Giovanni 19




Giovanni 19 – La Crocifissione di Gesù

A. Gesù condannato alla morte per crocifissione.

1. (1-4) Pilato spera di accontentare la folla facendo flagellare e schernire Gesù.

Allora Pilato prese Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un manto di porpora, e dicevano: «Salve, o re dei Giudei»; e lo schiaffeggiavano. Poi Pilato uscì di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, affinché sappiate che non trovo in lui alcuna colpa».

a. Allora Pilato prese Gesù e lo fece flagellare: Benché Pilato avesse dichiarato in precedenza riguardo a Gesù: “Io non trovo alcuna colpa in lui” (Giovanni 18:38), ciò non gli impedì di ordinare che a quell’Uomo, dichiaratamente innocente, fosse inflitta una punizione tanto severa e brutale. Alcuni hanno suggerito che l’intenzione di Pilato fosse stata quella di aiutare Gesù, nella speranza che le folle si accontentassero della fustigazione.

b. Lo fece flagellare: Pilato diede l’ordine e Gesù venne flagellato secondo la pratica romana. Il flagello era costituito da numerose corde in pelle, sulle cui estremità erano incastonati pezzi di metallo o di ossa. I colpi di flagello laceravano completamente la schiena, esponendo la carne viva. Non era raro che i criminali morissero per la flagellazione, anche prima della loro crocifissione.

i. La tecnica della flagellazione aveva tre scopi. Veniva usata per punire i prigionieri, per estorcere loro una confessione dei crimini commessi e, nel caso della crocifissione, per indebolire la vittima in modo da farla morire rapidamente sulla croce. Pilato sperava che una tale punizione inflitta al prigioniero accontentasse la folla. “Non aveva dunque lo scopo di indebolire Gesù prima della pena capitale né di estorcergli una confessione. Pilato ordinò piuttosto la flagellazione nella vana speranza che una pena minore quietasse i giudei.” (Dods)

ii. “Le vittime di quella punizione severa venivano legate con la schiena curvata a una colonna bassa e poi percosse con bastoni o flagellate con una frusta, le cui estremità erano appesantite con del piombo e costellate di frammenti di osso appuntiti. Ogni colpo causava orribili lacerazioni.” (Dods)

iii. “Scarnificava letteralmente la schiena di un uomo. Pochi rimanevano coscienti durante la tortura; alcuni morivano e molti altri impazzivano per il dolore.” (Barclay)

iv. “Si tratta di un ulteriore esempio di come i Vangeli si limitino nella descrizione di quell’orrore usando poche parole, anziché fare leva sulle nostre emozioni.” (Morris)

c. I soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un manto di porpora, e dicevano: «Salve, o re dei Giudei»: Non c’era altra intenzione se non quella di umiliare Gesù. I capi dei giudei avevano già schernito Gesù come Messia (Matteo 26:67-68). Adesso le potenze romane Lo deridevano come re.

·I soldati, intrecciata una corona di spine: I re indossano corone, ma non corone di tortura. I rovi di quest’area geografica hanno spine dure, lunghe e appuntite. Si trattava di una corona che avrebbe lacerato, perforato e fatto sanguinare il capo del Re che la indossava.

·Gli misero addosso un manto di porpora: Spesso re e governatori indossavano abiti di color porpora, perché era una tintura per tessuti molto costosa. Il manto di porpora era inteso come crudele ironia.

·«Salve, o re dei Giudei»: I re di solito venivano salutati con epiteti regali; perciò, nella loro cattiveria, i soldati romani si facevano beffe di Gesù affibbiandogli quel titolo. Era un modo per umiliare Lui e allo stesso tempo i Giudei, come per dire: “Ecco, è tutto qui il Re che i giudei possono permettersi”.

·I soldati, inoltre, lo schiaffeggiavano, colpendolo e insultandolo solo per soddisfare il loro sadismo ed empietà.

·Il Vangelo di Matteo aggiunge che i soldati spogliarono Gesù, Gli misero una canna nella mano destra a mo’ di scettro e, inginocchiandosi al Suo cospetto, Gli offrivano onori e omaggi derisori sputandogli addosso.

i. Possiamo anche decidere di fare l’opposto di ciò che questi hanno fatto a Gesù. “Oh, se possedessimo almeno la metà dell’immaginazione di quei soldati e la usassimo per inventarci nuovi modi per onorare il nostro Re come loro fecero per disonorarlo! Porgiamo a Cristo il vero omaggio, che questi uomini hanno solo finto di offrirgli.” (Spurgeon)

d. Affinché sappiate che non trovo in lui alcuna colpa: Pilato ripeté la frase riportata per la prima volta in Giovanni 18:38, dichiarando Gesù innocente di qualsiasi misfatto. Come giudice, Pilato aveva sia motivo che responsabilità di liberare Gesù senza alcuna punizione, anziché sottoporlo all’umiliazione e alla brutalità che Egli aveva dovuto sopportare.

i. “Pilato fece cinque tentativi di liberare il nostro Signore; li possiamo leggere in Luca 23:4, 15, 20, 22; Giovanni 19:4, 12-13.” (Clarke)

2. (5-6) Pilato presenta Gesù alla folla.

Gesù dunque uscì, portando la corona di spine e il manto di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Ora, quando lo videro i capi sacerdoti e le guardie, si misero a gridare, dicendo: «Crocifiggilo, crocifiggilo». Pilato disse loro: «Prendetelo voi e crocifiggetelo, perché io non trovo in lui colpa alcuna».

a. Gesù dunque uscì, portando la corona di spine e il manto di porpora: Pilato presentò alla folla un Gesù percosso e schernito, con il corpo ricoperto di sangue, sudore e sputi. Forse sperava che, a vederlo ridotto così, la folla avrebbe avuto pietà di Lui.

i. “Continua ad indossare la corona fino alla fine: sia Origene che Tertulliano, due dei primi Padri della Chiesa orientale e occidentale, confermano che Gesù fu crocifisso portando ancora la corona di spine sul capo.” (Trench)

ii. “Molte corone sono state ottenute con spargimento di sangue; questa non è diversa, anche se è stata ottenuta con il Suo stesso sangue; molti troni sono stati stabiliti con la sofferenza; questo non è diverso, anche se è Lui stesso a portarne il dolore.” (Spurgeon)

b. Ecco l’uomo: Pilato invitò la folla a guardare il Sofferente con grande attenzione. In un certo senso, Pilato parlava per bocca di Dio, che invita l’umanità intera a guardare a Gesù: ecco l’uomo, l’Uomo fra gli uomini, l’Uomo Perfetto, l’Ideale dell’intera umanità, provato e approvato da Dio.

i. “L’uomo è dispregiativo. È come se Pilato avesse detto: ‘Eccolo, il poveraccio. Credete davvero che una caricatura di re come questa costituisca un reale pericolo per Israele o per Roma?’” (Tasker)

ii. “Se siete umani, impietositevi di fronte a un uomo maltrattato tanto miseramente; se siete uomini integri, lasciate andare colui che è innocente.” (Trapp)

iii. Pilato pensò di poter salvare la vita di Gesù con quella umiliazione. Alcune persone fanno lo stesso al giorno d’oggi; pensano che, dicendo che Gesù non è Dio o che non abbia detto il vero sulla Sua identità, possano “salvarlo”, adattandolo a quest’era moderna, progressiva e scientifica. Questi tentativi sono tanto sbagliati quanto il comportamento di Pilato.

iv. “Qualunque fosse l’intenzione di Pilato, la visione del Gesù sofferente non riuscì a suscitare nei cuori della moltitudine nessuna pietà per Lui; anzi, chiese a gran voce che fosse messo a morte.” (Morgan)

c. Quando lo videro i capi sacerdoti e le guardie: Non ci viene rivelata la reazione immediata della folla; forse la gente aveva davvero provato per un istante pietà per quell’uomo straordinario e forte, persino in una situazione del genere. Qualunque fosse il sentimento della folla, i capi religiosi gridarono subito: Crocifiggilo, crocifiggilo”. Era odio puro, l’odio che l’uomo nutre verso Dio.

i. “È possibile che quella scena avesse suscitato della pietà nella folla, ma i sacerdoti e i loro subalterni la misero a tacere con un urlo di rinnovato odio alla vista del prigioniero.” (Maclaren)

ii. Così, successivamente, quei primitivi persecutori gridarono: “Ad bestias, ad bestias, christianos ad leones” (alle bestie, alle bestie, i cristiani ai leoni), incolpandoli di tutte le calamità pubbliche, come testimoniato da Tertulliano.” (Trapp)

d. Prendetelo voi e crocifiggetelo, perché io non trovo in lui colpa alcuna: Per la terza volta Pilato dichiara Gesù innocente da ogni accusa.

i. “Pilato doveva essersi reso conto che il Sinedrio non aveva l’autorità di applicare la sentenza. Volerlo consegnare a loro fu probabilmente solo un atto di sarcasmo.” (Tenney)

3. (7-9) A Pilato viene svelata l’accusa contro Gesù.

I Giudei gli risposero: «Noi abbiamo una legge e secondo la nostra legge egli deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». Quando Pilato udì queste parole, ebbe ancor più paura; e, rientrato nel pretorio, disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede alcuna risposta.

a. Perché si è fatto Figlio di Dio: Nel resoconto di Giovanni, con questa affermazione i capi religiosi rivelarono la loro vera accusa contro Gesù. Lo volevano morto non perché avesse dichiarato di essere il Re dei giudei, ma perché aveva proclamato di essere Dio, l’unico Figlio di Dio.

i. “Non c’è dubbio che i giudei avessero dato a questa affermazione un significato molto particolare. Quando Cristo si proclamò il Figlio di Dio, sapevano che ciò implicava uguaglianza totale con l’Essere Supremo.” (Clarke)

b. Ebbe ancor più paura: Dopo aver appreso che Gesù si era fatto Figlio di Dio, Pilato non ne rimase arrabbiato o divertito; piuttosto, ebbe ancor più paura di Lui. Pilato vide qualcosa in Gesù – sotto tutte quelle percosse, quel sangue e quegli sputi – che gli fece pensare che quell’Uomo, che gli stava davanti, potesse essere davvero più che un semplice uomo.

i. “È possibile che il comparativo ‘ancor più paura’ debba considerarsi come un superlativo, come accade spesso nel greco del Nuovo Testamento, e che debba essere reso con ‘era spaventatissimo’.” (Tasker)

ii. “Pilato poteva considerarsi a malapena un uomo religioso, ma alla notizia che il suo prigioniero aveva affermato la propria divinità si spaventò… ogni Romano del tempo aveva sentito storie di dèi e dei loro figli che apparivano agli uomini con sembianze umane.” (Morris)

c. Di dove sei tu: Pilato voleva che Gesù si difendesse e gli fornisse ulteriori ragioni per scagionare un Uomo innocente. Voleva che Gesù spiegasse cosa Lo rendeva diverso dalle altre decine di prigionieri che egli aveva condannato. Eppure, Gesù aveva già detto a Pilato di essere il Re di un regno non di questo mondo (Giovanni 18:36); gli aveva già detto da dove proveniva. Perciò, non gli diede alcuna risposta.

i. Benché avesse già la risposta, si può dire che Pilato pose la domanda giusta. “La sua domanda è forse la più pertinente che si possa fare su di Lui, in quanto chiedere da dove proviene Gesù significa sapere la cosa più importante sul Suo conto.” (Tasker)

4. (10-11) Pilato e Gesù discutono di potere.

Pilato perciò gli disse: «Non mi parli? Non sai che io ho il potere di crocifiggerti e il potere di liberarti?». Gesù rispose: «Tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse dato dall’alto; perciò chi mi ha consegnato nelle tue mani ha maggior colpa».

a. Non mi parli: Pilato non riusciva a credere che Gesù rifiutasse di difendersi. Non riusciva a credere che Gesù non lo implorasse di risparmiargli la vita, a differenza di molti altri. Pilato, inoltre, non riusciva a credere che Gesù non avesse soggezione o fosse intimidito dal rappresentante di Roma che Lo stava per condannare.

i. “Mi è molto enfatico in greco; il rifiuto di Gesù di parlare a una persona con una tale autorità terrena sbalordisce Pilato.” (Tasker)

ii. Il silenzio di Gesù di fronte ai Suoi accusatori e giudici è il compimento della profezia di Isaia 53:7: Come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca.

b. Non sai che io ho il potere: Pilato era stupefatto dal fatto che Gesù non era intimidito dal suo potere di giudice, in grado di condannare e crocifiggere. Pilato pensava di trovarsi in una posizione di potere assoluto e non riusciva a capire perché Gesù non se ne rendesse conto.

i. Pilato credeva di avere potere, ma l’unico potere che possedeva era quello di fare del male. Non aveva il potere di fare ciò che era giusto. La cosa giusta da fare sarebbe stata liberare un uomo palesemente innocente anziché condannarlo a morte, ma Pilato si dimostrò debole di fronte alla forza dei capi religiosi e della folla da loro istigata. Dire: “Ho il potere di fare quello che la folla vuole che faccia” è come ammettere di non avere proprio nessun potere.

ii. Lo stesso uomo che sosteneva di avere tutto il potere del mondo cercò di lavarsene le mani (Matteo 27:24) dicendo: “Io non volevo farlo”.

c. Tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse dato dall’alto: Gesù rispose illustrando la vera natura del potere di Pilato. Nella mente del governatore romano Roma aveva il potere. In realtà, chi l’aveva era Dio.

i. Gesù si rendeva conto che Pilato aveva un certo potere, ma insisteva semplicemente nel dire che quel potere gli era stato concesso da Dio e non proveniva né da Pilato né da Roma.

d. Chi mi ha consegnato nelle tue mani ha maggior colpa: Gesù non disse che Pilato non aveva alcuna colpa, ma solamente che i capi religiosi avevano maggior colpa.

i. “Chi mi ha consegnato nelle tue mani potrebbe riferirsi a Giuda o a Caiafa, e le parole dell’evangelista sembrano essere vaghe di proposito.” (Tasker)

ii. “Il verbo ‘consegnare’ (in greco paradidomai) è stato usato in precedenza ripetutamente nella narrazione per denotare l’atto di tradimento di Giuda.” (Bruce)

5. (12-13) Pilato conduce fuori Gesù per il verdetto finale.

Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridavano, dicendo: «Se liberi costui, tu non sei amico di Cesare; chiunque si fa re, si oppone a Cesare». Pilato dunque, udite queste parole, condusse fuori Gesù e si pose a sedere in tribunale nel luogo detto “Lastrico”, e in ebraico “Gabbata”;

a. Pilato cercava di liberarlo: Avvertiamo del panico nel governatore romano, un panico che crebbe in lui quando la moglie gli disse di lasciar andare l’accusato a causa di un sogno che aveva fatto (Matteo 27:19-20). Pilato sapeva che quell’Uomo innocente, un Uomo diverso da qualsiasi altro prigioniero con cui avesse mai avuto a che fare prima d’allora, doveva essere assolto; al contempo però sentiva la pressione schiacciante della folla e dei capi religiosi, che esigevano la Sua crocifissione.

i. Da quel momento: “Si può interpretare in senso temporale, ‘da quel momento in poi’, oppure come conseguenza delle cose dette finora, ‘per questo motivo’, come legge la Bibbia inglese RSV. La seconda traduzione è la più probabile. Pilato è lusingato dalle parole di Gesù nel versetto 11; perciò, cerca con maggior forza di rilasciarlo.” (Tasker)

b. Se liberi costui, tu non sei amico di Cesare: Secondo alcuni commentatori (tra i quali Boice), Pilato era un uomo mediocre, che aveva ottenuto quella posizione di potere solo perché aveva sposato la nipote dell’imperatore. Poiché la sua posizione dipendeva da quella relazione, la sua preoccupazione primaria era quella di non rovinarla. I capi religiosi e la folla conoscevano il suo punto debole e lo sfruttarono a proprio vantaggio.

i. “Da un punto di vista umano, fu quella menzione a Cesare a segnare il destino di Gesù.” (Morris)

ii. “L’espressione ‘amico di Cesare’ non era solamente un riferimento casuale al patriottismo romano. Di solito denotava un sostenitore o un collaboratore dell’imperatore, un membro della sua cerchia ristretta.” (Tenney)

iii. “Desiderava così tanto essere amico di Cesare! Ma non lo era; lo conosceva a malapena. E, cosa ancora più importante, Cesare non era affatto suo amico.” (Boice)

c. Condusse fuori Gesù e si pose a sedere in tribunale: Pilato era pronto ad emettere la sua sentenza, conducendo Gesù davanti alla folla e al tribunale. In realtà, però, era proprio Ponzio Pilato ad essere al banco degli imputati, non Gesù.

i. Gabbata: “Ovvero, posto elevato; da gabah, alto, sollevato; è molto probabile che il trono del giudizio in tribunale fosse sopraelevato e che il governatore dovesse salire alcuni gradini per raggiungerlo; forse proprio quei gradini erano chiamati Lastrico.” (Clarke)

6. (14-16) La folla respinge Gesù e Pilato Lo condanna a morte.

Or era la preparazione della Pasqua, ed era circa l’ora sesta; e disse ai Giudei: «Ecco il vostro re». Ma essi gridarono: «Via, via, crocifiggilo». Pilato disse loro: «Crocifiggerò il vostro re?». I capi dei sacerdoti risposero: «Noi non abbiamo altro re che Cesare». Allora egli lo diede nelle loro mani affinché fosse crocifisso. Ed essi presero Gesù e lo condussero via.

a. Era la preparazione della Pasqua: Ancora una volta ci si presenta una difficile questione cronologica, precedentemente affrontata nel commento a Giovanni 18:28. Il punto di Giovanni è tuttavia chiaro: L’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo (Giovanni 1:29), è pronto per essere sacrificato in occasione della Pasqua.

i. Era circa l’ora sesta: Questo riferimento cronologico introduce una controversia, in quanto Marco sostiene che la crocifissione è avvenuta all’ora terza (Marco 15:25). Sono stati fatti diversi tentativi di riconciliare Giovanni 19:14 e Marco 15:25.

·Alcuni pensano che Giovanni e Marco abbiano usato diversi sistemi di misurazione del tempo. “Westcott ci dà buone ragioni per supporre che Giovanni, anziché calcolare le ore del giorno dalle 6 alle 18, e le ore della notte dalle 18 alle 6 del giorno successivo, come da tradizione ebraica, avesse calcolato dalla mezzanotte al mezzogiorno e dal mezzogiorno alla mezzanotte, una pratica che era in uso in Asia Minore al momento della stesura del Vangelo, che conosciamo grazie al Martirio di Policarpo e che adottiamo ancora oggi in Occidente. Secondo questo calcolo, Pilato condannò Gesù intorno alle sei del mattino.” (Tasker)

·Alcuni ritengono che Giovanni e Marco non abbiano mai avuto l’intenzione di specificare nel dettaglio l’orario di emissione della sentenza. “‘L’ora terza’ potrebbe indicare la metà mattina, mentre ‘circa l’ora sesta’ potrebbe riferirsi a un momento poco prima del mezzogiorno. Entrambe le espressioni potrebbero essere tradotte con ‘tarda mattinata’, a meno che non ci sia qualche ragione specifica per pensare che uno dei due orari sia più accurato dell’altro. Questa ragione non sembra essere fornita nel testo.” (Morris)

·Alcuni credono che il problema consista in un errore di trascrizione degli amanuensi e che originariamente Giovanni avesse scritto l’ora terza. “Dobbiamo certamente supporre, come fecero Eusebio, Teofilatto e Severio, che siano stati commessi degli errata già nelle prime copie. Tuttavia, se sia avvenuto uno scambio tra i numeri tre e sei, che, quando sono espressi in greco con lettere numeriche, non sono dissimili, o uno scambio di altro genere, ad oggi non può essere determinato.” (Alford)

b. Ecco il vostro re: Pilato offrì alla folla la possibilità di esaminare attentamente l’Agnello sacrificale. Era probabilmente sua intenzione prendersi gioco sia di Gesù che dei giudei, mostrando loro un uomo coronato di spine, insanguinato e percosso, con un manto purpureo legato intorno alla schiena ridotta a brandelli, quale loro re. La folla vide Gesù in tutto il Suo dolore e la Sua dignità, e rispose gridando: “Via, via, crocifiggilo”.

i. “Le parole “ecco il vostro re sembrano essere state pronunciate ironicamente, per beffarsi dei giudei – lo stesso spirito con cui fu affisso il titolo sulla croce.” (Alford)

ii. Ma essi gridarono: “Forse una traduzione più corretta dovrebbe mantenere l’uso del tempo verbale imperfetto: ‘continuarono a gridare’. Fu la persistenza dei giudei con il loro tentativo di renderla una questione politica a portare Pilato all’esasperazione.” (Tasker)

iii. Ci sono volte in cui le persone provano tanta rabbia nei confronti di Dio e della Sua bontà da desiderarlo morto. È molto più comune che le persone desiderino semplicemente che scompaia, che desiderino dirgli: “Via, via!”

c. Noi non abbiamo altro re che Cesare: La folla respinse Gesù e scelse Barabba, un rivoluzionario, oppositore di Roma. Nel modo contraddittorio tipico delle folle, scelsero sia la rivoluzione che la lealtà a Cesare.

i. “Istigati dall’odio, rinunciano deliberatamente alla loro speranza messianica e ripudiano la loro gloria nazionale. Coloro che rifiutano Cristo devono sottomettersi a un tiranno. La ribellione a Lui comporta schiavitù.” (Maclaren)

d. Allora egli lo diede nelle loro mani affinché fosse crocifisso: Leggiamo che Gesù si trovava sotto processo presso il tribunale di Pilato, ma in un certo senso fu Pilato ad essere chiamato in giudizio al cospetto di Gesù. Pilato aveva fallito la prova. Per timore della folla condannò a una morte atroce un uomo che sapeva essere innocente. Ecco perché l’antico credo recita: Gesù fu crocifisso sotto Ponzio Pilato.

i. “Oggi possiamo comportarci esattamente come Pilato, il quale rappresenta l’uomo che manca di un carattere forte, del coraggio di difendere le proprie convinzioni, che fa compromessi con il male e che disubbidisce alla propria coscienza per paura di perdere qualcosa.” (Erdman)

B. La crocifissione di Gesù di Nazaret.

1. (17-18) Gesù viene crocifisso.

Ed egli, portando la sua croce, si avviò verso il luogo detto “del Teschio”, che in ebraico si chiama “Golgota”, dove lo crocifissero, e con lui due altri, uno di qua e l’altro di là, e Gesù nel mezzo.

a. Ed egli, portando la sua croce: Come da tradizione romana, Gesù dovette trasportare la Sua croce dal luogo della sentenza a quello della crocifissione, il luogo detto “del Teschio”. Prima di mettere un uomo sulla croce, i Romani mettevano la croce sull’uomo, obbligandolo a trasportarla in una processione pubblica con l’intento di attirare l’attenzione delle folle verso il condannato, il suo crimine e il suo destino.

i. “Solitamente la parte che veniva trasportata dal condannato era solamente la trave orizzontale (il patibulum) e non la croce intera. Probabilmente i pali verticali erano già stati eretti nel luogo dell’esecuzione.” (Bruce)

ii. “Secondo Tertulliano (adv. Jud. 10) un’immagine simile a questa si può trovare in Isacco che trasporta la legna per il sacrificio.” (Dods)

b. Lo crocifissero: I persiani avevano inventato la crocifissione, ma possiamo dire che furono i romani a perfezionare e ufficializzare tale pratica. Era la forma di condanna a morte riservata ai peggiori criminali e ai ceti più bassi. Il metodo della crocifissione era stato meticolosamente studiato per garantire alla vittima una morte lenta, atroce, umiliante e pubblica. Dio aveva decretato che Gesù sarebbe morto proprio di quella morte, alla quale si sarebbe sottoposto nella volontà di Dio.

i. La crocifissione era così atroce e umiliante che i Romani dell’alta società evitavano di parlarne in pubblico. Lo statista romano Cicerone, esprimendosi sulla crocifissione, disse: “Legare un cittadino romano è un crimine; flagellarlo è un atto di malvagità; giustiziarlo è quasi un omicidio. Che dire della crocifissione? Un atto tanto abominevole che è impossibile trovare delle parole adeguate a descriverlo”. Lo storico romano Tacito definì la crocifissione “una tortura degna solo di uno schiavo”.

ii. Gli Evangelisti non offrono una descrizione dettagliata della crocifissione per diverse le ragioni:

·La pratica era ben nota ai lettori originali, dunque non avevano bisogno di una delucidazione.

·Gli Evangelisti fecero particolare attenzione a non usare un linguaggio o delle immagini che manipolassero le emozioni dei lettori; si limitarono a raccontare le vicende.

·Più che esteriore e fisica, la sofferenza di Gesù fu interiore e spirituale.

iii. Nel 1968 alcuni archeologi scoprirono i resti di un uomo crocifisso risalenti all’epoca di Gesù. L’esame di quei ritrovamenti rivelò che la vittima era stata crocifissa in posizione seduta, con le gambe rivolte a lato, e un solo chiodo che perforava entrambi i piedi appena sotto il tallone. Le braccia erano distese orizzontalmente, ognuna delle quali forata da un chiodo nell’avambraccio. Il Dott. Nico Hass, professore di anatomia all’Hebrew University, la descrive come una “posizione forzata, una postura difficile e innaturale”, studiata per aumentare l’agonia della vittima. (Tenney e altri)

iv. “C’era una protuberanza a forma di corno (il sedile), su cui la vittima poteva sedersi, che sosteneva parzialmente il peso del corpo in modo da evitare che la carne venisse strappata dai chiodi.” (Morris)

v. Come dichiarato dal Dott. William Edwards nel Journal of the American Medical Association, la morte per crocifissione poteva avere diverse cause: shock ipovolemico acuto a causa dell’ingente perdita di sangue, insufficienza respiratoria dovuta all’eccessiva stanchezza fisica, disidratazione, attacco cardiaco indotto da stress, insufficienza cardiaca congestizia e, come conseguenza, lesione del miocardio. Se la vittima non moriva abbastanza velocemente, le venivano spezzate le gambe, in modo da renderle quasi subito impossibile respirare, causandole una morte per asfissia.

c. E con lui due altri, uno di qua e l’altro di là, e Gesù nel mezzo: Quel giorno erano previste tre crocifissioni: due altri e Barabba. Gesù prese il posto di Barabba. Ecco un altro modo in cui Gesù, nella Sua morte, si identificò con i peccatori.

i. “Tutta l’umanità era rappresentata in quell’immagine: il Salvatore senza peccato, il penitente salvato, l’impenitente condannato.” (Plummer, citato in Dods)

d. E Gesù nel mezzo: Ha sicuramente valenza letterale: delle tre croci, quella di Gesù si trovava al centro. Eppure, concettualmente, si può affermare che Gesù si trovò nel mezzo in molti altri modi.

·Gesù nel mezzo dell’umanità. Gesù non prese mai le distanze dagli uomini comuni e interagiva liberamente con quelli che si pensava fossero grandi uomini. Dalla Sua incarnazione e nel corso di tutta la Sua vita, visse come uno di noi. Gesù morì tra uomini e donne, giudei e gentili, ricchi e poveri, classi sociali alte o inesistenti, tra istruiti e ignoranti, religiosi e laici, colpevoli e innocenti, tra quelli che piangevano e quelli che Lo insultavano, quelli commossi e quelli indifferenti, quelli che Lo amavano e quelli che Lo odiavano.

·Gesù nel mezzo dei peccatori. I Suoi nemici pensavano così di inasprire le Sue sofferenze. Pensavano che mostrargli le cattive compagnie con cui moriva Lo avrebbe disturbato ancora di più. Nella Sua morte i religiosi ipocriti Lo schernivano e i Suoi discepoli Lo abbandonavano; eppure, Gesù rimase nel mezzo dei peccatori fino alla fine.

·Gesù nel mezzo della confusione. Matteo 27:46-49 ci dice che, quando Gesù gridò agonizzante al Padre, le persone intorno a Lui non compresero e alcuni lo trovarono persino divertente.

·Gesù nel mezzo tra fede e rigetto. Matteo 27:44 ci dice che entrambi i ladroni si fecero beffe di Lui, ma Luca 23:39-41 ci parla della trasformazione interiore di uno dei criminali. L’ultima voce umana a dare testimonianza di Gesù durante la Sua vita fu quella di un criminale convertitosi poco prima della sua morte. I discepoli erano spariti e tutte le persone che Gesù aveva guarito e ammaestrato si erano date alla fuga. I capi religiosi Lo deridevano e Gli sputavano addosso, e persino le donne di fede rimasero senza parole a causa del loro dolore. Cionondimeno, ci fu un’unica voce umana che proclamò la verità su Gesù, quando tutte le altre rimasero in silenzio.

·Gesù nel mezzo tra i salvati e i perduti. Il ladrone fu l’ultimo compagno di Gesù su questa terra prima della Sua morte – ed Egli lo condusse alla salvezza. Non con un sermone, ma con tutti quelli che aveva già predicato, con ogni opera giusta che aveva già compiuto. Forse si trattò dell’unica forma di consolazione che Gesù ebbe sulla croce. Ciononostante, un ladrone fu salvato e l’altro no, nel mezzo dei quali c’era Gesù. Per passare da un lato all’altro, devi passare attraverso Gesù.

·Gesù nel mezzo tra Dio e l’uomo. Gesù sulla croce si fece carico della giusta punizione per il nostro peccato. Sulla croce Egli fu sia sacerdote che sacrificio.

·Gesù nel mezzo della storia e dell’opera di Dio. Non proviamo pietà vedendo Gesù nel mezzo. Non ci sentiamo male per il povero Gesù. È stato Lui a trionfare per mezzo della croce, la più grande vittoria di tutti i tempi.

2. (19-22) La descrizione pubblica che Pilato fa di Gesù e del suo presunto crimine.

Or Pilato fece anche un’iscrizione e la pose sulla croce; e vi era scritto: “GESÙ IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI”. Così molti dei Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; e quella era scritta in ebraico, in greco e in latino. Perciò i capi dei sacerdoti dei Giudei dissero a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma che egli ha detto: “Io sono il re dei Giudei”». Pilato rispose: «Ciò che ho scritto, ho scritto».

a. Pilato fece anche un’iscrizione e la pose sulla croce. Anche ciò avvenne secondo la tradizione romana. Al condannato veniva appesa intorno al collo un’iscrizione che riportava il crimine di cui era stato accusato. Avrebbe poi portato con sé in processione sia l’iscrizione che la croce. In seguito, l’iscrizione veniva affissa in cima alla croce, affinché la gente sapesse il motivo della sua condanna.

i. “Era tradizione che il condannato portasse addosso un cartello con il proprio nome e il crimine commesso.” (Tenney)

ii. “Una tavola sbiancata con il gesso, come quelle usate per gli avvisi pubblici.” (Dods)

b. Vi era scritto: “GESÙ IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI”: Pilato scrisse il nome di Gesù, lo stesso nome con il quale era stato identificato e arrestato nel giardino di Getsemani (Giovanni 18:5). Scrisse anche quello che si diceva fosse il crimine di Gesù (o almeno l’accusa iniziale), ovvero che aveva dichiarato di essere il re dei Giudei (Giovanni 18:33-34).

i. Persino nella Sua morte Gesù fu identificato con l’umile e sconosciuta Nazaret. Persino nella Sua morte Gesù fu riconosciuto come re. I re di questo mondo ottengono il trono dopo la morte di qualcun altro; Gesù fu proclamato Re attraverso la propria morte.

ii. Il titolo servì anche come proclamazione della natura immacolata di Gesù. Sulle altre due croci, pendevano le iscrizioni con incisi i crimini dei condannati; sulla croce di Gesù c’era solo una descrizione di chi era, il che non era affatto un crimine, essendo verità.

c. Molti dei Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città: I Romani volevano che la crocifissione fosse un evento pubblico. Volevano che fossero in molti a vedere le vittime sventurate, a leggere il loro crimine e a considerarlo un avvertimento per loro stessi. Questo conferma anche che Gesù fu crocifisso al di fuori delle mura della città (Ebrei 13:12), ma vicino ad essa e probabilmente in prossimità di una strada trafficata.

d. Quella era scritta in ebraico, in greco e in latino: Pilato voleva che quella dichiarazione su Gesù fosse il più pubblica possibile. Si tratta anche del compimento inconsapevole di una profezia: il messaggio di Gesù Cristo e Lui crocifisso, il Re, sarebbe stato reso pubblico ad ogni nazione e in ogni lingua; un messaggio che fin dall’inizio doveva essere globale.

i. “Aramaico, per gli abitanti locali; latino, per gli ufficiali; greco, la lingua franca del mondo del mediterraneo orientale.” (Tenney)

ii. “In ebraico per i giudei, che si gloriavano della legge; in greco per i greci, che si gloriavano della loro saggezza; in latino per i romani, che si gloriavano del proprio dominio e potere.” (Trapp)

iii. Gli antichi, come ad esempio i Romani, adottavano spesso le abbreviazioni, per cui potrebbe essere difficile risalire alle lettere esatte riportate sull’iscrizione. Ad ogni modo, Adam Clarke suggerisce le seguenti iscrizioni:

·In ebraico, aydwhyd aklm ayrun ewsy

·In greco, ihsouv o nazwreov o basileuv twn ioudaiwn

·In latino, iehsus nazarenus rex iudaeorum

e. Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma che egli ha detto: “Io sono il re dei Giudei”: I capi religiosi si opposero all’insegna decisa da Pilato. Ritenevano che dichiarasse il falso, considerato che non credevano che Gesù fosse il re dei Giudei. Inoltre, credevano che fosse degradante, perché mostrava il potere di Roma di umiliare e torturare persino il “re dei Giudei”.

f. Ciò che ho scritto, ho scritto: Pilato trovò finalmente il coraggio di affrontare i capi giudei, ma riguardo a una questione relativamente insignificante. Si potrebbe dire che, a sua insaputa, Pilato onorò il Re della Verità (Giovanni 18:37) fornendo una descrizione veritiera di chi era, nella Sua umiltà e allo stesso tempo nella Sua gloria.

i. “Ovvero: ‘Non cambierò quello che ho scritto’. La legge romana proibiva che la sentenza fosse alterata una volta pronunciata; poiché tale iscrizione era considerata alla stregua della sentenza emessa contro il nostro Signore, non poteva essere cambiata.” (Clarke)

3. (23-24) I soldati si spartiscono le vesti di Gesù, compiendo dunque la profezia.

Or i soldati, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato, e la tunica. Ma la tunica era senza cuciture, tessuta d’un sol pezzo da cima a fondo. Dissero dunque fra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamola a sorte per decidere di chi sarà»; e ciò affinché si adempisse la Scrittura, che dice:

«Hanno spartito fra di loro le mie vesti,
E hanno tirato a sorte la mia tunica».

I soldati dunque fecero queste cose.

a. Or i soldati: Le crocifissioni romane erano supervisionate da soldati, sia per mantenere l’ordine sia per assicurarsi della morte del condannato.

b. Presero le sue vesti: Gesù non portò sulla croce alcun possedimento materiale. Gli furono tolte persino le vesti, e la Sua tunica divenne il premio di una futile scommessa.

i. “Di solito le persone venivano crocifisse nude (Artemidoro II. 61). Il decoro giudaico invece dettava che gli uomini non fossero giustiziati in pubblico completamente nudi; ai condannati a morte per lapidazione veniva concesso l’uso di un panno avvolto intorno ai fianchi (M. Sinedrio VI. 3). Non ci viene detto se in questo caso i romani rispettarono la sensibilità giudaica.” (Lane, commentario su Luca)

ii. “Apuleio riporta questo paragone: ‘Nudo come un neonato o nudo come un uomo crocifisso’.” (Dods)

iii. Ciò mostra che Gesù si abbassò a livelli inimmaginabili per portare a compimento la nostra salvezza. Rinunciò a tutto, persino al Suo ultimo indumento, facendosi completamente povero affinché noi diventassimo completamente ricchi in Lui. 2 Corinzi 8:9 lo esprime così: Voi conoscete infatti la grazia del Signor nostro Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

c. La tunica era senza cuciture, tessuta d’un sol pezzo da cima a fondo: L’indumento principale indossato da Gesù (la tunica) era di buona qualità, per cui sarebbe stato meglio non dividerla in quattro parti, visto che ognuno dei quattro soldati aveva già ricevuto uno degli altri indumenti.

i. La tunica intera di Gesù ci ricorda il Suo ruolo come nostro grande Sommo Sacerdote; in Esodo 28:31-32 leggiamo che il Sommo Sacerdote indossava una veste senza cuciture.

d. Non stracciamola, ma tiriamola a sorte per decidere di chi sarà: Nel fare questo, i soldati compirono, a loro insaputa, la profezia del Salmo 22:18. Mentre il Figlio di Dio moriva per i peccati del mondo, gli uomini ridevano con noncuranza e giocavano d’azzardo ai Suoi piedi.

4. (25-27) Gesù affida Sua madre alle cure di Giovanni.

Or presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa e Maria Maddalena. Gesù allora, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quel momento il discepolo l’accolse in casa sua.

a. Presso la croce di Gesù stavano sua madre: È difficile comprendere l’agonia che deve aver provato Maria nel vedere il proprio Figlio crocifisso. Era testimone del dolore, umiliazione, vergogna, sofferenza e morte del proprio Figlio.

i. Quando Maria e Giuseppe portarono Gesù appena nato al tempio per dedicarlo al Signore, un uomo pio di nome Simeone Lo vide, Lo prese in braccio e Lo benedisse. Al contempo disse a Maria: E a te stessa una spada trafiggerà l’anima (Luca 2:35). Maria sperimentò questa sofferenza nel corso del ministero di suo Figlio, vedendolo respinto, osteggiato, calunniato e oggetto di cospirazioni. La crocifissione fu l’adempimento ultimo di questa solenne promessa. Tra tutte le persone che guardavano a Gesù sulla croce, nessuna soffrì come Maria.

b. La sorella di sua madre, Maria di Cleopa e Maria Maddalena: Queste donne fedeli rimasero con Gesù durante la Sua agonia sulla croce per onorare e sostenere Sua madre Maria. Maria di Cleopa e Maria Maddalena furono anche coloro che per prime trovarono la tomba vuota, prova della resurrezione di Gesù.

i. “È probabile che ‘la sorella di sua madre’ fosse Salome (Marco 15:40) e che fosse ‘la madre dei figli di Zebedeo’ (Matteo 27:56), che era rimasta con le altre donne ad assistere alla morte di Gesù da lontano.” (Morris)

c. Presso di lei il discepolo che egli amava: Si tratta del modo umile in cui l’autore Giovanni fa riferimento a sé stesso nella narrazione, come fa altre quattro volte nel suo Vangelo (Giovanni 13:23, 19:26, 21:7, 21:20). Giovanni ci dice di essere stato presente alla crocifissione di Gesù e di aver visto queste cose con i propri occhi (Giovanni 19:35).

d. Disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!»: Gesù ebbe a cuore Sua madre fino alla fine, dimostrando che persino sulla croce mantenne il focus sugli altri e non su sé stesso. Sebbene quello fosse proprio il momento in cui Gesù avrebbe meritato di pensare a sé stesso, rimase con l’attenzione rivolta verso gli altri fino alla fine.

i. Clarke su «Donna, ecco tuo figlio!»: “Non denota alcuna mancanza di rispetto né di disinteresse, come si pensa spesso. Appellativi come uomo! e donna! erano di grande rispetto tra i giudei, come lo sono per noi signore e signora.” (Clarke)

ii. Clarke suggerisce inoltre che Gesù non la chiamò madre dalla croce perché il suono di quel nome, in circostanze del genere, avrebbe solo aggiunto agonia su agonia.

iii. “Gesù non dà a Giovanni delle istruzioni specifiche riguardo Maria. Era sufficiente che il Signore richiamasse la sua attenzione dicendo: ‘Ecco tua madre’. Come vorrei che ci trovassimo nella condizione di non dover aver bisogno di istruzioni specifiche, che un solo indizio fosse sufficiente.” (Spurgeon)

e. E da quel momento il discepolo l’accolse in casa sua: Giovanni e Maria obbedirono alle parole solenni di Gesù sulla croce, sebbene si trattasse di un comandamento non indifferente. Maria aveva avuto altri figli dopo Gesù, i fratellastri e le sorellastre di cui abbiamo diversi riferimenti (Matteo 12:46-47, 13:55-56, Giovanni 2:12 e 7:3-10). Nonostante ciò, Gesù lascia a Giovanni, discepolo ed apostolo, il compito di occuparsi di Sua madre.

·Forse Gesù fece ciò per enfatizzare che le nostre relazioni in Lui e nel Regno sono più importanti persino dei legami di sangue.

·Forse Gesù fece ciò per onorare l’unico discepolo (che si sappia) ad essere stato abbastanza coraggioso da rimanere con Gesù alla crocifissione.

·Forse Gesù fece ciò perché i Suoi fratelli e le Sue sorelle non erano diventati discepoli durante il Suo ministero terreno e non credevano ancora in Lui; pertanto, volle lasciare Sua madre alle cure di un credente.

·Forse Gesù fece ciò sapendo che Giovanni avrebbe vissuto più a lungo sia degli altri discepoli che dei Suoi fratelli e delle Sue sorelle.

·Forse Gesù fece ciò semplicemente dall’alto della Sua sapienza e onniscienza.

i. Ecco tua madre! È significativo che Gesù non avesse bisogno di dire a Giovanni: “Prenditi cura di Mia madre”. Si limitò a descrivere la nuova relazione tra i due, sapendo che il resto sarebbe scaturito naturalmente. Allo stesso modo, esistono molti comandamenti riguardanti una vita santa che Gesù non ha bisogno di descriverci nello specifico; se la relazione è in ordine, la condotta si manifesterà di conseguenza.

ii. “Gesù non dà a Giovanni delle istruzioni specifiche riguardo Maria. Era sufficiente che il Signore richiamasse la sua attenzione dicendo: ‘Ecco tua madre’. Come vorrei che ci trovassimo nella condizione di non dover aver bisogno di istruzioni specifiche, che un solo indizio fosse sufficiente.” (Spurgeon)

5. (28-30) La grande proclamazione di Gesù e la Sua morte.

Dopo questo, sapendo Gesù che ogni cosa era ormai compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Or c’era là un vaso pieno d’aceto. Inzuppata dunque una spugna nell’aceto e, postala in cima ad un ramo d’issopo, gliela accostarono alla bocca. Quando Gesù ebbe preso l’aceto, disse: «È compiuto». E, chinato il capo, rese lo spirito.

a. Sapendo Gesù che ogni cosa era ormai compiuta: Gesù, sapendo che la Sua grande opera di redenzione sulla croce era ormai compiuta, si preparò per rendere lo spirito e morire.

·C’è stato un tempo prima che tutte le cose si compissero (Luca 12:50).

·C’è stato un tempo in cui tutte le cose si sono compiute, ovvero quando Gesù è diventato l’oggetto dell’ira e del giudizio di Dio sul peccato, quando egli ha fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui (2 Corinzi 5:21).

·C’è stato un tempo dopo che ogni cosa era ormai compiuta, dopo che Gesù ha offerto con successo sé stesso come sacrificio espiatorio per il peccato dell’umanità.

b. Ho sete: Gesù, pur non avendo accettato la bevanda stordente che Gli era stata offerta all’inizio della Sua Passione (Marco 15:23), in quel momento accettò di prendere un sorso di quel vino molto diluito per inumidire le labbra spaccate e la gola secca, così da essere in grado di fare un’ultima dichiarazione al mondo con voce forte e chiara.

i. “La sete è qualcosa di vivido e concreto nella vita dei poveri e dei mendicanti; è un dolore vero, reale, non qualcosa di limitato all’immaginazione e agli incubi. La sete non è un’afflizione regale, bensì un male condiviso da tutta l’umanità; Gesù è fratello dei più poveri e più umili della nostra specie.” (Spurgeon)

ii. “Il desiderio era la porta del peccato; perciò, in quel momento il nostro Signore fu assalito dal dolore. Dicendo ‘Ho sete’, il male che ne derivava fu distrutto ed espiato.” (Spurgeon)

iii. C’era là un vaso pieno d’aceto: “La descrizione del recipiente rivela la testimonianza oculare.” (Dods)

iv. Aceto: “Naturalmente non è da confondere con il vino narcotizzato, il ‘vino mescolato con mirra’ di Marco 15:23, che Gesù rifiutò. Si trattava invece del vino portato presso la croce dai soldati per dissetarsi durante quelle che normalmente erano lunghe ore di attesa.” (Tasker)

v. In cima ad un ramo d’issopo: “La stessa allusione all’issopo avrebbe riportato alla mente di qualsiasi giudeo il sangue salvifico dell’agnello pasquale.” (Barclay)

vi. Possiamo fare un collegamento tra ogni cosa era ormai compiuta con le parole Ho sete. Quando Gesù disse: “Ho sete, il peggio era già passato – il prezzo era stato pagato ed era pronto ad annunciarlo. Quando il peccatore dice: “Ho sete”, il peggio è passato; se la sua anima si reca da Gesù, Egli la disseterà.

c. È compiuto: Le parole finali di Gesù (tetelestai in greco antico) sono il grido del vincitore. Gesù aveva compiuto il proposito eterno della croce, la quale oggi rappresenta l’opera perfetta, il fondamento della pace e della fede cristiana, avendo pagato in pieno il debito che giustamente dovevamo a Dio e avendo portato la pace tra Dio e l’uomo.

i. Una singola parola può cambiare tutto. “Innocente” in un tribunale cambia tutto. “Imparziale” su un campo da gioco cambia tutto. Il “sì” di una donna ad una proposta di matrimonio cambia tutto. Un “addio” può cambiare tutto. Eppure, non è mai esistita una parola che da sola abbia influenzato la storia del mondo come quella pronunciata da Gesù in Giovanni 19:30.

ii. Poco prima di morire, prima che il velo si squarciasse in due, prima che Egli gridasse: È compiuto, avvenne una meravigliosa transazione spirituale. Dio Padre riversò su Dio Figlio tutta la colpa e l’ira che il nostro peccato meritava, e Lui le sopportò alla perfezione, placando interamente l’ira di Dio verso di noi.

iii. “Era il grido di un Conquistatore, rilasciato a gran voce. Non dava segni di angoscia né di lamento. Era il grido di Colui che aveva sostenuto uno sforzo immane.” (Spurgeon)

iv. “Gesù morì con un grido di vittoria sulle labbra. Non si tratta del gemito di uno sconfitto, né il sospiro di una rassegnazione paziente. Era il riconoscimento trionfante del completamento perfetto dell’opera che era venuto a compiere.” (Morris)

v. “Il verbo telew (teleo, ‘finire’) veniva usato nel primo e nel secondo secolo con il senso di ‘compimento’ o ‘pagamento’ di un debito, spesso riportato nelle ricevute. L’esclamazione di Gesù ‘È compiuto’ (tetelestai, tetelestai) potrebbe essere interpretata come ‘Pagato per intero’.” (Tenney)

vi. Tutto è compiuto, pagato per intero, realizzato.

·I tipi, le promesse e le profezie erano compiute.

·I sacrifici e le cerimonie sacerdotali erano compiuti.

·La Sua perfetta ubbidienza si era compiuta.

·L’appagamento della giustizia di Dio era compiuto.

·Il potere di Satana, il peccato e la morte erano sconfitti.

vii. “Dalle porte dell’Eden aveva cominciato a scorrere il fiume del sangue del sacrificio, incrementato nel corso degli anni dai suoi numerosi affluenti. Da quel momento in poi, tuttavia, non c’è stato più bisogno di versare un’altra goccia. I tipi erano giunti al termine ora che l’Antitipo aveva raggiunto l’adempimento.” (Meyer)

viii. “Ha compiuto la Sua opera per me? Allora anche io devo mettermi all’opera e devo perseverare finché anch’io non avrò compiuto la mia opera; non per salvare me stesso, essendo tutto già compiuto, ma perché sono già salvato.” (Spurgeon)

d. E, chinato il capo: Si tratta di un gesto tranquillo, come poggiare la testa su un cuscino per dormire. Gesù chinò il capo in pace, ma non nella sconfitta.

i. “Altrove nei Vangeli viene utilizzata la stessa frase incontrata qui, ma per indicare l’azione di sdraiarsi e addormentarsi (Matteo 8:20; Luca 9:28, ‘il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo’); l’indizio qui può significare che adesso Gesù china il capo volontariamente, pronto ad avviarsi nel sonno della morte.” (Bruce)

ii. E, chinato il capo: “La minuzia di particolari è senza dubbio opera di un testimone oculare, per il quale ogni particolare di quel momento costituiva un ricordo indelebile.” (Alford)

e. Rese lo spirito: Nessuno tolse la vita a Gesù; Egli, a differenza di qualsiasi altro uomo, rese lo spirito. La morte non poteva reclamare alcun diritto sul Figlio di Dio senza peccato. Si sostituì ai peccatori, ma non fu mai uno di loro. Perciò, non sarebbe potuto morire a meno che non avesse reso lo spirito.

i. Come affermato da Gesù: Io depongo la mia vita per prenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me stesso; io ho il potere di deporla e il potere di prenderla di nuovo. (Giovanni 10:17-18)

ii. “Depose la propria vita perché voleva, quando voleva e come voleva” (Agostino)

iii. “Nessuno si prese la Sua vita. La Sua morte fu una resa volontaria: una resa con piena autorità d’azione, perché l’autorità di deporre la propria vita era accompagnata dall’autorità di riprendersela (Giovanni 10:18).” (Trench)

iv. L’opera di Gesù come nostro sostituto sulla croce, insieme alla Sua morte di croce, costituisce il gesto più importante compiuto dalla vita più importante. Ciò si riflette anche nelle antiche storie secolari. Le menzioni a Gesù nella letteratura extra-biblica antica mettono in risalto la Sua morte sulla croce.

·Una lettera scritta da Mara bar Serapion a suo figlio (ca. 73 d.C.).

·Flavio Giuseppe, storico ebreo (ca. 90 d.C.).

·Tacito, storico romano (ca. 110-120 d.C.).

·Il Talmud babilonese (ca. 200 d.C.).

C. Momenti immediatamente successivi alla morte di Gesù per crocifissione.

1. (31-32) Il bisogno di rimuovere i corpi dalle croci.

Or i Giudei, essendo il giorno di Preparazione, affinché i corpi non rimanessero sulla croce il sabato, perché quel sabato era un giorno di particolare importanza, chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. I soldati dunque vennero e spezzarono le gambe al primo e poi anche all’altro, che era crocifisso con lui;

a. Essendo il giorno di Preparazione: È un riferimento all’affermazione di Giovanni in 19:14 e ripresenta le difficili questioni cronologiche precedentemente affrontate nel commento a Giovanni 18:28.

b. Affinché i corpi non rimanessero sulla croce il sabato: Normalmente, le persone condannate a morte per crocifissione rimanevano sulla croce per diversi giorni, come tetro avvertimento delle conseguenze della disobbedienza al governo romano. Eppure, per via dell’avvicinarsi del sabato (e perché era un giorno di particolare importanza, associato alla Pasqua ebraica e alla sua settimana), i capi religiosi esigevano che i romani togliessero dalla vista l’immagine disgustosa dei tre uomini crocifissi.

i. “Le loro coscienze non erano minimamente gravate dall’assassinio di Gesù, eppure erano profondamente mossi dal timore della contaminazione cerimoniale. Gli scrupoli religiosi possono vivere in una coscienza morta.” (Spurgeon)

c. Chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe: La frattura delle gambe di un condannato ne velocizzava la morte, in quanto il crocifisso non poteva più sostenersi sulle gambe o sui piedi per facilitare la respirazione.

i. “L’unico modo in cui un uomo crocifisso poteva fare un respiro profondo era sollevandosi sulle gambe per alleviare momentaneamente la tensione accumulata sulle braccia e sui muscoli del torace. Con le gambe spezzate non poteva più farlo; la morte giungeva rapidamente per mancanza di ossigeno.” (Tenney)

d. I soldati dunque vennero e spezzarono le gambe al primo e poi anche all’altro: In risposta alla richiesta dei capi religiosi, i soldati accelerano la morte dei due uomini ai lati di Gesù.

i. Era un lavoro brutale per uomini brutali. Probabilmente usavano una sbarra di ferro o una mazza pesante. “Per assicurare una morte veloce, a volte si usava il crucifragium, ovvero la frattura delle gambe con una sbarra o una mazza pesante: senza questa tecnica il supplizio sarebbe potuto durare fino a trentasei ore” (Dods). La frattura delle gambe doveva essere terrificante per un uomo ancora in vita sulla croce.

ii. “Lattanzio dice, l. iv. c. 26, che era tradizione comune spezzare le gambe o altre ossa dei criminali in croce. Sembra che si trattasse di una sorta di colpo di grazia per accorciare la loro agonia.” (Clarke)

iii. Il ritrovamento archeologico, a cui si fa riferimento nel commento a Giovanni 19:18, “fu sottoposto, a quanto pare, a un trattamento simile. Una delle gambe aveva subito una frattura netta causata da un singolo colpo, che aveva fratturato anche l’altra.” (Bruce)

iv. “Quello stesso giorno, il ladro penitente entrò in Paradiso, ma non senza sofferenza; si potrebbe dire piuttosto che quel colpo terribile fu il mezzo del compimento immediato della promessa del Signore. Grazie a quel colpo morì in quel giorno; altrimenti, sarebbe potuto rimanere lì più a lungo.” (Spurgeon)

2. (33-34) La conferma della morte di Gesù di Nazaret.

Ma, arrivati a Gesù, come videro che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli trafisse il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua.

a. Ma, arrivati a Gesù, come videro che era già morto: Quei soldati avevano assistito probabilmente a diverse esecuzioni per crocifissione. Sapevano riconoscere un uomo morto da uno ancora vivo. Secondo la loro opinione di esperti, constatarono che Gesù era già morto.

i. Marco 15:44-45 aggiunge che Ponzio Pilato chiese al centurione di vedetta la conferma della morte di Gesù. Il centurione confermò che Gesù era morto.

b. Uno dei soldati gli trafisse il costato con una lancia: Tipicamente, ci si assicurava della morte di un uomo crocifisso spezzandogli le gambe con una mazza. Dopo aver fatto ciò con le prime due vittime, sarebbe stato normale eseguire la stessa pratica su Gesù – possibilmente gli era stato persino ordinato. Invece, gli trafisse il costato con una lancia, adempiendo inconsapevolmente diverse profezie, menzionate poco più avanti.

i. “Considerato che la ferita inflitta dalla lancia sembra essere stata grande quanto una mano (Giovanni 20:25), possiamo presumere che il soldato volesse assicurarsi che Gesù fosse morto, dandogli un colpo che, di per sé, sarebbe stato comunque fatale.” (Dods)

c. E subito ne uscì sangue ed acqua: Ecco la conferma assoluta che Gesù era morto. Dallo squarcio nel costato causato dalla punta della lancia scorreva una sostanza che sembrava sangue e una che sembrava acqua.

i. Alcuni considerano questa descrizione una sorta di autopsia estemporanea, che ci rivela che la vera causa della morte di Gesù fu per una lesione (esplosione) del miocardio. In casi come questo, la sacca che circonda il cuore (colmo di una sostanza acquosa) si riempie di sangue. Se quel sacco venisse lacerato e il contenuto fuoriuscisse dal corpo, sembrerebbe una miscela di sangue e acqua (in quanto le due sostanze non si mescolano, un po’ come olio e acqua). Normalmente si tratta solo di poche gocce; forse nel caso di Gesù era in atto qualcosa di sovrannaturale per dare dimostrazione di questo segno.

ii. Augustus Toplady usò questa immagine nel suo grande inno, Rock of Ages (Rocca Eterna):

Rocca Eterna, trafitta per me,
Nascondimi in Te
Che l’acqua e il sangue,
Che sgorgarono dal Tuo lato squarciato,
Del peccato siano la doppia cura,
Mi purifichino dalla sua colpa e dal suo potere.

iii. L’idea di Toplady è evidente sotto l’Antico Patto, dove spesso si usavano sangue e acqua nel servizio sacerdotale di espiazione e purificazione dal peccato. “Considerate tutti i tipi dell’Antico Testamento e ne ricaverete che la purificazione dal peccato era tipicamente effettuata con sangue ed acqua. Il sangue abbondava sempre, senza il quale non c’è remissione dei peccati. Ma l’acqua era altrettanto frequente.” (Spurgeon)

iv. Spurgeon aggiunge un’ulteriore spiegazione a ciò che ci viene mostrato qui: “Uno di questi vecchi teologi sostiene che il nostro primo padre, Adamo, era un tipo di Gesù Cristo. Come Adamo si addormentò e dal suo fianco fu tratta Eva, allo stesso modo Gesù dormì il sonno della morte sulla croce e dal Suo fianco fu tratta la Sua Chiesa.”

3. (35-37) La certezza solenne di Giovanni; l’adempimento delle Scritture.

E colui che ha visto ne ha reso testimonianza, e la sua testimonianza è verace; ed egli sa che dice il vero, affinché voi crediate. Queste cose infatti sono accadute affinché si adempisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E ancora un’altra Scrittura dice: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

a. Colui che ha visto ne ha reso testimonianza, e la sua testimonianza è verace; ed egli sa che dice il vero, affinché voi crediate: Giovanni mostra una certezza solenne, dichiarando di essere stato presente alla crocifissione di Gesù e di aver visto quelle cose con i propri occhi. Spiega anche la ragione della sua testimonianza: affinché il lettore creda.

i. In particolare, la vista di sangue e acqua, menzionata nei versetti precedenti, ebbe un grande impatto su Giovanni. Più avanti, in una delle sue lettere (1 Giovanni 5:6), descrive Gesù come colui che è venuto con acqua e sangue. Questa descrizione ha lasciato perplessi molti commentatori, incerti se Giovanni intendesse le acque del battesimo o le acque descritte in Giovanni 19:34.

ii. Cionondimeno, il modo in cui Gesù morì e la certezza della Sua morte sono parte essenziale del nostro credo cristiano. Lo scopo è veramente affinché voi crediate. Ciò che Giovanni ci ha rivelato sulla morte di Gesù fino a questo punto ci porta alla fede.

·L’innocenza di Gesù ci porta a credere.

·La Sua grande dignità durante la sofferenza ci porta a credere.

·Il modo in cui morì – la crocifissione – ci porta a credere.

·Il titolo affisso sulla Sua croce ci porta a credere.

·La scommessa per i suoi vestiti ci porta a credere.

·L’amore per Sua madre ci porta a credere.

·Il grido “è compiuto” ci porta a credere.

·La resa pacifica del Suo spirito ci porta a credere.

·La certezza della Sua morte ci porta a credere che è davvero risuscitato dai morti.

b. Queste cose infatti sono accadute affinché si adempisse la Scrittura: È importante notare come quello che sembra il gesto arbitrario di un anonimo soldato romano – perforare il fianco di Gesù anziché spezzargli le gambe – è accaduto affinché si adempisse la Scrittura.

c. Non gli sarà spezzato alcun osso: La profezia del Salmo 34:20 (così come Esodo 12:46 e Numeri 9:12) fu compiuta dall’uomo inconsapevolmente e involontariamente. Ad ogni modo, l’esatto compimento mostra la provvidenza e la guida di Dio, e ci porta a credere.

i. Al soldato romano era stato comandato di spezzare le gambe degli uomini crocifissi, eppure per qualche ragione non spezzò quelle di Gesù. Si tratta del compimento straordinario di una profezia.

d. Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto: Anche questa profezia di Zaccaria 12:10 e 13:6 fu compiuta dall’uomo inconsapevolmente e involontariamente. Ad ogni modo, l’esatto compimento mostra la provvidenza e la guida di Dio, e ci porta a credere.

i. “L’atto di trafiggere è avvenuto, ma il ‘volgere lo sguardo’ con ‘cordoglio’ e ‘supplicazione’ profetizzato da Zaccaria rimane un evento futuro.” (Trench)

4. (38-42) Gesù viene sepolto amorevolmente da due discepoli titubanti.

Dopo queste cose, Giuseppe d’Arimatea che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di poter prendere il corpo di Gesù; e Pilato glielo permise. Egli dunque venne e prese il corpo di Gesù. Or venne anche Nicodemo, che in precedenza era andato di notte da Gesù, portando una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi dunque presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in panni di lino con gli aromi, secondo il costume di sepoltura in uso presso i Giudei. Or nel luogo dove egli fu crocifisso c’era un orto, e nell’orto un sepolcro nuovo nel quale non era ancora stato posto nessuno. Lì dunque, a motivo del giorno di Preparazione dei Giudei, misero Gesù, perché il sepolcro era vicino.

a. Giuseppe d’Arimatea che era discepolo di Gesù, ma di nascosto: In quest’ultima fase dell’opera terrena di Gesù prima della Sua resurrezione, il Figlio di Dio rimane passivo. Dio spinge due discepoli, precedentemente rimasti nell’ombra (Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo), a ricevere il corpo di Gesù e a dargli la migliore sepoltura possibile nel poco tempo che avevano a disposizione prima del tramonto e dell’inizio del sabato (Luca 23:54).

b. Chiese a Pilato di poter prendere il corpo di Gesù: Come di consuetudine, i corpi dei criminali crocifissi venivano lasciati sulle croci a decomporsi o ad essere divorati dagli animali selvatici. I giudei, tuttavia, non volevano tali orrori in piena vista durante la stagione della Pasqua e i romani in genere restituivano i cadaveri degli uomini giustiziati ad amici e parenti per una degna sepoltura.

i. “La tradizione romana dettava di lasciare i corpi agli uccelli e ai predatori.” (Dods)

ii. “I giudei del tempo consideravano la degna sepoltura dei loro morti un aspetto importantissimo. Molti facevano di tutto perché i propri connazionali ricevessero una sepoltura adeguata, che potrebbe aver avuto qualcosa a che vedere con le azioni di Giuseppe.” (Morris)

iii. Dio usò questi due uomini per proteggere il corpo di Gesù. “Come Achille trascinò Ettore per le caviglie intorno alle mura di Troia, così Satana avrebbe voluto che il corpo di Cristo venisse martoriato. Lo avrebbe gettato ai cani o ai falchi, se avesse potuto; ma non fu così.” (Spurgeon)

c. Essi dunque presero il corpo di Gesù: Non viene detto esplicitamente, ma è sottinteso che Giuseppe e Nicodemo lo fecero da soli. Erano uomini ricchi e influenti (Matteo 27:57, Marco 15:43, Giovanni 3:1) e avrebbero potuto delegare quel compito a dei servi; ciononostante, lo fecero loro stessi.

i. “La narrazione sottintende, ma non specifica (come fanno San Marco e San Luca), che Giuseppe stesso prese il Corpo dalla croce.” (Alford)

ii. La rimozione del corpo sporco e sanguinante di Gesù dalla croce e dei chiodi che lo tenevano appeso lì deve essere stata difficile sia praticamente che emotivamente.

d. Lo avvolsero in panni di lino con gli aromi, secondo il costume di sepoltura in uso presso i Giudei: Giuseppe e Nicodemo fecero quello che poterono per avvolgere il corpo di Gesù con la mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre che Nicodemo aveva portato. Prima che il corpo venisse avvolto nei panni di lino, doveva essere preparato. Uno dei requisiti tradizionali per la preparazione dei cadaveri alla sepoltura era quello di rimuovere qualsiasi sostanza estranea dal corpo e di lavarlo a fondo.

i. Esaminarono interamente il Suo corpo, trovando frammenti di spine conficcate in tutta la testa. Videro i Suoi capelli insanguinati e aggrovigliati, i terribili lividi nel volto, i pezzi di barba strappati, le labbra secche e spaccate. Voltarono il corpo per rivelarne le spalle e le braccia piene di schegge di legno; le rimossero tutte con attenzione. La schiena, dalle spalle in giù, era scarnificata, aperta e ricoperta di sangue a causa delle terribili fustigate ricevute prima della crocifissione. Le mani e i piedi erano martoriati, spezzati e insanguinati. Sul petto – appena sotto la cassa toracica – ecco lo squarcio causato dalla lancia che aveva confermato la Sua morte. Ma la cosa peggiore erano gli occhi che non si aprivano; la bocca che non emetteva nessun suono, nessuna voce.

ii. Possiamo solo immaginare l’impatto profondo e permanente lasciato su entrambi gli uomini e come l’odore di quelle particolari spezie avrebbe fatto subito riaffiorare i ricordi dettagliati di quei momenti.

iii. I due uomini, esperti della legge, dovevano essersi resi conto di compiere una profezia: quella di Isaia 53:9, secondo la quale il Messia alla sua morte fu posto col ricco. Ecco che il corpo di Gesù si trovava nelle mani di due uomini ricchi, i quali avrebbero normalmente delegato tali lavori umili ai propri servi. Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo sapevano che erano loro stessi a dover occuparsene.

iv. Si trattava di un lavoro inusuale per quei due uomini; eppure, era altrettanto strano che Gesù, secondo il piano di Dio, vi si sottomettesse passivamente. Dopo aver reso lo spirito, Gesù avrebbe potuto benissimo saltar giù dalla croce come un supereroe, in un’esplosione di potenza e gloria cinque minuti – o persino cinque secondi – dopo la Sua morte. Tuttavia, secondo il piano di Dio Padre, rimase in croce senza vita per un po’ di tempo, il tempo sufficiente perché Giuseppe fosse ricevuto da Pilato e ottenesse il permesso di prendere il Suo corpo. Rimase sulla croce finché il Suo corpo non fu rimosso faticosamente dalla croce e sepolto frettolosamente secondo la tradizione ebraica.

v. Nel piano di Dio la sepoltura di Gesù fu tanto importante da costituire una delle componenti essenziali del vangelo stesso (1 Corinzi 15:3-4). Possiamo identificarne diverse ragioni.

·Quella sepoltura compì la Scrittura. Isaia 53:9 dice: Gli avevano assegnato la sepoltura con gli empi; perciò, significa che il Messia sarebbe stato sepolto in una tomba – e lo fu.

·Quella sepoltura compiva la promessa e la predizione di Gesù, il quale aveva detto che Lui, come Giona, sarebbe rimasto sepolto per tre giorni (Matteo 12:40).

·Quella sepoltura dimostrava che Gesù era davvero morto; era prova della gloria dell’imminente resurrezione. Nessuno avrebbe potuto dire a Giuseppe d’Arimatea o a Nicodemo che Gesù non era effettivamente morto.

·Quella sepoltura era importante perché le spezie e le preparazioni protessero il Suo corpo santo dalla decomposizione; come è scritto nel Salmo 16:10: Non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione.

·Quella sepoltura diede sia a Giuseppe di Arimatea che a Nicodemo l’occasione di abbandonare il loro discepolato segreto e proclamare pubblicamente la loro relazione con Gesù.

·Quella sepoltura e i giorni trascorsi da Gesù nel sepolcro misero alla prova la fede e la devozione dei discepoli; è come se, in quei giorni in cui Gesù giaceva nella tomba, avessero sperimentato una sorte di morte.

·Quella sepoltura e i giorni trascorsi da Gesù nel sepolcro erano modi per provare che, sulla croce, Gesù aveva sconfitto non solo il peccato, ma anche la morte. La sepoltura e il sepolcro vuoto mostrano che Gesù sconfisse il peccato e la morte.

·I giorni passati nel sepolcro erano importanti perché Gesù aveva delle cose importanti da fare in quel periodo di tempo. 1 Pietro 3:18-20 ci dice che Gesù andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere. Sebbene non possediamo sufficienti informazioni al riguardo, sembra che, mentre il corpo di Gesù giaceva senza vita nella tomba, il Suo Spirito fosse andato nell’Ades, il soggiorno dei morti. Lì avrebbe condotto i fedeli defunti in cielo, in virtù della Sua opera già compiuta in quel momento sulla croce. Aveva anche predicato un messaggio di giudizio e di condanna futura agli spiriti malvagi che erano imprigionati nelle profondità dell’abisso.

·Quella sepoltura costituiva un’altra grande connessione tra il Figlio di Dio e la bassezza dell’uomo. La grande opera di Gesù sulla croce fu come una transazione, ma c’era molto di più. Fu anche una forma di identificazione radicale. Gesù si connette con te in ogni modo possibile e ti invita a connetterti con Lui. Fu sepolto con noi, nell’umiliazione della nostra umanità. Siamo sepolti con Lui – spiritualmente per mezzo della fede e cerimonialmente per mezzo del battesimo. Egli si identificò con noi; noi per fede ci identifichiamo con Lui.

vi. Di mirra e di aloe di circa cento libbre: “Questa enorme quantità di spezie deve essere considerata una grande espressione di devozione da parte di un uomo ricco. Oppure deve essere considerata una quantità necessaria, se si volevano ricoprire di spezie tutto il corpo e tutte le fasce.” (Dods)

vii. “La quantità di cento libbre romane (circa 34 kg) rivela sia la ricchezza di Nicodemo che la sua stima per Gesù.” (Tenney)

e. Nell’orto un sepolcro nuovo nel quale non era ancora stato posto nessuno: Matteo 27:60 ci dice che il sepolcro apparteneva a Giuseppe di Arimatea. Un uomo ricco come Giuseppe possedeva probabilmente un sepolcro scavato nella roccia solida; quel sepolcro era situato in un orto vicino al luogo della crocifissione.

i. Un sepolcro come quello era costituito da una piccola entrata e da uno o più scompartimenti, in cui i corpi venivano messi a giacere dopo essere stati in qualche modo mummificati con spezie, unguenti e panni di lino. Di solito i giudei lasciavano i corpi lì per alcuni anni finché non ne rimanevano solo le ossa, che poi venivano collocate in piccoli recipienti di pietra noti con il nome di ossari. L’ossario rimaneva nel sepolcro con i resti degli altri membri della famiglia.

ii. L’entrata al sepolcro veniva solitamente sigillata da una pietra pesante di forma circolare, che scorreva in una scanalatura e veniva rotolata in posizione in modo da non poter essere rimossa, salvo che dagli sforzi congiunti di diversi uomini forti. Lo scopo di tali misure era quello di assicurare che nessuno disturbasse i resti.

iii. Nel luogo dove egli fu crocifisso c’era un orto: “A Giovanni, che aveva degli occhi da abile osservatore, la prossimità all’orto deve essere sembrata più che una coincidenza. Giovanni provava un senso di armonia interiore tra l’orto e la croce.” (Morrison)

iv. “La caduta del primo Adamo era avvenuta in un giardino; e fu in un giardino che il secondo Adamo aveva redento l’umanità dalle conseguenze della trasgressione del primo.” (Tasker)

v. Nel quale non era ancora stato posto nessuno: “Se Lo avessero sepolto in una tomba già usata, i giudei avrebbero potuto affermare che era resuscitato perché il Suo corpo aveva toccato le ossa di qualche profeta o di qualche altro uomo santo.” (Spurgeon)

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