Giovanni 6




Giovanni 6 – Il Pane che viene dal Cielo

A. La preparazione per il miracolo

1. (1-4) Una folla si riunisce intorno a Gesù vicino al Mar di Galilea.

Dopo queste cose, Gesù se ne andò all’altra riva del Mar di Galilea, cioè di Tiberiade. E una grande folla lo seguiva, perché vedevano i segni che egli faceva sugli infermi. Ma Gesù salì sul monte e là si sedette con i suoi discepoli. Or la Pasqua, la festa dei Giudei, era vicina.

a. Dopo queste cose, Gesù se ne andò all’altra riva del Mar di Galilea: Giovanni descrive in questo capitolo alcune delle azioni compiute e delle parole pronunciate da Gesù nella regione della Galilea, a nord della Giudea. Giovanni riporta principalmente ciò che Gesù disse e fece in Giudea e a Gerusalemme, includendo a volte anche degli eventi raccontati negli altri vangeli, che ebbero luogo soprattutto nella regione della Galilea.

b. Una grande folla lo seguiva: Questo miracolo fa anche parte del resoconto degli altri tre Vangeli. Luca racconta che, in quell’occasione, Gesù si ritirò in un luogo deserto per stare da solo (Luca 9:10), ma la folla Lo seguì fin lì. Nonostante questa pretesa della folla, Gesù servì la moltitudine con grande compassione.

c. Vedevano i segni che egli faceva sugli infermi: Luca 9:11 aggiunge anche che Gesù insegno a quella moltitudine, dettaglio invece non specificato da Giovanni.

i. Morris spiega l’esatto significato dei verbi in greco in Giovanni 6:2: “La moltitudine ‘continuò a seguire’ Gesù perché ‘vedeva continuamente’ i segni che ‘regolarmente operava’ sugli infermi.” (Morris)

d. Or la Pasqua, la festa dei Giudei, era vicina: Giovanni è l’unico dei quattro evangelisti a precisare che tutto ciò accadde in prossimità della Pasqua. È probabile che la grande folla fosse costituita da Galilei in pellegrinaggio verso Gerusalemme.

i. La Pasqua Ebraica richiama l’Esodo e il nutrimento che Dio provvide ad Israele nel deserto. Similmente, Gesù stava per nutrire questa moltitudine nel loro piccolo “deserto” con del pane proveniente dal cielo – sia in senso letterale che spirituale.

ii. Salì sul monte: “Il ‘terreno sopraelevato’ si riferisce ad un territorio in cima ad una collina ripida ad est del lago, noto oggi con il nome di Alture del Golan. Da lì si possono ammirare la pianura ad est del fiume ed il lago.” (Bruce)

2. (5-7) Gesù rivolge una domanda a Filippo.

Gesù dunque, alzati gli occhi e vedendo che una grande folla veniva da lui, disse a Filippo: «Dove compreremo del pane perché costoro possano mangiare?». Or diceva questo per metterlo alla prova, perché egli sapeva quello che stava per fare. Filippo gli rispose: «Duecento denari di pane non basterebbero per loro, perché ognuno di loro possa avere un pezzetto».

a. Dove compreremo del pane perché costoro possano mangiare? È probabile che Gesù faccia questa domanda a Filippo, perché era originario di Betsaida (Giovanni 1:44), città vicina al deserto in cui avvenne il miracolo (Luca 9:10).

i. “Giovanni non dice, a differenza di Marco (Marco 6:34 e sgg.), che la folla aveva trascorso tutto il giorno ad ascoltare gli insegnamenti di Gesù. Ciò spiegherebbe la Sua preoccupazione di provveder loro del nutrimento.” (Bruce)

b. Diceva questo per metterlo alla prova, perché egli sapeva quello che stava per fare: Gesù sapeva bene che era in procinto di compiere un miracolo, ma volle usare quest’opportunità per ammaestrare i Suoi discepoli. Per Gesù non si trattava solo di portare a termine un compito (rifocillare la moltitudine), ma di usare il miracolo come opportunità per dare un insegnamento ai discepoli.

i. Filippo aveva già visto Gesù compiere molti miracoli; non avrebbe dovuto avere alcun dubbio sulle risorse divine che Gesù aveva a disposizione.

c. Duecento denari di pane non basterebbero per loro: I discepoli avevano di fronte almeno due problemi. Prima di tutto, non avevano abbastanza risorse per comprare il pane e dar da mangiare alla moltitudine. In secondo luogo, anche se avessero avuto il denaro sufficiente, sarebbe stato impossibile acquistare una tale quantità di pane per sfamare tutti.

i. Se avesse avuto maggiore fede e conoscenza, Filippo avrebbe potuto dire: “Maestro, non so da dove prendere abbastanza cibo per questa folla, ma Tu sei più grande di Mosè, che Dio usò per dare da mangiare quotidianamente a una moltitudine nel deserto, e Dio può certamente compiere un’opera minore attraverso un Servo Maggiore. Tu sei maggiore di Eliseo, usato da Dio per nutrire i molti figli dei profeti, avendo poco cibo a disposizione. Inoltre, le Scritture dichiarano che l’uomo non vivrà di pane soltanto, e Tu sei grande abbastanza da saziare questa moltitudine con le parole della Tua bocca”.

d. Duecento denari di pane non basterebbero per loro: Per quanto Filippo avesse una conoscenza accurata e notevole della situazione (duecento denari equivalgono a più di sei mesi di paga), tale conoscenza era inutile alla risoluzione del problema.

i. Filippo pensava in termini economici e a quanto denaro ci sarebbe voluto per portare a termine l’opera di Dio al minimo (perché ognuno di loro possa avere un pezzetto). Spesso limitiamo Dio allo stesso modo, cercando di compiere la Sua opera al minimo. Gesù voleva usare un approccio completamente diverso, provvedendo alla moltitudine in modo grandioso.

ii. “Era un uomo di numeri; credeva in quello che si poteva organizzare in tabelle e statistiche. Sì, e alla stessa maniera di altri grandi uomini come lui, tralasciò un piccolo dettaglio nei suoi calcoli, cioè Gesù Cristo, mantenendo la propria risposta ad un livello terreno.” (Maclaren)

iii. “Filippo dava l’impressione di un uomo pragmatico (Giovanni 14:8), svelto con i numeri e abile negli affari e, per questa ragione, era pronto a fare affidamento sulla minuziosità dei propri calcoli, piuttosto che su risorse invisibili.” (Dods)

3. (8-9) L’aiuto di Andrea.

Andrea, fratello di Simon Pietro, uno dei suoi discepoli, gli disse: «V’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due piccoli pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?»

a. Andrea, fratello di Simon Pietro […] gli disse: V’è qui un ragazzo: Ancora una volta Andrea presenta qualcuno a Gesù. Prima porta suo fratello Pietro (Giovanni 1:40-42). Ora Gli conduce un ragazzo con cinque pani d’orzo e due piccoli pesci.

i. “La parola per ‘ragazzo’ è un doppio diminutivo, probabilmente significava ‘ragazzino’.” (Morris)

b. Cinque pani d’orzo: L’orzo era sempre stato considerato un cibo semplice, più indicato per gli animali che per le persone. Ciò significa, probabilmente, che il ragazzino appartenesse ad una famiglia povera.

i. Nel Talmud, c’è un passaggio in cui un uomo disse: “C’è un bel campo d’orzo”, al quale un altro rispose: “Vallo a dire ai cavalli e agli asini.”

ii. “L’orzo, in Medio Oriente, valeva meno di un terzo del grano: si veda Apocalisse 6:6. Era anche un’offerta mediocre, come si vede in Ezechiele 13:19, in cui si legge che le false profetesse profanavano il nome di Dio per delle manciate d’orzo, cioè per la più vile delle ricompense.” (Clarke)

iii. Due piccoli pesci: “Mentre gli altri evangelisti usano la parola comune per pesce (ichthys), Giovanni li chiama osparia, facendo notare che si trattava di due piccoli pesciolini (forse salati) da mangiare come contorno a delle pagnotte d’orzo.” (Bruce)

c. Che cos’è questo per tanta gente? Non c’era molto con cui lavorare, ma Dio non ha bisogno di tanto. Anzi, Dio non ha bisogno di alcun tipo di aiuto, anche se spesso trattiene volontariamente la Sua opera, finché non ottiene la nostra partecipazione.

i. “Le cose piccole non sono sempre da disprezzare. Dipende sempre dalle mani in cui si trovano.” (Taylor)

B. I cinquemila sono saziati.

1. (10) Gesù comanda al gruppo di sedersi.

E Gesù disse: «Fate sedere la gente!». Or c’era molta erba in quel luogo. La gente dunque si sedette ed erano in numero di circa cinquemila.

a. Fate sedere la gente! Gesù non si era fatto prendere del panico né aveva fretta. Benché avesse un enorme lavoro di ristorazione da portare a termine, se ne occupò con ordine, facendoli sedere sull’erba.

i. Si può dire che in questa occasione Gesù abbia ricoperto il ruolo del buon Pastore che troviamo nel Salmo 23:1-2. Egli mi fa giacere in pascoli di tenera erba. Nel Salmo vediamo anche l’immagine del Signore che accoglie il proprio servo e gli serve un pasto in qualità di Suo ospite: Tu apparecchi davanti a me la mensa […] tu ungi il mio capo con olio; la mia coppa trabocca […] abiterò nella casa dell’Eterno per lunghi giorni. (Salmo 23:5-6).

b. La gente dunque si sedette ed erano in numero di circa cinquemila: Gesù gestì tutto in maniera ordinata. Le persone però dovettero sottomettersi all’ordine dettato da Gesù, per ottenere il cibo miracoloso. Coloro che si sottomisero al comando di Gesù furono riempiti a sazietà.

i. “Il nostro Maestro benedetto fa le cose con una rilassatezza gloriosa, perché è sempre puntuale. Le persone che sono in ritardo fanno tutto di fretta; Egli però non è mai in ritardo, non Si affretta mai.” (Spurgeon)

2. (11) I cinquemila sono saziati.

Poi Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì ai discepoli, e i discepoli alla gente seduta; lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.

a. Dopo aver reso grazie: Gesù aveva solamente alcuni pani d’orzo e dei pesciolini, ma era determinato a rendere grazie al Padre per quello che aveva.

i. “Anche se per cinque panetti e due aringhe, Cristo rese grazie al Padre; all’apparenza non è una ragione sufficiente per lodare, ma Gesù sapeva cosa avrebbe potuto farci, e per questo ringraziò per ciò che stava per compiere in quel momento. ‘Dio ci ama’, dice Agostino, ‘per quello che stiamo per diventare’. Cristo rese grazie per quelle piccolezze, perché vide cosa sarebbero diventate.” (Spurgeon)

b. Gesù prese i pani e […] li distribuì ai discepoli: Il miracolo risiedeva nelle mani di Gesù, non nella distribuzione. Nelle Sue mani, il poco diventa molto.

i. “Un momento prima appartenevano a quel ragazzino, ma adesso erano di Cristo. ‘Gesù prese i pani’. Ne prende possesso; sono di Sua proprietà.” (Spurgeon)

ii. “Ovviamente, la moltiplicazione del cibo avvenne senza fare molto spettacolo” (Tenney). Tant’è vero che non ci viene neppure detto nel dettaglio dove avvenne la moltiplicazione. Sembra essere avvenuta proprio mentre Gesù rompeva il pane e i pesci e li distribuì ai discepoli. “Non erano i pani o i pesci interi ad essere moltiplicati, bensì i pezzetti che Gesù aveva rotto con le mani.” (Trench)

·  La maggior parte delle persone mangiò a sazietà, ma non aveva idea del miracolo che stava avvenendo.

·  Non furono i discepoli a compiere il miracolo; stavano semplicemente distribuendo l’opera miracolosa di Gesù.

iii. Il pane proviene dal grano, che ha di per sé il potere di moltiplicarsi e riprodursi. Ma quando viene trasformato in pane, il grano viene schiacciato, “ucciso”. Nessuno moltiplica il grano piantando della farina. Eppure, Gesù può generare la vita dalla morte; Egli moltiplicò i pani fatti di grano morto e schiacciato, e moltiplicò i pesci, anch’essi morti!

iv. “Questi cinque pani (per qualche tipo di aritmetica non convenzionale) furono moltiplicati per divisione, ed aumentati per sottrazione.” (Trapp)

c. Li distribuì ai discepoli: Gesù fece affidamento sul lavoro dei discepoli per l’adempimento di questo grande miracolo. Avrebbe potuto far apparire il pane e il pesce nelle tasche e nelle borse di ogni persona, ma non lo fece. Gesù scelse di proposito un metodo che avrebbe coinvolto i discepoli nell’opera.

i. Gesù si rifiutò di creare miracolosamente del pane per nutrirsi durante le tentazioni nel deserto; fece però per gli altri e con altri quello che non volle fare per sé stesso.

d. Finché ne vollero: Le scorte di Dio sono sovrabbondanti, c’era tanto cibo finché ne vollero. Tutti mangiarono fino ad essere completamente saziati.

i. “Per comprendere appieno l’importanza di questa storia, dobbiamo tenere in mentre che l’immagine del mangiare e del bere viene usata frequentemente nell’Antico Testamento. È un simbolo di prosperità, che viene spesso associato alle benedizioni di cui il popolo di Dio avrebbe goduto nella Terra Promessa.” (Morris)

ii. Finché ne vollero include anche il ragazzino che aveva messo a disposizione i cinque pani e i due pesci. Alla fine, quel bambino ebbe più di quanto avesse avuto prima. Chiaramente, per lui i cinque pani e i due pesci costituivano un pranzo adeguato; tuttavia, li diede a Gesù, che li trasformò in un buffet “all you can eat” anche per il ragazzino.

3. (12-13) Raccolta degli avanzi del banchetto.

E, dopo che furono saziati, Gesù disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati perché niente si perda». Essi dunque li raccolsero e riempirono dodici cesti con i pezzi di quei cinque pani d’orzo avanzati a coloro che avevano mangiato.

a. Dopo che furono saziati: Gesù fu generoso, dando ad ognuno tutto il cibo che voleva. Si trattava di un miracolo sorprendente, ed alcuni pensano che i discepoli avrebbero dovuto (o potuto) aspettarsi che Gesù avrebbe fatto una cosa del genere.

i. Alcuni passi dell’Antico Testamento mettono in guardia a non dubitare della provvidenza di Dio: “E parlarono contro DIO, dicendo: ‘Potrebbe DIO imbandire una mensa nel deserto?’” (Salmo 78:19). In 2 Re 4:38-34 leggiamo un esempio in cui Dio moltiplica dei pani d’orzo, sebbene quello operato da Gesù fosse un miracolo su più ampia scala.

ii. Nonostante i discepoli non avessero capito o previsto il miracolo, Gesù li invitò a parteciparvi e a distribuire il pane e i pesci miracolosamente moltiplicati. Senza il loro contributo nessuno avrebbe mangiato.

iii. Gesù dimostrò loro il carattere generoso di Dio – quello stesso carattere che Dio desidera sviluppare in noi. Proverbi 11:24 dice: “C’è chi spande generosamente e diventa più ricco, e c’è chi risparmia più del necessario e diventa sempre più povero. Quel pane fu moltiplicato, come se fosse stato ‘sparso’.

b. Raccogliete i pezzi avanzati perché niente si perda: Gesù era generoso, ma mai sperperatore – voleva fare buon uso di tutto.

i. “I pezzi non sono bocconi mezzi rosicchiati né briciole che avrebbero potuto piuttosto lasciare per gli uccelli e per le bestie, bensì le porzioni che Gesù aveva consegnato ai discepoli per la distribuzione.” (Trench)

ii. “Il termine usato per ‘cesto’ (kophinos) denota solitamente un recipiente molto capiente, come quelli utilizzati per il pesce o per oggetti ingombranti.” (Tenney)

C. La reazione al miracolo.

1. (14) Gesù quale Profeta predetto da Mosè.

Allora la gente, avendo visto il segno che Gesù aveva fatto, disse: «Certamente costui è il profeta, che deve venire nel mondo».

a. Avendo visto il segno che Gesù aveva fatto: Il modo in cui Gesù diede il pane alla moltitudine all’aperto (in un luogo simile ad un deserto) ricordò alla gente di come Dio operò per mezzo di Mosè, quando cibò Israele con la manna nel deserto.

b. Certamente costui è il profeta: Mosè predisse l’arrivo del Profeta da loro atteso: L’Eterno, il tuo DIO, susciterà per te un profeta come me, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli; a lui darete ascolto. (Deuteronomio 18:15) Se il Profeta che sarebbe venuto doveva essere come Mosè, aveva anche senso che avrebbe cibato il popolo in maniera miracolosa, proprio come aveva fatto Mosè.

i. La folla era disposta a sostenere Gesù, purché Egli desse loro quello che desideravano: pane. È facile criticare il modo in cui la folla amava Gesù, a motivo del pane che diede loro, ma spesso anche noi amiamo Gesù solo per quello che ci dà. Dobbiamo anche amarlo ed obbedirgli semplicemente in virtù di chi Egli è: Signore e Dio.

ii. “Un rabbino di un periodo più tardo viene citato come l’autore della seguente osservazione: ‘Come il primo redentore fece scendere la manna dal cielo, […] così farà l’ultimo redentore’, e sembra che questa idea fosse quella generalmente predominante nel primo secolo.” (Bruce)

2. (15) La folla prova a prendere Gesù per farlo re.

Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, tutto solo.

a. Stavano per venire a prenderlo per farlo re: Re era un titolo politico. La folla era disposta ad appoggiare Gesù, perché voleva usarlo per sovvertire l’occupazione romana, che esercitava il potere direttamente in Giudea o indirettamente per mezzo di Erode Antipa in Galilea.

i. “Ecco che all’improvviso spuntò quel tipo strano, quel Gesù, che sembrava possedere della potenza miracolosa. Per questo motivo, devono essersi detti l’un l’altro qualcosa del genere: ‘Non sarebbe fantastico, se fosse dalla nostra parte e ci aiutasse a liberarci dei romani?’” (Boice)

ii. “Anche se i Galilei non erano direttamente sotto il controllo romano come i loro fratelli in Giudea, il loro governatore Erode Antipa era un fantoccio di Roma, e la sua dinastia non suscitava in loro alcun sentimento di orgoglio patriottico.” (Bruce)

b. Si ritirò di nuovo sul monte, tutto solo: Gesù non si lasciò certo impressionare né sedurre da una folla che Lo voleva incoronare re. Anzi le voltò le spalle e andò a pregare, perché aveva più interesse a stare col Padre Suo nel cielo che sentire l’acclamazione della folla.

i. “Ma per Gesù la possibilità di un regno terreno non era altro che una tentazione del diavolo, e per questo la rifiutò con decisione.” (Morris)

ii. “Vide che le folle erano in grande agitazione ed erano intenzionate ad andare da Lui, trascinarlo con la forza e proclamarlo Re e Messia in opposizione al potere civile; probabilmente aveva anche notato che quell’entusiasmo sfrenato cominciava a fare presa sui suoi discepoli.” (Trench)

iii. “Colui che è già Re è venuto ad aprire il proprio regno agli uomini; tuttavia, a causa della loro cecità, gli uomini cercano di costringerlo ad essere il tipo di re che vogliono; così facendo, non riescono ad ottenere il re che vogliono e perdono il Regno che Egli offre.” (Morris)

D. Gesù cammina sull’acqua.

1. (16-17) I discepoli prendono il largo sul Mar di Galilea.

Quando fu sera, i suoi discepoli discesero al mare. E, montati in barca, si diressero all’altra riva del mare, verso Capernaum; era ormai buio e Gesù non era ancora venuto da loro.

a. I suoi discepoli discesero al mare. E, montati in barca: Matteo e Marco precisano che Gesù costrinse i suoi discepoli a salire nella barca (Marco 6:45). Si imbarcarono per attraversare il Mar di Galilea come conseguenza del comando che Gesù aveva dato loro.

i. “Secondo Marco 6:45, Gesù ‘costrinse’ (anankazo) i propri discepoli ad imbarcarsi e a tornare indietro attraversando il lago; forse vide che erano rimasti influenzati dall’agitazione della folla” (Bruce)

b. Era ormai buio: Alcuni dei discepoli erano pescatori ed erano perciò abituati a pescare proprio in quel lago. Quando salirono in barca, il pensiero di attraversare il lago a remi di notte non li impensieriva.

c. Gesù non era ancora venuto da loro: Si tratta in effetti della seconda volta in cui Gesù si trova con i Suoi discepoli sul Mare di Galilea in tempesta. La prima volta (Matteo 8:24) Gesù era presente con loro nella barca quando sgridò e calmò le acque. In questa tempesta, Gesù chiese ai discepoli di fidarsi della Sua cura e preoccupazione per loro, anche se in quel momento non era visibile.

2. (18) Il vento vanifica ogni loro sforzo di attraversare il mare.

Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.

a. Il mare era agitato: Già di per sé il vento era abbastanza preoccupante, ma agitava anche le acque, rendendo il mare pericoloso.

b. Soffiava un forte vento: Il Mare di Galilea era ed è conosciuto per le sue improvvise e violente raffiche di vento, che rendono il lago pericoloso da un momento all’altro.

i. “Il Mare di Galilea si trova a circa 180 metri sotto il livello del mare, in un avvallamento a forma di coppa tra le colline. Quando tramonta il sole, l’aria, raffreddandosi, forma dei forti venti che discendono lungo i pendii circostanti e agitano il lago. I discepoli, essendo diretti verso Capernaum, remavano controvento e facevano di conseguenza pochi progressi.” (Tenney)

3. (19) Gesù raggiunge i discepoli camminando sull’acqua.

Ora, dopo aver remato circa venticinque o trenta stadi, videro Gesù che camminava sul mare e si accostava alla barca, ed ebbero paura.

a. Dopo aver remato circa venticinque o trenta stadi: Durante la prima tempesta sul Mare di Galilea i discepoli erano terrorizzati (Matteo 8:25-26). All’inizio della seconda tempesta erano più frustrati che spaventati. Gesù aveva detto loro di attraversare il lago e, nonostante ci provassero con tutte le proprie forze, non sembravano fare progressi.

i. Secondo Matteo 14:25 questo episodio accadde alla quarta vigilia della notte, fra le tre e le sei del mattino. Quindi, molto probabilmente avevano remato tra le sei e le otto ore, ed erano giunti a poco più della metà del lago (venticinque o trenta stadi).

ii. Stavano attraversando quel momento di frustrazione per volontà di Gesù, facendo esattamente quello che Egli aveva detto loro di fare. Inoltre, Marco 6:48 dice che Gesù osservava i discepoli mentre remavano per il lago; li aveva tenuti sott’occhio per tutto il tempo. Erano al centro della volontà di Gesù, il quale stava vegliando su di loro, malgrado tutti i loro sforzi fossero costantemente accompagnati dalla frustrazione.

iii. “In cima alla collina Gesù aveva pregato e aveva avuto comunione con Dio; mentre si incamminava verso il mare, la luna argentata illuminava la scena come il sole, e dalla distanza riusciva a scorgere sul lago la barca con i navigatori alle prese con i remi… non aveva dimenticato. Non era stato troppo impegnato con Dio da dimenticarli.” (Barclay)

iv. “Egli è sul monte mentre noi siamo sul mare. La stabile eternità dei cieli Lo tiene saldo, mentre noi veniamo sbattuti qua e là nella mutevolezza irrequieta del tempo, su cui ci affatichiamo al Suo comando.” (Maclaren)

b. Videro Gesú che camminava sul mare […] ed ebbero paura: Marco 6:49-50 dice che i discepoli si spaventarono perché pensavano che Gesù, visto che camminava sull’acqua, fosse un fantasma o uno spirito.

i. Marco “aggiunge il dettaglio sorprendente che Gesù ‘aveva l’intenzione di passare oltre’, cioè di superarli, come se desiderasse che la semplice visione di sé fosse sufficiente a sostenerli e rassicurarli.” (Trench)

ii. I discepoli non si aspettavano di ricevere un aiuto soprannaturale. Sapevano quello che Gesù aveva comandato loro di fare e si erano adoperati per farlo – ma senza alcun aiuto diretto da parte di Gesù. Per questo, rimasero sorpresi e spaventati alla vista di quell’aiuto soprannaturale che giungeva per loro.

iii. Gesù diede loro diverse ragioni, basate anche sui miracoli a cui avevano già assistito, per fidarsi del Suo aiuto soprannaturale. Sicuramente avevano portato con sé almeno qualcuno dei dodici cesti di pane avanzato (Giovanni 6:13), ma ciò non toglie che rimasero comunque sconvolti non appena videro l’aiuto soprannaturale avvicinarsi sul mare.

4. (20) Le parole tranquillizzanti di Gesù.

Ma egli disse loro: «Sono io, non temete!»

a. Sono io: Per Gesù era sufficiente annunciare la Sua presenza. Era con i Suoi discepoli e li avrebbe consolati nella loro frustrazione e nella loro paura.

i. “In alcune parti di questo Vangelo, le parole ego eimi sono intese come titolo divino (come vedremo in 8:24, 28), ma qui significano semplicemente ‘Sono io’.” (Bruce)

b. Non temete: Gesù venne per portare aiuto e consolazione soprannaturale ai Suoi discepoli. La Sua presenza diede loro ciò di cui avevano bisogno, sebbene si fosse presentato in modo inaspettato.

i. Sappiamo da Matteo 14:28-32 che Pietro, subito dopo queste parole, chiese a Gesù se fosse possibile per lui uscire dalla barca e camminare sull’acqua. In effetti, anche se per poco, Pietro camminò sull’acqua.

5. (21) Gesù li porta a destinazione.

Essi dunque volentieri lo ricevettero nella barca, e subito la barca approdò là dove essi erano diretti.

a. Essi dunque volentieri lo ricevettero nella barca: Si deduce che Gesù non sarebbe salito sulla barca a meno che non fosse stato ricevuto volentieri. Pur avendo camminato sul Mare di Galilea, Gesù attese di essere ben accolto dai Suoi discepoli.

b. Subito la barca approdò là dove essi erano diretti: Una volta ricevuto volentieri nella barca, avvenne il miracolo. E che miracolo! Tutta la fatica fatta fin lì e che fino ad un attimo prima aveva suscitato in loro tanta frustrazione fu portata immediatamente a compimento dall’intervento divino.

i. “Sembrerebbe, alla luce del dettaglio fornito da Giovanni, che la barca si muovesse da sola, senza l’ausilio di vele o remi, in ubbidienza alla Sua volontà: e avvenne che, senza alcuno sforzo da parte dei discepoli o dell’equipaggio, la barca percorse la distanza rimanente (circa tre chilometri) e raggiunse l’altra riva.” (Trench)

ii. Si potrebbe affermare che Gesù salvò i Suoi discepoli dalla frustrazione e dal senso di inutilità. Gesù vuole che lavoriamo duro, ma mai che lavoriamo inutilmente. Il loro lavoro non era stato uno spreco di tempo, ma era in attesa di ricevere il tocco della potenza e della presenza divina.

c. Subito la barca approdò là dove essi erano diretti: Un miracolo di tale portata fu utile ai discepoli, soprattutto perché Gesù aveva appena rifiutato l’offerta di essere riconosciuto come Re Messia. Ciò diede loro la certezza che Egli era ripieno della potenza divina, sebbene non avesse reclamato il trono, andando contro le aspettative e l’opinione del popolo.

i. “Non sappiamo quanto fossero lontani dalla riva quando il nostro Signore li raggiunse, ma l’evangelista sembra parlare del loro improvviso arrivo, come qualcosa di straordinario e miracoloso.” (Clarke)

E. Gesù, il pane della vita.

1. (22-24) La folla segue Gesù e i Suoi discepoli a Capernaum.

Il giorno seguente la folla, che era rimasta sull’altra riva del mare, si rese conto che là non c’era che una piccola barca, quella in cui erano saliti i discepoli di Gesù, e che egli non vi era salito con loro, ma che i suoi discepoli erano partiti soli; or altre barche erano venute da Tiberiade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. La folla, come vide che Gesù non era più là e neppure i suoi discepoli, salì anch’essa su quelle barche e venne a Capernaum, alla ricerca di Gesù.

a. Il giorno seguente: Il giorno successivo alla moltiplicazione dei pani e dei pesci per i 5000 e all’attraversamento notturno del Mare di Galilea, gran parte della folla che era stata cibata da Gesù e dai discepoli si domandò dove si fossero diretti. Avevano visto i discepoli (senza Gesù) andarsene in barca, e adesso notarono che Gesù non era più là con loro.

i. Altre barche erano venute da Tiberiade: “La nota esplicativa al versetto 23, cioè che le barche da Tiberiade erano approdate sulla costa orientale, conferma la burrasca avvenuta la notte precedente.” (Dods)

b. Salì anch’essa su quelle barche e venne a Capernaum, alla ricerca di Gesù: Queste persone appartenevano alla stessa folla cibata da Gesù e che voleva costringerlo ad accettare il titolo di re terreno (Giovanni 6:14-15).

i. “La folla, allora, si assicurò che Gesù non si trovasse nelle vicinanze, e che non ci fosse segno dei discepoli che tornavano a prenderlo. A quel punto, raggiunsero la sponda occidentale per cercarlo.” (Bruce)

ii. “Ovvero, quelli che poterono trovare spazio nelle barche le presero e così giunsero a Capernaum; ma molti altri senza dubbio ci andarono a piedi, in quanto non è affatto probabile che cinque o sei mila persone potessero trovare abbastanza barche per accomodarli tutti.” (Clarke)

2. (25-27) Gesù risponde alla prima domanda: Maestro, quando sei venuto qui?

Avendolo trovato di là dal mare, gli dissero: «Maestro, quando sei venuto qui?». Gesù rispose loro e disse: «In verità, in verità vi dico che voi mi cercate non perché avete visto segni, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati. Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna, che il Figlio dell’uomo vi darà, perché su di lui il Padre, cioè Dio, ha posto il suo sigillo».

a. Quando sei venuto qui? Gesù non rispose a queste domanda. La risposta sarebbe stata: “Ho camminato sulle acque del Mare di Galilea durante la notte per aiutare i Miei discepoli, poi ho trasportato miracolosamente la nostra barca fino all’altra riva facendole percorrere la distanza mancante. Ecco quando e come sono arrivato qui.”

i. Più avanti in questo capitolo, Giovanni specifica che questa conversazione ebbe luogo alla sinagoga di Capernaum, durante un servizio di culto di sabato (Giovanni 6:59). Inoltre, secondo Matteo 15, i capi religiosi di Gerusalemme erano venuti a Capernaum per interrogare Gesù. Anch’essi facevano parte di quella folla.

b. Mi cercate non perché avete visto segni, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati: Gesù non diede loro alcuna risposta – quando e perché fosse arrivato lì. Piuttosto, Egli ribadì loro il motivo per cui essi stessi erano venuti da Lui – perché volevano ancora di quel cibo che Gesù aveva dato loro in maniera miracolosa.

i. Molte volte possiamo imparare di più cercando di comprendere le motivazioni per cui noi facciamo una domanda a Dio, piuttosto che dalla risposta a quella domanda. Questo fu proprio il caso di coloro che seguivano Gesù per tutta la Galilea e che gli posero la domanda.

ii. Volevano il pane, ma non solo; volevano anche la manifestazione del soprannaturale ed un re di miracoli che li guidasse contro gli oppressori romani.

iii. “Rimasero quasi indifferenti alla saggezza delle Sue parole e alla bellezza delle Sue azioni. La provvidenza miracolosa del cibo era esattamente ciò che volevano, così furono animati da un entusiasmo impuro, che Gesù non gradiva.” (Maclaren)

c. Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna: Coloro che posero la domanda a Gesù avevano faticato molto per seguirlo e trovarlo. Tuttavia, la loro fatica era in funzione solo del cibo che perisce – quelle cose che riempiono lo stomaco e che governano i regni terreni. Gesù voleva che si adoperassero per il cibo che dura in vita eterna.

i. Gesù creò un contrasto tra le cose materiali e quelle spirituali. È vero praticamente ovunque che le persone sono più attratte dalle cose materiali che da quelle spirituali. Un cartello con su scritto soldi e cibo gratis attirerà più gente di quello che dice soddisfazione spirituale e vita eterna.

ii. “Egli colpì questi Galilei dalla mente carnale al centro delle loro aspirazioni materialistiche.” (Tasker)

d. Che il Figlio dell’uomo vi darà: Erano rimasti giustamente colpiti dal miracolo della moltiplicazione dei pani operato per mezzo di Gesù, ma Egli voleva che fossero maggiormente colpiti dal cibo spirituale che Egli donò per mezzo del miracolo.

i. Figlio dell’Uomo: “Gesù evita di usare il termine ‘Messia’ o qualsiasi altra parola che avrebbe fomentato le aspirazioni militanti dei Suoi ascoltatori. Il titolo ‘Figlio dell’Uomo’ era sufficientemente adeguato al Suo scopo; non era di uso corrente nel loro vocabolario politico o religioso e poteva quindi avere qualsiasi significato Egli volesse.” (Bruce)

e. Perché su di lui il Padre, cioè Dio, ha posto il suo sigillo: Il sigillo era un marchio di proprietà e una garanzia di contenuti. Avrebbero dovuto avere fiducia in Gesù, per il “marchio di garanzia” che Dio Padre aveva posto su di Lui.

i. “Se il tempo aoristo del verbo ‘sigillato’ (nel greco, esphragisen) implica che il sigillo sia stato ricevuto in occasione di un evento in particolare, dovremmo probabilmente identificare questo evento con il battesimo di nostro Signore (cfr. Giovanni 1:32-34).” (Bruce)

ii. “Sigillato dalla testimonianza certa ricevuta al Suo battesimo; e da quel momento in poi dai Suoi miracoli.” (Alford)

iii. “Proprio come una persona che desidera comunicare i propri pensieri a qualcun altro scrive una lettera, le applica il proprio sigillo e la invia alla persona per la quale è stata scritta, così Cristo, che dimorava nel seno del Padre, venne sulla terra per interpretare la volontà divina all’uomo, portando l’immagine, l’iscrizione e il sigillo di Dio nella santità immacolata della Sua natura, nella verità incontaminata della Sua dottrina, e nella testimonianza sorprendente dei Suoi miracoli.” (Clarke)

3. (28-29) Gesù risponde alla seconda domanda: Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?

Gli chiesero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù rispose e disse loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

a. Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? Gesù disse loro: “Adoperatevi non per il cibo che perisce” (Giovanni 6:27). In risposta, la gente usò le stesse parole di Gesù per chiedergli: “Come ci adoperiamo per questo?”

i. Il senso di questa domanda sembra essere: “Dicci semplicemente quello che dobbiamo fare, così possiamo ottenere da te quello che vogliamo. Vogliamo il tuo pane miracoloso e vogliamo che diventi il nostro Re di miracoli; dicci cosa dobbiamo fare per ottenerlo”.

ii. Coloro che interrogarono Gesù sembravano certi che, se solo Egli avesse detto loro cosa fare, sarebbero riuscite a compiacerlo. Per quelle persone, e anche per molti oggi, compiacere Dio vuol dire compiere quelle opere mirate a conquistarsi il Suo favore.

b. Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato: Prima di ogni altra cosa, Gesù comandò loro (e a noi) non di fare, bensì di credere. Se vogliamo compiere l’opera di Dio, dobbiamo cominciare con la fede in Gesù.

i. Un genitore non vuole solo obbedienza dai figli; per lui una relazione di fiducia e d’amore è ancora più importante. La speranza è che l’obbedienza nasca da quella relazione di fiducia ed amore. Dio vuole che ci comportiamo allo stesso modo nella nostra relazione con Lui.

ii. La prima opera è credere in colui che egli ha mandato, eppure Dio è altrettanto interessato alla nostra obbedienza. Alla luce di ciò, la nostra fede in Lui non sostituisce le opere, ma è alla base di quelle opere che davvero compiacciono Dio.

iii. Maclaren parla del contrasto tra opere e opera: “Essi pensavano ad una serie di precetti e di azioni; Egli invece le raggruppa tutte in uno”.

iv. “Il sacerdote dice: ‘Riti e cerimonie’. Il pensatore dice: ‘Cultura, istruzione’. Il moralista dice: ‘Fai questo, quello e quell’altro pure’ ed elenca tutta una serie di azioni individuali. Gesù Cristo dice: ‘Serve solo una cosa… questa è l’opera di Dio’.” (Maclaren)

v. “Si tratta di una delle dichiarazioni più importanti di nostro Signore, in quanto contiene il seme di quell’insegnamento che è stato successivamente ampliato da Paolo nelle sue lettere.” (Alford)

4. (30-33) Gesù risponde alla terza domanda: Quale segno fai tu dunque, affinché lo vediamo e ti crediamo? Che opera compi?

Allora essi gli dissero: «Quale segno fai tu dunque, affinché lo vediamo e ti crediamo? Che opera compi?I nostri padri mangiarono la manna nel deserto, come è scritto: “Egli diede loro da mangiare del pane venuto dal cielo”». Allora Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che viene dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo. Perché il pane di Dio è quello che discende dal cielo e dà vita al mondo».

a. Quale segno fai tu dunque: La folla che ascoltava Gesù alla sinagoga di Capernaum Lo seguiva sin dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci. Tra di loro c’erano anche dei capi religiosi giudei provenienti da Gerusalemme (Matteo 15:1, Giovanni 6:41). Questi avevano udito parlare dei 5000 che erano stati sfamati in maniera miracolosa, ma volevano vederlo con i propri occhi. Anche coloro che erano stati cibati volevano mangiare ancora!

i. “Erano finiti ancora una volta sotto l’influenza degli Scribi di Gerusalemme, che si erano diretti (Matteo 15:1: Marco 7:1) a Capernaum per opporsi a Lui e cacciarlo via.” (Trench)

b. I nostri padri mangiarono la manna nel deserto: Coloro che interrogavano Gesù speravano di manipolarlo affinché desse loro del pane ogni giorno, proprio come era avvenuto ad Israele durante l’Esodo. Seppero persino citare la Scrittura nel loro tentativo (“Egli li saziò col pane del cielo”, Salmo 105:40).

c. Il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo: La risposta di Gesù si può parafrasare in questo modo: “Che altra opera compirò? Eccola: vi darò la Parola di Dio, e la vita eterna in Me e per mezzo di Me. Ecco il pane spirituale del quale vi dovete nutrire per sopravvivere”.

i. “Il nostro Signore qui non nega, bensì afferma la natura miracolosa della manna.” (Alford)

d. Perché il pane di Dio è quello che discende dal cielo: Gesù cercava di elevare le loro menti oltre le cose terrene, verso le realtà celesti. Voleva portarli alla comprensione che Egli è necessario per la vita spirituale, così come il pane lo è per la sopravvivenza fisica.

i. “Il pane di Dio era colui che discese dal Cielo e diede agli uomini non solo la sazietà dalla fame fisica, ma la vita vera e propria. Gesù dichiarò che l’unica vera soddisfazione si trovava in Lui.” (Barclay)

5. (34-40) Gesù risponde alla quarta richiesta: Signore, dacci sempre questo pane.

Essi allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». E Gesù disse loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà mai più fame e chi crede in me non avrà mai più sete. Ma io ve l’ho detto: voi mi avete visto, ma non credete. Tutto quello che il Padre mi dà verrà a me; e colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché io sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. È questa la volontà del Padre che mi ha mandato: che io non perda niente di tutto quello che egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà di colui che mi ha mandato: che chiunque viene alla conoscenza del Figlio e crede in lui, abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

a. Signore, dacci sempre questo pane: Ci chiediamo se coloro che avevano attraversato il Mare di Galilea per trovare ed incontrare Gesù avessero fame mentre conversavano con Lui. Volevano il pane materiale con cui Gesù li aveva cibati miracolosamente, e lo volevano sempre.

i. Quando siamo affamati, ci sembra che il cibo sia la soluzione a tutti i nostri problemi. Lo stesso accade per quasi tutte le difficoltà pratiche che incontriamo. Proprio come Gesù cercò di elevare la loro comprensione al di sopra dei loro bisogni materiali e fisici, così dobbiamo elevare le nostre menti.

ii. “Egli non diede loro ciò che volevano, ed essi non ricevettero ciò che Egli aveva offerto loro.” (Bruce)

iii. Signore, dacci sempre questo pane: “Kurie dovrebbe essere tradotto probabilmente con signore (titolo onorifico), piuttosto che con Signore (titolo divino), essendo chiaro dal versetto 36 che questi Galilei non credevano in Gesù.” (Tasker)

b. Io sono il pane della vita: Con la propria riposta Gesù sperava di distogliere il loro sguardo dal pane materiale e dai regni terreni e di rivolgerli alle realtà spirituali. Avevano bisogno di riporre la propria fiducia in Gesù e non nel pane materiale.

i. “Si tratta della prima delle dichiarazioni ‘Io sono’ in questo Vangelo (in cui Gesù usa ego eimi con un predicato).” (Bruce)

c. Chi viene a me non avrà mai più fame: Gesù spiega che chi viene a Lui, ovvero chi Lo riceve e crede in Lui, sarà saziato della propria fame spirituale in Gesù.

i. “Questo venire a Lui si concretizza qualora siano presenti il desiderio, la preghiera, l’accordo, il consenso, la fiducia, l’obbedienza.” (Spurgeon)

ii. “Questo versetto non dovrebbe essere considerato un’affermazione astratta. Si tratta invece di un’esortazione. Poiché Gesù è il pane della vita, gli uomini sono invitati a venire a Lui, e a credere in Lui.” (Morris)

iii. “La fede in Cristo viene descritta semplicemente e precisamente con il venire a Lui. Non si tratta di un’impresa eroica; è semplicemente andare a Cristo. Non si tratta di un esercizio di profonde facoltà mentali; è semplicemente andare a Cristo. Un bambino va dalla madre, un uomo cieco va a casa propria, persino un animale va dal proprio padrone. Andare è un’azione molto semplice: richiede solo allontanarsi da qualcosa e andare verso qualcos’altro.” (Spurgeon)

d. Tutto quello che il Padre mi dà verrà a me; e colui che viene a me, io non lo caccerò fuori: Gesù disse chiaramente che venire a Lui comincia con l’opera del Padre, ed Egli riceverà chiunque Gli si accosti.

i. Tutto quello che il Padre mi dà: “‘Tutto’ è neutro, il che lo rende molto generale, cioè ‘qualsiasi cosa’, sebbene venga fatto certamente riferimento alle persone.” (Morris)

ii. Io non lo caccerò fuori: “Il nostro Signore benedetto allude al caso di una persona in forte angustia e povertà, che giunge alla casa di un nobile per trovare un po’ di ristoro. Ecco apparire il povero; il proprietario, invece di trattarlo con durezza, gli dà il benvenuto, lo riceve con gentilezza e sopperisce ad ogni suo bisogno. Lo stesso fa Gesù.” (Clarke)

iii. “No, non caccerò via, mai. Un’affermazione potente e una considerazione di grande conforto. Chi non verrebbe a Gesù Cristo all’udire del più soave degli incoraggiamenti?” (Trapp)

e. Non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato: Quando Gesù li invitò a venire da Lui, ricordò loro anche che presso di Lui c’è sicurezza. Non aveva degli scopi personali e non aveva alcun interesse per la propria volontà, ma solo per quella del Padre.

f. Che io non perda niente di tutto quello che egli mi ha dato: Ecco un’altra ottima ragione per accostarsi al Figlio – Egli tiene al sicuro tutti coloro che sono dati dal Padre e vengono a Lui.

g. Chiunque viene alla conoscenza del Figlio e crede in lui, abbia vita eterna: Questo è il destino meraviglioso di chiunque venga dato dal Padre e vada a Gesù.

i. Con questa affermazione Gesù aveva in mente sia la comunità estesa dei credenti (tutto quello che il Padre mi dà verrà a me […] lo risusciti) sia i singoli credenti (chi viene a me […] io lo risusciterò).

ii. Chiunque viene alla conoscenza del Figlio: “Con l’espressione ‘contempla il Figlio’ (cfr. Nuova Riveduta) si fa riferimento al serpente di bronzo che fu innalzato da Mosè nel deserto su un’asta (a forma di croce, secondo la tradizione rabbinica). Tutti quelli che lo guardavano venivano guariti.” (Trench)

6. (41-46) Gesù spiega perché viene respinto.

I Giudei dunque mormoravano di lui, perché aveva detto: «Io sono il pane che è disceso dal cielo», e dicevano: «Non è costui Gesù, il figlio di Giuseppe, di cui conosciamo il padre e la madre? Come può egli dire: “Io sono disceso dal cielo”?». Allora Gesù rispose e disse loro: «Non mormorate fra di voi. Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno ammaestrati da Dio”. Ogni uomo dunque che ha udito e imparato dal Padre, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, se non colui che è da Dio; questi ha visto il Padre».

a. Non è costui Gesù, il figlio di Giuseppe, di cui conosciamo il padre e la madre? Le persone mormoravano di lui, pensando che le sue affermazioni riguardo a sé stesso fossero troppo grandi, troppo esaltate (Come può egli dire: “Io sono disceso dal cielo”?)

i. “Sei volte in questo contesto Gesù dice di essere ‘disceso dal cielo’ (6:33, 38, 41, 50, 51, 58). La Sua dichiarazione sulla sua origine divina è inequivocabile.” (Tenney)

ii. “Si trattava di una delle maggiori difficoltà dei contemporanei di Gesù. Il Messia sarebbe dovuto venire ‘sulle nuvole’ e apparire all’improvviso; Gesù però era cresciuto tranquillamente fra di loro.” (Dods)

iii. I Giudei dunque mormoravano di lui: “Si parla de ‘i Giudei’ e non, come avremmo potuto aspettarci, dei Galilei, molto probabilmente perché Giovanni identifica l’incredulità della folla con l’incredulità caratteristica dei Giudei.” (Dods)

b. Non mormorate fra di voi: Mentre Gesù parlava alla folla nella sinagoga, essi mormoravano e commentavano fra loro.

i. “‘Mormoravano’ indica scontento, quel suono confuso che si eleva da una folla arrabbiata e in opposizione.” (Morris)

c. Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira: I Giudei pensavano di essere stati scelti da Dio in virtù della loro nascita fisica e naturale. Gesù affermò esplicitamente che Dio doveva attirarli prima che potessero accostarsi al Figlio. Chiunque risponde al Padre risponde al Figlio.

i. “Se Dio non attira, nessun uomo verrà mai a Cristo; perché, senza questa influenza, nessuno avvertirebbe il bisogno di un Salvatore.” (Clarke)

ii. Spesso ci piace sentirci come se avessimo “il controllo” della nostra relazione con Dio. In verità, Egli chiama e noi ci accostiamo. Tale comprensione dell’iniziativa di Dio nell’opera di salvezza dovrebbe renderci ancora più fiduciosi nell’evangelizzazione, sapendo che Dio attira le persone, e che possiamo aspettarci di vedere coloro che il Padre attira venire a Lui.

iii. “La parola usata da Giovanni per attirare è helkuein. È la stessa parola utilizzata nella traduzione greca del testo ebraico in cui Geremia ode Dio che dice: ‘Ti ho attirata con benevolenza’ (Geremia 31:3).” (Barclay)

iv. “Persino Agostino, il grande sostenitore delle dottrine della grazia, confessò che ‘attirare’ non si riferisce alla grazia irresistibile. ‘Se un uomo viene attirato, afferma un obiettore, allora viene contro la propria volontà. (Noi rispondiamo che) se viene contro la propria volontà, non crede: se non crede, non viene. Perché non corriamo a Cristo con i nostri piedi, ma con la fede; non con il movimento del corpo, ma con il libero arbitrio del cuore… non pensare di essere attirato contro la tua volontà; la mente può essere attirata per mezzo dell’amore’.” (Alford)

v. “Bisogna intendere il verbo come attirare o affascinare, non trascinare. I rabbini affermano che ‘colui che desidera afferrare il Dio santo e benedetto, è da Lui afferrato, ed Egli non lo caccerà via’. Synops. Sohar. p. 87. I migliori scrittori greci usano il verbo con la stessa connotazione di affascinare, incitare, ecc.” (Clarke)

vi. “Crisostomo dice: ‘Questa espressione non elimina il nostro ruolo nell’accostarci, ma piuttosto dimostra che per accostarci abbiamo bisogno di aiuto’.” (Alford)

vii. Attira “viene usato per indicare una barca che viene rimorchiata, un carro che viene trainato, o gli ormeggi che vengono levati per salpare. Ma viene anche usato in Giovanni 12:32 per indicare un’attrazione morale, gentile ma potente.” (Dods)

d. Io lo risusciterò nell’ultimo giorno: Tutti coloro che vengono a Gesù attirati dal Padre riceveranno vita eterna e risorgeranno nell’ultimo giorno.

e. E tutti saranno ammaestrati da Dio: Gesù qui citava Isaia 54:13, che probabilmente faceva parte della lettura della sinagoga di quel sabato. Il principio è che tutti coloro che appartengono a Dio sono ammaestrati da Dio, essendo attirati a Lui (ogni uomo che ha udito e imparato dal Padre, viene a me).

i. “Dio stesso istruirà il Suo popolo, cioè li ammaestrerà nei loro cuori. Solo coloro che sono così ammaestrati verranno a Gesù.” (Morris)

ii. “Era come dire: ‘il Padre non vi ha mai ammaestrato. Non avete imparato niente da Lui, o sareste venuti a Me; ma nel vostro rifiuto date prova di essere estranei alla grazia di Dio’.” (Spurgeon)

f. Ogni uomo che ha udito e imparato dal Padre, viene a me: Coloro che ricevono una rivelazione da Dio Padre si accosteranno a Suo Figlio e Perfetto Rappresentante. Ascoltare e imparare dal Figlio significa imparare dal Padre.

i. “Tuttavia, qui non si specifica se è vero che si accostano tutti quelli che sono ammaestrati da Dio; l’espressione kai maqwn introduce una componente dubbia.” (Dods)

ii. “Se, come alcuni credono, Isaia 54 era parte del programma di ammaestramenti della sinagoga in quel periodo dell’anno, allora le parole citate da Gesù erano sicuramente fresche nella mente di molti dei suoi ascoltatori.” (Bruce)

g. Questi ha visto il Padre: Anche qui, Gesù insistette sulla relazione speciale tra Lui e Dio Padre. Egli dichiarò di avere una relazione e una connessione con Dio Padre di cui nessun altro godeva.

i. “La loro incredulità non cambia la realtà dei fatti, né ne indebolisce la Sua certezza.” (Dods)

ii. “Egli istruisce i teologi su Dio, cercando di far loro comprendere che l’Unità di Dio non è la rivelazione finale riguardo all’unico Dio. Fintantoché si crede che Dio sia costituito da un’unica Persona, non è possibile dare un senso all’incarnazione e all’intero piano di Redenzione.” (Trench)

7. (47-51) Il vero pane dal cielo.

«In verità, in verità vi dico: Chi crede in me ha vita eterna. Io sono il pane della vita.I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono. Questo è il pane che discende dal cielo, affinché uno ne mangi e non muoia. Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; or il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo».

a. Chi crede in me ha vita eterna: Quando leggiamo questa dichiarazione sconvolgente, abbiamo due pensieri in mente. Prima di tutto, il significato “credere” come inteso da Gesù; ovvero confidare in Lui, contare su di Lui, aggrapparsi a Lui. Si tratta di un amore che si fida. In secondo luogo, pensiamo alla natura sconvolgente di questa affermazione. Nessun altro profeta o uomo santo della Bibbia ha mai detto una cosa del genere: “Credete in me e trovate la vita eterna”.

b. Io sono il pane della vita: Gesù ripeteva e insisteva sull’uso di questa metafora. Come il pane è necessario per la vita fisica, così Gesù è necessario per la vita spirituale ed eterna.

i. “Ogni uomo si nutre di qualcosa. Qualcuno riceve il giornale della domenica, e se lo divora! Un altro si abbandona a divertimenti frivoli, e si nutre di essi. Un altro si nutre del proprio lavoro e del pensiero dei propri molti affanni! Ma tutto ciò non è altro che cibo scadente; sono solo ceneri e bucce. Se solo aveste in voi la vera vita spirituale, conoscereste la profonda necessità di nutrirvi di Cristo.” (Spurgeon)

c. I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono: Il pane spirituale che offre Gesù è molto superiore alla manna di cui si nutrì Israele nel deserto. Quel cibo diede loro una vita temporanea; ciò che Gesù ci offre porta vita eterna.

d. Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno: Gesù pronunciò queste parole usando figure retoriche. La metafora del mangiare e del bere era comune ai tempi di Gesù e faceva riferimento ad un’interiorizzazione nel più profondo del proprio essere.

i. “Quando un uomo lo ingerisce una volta (‘mangiare’ è al tempo verbale aoristo, indicando l’azione di ricevere Cristo compiuta una volta per tutte) non morirà.” (Morris)

ii. Molti cristiani, nel corso della storia, hanno associato questo passaggio alla pratica cristiana della comunione (la santa cena), che Gesù istituì la notte prima della Sua crocifissione (Luca 22:14-23), celebrata tra i primi cristiani (Atti 2:42) e insegnata nelle lettere di Paolo (1 Corinzi 11:23-26). Molti hanno pensato che sia fondamentale per la salvezza ricevere il pane e il calice della mensa del Signore e che tutti quelli che vi si accostano abbiano la salvezza assicurata.

iii. Un’opinione diversa è stata suggerita da numerosi altri commentatori, cioè che Gesù non alludesse all’Eucarestia né alla mensa del Signore, ma che comunque vi fosse una correlazione. “Nostro Signore in questo discorso non fa riferimento direttamente alla cena del Signore, ma espone la verità che essa comunica.” (Bruce)

iv. “Molti commentatori ritengono che la parola ‘carne’ sia prova del riferimento alla Santa Comunione. Naturalmente, non è questo il caso. Non si trova né nel resoconto dell’istituzione della Santa Cena, né in 1 Corinzi 10, né in 1 Corinzi 11 in connessione al sacramento. Tantomeno assume questa connotazione tra i Padri della Chiesa.” (Morris)

v. “I Padri comunemente usavano questa parte del sermone del nostro Salvatore in correlazione al sacramento dell’Eucarestia; e quindi caddero nell’errore di pensare che nessuno, eccetto chi ricevesse gli elementi, potesse essere salvato; per questa ragione, amministravano il sacramento anche agli infanti e lo mettevano nella bocca dei defunti.” (Trapp)

vi. “Qui Gesù sta dicendo: ‘Dovete smetterla di pensare a Me come a un argomento di dibattito teologico; dovete assimilarmi in voi e dovete venire a Me; allora avrete la vera vita’.” (Barclay)

vii. “Crede et manducasti, diceva Agostino, ‘credi’ – o piuttosto abbi fede e avrai mangiato’.” (Maclaren)

e. Il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo: Gesù specificò chiaramente quello che intendeva per pane in questo contesto. Quel pane era la Sua carne, data per la vita del mondo. Si trattava della Sua opera sulla croce, quando donò la propria vita come sacrificio gradito a Dio Padre, quale sostituto per i peccatori.

i. Morris riguardo all’uso di carne: “È una parola forte, intesa ad attirare l’attenzione. La sua forza quasi grezza fissa l’attenzione sulla fattualità storica del sacrificio di Cristo per l’uomo”.

ii. “Dare la propria carne è difficile che possa significare altro che la morte, e la formulazione usata qui denota una morte sia volontaria (‘darò’) che vicaria (‘per la vita del mondo’).” (Bruce)

iii. “Le parole, dunque, sono un’allusione criptica alla morte espiatoria di Cristo, e una sfida ad entrare in una relazione più stretta e intima con Lui.” (Morris)

iv. “Adesso, fratelli e sorelle, il cibo della vostra fede si deve trovare nella morte del Signore Gesù per voi; oh, che cibo benedetto abbiamo!” (Spurgeon)

v. “Qui il nostro Signore dichiara esplicitamente che la Sua morte doveva fungere da sacrificio sostitutivo e da espiazione per il peccato del mondo; e, poiché nessuna vita umana può essere preservata a meno che ci sia pane (il nutrimento necessario), che allo stesso modo nessun’anima può essere salvata se non per merito della Sua morte.” (Clarke)

vi. Gesù rese ben chiaro che ricevere Lui come pane non vuol dire riceverlo in qualità di grande insegnante morale, di esempio o di profeta. Non significa riceverlo come un uomo buono, grande, o come un martire dall’animo nobile. Significa piuttosto riceverlo alla luce di quello che ha fatto sulla croce, quale atto finale d’amore per l’umanità perduta.

8. (52-59) Che cosa significa veramente ricevere Gesù.

Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro, dicendo: «Come può costui darci da mangiare la sua carne?». Perciò Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Poiché la mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in lui. Come il Padre vivente mi ha mandato ed io vivo a motivo del Padre, così chi si ciba di me vivrà anch’egli a motivo di me. Questo è il pane che è disceso dal cielo; non è come la manna che mangiarono i vostri padri e morirono; chi si ciba di questo pane vivrà in eterno». Queste cose disse nella sinagoga, insegnando a Capernaum.

a. Come può costui darci da mangiare la sua carne? È probabile a questo punto che i capi religiosi fraintesero volutamente le parole di Gesù. Egli aveva appena dichiarato che il pane era il Suo corpo, che avrebbe dato come sacrificio per la vita del mondo (Giovanni 6:51). Invece, essi travisarono di proposito le Sue parole per insinuare una qualche forma stravagante di cannibalismo.

i. Ecco l’effetto della loro discussione (i Giudei si misero a discutere tra di loro): “Avevano giudizi differenti su di Lui. Alcuni Lo accusavano di essere pazzo; altri suggerivano che nelle Sue parole ci fosse verità.” (Dods)

ii. “Tuttavia, il nostro Salvatore dovette fare queste osservazioni a causa dell’ignoranza dei Giudei, i quali veramente credevano di dover diventare dei cannibali e mangiarlo, mentre parlava del mangiare la sua carne e del bere il suo sangue. Oggi sorrideremmo a un’idea tanto strampalata; eppure, sapete bene che quest’idea è ancora presente nella Chiesa di Roma. Il sacerdote cattolico dà la solenne garanzia che le persone che mangiano il pane e bevono il vino, o qualunque cosa questi siano, assumono veramente il ruolo di cannibali e mangiano il corpo di Cristo e bevono il Suo sangue.” (Spurgeon)

b. Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi: Gesù rispose al loro fraintendimento intenzionale rivolgendosi a loro con ancor maggior franchezza, rielaborando il concetto espresso in Giovanni 6:51 – La Sua “carne” rappresentava la Sua vita da Lui deposta.

i. Il pane della vita è una metafora. Il pane dal cielo è una metafora. Il pane vivente è una metafora. Il pane di Dio è una metafora. Non è una sorpresa che Gesù estenda la metafora del pane al Suo reale e incombente sacrificio sulla croce.

ii. “Fece un’ulteriore affermazione che essi, quali dottori della Legge ben istruiti nella teoria dei Sacrifici, non avrebbero potuto non capire. ‘Mangiare la carne e bere il sangue’ era una semplice allusione all’idea del sacrificio.” (Trench)

iii. Il Gesù crocifisso e risorto deve essere ricevuto ed assimilato – mangiato in senso metaforico – o altrimenti non esiste vera vita spirituale, non può esserci vita eterna.

iv. “Mangiare la carne di Cristo e berne il sangue indicano l’atto centrale di salvezza descritto con altre parole in Giovanni 3:16. La morte di Cristo apre la via alla vita. Gli uomini raggiungono questa via per mezzo della fede… mangiare la carne e bere il sangue rappresentano solo un modo impressionante di dirlo.” (Morris)

v. “Il nostro Signore andò ancora oltre e parlò con un linguaggio mistico della necessità di bere il Suo sangue. L’immagine richiamava un modo di entrare nella vita attraverso la morte e il sacrificio.” (Morgan)

vi. “Nel versetto 54 leggiamo che la persona che mangia la carne del Figlio dell’Uomo e ne beve il sangue sarà risuscitata da Lui nell’ultimo giorno; nel versetto 40 la stessa promessa viene fatta a ‘chiunque contempla il Figlio e crede in Lui’.” (Bruce)

c. La mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda: La vita sacrificata da Gesù è cibo e bevanda per l’anima affamata e assetata. Quando riceviamo e assimiliamo Gesù Cristo e la Sua crocifissione, dimoriamo davvero in Gesù, ed Egli in noi (dimora in me ed io in lui).

i. Tali affermazioni radicali scandalizzano molti – ed in parte era proprio questa l’intenzione di Gesù. In risposta a coloro che travisavano le Sue parole e il loro significato, Egli intensificò il tono delle metafore, e non lo attenuò. Rifiutò di ritrattare sulla verità: Io sono il pane della vita, e l’essenza di quel pane è il Suo sacrificio sulla croce, l’offerta della Sua carne e del Suo sangue. Dobbiamo ricevere ciò che viene offerto alla croce.

ii. “La vera carne e il vero sangue, la vita umana di Cristo, furono dati per gli uomini; e gli uomini mangiano la Sua carne e bevono il Suo sangue ogni qual volta approfittano del Suo sacrificio, ogni qual volta assimilano nel proprio essere tutta la virtù che era in Lui.” (Dods)

iii. Dimora in me ed io in lui: “Egli vive in loro, ed essi in lui, perché sono diventati partecipi della natura divina (2 Pietro 1:4).” (Clarke)

d. Chi si ciba di me vivrà anch’egli a motivo di me: Coloro che vengono a Gesù, credono in Lui e si nutrono di Lui troveranno la vita. Vivranno, ma non perché hanno trovato o si sono guadagnati la risposta, bensì perché Gesù ha donato gratuitamente quello che ha ottenuto alla croce – a motivo di me.

i. Chi si ciba di me: “Ovvero, chi si nutre della mia persona, dei meriti, delle passioni, dei privilegi; colui che riceve me in tutte le mie funzioni ed operazioni.” (Trapp)

ii. “Mangiando e bevendo, un uomo non è produttore, bensì consumatore; non è un facitore né un elargitore, assume e basta. Quando una regina mangia, quando un’imperatrice mangia, riceve in tutto e per tutto, proprio come i poveri del ricovero. Mangiare è in ogni caso un atto di ricezione. Così è con la fede: non devi fare, essere o sentire, devi solo ricevere.” (Spurgeon)

e. Chi si ciba di questo pane vivrà in eterno: Gesù ci offre il pane del cielo per donarci la vita eterna, ma a noi sta mangiarlo. La fede in Gesù non si paragona all’assaggiare o all’ammirare, bensì al mangiare. Gesù dichiara che dobbiamo avere Lui dentro di noi, e dobbiamo nutrirci di Lui.

·  Guardare una pagnotta su un piatto non soddisferà la nostra fame.

·  Conoscere gli ingredienti del pane non soddisferà la nostra fame.

·  Fare foto al pane non soddisferà la nostra fame.

·  Parlare del pane ad altre persone non soddisferà la nostra fame.

·  Vendere il pane non soddisferà la nostra fame.

·  Giocare a lanciarsi il pane non soddisferà la nostra fame

·  Niente soddisferà la nostra fame e ci darà la vita se non il mangiare di questo pane. Chi si ciba di questo pane vivrà in eterno.

f. Queste cose disse nella sinagoga, insegnando a Capernaum: Questo discorso straordinario di Gesù, a partire da Giovanni 6:26 e che include il dibattito con coloro che Lo ascoltavano, avvenne durante una funzione alla sinagoga, dove a Gesù probabilmente fu data la libertà di insegnare e l’opportunità di parlare alla congregazione.

i. “‘Egli disse queste cose in una sinagoga, insegnando a Capernaum’, e senza dubbio in giorno di sabato, come aggiunto da parecchi manoscritti.” (Trench)

F. La reazione alle dichiarazioni radicali di Gesù.

1. (60-64) Molti discepoli lasciano Gesù.

Udito questo, molti dei suoi discepoli dissero: «Questo parlare è duro, chi lo può capire?». Ma Gesù, conoscendo in se stesso che i suoi discepoli mormoravano di questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? Che sarebbe dunque se doveste vedere il Figlio dell’uomo salire dove era prima? È lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla; le parole che vi dico sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono», Gesù infatti sapeva fin dal principio chi erano coloro che non credevano, e chi era colui che lo avrebbe tradito.

a. Questo parlare è duro: Cioè che è duro da accettare, non da capire. Senza dubbio, questi discepoli (in senso generale, non in riferimento solo ai dodici) consideravano le parole di Gesù in un certo senso misteriose, ma era ciò che avevano capito che li infastidiva davvero.

i. “C’è poco da meravigliarsi che i discepoli considerassero duro il discorso di Gesù. La parola in greco è skleros, che non significa difficile da capire, bensì difficile da accettare.” (Barclay)

b. Questo vi scandalizza? Gesù comprese bene che molti dei Suoi ascoltatori si erano scandalizzati a causa del Suo insegnamento. Ciononostante, non ne alterò il contenuto né ebbe la sensazione che fosse colpa Sua. Gesù non predicava solo per piacere a chi gli stava intorno. Se questa fosse stata la Sua preoccupazione, avrebbe ritirato immediatamente ogni parola, scorgendo lo scandalizzarsi dei propri ascoltatori. Gesù non si rimangiò nulla, anzi li sfidò e li affrontò con maggior forza.

i. “Gli eventi di questo capitolo hanno dimostrato fin troppo chiaramente che seguire Gesù ha una connotazione completamente diversa da quella che i discepoli si aspettavano. Non viene detto nulla che ci dia una chiara comprensione del loro punto di vista, ma c’è la probabilità che fossero interessati ad un regno messianico in linea con le aspettative generali.” (Morris)

c. Che sarebbe dunque se doveste vedere il Figlio dell’uomo salire dove era prima? In altre parole, Gesù disse: “Se tutto ciò vi ha offeso, che cosa penserete quando Mi vedrete nella gloria e dovrete dar conto a Me nel giudizio?” Meglio scandalizzarsi ora e farsela passare, che scandalizzarsi in quel giorno.

d. È lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla: Questa potrebbe essere benissimo la dichiarazione chiave di tutto il discorso di Gesù. Egli incitava loro e incita noi costantemente a disporre i nostri cuori e la nostra attenzione sulle realtà spirituale, non sulle cose materiali.

i. “Lo Spirito impartisce la vita al credente; non si trasmette con la semplice assunzione di cibo materiale.” (Tenney)

e. Gesù infatti sapeva fin dal principio chi erano coloro che non credevano: Poiché Gesù è Dio, Egli aveva la prerogativa divina di conoscere il cuore dell’uomo. Oppure, è del tutto possibile che Gesù sapesse questo semplicemente quale Uomo sottomesso al Padre e ripieno di Spirito Santo. Non fu mai ingannato da una fede falsa né da colui che lo avrebbe tradito.

2. (65-66) La ragione spirituale per cui molti si allontanano.

E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre mio». Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.

a. Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me se non gli è dato dal Padre mio: Gesù contestò le motivazioni materiali e terrene per cui Lo seguivano. Avendolo cercato non per lo Spirito ma per il cibo e per il regno, non erano venuti affatto a Lui.

i. Lo avevano seguito per tutto il Mar di Galilea, ma non erano venuti davvero a Gesù, nel senso di credere in Lui, di fidarsi di Lui e di amarlo (Giovanni 6:35).

b. Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui: Dopo aver scoraggiato con successo ogni intenzione materiale e terrena di seguirlo, molti Lo abbandonarono. Erano anche rimasti scoraggiati e probabilmente confusi dalla voluta controversia (Giovanni 6:52) presentata dai capi religiosi in visita da Gerusalemme (Matteo 15:1).

i. Da quel momento: “‘Da quel momento’ è una traduzione possibile di ek toutou. Potrebbe anche significare ‘a causa di questa [affermazione]’. Quest’ultima connotazione ha una buona correlazione con l’accaduto, perché non fu semplicemente la successione temporale dei fatti a cambiare l’atteggiamento dei discepoli.” (Tenney)

ii. All’allontanarsi di tante persone, sembrò come se i nemici di Gesù avessero vinto. “È la crisi della prima grande apostasia nel Suo ministero. I suoi nemici, ‘i Giudei’, sembravano in tutto e per tutto aver avuto la meglio in quel giorno” (Trench). Gesù rimase solamente con i dodici, e forse se ne sarebbero andati anche loro. Eppure, la battaglia non si era ancora conclusa. Molti di coloro che lo abbandonarono sarebbero poi ritornati, ma la perdita di quelli che Lo avevano seguito per motivazioni materiali o impure fu dolorosa – la speranza era che rimanessero ad ascoltare e ricevere l’opera dello Spirito. Il loro abbandono non mise in discussione la veridicità di Gesù né quella di coloro che rimasero con Lui.

iii. “Le chiese hanno estati come i nostri giardini, ed ogni cosa è nel pieno del proprio splendore; ma poi giungono i loro inverni e, ahimè, comincia a vedersi la desolazione!” (Spurgeon)

iv. È importante fare come Gesù, e non incoraggiare gli altri a seguirlo con motivi materiali e temporali, promuovendo un Gesù che si aggiunge alla vita di qualcuno semplicemente per renderla migliore. Di coloro che si accostano in questo modo verrà forse rivelato che a loro non è mai stato dato dal Padre mio di seguire Gesù.

3. (67-69) I discepoli fungono da esempio di disponibilità a seguire Gesù, sebbene non abbiano compreso ogni cosa.

Allora Gesù disse ai dodici: «Volete andarvene anche voi?». E Simon Pietro gli rispose: «Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna. E noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

a. Volete andarvene anche voi? Che situazione! Decine di aspiranti seguaci di Gesù Lo lasciarono, ed Egli chiese ai dodici se anch’essi avessero l’intenzione di andarsene. Gesù scrutava le ragioni di tutti coloro che Lo seguivano, inclusi i dodici. Quando la sinagoga si svuotò, Gesù pose questa domanda, che dava per scontato un “no” come risposta.

i. “Sulla base di come Giovanni ha formulato la domanda nel greco, si nota che la domanda non fu posta con un fare disperato. L’uso del negativo me in greco indica che ci si aspetta la risposta ‘No’. ‘Non vorrete andarvene anche voi, non è vero?’” (Bruce)

b. Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna: Parlando per i dodici, Simon Pietro face una meravigliosa dichiarazione di fede.

·  Egli riconobbe Gesù come Signore.

·  Egli riconobbe Gesù come l’alternativa migliore, nonostante le difficoltà.

·  Egli riconobbe il valore delle cose spirituali, più dei desideri materiali e terreni di coloro andarono via (Tu hai parole di vita eterna).

·  Egli riconobbe Gesù come Messia (il Cristo) e Dio (il Figlio del Dio vivente).

4. (70-71) La conoscenza che Gesù aveva dei Suoi discepoli.

Gesù rispose loro: «Non ho io scelto voi dodici? Eppure uno di voi è un diavolo». Or egli alludeva a Giuda Iscariota, figlio di Simone, perché egli stava per tradirlo, quantunque fosse uno dei dodici.

a. Non ho io scelto voi dodici? In effetti, fu Gesù a scegliere i dodici discepoli. Eppure, uno di quelli che aveva scelto era un diavolo – e stava per tradirlo.

i. “Uno di loro era un diabolos – la parola greca significa ‘diffamatore’, ‘calunniatore’ o ‘falso accusatore’, ma è probabilmente usato qui come corrispettivo dell’ebraico satan, ‘avversario’.” (Bruce)

ii. “Nell’atto malvagio qui profetizzato, Giuda si ritrovò immediatamente sotto l’istigazione di Satana e si consegnò a lui.” (Alford)

iii. “Ci sono dei Giuda tra i seguaci apparenti di Gesù ai giorni nostri. Si trovano tra i banchi della nostra chiesa, persino nei nostri pulpiti, e qualche volta passano inosservati. Tradiscono il Signore e il vangelo sia con le loro parole che con le loro azioni.” (Boice)

b. Alludeva a Giuda: La semplice devozione spirituale dei discepoli nei confronti di Gesù rese il contrasto con l’apostasia di Giuda ancora più orrenda. Nonostante molti si allontanino e alcuni possano persino tradire Gesù, ciò non dovrebbe alterare la fede o il cammino dei veri seguaci di Gesù Cristo.

i. Giuda Iscariota, figlio di Simone: “Sia Giuda che suo padre erano di Kerioth, come si apprende da tutti e quattro i vangeli. Infatti, veniva chiamato Iscariota, che significa ‘uomo di Kerioth.’” (Trench)

ii. “Kerioth era una città nella parte meridionale della Giudea (Giosuè 15:25), a sud di Hebron nella regione secca del Neghev.” (Tenney)

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