo per la fede in maniera passiva quando rifiutiamo il sostegno e l’incoraggiamento ai falsi insegnanti.

iii. Combattiamo per la fede in maniera pratica quando viviamo una vita cristiana senza compromessi e onoriamo il Signore che ci ha cambiato.

iv. Ovviamente, a combattere strenuamente per la fede sono i missionari e gli evangelisti fedeli, ma anche l’insegnante della scuola domenicale o i leader dei gruppi in casa che rimangono fedeli alle Scritture. Persone così combattono tanto per la fede quanto un missionario in prima linea; ognuno di noi dovrebbe lottare per il vangelo ovunque Dio ci metta.

e. Combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi: Qui Giuda ci dice per cosa combattiamo. Nel mondo ci sono molte contese accese, ma di solito non per le cose giuste. La fede, che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi, è qualcosa per cui vale la pena combattere.

i. La fede” non è la nostra fede personale, né riguarda la nostra fiducia in Dio. Piuttosto, indica “le verità essenziali del vangelo che tutti i veri cristiani hanno in comune”. “La fede” appare ripetutamente nel Nuovo Testamento con questo significato (per esempio, Atti 6:7, 13:8, 14:22, 16:5, 24:24; Romani 1:5 e 16:26; Colossesi 2:7 e 1 Timoteo 1:2). Dobbiamo combattere strenuamente per la verità. “La fede è il corpus di verità che molto presto nella storia della Chiesa ha assunto una forma definitiva (cfr. Atti 2:42; Romani 6:17; Galati 1:23).” (Blum)

ii. “Una volta” significa che la fede è stata trasmessa una volta e non ha bisogno di essere trasmessa di nuovo. Certo, noi distribuiamo questa verità ancora e ancora, ma è stata trasmessa da Dio al mondo tramite gli apostoli e i profeti una volta (Efesini 2:20). Dio può parlare oggi, ma mai nel modo autorevole in cui parlò attraverso i primi apostoli e profeti, come riportato nel Nuovo Testamento. “Non c’è e non ci sarà un altro vangelo. Il suo contenuto sarà compreso in maggiore pienezza, le sue implicazioni saranno sviluppate, le sue predizioni saranno soddisfatte; ma non sarà mai integrato, superato o soppiantato.” (Erdman)

iii. “Una volta per sempre” vuol dire che questa fede è per tutti. Non abbiamo la possibilità di inventarci una fede nostra ed essere ancora fedeli a Dio. Questa fede è per sempre, ma oggi non è popolare credere veramente nella fede trasmessa una volta per sempre ai santi. Invece, la maggior parte delle persone vuole credere nella fede che si costruisce da sola, mentre va avanti e decide ciò che è giusto per sé. Più persone credono nella “fede che è nel mio cuore” che alla fede trasmessa una volta per sempre ai santi.

iv. Nel libro Le abitudini del cuore, Robert Bellah e i suoi colleghi scrivono di un’intervista con una giovane infermiera di nome Sheila Larson, che descrivono come stereotipo dell’esperienza e delle opinioni di molti americani sulla religione. Parlando della sua fede e di come ha operato nella sua vita, dice: “Credo in Dio. Non sono una fanatica religiosa. Non ricordo l’ultima volta che sono andata in chiesa. La mia fede mi ha portata lontano. La chiamo ‘Sheilismo’, la mia vocina”. Potremmo dire che questa fede altamente individualista è la religione più popolare al mondo, ma è sbagliato se pensiamo che possiamo o dobbiamo crearcene una nostra. Il cristianesimo si basa su una fede che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi.

4. (4) Dobbiamo combattere per la fede, perché ci sono uomini pericolosi tra i cristiani.

Si sono infatti infiltrati tra di voi certi uomini, che sono stati da tempo designati per questa condanna, empi che mutano la grazia del nostro Dio in immoralità e negano l’unico Padrone Dio e il Signor nostro Gesù Cristo.

a. Si sono infatti infiltrati tra di voi certi uomini: In parte, questo è ciò che li rende così pericolosi – si sono infiltrati. Nessuno ha notato che erano pericolosi. Non indossavano una targhetta con scritto “Pericolo: Falso Insegnante”. Questi uomini probabilmente affermavano di essere più biblici di chiunque altro.

i. Infiltrati significa, “Introdursi di nascosto come da una porta secondaria.” (Robertson) “Satana sa bene che un diavolo nella chiesa può fare molto più di mille diavoli al di fuori dei suoi confini.” (Spurgeon)

b. Che sono stati da tempo designati per questa condanna: Questi uomini hanno un destino, lo stesso di ogni falso insegnante e leader. Non sono altro che uomini empi, designati e destinati per questa condanna. Sono empi, cioè non sono come Dio e, a prescindere dalle apparenze esteriori, Lo ignorano.

i. Passano inosservati agli uomini ma non a Dio. Il Signore non si torce le mani in cielo, preoccupandosi di coloro che ingannano gli altri attraverso il loro insegnamento e attraverso i loro stili di vita. Saranno anche nascosti ad alcuni credenti, ma, per quanto riguarda Dio, la loro condanna è stata designata molto tempo fa. Il loro giudizio è assicurato. La verità vincerà; la nostra responsabilità è stare dalla parte della verità.

c. Che mutano la grazia del nostro Dio in immoralità: Certi uomini avevano ricevuto qualcosa della grazia del nostro Dio. Tuttavia, una volta ricevuta, la usarono per giustificare la propria immoralità.

i. L’idea alla base del termine immoralità è il peccato che viene praticato senza vergogna, senza alcun senso di coscienza o decenza. Sebbene la parola si usi di solito nel contesto di peccati sensuali, come l’immoralità sessuale, può anche essere usata per indicare uno sfrontato insegnamento antibiblico, quando si nega la verità e si insegnano spudoratamente menzogne. Probabilmente Giuda pensava a entrambi i concetti, perché, come si evidenzia nel resto della lettera, questi uomini avevano sia problemi morali che dottrinali.

ii. Le parole di Giuda mostrano che c’è un pericolo nel predicare la grazia. Ci sono alcuni che possono prendere la verità della grazia di Dio e mutare la grazia del nostro Dio in immoralità. Ciò non significa che ci sia qualcosa di sbagliato o pericoloso nel messaggio della grazia di Dio, ma palesa semplicemente la corruzione del cuore umano.

d. E negano l’unico Padrone Dio e il Signor nostro Gesù Cristo: Questi certi uomini negano il Signore Gesù Cristo. Lo negano rifiutando di riconoscere chi Gesù ha affermato di essere e negano quindi anche chi è Dio Padre.

i. Non viene specificato in che modo questi uomini negano l’unico Padrone Dio. Forse Lo negavano vivendo una vita empia o magari predicando dottrine eretiche. È probabile che facessero entrambe le cose.

B. Tre esempi che mostrano la certezza del giudizio di Dio contro certi uomini.

1. (5) L’esempio del popolo di Israele.

Or voglio ricordare a voi, che già conoscevate tutto questo, che il Signore, dopo aver salvato il suo popolo dal paese di Egitto, in seguito fece perire quelli che non credettero.

a. Or voglio ricordare a voi, che già conoscevate tutto questo: Giuda sapeva che non stava dicendo loro niente di nuovo. L’esempio che cita era già stato insegnato loro, ma avevano bisogno di riascoltarlo e di applicarlo alla loro situazione attuale.

i. Idealmente, ogni cristiano dovrebbe leggere queste allusioni all’Antico Testamento e dire: “Sì, Giuda, so esattamente di cosa stai parlando”. Se non sappiamo di cosa sta parlando Giuda, vuol dire che dobbiamo approfondire la nostra conoscenza della Bibbia.

ii. “Quanto alla radice dei fatti, alle dottrine fondamentali, alle verità principali della Scrittura, dobbiamo giorno per giorno insistere su di esse. Non dobbiamo mai dire: ‘Tutti le conoscono’ perché, ahimè, tutti le dimenticano.” (Spurgeon)

iii. “L’uso della Parola di Dio non è solo per insegnare ciò che altrimenti non avremmo potuto sapere, ma anche per indurci a una seria meditazione di quelle cose che già comprendiamo e per non lasciarci intorpidire in una fredda conoscenza.” (Calvino)

b. Il Signore, dopo aver salvato il suo popolo dal paese di Egitto: Giuda ci ricorda gli avvenimenti di Numeri 14. Dio aveva liberato gli Israeliti dalla schiavitù, facendoli uscire dall’Egitto. Il popolo, arrivato senza ritardi involontari in un luogo chiamato Kadesh Barnea, alle soglie della Terra Promessa, si rifiutò di confidare in Dio e di entrare in Canaan. Pertanto, quasi nessun adulto della generazione che era uscita dall’Egitto vi entrò.

i. Pensiamo a ciò che Dio ha fatto per gli Israeliti in questa situazione e a come essi hanno risposto a Lui. Sebbene avessero sperimentato la liberazione miracolosa di Dio presso il Mar Rosso, avessero ascoltato la voce di Dio al Monte Sinai, avessero ricevuto ogni giorno le Sue cure e la manna nel deserto, sono caduti nell’incredulità e non sono mai entrati nel luogo di benedizione e di riposo che Dio aveva in serbo per loro.

c. In seguito fece perire quelli che non credettero: Coloro che dubitarono e rifiutarono Dio a Kadesh Barnea pagarono un prezzo più grande del semplice fatto di non essere entrati nella Terra Promessa. Caddero sotto il giudizio di Dio. Nel Salmo 95 leggiamo come il Signore reagì nei loro confronti: “Per quarant’anni ebbi in disgusto quella generazione, e dissi: Sono un popolo dal cuore sviato e non conoscono le mie vie. Perciò giurai nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo” (Salmo 95:10-11).

i. L’avvertimento attraverso Giuda è chiaro. Il popolo d’Israele era partito abbastanza bene dall’Egitto e aveva ricevuto molte benedizioni da Dio lungo la strada. Ma non resistettero fino alla fine, perché non credettero alla promessa di potenza e di protezione da parte di Dio.

ii. Questo esempio ci insegna due cose. In primo luogo, ci assicura che gli uomini che causano problemi saranno certamente giudicati, anche se hanno iniziato bene il loro cammino con Dio. Giuda dice: “Quegli uomini avranno anche cominciato bene. Ma così fecero i figli d’Israele, e Dio in seguito fece perire quelli che non credettero”. In secondo luogo, ci avverte che anche noi dobbiamo seguire Gesù fino alla fine e non essere mai tra quelli che non credettero. La prova finale del nostro cristianesimo è la perseveranza. Alcuni iniziano la corsa, senza però portarla mai a termine.

2. (6) L’esempio degli angeli che hanno peccato.

Egli ha pure rinchiuso nelle tenebre dell’inferno con catene eterne, per il giudizio del gran giorno, gli angeli che non conservarono il loro primiero stato ma che lasciarono la loro propria dimora.

a. Gli angeli che non conservarono il loro primiero stato: La lettera di Giuda è famosa per i punti oscuri o controversi che solleva, e questo è uno di quelli. Giuda parla degli angeli che peccarono, che ora sono imprigionati e in attesa di un futuro giorno del giudizio.

i. “Non è esagerato dire che il Nuovo Testamento non presenta tanti fenomeni strani o solleva tante domande curiose in uno spazio così ristretto.” (Salmond, Commento del Pulpito)

b. Angeli che non conservarono il loro primiero stato: Esiste una certa controversia sull’identità di questi particolari angeli. Ci sono solo due punti nella Bibbia in cui si parla di angeli che peccano. Il primo riguarda la ribellione originaria di alcuni angeli contro Dio (Isaia 14:12-14, Apocalisse 12:4). Il secondo, il peccato dei figli di Dio descritto in Genesi 6:1-2.

i. Genesi 6:1-2 è un passo controverso già di per sé. Dice: Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e nacquero loro delle figlie, avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle, e presero per loro mogli tutte quelle che essi scelsero. Si discute molto se i figli di Dio siano esseri angelici o solo un altro modo di dire “seguaci di Dio” tra gli uomini. Giuda ci aiuta a rispondere a questa domanda.

c. Non conservarono il loro primiero stato ma che lasciarono la loro propria dimora: Si tratta di una trasgressione collegata a qualche tipo di peccato sessuale, come l’unione sessuale tra esseri angelici ribelli (i figli di Dio in Genesi 6:2) e gli esseri umani (le figlie degli uomini in Genesi 6:2). Sappiamo che c’era un aspetto sessuale in questo peccato perché Giuda ci dice nel versetto seguente, Giuda 7: Proprio come Sodoma e Gomorra e le città vicine, che come loro si erano abbandonate alla fornicazione e si erano date a perversione sessuali contro natura. Le parole come loro si riferiscono agli angeli di Giuda 6 e le parole perversione sessuali contro natura si riferiscono alle loro unioni sessuali innaturali.

i. Da Genesi 6 sappiamo alcune cose su questa unione sessuale innaturale. Sappiamo che questa unione innaturale produsse una prole innaturale. L’unione innaturale corruppe il patrimonio genetico dell’umanità, così Dio dovette trovare Noè, un uomo giusto e irreprensibile tra i suoi contemporanei (Genesi 6:9), cioè “puro nella sua genetica”. Questa unione innaturale provocò un giudizio incredibilmente drastico da parte di Dio: un diluvio globale, che spazzò via tutta l’umanità ad eccezione di otto persone.

ii. Possiamo aggiungere un altro pezzo di conoscenza da Giuda 6. Questa unione innaturale spinse Dio a imprigionare in modo univoco gli angeli che avevano peccato in questo modo. Li rinchiuse nelle tenebre dell’inferno con catene eterne, per il giudizio del gran giorno.

iii. Quanto ai dettagli specifici di questa unione innaturale, è inutile speculare. Non sappiamo in che modo il materiale genetico degli “angeli decaduti” possa mescolarsi con il materiale genetico umano. Forse fu il frutto di una forma unica di possessione demoniaca, attraverso cui gli angeli decaduti operavano nell’ospite umano. Sappiamo che gli angeli hanno la capacità di assumere sembianze umane almeno temporaneamente, ma non sappiamo di più.

d. Egli ha pure rinchiuso nelle tenebre dell’inferno con catene eterne, per il giudizio del gran giorno: Dio giudicò quegli angeli malvagi, mettendoli in catene eterne. A quanto pare, alcuni angeli decaduti sono in schiavitù, mentre altri sono liberi e attivi tra gli uomini sotto forma di demoni.

i. Non avendo mantenuto il loro primiero stato, ora sono tenuti in catene. La loro ricerca peccaminosa di libertà li ha ridotti in schiavitù. Allo stesso modo, coloro che insistono sulla libertà di fare ciò che vogliono sono come questi angeli, legati da catene eterne. La vera libertà viene dall’obbedienza.

ii. Se gli angeli non riescono a spezzare le catene che il peccato ha portato su di loro, siamo sciocchi a pensare che gli esseri umani ci riescano. Non possiamo liberarci da soli da queste catene; solo Gesù può farlo.

iii. Questo ci ricorda che gli angeli che peccarono con un’unione sessuale innaturale non sono più attivi. Con il Suo giudizio radicale ai giorni di Noè, Dio mise fine a questo tipo di unione contro natura.

iv. Questo esempio ci insegna due cose. In primo luogo, ci assicura che gli uomini che causano problemi saranno giudicati, indipendentemente dal loro stato spirituale. Un tempo questi angeli si trovavano alla presenza immediata e gloriosa di Dio – e ora sono in catene eterne. Se Dio ha giudicato gli angeli che hanno peccato, giudicherà anche questi uomini. In secondo luogo, ci avverte che anche noi dobbiamo continuare a camminare con Gesù. Se l’esperienza spirituale passata di questi angeli non garantiva il loro stato spirituale futuro, allora non garantisce nemmeno il nostro. Dobbiamo continuare a camminare e stare in guardia.

3. (7) L’esempio di Sodoma e Gomorra.

Proprio come Sodoma e Gomorra e le città vicine, che come loro si erano abbandonate alla fornicazione e si erano date a perversioni sessuali contro natura, sono state poste davanti come esempio, subendo la pena di un fuoco eterno.

a. Proprio come Sodoma e Gomorra: Anche queste due città (e le città vicine) sono esempi del giudizio di Dio. Il loro peccato, che includeva sia l’omosessualità in maniera più vistosa sia altri peccati, fu la causa del giudizio di Dio.

i. Sodoma e Gomorra erano luoghi benedetti e privilegiati. Si trovavano in un’area benedetta: era tutta quanta irrigata… come il giardino dell’Eterno (Genesi 13:10).

b. Si erano abbandonate alla fornicazione e si erano date a perversioni sessuali contro natura: Giuda fa riferimento al racconto di Genesi 19, dove viene descritta la condotta omosessuale degli uomini di Sodoma. Ezechiele 16:49 elenca altri peccati di Sodoma: Ecco, questa fu l’iniquità di tua sorella Sodoma: lei e le sue figlie vivevano nell’orgoglio, nell’abbondanza del pane e in una grande indolenza, ma non sostenevano la mano dell’afflitto e del povero. La depravazione sessuale non era il loro unico peccato, ma era certamente tra i loro peccati, come Giuda afferma chiaramente.

i. I peccati descritti in Ezechiele 16:49 mostrano che Sodoma e Gomorra erano davvero aree prospere e benedette. Non è possibile avere abbondanza del pane e grande indolenza senza le benedizioni materiali. Eppure, nonostante la grande benedizione di Dio e la prosperità materiale, peccarono e furono giudicati.

c. Subendo la pena di un fuoco eterno: In Genesi 19, Sodoma e Gomorra sono distrutte con il fuoco dal cielo, ma il loro giudizio mediante il fuoco non terminava lì. Molto peggio di quanto accade in Genesi 19, subirono la pena di un fuoco eterno.

i. Questo esempio ci insegna due cose. In primo luogo, ci assicura che gli uomini che causano problemi saranno giudicati, a prescindere da quanto siano stati benedetti in passato. Proprio come Sodoma e Gomorra, un tempo meravigliosamente benedette, ma che alla fine subirono la pena di un fuoco eterno, così sarà per questi uomini. In secondo luogo, ci avverte che anche noi dobbiamo continuare a camminare con Gesù. Se le benedizioni del passato non garantivano il loro futuro stato spirituale, allora non garantiscono nemmeno il nostro.

C. Altri peccati di certi uomini.

1. (8) Il carattere di certi uomini pericolosi.

Allo stesso modo questi sognatori contaminano anch’essi la carne, respingono l’autorità e parlano male delle dignità.

a. Allo stesso modo: Giuda collegava i certi uomini con il popolo di Sodoma e Gomorra nella loro sensualità (contaminano anch’essi la carne) e nel loro rifiuto dell’autorità di Dio (respingono l’autorità).

i. Quando Giuda dice che questi certi uomini respingono l’autorità, significa che loro volevano essere in autorità. Perciò, respingevano l’autorità di Dio e respingevano quelli che Dio aveva posto in autorità.

ii. Oggi la nostra cultura ci incoraggia a respingere l’autorità e a riconoscere noi stessi come l’unica vera autorità nella nostra vita. Possiamo farlo con la Bibbia, scegliendo di credere solo a ciò che ci piace. Possiamo farlo con le nostre convinzioni, scegliendo la religione che più ci aggrada. Oppure possiamo farlo con il nostro stile di vita, facendoci le nostre regole e non riconoscendo le autorità che Dio ha stabilito.

iii. Nei giorni più bui di Israele, la società era caratterizzata da un principio: ognuno faceva ciò che sembrava giusto ai suoi occhi (Giudici 21:25). Oggi questo è il modello di tutto il mondo e in particolare della civiltà occidentale.

b. Questi sognatori: È possibile che Giuda intendesse dire che certi uomini non erano in contatto con la realtà. È tuttavia più probabile che intendesse dire che quegli uomini affermavano di avere sogni profetici che in realtà erano inganni.

c. Parlano male delle dignità: Probabilmente le dignità erano gli apostoli o altri leader della chiesa. Il loro rifiuto dell’autorità era connesso con il loro parlar male dei dignitari.

2. (9) L’arcangelo Michele come esempio di qualcuno che non parla male delle dignità.

Invece l’arcangelo Michele, quando in contesa col diavolo disputava intorno al corpo di Mosè, non osò lanciargli contro un giudizio oltraggioso, ma disse: «Ti sgridi il Signore!».

a. L’arcangelo Michele… diavolo: Giuda menziona due tipi di essere angelici: Michele è tra gli esseri angelici fedeli a Dio, servitori di Dio e dell’uomo; il diavolo è tra gli esseri angelici in ribellione a Dio, che sono i nemici dell’uomo.

i. Ci sono esseri invisibili e angelici tutt’intorno a noi. Ci sono spiriti ministri inviati da Dio per assisterci e spiriti demoniaci che vogliono sconfiggerci. Il diavolo non può annullare la salvezza di una persona salvata, ma attraverso i suoi inganni può corrompere e contaminare un cristiano che dovrebbe camminare nella purezza e nella libertà. Per il diavolo, siamo bombe a orologeria, pronte a distruggere il suo lavoro – bombe che vorrebbe disinnescare e rendere inefficaci.

ii. Molte persone oggi non credono che il diavolo esista, ma la Bibbia dice di sì. O, se credono che esista, pensano a lui attraverso immagini divertenti del Medioevo. All’epoca, le rappresentazioni di miracoli erano una delle forme principali di intrattenimento. Erano una sorta di corteo in cui si recitavano storie religiose sul palcoscenico. Il pubblico aveva imparato a cercare un personaggio che era sempre vestito di rosso, aveva corna sulla testa e una coda penzolante dietro di lui. Aveva scarpe che sembravano zoccoli e un forcone in mano. Il pubblico era divertito da questa sciocca caratterizzazione di Satana, finendo per credere che si trattasse di un personaggio comico. Al diavolo non dispiace essere pensato in questo modo.

b. L’arcangelo Michele: Questo essere angelico è menzionato per nome in quattro passi della Bibbia: Daniele 10, Daniele 12, Apocalisse 12 e qui in Giuda. Ogni volta che appare Michele, è nel contesto della battaglia o della prontezza a combattere. È un arcangelo, che significa semplicemente “capo degli angeli”.

i. Se il diavolo ha un opposto, di certo non è Dio. È l’arcangelo Michele, un altro essere angelico di alto rango.

ii. “Si osservi che la parola arcangelo non si trova mai al plurale negli scritti sacri. Ci può essere propriamente un solo arcangelo, un comandante o capo di tutto l’esercito angelico. Né la parola diavolo, applicata al grande nemico dell’umanità, si trova mai al plurale; non può esserci che un solo monarca di tutti gli spiriti decaduti.” (Clarke)

c. Quando in contesa… disputava intorno al corpo di Mosè: Ci troviamo di fronte a un altro oscuro riferimento di Giuda. L’ultima volta che leggiamo riguardo al corpo di Mosè è in Deuteronomio 34:5-6: Così Mosè, servo dell’Eterno, morì là, nel paese di Moab, secondo la parola dell’Eterno. E l’Eterno lo seppellì nella valle del paese di Moab, di fronte a Beth-Peor; e nessuno ha conosciuto fino ad oggi il luogo della sua tomba.

i. Non sappiamo da dove Giuda abbia preso le sue informazioni su questa disputa. È possibile che le abbia ricevute da una rivelazione unica da parte di Dio. Secondo gli insegnanti nella chiesa primitiva, Giuda citava un libro apocrifo intitolato Assunzione di Mosè, di cui solo piccole porzioni sono sopravvissute.

ii. Non sappiamo nemmeno esattamente perché ci sia stata una disputa intorno al corpo di Mosè. Alcuni hanno congetturato che il diavolo voleva usare il corpo di Mosè come oggetto di culto per attirare Israele verso l’idolatria. Altri hanno pensato che Satana volesse profanare il corpo di Mosè, rivendicandone il diritto, dal momento che Mosè aveva ucciso un egiziano.

iii. È più probabile che il diavolo abbia intuito che Dio avesse un proposito per il corpo di Mosè e abbia cercato di vanificare quel piano. Sappiamo che dopo la sua morte, Mosè apparve in forma corporea alla Trasfigurazione (Matteo 17:1-3) con Elia (il cui corpo fu rapito in cielo in 2 Re 2). È possibile anche che Mosè ed Elia siano i due testimoni di Apocalisse 11 e che Dio avesse bisogno quindi del corpo di Mosè per quel piano futuro.

iv. Tuttavia, per Giuda il punto principale non era quello di mostrare il motivo della disputa di Michele con il diavolo, bensì il modo in cui l’arcangelo disputava.

d. Non osò lanciargli contro un giudizio oltraggioso, ma disse: «Ti sgridi il Signore!»: Il modo di combattere di Michele è un modello per la guerra spirituale. Innanzitutto, vediamo che Michele era in una battaglia. Successivamente, vediamo che combatté con lautorità del Signore.

i. Questo ci dimostra che Michele non è Gesù, come ritengono alcuni gruppi eretici. Gesù rimproverò il diavolo nella Sua autorità, ma Michele no. “Il punto di contrasto è che Michele non poteva respingere l’accusa del diavolo sulla base della propria autorità.” (Bauckham)

ii. Da notare che Michele non osò lanciargli contro un giudizio oltraggioso. Non derise e non accusò il diavolo. Dio non ci ha chiamati a giudicare il diavolo, a condannarlo, a deriderlo o ad accusarlo, ma a combattere contro di lui nel nome del Signore.

iii. Questo si riferisce a certi uomini, dicendo: “Quanto più”. Se Michele non osò lanciare contro il diavolo un giudizio oltraggioso, quanto più certi uomini non dovrebbero parlare male delle dignità.

3. (10) Altre caratteristiche del cattivo carattere di certi uomini.

Ma costoro parlano male di tutte le cose che non comprendono; tutte le cose invece, che come animali irragionevoli conoscono naturalmente, diventano per essi motivo di rovina.

a. Ma costoro parlano male: Al contrario di Michele, che non voleva nemmeno parlare male del diavolo, certi uomini parlavano male, specialmente quando si opponevano all’autorità e parlavano contro le dignità.

b. Di tutte le cose che non comprendono: Certi uomini non comprendevano nemmeno le cose o le persone di cui parlavano male. Il loro parlar male era aggravato dalla loro ignoranza.

i. Poiché parlano anche contro le dignità e respingono l’autorità, certi uomini non comprendono la vera leadership spirituale e l’autorità, per cui è per loro facile parlare male di esse.

c. Tutte le cose invece, che come animali irragionevoli conoscono naturalmente, diventano per essi motivo di rovina: Certi uomini fingevano di essere spirituali, ma la loro unica conoscenza era, in realtà, naturale. Anche quello che sapevano naturalmente, lo usavano per corrompersi con una mente non spirituale.

i. Gli animali irragionevoli possono essere intelligenti e arguti in modo istintivo, ma ovviamente non hanno conoscenza spirituale. Lo stesso valeva per certi uomini.

ii. “È ironico che gli uomini, quando pretendono di essere competenti, siano in realtà ignoranti; quando si ritengono superiori all’uomo comune, in realtà sono allo stesso livello degli animali e vengono corrotti dalle stesse pratiche in cui cercano la libertà e l’espressione di sé.” (Green)

D. Tre esempi in riferimento a certi uomini.

1. (11a) Certi uomini si sono incamminati per la via di Caino.

Guai a loro, perché si sono incamminati per la via di Caino

a. La via di Caino: La storia di Caino si trova in Genesi 4. Entrambi i figli di Adamo ed Eva portarono un’offerta al Signore. Caino, da contadino, portò un’offerta dal suo raccolto; Abele, essendo un pastore, portò un’offerta dalle sue greggi. Dio accettò l’offerta di Abele, ma rifiutò il sacrificio di Caino.

i. Molti credono che, poiché Abele offrì un’offerta con sangue e Caino un un’offerta di grano, la differenza tra le due offerte fosse proprio il sangue sacrificale. La vera differenza, in realtà, era tra la fede e l’incredulità. Ebrei 11:4 ne parla chiaramente: Per Fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per essa egli ricevette la testimonianza che era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora.

ii. Il sacrificio di Caino era probabilmente più gradevole ai sensi della carcassa di un agnello morto. Il suo sacrificio però fu offerto senza fede, rendendolo inaccettabile per Dio. Si può offrire a Dio tutto quello che si ha o si è, ma bisogna farlo con fede.

b. La via di Caino: Genesi 4:5 dice che, dopo che Dio ebbe rigettato il suo sacrificio, Caino ne fu molto irritato, e il suo viso ne fu abbattuto. Si arrabbiò perché sapeva di essere stato rifiutato da Dio. In un impeto di rabbia Caino uccise Abele, mentendo poi a Dio riguardo all’accaduto.

i. 1 Giovanni 3:12 ci dice che Caino uccise suo fratello perché le opere di Abele erano giuste (per fede), mentre quelle di Caino erano malvagie. La mancanza di Caino non era nelle opere, ma nella fede.

c. La via di Caino: Giuda dice che Caino rappresenta la via seguita da certi uomini. È la via dell’incredulità e della religione vuota, che porta alla gelosia, alla persecuzione di chi è veramente pio e infine all’ira omicida.

i. Non c’è maledizione più grande sulla terra della religione vuota e vana, aventi l’apparenza della pietà, ma avendone rinnegato la potenza… (2 Timoteo 3:5). Non c’è da meravigliarsi che Paolo aggiunga, da costoro allontanati!

ii. Molti cristiani hanno paura dell’umanesimo secolare o dell’ateismo o del mondo. Ma la religione morta è molto più pericolosa e manda più persone all’inferno di qualsiasi altra cosa. Certi uomini camminavano per la via di Caino, che è la via della religione morta.

2. (11b) Certi uomini camminano nella perversione di Balaam.

E per lucro si sono buttati nella perversione di Balaam

a. La perversione di Balaam: Troviamo la storia di Balaam in Numeri, nei capitoli dal 22 al 25 e 31. Durante il periodo dell’Esodo, Israele avanzò fino alla terra di Moab, dopo aver sconfitto gli Amorei. Quando gli Israeliti si avvicinarono, Balak, re di Moab, chiese aiuto a un profeta di nome Balaam.

i. Arrivò la prima delegazione del re Balak e Dio disse a Balaam di non avere niente a che fare con loro. Le prime parole di Dio a Balaam furono: “Tu non andrai con loro, non maledirai quel popolo, perché esso è benedetto” (Numeri 22:12).

ii. Dopo la prima visita un’altra delegazione più prestigiosa arrivò con vaste ricchezze. Balaam voleva andare con loro e Dio glielo permise. Poiché Balaam desiderava le ricchezze e il prestigio che gli erano stati offerti, Dio lo abbandonò al proprio peccato.

iii. Dio avvertì Balaam di tornare indietro dopo che questi si mise in viaggio per vedere Balak; tuttavia, il suo cuore era concentrato sulla ricca ricompensa promessagli dal re e proseguì. Balaam ignorò persino un asino parlante, mandato ad avvertirlo di tornare indietro.

iv. Balaam sapeva di aver sbagliato. In Numeri 22:34, rivolgendosi a Dio, disse: Io ho peccato… ora perciò, se ciò che sto facendo ti dispiace, tornerò indietro. Ma non si voltò, anzi continuò, rifiutandosi di accettare che, quando Dio dice di no, è no. Invece, Dio diede a Balaam ciò che il suo cuore malvagio desiderava.

v. Dopo essersi incontrato con Balak, re di Moab, Balaam profetizzò quattro volte su Israele. Ma, poiché pronunciò la parola di Dio, non maledisse Israele, ma lo benedisse ogni volta. Non riuscendo a maledire Israele, Balaam consigliò a Balak come far cadere Israele sotto una maledizione. Invece di cercare di far maledire Israele da un profeta, avrebbe dovuto condurlo alla fornicazione e all’idolatria: Dio avrebbe maledetto un Israele disobbediente.

vi. Balak fece proprio così. Mandò le sue giovani donne nell’accampamento di Israele per indurre il popolo all’immoralità sessuale e all’idolatria. A causa del peccato del popolo, Dio maledisse Israele: mandò una piaga di giudizio su Israele che uccisse 24.000 persone. Pertanto, Balaam era colpevole del più grande dei peccati: indurre deliberatamente gli altri al peccato. Come se ciò non bastasse, lo fece per denaro.

b. E per lucro si sono buttati nella perversione di Balaam: La perversione di Balaam consisteva nella sua disposizione a compromettere tutto per denaro. I certi uomini da cui Giuda metteva in guardia avevano lo stesso cuore.

i. Molti cristiani non rinnegherebbero mai Gesù se perseguitati, ma potrebbero farlo se venisse loro offerta una grossa somma di denaro. Non c’è un solo peccato che l’uomo corrotto non commetta per amore del denaro. La concupiscenza è un peccato così pericoloso da uccidere Gesù: 30 pezzi d’argento bastarono per mettere Gesù su di una croce.

ii. E per lucro si sono buttati è letteralmente “si sono riversati” (Robertson), una forte immagine di indulgenza portata all’eccesso. Ma Paolo usa lo stesso termine anche per descrivere l’amore stravagante di Dio nei nostri confronti: l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori (Romani 5:5).

3. (11c) Certi uomini vivono nella ribellione di Kore.

E sono periti nella ribellione di Kore.

a. La ribellione di Kore: Kore, uomo di rilievo in Israele, la cui storia si trova in Numeri 16, un giorno andò da Mosè, dicendo: Avete oltrepassato i limiti, perché tutta l’assemblea è santa, ciascuno di essi, e l’Eterno è in mezzo a loro; perché dunque vi innalzate sopra l’assemblea dell’Eterno? (Numeri 16:3). Kore e i suoi seguaci si risentirono dell’autorità che Dio aveva dato a Mosè e ad Aaronne.

i. Alle parole di Kore, Mosè cadde con la faccia a terra, sapendo che il giudizio di Dio era imminente. Mosè allora propose una prova: ogni gruppo prese dei turiboli (per bruciare l’incenso) e si presentò al Signore. Il Signore stesso avrebbe scelto quale uomo voleva che Lo rappresentasse: Mosè o Kore.

ii. Quando entrambi vennero davanti a Dio, il Signore disse a Mosè di allontanarsi. Quindi il terreno si aprì e inghiottì Kore e i suoi seguaci. Dopodiché, il fuoco scese dal cielo e bruciò tutti i suoi sostenitori. Perirono tutti.

b. Ribellione: Kore era un levita, ma non della famiglia sacerdotale di Aaronne. In quanto levita, gli era stata assegnata da Dio la sua sfera di ministero, ma non ne era contento. Voleva il ministero e l’autorità di Mosè.

i. Kore aveva bisogno di imparare una lezione fondamentale: dobbiamo impegnarci al massimo per realizzare tutto ciò per cui Dio ci ha chiamati. Allo stesso tempo, non dobbiamo mai cercare di essere ciò che Dio non ci ha chiamato a essere.

c. La ribellione di Kore: Si trattava anche di un rifiuto dei capi stabiliti da Dio, in particolare del Mediatore che Dio aveva ordinato. Quando certi uomini respingevano l’autorità e parlavano male delle dignità, camminavano nella ribellione di Kore.

i. La ribellione di Kore “rientra nell’idea più ampia di un’affermazione sprezzante e determinata di sé contro le disposizioni divine.” (Salmond, Commento del Pulpito)

ii. I tre uomini visti finora avevano origini molto diverse: Caino era un contadino, Balaam era un profeta e Kore era uno dei leader d’Israele. L’apostasia non è mai confinata a un unico gruppo di persone. “Ci sono apostati sui pulpiti, nei palazzi e nei ricoveri per senzatetto.” (Coder)

E. La sorte che tocca a certi uomini.

1. (12-13) Una vivida descrizione della depravazione di certi uomini.

Costoro sono macchie nelle vostre agapi, mentre banchettano assieme a voi senza timore, pascendo se stessi; essi sono nuvole senz’acqua, sospinte qua e là dai venti, alberi d’autunno senza frutti, doppiamente morti, sradicati, onde furiose del mare che vomitano la schiuma delle loro brutture, stelle erranti a cui è riservata la caligine delle tenebre infernali per sempre.

a. Macchie nelle vostre agapi: I primi cristiani si incontravano spesso per mangiare insieme, dove ognuno portava qualcosa. Questi pasti insieme venivano chiamati feste dell’amore fraterno o “agapi”. Quando arrivavano certi uomini, pascevano se stessi, mangiavano avidamente alle agapi mentre altri pativano la fame.

i. Alle agapi, tutti portavano quello che potevano: chi poco, chi molto e lo condividevano insieme. Per alcuni schiavi cristiani si trattava possibilmente dell’unico pasto decente che consumavano regolarmente. L’egoismo di certi uomini rovinava la comunione. 1 Corinzi 11:17-34 descrive un problema simile nella chiesa di Corinto.

ii. Si rovina sempre la comunione quando andiamo in chiesa per ricevere soltanto, in maniera egoistica. Molti, che non mangerebbero mai egoisticamente a un pasto in chiesa, ci vanno comunque preoccupati di pascere (servire) solo se stessi.

iii. Macchie: Alcuni grecisti ritengono che la traduzione più appropriata sia “rocce nascoste” invece di macchie. In un modo o nell’altro, il significato del passo non cambia di molto.

iv. Pascendo se stessi: Letteralmente, in greco antico, significa “pascolare sé stessi” (Robertson). Sì, erano una sorta di pastori, ma solo di se stessi.

b. Nuvole senz’acqua, sospinte qua e là dai venti: Le nuvole senz’acqua non servono a niente. Non portano pioggia vivificante e ostacolano solo il sole. Esistono solo per sé stessi. Certi uomini erano come queste nuvole.

i. Una volta, mentre guidavo nei pressi di una fabbrica, mia figlia Aan-Sofie vide le colonne di fumo bianco uscire delle ciminiere e disse: “È lì che fanno le nuvole!”. Certi uomini erano come quelle nuvole vuote, buone a nulla, sospinte qua e là dai venti, fluttuando nella brezza da un capriccio all’altro.

c. Alberi d’autunno senza frutti: Entro la fine dellautunno, gli alberi dovrebbero già avere frutti. Certi uomini però non portavano frutti nemmeno quando avrebbero dovuto. Erano come alberi che prendono solo invece di dare.

d. Onde furiose del mare: Per l’uomo moderno, il mare è spesso una cosa bella. Per l’uomo antico invece, soprattutto ai tempi biblici, il mare era un terrore ingestibile. Isaia 57:20 esprime questa idea: Ma gli empi sono come il mare agitato, che non può calmarsi e le cui acque vomitano melma e fango. Certi uomini erano indaffarati e attivi come le onde furiose del mare, ma vomitano soltanto la schiuma delle loro brutture.

i. L’operosità non è un segno di correttezza. Il frutto di quegli uomini era come la schiuma o la feccia sulla riva del mare. Giuda pensava a una spiaggia sporca dopo che una tempesta ha portato a riva ogni sorta di legname, alghe e detriti.

e. Stelle erranti: Come comete che sfrecciano nel cielo, certi uomini avevano stupito il mondo per un po’, per poi svanire nell’oscurità. Una stella imprevedibile non era adatta a fare da guida e per la navigazione. Similmente, quegli ingannatori erano inutili e inaffidabili.

f. Tenebre infernali per sempre: È una descrizione del loro destino. Se non si ravvedranno, finiranno all’inferno e vi rimarranno per sempre.

i. La punizione dell’inferno è per sempre, perché è dove un semplice uomo paga per i propri peccati, offrendo un sacrificio imperfetto che deve essere ripetuto più e più volte per l’eternità. Un uomo perfetto può offrire un solo sacrificio, ma un uomo imperfetto deve offrirlo continuamente.

ii. I nostri obblighi verso Dio sono infiniti e possono quindi essere soddisfatti solo in Gesù, una persona infinita.

2. (14-15)La certezza del giudizio su certi uomini.

Ebbene, per loro profetizzò anche Enok, il settimo da Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi, per far giudizio contro tutti e per convincere tutti gli empi di tutte le opere d’empietà che hanno commesso empiamente e di tutte le parole offensive che gli empi peccatori hanno proferito contro di lui».

a. Enok: Giuda cita Enok, descritto in Genesi 5 e menzionato in Ebrei 11. L’antico libro di Enok non fu ricevuto come Scrittura, ma godeva di grande rispetto sia tra gli Ebrei che tra i primi cristiani.

i. “Tertulliano ci dice che il libro delle profezie di Enok fu conservato da Noè nell’arca, profezie che continuarono a essere lette fino ai tempi degli apostoli. Ma poiché contenevano molte famose testimonianze riguardanti Gesù Cristo, gli Ebrei per malizia soppressero e abolirono l’intero libro.” (Trapp)

ii. Giuda non cita Enok per dirci qualcosa di nuovo, ma per dare una vivida descrizione di quello che la Bibbia già insegna. Anche l’apostolo Paolo cita fonti non bibliche in almeno tre diverse occasioni (Atti 17:28, 1 Corinzi 15:33 e Tito 1:12). L’intento non era quello di proclamare una nuova verità, ma di sostenere un principio biblico già stabilito.

iii. Il fatto che Giuda citi un passo tratto dal libro di Enok non vuol dire che l’intero libro sia ispirato, ma solo la porzione citata. Allo stesso modo, quando Paolo citava un poeta pagano, non intendeva dire che tutte le opere del poeta fossero ispirate da Dio.

b. Per convincere tutti gli empi: Giuda, citando il libro di Enok, enfatizza le parole tutti ed empi. Dio viene per giudicare tutti gli empi.

c. Per far giudizio contro tutti: Molti prendono il giudizio di Dio alla leggera. Ma la domanda più importante che ci si possa fare è: “Dio mi giudicherà? Dovrò rendere conto a Lui?”. Se siamo veramente chiamati a dare conto a Dio, siamo degli sciocchi se non ci prepariamo ad affrontare quel giudizio.

i. Immaginate qualcuno che viene arrestato per un crimine, con una data di comparizione in tribunale, ma che non si è assolutamente preparato per la sua comparsa davanti al giudice. Sarebbe uno sciocco. Non dovremmo essere così sciocchi e dovremmo invece approfittare dell’avvocato assegnatoci dal tribunale: Gesù Cristo (1 Giovanni 2:1).

3. (16-18) I metodi di certi uomini.

Costoro sono mormoratori, scontenti, che camminano secondo le loro passioni; per di più la loro bocca proferisce cose oltremodo gonfie e adulano le persone per l’utilità propria. Ma voi, carissimi, ricordatevi delle parole che gli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo hanno predetto. Essi vi dicevano che nell’ultimo tempo vi saranno degli schernitori che seguiranno le loro empie passioni.

a. Mormoratori, scontenti… la loro bocca proferisce cose oltremodo gonfie e adulano le persone: Giuda osservò che i loro metodi ruotavano tutti intorno alle parole della loro bocca. Oltre alle loro discutibili vite, erano essenzialmente un popolo di inganno, che si allontanava dal fondamento di Gesù Cristo, degli apostoli e dei profeti.

b. Costoro sono mormoratori, scontenti: Erano persone scontente. È stato giustamente osservato che, ogni volta che un uomo perde il contatto con Dio, è probabile che inizi ad essere scontento di qualcosa e a lamentarsi.

i. Mormorare “è insultare il Dio che ci dona ogni cosa; è dimenticare che, qualunque cosa ci accada, nulla può separarci dal Suo amore, né privarci del più inestimabile di tutti i tesori, la presenza del Signore nella nostra vita.” (Green)

ii. “Conoscete il tipo di persone a cui si fa riferimento qui, niente le soddisfa mai. Sono scontente persino del Vangelo. Il pane del cielo deve essere tagliato in tre pezzi e servito su tovaglioli delicati, altrimenti non riescono a mangiarlo; e ben presto la loro anima odierà anche questo pane leggero. Non c’è modo in cui un uomo cristiano possa servire Dio e piacere a loro. Fanno buchi nel mantello di ogni predicatore e, se il grande Sommo Sacerdote fosse qui, troverebbero da ridire anche sul colore delle pietre del suo pettorale.” (Spurgeon)

c. Adulano le persone: Certi uomini sapevano come usare parole dolci e lusinghiere per approfittare degli altri. Avrebbero detto qualsiasi cosa, buona o cattiva, pur di trarne vantaggio.

d. Ma voi, carissimi, ricordatevi: Dobbiamo essere diversi. Dobbiamo ricordare le parole di Gesù e degli apostoli (che gli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo hanno predetto). La Parola di Dio è sempre la risposta ai pericoli dentro o fuori la chiesa.

i. Gli apostoli avevano avvertito che sarebbero accadute proprio queste cose, e tanto più con l’avvicinarsi del giorno: Verrà il tempo, infatti, in cui non sopporteranno la sana dottrina ma, per prurito di udire, si accumuleranno maestri secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità per rivolgersi alle favole (2 Timoteo 4:3-4).

e. Nell’ultimo tempo vi saranno degli schernitori: Forse Giuda alludeva a coloro che deridono l’idea del ritorno di Gesù, oppure a quegli uomini che deridono coloro che non seguono il loro stesso percorso di perdizione.

i. Schernitori che seguiranno le loro empie passioni: Quelli che vivono secondo le loro empie passioni amano deridere coloro che vogliono piacere a Dio. Giuda vuole che i cristiani si aspettino questo tipo di scherno affinché non ne siano sorpresi.

4. (19) Lo stato spirituale di certi uomini.

Costoro sono quelli che causano le divisioni, gente carnale, che non ha lo Spirito.

a. Costoro sono… gente carnale: Essenzialmente, erano uomini non spirituali; erano carnali e insensibili allo Spirito Santo.

i. Nel contesto, “carnalenon ha nulla a che vedere con l’attrazione sessuale. Descrive la persona che vive solo di e per quello che può ottenere attraverso i suoi sensi fisici e vive in questo modo egoisticamente. Il suo motto è: “Se ti fa stare bene, fallo”, o “Come può essere sbagliato se sembra così giusto?”.

b. Quelli che causano le divisioni: Certi uomini avevano l’istinto di separarsi e provocare divisioni. “La parola, che compare una sola volta nella Bibbia, denota quelle persone superiori che vivono per sé stesse: i farisei cristiani.” (Green)

c. Che non ha lo Spirito: È un’espressione che potrebbe descrivere molte chiese, progetti di chiesa, campagne evangelistiche, gruppi in casa, o persino le vite dei singoli cristiani. Oggi la chiesa e il mondo hanno veramente bisogno di uomini e donne genuinamente spirituali.

F. Cosa fare riguardo alla pericolosità di certi uomini.

È significativo che Giuda non ci dica di attaccare gli uomini che sono un pericolo per la chiesa. Ci dice invece di concentrarci sul nostro cammino con il Signore, di aiutare gli altri colpiti da questi uomini e di concentrarci su Dio. Semplicemente, non dobbiamo prestare attenzione a questi uomini, se non per quanto è necessario per il nostro avvertimento. Dio si occuperà di loro.

1. (20-21) Volgi lo sguardo dentro di te.

Ma voi, carissimi, edificando voi stessi sulla vostra santissima fede, pregando nello Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, aspettando la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo, in vista della vita eterna.

a. Conservatevi nell’amore di Dio: Sappiamo che Dio ama anche gli empi (Romani 5:6). Perciò Giuda non vuol dire: “Vivete in modo tale da farvi amare da Dio”. Invece, conservatevi nell’amore di Dio significa mantenersi in sintonia con l’amore sempre presente di Dio.

i. In realtà, dovremmo capire cosa intende la Bibbia quando dice che Dio ama gli empi. La nozione che Dio ama tutti è stata distorta notevolmente. Pensiamo, per esempio, a un peccatore che difende il proprio peccato e dice: “Dio mi ama così come sono”. Per lui ciò significa: “Dio mi ama; non devo essere affatto male”. In realtà, l’amore che Dio ha per quel peccatore è un riflesso della Sua bontà, non di quella del peccatore. Il giusto modo di vedere la cosa non è: “Sono così grande che persino Dio mi ama”, ma “Dio è così grande da amare persino me”.

ii. L’amore di Dio si estende ovunque e nulla può separarci da esso. Tuttavia, possiamo negare a noi stessi i benefici di questo amore. Le persone che non si conservano nell’amore di Dio finiscono per vivere come se fossero sul lato oscuro della luna. Il sole c’è e risplende come sempre, ma la loro condizione non permette loro di riceverne la luce o il calore. Ne è un esempio il figliol prodigo di Luca 15, che fu sempre amato dal padre, ma per un certo periodo non ne trasse beneficio.

b. Edificando voi stessi sulla vostra santissima fede: Questo è un modo in cui possiamo conservarci nell’amore di Dio, continuando a crescere spiritualmente e a edificarci. Giuda ci dice: “Edificando voi stessi sulla vostra santissima fede”. Ciò significa che siamo responsabili della nostra crescita spirituale. Vuol dire che non possiamo aspettarci che la crescita spirituale avvenga da sola o che gli altri ci facciano crescere.

i. Giuda ci ha mostrato la fragilità degli uomini e come gli ingannatori si siano infiltrati persino nella chiesa. Se affidi la tua crescita spirituale a qualcun altro, non solo danneggerà la tua crescita spirituale, ma potrebbe anche portarti fuori strada.

ii. Altri possono contribuire a creare un ambiente favorevole alla crescita spirituale, ma nessuno può far crescere un’altra persona nel suo rapporto con il Signore.

iii. Sulla vostra santissima fede: La santissima fede è la stessa fede che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi (Giuda 3). Giuda non dice di crescere nella santissima fede (un’idea comunque valida), bensì di crescere sulla vostra santissima fede. Si cresce sul fondamento della verità.

c. Pregando nello Spirito Santo: Questo è un altro modo per conservarci nell’amore di Dio. La battaglia contro un modo di vivere e un insegnamento sbagliato è di natura spirituale, che richiede la preghiera nello Spirito Santo.

i. Molte delle nostre preghiere sono guidate dai nostri bisogni, dal nostro intelletto o dai nostri desideri e aspirazioni. Esiste però un livello più alto di preghiera: Nello stesso modo anche lo Spirito sovviene alle nostre debolezze, perché non sappiamo ciò che dobbiamo chiedere in preghiera, come si conviene; ma lo Spirito stesso intercede per noi (Romani 8:26).

ii. Lo Spirito Santo può aiutarci a pregare dandoci le parole giuste da dire quando preghiamo. Può parlare attraverso sospiri ineffabili (Romani 8.26). Oppure lo Spirito Santo può farlo attraverso il dono delle lingue, che Dio dà ai cuori che lo cercano, che vogliono comunicare con Lui a un livello più profondo della normale conversazione.

iii. “Tale è la nostra pigrizia e tale è la freddezza della nostra carne, che nessuno può pregare rettamente se non è destato dallo Spirito di Dio… nessuno può pregare come dovrebbe senza avere lo Spirito come sua guida.” (Calvino)

d. Aspettando la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo, in vista della vita eterna: Questo è un terzo modo in cui possiamo conservarci nell’amore di Dio. Mentre manteniamo viva nei nostri cuori la beata speranza del ritorno imminente di Gesù, ciò ci conserva effettivamente nell’amore di Dio e ci aiuta a non rinunciare alla nostra fede.

2. (22-23) Volgi lo sguardo verso l’esterno, a chi ti sta intorno.

E abbiate compassione degli uni usando discernimento, ma salvate gli altri con timore, strappandoli dal fuoco, odiando perfino la veste contaminata dalla carne.

a. Abbiate compassione degli uni: A questo punto, Giuda comincia a dirci come dobbiamo comportarci con coloro che sono stati influenzati da certi uomini. Dobbiamo usare discernimento, cioè fare una distinzione sulla base della loro condizione. Certamente, di alcuni dobbiamo avere compassione.

i. Usando saggezza, ci avviciniamo a persone diverse in modi diversi. Se siamo sensibili allo Spirito Santo, possiamo sapere quando c’è da consolare e quando c’è da rimproverare. I cristiani non dovrebbero abbandonare un amico che viene adescato da un falso insegnamento, ma dovrebbero aiutarlo con amore.

ii. Ciò significa che continuiamo ad amare. Non importa quanto sia cattiva una persona, o quanto sia fuorviante e terribile la sua dottrina, non ci è permesso odiarla – o non essere preoccupati per la sua salvezza.

iii. Compassione spesso significa vegliare su qualcuno, aiutandolo ad assumersi le proprie responsabilità. “Vegliate sugli altri come su voi stessi; e date loro l’aiuto che le loro diverse necessità richiedono.” (Wesley)

b. Salvate gli altri con timore: Questo secondo gruppo deve essere affrontato con più forza – ma con timore, non con una superiorità ipocrita. Potrebbe essere necessario strapparli dal fuoco, ma mai farlo con orgoglio.

i. Avere lo sguardo rivolto verso l’esterno è importante. Dimostra che non ci preoccupiamo solo del nostro benessere spirituale, ma che abbiamo a cuore anche quei cristiani che si stanno avvicinando a un errore significativo.

3. (24-25) Volgi lo sguardo verso l’alto, al Dio di ogni gloria.

Or a colui che può salvaguardarvi da ogni caduta
E farvi comparire davanti alla sua gloria irreprensibili
E con grande gioia,
All’unico Dio sapiente,
Il nostro Salvatore,
Sia gloria, grandezza,
Dominio e potestà,
Da ora e per tutte le età.
Amen.

a. Or a colui: Giuda chiude la lettera con una famosa dossologia (una breve dichiarazione di lode a Dio), che ci ricorda la cura di Dio e il nostro destino.

b. Che può salvaguardarvi da ogni caduta, e farvi comparire… irreprensibili: È possibile che il messaggio di avvertimento e di sventura di Giuda abbia depresso e scoraggiato i suoi primi lettori, i quali forse pensavano che, con tanti falsi insegnamenti e immoralità in giro, ben pochi cristiani avrebbero mai raggiunto il cielo. È per questo che egli ricorda loro che la risposta è solo nella potenza di Dio. Solo Lui è in grado di salvaguardarvi, e voi non siete in grado di farlo da soli.

i. Nelle arrampicate in montagna, l’escursionista principiante si attacca all’esperto in modo che, se perde l’appoggio, non inciampi e non cada verso la morte. Allo stesso modo, se ci teniamo legati a Dio, non possiamo cadere. Lui ci tiene al sicuro.

ii. Confrontando i passi della Scrittura, scopriamo anche chi è veramente responsabile della nostra salvaguardia. Giuda inizia la lettera rivolgendosi a coloro che sono custoditi in Cristo Gesù (Giuda 1). Prosegue poi esortando i cristiani a evitare gli uomini pericolosi e a conservarsi nell’amore di Dio (Giuda 21). Infine, conclude riconoscendo che soltanto Dio può impedirci di inciampare e cadere. Paolo esprime lo stesso principio in Filippesi 2:12-13: Compite la vostra salvezza con timore e tremore, poiché Dio è colui che opera in voi il volere e l’operare, per il Suo beneplacito.

iii. La nostra sicurezza spirituale è opera di Dio. In effetti, si possono sempre riconoscere le persone in cui Egli sta operando, perché anche loro stanno operando insieme a Lui. Dio non ci chiama a lasciare che la nostra vita cristiana sia in balia degli eventi e non ci ordina di salvarci da noi stessi. Ci chiama anzi a collaborare con Lui.

c. Davanti alla sua gloria irreprensibili e con grande gioia: Poiché Dio è fedele, non dobbiamo entrare di soppiatto, per la vergogna, alla presenza di Dio. Possiamo presentarci davanti a Lui con grande gioia.

d. All’unico Dio sapiente, il nostro Salvatore, sia gloria, grandezza, dominio e potestà, da ora e per tutte le età: Tutto questo ci ricorda la saggezza, la gloria e la potenza di Dio. Giuda non sta cercando di dire che possiamo o dobbiamo dare queste cose a Dio. Quando riconosciamo e dichiariamo la verità su Dio, questo Lo glorifica. Non stiamo dando a Dio più grandezza o potestà di quanto non avesse prima; le stiamo solo riconoscendo e dichiarando.

i. Da ora e per tutte le età: Questa è “l’affermazione più completa dell’eternità che si possa fare nel linguaggio umano.” (Robertson) La nostra vittoria, il nostro trionfo in Dio, è per sempre.

ii. C’è un grave inganno nel mondo e spesso tra coloro che sono chiamati cristiani. Ci sono nemici del Vangelo che si sono infiltrati nella chiesa. Eppure, nonostante la grandezza della minaccia, Dio è ancora più grande. Egli è vittorioso e, se solo rimaniamo con Lui, anche a noi è garantita la vittoria.

iii. Giuda è un libro di ammonimenti, ma si chiude con suprema fiducia in Dio. I tempi pericolosi in cui viviamo dovrebbero stimolarci a mettere la nostra fiducia in un Dio potente.

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