Giovanni 14




Giovanni 14 – La dipartita imminente di Gesù

A. Consolazione dei cuori turbati per mezzo della fede e della speranza in Gesù.

1. (1) Un comando a trovare serenità per il proprio cuore turbato.

«Il vostro cuore non sia turbato; credete in Dio e credete anche in me».

a. Il vostro cuore non sia turbato: I discepoli avevano buoni motivi per essere turbati. Gesù aveva appena annunciato che uno di loro Lo avrebbe tradito, che tutti Lo avrebbero rinnegato e che quella stessa notte li avrebbe lasciati. I discepoli non potevano che essere rimasti turbati da quella serie di informazioni; ciononostante Gesù disse loro: “Il vostro cuore non sia turbato.

i. Gesù non ha mai detto che avremmo avuto una vita senza avversità; piuttosto, Egli ci ha promesso che possiamo avere serenità nei nostri cuori anche nel bel mezzo delle difficoltà.

ii. In un certo senso abbiamo a che fare con un comandamento. “La forma dell’imperativo me tarassestho implica che i discepoli avrebbero dovuto ‘smettere di essere turbati’. ‘Rasserenate i vostri cuori’ sarebbe una buona traduzione alternativa.” (Tenney)

iii. Gesù non disse: “Sono felice che siate turbati e pieni di dubbi. I vostri dubbi sono meravigliosi”. “Egli non trova piacere nel dubbio e nell’inquietudine del Suo popolo. Quando vide che i cuori dei Suoi apostoli furono sopraffatti dalle Sue parole, Egli li implorò con grande amore, scongiurandoli di trovare consolazione.” (Spurgeon)

iv. “Per i discepoli la Sua dipartita era come una tortura. Ed è proprio a quel punto che Gesù li consolò con delle parole tanto semplici, eppure così gloriose, che tutta la cristianità è ancora oggi in debito con la loro agonia.” (Morrison)

b. Credete in Dio e credete anche in me: Anziché abbandonarsi all’angoscia, Gesù comandò ai discepoli di riporre la propria fede in Dio e in Lui. Si trattava di una chiamata decisa a mettere la loro fiducia in Gesù così come avrebbero fatto con Dio, e della promessa altrettanto radicale che avrebbero portato pace e consolazione al loro cuore turbato per mezzo della fede in Lui.

i. “Ciò che Lo contraddistingue e Lo separa da tutti gli altri maestri religiosi non è la chiarezza o la dolcezza con la quale ripete le verità sull’amore del Padre, sulla moralità, la giustizia, la verità e la bontà. Piuttosto, la peculiarità della Sua esortazione al mondo è: ‘Credete in Me’.” (Maclaren)

ii. “Gesù, all’apparenza nient’altro che un uomo, chiede a tutti gli uomini di riporre in Lui la stessa fede e fiducia che ripongono in Dio.” (Meyer)

iii. La questione dei tempi verbali in questo versetto è fonte di dibattito. È possibile che Gesù intendesse dire: “Dovete credere in Dio, dovete credere anche in Me” (imperativo), o è possibile che volesse dire: “Voi credete in Dio, voi credete anche in Me” (indicativo). Nel complesso, sembra che l’evidenza punti al comandamento o ad un’istruzione data ai discepoli.

·“Il verbo credere è all’imperativo in entrambi in casi.” (Alford)

·“Tenendo in considerazione l’imperativo usato in precedenza, mi sembra appropriato interpretare entrambe le forme come imperativi. Gesù esorta i propri discepoli a continuare a credere nel Padre e a continuare a credere anche in Lui.” (Morris)

iv. “La soluzione proposta da Gesù alla perplessità non è una formula magica; è una relazione con Lui.” (Tenney)

2. (2-4) Ragioni per trovare serenità per il proprio cuore: l’incontro futuro nella casa del Padre.

«Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io vado a prepararvi un posto. E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi. Voi sapete dove io vado e conoscete anche la via».

a. Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore: Gesù parlò del cielo con assoluta certezza, chiamandolo in questa occasione casa del Padre mio. Gesù non si poneva domande sulla vita dopo la morte; la conosceva, e disse ai Suoi discepoli che in cielo c’è spazio per tutti (molte dimore).

i. “Platone parla delle ultime ore di Socrate in prigione, prima che bevesse il veleno… Come Cristo, Socrate è prossimo alla morte. Come Cristo, i suoi pensieri vanno all’immortalità. Ne discute con degli amici che sono venuti a fargli visita; specula, dibatte e si pone domande. Quale contrasto perfetto e stupendo tra la sua attitudine e quella di Cristo.” (Morrison)

b. Molte dimore: Nel greco antico il sostantivo mone (collegato al verbo meno, “stare” o “rimanere”) significa “un posto in cui dimorare”. Alla luce della natura di Dio, sarebbe meglio tradurre ville (mansions), come fanno alcune versioni in inglese. Qualunque dimora Dio abbia pronta per noi in cielo, sarà gloriosa come una villa lussuosa.

i. Ci saranno molte dimore. Gesù poteva vedere quello che ai discepoli era precluso: milioni di milioni, persino miliardi di persone di ogni tribù, lingua e nazione nella casa del Padre. Magari aveva accennato anche un sorriso mentre diceva: “Molte dimore – sì, proprio molte!”

ii. “L’uso di ville (mansions), monai in greco, in alcune traduzioni della Bibbia in inglese (Authorized Version e Revised Version), fu influenzato dalla Vulgata latina, in cui troviamo mansiones, parola che può avere il significato di ‘stazioni’ o ‘soggiorni temporanei’. Lì i viaggiatori potevano sostare per trovare ristoro durante il lungo viaggio. Per questo motivo, molti studiosi, soprattutto Westcott e Temple, rifacendosi ad Origene, affermano che il concetto di cielo in questo passaggio descrive uno stato di avanzamento da una fase all’altra, fino ad arrivare alla meta finale. Questa però non era l’interpretazione sostenuta dai Padri della chiesa per questa parola, che per derivazione sembrerebbe avere perlopiù un’accezione di permanenza. Il termine appare solamente un’altra volta nel Nuovo Testamento (Giovanni 14:23), dove l’accento viene posto sulla dimora permanente del Padre e del Figlio nei cuori dei discepoli amorevoli.” (Tasker)

c. Vado a prepararvi un posto: È l’amore a preparare l’accoglienza di qualcuno. Con amore i genitori in attesa preparano la cameretta per il nascituro. Con amore il padrone di casa si prepara per i propri ospiti. Gesù prepara un posto per il Suo popolo, perché Li ama ed è certo che si presenteranno.

i. James Barrie fu l’autore di diverse opere, tra cui Peter Pan. In uno dei suoi libri parla di sua madre, Margaret Ogilvy, e della sua infanzia in Scozia. Sua madre soffrì molte sciagure nella propria vita, inclusa la tragica morte di uno dei suoi figli. Secondo Morrison, Barrie scrisse che il capitolo della Bibbia preferito di sua madre era proprio Giovanni 14. Lo leggeva così spesso che, quando prendeva la Bibbia e la poggiava da qualche parte, le pagine si aprivano automaticamente in quel punto. Barrie raccontò che, quando era ormai troppo anziana e non riusciva più a leggere, chinava il capo sulla copia della Bibbia e baciava le pagine che contenevano le parole che tanto amava.

ii. Io vado parla del piano e dell’iniziativa personale di Gesù. Non fu trascinato alla croce, ma ci andò. “Essi pensavano che la Sua morte fosse una calamità inaspettata. Cristo invece insegnò loro che era proprio il cammino che aveva pianificato.” (Morrison)

d. Ritornerò e vi accoglierò presso di me: Gesù promise che sarebbe ritornato per i discepoli. Non solo nel senso della Sua imminente resurrezione o della discesa dello Spirito Santo, ma Gesù aveva in mente anche la grande raccolta del Suo popolo alla fine dell’età presente.

i. “Non dovevano pensare che Gesù avesse cessato di esistere, nel momento in cui non l’avrebbero più visto. Se ne sarebbe solo andato in un altro luogo per preparare ogni cosa per il loro arrivo; successivamente, sarebbe tornato per riceverli.” (Morgan)

ii. “Non dovremmo farci sfuggire il riferimento alla seconda venuta. È vero che Giovanni non ne parla molto, al contrario della maggior parte degli scrittori del Nuovo Testamento, ma non è affatto vero che sia completamente assente dalle sue pagine.” (Morris)

iii. “È una promessa preziosa fatta alla Chiesa primitiva, ripresa molto probabilmente da Paolo quando informa i Tessalonicesi ‘per parola del Signore’ che Gesù scenderà dal cielo e raccoglierà a sé i credenti perché rimangano con Lui per sempre (vedi 1 Tessalonicesi 4:15-17).” (Tasker)

e. Affinché dove sono io siate anche voi: Il cielo non è altro che l’essere uniti con Cristo. Il cielo è tale non per le strade d’oro, le porte perlate o la presenza di angeli; il cielo è tale perché Gesù si trova lì.

i. Possiamo trovare conforto nella consapevolezza che Gesù non si limita solamente a preparare un posto per noi, ma prepara anche noi per quel posto.

3. (5-6) Gesù è l’unica via al Padre.

Tommaso gli disse: «Signore, noi non sappiamo dove vai; come dunque possiamo conoscere la via?». Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

a. Signore, noi non sappiamo dove vai: Tommaso è degno d’elogio per la propria onestà e per aver espresso chiaramente la propria confusione. Pensava che Gesù se ne sarebbe andato semplicemente da qualche altra parte, come se parlasse di un’altra città.

i. “Sebbene le esigenze del linguaggio umano obblighino Gesù ad usare le espressioni ‘andare via’ e ‘una via al Padre’, tale terminologia non ha alcun valore spaziale o materiale.” (Tasker)

ii. “Dunque notiamo come i discepoli si rivolgano a Gesù con una familiarità semplice e naturale; ed Egli fa lo stesso, parlando loro con grande compassione per le loro debolezze, istruendoli a poco a poco, secondo le loro capacità. Le loro domande sono come quelle che un figlio rivolgerebbe al proprio padre. Molte volte manifestano la propria ignoranza, ma mai mostrano esitazione in Sua presenza, né si vergognano di fargli vedere quanto siano superficiali e duri d’intendimento.” (Spurgeon)

b. Io sono la via, la verità e la vita: Gesù non disse che ci avrebbe mostrato una via; Egli disse di essere la via. Non promise di insegnarci una verità; disse di essere la verità. Gesù non ci offrì i segreti della vita, disse di essere la vita.

·Sto vagando senza meta; non so dove andare. Gesù è la via.

·Sono confuso; non so che pensare. Gesù è la verità.

·Mi sento morto dentro e non so se posso continuare così. Gesù è la vita.

i. Alla luce degli eventi che si sarebbero verificati di lì a poco, quella dichiarazione fu un paradosso. La via di Gesù sarebbe stata la croce; sarebbe stato condannato da bugiardi spudorati; il Suo corpo sarebbe stato posto presto senza vita in un sepolcro. Proprio perché prese quella via, Egli è la via a Dio; perché non Si oppose alle menzogne, possiamo credere che Egli è la verità; perché era disposto a morire, diventa il tramite per la resurrezione – la vita per noi.

ii. “Senza la via non si può proseguire; senza la verità non si può conoscere; senza la vita non si può vivere. Io sono la via che dovete seguire; la verità in cui dovete credere; la vita per cui dovete sperare.” (Tommaso da Kempis, citato da Bruce)

c. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me: Gesù fece un’affermazione sorprendente, dichiarando di essere l’unica via a Dio. Con le Sue parole escluse il tempio con i suoi rituali e le altre religioni. Dichiarò di essere l’unico a possedere la via, la verità, e la vita – di essere l’unico sentiero che porta a Dio Padre, il vero Dio in cielo.

i. Intesa letteralmente, si tratta di una delle dichiarazioni più controverse di Gesù che sia stata riportata dagli Evangelisti. Molte persone preferiscono dire che Gesù sia una via legittima a Dio, ma che anche le altre religioni e persino alcuni individui abbiano modi legittimi per avvicinarsi a Dio. Molti credono che non sia giusto che Dio abbia reso disponibile un’unica via.

ii. Ciononostante, abbiamo a che fare con un tema ricorrente nella Bibbia. I Dieci Comandamenti cominciano dicendo: “Io sono l’Eterno, il tuo DIO, che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avrai altri dèi davanti a me” (Esodo 20:2-3). In tutto l’Antico Testamento, Dio denuncia e schernisce i falsi dèi adorati dagli altri uomini (Isaia 41:21-29; 1 Re 18:19-40). La Bibbia presenta costantemente un Unico Vero Dio, e Gesù viene continuamente presentato come l’unica vera via all’Unico Vero Dio.

d. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me: In poche parole, se Gesù non è l’unica via a Dio, allora non costituisce via alcuna a Dio. Se ci sono molte strade che portano a Dio, allora Gesù non è una di queste, visto che dichiarò in maniera assoluta che non c’è che una sola via a Dio, e che quella via è Lui. Se Gesù non è l’unica via a Dio, allora non fu un uomo onesto, tantomeno un vero profeta. In quel caso, o si sarebbe trattato di un pazzo o di un malvagio bugiardo. Non ci sono vie di mezzo.

i. A volte le persone obiettano, dicendo: “Credo che Gesù sia stato un uomo onesto e credo che sia stato un vero profeta. Ma non credo davvero nelle cose che ha detto di sé nei Vangeli. Credo che i cristiani abbiano aggiunto quelle cose in seguito di propria iniziativa”. Ma non esiste alcuna giustificazione obiettiva per fare una distinzione tra ciò che Gesù disse davvero o meno. Non possediamo dei testi antichi che ci mostrano solo le parole presumibilmente vere dette da Gesù. Una tale distinzione è puramente basata su ragionamenti soggettivi – “Per quanto mi riguarda, non credo che Gesù abbia mai potuto dire una cosa del genere, perciò non l’ha detta – i cristiani gli hanno attribuito quelle parole solo in un secondo momento”.

ii. Se fosse tutta una questione di opinioni personali – se potessimo determinare ciò che Gesù disse o non disse sulla base dei nostri capricci – allora dovremmo respingere i Vangeli nella loro interezza. L’approccio da adottare è tutto o niente. O accettiamo le parole di Gesù così come riportate in questi documenti storicamente attendibili ed accurati, o le respingiamo totalmente.

iii. Il Cristianesimo è intollerante? Ci sono senza subbio persone che affermano di essere cristiane, ma che in realtà sono dei bigotti. Il Cristianesimo biblico, invece, è la religione più multietnica, tollerante e aperta alle altre culture su tutta la terra. Il Cristianesimo è l’unica religione ad accogliere le altre culture e ad avere una grande urgenza a tradurre le Scritture in altre lingue. Un cristiano può conservare la propria lingua e la propria cultura, e con esse seguire comunque Gesù. Una delle prime critiche rivolte al Cristianesimo fu che avrebbero accettato chiunque: schiavi e uomini liberi, ricchi e poveri, uomini e donne, greci e barbari. Venivano tutti accettati però sulla base comune della verità rivelata in Gesù Cristo. Abbandonare questa base comune costituisce un suicidio spirituale, adesso e per l’eternità.

iv. “Se ciò vi sembra tanto esclusivo da offendervi, tenete in mente che l’autore di questa dichiarazione è la Parola incarnata, colui che rivela il Padre.” (Bruce)

v. La fede cristiana riceverà chiunque venga per mezzo di Gesù. Gesù disse: “Per mezzo di Me”. “Non disse: ‘Credendo in certe affermazioni che mi riguardano’, né ‘per mezzo di qualche tipo speciale di fede’, bensì ‘per mezzo di Me’.” (Dods)

4. (7-8) Conoscere il Padre e conoscere il Figlio.

«Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre; fin da ora lo conoscete e l’avete visto». Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».

a. Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre: Gesù spiegò perché Egli è l’unica via a Dio; perché era ed è la rappresentazione perfetta di Dio. Conoscere Gesù significa conoscere Dio.

b. Fin da ora lo conoscete e l’avete visto: I discepoli avevano certamente imparato molto su Dio nei tre anni di discepolato con Gesù. Eppure, Gesù sapeva che i discepoli, pur non avendo ancora visto la piena rivelazione dell’amore di Dio alla croce e della Sua potenza alla resurrezione, in un certo senso solamente ora avrebbero visto e conosciuto Dio.

c. Signore, mostraci il Padre e ci basta: Filippo aveva visto e sperimentato molto seguendo Gesù, ma non aveva ancora visto Dio Padre con i propri occhi. Forse pensava che una tale esperienza avrebbe portato una certezza e un coraggio che lo avrebbero cambiato per sempre.

5. (9-11) Gesù spiega di nuovo la Sua unità al Padre e la Sua dipendenza da Lui.

Gesù gli disse: «Da tanto tempo io sono con voi e tu non mi hai ancora conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai dici: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso. Il Padre che dimora in me è colui che fa le opere. Credetemi che io sono nel Padre e che il Padre è in me; se no, credetemi a motivo delle opere stesse».

a. Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto: Questo significa che, sebbene Filippo fosse da tanto tempo con Gesù, ancora non riusciva a capirlo. Lo stesso è possibile e vale per molte persone oggi.

b. Chi ha visto me, ha visto il Padre: Con un gentile richiamo Gesù ricordò a Filippo ciò che Egli aveva spesso detto, che conoscere Lui equivale a conoscere Dio Padre. Vedere l’amore di Gesù equivale a vedere l’amore di Dio Padre; vedere Gesù in azione è vedere il Padre in azione.

i. “È difficile interpretare tali parole senza accettare che il Padre e il Figlio sono uno. Si tratta di parole che nessun semplice essere umano ha il diritto di usare.” (Morris)

ii. Chi ha visto me, ha visto il Padre: “Non c’è immagine o forma fisica che possa rappresentare Dio in maniera adeguata. Solo una persona può farlo, visto che il carattere non può essere rappresentato da un oggetto inanimato” (Tenney). Questo pone fine alla concezione che le Scritture ebraiche presentino un Dio crudele e che invece Gesù ci mostri un Dio migliore. Anzi, Gesù ci mostra l’amore, la compassione, la misericordia e la bontà che erano e che sono in Dio Padre. Esodo 34:5-9, tra gli altri passi, mostra questa natura di Dio Padre nell’Antico Testamento.

iii. Chi ha visto me, ha visto il Padre: “Potrebbe forse una qualche creatura pronunciare queste parole? Non implicano chiaramente che Cristo dichiarò ai propri discepoli di essere l’eterno Dio?” (Clarke)

c. Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso: Gesù ribadì un concetto enfatizzato nel Vangelo di Giovanni: che Egli visse e parlò in costante dipendenza da Dio Padre e non fece nulla al di fuori della Sua autorità e della Sua guida (Giovanni 5:19, 8:28).

d. Credetemi […] se no, credetemi a motivo delle opere stesse: Gesù presentò due solide basi per mezzo delle quali possiamo riporre la nostra fiducia in Lui. Possiamo credere in Gesù semplicemente per via della Sua persona e delle Sue parole, o possiamo credere in Lui a motivo delle opere stesse che compì miracolosamente.

i. Il Padre che dimora in me è colui che fa le opere: “Non siamo uno solamente in natura, ma anche in operazioni. Le mie opere testimoniano dell’infinita perfezione della Mia natura. I miracoli che ho operato possono essere compiuti solo da un potere illimitato.” (Clarke)

ii. Credetemi: “Qui Gesù esorta Filippo e gli altri (notate il cambiamento al plurale) a credere a Lui, non soltanto a credere in Lui. La fede comporta il riconoscimento che ciò che Gesù dice è vero.” (Morris)

iii. “Il nostro Salvatore afferma riguardo a sé stesso la Divinità sia delle proprie parole che delle proprie opere. Come afferma Pietro, era potente sia in parole che in azioni. I ministri devono anche, in una certa misura, essere in grado di difendere e presentare sé stessi come uomini di Dio approvati per mezzo della sana dottrina e di una buona vita.” (Trapp)

B. Tre rassicurazioni per i discepoli turbati.

1. (12-14) Quando Gesù sarà salito al Padre, la Sua opera continuerà sulla Terra.

«In verità, in verità vi dico: chi crede in me farà anch’egli le opere che io faccio; anzi ne farà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel nome mio la farò, affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se chiedete qualche cosa nel nome mio, io la farò».

a. In verità: Gesù diede inizio alla prima delle tre rassicurazioni date ai Suoi discepoli la notte della Sua dipartita. La prima di queste rispondeva alle loro paure: “È la fine. Il lavoro è finito e saremo tutti licenziati”. Non furono licenziati bensì promossi verso cose maggiori.

b. Chi crede in me: Gesù incoraggiò i discepoli a confidare, ad affidarsi e a rimanere attaccati a Lui per mezzo della fede, a motivo di chi Egli è, delle Sue parole e dei Suoi miracoli. Quindi Gesù cominciò a descrivere il beneficio e la benedizione riservati a coloro che credono.

c. Farà anch’egli le opere che io faccio: Gesù si aspettava che i credenti continuassero la Sua opera nel mondo. Non si aspettava che i discepoli si separassero dopo la Sua dipartita, ma che portassero avanti la Sua opera in misura maggiore (e ne farà di maggiori).

i. “Le ‘opere maggiori’ a cui si riferiva sarebbero state comunque le sue opere; sarebbero state compiute non più dalla sua presenza visibile tra di loro, bensì dal suo Spirito in loro.” (Bruce)

d. E ne farà di maggiori: Gesù non intendeva maggiori nel senso di più sensazionali, bensì di maggiore portata. Gesù avrebbe lasciato dietro di sé una famiglia di seguaci vittoriosa e all’opera, che avrebbe diffuso il Suo regno a più persone e luoghi di quanto Gesù avesse fatto durante la Sua vita e nel Suo ministero.

i. Una tale promessa sembra impossibile; eppure, dopo il primo sermone di Pietro ci furono più convertiti di quanti siano documentati durante l’intero ministero di Gesù.

ii. “La traduzione letterale dell’espressione resa dalla Authorized Version con opere maggiori è ‘cose maggiori’, e tale dovrebbe probabilmente rimanere. Le opere compiute dagli apostoli dopo la resurrezione non erano di un tipo superiore a quelle di Gesù, ma avevano una maggiore sfera d’influenza.” (Tasker)

iii. “La parola ‘opere’ in realtà non è presente nel testo originale. Non comparendo in quel punto, la migliore traduzione sarebbe ‘cose maggiori’. Si intende che i cristiani faranno qualcosa di maggiore persino delle opere di Gesù.” (Boice)

iv. “Abbiamo una più chiara comprensione delle parole di Gesù nel libro degli Atti. Benché siano presenti alcuni miracoli di guarigione, l’enfasi è posta sulle potenti opere di conversione. Solamente nel giorno di Pentecoste furono aggiunti più credenti al piccolo gruppo già esistente, di quanti se ne fossero aggiunti durante tutta la vita terrena di Gesù. Da qui si vede il compimento letterale delle parole ‘opere maggiori di queste’.” (Morris)

v. William Barclay nota le difficoltà che ci sono ad intendere le parole di Gesù come se avesse voluto dire che i Suoi seguaci dovevano fare più miracoli e farne di più sorprendenti di quanto avesse fatto Lui: “Sebbene si possa dire che la Chiesa primitiva ha fatto le cose che Gesù ha fatto, certamente non si può dire che ne abbia fatte di maggiori di Lui.” (Barclay)

vi. Alcuni ritengono che Gesù volesse dire che ogni singolo credente può e dovrebbe realizzare opere più spettacolari di quelle compiute da Lui durante gli anni del Suo ministero terreno. Ma chi ha compiuto opere maggiori di camminare sull’acqua, calmare le tempeste con una parola, moltiplicare il pane per migliaia di persone, resuscitare qualcuno (più delle tre volte riportate nei vangeli)? Anche se si potesse provare che una persona, dopo Gesù, abbia fatto tali cose, ancora non si spiega perché non ci siano oggi né ci siano stati in passato migliaia di credenti che hanno realizzato questa comprensione sbagliata e talvolta pericolosa di ciò che realmente intendeva Gesù quando disse: “E ne farà di maggiori”.

e. Perché io vado al Padre: Gesù stava per illustrare ai discepoli che, dopo essere salito in Cielo, avrebbe mandato lo Spirito Santo (Giovanni 14:16, 14:26, 15:26, 15:7-9, 15:13). Ed è proprio per il Suo ritorno al Padre che lo Spirito Santo poté venire sul Suo popolo affinché facessero queste “cose maggiori.

i. “La ragion per cui farete queste cose maggiori è per via dello Spirito onnipotente di grazia e supplica che la Chiesa riceverà dopo che sarò andato al Padre.” (Alford)

f. Qualunque cosa chiederete nel nome mio la farò: Gesù continuò a spiegare in che modo tali opere maggiori sarebbero state possibili per i Suoi seguaci: perché Gesù avrebbe operato attraverso il Suo popolo perseverante nella preghiera, che chiede e agisce nel Suo nome. Egli promise di fare tutto ciò che i Suoi discepoli avrebbero chiesto nel Suo nome, cioè in accordo con il Suo carattere e la Sua autorità.

i. Nel nome mio non è una formula magica da usare in preghiera; si tratta sia di un trasferimento (di un titolo, come la girata di un assegno bancario) che di una limitazione (le richieste devono essere presentate in accordo con il carattere del nome). Veniamo a Dio nel nome di Gesù, non nel nostro.

ii. “La prova alla quale sottoporre ogni preghiera è questa: posso farla nel nome di Gesù? Nessuno, per esempio, potrebbe pregare per vendetta personale, per ambizione personale, per qualcosa di indegno e di non cristiano nel nome di Gesù.” (Barclay)

iii. “Chiedere ‘nel Suo nome’ o fare qualcosa ‘nel Suo nome’ presuppone un’unità di mente con la Sua, un’unità di scopo e motivazione.” (Trench)

g. Affinché il Padre sia glorificato nel Figlio: Le opere maggiori promesse da Gesù avrebbero portato gloria sia al Padre che al Figlio. Le preghiere fatte con passione per la gloria di Gesù e di Dio Padre sono fatte sinceramente nel nome di Gesù, e costituiscono il tipo di preghiera al quale Dio risponderà.

2. (15-17) Quando Gesù sarà salito al Padre, manderà lo Spirito Santo.

«Se mi amate, osservate i miei comandamenti. Ed io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, che rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce; ma voi lo conoscete, perché dimora con voi e sarà in voi».

a. Se mi amate, osserverete i miei comandamenti: Gesù aveva appena dimostrato il Suo grande amore lavando i piedi ai discepoli (Giovanni 13:1-5). In seguito, disse loro quale avrebbe dovuto essere la loro risposta d’amore: osserverete i miei comandamenti.

·Comandò loro di lavare i piedi gli uni degli altri, seguendo l’esempio che aveva appena dato (Giovanni 13:14-15).

·Comandò loro di amarsi gli uni gli altri, secondo quanto dimostrato dal Suo amore per loro (Giovanni 13:34).

·Comandò loro di riporre la fede in Dio Padre e in Gesù stesso (Giovanni 14:1).

i. Osservare i comandamenti di Gesù dà indicazione della nostra moralità personale, anche se l’enfasi che Egli pone è sull’amore verso gli altri e sulla fede in Lui come dimostrazioni di obbedienza ai Suoi comandamenti.

ii. Questo è ciò che dovrebbe essere l’amore per Gesù. È facile amare Gesù in termini puramente sentimentali o emozionali. È meraviglioso quando il nostro amore per Lui include sentimento e passione, ma deve essere sempre in relazione all’osservanza dei Suoi comandamenti, altrimenti è tutto fuorché amore.

iii. Per il credente la disobbedienza non è solo un fallimento di prestazione o di forza. In un certo senso, è anche un fallimento d’amore. Quelli che amano Dio con tutto sé stessi Gli ubbidiscono con la più totale gioia e spontaneità. Dire: “Amo davvero Gesù, ma non voglio che sia Lui a decidere come devo vivere la mia vita” è un terribile fraintendimento sia di Gesù che dell’amore per Lui.

iv. Gesù menzionò anche la vera fonte della nostra obbedienza. Non è la paura, l’orgoglio o il desiderio di guadagnarsi una benedizione. La vera fonte dell’obbedienza è l’amore. “L’ubbidienza deve avere l’amore come madre, nutrice e cibo. L’essenza dell’obbedienza si trova nell’amore genuino che produce l’azione, piuttosto che nell’azione stessa.” (Spurgeon)

v. “Alcuni pensano che, per amare Gesù, si debba entrare a far parte di un convento, ritirarsi in un luogo sperduto, vestirsi in maniera strana o radersi i capelli. Nel passato c’era anche chi pensava: ‘Se amiamo Cristo, allora dobbiamo privarci di tutti i nostri possedimenti, indossare un sacco, legarci delle corde ai fianchi e andare a vivere nel deserto’. Altri hanno ritenuto che fosse saggio mettersi in mostra con dei comportamenti e dell’abbigliamento strambo. Il Salvatore non dice niente di tutto ciò, anzi: ‘Se mi amate, osserverete i miei comandamenti’.” (Spurgeon)

b. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore: Ecco la seconda delle tre rassicurazioni. I discepoli temevano: “Gesù ci sta abbandonando. Quando andrà via, non sapremo cosa fare”. Non avrebbero avuto meno aiuto, anzi ne avrebbero ricevuto di più, perché il Padre avrebbe mandato un altro Consolatore.

i. Gesù sapeva che i Suoi discepoli (sia quelli con Lui quella sera che quelli attraverso i secoli) avrebbero avuto bisogno della presenza e della potenza di Dio per osservare i Suoi comandamenti. Per poterci riuscire, Dio Figlio promise di pregare Dio Padre, chiedendogli il dono di Dio Spirito Santo per i credenti.

ii. Tale affermazione è un esempio meraviglioso del concetto della Trinità di Dio, presente in tutto il Nuovo Testamento. Gesù non voleva tenere una lezione complicata sulla Trinità; parlò semplicemente di come le Persone della Trinità interagiscano ed operino insieme per il bene del popolo di Dio e per l’avanzamento del Suo piano.

iii. Si deduce che Gesù avrebbe fatto questa preghiera una volta salito in Cielo. “Pregherò denota, probabilmente, un modo di chiedere che implica presenza e vicinanza – ed è qui usato per il ruolo di mediatore del Cristo asceso alla destra del Padre.” (Alford)

c. Egli vi darà un altro Consolatore: Il termine Consolatore è la traduzione del greco parakletos. Questa parola trasmette l’idea di qualcuno chiamato ad aiutare qualcun altro, e che può dare indicazione di un consigliere, un avvocato legale, un mediatore o un intercessore.

i. La versione inglese King James traduce parakletos con Comforter (Consolatore). Tale traduzione può essere meglio compresa se si considera il significato della parola nell’inglese antico. “Wicliff, da cui abbiamo preso la parola Consolatore (Comforter), spesso usava il verbo ‘consolare’ (in inglese ‘to comfort’) con la stessa accezione del verbo latino confortare, che significa rafforzare… viene quindi trasmessa un’idea di aiuto e forza, così come di consolazione.” (Alford)

ii. Uno dei modi per comprendere l’opera del Consolatore è capire l’opposto di quell’opera. “Il diavolo è chiamato l’accusatore, κατηγορος, in piena opposizione al nome e al titolo dati qui allo Spirito Santo.” (Trapp)

iii. Un altro Consolatore: La parola altro traduce il greco allen, avente il significato di “un altro dello stesso tipo” (Tenney), in contrapposizione a “un altro di un tipo diverso. Come Gesù mostra la natura di Dio Padre, così lo Spirito Santo, un altro dello stesso tipo, mostra la natura di Gesù.

iv. “Poiché il nostro Signore fece riferimento allo Spirito Santo come ‘un altro Consolatore (allon paraklhtoV)’, vuol dire che chiamava anche sé stesso un paraklhtoV, proprio come Lo chiama Giovanni nella sua prima epistola (1 Giovanni 2:1).” (Trench)

v. Sarebbe meraviglioso vivere la nostra vita cristiana avendo Gesù sempre al nostro fianco, ad ogni passo del nostro cammino. Gesù promise che lo Spirito Santo avrebbe rivestito proprio quel ruolo per noi, essendo stato inviato a dare forza ed aiuto al credente. La grande opera descritta in Giovanni 14:12-14 sarebbe impossibile senza l’incoraggiamento menzionato in Giovanni 14:15-18.

d. Che rimanga con voi per sempre: Gesù avrebbe dato lo Spirito Santo (una persona, non una cosa) perché rimanga con noi permanentemente e non temporaneamente, come avveniva nell’Antico Testamento.

i. “Il Consolatore sarà con i discepoli ‘per sempre’. Il nuovo stato delle cose sarà permanente. Una volta dato, lo Spirito non verrà ritirato.” (Morris)

e. Che il mondo non può ricevere: Il mondo non può comprendere né ricevere lo Spirito, perché Egli è Santo e vero. Lo Spirito della verità non è popolare in un mondo di menzogna, il quale non può percepire lo Spirito e non lo conosce.

i. “Se il mondo non può ricevere lo Spirito Santo, dovremmo chiederci perché noi, nella nostra mondanità collettiva, vediamo e mostriamo così poco della Sua potenza?” (Trench)

f. Voi lo conoscete, perché dimora con voi e sarà in voi: Gesù descrisse i tre aspetti della relazione tra un discepolo e lo Spirito Santo.

·A differenza del mondo, il discepolo di Gesù dovrebbe conoscere lo Spirito Santo.

·A differenza del mondo, il discepolo di Gesù dovrebbe avere lo Spirito Santo con sé.

·A differenza del mondo, il discepolo di Gesù dovrebbe avere lo Spirito Santo in sé.

i. Nel caso degli undici discepoli, lo Spirito Santo era già con loro e, in seguito, sarebbe stato in loro. Ciò avvenne quando Gesù soffiò su di loro ed essi ricevettero lo Spirito Santo, il momento in cui sperimentarono la rigenerazione e la nuova nascita (Giovanni 20:22).

ii. In aggiunta a con e in, Gesù usò una terza preposizione per descrivere la relazione del discepolo con lo Spirito Santo: Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi (Atti 1:8). Questa è l’esperienza del battesimo dello Spirito Santo, l’effusione dello Spirito.

iii. “Che grande distanza c’era tra Cristo in terra e i Suoi discepoli! Nella Sua gloria si avvicinò a loro, ma si percepiva comunque un abisso tra il savio Maestro e gli sciocchi discepoli. Adesso lo Spirito Santo annienta totalmente quella distanza, dimorando in noi.” (Spurgeon)

3. (18-21) Quando Gesù sarà salito al Padre, si farà conoscere dai Suoi discepoli.

«Non vi lascerò orfani; tornerò a voi. Ancora un po’ di tempo e il mondo non mi vedrà più, ma voi mi vedrete; poiché io vivo, anche voi vivrete. In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e che voi siete in me ed io in voi. Chi ha i miei comandamenti e li osserva, è uno che mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio; e io lo amerò e mi manifesterò a lui».

a. Non vi lascerò orfani; tornerò a voi: Gesù diede inizio alla terza rassicurazione. I discepoli temevano: “Quando Gesù andrà via, il nostro programma di discepolato finirà… e l’avevamo appena iniziato”. Il programma di discepolato non sarebbe affatto finito, era solo agli inizi.

i. “I discepoli di un rabbino lo chiamavano padre; i suoi studenti erano chiamati i suoi figli e, alla sua morte, venivano considerati orfani.” (Clarke)

ii. Spurgeon considerò diversi modi in cui i seguaci di Gesù non si possono considerare orfani.

·Un orfano ha perso i genitori; lo Spirito ci mostra che Gesù è vivente.

·Un orfano è solo; lo Spirito ci attira alla presenza di Dio.

·Un orfano non ha più chi si prende cura di lui; lo Spirito provvede per ogni bisogno.

·Un orfano è lasciato senza istruzioni; lo Spirito ci insegna ogni cosa.

·Un orfano non ha difensori; lo Spirito è il nostro protettore.

b. Tornerò a voi: Gesù promise ancora una volta di tornare dai discepoli (come visto in Giovanni 14:3). Si tratta di una promessa molto vasta, che ha trovato adempimento nella Sua resurrezione, nella discesa dello Spirito e nella promessa del Suo ritorno corporale sulla terra.

i. “Ogni fase della promessa del Suo ritorno è caratterizzata da questa certezza: ‘Tornerò da voi’.” (Bruce)

c.  Il mondo non mi vedrà più, ma voi mi vedrete: In un certo senso, ciò avvenne quando Gesù resuscitò e quando ascese al cielo. Dopo la Sua dipartita, Gesù si sarebbe manifestato ai discepoli in modo reale e potente; L’avrebbero visto in un modo molto più grande di quanto potessero fare con i propri occhi fisici.

i. L’Apostolo Paolo, in seguito, scrisse: Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più così (2 Corinthians 5:16). C’era qualcosa che attirava di più a conoscere Gesù per mezzo dello Spirito, che dal punto di vista umano.

d. Poiché io vivo, anche voi vivrete: I discepoli non avrebbero solo visto Gesù per mezzo dello Spirito, ma avrebbero anche continuato a vivere in Gesù mediante l’opera dello Spirito Santo. La loro dipendenza dalla vita di Gesù non sarebbe finita alla Sua dipartita; sarebbe continuata in misura maggiore per mezzo dello Spirito Santo.

i. “Un uomo è salvato, perché Cristo è morto per lui, e continua ad essere salvato, perché Cristo vive per lui. L’unica ragione per cui rimane la vita spirituale è perché Gesù è vivente.” (Spurgeon)

e. Conoscerete che io sono nel Padre mio, e che voi siete in me ed io in voi: Per mezzo dello Spirito Santo avrebbero conosciuto una vita vissuta in relazione, condivisione ed unione tra Dio Padre, Dio Figlio e discepolo.

·Questa unione è contrassegnata dalla conoscenza della volontà di Dio (Chi ha i miei comandamenti).

·Questa unione è contrassegnata dall’ubbidienza alla volontà di Dio (e li osserva).

·Questa unione è contrassegnata dall’amore (è uno che mi ama).

·Questa unione è contrassegnata dal ricevere l’amore di Dio Padre (sarà amato dal Padre mio).

·Questa unione è contrassegnata da una rivelazione di Gesù stesso (mi manifesterò a lui).

·Tutto ciò proviene dall’unione tra Dio e il discepolo per mezzo dello Spirito Santo.

i. Questa relazione può essere sperimentata dal discepolo adesso; non solo nell’età a venire. “Poiché Egli non serba tutto per la vita futura, ma in questo deserto concede un acino d’uva della terra di Canaan, qualcosa che il mondo non ha mai assaggiato.” (Trapp)

ii. Chi ha i miei comandamenti e li osserva, è uno che mi ama: “L’amore con il quale Cristo promette di manifestarsi non è un sentimento flebile o un capriccio superficiale, bensì un principio che spinge all’obbedienza.” (Dods)

iii. Chi ha i miei comandamenti: “L’uomo che ama Cristo ‘ha’ i Suoi comandamenti e li osserva. ‘Avere’ i comandamenti è un’espressione insolita e non sembra trovare corrispondenza in altri passi (cfr. 1 Giovanni 4:21). Il significato sembra essere quello di fare propri i comandamenti, di assimilarli nel proprio essere interiore.” (Morris)

4. (22-24) Risposta alla domanda di Giuda (non l’Iscariota).

Giuda, non l’Iscariota, gli disse: «Signore, come mai ti manifesterai a noi e non al mondo?». Gesù rispose e gli disse: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che udite non è mia, ma del Padre che mi ha mandato».

a. Signore, come mai ti manifesterai a noi: Giuda fece un’ottima domanda. L’idea alla base di manifesterai è rivelarsi, rendere evidente. Non era subito evidente il modo in cui, alla Sua dipartita, Gesù si sarebbe rivelato ai Suoi discepoli e non al mondo intero.

i. Giuda aveva sentito Gesù insegnare che tutta la terra avrebbe visto il Messia nella Sua gloria (Matteo 24:30). Gli era difficile capire ora le parole del Maestro riguardo alla rivelazione di Sé, che il mondo non avrebbe visto.

ii. “Giuda viene chiamato ‘Giuda di Giacomo’ in Luca 6:16 e Atti 1:13; in ogni ricorrenza la Authorized Version traduce ‘il fratello di Giacomo’, mentre la Revised Version e la Revised Standard Version traducono più naturalmente ‘il figlio di Giacomo’. Sembra che si tratti dello stesso Taddeo di Matteo 10:3 e Marco 3:18. È evidente che alcuni degli apostoli avessero più di un nome.” (Tasker)

iii. “Le parole non l’Iscariota sono in realtà superflue, in seguito a Giovanni 13:30, ma sono aggiunte da San Giovanni a causa del Suo profondo orrore del Traditore, che portava lo stesso nome.” (Alford)

b. Se uno mi ama, osserverà la mia parola: Nella Sua risposta a Giuda, Gesù ripeté i temi dei versi precedenti. Gesù si sarebbe rivelato ai discepoli e tra i discepoli per mezzo dell’amore, dell’obbedienza e dell’unione con il Padre e il Figlio. Non si trattava allora né si tratta oggi di esperienze soprattutto mistiche o estatiche, bensì di vita reale vissuta nella presenza e nell’opera dello Spirito Santo.

·L’amore è personale; Gesù disse: “Se uno mi ama.

·L’amore ha un grande riguardo per gli insegnamenti di Gesù. Gesù disse: “Osserverà la mia parola.

i. Osserverà la mia parola: “È più di un ‘comandamento’, non è vero? La ‘parola’ di Cristo è più di un semplice precetto. Essa include tutte le cose dette da Lui e le raggruppa in un’unità vitale e in un insieme organico. Non possiamo scegliere solo le parole che ci fanno comodo; formano un insieme unico.” (Maclaren)

ii. Noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui: “Laddove si manifestano amore ed obbedienza, lì si realizza la presenza di Dio e di Cristo; il Padre e il Figlio, insieme, stabiliscono una dimora in ognuno dei figli.” (Bruce)

c. La parola che udite non è mia, ma del Padre che mi ha mandato: Gesù pose nuovamente l’enfasi sulla propria totale dipendenza e sottomissione a Dio Padre. Gesù dichiarò apertamente la propria uguaglianza con il Padre (Giovanni 14:1, 14:3, 14:7, 14:9).

C. Alla Sua dipartita, Gesù dà i doni dello Spirito Santo e della Sua pace.

1. (25-27) Alla Sua partenza, Gesù lascia i doni dello Spirito Santo e della Sua pace.

«Vi ho detto queste cose, mentre ero con voi; ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto. Io vi lascio la pace, vi do la mia pace; io ve la do, non come la dà il mondo; il vostro cuore non sia turbato e non si spaventi».

a. Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome: Gesù aveva menzionato il Consolatore per la prima volta in Giovanni 14:16. Tornò quindi alla meravigliosa promessa che, dopo averli lasciati fisicamente, avrebbe chiesto al Padre di mandare lo Spirito Santo come aiuto per i Suoi discepoli.

i. Manderà nel mio nome: Lo Spirito Santo fu inviato ai discepoli per i meriti e secondo la natura – il carattere – di Gesù. “Lo Spirito sarebbe stato designato quale rappresentante ufficiale di Gesù affinché agisca in Sua vece.” (Tenney)

·Il discepolo non deve chiedere lo Spirito in base ai propri meriti; può riceverlo per i meriti di Gesù.

·Il discepolo dovrebbe aspettarsi che l’opera dello Spirito rassomigli alla natura e al carattere di Gesù così come rivelato nella Parola di Dio.

ii. Si tratta di un altro meraviglioso esempio della verità della Trinità, intessuta in tutto il Nuovo Testamento. Dio Padre invia Dio Spirito Santo per richiesta di Dio Figlio.

iii. Lo Spirito Santo: “Questo titolo caratteristico, presente in tutto il Nuovo Testamento, non pone l’accento sulla potenza dello ‘Spirito’, sulla Sua grandezza o attributi simili. Per i primi cristiani l’aspetto importante era che lo Spirito è santo.” (Morris)

b. Vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto: Con la Sua partenza, Gesù concluse la propria opera d’insegnamento ai discepoli in maniera diretta, simile a quella dei rabbini con i propri discepoli. La loro formazione non terminava lì, ma sarebbe continuata per mezzo del Consolatore, lo Spirito Santo.

i. Lo Spirito Santo avrebbe insegnato ai discepoli quello che avevano ancora bisogno di sapere e avrebbe ricordato loro in modo soprannaturale le parole di Gesù, sia per il loro beneficio personale che per la stesura dei Vangeli.

ii. Ciò significa che l’opera dello Spirito sarebbe stata una continuazione. Il Suo insegnamento avrebbe dato seguito a quello che Gesù aveva già insegnato. Lo Spirito non elimina gli insegnamenti precedenti di Gesù per iniziarne di nuovi. “Lo Spirito non si disfa degli insegnamenti di Gesù. L’insegnamento che verrà ricordato è il Suo.” (Morris)

iii. C’è qualcosa di generale in questa promessa, che vale per ogni credente. Lo Spirito Santo insegna e porta la parola di Dio alla nostra mente (se la riceviamo con attenzione). Eppure, la pienezza di quella promessa era riservata a quella prima generazione di discepoli e apostoli, sui quali Gesù stabilì la chiesa (Efesini 2:20).

iv. “È sull’adempimento di questa promessa agli apostoli che si fonda la loro adeguatezza come Testimoni di tutto ciò che il Signore fece e insegnò, da cui consegue L’AUTENTICITÀ DEL RESOCONTO DEI VANGELI.” (Alford)

c. Io vi lascio la pace, vi do la mia pace: Si tratta di una forma di congedo comune in quell’epoca: prima di andarsene, si augurava la pace (shalom) a coloro che rimanevano. Gesù prese quel normale saluto di commiato e lo riempì di una forza e di un significato profondi.

i. “Era tipico congedarsi augurandosi la pace: 1 Samuele 1:17; Luca 7:50; Atti 16:36; 1 Pietro 5:14; 3 Giovanni 15.” (Alford) “‘Pace (shalom) sia con voi’ era (ed è ancora oggi) il tipico saluto ebraico quando gli amici si incontravano e si accommiatavano.” (Bruce)

ii. Io ve la do, non come la dà il mondo: Nella cultura del tempo, la parola pace come congedo non aveva alcun significato particolare, ma corrispondeva al nostro arrivederci. Gesù voleva che sapessero che, quando diceva: “Vi lascio la pace, non era nel modo idiomatico e superficiale con il quale lo dicevano le altre persone.

iii. La pace di questo mondo spesso si basa sulla distrazione, sulla cecità intenzionale e sulle menzogne. Gesù offre una pace migliore, una pace reale.

iv. Gesù non era in possesso di un’eredità o di una fortuna da lasciare ai propri discepoli con un testamento. Ciononostante, diede loro due cose di gran lunga superiori a qualsiasi ricchezza: la presenza e la potenza dello Spirito Santo, e la pace di Gesù in persona. Questa è la pace di Dio Figlio, insieme al Suo amore fiducioso e completo in Dio Padre.

v. “Fu attento a definire la pace come la ‘mia pace’. La Sua pace era un cuore imperturbato e senza paura, malgrado tutta la sofferenza e il conflitto che Lo attendevano.” (Morgan)

vi. “Nella Bibbia, la parola per pace, shalom, non significa mai una semplice assenza di difficoltà. Piuttosto, essa comprende tutto quello che contribuisce al nostro bene più grande. La pace che ci offre il mondo è la pace della fuga, la pace che viene dall’evitare i problemi e dal rifiuto di affrontarli.” (Barclay)

d. Il vostro cuore non sia turbato: Gesù riprese lo stesso tema affrontato nel primo versetto di Giovanni 14. Con la fede in Dio e nel Suo Figlio, ricevendo il Suo Spirito e la Sua pace, possiamo avere un cuore imperturbato nonostante le avversità della vita.

2. (28-29) Il bene derivante dall’ascensione di Gesù al Padre.

«Avete udito che vi ho detto: “Io me ne vado e tornerò a voi”. Se voi mi amaste, vi rallegrereste perché ho detto: “Io vado al Padre”; poiché il Padre è più grande di me. E ora ve l’ho detto, prima che avvenga affinché, quando avverrà, crediate».

a. Se voi mi amaste, vi rallegrereste: I discepoli rimasero turbati dalla notizia della dipartita di Gesù. In fede avrebbero dovuto invece rallegrarsi per il bene di Gesù, per il loro e per quello del mondo. L’opera di Gesù attraverso lo Spirito Santo sarebbe stata maggiore di quella compiuta durante gli anni del Suo ministero terreno.

·Gesù, quando penso a tutto ciò a cui hai rinunciato, a tutto ciò di cui Ti sei fatto carico quando sei sceso dal cielo sulla Terra, sono felice che tu vada al Padre per riprenderti tutto.

·Gesù, quando penso a tutto ciò che darai a me e a tutto il Tuo popolo quando tornerai nella Tua gloria, e da lì manderai lo Spirito Santo, pregherai per la Tua chiesa e ci preparerai un luogo, sono felice che tu vada al Padre, anche per me.

b. Perché ho detto: “Io vado al Padre”: Si intravede una nota d’attesa gioiosa nelle parole di Gesù; era felice che presto sarebbe tornato alla Sua relazione celeste con il Padre.

c. Il Padre è più grande di me: Il Padre è più grande del Figlio in posizione, in particolare per quanto riguarda l’incarnazione. Eppure, il Padre non è maggiore del Figlio in essenza o essere; sono entrambi egualmente Dio.

i. È sorprendente che Gesù avesse persino pronunciato quelle parole. “Che avesse dovuto affermarlo esplicitamente, come in questo caso, dimostra chiaramente che era Divino.” (Dods)

3. (30-31) Gesù procede volontariamente, non perché sopraffatto da Satana.

«Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe di questo mondo e non ha nulla in me; ma questo accade affinché il mondo conosca che io amo il Padre e che faccio come il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui».

a. Viene il principe di questo mondo: Gesù sapeva che Satana stava venendo per Lui. In quel momento, Giuda Iscariota stava organizzando il Suo arresto nel Giardino del Getsemani. La calma amorevole e altruista di Gesù in una tale circostanza è sorprendente.

b. Non ha nulla in me: Gesù poteva dire con certezza e sincerità che Satana non aveva assolutamente alcun appiglio per ingannarlo. Satana non avrebbe potuto obbligare Gesù ad andare alla croce; Egli ci andò in obbedienza amorevole a Dio Padre e per amore del mondo (affinché il mondo conosca che io amo il Padre e che faccio come il Padre mi ha comandato).

i. “Non ha nulla in me – nessun espediente per sferrare il suo attacco.” (Alford)

ii. “Gesù va incontro alla morte non perché schiacciato dalle macchinazioni di Satana, ma ‘affinché il mondo conosca che io amo il Padre e che faccio come il Padre mi ha comandato.” (Dods)

c. Alzatevi, andiamo via di qui: A questo punto, Gesù e i Suoi discepoli lasciarono la tavola e si avviarono lentamente verso il Giardino del Getsemani. È chiaro che non se ne andarono immediatamente (Giovanni 18:1), ma cominciarono a prepararsi.

i. “Chiunque abbia cercato di convincere un gruppo di all’incirca dodici persone a muoversi da un certo luogo in un determinato momento si renderà conto del fatto che solitamente è richiesta più che una breve esortazione.” (Morris)

ii. “Probabilmente il resto del discorso e la preghiera (capitolo 17) furono pronunciati mentre erano tutti in piedi e pronti per partire.” (Alford)

iii. “Non è chiaro se i capitoli 15-17 siano accaduti in viaggio verso il Getsemani o mentre i discepoli indugiavano a tavola aspettando che Gesù finisse di parlare.” (Tenney)

iv. Da notare che si prepararono per andare tutti insieme. “Potremmo pensare che, in una serata come quella, il più grande desiderio di Gesù fosse quello di essere lasciato solo… ma non poteva lasciarli andare via da soli. Li amava troppo profondamente. Sebbene Lo avrebbero presto abbandonato, era impossibile che Lui abbandonasse loro.” (Morrison)

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