Giovanni 2




Giovanni 2 – Conversione e Purificazione

A. L’acqua trasformata in vino durante un matrimonio.

1. (1-2) Gesù, Sua madre e i Suoi discepoli invitati a un matrimonio.

Tre giorni dopo, si fecero delle nozze in Cana di Galilea, e la madre di Gesù si trovava là. Or anche Gesù fu invitato alle nozze con i suoi discepoli.

a. Tre giorni dopo: Giovanni continua a raccontare la vicenda iniziata nel capitolo precedente, nel quale sono riportati gli avvenimenti di un giorno in particolare (Giovanni 1:19-28), del giorno seguente (Giovanni 1:29-34), del giorno successivo a questo (Giovanni 1:35-42), e di quello ancora dopo (Giovanni 1:43-51). Adesso leggiamo: tre giorni dopo.

i. “Bisogna probabilmente contare questi ‘tre giorni dopo’ a partire dall’ultimo evento menzionato, ovvero la chiamata di Natanaele. Il calcolo che viene fatto è, come al solito, inclusivo; si dovrebbe dire ‘due giorni dopo’.” (Barclay)

b. Gesù fu invitato alle nozze con i suoi discepoli: Questo è il primo di molti racconti che fanno intendere come Gesù fosse sempre il benvenuto nei momenti di divertimento. Gesù non era un guastafeste, e nella cultura ebraica di quei tempi le nozze erano la celebrazione più importante.

i. Secondo un’antica tradizione, si sarebbe trattato del matrimonio di Giovanni, l’autore del Vangelo, che, dopo essere stato testimone di questo miracolo, avrebbe lasciato la moglie all’altare. Per quanto avvincente, è comunque da considerarsi una storia inverosimile.

ii. Certuni, tra cui alcuni filoni dei Santi degli ultimi giorni (i mormoni) e i seguaci della New Age, hanno addirittura insegnato e credono che questo fosse il matrimonio di Gesù stesso. Ovviamente, questo pensiero è contro il significato evidente di questo passo ed è contrario a qualsiasi testimonianza sulla vita di Gesù raccontataci dai vangeli.

iii. Il fatto che Gesù fosse stato invitato a questo matrimonio ha diverse implicazioni:

· Questo invito al matrimonio ci racconta qualcosa sul tipo di uomo che era Gesù.

· Questo invito al matrimonio ci fa capire qualcosa sulla presenza di Gesù ai matrimoni. “Gesù si presenta ad un matrimonio e lo benedice affinché sappiamo che Egli ha cura della nostra vita familiare.” (Spurgeon)

· Questo invito al matrimonio ci dice qualcosa su ciò che succede quando invitiamo Gesù negli eventi della nostra vita.

iv. “Si trovava lì, in un momento di profondo conflitto personale, proprio di fronte all’opera che Lo attendeva – un’opera piena di sforzi, sofferenze e pericoli intensi; eppure, in una mente tanto oberata, c’era spazio per la gioia di un matrimonio di una semplice coppia di campagna. (Dods)

v. E la madre di Gesù si trovava là: “Di Giuseppe non viene fatta alcuna menzione. La spiegazione più plausibile è che in quel momento fosse già morto. Sembra che Giuseppe sia deceduto piuttosto giovane, costringendo Gesù a trascorrere diciotto lunghi anni a Nazaret per occuparsi di Sua madre e della Sua famiglia. Lasciò la casa materna solo quando i Suoi fratelli e le Sue sorelle minori furono in grado di badare a sé stessi autonomamente.” (Barclay)

2. (3-5) Il matrimonio senza vino e la richiesta di una madre.

Essendo venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». Gesù le disse: «Che cosa c’è tra te e me, o donna? L’ora mia non è ancora venuta». Sua madre disse ai servi: «Fate tutto quello che egli vi dirà».

a. Essendo venuto a mancare il vino: Si trattava di una gaffe colossale, che avrebbe potuto macchiare la reputazione della coppia per molto tempo. Un matrimonio doveva essere la celebrazione più grandiosa, e la mancanza di ospitalità nei confronti degli invitati (in parte sotto forma di cibo e bevande) era un grande disonore.

i. Alcuni credono che il vino venne a mancare prima del previsto a causa della presenza dei discepoli, considerati ospiti non invitati, ma il testo non supporta tale pensiero. Morris ha un’idea migliore: “Ciò potrebbe indicare che gli sposi fossero poveri e che avessero provveduto al minimo indispensabile, sperando per il meglio”.

ii. “Non essere in grado di soddisfare gli ospiti avrebbe arrecato loro vergogna di fronte alla società. Nelle comunità unite dei tempi di Gesù, un tale errore non sarebbe mai stato dimenticato e avrebbe perseguitato la coppia di sposini per tutta la vita.” (Tenney)

iii. Inoltre, i rabbini consideravano il vino un simbolo di gioia. Pertanto, “rimanere senza vino era quasi l’equivalente di ammettere che né gli invitati né gli sposi fossero felici.” (Boice)

iv. “Nel Medio Oriente del tempo, i matrimoni avevano un forte elemento di reciprocità. Per esempio, in certi casi era possibile ricorrere ad azioni legali contro un invitato che non avesse fatto un dono di nozze adeguato… ciò significa che, quando veniva a mancare il vino, c’era in gioco più dell’imbarazzo sociale. Sia lo sposo che la sua famiglia sarebbero potuti incorrere in una responsabilità pecuniaria non indifferente.” (Morris)

b. Non hanno più vino: Non sappiamo esattamente perché Maria coinvolse suo figlio Gesù nella faccenda. Forse aspettava impazientemente il giorno in cui Gesù si sarebbe manifestato miracolosamente quale Messia. Nel momento in cui le persone si fossero rese conto che Gesù era il Messia, avrebbe significato una rivincita anche per Maria, che aveva vissuto fino a quel momento sotto l’ombra di una gravidanza e di una nascita messe in discussione da molte persone.

i. Maria non si sbagliava nel pensare che fosse giunto l’inizio del ministero pubblico di suo Figlio. Sapeva che Gesù era stato battezzato da Giovanni e che in quell’occasione era stato anche confermato con un segno dal cielo. Maria sapeva che Gesù aveva superato le tentazioni nel deserto, che era stato presentato in pubblico come l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Giovanni 1:29) e che aveva cominciato a chiamare a Sé i discepoli.

c. Che cosa c’è tra te e me, o donna? Gesù parlò a Sua madre usando un termine di rispetto, ma non si rivolse a lei chiamandola “madre”. Gesù voleva enfatizzare che da quel momento in poi, all’inizio del Suo ministero pubblico, avrebbe avuto una relazione differente con Maria.

i. Donna: “Lungi dall’essere un modo rude e scortese di rivolgersi alla madre, si trattava bensì di un titolo di rispetto. Non esiste un modo di dire italiano identico a questo; sarebbe comunque meglio tradurlo con Signora, che perlomeno dà un’idea di cortesia.” (Barclay)

ii. La parola donna non era considerata dispregiativa, ma non era nemmeno il modo tipico di rivolgersi alla propria madre. “Eppure, bisogna tenere in mente che è del tutto insolito trovare quest’espressione quando un figlio volge la parola a sua madre. Non sembrano esserci altri esempi di quest’uso, se non quelli presenti in questo Vangelo.” (Morris)

iii. Con quella parola, Gesù diede inizio ad una nuova relazione con Maria. “Se avesse avuto bisogno dell’aiuto di suo figlio, non l’avrebbe dovuto cercare in qualità di madre.” (Bruce)

iv. Sembra quasi che Gesù avesse detto a Maria: “Non lo farò. Non è giunta l’ora”, – ma poi lo fece comunque. Ciò che in realtà disse a Maria è questo: “Adesso abbiamo un tipo di relazione differente. Fammi consultare il mio Padre Celeste”. Gesù deve aver pregato per sapere cosa fare, come leggiamo in seguito in questo Vangelo:

· In verità, in verità vi dico che il Figlio non può far nulla da sé stesso, se non quello che vede fare dal Padre; le cose, infatti, che fa il Padre, le fa ugualmente anche il Figlio. (Giovanni 5:19)

· Io non posso far nulla da me stesso… non cerco la mia volontà, ma la volontà del Padre che mi ha mandato. (Giovanni 5:30)

· Non faccio nulla da me stesso, ma dico queste cose come il Padre mi ha insegnato. (Giovanni 8:28)

· Perché faccio continuamente le cose che gli piacciono. (Giovanni 8:29)

v. “Sicuramente Gesù agirà, proprio come la madre era sicura che avrebbe agito, quando disse ai servi di fare qualsiasi cosa Gesù avrebbe ordinato loro, ma lo farà a modo Suo, per le Sue ragioni, e quando riterrà opportuno.” (Tasker)

vi. “Nel Suo ministero pubblico, Gesù non era esclusivamente né in primo luogo il Figlio di Maria, bensì ‘il Figlio dell’uomo’, che avrebbe dovuto portare la realtà del Cielo agli uomini. Fu stabilita così una nuova relazione, che Maria non avrebbe dovuto dare per scontata.” (Morris)

vii. “Con amorevole rispetto ma anche in maniera molto decisa, Egli blocca l’interferenza di Maria; il Suo regno doveva essere secondo lo spirito e non secondo la carne. Mi piace credere, riguardo alla madre di Gesù, che, sebbene avesse fatto un errore naturale, non persistette in esso nemmeno per un istante; né lo nascose a Giovanni, anzi probabilmente si premurò di raccontarglielo affinché nessun altro commettesse mai un errore simile, dandole un’importanza che non le era dovuta.” (Spurgeon)

viii. Trench osservò correttamente che “la cristianità, sia cattolica che ortodossa, ha sempre visto in questo Suo primo miracolo il valore che il nostro Signore attribuisce alle suppliche di Sua madre e il piacere che prova nel concederle.” Tuttavia, ciò significa fraintendere tutta la questione. Gesù rese chiaro che non lo stava facendo sulla base di una relazione madre-figlio.

ix. L’ora mia non è ancora venuta: “Questa espressione, l’ora mia, è generalmente usata nel Vangelo di Giovanni in riferimento alla Morte di Cristo, in quei passi però in cui la Sua morte è l’argomento alla base della narrazione. Qui si tratta piuttosto di un tempo fissato o prestabilito – cioè il tempo prestabilito della Sua manifestazione per mezzo dei miracoli.”

d. Fate tutto quello che egli vi dirà: Le parole di Maria riportate nella Scrittura sono poche, ma è comunque bene prestarvi attenzione, perché glorificano costantemente Gesù, non Maria stessa. È dunque saggio ubbidire all’istruzione di Maria, quando dice: “Fate tutto quello che egli vi dirà.

i. Passare deliberatamente attraverso la mediazione di Maria per accostarsi a Gesù significa considerare Gesù duro di cuore, e Maria invece dal cuore tenero. Questo concetto “è completamente estraneo alla Bibbia. Proviene da un tipo di relazione tra madre e figlio presente prevalentemente nelle religioni pagane.” (Barnhouse)

ii. “Le parole di Maria pervenuteci sono poche; queste in particolare trovano applicazione anche al di fuori dell’occasione in cui sono state pronunciate.” (Bruce)

3. (6-7) Il riempimento delle anfore.

Or c’erano là sei recipienti di pietra, usati per la purificazione dei Giudei, che contenevano due o tre misure ciascuno. Gesù disse loro: «Riempite d’acqua i recipienti». Ed essi li riempirono fino all’orlo.

a. Sei recipienti di pietra: Gesù si apprestò a compiere questo miracolo usando quello che aveva a disposizione. Avrebbe potuto generare più vino in tanti altri modi, ma decise di usare quello che aveva lì in quel momento.

b. Usati per la purificazione dei Giudei: I recipienti richiamano il sistema della Legge, in quanto venivano utilizzati per la purificazione cerimoniale.

i. Contenevano due o tre misure ciascuno: Spurgeon intravide qualcosa di importante in questa approssimazione, che può tornare utile ai predicatori. “Sforziamoci di parlare sempre in modo corretto; a volte, i ‘quasi’ o i ‘circa’ preserveranno la nostra attendibilità. Non parliamo con certezza quando in realtà non sappiamo. Quando è necessario fare affermazioni accurate, ma non possiamo essere precisi con le nostre parole, parliamo in questa maniera: ‘contenevano due o tre misure ciascuno’.” (Spurgeon)

c. Riempite d’acqua i recipienti: I servi che eseguivano le direttive di Gesù si trovavano in una posizione particolare di benedizione in questo miracolo, in cui Gesù voleva la collaborazione degli uomini. Avrebbe potuto riempire Egli Stesso i recipienti, o semplicemente crearvi del vino all’interno. Sapeva però che, se i servi avessero preso parte al miracolo, allora avrebbero anche ricevuto la benedizione.

i. Non furono i servi a compiere il miracolo, perché i loro sforzi da soli non erano abbastanza. Tuttavia, grazie alla loro obbedienza a Gesù, poterono avere parte alla gioia del miracolo.

ii. I servi furono benedetti in maniera speciale, perché obbedirono senza fare domande, al massimo delle proprie capacità (li riempirono fino all’orlo). Ciò significa che il miracolo sarebbe stato compiuto nella più grande misura possibile. Se fossero stati pigri e avessero riempito i recipienti solo a metà, ci sarebbe stata solo la metà del vino.

d. Li riempirono fino all’orlo: I recipienti erano pieni fino all’orlo – non era possibile aggiungere altro vino – perché Gesù non avrebbe aggiunto qualcosa all’acqua, bensì l’avrebbe trasformata.

i. È un modello di fede e di obbedienza. “Quando ti viene ordinato di credere in Lui, credi fino all’orlo. Quando ti viene detto di amarlo, amalo fino all’orlo. Quando ti viene comandato di servirlo, servilo fino all’orlo.” (Spurgeon)

4. (8-10) Acqua trasformata in vino; il vino migliore.

Poi disse loro: «Ora attingete e portatene al maestro della festa». Ed essi gliene portarono. E come il maestro della festa assaggiò l’acqua mutata in vino (or egli non sapeva da dove venisse quel vino, ma ben lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), il maestro della festa chiamò lo sposo, e gli disse: «Ogni uomo presenta all’inizio il vino migliore e, dopo che gli invitati hanno copiosamente bevuto, il meno buono; tu, invece, hai conservato il buon vino fino ad ora».

a. Ora attingete e portatene al maestro della festa: In questo i servi dovevano esercitare la fede. Immaginate quanto si sarebbe arrabbiato il maestro della festa, se gli avessero portato dell’acqua! Eppure, in fede obbedirono alla parola di Gesù.

i. “Quando l’architriklinos (il maestro della festa) assaggiò l’acqua trasformata in vino, non sapendo da dove l’avessero presa, la giudicò in modo imparziale, come del semplice vino fra tanti altri.” (Dods)

ii. Gesù ordinò che il miracolo fosse subito messo alla prova. Non comandò che l’acqua trasformata in vino venisse servita prima agli ospiti, bensì al maestro della festa. Voleva che fosse valutata immediatamente dall’autorità competente.

iii. “Sono diversi gli stadi che compongono il processo di produzione del vino: la crescita e la maturazione dell’uva, la pigiatura in recipienti appropriati e la fermentazione; ma tutte queste fasi vengono portate istantaneamente ai loro risultati finali dalla stessa Potenza che ha creato le leggi della natura, e ha creato e dispiegato le capacità umane.” (Alford)

b. Ben lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua: I servi fedeli che avevano compiuto appieno il proprio compito sapevano che si trattava di un grande miracolo, mentre il maestro della festa sapeva solo che si trattava di buon vino. Avere consapevolezza del miracolo era per i servi una benedizione speciale.

i. Non ci viene detto esattamente il modo in cui Gesù compì questo miracolo. Possiamo dedurre che la trasformazione abbia avuto luogo nei recipienti stessi, ma è anche probabile che sia avvenuta nel momento in cui il vino veniva servito. Eppure, secondo il resoconto, Gesù non pronunciò parola né eseguì alcun rituale, ma il miracolo si compì semplicemente perché esercitò la Sua volontà.

ii. “Quando Mosè raddolcì l’acqua amara, usò un legno che il Signore gli aveva mostrato. Quando Eliseo purificò i ruscelli, gettò del sale nell’acqua. Questa volta invece non vengono usati strumenti.” (Spurgeon)

iii. “Non è forse un segno distintivo di divinità, che il semplice esercizio della volontà, senza l’aiuto di strumenti, sia tutto ciò che serve per plasmare la materia al Suo comando?” (Maclaren)

iv. Nella prima tentazione nel deserto, il diavolo chiese a Gesù di trasformare le pietre in pane – per Sé Stesso. In questo primo segno, Maria chiese a Gesù di trasformare l’acqua in vino – per gli altri. Gesù rifiutò di compiere il primo miracolo, mentre accettò di compiere il secondo.

v. “È chiaro che un singolo miracolo sia la prova della capacità di compiere qualsiasi altro miracolo. Se Cristo può trasformare l’acqua in vino per Sua volontà, è in grado di fare ogni cosa. Se Gesù ha esercitato una potenza che trascende la natura, possiamo credere fermamente che lo può fare di nuovo: non ci sono limiti alla Sua potenza.” (Spurgeon)

vi. La grande quantità di vino – molto più di quanto gli invitati a un matrimonio avrebbero potuto consumare – era intenzionale. La vendita del vino avanzato si sarebbe rivelata una fonte di guadagno per i neosposi. Inoltre, “Avrebbe dato prova, al termine del matrimonio, che la trasformazione era davvero avvenuta e che gli invitati non l’avevano immaginata. Il vino era proprio lì.” (Dods) “Da una mano così grande non provengono doni piccoli.” (Trapp)

c. Hai conservato il buon vino fino ad ora! Il maestro della festa fece allo sposo un grande complimento davanti a tutti. Esaurire il vino avrebbe portato disonore alla sua famiglia; il miracolo di Gesù salvò e diede valore a quella celebrazione nuziale.

i. Gesù trasformò l’acqua in buon vino. Ciò non significa che avesse livelli di alcol particolarmente elevati, ma solo che era del vino di ottima qualità.

ii. Alcuni fanno di tutto per dimostrare che Gesù in realtà avesse creato del semplice succo d’uva. Sebbene questo pensiero sia ritenuto convincente da alcuni, non rispecchia l’intenzione dell’autore. Buon vino significa buon vino, non buon succo d’uva. È vero che il vino servito comunemente a quei tempi era diluito (due parti di vino e tre parti d’acqua, secondo Barclay) ed aveva un contenuto di alcol molto minore rispetto al vino moderno, ma si trattava pur sempre di vino.

iii. “Per quanto riguarda il vino comunemente bevuto in Oriente, una persona avrebbe dovuto berne una quantità esorbitante prima di ubriacarsi. Era comunque possibile, visto che c’erano stati dei casi in cui gli uomini si erano ubriacati di vino; in linea generale però l’ubriachezza era un vizio raro ai tempi del Salvatore e nelle epoche precedenti.” (Spurgeon)

iv. “Non sono forse molte le cose che Gesù ha portato nel mondo, che sono dello stesso tipo di quelle che il mondo aveva già, ma con un valore ed un’eccellenza molto maggiori?” Prima di Lui esistevano amore, gioia e gentilezza, che dopo Gesù hanno assunto un significato totalmente diverso. (Morrison)

d. Hai conservato il buon vino fino ad ora! Alla base di queste parole esiste un principio generale – il principio secondo cui per i figli di Dio il meglio deve ancora venire.

i. “Posso immaginarvi, fratelli, nell’ultimo momento della vostra vita o, per meglio dire, nel primo momento della vostra vita, quando direte: ‘Ha conservato il buon vino fino ad ora’. Quando Lo vedrete faccia a faccia, quando sarete in comunione perfetta con Lui, senza che niente vi disturbi o che vi distragga, allora direte: ‘Il vino migliore è stato conservato fino a questo momento’.” (Spurgeon)

ii. “Senza Dio ciò che viene alla fine è il peggio… se il peccato nasconde il peggio dietro il domani, non può nascondere il peggio anche oltre la tomba?” (Morrison)

iii. “Vi dico di guardare oltre le porte della casa del diavolo, e vedrete che egli si attiene a questa regola. Egli serve prima il vino buono e, quando gli uomini hanno bevuto a sufficienza e le loro menti sono offuscate, allora serve il vino cattivo.” (Spurgeon)

5. (11-12) L’inizio dei segni.

Gesù fece questo inizio dei segni in Cana di Galilea e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui. Dopo questo, egli discese a Capernaum con sua madre, i suoi fratelli e i suoi discepoli; ed essi rimasero lì pochi giorni.

a. Gesù fece questo inizio dei segni in Cana di Galilea: Questo inizio dei segni nel Vangelo di Giovanni (il primo di sette) è un miracolo di conversione, dai sentieri antichi della Legge, dei cerimoniali e della purificazione alla nuova vita di Gesù.

i. “Ma per lui [Giovanni] i miracoli sono tutti ‘segni’. Puntano oltre sé stessi. Questo miracolo in particolare significa che a Gesù è associata una potenza che trasforma.” (Morris)

ii. Mosè trasformò l’acqua in sangue, mostrando che il risultato della Legge è la morte (Esodo 7:17-21). Al contrario, il primo miracolo di Gesù trasformò l’acqua in vino, mostrando la gioia e l’allegrezza della Sua nuova opera. Si realizza quindi quanto detto da Giovanni in Giovanni 1:17: Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo.

iii. Potremmo dire che l’acqua rappresenta la relazione con Dio sotto l’Antico Patto, e il vino quella sotto il Nuovo Patto.

· Il vino venne dopo l’acqua, così come il Nuovo Patto viene dopo l’Antico Patto.

· Il vino era provenuto dall’acqua, così come il Nuovo Patto proviene dall’Antico Patto.

· Il vino era migliore dell’acqua, così come il Nuovo Patto è migliore dell’Antico Patto.

iv. L’inizio dei segni è il primo di sette segni presentati nel Vangelo di Giovanni, ognuno con l’intento di portare il lettore alla fede in Gesù Cristo. Tale proposito viene spiegato dall’autore in Giovanni 20:30-31: Or Gesù fece ancora molti altri segni in presenza dei suoi discepoli, che non sono scritti in questo libro.Ma queste cose sono state scritte affinché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.

v. Molti considerano i sette segni nel Vangelo di Giovanni i seguenti:

· Giovanni 2:1-11 – Acqua trasformata in vino.

· Giovanni 4:46-54 – Guarigione del figlio di un nobile.

· Giovanni 5:1-15 – Guarigione alla piscina di Bethesda.

· Giovanni 6:1-14 – La prima moltiplicazione dei pani e dei pesci.

· Giovanni 6:15-21 – Gesù cammina sull’acqua.

· Giovanni 9:1-12 – Guarigione dell’uomo nato cieco.

· Giovanni 11:1-44 – Risurrezione di Lazzaro.

vi. La parola nel greco antico semeion [segno] viene usata 74 volte nel Nuovo Testamento, 23 delle quali si trovano negli scritti di Giovanni. Le restanti si incontrano negli altri vangeli, e qualcuna negli Atti e nelle Lettere di Paolo. “Giovanni usa semeion nel senso formale di ‘segno’ o ‘indicatore’… I semeia stabiliscono la fede, ma Dio ne è il contenuto, non i semeia.” (Kittel)

vii. “Che l’evento possa essere allegorizzato non significa che si tratti solo di allegoria e non di un evento storico. Ogni evento e ogni storia possono essere allegorizzati.” (Dods)

viii. Inizio dei segni: “Questa affermazione di San Giovanni esclude e discredita i miracoli apocrifi del Vangelo dell’Infanzia e altre opere simili.” (Afford)

b.  E manifestò la sua gloria: Secondo Giovanni 2:1, questo miracolo avvenne il terzo giorno. Giovanni allude all’idea che Gesù mostrò la Sua gloria il terzo giorno, e che i Suoi discepoli credettero in Lui quando videro la Sua gloria.

i. La gloria di Gesù si trova nella Sua compassione, che vediamo essere presente abbondantemente in questo miracolo. Il vino non era una necessità assoluta; nessuno sarebbe morto se avesse dovuto bere solo acqua. Sarebbero stati a rischio invece l’imbarazzo, la reputazione e forse anche il conto in banca della coppia nuziale. Eppure, Gesù – e Suo Padre – considerarono queste motivazioni sufficienti affinché in quest’occasione venisse compiuto il primo segno e miracolo pubblico.

c. I Suoi discepoli credettero in lui: Sebbene credessero in Lui già da prima, adesso la loro fede era più profonda ed ebbe l’occasione di esprimersi in maniera nuova. Questo è tipico della vita cristiana, nel corso della quale Dio compie grandi cose, e la nostra fede in Lui viene rinnovata.

i. “Voi, che leggete il Testamento in greco, notate l’espressione qui? Si dice ‘I suoi discepoli credettero a lui’? No. ‘Credettero in lui’? No. ‘Riposero la propria fede in Lui?’ Sì. È così nella nostra versione, ma “dentro” sarebbe più corretto. In greco è ‘eis’: i Suoi discepoli credettero dentro di lui. Credettero a tal punto, che sembravano immergersi in Gesù.” (Spurgeon)

ii. La fede dei discepoli è importante, soprattutto se paragonata agli altri ospiti che beneficiarono del miracolo, ma dei quali non viene menzionata la fede.

· Il maestro della festa non credette.

· Lo sposo non credette.

· Nemmeno si dice se i servi credettero.

· Solo i Suoi discepoli credettero.

iii. Ognuna delle persone che circondano Gesù ci insegna qualcosa di significativo riguardo a Lui e alla Sua opera.

· Maria ci insegna ad aspettarci che Gesù faccia cose grandi, ma non a dirgli come farle.

· I servi ci mostrano l’ubbidienza a Gesù senza riserve e facendo del proprio meglio, e la gioia di far parte del miracolo.

· Lo sposo ci fa vedere che Gesù ama risolvere le situazioni avverse.

· Il maestro della festa ci indica che Gesù conserva il meglio alla fine.

· I discepoli ci mostrano che questo evento è realmente accaduto.

d. Dopo questo, egli discese a Capernaum: Situato sulle sponde settentrionali del Mar di Galilea, il villaggio di Capernaum fu la patria adottiva di Gesù (Matteo 4:13).

i. “Si suppone che la sacra famiglia si sia trasferita da Nazaret a Capernaum, dove Gesù si stabilì per la maggior parte del suo ministero in Galilea.” (Bruce)

ii. “Il testo greco, per via della struttura della frase e dell’uso del singolare, implica che il nostro Signore avesse deciso autonomamente di partire, e che gli altri di cui si fa menzione l’abbiano semplicemente seguito.” (Trench)

iii. I suoi fratelli: “L’espressione ‘i suoi fratelli’ è stata letta in diversi modi. Il modo più naturale di comprenderla è considerare i suoi fratelli i figli di Giuseppe e Maria… l’espressione si incontra diverse volte nei Vangeli Sinottici, ma mai in una forma che faccia pensare che le parole trasferiscano qualche altro significato.” (Morris)

iv. “Nel greco esiste anche la parola per cugino (anepsios), che, all’occorrenza, avrebbe potuto anche essere usata.” (Tenney) In due altri passaggi ci viene detto molto semplicemente che Gesù ebbe dei fratellastri da parte di Maria.

· Giuseppe non la conobbe finché non ebbe partorito suo figlio. (Matteo 1:25)

· Gesù era il primogenito di Maria. (Luca 2:7)

B. La purificazione del tempio.

1. (13-17) Gesù scaccia i cambiamonete e i venditori degli animali per i sacrifici.

Or la Pasqua dei Giudei era vicina, e Gesù salì a Gerusalemme. E trovò nel tempio venditori di buoi, di pecore, di colombi, e i cambiamonete seduti; fatta quindi una frusta di cordicelle, li scacciò tutti fuori del tempio insieme con i buoi e le pecore, e sparpagliò il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò le tavole, e ai venditori di colombi disse: «Portate via da qui queste cose; non fate della casa del Padre mio una casa di mercato». Così i suoi discepoli si ricordarono che stava scritto: «Lo zelo della tua casa mi ha divorato».

a. La Pasqua dei Giudei era vicina: Gerusalemme sarebbe stata invasa di lì a poco da migliaia di visitatori che vi si recavano per celebrare la Pasqua ebraica (Pesach). Il Monte del Tempio stava per diventare particolarmente affollato, e nel cortile esterno Gesù vide molti che erano seduti e svolgevano i propri affari.

i. “Il fatto stesso che il mercato avesse luogo lì avrebbe generato una combinazione indecorosa di transazioni sacre e profane, senza tenere in conto gli abusi che certamente sarebbero passati inosservati a causa della folla.” (Alford)

ii. I cambiamonete seduti: “Per quanto possa sembrare sorprendente, è probabile che più di due milioni di ebrei si riunissero nella Città Santa per celebrare la Pasqua ebraica.” (Barclay) Secondo Barclay, tutti erano tenuti a pagare la tassa del tempio, che corrispondeva alla paga di circa due giorni di lavoro. Veniva però accettata solo la valuta speciale del tempio, ragion per cui in quell’occasione i cambiamonete riuscivano a fare affari molto redditizi.

iii. Molti commentatori affermano che la valuta straniera non era accettata tra i contributi del tempio, perché portava l’effige dell’imperatore o degli dèi pagani. Ma “le monete di Tiro non erano solamente permesse, anzi espressamente prescritte (Mishnah, Bekh. 8:7), e portavano simboli pagani.” (Morris). Sembra che il problema non fosse l’immagine sulla moneta, bensì quello che c’era dentro, ed erano ammesse solo quelle di maggior peso e valore.

iv. “Ciò che era familiare divenne legittimo, e nessuno ne scorgeva le contraddizioni finché questo giovane nazareno non sentì un impeto di zelo per la santità della casa di Suo Padre che Lo divorò.” (Maclaren)

v. La Pasqua dei Giudei: “Il nostro Evangelista si riferisce ripetutamente alle feste come feste ‘dei Giudei’ – non perché non fosse Giudeo di nascita e crescita (infatti lo era), ma perché molti dei suo lettori erano Gentili e non avevano familiarità con i dettagli dell’anno sacro ebraico.” (Bruce)

b. Fatta quindi una frusta di cordicelle: Quando Gesù scacciò i venditori seduti fuori dal cortile del tempio, non fu in seguito ad uno scatto d’ira. Con calma si prese il tempo di fare una frusta di cordicelle e pensò attentamente a quello che avrebbe fatto.

i. È curioso osservare come alcuni commentatori siano sicuri che Gesù usò la frusta di cordicelle solo sugli animali, e altri che la usò sia sugli uomini che sugli animali. A prescindere da questi dettagli, la cosa importante è la dimostrazione dell’autorità di Gesù, non della violenza.

c. Li scacciò tutti fuori del tempio […] sparpagliò il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò le tavole: I venditori seduti nel cortile esterno del tempio occupavano l’unico luogo in cui i Gentili potevano entrare e adorare. Quest’area (il cortile dei Gentili) era stata trasformata in una casa di mercato.

i. Da ricordare è che la purificazione era parte della celebrazione della Pasqua ebraica. Rimuovere qualsiasi cosa contenesse lievito da una casa era un simbolo, un’immagine della purificazione dal peccato.

ii. Matteo, Marco, e Luca descrivono un’altra purificazione, quella del tempio effettuata da Gesù verso la fine del Suo ministero sulla Terra. In entrambi i casi, la presenza di questi mercanti nel cortile del tempio aveva reso inaccessibile l’unico luogo in cui ai Gentili era concesso pregare. Inoltre, la loro disonestà rendeva la loro presenza ancora più detestabile.

iii. “Giovanni non tenta di correggere uno strafalcione cronologico degli altri evangelisti, né vuole alterare di proposito il loro resoconto a sostegno della propria esposizione teologica. È tuttavia ragionevole supporre che si faccia riferimento ad un’ulteriore ‘purificazione’.” (Tasker)

iv. “Il male in questione si sarebbe probabilmente ripresentato dopo l’intervento di Gesù. È probabile che la Sua azione, benché positiva, non avesse messo del tutto fine a quell’andazzo.” (Morris)

d. Lo zelo della tua casa mi ha divorato: I discepoli ricordarono l’espressione del Salmo 69:9 e la associarono allo zelo che Gesù aveva per la purezza della casa di Dio e il culto lì praticato.

i. Giovanni cominciò con la descrizione di un miracolo di conversione (la trasformazione dell’acqua in vino), per poi passare all’opera di purificazione (la purificazione del tempio) condotta da Gesù. È sempre il modo in cui Gesù opera nel Suo popolo: prima la conversione, poi la purificazione.

2. (18-22) Gesù parla di un nuovo tempio e del suo destino.

Allora i Giudei risposero e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Gesù rispose e disse loro: «Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo ricostruirò». Allora i Giudei dissero: «Ci son voluti quarantasei anni per edificare questo tempio, e tu lo ricostruiresti in tre giorni?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi egli fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva loro detto questo e credettero alla Scrittura e alle parole che Gesù aveva detto.

a. Quale segno ci mostri per fare queste cose? Non era del tutto una cattiva domanda. Chiunque si fosse preso la libertà di scacciare i mercanti dal cortile del tempio avrebbe dovuto possedere l’autorità per farlo. I Giudei volevano sapere se Gesù avesse davvero quell’autorità. Il problema si trova nella pretesa di un segno da Gesù come prova.

i. “La loro richiesta di un ‘segno’ era errata: quale segno avrebbe potuto essere più eloquente di quello che avevano appena visto con i propri occhi?” (Bruce)

b. Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo ricostruirò: Gesù alludeva al tempio del suo corpo. Probabilmente aveva persino indicato Sé Stesso con un gesto mentre lo diceva. Gesù sapeva che quei leader religiosi avrebbero cercato di distruggere il Suo corpo, ma sapeva anche che non ci sarebbero riusciti.

i. L’ironia è che gli stessi leader religiosi sarebbero diventati il mezzo attraverso cui la profezia si sarebbe adempiuta. Quando Gesù disse: “Distruggete questo tempio”, sapeva in effetti che avrebbero fatto del proprio meglio per distruggerlo.

ii. Una delle accuse presentate contro Gesù durante il Suo processo era quella di aver detto di voler distruggere il tempio (Matteo 26:60-61, Marco 14:57-59). Quando morì sulla croce, gli schernitori ricordarono a Gesù di quella che sembrava essere una promessa irrealizzabile (Matteo 27:40, Marco 15:29).

iii. Distruggete questo tempio: Gesù non era contro il tempio, ma certamente guardava oltre. Alla donna samaritana disse che sarebbe giunto il giorno in cui le persone non avrebbero più adorato in un tempio a Samaria o a Gerusalemme, ma in cui avrebbero adorato Dio in Spirito e verità.

iv. Il corpo di Gesù è ancora un tempio. Efesini 2:19-22 e 1 Pietro 2:5 associano l’idea della Chiesa – chiamata metaforicamente il corpo di Cristo – con un tempio costruito su e da Gesù Cristo.

c. Io lo ricostruirò: Gesù rivendicò con fiducia la potenza di resuscitare sé stesso dalla morte, ribadendo questa rivendicazione in Giovanni 10:18. È interessante notare come il Nuovo Testamento sostenga che Dio Padre resuscitò Gesù dai morti (Romani 6:4 and Galati 1:1), e che lo Spirito Santo lo abbia fatto risorgere (Romani 1:4 and 8:11). La resurrezione di Gesù fu un’opera congiunta di ognuna delle Tre Persone della Trinità insieme.

i. Nessun uomo potrebbe rivendicare il potere di riportare sé stesso in vita, pur avendo la certezza che Dio lo farebbe. La rivendicazione di Gesù è notevole, audace ed è prova della consapevolezza della Sua Deità.

ii. “La tecnica di Gesù di usare un’affermazione paradossale per disorientare i Suoi nemici, di cui poi dava spiegazione ai Suoi discepoli, appare frequentemente nel Vangelo di Giovanni.” (Tenney)

d. I Suoi discepoli si ricordarono che egli aveva loro detto questo e credettero alla Scrittura: Fu solo dopo la morte e la resurrezione di Gesù che i Suoi discepoli capirono e credettero sia alle Scritture che alle promesse specifiche di Gesù.

i. Il passo della Scrittura a cui credettero era principalmente il Salmo 16:10, ovvero la promessa che il Santo di Dio non sarebbe rimasto nella tomba.

ii. Credettero alla Scrittura e alle parole che Gesù aveva detto: “Mettere le parole di Gesù allo stesso livello della Scrittura è interessante e le sue implicazioni cristologiche non dovrebbero essere trascurate.” (Morris)

3. (23-25) Gesù non si fida delle moltitudini che iniziano a credere.

Ora, mentre egli si trovava in Gerusalemme alla festa della Pasqua, molti credettero nel suo nome vedendo i segni che faceva, ma Gesù non si fidava di loro, perché li conosceva tutti, e perché non aveva bisogno che alcuno gli testimoniasse dell’uomo, perché egli conosceva ciò che vi era nell’uomo.

a. Molti credettero nel suo nome vedendo i segni che faceva: Gesù era ben consapevole che si trattava di una fede superficiale e che si basava essenzialmente sull’ammirazione di qualcosa di spettacolare. Sapendo questo, Gesù non si fidava di loro.

i. “Se la fede non fosse stata altro che ammirazione per lo straordinario, avrebbe generato nelle moltitudini acclamazione; il Figlio di Dio non può fidarsi di una fede del genere.” (Morgan)

ii. Una fede leggera o superficiale sarà anche meglio di niente, ma nessuno pensi che sia abbastanza – e Gesù lo sa. “È quella che Lutero chiama ‘fede da latte’, che ha il potenziale di svilupparsi in qualcosa degno di fiducia.” (Dods)

b. Perché egli conosceva ciò che vi era nell’uomo: Nonostante conosca quello che c’era e che c’è nell’essere umano, Gesù ci ama ancora. Conosceva e conosce il peggio di noi; eppure, Egli vede comunque l’immagine di Dio, persino negli uomini e nelle donne perduti.

i. Gesù non si fidava di loro: “Alcuni leader ed insegnanti possono ingannare sé stessi a volte riconoscendo ai propri seguaci più meriti per la loro lealtà e comprensione di quanti effettivamente ne abbiano. Questo non succede con Gesù, il quale era in grado leggere come un libro aperto i pensieri più reconditi di uomini e donne.” (Bruce)

ii. “Quando molti credettero in Lui, Egli non si fidò di loro, perché non dipendeva dall’approvazione umana.” (Morris)

iii. Egli conosceva ciò che vi era nell’uomo: “Qui viene presentata nientemeno che la conoscenza divina… come dice il testo, si parla della conoscenza completa di tutto quello che c’è negli uomini.” (Alford)

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