Giovanni 3




Giovanni 3 – La nuova nascita

“Se ci venisse chiesto di leggere la Bibbia ad una persona in punto di morte che non conosce il Vangelo, dovremmo probabilmente scegliere questo capitolo, essendo il più indicato per un’occasione del genere; ciò che vale per i moribondi vale anche per tutti noi, perché infine è quello che siamo. E chi può dire quanto siamo vicini alla nostra ora?” (Spurgeon)

A. Nicodemo e la nuova nascita.

1. (1-3) Nicodemo si reca da Gesù di notte.

Or c’era fra i farisei un uomo di nome Nicodemo, un capo dei Giudei. Questi venne a Gesù di notte e gli disse: «Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio, perché nessuno può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Gesù gli rispose e disse: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio».

a. Nicodemo, un capo dei Giudei: Nicodemo era un membro del Sinedrio al potere in quel periodo ed era tra quelli che erano rimasti colpiti dai segni compiuti da Gesù (Giovanni 2:23). Era religioso (fra i farisei), istruito (Nicodemo è un nome greco), d’influenza (un capo) e tanto coscienzioso da avvicinarsi a Gesù di notte. Nicodemo si recò da Gesù in qualità di rappresentante di tutti gli uomini (Giovanni 2:23-25), ed in un certo senso rappresentava le qualità migliori e più elevate dell’uomo.

b. Questi venne a Gesù di notte: Forse Nicodemo decise di muoversi di notte a causa della propria timidezza, o forse perché voleva un dialogo con Gesù senza interruzioni.

c. Noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio: Non sappiamo se Nicodemo stesse parlando di sé, del Sinedrio o dell’opinione pubblica. “È possibile, tuttavia, che oidamen, tradotto con sappiamo, significhi ‘è risaputo, è generalmente riconosciuto e accettato’ che tu sei un dottore venuto da Dio.” (Clarke)

d. Nessuno può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui: L’affermazione di Nicodemo, benché chiara, non è del tutto esatta. La Scrittura dichiara che anche gli ingannatori e i falsi profeti possono compiere a volte segni sorprendenti (2 Tessalonicesi 2:9 e Apocalisse 13:13-14).

e. Se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio: La risposta di Gesù a Nicodemo frantumò la convinzione ebraica secondo cui l’identità razziale – come risultato della vecchia nascita – garantisse loro un posto nel Regno di Dio. Gesù chiarì invece che la prima nascita di un uomo non dà garanzia del regno; solo l’essere nati di nuovo dona questa sicurezza.

i. Tra i Giudei del tempo era popolare l’insegnamento secondo il quale ai discendenti di Abrahamo fosse automaticamente assicurato il cielo. Infatti, alcuni rabbini insegnavano che Abrahamo si trovasse davanti alle porte dell’inferno per assicurarsi che nessuno dei suoi discendenti finisse lì per errore.

ii. La maggior parte dei Giudei si aspettava che il Messia venisse a stabilire un mondo nuovo, nel quale Israele e il popolo giudeo sarebbero stati al vertice. Ma Gesù venne sulla Terra per portare nuova vita, nella quale Lui avrebbe avuto la preminenza.

iii. Nicodemo si rivolse a Gesù chiamandolo rabbino e maestro; Gesù gli rispose come colui che annunciava la nuova vita. “Il nostro Signore risponde: ‘Non manca la conoscenza, bensì la vita nel Regno del Messia; e la vita deve cominciare con la nascita’.” (Alford)

f. Nato di nuovo: La parola nel greco tradotta con “di nuovo (anothen) può anche essere tradotta “dall’alto”. Questo è il senso della parola usata da Giovanni in Giovanni 3:31 e in Giovanni 19:11 e 19:23. Ad ogni modo, il significato è essenzialmente lo stesso: essere nati dall’alto significa essere nati di nuovo.

i. “La parola resa con ‘di nuovo’ potrebbe essere allo stesso modo tradotta con ‘dall’alto’. I due significati sono validi, ed è probabile che Giovanni si sia assicurato di trasferirli entrambi.” (Morris)

ii. Essenzialmente, il significato è avere una nuova vita. Un termine teologico alternativo a questo è rigenerazione. Non si tratta semplicemente di una riforma morale o religiosa, bensì è ricevere nuova vita. “Per appartenere al regno celeste, bisogna nascere in esso.” (Tenney)

iii. Gesù disse chiaramente che, se uno non è nato di nuovo, non può entrare o essere parte (vedere) del regno di Dio. La riforma morale o religiosa non è sufficiente; bisogna essere nato di nuovo.

iv. Non è qualcosa che possiamo fare da soli. Se Gesù avesse detto, “A meno che non siate lavati, non potete vedere il regno di Dio”, allora potremmo pensare: “Posso lavarmi da solo”. Un uomo potrebbe lavarsi certamente da solo, ma è assolutamente impossibile nascere da soli.

v. “In tutto il Nuovo Testamento si presenta quest’idea di rinascita, di una nuova creazione.” (Barclay)

·1 Pietro parla della nuova nascita per la grande misericordia di Dio (1 Pietro 1:3).

·1 Pietro parla della nuova nascita da seme incorruttibile (1 Pietro 1:22-23).

·Giacomo dice che Dio ci ha generati mediante la parola di verità (Giacomo 1:18).

·Tito ci parla del lavacro della rigenerazione (Tito 3:5).

·Romani parla della morte con Gesù e della risurrezione a nuova vita (Romani 6:1-11).

·1 Corinzi parla dei nuovi credenti come dei neonati (1 Corinzi 3:1-2).

·2 Corinzi dice che siamo una nuova creazione in Gesù (2 Corinzi 5:17).

·Galati dice che in Gesù siamo una nuova creazione (Galati 6:15).

·Efesini dice che l’uomo nuovo è creato secondo Dio nella giustizia (Efesini 4:22-24).

·Ebrei dice che all’inizio della nostra vita cristiana siamo come bambini (Ebrei 5:12-14).

2. (4) Nicodemo risponde: Com’è possibile?

Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?»

a. Come può un uomo nascere quando è vecchio?La risposta di Nicodemo non era motivata dall’ignoranza, bensì partiva dal presupposto che Gesù alludesse ad una riforma morale. La sua domanda potrebbe essere intesa così: “Com’è possibile che una persona cambi le sue vecchie abitudini?” Ad ogni modo, è chiaro che Nicodemo non avesse capito Gesù né la verità della nuova nascita.

i. “Se il nostro Signore avesse detto: ‘Ogni Gentile deve nascere di nuovo’, sicuramente avrebbe capito.” (Dods)

b. Come può un uomo nascere quando è vecchio? Nella Sua descrizione della nuova nascita, Gesù riprese il tema ricorrente nell’Antico Testamento in riferimento alle promesse del Nuovo Patto (Deuteronomio 30:1-6, Geremia 23:1-8, Geremia 31:31-34, Geremia 32:37-41, Ezechiele 11:16-20, Ezechiele 36:16-28, Ezechiele 37:11-14, 37:21-28). In queste porzioni di Scrittura troviamo tre promesse per quanto concerne il Nuovo Patto:

·La riunificazione di Israele.

·La purificazione e trasformazione spirituale del popolo di Dio.

·Il regno del Messia su Israele e sul mondo intero.

i. Ai tempi di Gesù, tra i Giudei si insegnava che i primi due aspetti del Nuovo Patto fossero già adempiuti. Consideravano Israele già riunificato, almeno in parte, dopo l’esilio babilonese. Si osservavano movimenti spirituali forti come quello dei farisei, che si credeva essere il compimento della promessa di trasformazione spirituale. Ora non restava che attendere il regno del Messia.

ii. Questo è il motivo per cui l’affermazione di Gesù sulla nuova nascita fu alquanto bizzarra per Nicodemo, il quale credeva che il popolo giudeo l’avesse già sperimentata e, di conseguenza, non ne fosse alla ricerca. Si aspettava solamente un Messia trionfante.

3. (5-8) Gesù spiega la nuova nascita.

Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: “Dovete nascere di nuovo”. Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il suono, ma non sai da dove viene né dove va, così è per chiunque è nato dallo Spirito».

a. In verità […] dovete nascere di nuovo: Gesù dichiarò con forza che l’uomo non ha bisogno di una riforma, bensì di una conversione radicale per mezzo dello Spirito di Dio. Ognuno di noi deve nascere dacqua e di Spirito.

i. “Al verso 3 Gesù parla di ‘vedere’ il regno di Dio, mentre qui di ‘entrare’ in esso. È probabile che non ci sia una grande differenza di significato.” (Morris)

ii. In verità, in verità: “Queste parole aggiungono solennità ed enfatizzano la verità di ciò che segue. Le espressioni moderne ‘In verità ti dico’, ‘Credimi quando dico’, ‘Ti assicuro’ trasmettono lo stesso significato.” (Tasker)

iii. Se uno non è nato dacqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio: Ipotizziamo che una nazione approvi una legge secondo la quale solamente i cittadini per nascita hanno il permesso di vivere lì. Immaginiamo ora qualcuno che voglia vivere in quella nazione, ma non può perché non è il suo paese natio:

·Non avrebbe alcuna importanza se adottasse un nome comune agli abitanti della nazione.

·Non avrebbe alcuna importanza se ne parlasse la lingua.

·Non avrebbe alcuna importanza se ne osservasse usi e costumi.

·Non avrebbe alcuna importanza se si vestisse secondo la moda del luogo.

·Non avrebbe alcuna importanza se praticasse alcune delle tradizioni religiose di quel paese.

·Non avrebbe alcuna importanza se i suoi genitori fossero nati in quella nazione.

·Non avrebbe alcuna importanza se i suoi figli fossero nati in quella nazione.

·Non avrebbe alcuna importanza se avesse molti amici in quella nazione.

·Avrebbe importanza solo se fosse nato lì.

iv. “Un uomo può liberarsi di molti vizi, abbandonare molti dei desideri della propria carne e sbarazzarsi delle cattive abitudini, ma nessun uomo al mondo può con i propri sforzi fare in modo di nascere da Dio; anche se ci mettesse tutto l’impegno possibile e immaginabile, non potrebbe mai ottenere quello che è al di là del proprio potere. E, badate bene, anche se potesse nascere di nuovo con le proprie forze, non potrebbe comunque entrare nel cielo, perché violerebbe un’altra condizione: ‘Se uno non è nato di Spirito, non può vedere il regno di Dio’.” (Spurgeon)

b. Se uno non è nato dacqua: Sappiamo da Giovanni 3:10 che, qualsiasi cosa significasse l’essere nato dacqua, avrebbe dovuto essere un concetto chiaro per Nicodemo, che aveva familiarità con l’Antico Testamento.

i. Alcuni ritengono che nato dacqua significhi essere battezzato. In questo contesto l’acqua potrebbe rappresentare il battesimo, ma questa interpretazione non trova riscontro nell’Antico Testamento.

ii. Alcuni sostengono che nato dacqua si riferisca alla nascita naturale, in quanto usciamo dall’utero ripieno di liquido amniotico. Quest’approccio sarà più accattivante, ma non viene affermato così l’ovvio? Ad ogni modo, è un buon parallelo con l’idea di ciò che è nato dalla carne in Giovanni 3:6.

iii. Alcuni pensano che nato dacqua significhi nascere di nuovo per mezzo della Parola di Dio. In altri passaggi della Scrittura, l’acqua rappresenta la Parola, essendo noi purificati col lavacro dell’acqua per mezzo della parola (Efesini 5:26).

iv. Alcuni credono che nato dacqua significhi essere rigenerati dallo Spirito Santo, l’acqua viva di Giovanni 7:38-39.

v. Alcuni affermano che nato dacqua significhi ricevere l’acqua della purificazione profetizzata in Ezechiele 36:25-28 come parte del Nuovo Patto. Questo è l’approccio più probabile (sebbene si tratti di una scelta difficile) per la sua stretta correlazione alle profezie dell’Antico Testamento, che, come dice Gesù, Nicodemo avrebbe dovuto conoscere per riuscire a comprendere tutte queste cose.

c. Ciò che è nato dalla carne è carne: Senza la nuova nascita dello Spirito, la carne contamina qualsiasi opera di giustizia. Al contrario, tutto quello che fa un uomo guidato dallo Spirito è gradito a Dio.

i. “Nel concetto di carne è racchiusa ogni parte di ciò che viene alla luce per mezzo della procreazione naturale: persino lo spirito dell’uomo, che, per quanto sia sensibile allo Spirito di Dio, è comunque morto a causa della sua nascita naturale, perso nelle trasgressioni e nei peccati.” (Alford)

d. Non meravigliarti se ti ho detto: Dovete nascere di nuovo: Ancora una volta Nicodemo si meravigliò di quell’affermazione, perché lui – come la maggior parte dei Giudei del tempo – credeva di possedere già la trasformazione interiore promessa nel Nuovo Patto. Gesù voleva che riconoscesse di non possederla affatto, e che dovesse nascere di nuovo.

i. Non dovremmo dimenticare a chi Gesù disse queste cose. Nicodemo era un leader religioso, un fariseo, un uomo istruito e giudizioso. In apparenza sembrava già aver sperimentato la trasformazione, ma non era così.

ii. “Queste parole solenni escludono inequivocabilmente la possibilità di salvezza per meriti umani. La natura dell’uomo è così avvinghiata dal peccato che l’opera dello Spirito di Dio è necessaria per entrare a far parte del regno di Dio.” (Morris)

e. Il vento soffia dove vuole: Il concetto che Gesù cerca di trasferire a Nicodemo è: “Non conosci tutto sul funzionamento del vento, eppure ne vedi gli effetti; lo stesso vale per la nascita dello Spirito”. Gesù voleva far capire a Nicodemo che non è necessario comprendere tutto sulla nuova nascita prima di poterla sperimentare.

i. Poiché non possiamo controllare lo Spirito, “dovremmo essere molto sensibili e attenti nella nostra condotta verso lo Spirito Santo, in modo da non contristarlo e causare il suo allontanamento da noi.” (Spurgeon)

4. (9-13) Gesù risponde alla domanda “Come possono accadere queste cose?

Nicodemo, rispondendo, gli disse: «Come possono accadere queste cose?». Gesù rispose e gli disse: «Tu sei il dottore d’Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo visto, ma voi non accettate la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose terrene e non credete, come crederete se vi parlo di cose celesti? Or nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo, cioè il Figlio dell’uomo che è nel cielo».

a. Come possono accadere queste cose? Nicodemo era confuso. Era tanto radicato nella propria convinzione che sia lui che l’Israele fedele avessero già sperimentato la nuova nascita, che ebbe difficoltà a capire. Gesù dovette andare avanti a spiegare.

b. Tu sei il dottore dIsraele e non sai queste cose? Gesù riprese Nicodemo per non essersi reso conto del bisogno e della promessa della nuova nascita chiaramente enunciati nell’Antico Testamento. Nicodemo conosceva bene quei passi della Scrittura, ma era convinto che si fossero già realizzati per quanto riguarda la nuova nascita. Avrebbe dovuto saperlo che non era così!

i. Tu sei il dottore dIsraele: “La posizione esatta di Nicodemo all’interno dei circoli teologici di Israele non ci è nota, ma il linguaggio suggerisce che fosse una persona di un certo spessore. Gesù sottintende che, in qualità di insegnante di rilievo della nazione, Nicodemo avrebbe dovuto avere familiarità con l’insegnamento della nuova nascita.” (Tenney)

c. Se vi ho parlato di cose terrene e non credete, come crederete se vi parlo di cose celesti? Un semplice sguardo alle cose terrene, come gli esempi usati da Gesù, e persino uno sguardo alla sua stessa vita, avrebbero dovuto essere sufficienti per Nicodemo. Se non fosse riuscito a rendersi conto del proprio bisogno di quella trasformazione spirituale, che altro avrebbe potuto dirgli Gesù?

d. Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: Gesù “dice espressamente di avere l’autorità di parlare delle cose del cielo, a differenza di chiunque altro.” (Morris)

i. “In breve, nelle parole stesse di Cristo si trova l’affermazione vista nel prologo, ovvero che la Parola era nel principio con Dio e divenne carne per portare la luce agli uomini.” (Dods)

ii. Nessuno è salito in cielo: “Sembra essere un’espressione metaforica, per dire che nessun uomo conosce i misteri del regno di Dio; si vedano Deuteronomio 30:12, Salmo 73:17, Proverbi 30:4, Romani 11:34. Tale espressione ha le proprie radici in questa massima comunemente accettata: per conoscere bene un luogo, è necessario viverci.” (Clarke)

5. (14-15) Gesù e il serpente di bronzo.

«E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna».

a. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto: Gesù fa una dichiarazione degna di nota, dove ci spiega che il serpente di Numeri 21:4-9 è un’immagine del Messia e della Sua opera.

i. Nella Bibbia i serpenti sono spesso usati come immagine del male (Genesi 3:1-5 e Apocalisse 12:9). Tuttavia, il serpente di Mosè in Numeri 21 era fatto di bronzo, un metallo che nella Bibbia viene associato al giudizio, in quanto sia il bronzo che il fuoco sono entrambi un’illustrazione del giudizio di Dio.

ii. Dunque, un serpente di bronzo ci parla del peccato, ma del peccato che è già stato giudicato. Allo stesso modo Gesù, il quale non conosceva peccato, divenne peccato per noi sulla croce, e in Lui il nostro peccato fu giudicato. Un serpente di bronzo è un’immagine del peccato che viene giudicato e rimosso.

iii. Magari ci sarebbe piaciuto addolcire la nostra concezione di peccato, preferendo piuttosto vedere l’immagine di un uomo innalzata su quell’asta. Una tale immagine rappresenterebbe “sia il bene che il male” nell’uomo, mentre un serpente esprime molto meglio l’idea di iniquità, mostrandoci con maggiore efficacia la nostra vera natura ed il nostro grande bisogno di salvezza.

iv. Oltretutto, se il serpente fosse stato posizionato orizzontalmente sull’asta verticale, sarebbe stata anche una chiara raffigurazione della croce. Molte tradizioni però presentano l’immagine di un serpente attorcigliato intorno ad una verga, da cui ha anche origine l’antico simbolo della guarigione e della medicina.

v. Nel resoconto di Numeri 21:4-9, il popolo non dovette fare nulla se non guardare il serpente di bronzo per essere salvato. Per quanto insensato potesse sembrare, gli Israeliti dovevano semplicemente credere che porre il proprio sguardo sul serpente fosse sufficiente a salvarli. Come è anche probabile che alcuni perirono perché la ritennero una cosa assurda.

vi. Come leggiamo in Isaia 45:22: “Volgetevi a me e siate salvate, voi tutte estremità della terra. Poiché io sono Dio e non c’è alcun altro”. Potremmo essere disposti a fare centinaia di cose per guadagnarci la salvezza, ma Dio ci comanda di confidare solo in Lui – di guardare a Lui.

b. Così bisogna che il Figlio delluomo sia innalzato: Pur avendo portato i nostri peccati, Gesù non divenne mai un peccatore. Persino il Suo diventare peccato per noi fu un atto santo, giusto e di amore. Gesù continuò ad essere il Santo per tutto il calvario della croce.

i. “Attraverso le parole della profezia di Ezechiele, Nicodemo non riesce a comprendere l’insegnamento sulla nuova nascita. Ora invece gli viene presentato lo stesso concetto con l’aiuto di una dimostrazione pratica, attingendo da una storia che conosce sin dall’infanzia.” (Bruce)

ii. Bisogna che […] sia innalzato: “Egli doveva morire perché avrebbe salvato, e avrebbe salvato perché aveva amato.” (Maclaren)

c. Innalzato: È lo stesso termine che viene usato più avanti per descrivere sia la crocifissione di Gesù (Giovanni 12:32) che la Sua ascensione (Atti 2:33). Sono presenti tutti e due i significati, la Sua sofferenza e la Sua esaltazione. Gesù fu innalzato in entrambi i modi.

i. “Il Figlio dell’uomo doveva essere innalzato. Sì, ma non sul trono nel palazzo di Erode. Doveva essere evidente, ma nel modo in cui lo era stato il serpente di bronzo, ovvero appeso ad un legno per la guarigione della nazione.” (Dods)

d. Non perisca ma abbia vita eterna: L’idea alla base dell’espressione vita eterna è molto più che una vita lunga o senza fine. Vita eterna non significa che questa vita continuerà per sempre. Al contrario, vita eterna ha in sé anche il concetto di una certa qualità di vita, della vita secondo Dio. È il tipo di vita di cui godremo nell’eternità.

i. “L’essenza della fede si esprime nell’esempio di Mosè che innalza il serpente nel deserto. La fede consiste nell’accettare e non nel fare qualcosa.” (Tenney)

6. (16) Il dono di Dio della salvezza.

«Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna».

a. Poiché Dio ha tanto amato il mondo: Giovanni 3:16 è da lungo tempo celebrato come una dichiarazione efficace e concisa del Vangelo. Di tutti i 31.102 versetti della Bibbia è probabilmente il più popolare usato nell’evangelismo.

i. Scopriamo qual è l’oggetto dell’amore di Dio: Poiché Dio ha tanto amato il mondo. Dio non aspettò che il mondo si rivolgesse a Lui prima di amarlo. Egli amò e diede il Suo unigenito Figlio al mondo quando era ancora il mondo!

ii. Ciò che Gesù disse a Nicodemo in Giovanni 3:7 (Dovete nascere di nuovo) andava contro la mentalità giudaica sul modo di ottenere la salvezza. Adesso Gesù rifiutava l’idea popolare dell’estensione della salvezza: poiché Dio ha tanto amato il mondo.

iii. Tra Giudei del tempo il pensiero che Dio amasse il mondo era più unico che raro. Molti di loro, infatti, pensavano che Dio amasse solo Israele. L’offerta universale della salvezza e della vita in Gesù aveva del rivoluzionario.

iv. “Un Giudeo era ben pronto a credere che Dio amasse Israele, ma non sembrano esserci testimonianze tra gli scrittori giudei in cui si sostenesse l’amore di Dio per il mondo. È un concetto prettamente cristiano che l’amore di Dio sia vasto abbastanza da abbracciare tutta l’umanità.” (Morris)

v. Morrison suggerì la presenza di tre centri d’amore:

·Dio ha tanto amato il mondo (Giovanni 3:16).

·Anche Cristo ha amato la chiesa (Efesini 5:25).

·Figlio di Dio, che mi ha amato (Galati 2:20).

b. Ha dato il suo unigenito Figlio: Si descrive così sia l’espressione che il dono dell’amore di Dio, il quale non era semplicemente un sentimento di dispiacere per la condizione umana. Anzi, Dio agì, dando la cosa più preziosa che potesse dare: il suo unigenito Figlio.

i. Ha dato il suo unigenito Figlio: “Queste parole sembrano riferirsi al sacrificio di Isacco. In questo caso, a Nicodemo sarebbero subito tornati in mente l’amore lì necessario, il sostituto lì provveduto e la profezia lì rivolta ad Abrahamo.” (Alford)

c. Chiunque crede in lui: Si descrive il destinatario dell’amore di Dio. Dio ama il mondo, ma il mondo non riceve né trae beneficio da quell’amore finché non crede in Gesù, il dono del Padre. “Crede in significa molto più che una consapevolezza o un consenso intellettuale. Significa confidare, fare affidamento e aggrapparsi a qualcuno.

d. Non perisca: Si descrive l’intenzione dell’amore di Dio. L’amore di Dio salva davvero l’uomo dalla distruzione eterna. Dio guarda l’umanità decaduta, non vuole che perisca e dunque, nel Suo amore, estende il dono della Salvezza in Gesù Cristo.

e. Vita eterna: Si descrive la durata dell’amore di Dio. L’amore che riceviamo dalle persone può svanire o cambiare, ma l’amore di Dio non cambierà mai. Egli non smetterà mai di amare il Suo popolo, per tutta l’eternità.

i. Si può dire che in Giovanni 3:16 siano presenti Sette Meraviglie.

Dio L’Autorità Suprema
ha tanto amato il mondo Il Movente più Forte
che ha dato il suo unigenito Figlio Il Dono più Grande
affinché chiunque L’Accoglienza più Ampia
crede in lui Il Rimedio più Semplice
non perisca La Liberazione Divina
ma abbia vita eterna Il Possedimento inestimabile

ii. “Se una singola frase potesse riassumere il messaggio del Quarto Vangelo più delle altre, sarebbe questa. L’amore di Dio è senza limiti ed è rivolto a tutta l’umanità. Dio era disposto a fare qualsiasi sacrificio pur di portare l’intensità incommensurabile del Suo amore a uomini e donne. Per questo egli ha fatto ciò che di più grande aveva: il Suo unigenito Figlio, il Suo beneamato.” (Bruce)

7. (17-21) La condanna del peccato.

«Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. Ora il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Infatti, chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano riprovate; ma chi pratica la verità viene alla luce, affinché le sue opere siano manifestate, perché sono fatte in Dio».

a. Dio, infatti, non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo: Gesù rivelò il proposito del Padre nell’aver mandato il Figlio per portare salvezza – soccorso, speranza e guarigione – al mondo per mezzo di Lui.

i. “Alcuni uomini, infatti, saranno condannati come conseguenza della venuta di Cristo nel mondo (Giovanni 3:19), sebbene questo non ne fosse il proposito.” (Morris)

b. Chi non crede è già condannato: Giovanni 3:16 è l’offerta più misericordiosa e straordinaria che si possa immaginare: la vita eterna per chiunque crede. Eppure, questa offerta porta con sé delle conseguenze intrinseche per chiunque la respinga e rifiuti di credere. Il rifiuto rende la condanna certa.

i. Una controversia sul tema dichi non crede è questa: “Che dire di coloro che non hanno mai avuto l’opportunità di credere, perché non hanno mai sentito la buona novella di Gesù Cristo?” Si tratta di una domanda importante, ma distinta, cui l’Apostolo Paolo risponde per bene in Romani 1 e 2. Qui però l’attenzione sembra essere su coloro che respingono consapevolmente il messaggio, proprio come fecero coloro che ascoltarono ed incontrarono Gesù nel primo secolo.

ii. “Non si nota alcun riferimento esplicito a coloro che non hanno mai avuto l’opportunità di credere in Cristo e sui quali non ha mai brillato la luce in tutta la sua pienezza. Eppure, le parole di Giovanni potrebbero svelare il principio alla base del loro giudizio. Nello stesso modo in cui la Parola eterna giunse a uomini e donne prima di incarnarsi in Cristo, così è per la luce di Dio. Se gli uomini e le donne sono giudicati sulla base della loro risposta alla luce, allora il loro giudizio è in relazione alla quantità di luce che hanno a disposizione.” (Bruce)

c. Il giudizio è questo: Gesù venne per portare salvezza, ma coloro che la respingono condannano sé stessi. Il motivo della condanna di qualcuno non è mai da trovare in Dio; solo l’uomo ne è responsabile.

i. “Il cielo è troppo sublime per accogliere persone non rigenerate; nessun cane sporco ha mai calpestato quelle strade d’oro; è un’eredità incontaminata.” (Trapp)

d. Gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie: Gesù spiega cosa impedisce alle persone di trovare fede e salvezza in Lui: sono attratte dalle tenebre e le amano più della luce. Esiste un’importante dimensione morale che riguarda l’incredulità, che spesso viene negata o ignorata.

i. Coloro che respingono consapevolmente Gesù si fanno passare spesso come eroi che si liberano coraggiosamente della superstizione e che si dedicano con onestà a profonde questioni filosofiche, Tuttavia, è sempre più vero che alla radice del loro rifiuto si trovi un compromesso morale.

ii. Molti oppositori del Cristianesimo hanno un interesse personale nella lotta contro la verità di Gesù, perché amano il proprio peccato e non vogliono affrontarlo, né vogliono affrontare un Dio che lo giudicherà.

iii. Quando pensiamo all’amore per il peccato che conduce le persone all’inferno, spesso pensiamo a peccati plateali. Ma la semplice rivendicazione di essere i signori assoluti della propria vita è un peccato che agli occhi di Dio merita la condanna.

e. Chiunque fa cose malvagie odia la luce: Alcuni esprimono il proprio odio per la verità lottando attivamente contro di essa, mentre altri esprimono quest’odio ignorando la verità di Dio, dicendo a Gesù: “Non vali il mio tempo”. Al contrario, chi pratica la verità viene alla luce.

i. Chi pratica la verità: “Praticare la verità significa vivere in accordo a ciò che si conosce; vivere una vita onesta e coscienziosa.” (Dods)

ii. “Essi decisero di camminare nelle tenebre per compierne le opere; infransero la legge Divina, rifiutarono la misericordia offerta loro e dalla giustizia Divina furono arrestati, accusati, condannati e puniti. Da dove, dunque, proveniva la loro dannazione? Da LORO STESSI.” (Clarke)

B. L’ultima testimonianza di Giovanni Battista su Gesù.

1. (22-24) Gesù battezza in Giudea, mentre Giovanni continua a battezzare a Enon.

Dopo queste cose, Gesù venne con i suoi discepoli nel territorio della Giudea e là rimase con loro e battezzava. Or anche Giovanni battezzava in Enon, vicino a Salim, perché là c’era abbondanza di acqua; e la gente veniva e si faceva battezzare, perché Giovanni non era ancora stato gettato in prigione.

a. Gesù venne con i suoi discepoli nel territorio della Giudea: Giovanni continua il resoconto della vita di Gesù enfatizzando ciò che fece in Giudea. Gli altri Vangeli si concentrano sull’opera di Gesù nella regione della Galilea.

b. Rimase con loro e battezzava: Gesù, insieme ai Suoi discepoli, fece un’opera di battesimo apparentemente simile a quella di Giovanni Battista. Era un modo umile in cui Gesù riconosceva il valore e l’importanza dell’opera di Giovanni.

i. Dell’opera di battesimo di Gesù, Morris osservò: “È più probabile che rappresenti una continuazione del ‘battesimo di ravvedimento’ caratteristico di Giovanni Battista”. Sappiamo che, quando Gesù cominciò a predicare, iniziò con lo stesso messaggio di Giovanni: ravvedetevi (Matteo 3:2 e 4:17). Era anche logico che Gesù mettesse in pratica il simbolo di pentimento che Giovanni aveva usato con effetti tanto positivi.

ii. “Il battesimo portato avanti dai discepoli [di Gesù] sembra essere simile a quello di Giovanni.” (Alford)

iii. “‘Rimase non è un termine molto specifico. Indica un periodo di tempo non dettato dalla fretta, in cui Gesù e i Suoi seguaci poterono conoscersi meglio.” (Morris)

iv. Non si riporta esattamente il luogo in cui Gesù battezzava. Probabilmente il battesimo aveva avuto luogo in diversi punti.

c. Or anche Giovanni battezzava in Enon, vicino a Salim: C’è un certo disaccordo sulla posizione esatta di Enon. Secondo le prove più concrete si tratterebbe di un luogo a circa sette miglia (12 km) a Sud della moderna Bethshan.

i. “Il nome Enon (Ainun significa ‘sorgenti’) è un luogo che avrebbe fornito a Giovanni ‘molta acqua’ (letteralmente ‘molte acque’) necessaria per poter battezzare.” (Bruce)

ii. “La posizione esatta di Enon è incerta. Sono possibili due siti: uno a Sud di Bethshan, dove c’erano numerose sorgenti; un altro, poco distante da Shechem. Dei due, il primo sembra il più plausibile.” (Tenney)

iii. Il battesimo di Giovanni aveva ancora una certa efficacia. Si legge: e la gente veniva e si faceva battezzare. “L’accezione data dagli ultimi due verbi è di continuità e potrebbe dare l’idea di persone che ‘continuavano a venire ed essere battezzate’.” (Morris)

2. (25-26) Giovanni viene a conoscenza del battesimo di Gesù.

Sorse allora una discussione da parte dei discepoli di Giovanni con i Giudei intorno alla purificazione. Così vennero da Giovanni e gli dissero: «Maestro, colui che era con te al di là del Giordano, a cui hai reso testimonianza, ecco che battezza e tutti vanno da lui».

a. Sorse allora una discussione da parte dei discepoli di Giovanni con i Giudei intorno alla purificazione: Non conosciamo la natura esatta di questa discussione. Il battesimo di Giovanni aveva certamente un elemento di purificazione personale, e probabilmente alcuni dei capi giudei si opponevano a quello che Giovanni faceva o a come lo faceva.

b. Ecco che battezza e tutti vanno da lui! Non conosciamo i dettagli della discussione sulla purificazione, ma in quella discussione i discepoli di Giovanni vennero a sapere che Gesù battezzava, attirando grandi folle.

i. “‘Tutti’ è un’esagerazione dettata dall’indignazione, molto naturale in quelle circostanze.” (Morris)

c. Tutti vanno da lui: I discepoli di Giovanni sembravano allarmati, ma tutto ciò non lo preoccupò affatto. Giovanni non avrebbe mai permesso né all’invidia né a quelle persone lagnose di fargli dimenticare la sua missione, cioè annunciare la venuta del Messia, per poi fare un passo indietro affinché tutta l’attenzione si concentrasse su di Lui.

3. (27-30) La risposta di Giovanni alla preoccupazione dei suoi discepoli.

Giovanni rispose e disse: «L’uomo non può ricevere nulla, se non gli è dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Io non sono il Cristo, ma sono stato mandato davanti a lui”. Colui che ha la sposa è lo sposo, ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ode, si rallegra grandemente alla voce dello sposo; perciò questa mia gioia è completa. Bisogna che egli cresca e che io diminuisca».

a. Luomo non può ricevere nulla, se non gli è dato dal cielo: La prima risposta che Giovanni diede ai propri discepoli preoccupati è che tutto ciò che possedeva, incluse le persone che rispondevano al suo ministero, era un dono di Dio. E, poiché quelle persone erano un dono di Dio, avrebbero dovuto essere ricevute con gratitudine.

b. Io ho detto: Io non sono il Cristo, ma sono stato mandato davanti a lui: In seguito, Giovanni ribadì ai propri discepoli di sapere chi lui fosse, e anche chi fosse Gesù. Grazie a questa consapevolezza, poteva rimanere al proprio posto: non troppo in alto (pensando di essere il Cristo) né troppo in basso (pensando di non avere alcuna chiamata né alcun ruolo nel piano di Dio).

c. Lamico dello sposo: Giovanni spiegò ai propri discepoli di essere come il testimone dello sposo e non lo sposo. Non era lui a dover essere al centro dell’attenzione, ma era chiamato a supervisionare l’unione di due persone.

i. Secondo le usanze nuziali giudaiche del tempo, l’amico dello sposo organizzava molti dei dettagli del matrimonio e conduceva la sposa allo sposo. Tuttavia, l’amico dello sposo non era mai al centro dell’attenzione, e a lui andava bene così.

ii. Il fatto che lo sposo rappresenti Gesù è un altro modo in cui la Bibbia dichiara che Gesù è Dio. Nell’Antico Testamento, solamente Yahweh era il marito di Israele. “Il Battista era ben consapevole che nell’Antico Testamento Israele viene considerata la sposa di Geova.” (Morris)

d. Perciò questa mia gioia è completa: Giovanni voleva che i propri seguaci sapessero che in tutto ciò la sua gioia è completa. In altre parole, è come se Giovanni Battista avesse perso la propria congregazione, e ne era felice! Era felice perché aveva perso la propria congregazione per Gesù.

i. “A Giovanni non dispiace che gli uomini siano attratti da Gesù: è anzi il compimento della sua opera e della sua speranza.” (Dods)

ii. “Giovanni non fa trasparire alcun senso di invidia o rivalità. Non è facile vedere l’influenza di qualcun altro crescere a spese della propria; è ancora più difficile vederla e gioirne. Ma la gioia di Giovanni fu completa all’udire delle notizie portategli dai suoi discepoli.” (Bruce)

e. Bisogna che egli cresca e che io diminuisca: Giovanni Battista comprese che era bene per lui rinunciare alla propria visibilità e notorietà affinché Gesù diventasse più visibile e più conosciuto. In un senso più generale, questo dovrebbe essere il motto di ogni cristiano, soprattutto dei conduttori nel popolo di Dio. Gesù dovrebbe diventare più evidente e più visibile, e il servo avere sempre meno visibilità.

i. Sebbene anche Gesù battezzasse gli uomini per il ravvedimento e attirasse grandi folle, Giovanni capì che non avevano lo stesso ministero né lo stesso ruolo. Gesù era l’unico Messia e la Sua opera doveva essere continuamente esaltata.

ii. Giovanni Battista ci mostra che possiamo essere molto popolari e apparentemente di successo, e comunque rimanere umili. Giovanni Battista godeva di una fama e di folle che i pastori più in vista di oggi possono solamente sognare, pur continuando ad essere un esempio di vera umiltà.

iii. Giovanni Battista inoltre non smise di battezzare solo perché Gesù stava facendo qualcosa di simile e con un maggiore seguito di persone. Continuò a lavorare, contento di fare ciò per cui Dio lo aveva chiamato, sebbene Gesù attirasse sempre maggiore attenzione, e Giovanni sempre meno.

iv. “Da qui i ministri possono imparare a non venir meno ai propri doveri, anche nel caso in cui Dio susciti altri a svolgere funzioni più importanti e di maggior successo che offuscano il loro ministero.” (Trapp)

v. “Se non è a causa della vostra apatia e della vostra pigrizia che le folle si sono allontanate, e che l’afflusso di conversioni è diminuito, conservate la vostra pace. È lo Spirito Santo che opera queste cose, distribuendo ad ognuno distintamente in accordo alla propria volontà.” (Meyer)

4. (31-33) La testimonianza di Giovanni su Gesù.

«Colui che viene dall’alto è sopra tutti, colui che viene dalla terra è della terra e parla della terra; colui che viene dal cielo è sopra tutti. Ed egli attesta ciò che ha visto e udito, ma nessuno riceve la sua testimonianza. Colui che ha ricevuto la sua testimonianza ha solennemente dichiarato che Dio è verace».

a. Colui che viene dallalto: Giovanni voleva che tutti sapessero da dove venisse Gesù. Gesù era diverso da chiunque altro perché procedeva dal Cielo. Non si trattava di un uomo eccezionalmente spirituale, saggio o buono; Egli era ed è Dio, dall’alto.

i. Esistono alcune opinioni discordanti su Giovanni 3:31. Non è chiaro se in questo verso continuino le parole di Giovanni Battista, o cominci una nuova sezione in cui Giovanni Evangelista commenta i temi suggeriti dalle parole pronunciate in precedenza dal Battista.

b. Colui che viene dal cielo è sopra tutti: Gesù non è solamente diverso da chiunque altro; Gesù è anche superiore a chiunque altro.

i. “Se vogliamo delle informazioni su una famiglia, possiamo ottenerne di attendibili rivolgendoci solamente ad un membro qualsiasi di quella famiglia. Se vogliamo informazioni su una città, possiamo ottenerle in prima persona solamente da qualcuno di originario di quella città. Dunque, se vogliamo informazioni su Dio, le otterremo solo dal Figlio di Dio; se vogliamo informazioni sul cielo e sulla vita celeste, le otterremo solo da Colui che proviene dal cielo.” (Barclay)

ii. Ciò che ha visto e udito: “Vedere e sentire sono equivalenti ad avere conoscenza diretta.” (Dods)

c. Nessuno riceve la sua testimonianza: Giovanni anticipò profeticamente il rifiuto che Gesù avrebbe dovuto sopportare nel Suo ministero. Egli veniva dall’alto, testimoniava della verità, ma quasi nessuno ricevette la Sua testimonianza, anche se c’erano testimoni che la dichiararono quale verità di Dio.

i. “Voleva dire che in confronto nessuno la ricevette. In confronto alle folle che vennero da lui, in confronto alla nazione d’Israele, in confronto alla razza umana, coloro che ricevettero la testimonianza di Cristo erano così pochi che la sua tristezza li fece chiamare ‘nessuno’.” (Spurgeon)

ii. “Accettare il suo insegnamento è dunque testimoniare che Dio è verità; d’altra parte, respingerlo significa rendere Dio bugiardo (Giovanni 3:33; cfr. 1 Giovanni 1:10, 5:10).” (Tasker)

iii. Dichiarato: “Quando credi in Gesù, applichi il tuo sigillo alla testimonianza di Gesù, che è la rivelazione del Signore. Hai dichiarato che credi in Dio e che Egli è verace.” (Spurgeon)

5. (34-36) Il prezzo del rifiuto della vera testimonianza riguardo a Gesù.

«Infatti, colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio, perché Dio non gli dà lo Spirito con misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio dimora su di lui».

a. Colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio: Gesù è la rivelazione più attendibile, in quanto Egli possiede lo Spirito Santo oltre misura, in contrapposizione ai profeti del passato.

b. Perché Dio non gli dà lo Spirito con misura: Giovanni parlava sia di Gesù (che aveva lo Spirito senza misura) sia profeticamente del Nuovo Patto (che include il vero riversamento dello Spirito Santo). A coloro che si sono uniti al Messia per mezzo del Nuovo Patto lo Spirito è dato senza misura secondo necessità.

i. “I libri rabbinici affermano che lo Spirito Santo fu dato ai profeti solo con misura. Questo riversamento smisurato dello Spirito Santo su di Lui spiega il motivo per cui proferì le parole di Dio.” (Alford)

ii. Il Padre ama il Figlio: “Per ben due volte si legge in questo Vangelo che il ‘Padre ama il Figlio’ – qui (Giovanni 3:35) e in Giovanni 5:20. Nel primo il verbo usato è agapao, nel secondo è phileo. L’alternanza di questi due verbi in dichiarazioni identiche mostra la propensione dell’Evangelista a variare nella scelta dei sinonimi.” (Bruce)

iii. Il Figlio: “Quest’uso assoluto de ‘il Figlio’ per denotare Cristo certamente suggerisce, sempre se non prova, la Divinità di Cristo. Si tratta della denominazione preferita in questo Vangelo.” (Dods)

c. Chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma lira di Dio dimora su di lui: Giovanni spiega che, essendo Gesù l’Uomo dall’alto, c’è un caro prezzo da pagare nel caso di un rifiuto. Se respingete il Figlio, riceverete l’ira.

i. Chi non ubbidisce: “Qualcuno potrebbe pensare che la propria incredulità sia di poco conto, ma è piuttosto una vera e propria lancia contro la Deità.” (Spurgeon)

ii. L’ira di Dio: “La parola non indica un improvviso impeto di passione o uno scatto d’ira. Piuttosto, si tratta del fermo dispiacere di Dio di fronte al peccato. È un’allergia divina al male morale, la reazione della giustizia all’ingiustizia.” (Tenney)

iii. Respingere il Figlio significa respingere il Suo dono – la vita eterna. Non potete dirgli: “Prendo il dono ma respingo Te”.

iv. “‘L’ira di Dio’ è un concetto poco congeniale a molti studiosi moderni, e si adottano molti espedienti per ammorbidire l’espressione o darne una spiegazione alternativa. Ciò non è tuttavia fattibile senza fare violenza a diversi passi della Scrittura e senza distogliere lo sguardo dal carattere morale di Dio.” (Morris)

v. “Dio non scaglia la propria ira sulla persona: è la persona stessa ad attirarla su di sé.” (Barclay)

d. Lira di Dio dimora: Essa dimora in questo mondo, perché il male del peccato dimora finché la trasgressione non viene completamente cancellata. Dimora nel mondo futuro, perché coloro che respingono Gesù non possono offrire un sacrificio perfetto e accettabile a Dio. L’ira di Dio dimora finché il pagamento perfetto reso da Gesù sulla croce non soddisfa il debito del male e della colpa.

i. “Potrebbe non piacerci, ma non dovremmo ignorarla. Giovanni ci dice che quest’ira ‘dimora’. Non dovremmo aspettarci che scompaia col passare del tempo.” (Morris)

ii. “Durante i suoi sermoni, Whitfield spesso sollevava le mani al cielo e, con le lacrime agli occhi, esclamava: ‘Oh, l’ira che verrà! L’ira che verrà!’ Poi si interrompeva un attimo, sopraffatto dall’emozione.” (Spurgeon)

iii. Tornando a Giovanni 3, possiamo certamente affermare che si tratta di un capitolo della Bibbia che dobbiamo leggere. Ci sono quattro doveri principali in Giovanni 3.

·Il dovere del Peccatore: Dovete nascere di nuovo (Giovanni 3:7).

·Il dovere del Salvatore: bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato (Giovanni 3:14).

·Il dovere del Sovrano: Bisogna che egli cresca (Giovanni 3:30).

·Il dovere del Servo: E che io diminuisca (Giovanni 3:30).

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