Giovanni 13 – Gesù, il Servo Amorevole
Alexander Maclaren scrive riguardo alla splendida sezione di Giovanni 13-17 in questo modo: “Da nessun’altra parte le Sue parole sono al contempo tanto semplici e tanto profonde. Da nessun’altra parte il cuore di Dio ci viene svelato in modo tanto chiaro… come le parole immortali pronunciate da Cristo in quella sala di sopra costituiscono la massima rivelazione di sé in parola, così la Croce, cui condussero quelle parole, è la perfetta rivelazione di sé in opera”.
A. Gesù lava i piedi ai discepoli.
1. (1) Gesù e i Suoi discepoli si riuniscono un’ultima volta prima del Suo arresto.
Or prima della festa di Pasqua, sapendo Gesù che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
a. Or prima della festa di Pasqua: Ci viene dato un indizio temporale: Gesù era in procinto di condividere un pasto con i propri discepoli. Gli studiosi, tuttavia, non concordano sulla cronologia dell’evento; in particolare, si chiedono se il pasto avesse avuto luogo il giorno di Pasqua oppure se l’avessero consumato il giorno precedente.
i. La cronologia costituisce un problema, perché in alcuni passi sembra che Gesù sia stato crocifisso nel giorno di Pasqua, mentre in altri sembra che Egli sia stato crocifisso il giorno dopo. Esistono diverse potenziali soluzioni al problema, ma è difficile determinare quale sia la risposta definitiva.
ii. “I verbi per ‘appoggiato’ [Giovanni 13:23] … suggeriscono che, sebbene il pasto avesse avuto luogo ‘prima della festa (ufficiale) di Pasqua’ (versetto 1), i partecipanti lo consideravano comunque un pasto celebrativo pasquale.” (Bruce)
iii. Questo dibattito ha contribuito a produrre una differenza sostanziale tra i cristiani. “Da tempi immemori, il cristianesimo occidentale fa uso di pane senza lievito per l’Eucarestia, mentre il cristianesimo orientale insiste da sempre sull’uso di pane lievitato. Il cristianesimo orientale sostiene giustamente che l’Ultima Cena sia stata consumata la notte prima del giorno ufficiale di celebrazione e che, dunque, sia stata consumata con del pane ordinario contenente lievito. Il cristianesimo occidentale sostiene giustamente che la cena di Pasqua consumata da Gesù e dai Dodici sia stata una vera e propria cena pasquale, come Egli stesso la definisce (Luca 22:15) e come tutti i Vangeli Sinottici sono concordi nel chiamarla. Dunque, se ne deduce che sia stata consumata nel pieno rispetto dei rituali prestabiliti dalla legge di Mosè e, quindi, con pane azzimo.” (Trench)
b. Sapendo Gesù che era venuta la sua ora: Gesù aveva vissuto la propria vita in vista di quell’ora ed era sempre stato a conoscenza di quando sarebbe arrivata (Giovanni 2:4). Fino a quel momento, aveva goduto di una protezione unica, perché la Sua ora non era ancora giunta (Giovanni 7:30, 8:20). Ma ora Gesù sapeva che era venuta la sua ora. Parlò di questa consapevolezza in Giovanni 12:23-27, affermando addirittura: “Per questo io sono giunto a quest’ora”.
i. Sì, era venuta la Sua ora. Il ministero pubblico di Gesù si era concluso, e nel giro di ventiquattro ore sarebbe stato crocifisso. Era l’inizio della fine, e Gesù usò le Sue ultime ore preziose per servire e preparare i Suoi discepoli.
c. Di passare da questo mondo al Padre: Anche se la croce non viene menzionata espressamente in Giovanni 13:1, su quasi ogni parola se ne intravede l’ombra. Vediamo l’ombra della croce su era venuta la Sua ora. Vediamo l’ombra della croce su li amò fino alla fine. Ma vediamo l’ombra della croce anche in passare da questo mondo. La frase è formulata con parole sommesse, ma possiamo scorgerne la cruda realtà. Gesù sarebbe potuto passare da questo mondo al Padre solo attraverso la croce.
i. “Quando qualcuno è in procinto di partire per un paese lontano e ha sistemato ogni impegno necessario con il mondo esterno, desidera passare il tempo che gli resta in dolce compagnia dei propri cari.” (Morrison)
d. Avendo amato: Senza alcun dubbio, Gesù aveva amato i propri discepoli. Li aveva guidati, istruiti, si era occupato di loro e li aveva protetti. Ciò che Gesù aveva dato loro era più di quanto qualsiasi altro maestro o leader avesse mai potuto o voluto offrire ai propri discepoli.
e. Avendo amato i suoi: Gesù ha un amore che prova per tutte le persone in generale e un amore che Egli ha per i suoi. Non è l’amore di Gesù ad essere differente, ma ad esserlo è la dinamica di ogni relazione d’amore. L’amore di Gesù per i suoi è superiore perché è corrisposto – l’amore risponde all’amore.
i. Gesù ha fatto alcune cose per tutti gli uomini e ha anche fatto tutto per alcuni uomini – i suoi che erano nel mondo.
ii. “L’amore di Dio esteso a tutto ‘il mondo’ (Giovanni 3:16) non viene spodestato dall’amore che Gesù ha per i propri amici, i quali ne sperimentano la pienezza.” (Bruce)
iii. Questi discepoli, ma anche tutti gli altri, erano e sono davvero i suoi, i quali appartengono a Gesù.
·Erano i suoi, perché li aveva scelti.
·Erano i suoi, perché si era donato completamente a loro.
·Erano i suoi, perché Gli erano stati dati dal Padre.
·Erano i suoi, perché presto li avrebbe riscattati.
·Erano i suoi, perché li aveva conquistati.
·Erano i suoi, perché si erano arresi a Lui.
f. Li amò fino alla fine: Gesù aveva amato i suoi, ma non aveva ancora smesso di amarli: li avrebbe amati fino alla fine. L’idea alla base dell’espressione fino alla fine è “al massimo, nella misura massima.”
i. “‘Nella misura massima’ sarebbe un rendimento migliore dell’originale eis telos di quanto lo sia ‘fino alla fine’. Non significa solamente che Gesù continuò ad amare i propri discepoli fino alla fine della propria carriera terrena, ma anche che il Suo amore non aveva limiti.” (Tenney)
ii. Fino alla fine significa fino alla fine della vita terrena di Gesù. Sebbene i discepoli Lo avessero disertato, Egli non li abbandonò mai. Sebbene avessero smesso di pensare a Gesù e pensassero solamente a loro stessi, Egli non smise mai di pensare a loro. Chi aveva i problemi peggiori? Gesù o i discepoli? Chi si preoccupava di più per gli altri? Egli li amò fino alla fine.
iii. Fino alla fine indica un amore senza fine. Gesù non smetterà mai di amare i suoi. Non è un amore che va e viene, che oggi c’è e domani non c’è più.
iv. Fino alla fine significa un amore che raggiunge la massima misura. Alcune traduzioni riportano: “Li amò al massimo”. Gesù versò la coppa del proprio amore per noi fino a svuotarla.
2. (2-3) Il cuore di Giuda e il cuore di Gesù.
E, finita la cena, avendo già il diavolo messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani, e che egli era proceduto da Dio e a Dio ritornava.
a. Finita la cena: Alcuni degli antichi manoscritti leggono durante la cena piuttosto che finita la cena. Sembra che la traduzione alternativa sia la più indicata, considerato che nei manoscritti greci la differenza è solamente di una lettera.
i. “La lettura ‘durante la cena’ è preferibile alla variante ‘finita la cena’, principalmente perché dal versetto 13:30 è evidente che la cena non si fosse ancora conclusa. Questo ci fa capire che la cena era già in corso, quando Gesù si alzò e cominciò a lavare i piedi dei discepoli.” (Bruce)
ii. “Alcuni manoscritti riportano essendo finita (genomenou) ed altri ‘mentre era in corso (ginomenou). Entrambe le letture sono ben documentate.” (Tasker)
b. Avendo già il diavolo messo in cuore a Giuda: Una migliore traduzione sarebbe “Il diavolo aveva già deciso che Giuda Iscariota, figlio di Simone, avrebbe dovuto tradirlo”. Satana era alla ricerca di un uomo che tradisse Gesù, ed è probabile che per questo preparasse Giuda già da tanto tempo. Adesso la scelta era fatta, e Giuda era diventato il suo uomo.
i. Bruce preferisce la traduzione che fu il cuore del diavolo ad alimentare l’impulso malvagio contro Gesù, e che fu il diavolo ad imprimere quell’impulso in Giuda.
c. Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani: Non si tratta di qualcosa di cui Gesù era appena venuto a conoscenza. All’inizio del Suo ministero Egli affermò: “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato ogni cosa in mano” (Giovanni 3:35). Eppure, era importante, in quel momento e in quelle circostanze particolari, che Gesù sapesse che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani.
i. Era importante a motivo dell’ora. Gesù stava per affrontare l’agonia della crocifissione e il terrore di trovarsi al posto dei peccatori a subire la giusta ira di Dio Padre. Allo stesso tempo, Gesù affrontò la situazione da vincitore, non da vittima. Egli avrebbe comunque potuto tirarsi indietro in qualsiasi momento, perché il Padre gli aveva dato tutto nelle mani.
ii. Era importante a motivo della circostanza. Gesù stava per abbassarsi, chinarsi in umile servizio ai Suoi discepoli. Non servì in quel modo umile per debolezza, ma da una posizione di piena autorità, perché il Padre gli aveva dato tutto nelle mani.
iii. I resoconti del Vangelo spesso non ci rivelano il movente o il pensiero a sostegno delle azioni di Gesù. Qui la cosa è diversa. Giovanni ci dice esattamente perché Gesù lavò i piedi ai discepoli e perché parlò loro con grande amore nei capitoli seguenti. Forse fu lui stesso a chiedere il motivo a Gesù, e Gesù glielo rivelò.
iv. “Giovanni ci aiuta a dare uno sguardo più profondo alla consapevolezza interiore di Gesù rispetto ai Vangeli Sinottici. È possibile che avesse prestato più attenzione a quei dettagli o che Gesù si fosse confidato con lui.” (Tenney)
d. E che egli era proceduto da Dio e a Dio ritornava: Non solo Gesù era consapevole della propria autorità, ma conosceva anche la Sua relazione con Dio. Conosceva la propria identità, colui che era proceduto da Dio e che a Dio ritornava. Conscio del proprio passato e del proprio futuro con Dio Padre, decise di glorificarlo nel presente.
i. A volte, quando pretendono di ricevere un trattamento migliore, le persone dicono o pensano: “Ma tu sai chi sono io?” Gesù era ben consapevole della propria grandezza più di chiunque altro, ma anziché aspettarsi un trattamento migliore, fu Lui a trattare meglio gli altri.
ii. “Non fu a prescindere, bensì a causa della consapevolezza della Sua origine e destinazione divina che Gesù si alzò durante la cena ed assunse l’atteggiamento e la posa di uno schiavo; poiché Egli era un servo nella verità, il Servo ideale descritto dal profeta Isaia.” (Tasker)
3. (4-5) Gesù lava i piedi ai Suoi discepoli.
Si alzò dalla cena e depose le sue vesti; poi, preso un asciugatoio, se lo cinse. Dopo aver messo dell’acqua in una bacinella, cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui era cinto.
a. Si alzò dalla cena e depose le sue vesti: Con delle frasi brevi e vivide, Giovanni descrive il gesto straordinario fatto da Gesù in quella notte indimenticabile. Nonostante dall’evento siano passati molti anni, Giovanni ci dà l’impressione di scrivere come se ricordasse ancora ogni singolo dettaglio.
i. “Ci sembra chiaro che il resoconto di Giovanni sia una testimonianza oculare di una persona che aveva osservato tutto con stupore e aspettazione, descrivendo con frasi corte ed incisive.” (Trench)
ii. “Ogni gesto durante quest’incredibile scena è impresso nella mente di Giovanni. ‘Poi versò dell’acqua in una bacinella’, la bacinella fornita dal padrone di casa come parte dei preparativi necessari.” (Dods)
b. Cominciò a lavare i piedi dei discepoli: In un momento di grande importanza, Gesù fece qualcosa che ai discepoli doveva essere sembrata quasi una follia: cominciò a lavare i piedi dei discepoli, un compito destinato agli schiavi più umili.
i. In questo momento decisivo, nell’ultima notte prima delle torture della croce, Gesù non pensò a sé stesso. Pensò ai Suoi discepoli, dimostrando davvero che li amò fino alla fine. Dopo tutto, i discepoli Lo avevano trattato male e stavano per trattarlo ancora peggio, lasciandolo completamente solo; eppure, Lui li amò.
ii. Gesù diede tutto sé stesso per lavare i loro piedi, facendo un lavoro meticoloso. Prima di tutto, si alzò dalla cena. Poi depose le Sue vesti, che molto probabilmente gli ricordarono ciò che lo aspettava di lì a poche ore, quando sarebbe stato spogliato delle Sue vesti e crocifisso. Successivamente Gesù, preso un asciugatoio, se lo cinse. Infine, mise dell’acqua in una bacinella. Se Gesù avesse voluto dare semplicemente una dimostrazione di quello che è un servo, avrebbe delegato tutto quel lavoro preparatorio a un servo vero o a uno dei Suoi discepoli. Poi avrebbe velocemente passato un asciugamano umido su qualche piede sporco e avrebbe considerato il lavoro finito, dando una dimostrazione di servizio e guida amorevole. Ma Gesù non fece così, anzi donò tutto sé stesso a quel compito.
iii. Si trattava di un atto estremo di servizio. Secondo le norme e le tradizioni giudaiche che regolamentavano la relazione tra maestro e discepolo, un maestro non aveva il diritto di pretendere né di aspettarsi che i suoi discepoli gli lavassero i piedi, figurarsi se era il Maestro a doverli lavare a loro – era a dir poco inconcepibile.
c. E ad asciugarli con l’asciugatoio di cui era cinto: Vedere Gesù girare intorno al tavolo, lavare ed asciugare i piedi dei discepoli dev’essere stata una scena sbalorditiva. Luca 22:23 dice che i discepoli entrarono nella stanza discutendo su chi fosse il maggiore tra di loro. Con le proprie azioni Gesù fece vedere in che cosa consiste la vera grandezza.
i. Era consuetudine che i servi più umili lavassero i piedi agli ospiti che entravano man mano in casa, soprattutto in occasioni di pasti formali come questo. Per qualche ragione, ciò non avvenne quando Gesù e i discepoli entrarono nella stanza. Consumarono il loro pasto con i piedi sporchi.
ii. La situazione era più strana di quanto possiamo immaginare. Innanzitutto, a causa dei sandali che indossavano e delle strade polverose che percorrevano, i commensali avevano i piedi sporchi. In secondo luogo, i discepoli stavano consumando il pasto formale intorno ad un tavolo noto con il nome di triclinium, un tavolino basso come quelli da tè e a forma di U. L’importanza degli ospiti alla cena si rifletteva da quanto vicini sedessero a chi ospitava o conduceva l’evento. Data la bassezza del tavolo, non era possibile sedere su delle sedie. Stavano piuttosto appoggiati su dei cuscini, con i piedi dietro di loro. I piedi sporchi erano chiaramente visibili a tutti e probabilmente emanavano cattivo odore.
iii. Nessuno dei discepoli aveva intenzione di lavare i piedi agli altri. Ognuno di loro avrebbe lavato volentieri i piedi a Gesù, ma in quel caso avrebbe dovuto fare lo stesso agli altri discepoli, cosa che sarebbe apparsa un’intollerabile ammissione di inferiorità di fronte agli altri, visto che si contendevano il primo posto tra loro. E così rimasero tutti con i piedi sporchi.
d. Cominciò a lavare i piedi dei discepoli: In tutto ciò Gesù mise in atto una parabola per i discepoli, consapevole che le azioni gridano più forte delle parole. E così, volendo insegnare ai Suoi discepoli arroganti e contenziosi il significato della vera umiltà, non si limitò solo all’uso delle parole, ma mostrò con le proprie azioni l’opera che avrebbe compiuto per conto dei Suoi.
·Gesù si alzò dalla cena, un luogo di tranquillità e di conforto.
·Gesù si alzò dal proprio trono in cielo, un luogo di tranquillità e di conforto.
·Gesù depose le sue vesti, spogliandosi della propria copertura terrena.
·Gesù depose la Sua gloria, spogliandosi della propria copertura celeste.
·Gesù preso un asciugatoio, se lo cinse, pronto per mettersi all’opera.
·Gesù prese la forma di servo e scese sulla terra pronto a mettersi all’opera.
·Gesù mise dell’acqua in una bacinella, pronto a lavare.
·Gesù versò il proprio sangue per lavarci dalla colpa e dalla punizione del peccato.
·Gesù si mise di nuovo a tavola (Giovanni 13:12) dopo aver lavato loro i piedi.
·Gesù si è seduto di nuovo alla destra del Dio Padre dopo averci purificati.
i. “Si tratta di una parabola in azione, che fa da esempio per il grande principio di umile servizio – un servizio che trova la propria massima espressione nella croce.” (Morris)
ii. “‘Sapendo che era venuto da Dio e che a Dio se ne tornava; sapendo che ‘il Padre gli aveva dato tutto nelle mani’ anche quando si inginocchiò di fronte a quegli uomini, che cosa fece? Trionfò? Mise in mostra la propria maestà, il proprio potere? Pretese di essere servito? ‘Si cinse di un asciugatoio e lavò i piedi dei discepoli!’” (Maclaren)
iii. “La forma di Dio non fu data in cambio della forma di servo, ma è proprio nella forma di servo che fu rivelata la forma di Dio. In quel gesto i discepoli, malgrado in quel frangente non fossero in grado di comprendere, videro una rara rivelazione dell’autorità e della gloria della Parola incarnata, nonché una rara dichiarazione del carattere del Padre stesso.” (Bruce)
iv. Decine di anni dopo, istruendo i cristiani riguardo all’umiltà, Pietro scrisse: Sì, sottomettetevi tutti gli uni agli altri e rivestitevi di umiltà (1 Pietro 5:5), che letteralmente si può tradurre: “Cingetevi di un asciugatoio di umiltà gli uni verso gli altri”. Ciò che Gesù fece quella sera rimase impresso nella sua mente e nel suo cuore.
4. (6-8) Gesù prevale sulle obiezioni di Pietro e gli lava i piedi.
Venne dunque a Simon Pietro. Ed egli gli disse: «Signore tu lavi i piedi a me?». Gesù rispose e gli disse: «Quello che io faccio, ora non lo comprendi, ma lo comprenderai dopo». Pietro gli disse: «Tu non mi laverai mai i piedi». Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non avrai nessuna parte con me».
a. Tu non mi laverai mai i piedi: Pietro doveva aver pensato: “Gli altri discepoli non hanno capito niente, se si lasciano lavare i piedi da Gesù. Lui sicuramente vuole che protestiamo, che proclamiamo la Sua grandezza e che non siamo affatto degni di farci lavare i piedi da Lui”. Per questa ragione, Pietro si lasciò andare a questa dichiarazione plateale.
i. “Si trattava di modestia spropositata, umiltà piena di orgoglio.” (Trapp)
ii. Al contempo, è chiaro che Pietro non si sentiva a proprio agio a farsi servire così umilmente da Gesù. In confronto a una tale manifestazione del cuore da servo di Gesù, Pietro e gli altri apparivano orgogliosi.
iii. “La parola mi non è enfatica. Per Pietro farsi lavare i piedi è già un problema, ma è la Persona che sta per compiere un tale gesto ad offenderlo veramente.” (Alford)
b. Se non ti lavo, non avrai nessuna parte con me: Pietro non poté fare altro che accettare il gesto di Gesù, il quale divenne un esempio per noi. Se non accettiamo l’umile servizio di purificazione che Egli vuole fare in noi, non abbiamo nessuna parte con Lui.
·Pietro predicava la buona notizia del regno e cacciava i demoni nel nome di Gesù – eppure aveva ancora bisogno che gli venissero lavati i piedi.
·Pietro vide Gesù trasfigurato nella Sua gloria insieme a Mosè e ad Elia, una meravigliosa esperienza spirituale – eppure aveva ancora bisogno che gli venissero lavati i piedi.
·I piedi di Pietro camminarono sull’acqua per mezzo di un meraviglioso atto di fede – eppure aveva ancora bisogno che gli venissero lavati i piedi.
i. Il lavacro dei piedi fu lo spunto per un’importante lezione d’umiltà e non solo. Mostrava anche che Gesù non ha alcuna comunione né alcuna profonda connessione con coloro che non sono stati purificati da Lui.
ii. “Le stesse buone intenzioni motivate da una falsa umiltà impedivano a Pietro (e impediscono a molti altri oggi) di chinarsi per ricevere dalle mani del Signore quel lavaggio spirituale assolutamente necessario per avere parte con Lui.” (Alford)
iii. Siamo grati che Gesù non abbia detto: “Se non hai grande santità, non hai parte alcuna con me”. Siamo felici che non abbia detto: “Se non sei un esperto della Bibbia, non hai parte alcuna con me”. Avere parte con Gesù comincia semplicemente ricevendo qualcosa da Lui, non raggiungendo un qualche traguardo.
iv. La dichiarazione di Gesù ci mostra anche che la lavanda dei piedi in sé non era l’aspetto davvero importante. Benché anche a Giuda furono lavati i piedi, non ebbe nessuna parte con Gesù, perché non Gli permise di lavarlo nel vero senso inteso qui.
v. “Non è il centimetro di pelle lavato che importa, ma è l’accettare l’umile servizio di Gesù.” (Morris)
5. (9-11) Pietro chiede a Gesù di lavarlo interamente.
Simon Pietro gli disse: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo». Gesù gli disse: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno che di lavarsi i piedi ed è tutto mondo; anche voi siete mondi, ma non tutti». Egli infatti sapeva chi lo avrebbe tradito; perciò disse: «Non tutti siete mondi».
a. Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo:Anche nella sua richiesta di essere lavato per intero, Pietro si mostrò ancora riluttante a lasciar fare a Gesù come voleva. Anzi, cercava di dire a Gesù che cosa fare, il quale, sebbene fosse il servo di tutti, era ed è ancora il leader stabilito da Dio. Non avrebbe mai permesso a Pietro di prendere in mano le redini della situazione e far andare tutto nella direzione sbagliata.
i. “L’umiltà di Pietro è abbastanza sincera da permettergli di vedere l’incongruenza del lavaggio dei piedi da parte di Gesù; non è però abbastanza profonda da renderlo consapevole dell’incongruenza della sua opposizione al Maestro, cercando di dettargli cosa fare.” (Dods)
ii. “Un momento prima ha detto al suo Maestro che stava facendo troppo; adesso Gli dice che sta facendo troppo poco.” (Dods)
iii. A volte possiamo mostrare di avere un cuore di servo accettando il servizio degli altri verso di noi. Se serviamo solamente e rifiutiamo di essere serviti, può darsi che si tratti di un segno di orgoglio ben nascosto e profondamente radicato in noi. “L’umiltà dell’uomo non comincia con l’offrire il proprio servizio, ma con la prontezza a riceverlo, perché nella nostra offerta di servizio potrebbe nascondersi molto orgoglio e senso di superiorità.” (Temple)
b. Chi è lavato tutto non ha bisogno che di aver lavati i piedi: Facendo riferimento alla lunga tradizione biblica della pratica del lavaggio fisico come simbolo della purificazione spirituale, Gesù insegnò che esiste un bagno iniziale, distinto dal lavaggio ripetuto e costante. Abbiamo bisogno di essere lavati per mezzo della nostra fede in Gesù e per quello che ha fatto per noi sulla croce, lasciandoci intendere che questo lavacro è avvenuto una volta per tutte. Eppure, dopo la purificazione iniziale, dobbiamo continuamente lasciare che i nostri piedi siano lavati attraverso una relazione costante con Gesù e la nostra fiducia in Lui.
i. “Il sacerdote di Dio, al momento della prima consacrazione, veniva lavato dalla testa ai piedi, essendo così battezzato per il servizio al tempio. Ciononostante, ogni volta che si apprestava ad offrire un sacrificio, doveva lavarsi i piedi e le mani nella conca di bronzo.” (Spurgeon)
6. (12-14) Gesù spiega ciò che ha appena fatto ed esorta i discepoli a seguire il Suo esempio.
Così, dopo aver lavato i piedi, riprese le sue vesti, si mise di nuovo a tavola e disse loro: «Comprendete quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri».
a. Comprendete quello che vi ho fatto? La vita intera di Gesù costituiva una lezione ed un esempio per i discepoli, e in quel momento Egli ritenne importante attirare la loro attenzione su ciò che aveva appena fatto. Lavare i piedi significava qualcosa, e Gesù non avrebbe mai lasciato che i discepoli fraintendessero.
b. Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono: Gesù riconobbe ed incoraggiò la devozione dei discepoli nei Suoi confronti. Era il loro Maestro e il loro Signore, e a nessun altro Maestro o Signore avrebbero dovuto mostrare tale devozione.
c. Anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri: Come loro Maestro e Signore, Gesù comandò loro di mostrare gli uni agli altri lo stesso amore umile e sacrificale. Il Suo esempio avrebbe dovuto influenzare il loro atteggiamento e le loro azioni. Ciò vale per ogni vero seguace di Gesù Cristo (chiunque Lo chiami Maestro e Signore), ma ancora di più per quelli che sono o desiderano essere conduttori nel popolo di Dio.
i. “Se c’è qualche atto di gentilezza o d’amore che possiamo mostrare al più meschino o al più oscuro del popolo di Dio, dobbiamo essere disposti a farlo – ad essere servi dei servi di Dio.” (Spurgeon)
ii. Anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri: C’è chi cerca di obbedire a questo comandamento attraverso il cerimoniale della lavanda dei piedi. È ovvio che, se viene fatto con le giuste intenzioni, può essere una benedizione, ma non era questa l’intenzione di Gesù. “Ogni anno inscenano un lavaggio dei piedi teatrale e, quando hanno concluso questa cerimonia vuota e sterile, pensano di aver compiuto il proprio dovere e quindi di essere liberi di disprezzare i propri fratelli. Oltretutto, dopo aver lavato i piedi a dodici uomini, torturano crudelmente tutte le membra di Cristo, sputando in faccia a Cristo Stesso. Questa commedia cerimoniale non è altro che una vergognosa parodia di Cristo. Ad ogni modo, Cristo non sta istituendo una cerimonia annuale, ma ci dice piuttosto di essere pronti a lavare i piedi ai nostri fratelli nel corso della nostra vita.” (Calvino, citato in Morris)
iii. “L’artificiosa formalità del pedilavium del Giovedì Santo, una volta che i vescovi, gli abati e i sovrani hanno lavato i piedi ai poveri secondo la tradizione, può forse commemorare il gesto del nostro Signore, ma nella sua natura ne rappresenta a malapena lo spirito.” (Bruce)
d. Lavare i piedi gli uni agli altri: Anche noi, come i discepoli, laveremmo con piacere i piedi a Gesù. Ma Egli ci dice di lavare i piedi gli uni agli altri. Tutto quello che facciamo per gli altri, purché elimini la sporcizia del mondo e la polvere della sconfitta e dello scoraggiamento, è lavare i piedi.
i. È facile per noi criticare coloro che hanno i piedi sporchi, anziché lavarglieli. “Nel mondo sentiamo: ‘La vedete quella macchia? Chissà dove sarà andato a camminare quell’uomo stamattina. Guardategli i piedi! È andato sicuramente nel fango! Guardate, ne ha dappertutto’. Questo è il modo di fare del mondo – ma non certo di Cristo! Egli non dice nulla, anzi prende una scodella e comincia a lavare via le impurità. Non giudicate e non condannate; piuttosto, cercate il ristabilimento e il miglioramento degli erranti.” (Spurgeon)
ii. Se abbiamo intenzione di lavare i piedi agli altri, dobbiamo stare attenti alla temperatura dell’acqua. A volte proviamo a lavare i piedi con dell’acqua troppo calda –siamo troppo ferventi, troppo zelanti. Altre volte l’acqua è troppo fredda – il nostro cuore è freddo e distante da loro. La temperatura deve essere tiepida. Dobbiamo anche ricordare che non possiamo lavare a secco i piedi di un’altra persona. Gesù ci ha lavati con l’acqua della parola (Efesini 5:26), ed è con quella stessa “acqua” che dovremmo ministrare agli altri.
7. (15-17) L’importanza di seguire l’esempio di umile servizio mostratoci da Gesù.
«Io infatti vi ho dato l’esempio, affinché come ho fatto io facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: Il servo non è più grande del suo padrone, né il messaggero più grande di colui che l’ha mandato. Se sapete queste cose, siete beati se le fate».
a. Io infatti vi ho dato l’esempio, affinché come ho fatto io facciate anche voi: Gesù era molto più che un esempio per i Suoi discepoli, i quali avevano bisogno di qualcosa di più che di un semplice esempio. Ed è proprio ciò che Gesù fu per loro e per tutti coloro che Lo avrebbero seguito, i quali devono guardare a Lui come esempio di comportamento e d’azione.
i. “Esistono fin troppe persone che professano di essere disposte a confidare in Gesù Cristo come Purificatore delle loro anime, ma che non sono altrettanto disposte ad accettare il Suo Esempio come modello per la loro vita.” (Maclaren)
b. Il servo non è più grande del suo padrone, né il messaggero più grande di colui che l’ha mandato: Se Gesù, il nostro padrone e colui che ci manda — se questo Gesù servì in modo tanto umile, è ancora più opportuno che i Suoi servi e i Suoi inviati facciano lo stesso.
i. Il messaggero: “In tutto il Vangelo questo è l’unico punto in cui compare il sostantivo tradotto con ‘messaggero, colui che viene inviato’ (in greco apostolos), e non viene usato con una connotazione ufficiale.” (Bruce)
ii. “Egli dà la certezza a coloro che procedono da Lui, inviati come Suoi apostoli, di essere identificati con Lui Stesso e con Dio.” (Dods)
c. Se sapete queste cose, siete beati se le fate: Essere umili e servi nella teoria non vale molto. Ma nella pratica essere servi compiace Dio, adempie la nostra chiamata e porta benedizione e felicità.
i. “Se c’è una posizione nella chiesa in cui bisogna lavorare duro e per cui non si riceve alcun ringraziamento, assumetela voi e siatene contenti. Se potete svolgere un servizio che pochi vogliono fare o che viene apprezzato solo quando sono gli altri a svolgerlo, fatelo con santo diletto. Bramate il lavoro umile e, quando l’ottenete, siate contenti mentre lo adempite. Sono pochi quelli che si precipitano verso le posizioni più umili, e di certo nessuno ve le ruberà.” (Spurgeon)
B. Gesù manda via Giuda dopo avergli mostrato il Suo favore.
1. (18-20) Gesù rivela che uno tra loro Lo tradirà.
«Non parlo di voi tutti; io conosco quelli che ho scelto, ma bisogna che si adempia questa Scrittura: “Colui che mangia il pane con me, mi ha levato contro il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora prima che avvenga, affinché quando sarà avvenuto, crediate che io sono il Cristo. In verità, in verità vi dico: Chi riceve colui che manderò, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato».
a. Io conosco quelli che ho scelto: Quando Gesù sceglie una persona, la conosce già. Non sceglie a prescindere dalla Sua conoscenza di chi sia e di che cosa farà. Era importante che Gesù rendesse noto ai discepoli che non era affatto sorpreso dall’imminente tradimento.
b. Mi ha levato contro il suo calcagno: Gesù pensava al Salmo 41:9 quando pronunciò queste parole. Si trattava di un attacco infido e inaspettato, o di un approfittarsi senza scrupoli di qualcuno. Secondo la cultura biblica, il codice di ospitalità e di condivisione di un pasto asseriva che, se colui che mangia il pane con me avesse poi levato contro di me il suo calcagno, avrebbe rappresentato un segno di grande tradimento e slealtà.
c. Ve lo dico fin d’ora prima che avvenga, affinché quando sarà avvenuto, crediate che io sono: Gesù non parlò ai propri discepoli come se fosse appena venuto a conoscenza dell’incombente tradimento; in realtà, l’aveva sempre saputo. Lo disse affinché i discepoli, quelli fedeli, continuassero a confidare in Lui.
d. Chi riceve colui che manderò, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato: Gesù ricordò a tutti i Suoi discepoli – a quelli fedeli e a Giuda – che la Sua opera non si era ancora conclusa. Giuda non avrebbe vinto; l’opera di Gesù sarebbe continuata, e i discepoli sarebbero stati inviati come Suoi rappresentanti. Voleva anche che Giuda sapesse che respingere Lui significava respingere il Dio che Lo aveva mandato.
2. (21-26) Gesù identifica Giuda come Suo traditore e gli mostra amore per l’ultima volta.
Dette queste cose, Gesù fu turbato nello spirito, e testimoniò e disse: «In verità, in verità vi dico che uno di voi mi tradirà». I discepoli allora si guardarono l’un l’altro, non riuscendo a capire di chi parlasse. Or uno dei discepoli, quello che Gesù amava, era appoggiato sul petto di Gesù. Allora Simon Pietro gli fece cenno di domandare chi fosse colui del quale egli parlava. E quel discepolo, chinatosi sul petto di Gesù, gli chiese: «Signore, chi è?». Gesù rispose: «È colui al quale io darò il boccone, dopo averlo intinto». E intinto il boccone, lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.
a. Gesù fu turbato nello spirito: Il tradimento di Giuda aveva turbato Gesù, il quale non era insensibile né distaccato emotivamente dagli eventi riguardanti la Sua Passione. Egli amava Giuda ed era turbato molto più a motivo di lui che di sé stesso.
i. “Sebbene Giovanni dipinga Gesù come colui che ha tutto sotto controllo, non vuole però che pensiamo che fosse indifferente agli eventi che stava attraversando.” (Morris)
b. In verità, in verità vi dico che uno di voi mi tradirà: Rivelando che uno di loro era il traditore, Gesù mostrò di avere la situazione sotto controllo; non era stato colto di sorpresa.
c. Non riuscendo a capire di chi parlasse: Agli altri discepoli non era affatto ovvio che Giuda fosse il traditore, e in lui non c’era nulla che destasse il loro sospetto. Si chiedevano piuttosto se Gesù intendesse che uno di loro l’avrebbe tradito involontariamente, magari per sbaglio – un tradimento che chiunque di loro avrebbe potuto compiere (Matteo 26:22).
d. Simon Pietro gli fece cenno di domandare chi fosse colui del quale egli parlava: La domanda di Pietro a Giovanni (qui denominato il discepolo che Gesù amava) nacque probabilmente da un desiderio di compiere un’azione preventiva. Pietro non poteva chiedere a Gesù in modo discreto, per cui si rivolse a Giovanni.
i. “Il fatto che Pietro fece cenno al discepolo che Gesù amava nel tentativo di ottenere informazioni sull’identità del traditore suggerisce che non fosse seduto vicino a Gesù; altrimenti glielo avrebbe potuto chiedere direttamente.” (Tasker)
ii. Che Gesù amava: Giovanni fa riferimento a sé stesso con questa frase per quattro volte nel Vangelo, ognuna delle quali connessa in qualche modo alla croce.
·In quest’occasione nella sala di sopra (Giovanni 13:23).
·Alla croce di Gesù (Giovanni 19:26).
·Al sepolcro vuoto (Giovanni 20:2).
·Con il Gesù risorto al Mare di Galilea (Giovanni 21:20).
iii. “Sappiamo che si trattava di Giovanni per molte ragioni, anche se non lo dice mai apertamente. Si nasconde dietro l’amore di Gesù, come dimostrazione del fatto che Giovanni gioiva nell’amore di Cristo, senza mai vantarsene egoisticamente.” (Spurgeon)
e. Chinatosi così sul petto di Gesù, gli chiese: Ad un pasto speciale o cerimoniale come questo, i commensali stavano appoggiati sul proprio addome intorno ad un tavolo a forma di U, appoggiandosi sul gomito sinistro e mangiando con la mano destra. Sembra che Giovanni, dalla sua posizione, si sia potuto inclinare leggermente ed essere abbastanza vicino a Gesù da potergli parlare a bassa voce ed essere comunque sentito.
i. Un discepolo sedeva a ciascun lato di Gesù. “Uno di loro era il divino Giovanni, e l’altro il diabolico Giuda. Uno di loro era il profeta dell’Apocalisse, e l’altro il figlio di perdizione.” (Spurgeon)
ii. “Il posto d’onore era alla sinistra e quindi leggermente alle spalle del commensale più importante. Il secondo per importanza era il posto alla sua destra, e l’ospite che l’occupava teneva la testa allo stesso livello del petto del capotavola. Chiaramente questa era la posizione occupata dal discepolo amato.” (Morris)
iii. “La postura normale a tavola era quella da seduti, come indicato dalle fonti rabbiniche. Chinarsi era la posizione usata per pasti speciali come feste, matrimoni e così via.” (Bruce)
iv. “I verbi per ‘reclinare’ suggeriscono che il pasto, nonostante avesse avuto luogo ‘prima della festa (ufficiale) della Pasqua’ (Giovanni 13:1), veniva trattato comunque dai partecipanti come cena pasquale.” (Bruce)
f. È colui al quale io darò il boccone, dopo averlo intinto: L’atto di offrire un tozzo di pane intinto rappresentava un onore speciale, un po’ come un brindisi ad un banchetto. Era un simbolo di cortesia e di stima.
i. “Non sembra improbabile che Giuda sedesse al posto d’onore. Dal resoconto di Matteo sembra chiaro che Gesù potesse parlargli senza che gli altri sentissero (Matteo 26:25).” (Morris)
ii. “Quando Gesù offre a Giuda il boccone speciale dal piatto comune, com’era tipico per l’organizzatore della festa fare nei confronti dell’ospite d’onore, vediamo un simbolo dell’amore divino, che cerca sempre di vincere il male con il bene.” (Tasker)
iii. A volte ci capita di immaginare che le persone siano contro di noi, anche quando non lo sono, tanto da renderci sospettosi, sgradevoli e timorosi. Gesù sapeva che Giuda era contro di Lui, eppure il Suo amore e la Sua bontà sembravano aumentare invece di diminuire. Gesù diede a Giuda persino l’opportunità di ravvedersi senza rivelare agli altri discepoli che fosse lui il traditore.
iv. Poco prima durante la cena, il lavacro dei piedi aveva dimostrato un livello d’amore sacrificale e di servizio che non si erano mai visti prima dell’evento della croce. In quest’occasione, il gesto di porgere il pane intinto a Giuda fu la dimostrazione della grandezza del Suo amore verso i nemici prima del sacrificio sulla croce.
v. Gesù rivelò il traditore a Giovanni e, a quanto pare, a nessun altro discepolo. Giovanni non cercò di fermare o di opporsi a Giuda, né ne spiega il motivo. È possibile che non avesse afferrato immediatamente le parole di Gesù o che le avesse trovate tanto scioccanti da rimanerne momentaneamente confuso.
3. (27-30) Giuda se ne va.
Or dopo quel boccone, Satana entrò in lui. Allora Gesù gli disse: «Quel che fai, fallo presto!». Ma nessuno di quelli che erano a tavola comprese perché gli avesse detto ciò. Alcuni infatti pensavano, poiché Giuda teneva la borsa, che Gesù gli avesse detto: «Compra le cose che ci occorrono per la festa»; oppure che desse qualcosa ai poveri. Egli dunque, preso il boccone, uscì subito. Era notte.
a. Dopo quel boccone, Satana entrò in lui: Sebbene Giuda avesse già meditato in cuor suo di tradire Gesù (Giovanni 13:2), le barriere dentro di lui crollarono nel momento in cui respinse il Suo amore e il Suo favore – e solo allora Satana entrò in lui.
i. “Accettando il boccone, Giuda si mostra del tutto impassibile all’invito d’amore; da quel momento diventa completamente il burattino di Satana.” (Tasker)
ii. “Satana non sarebbe potuto entrare in lui, se non gli fosse stato permesso l’accesso. Se Giuda fosse stato disposto a dire di no all’avversario, tutta la potenza d’intercessione del suo Maestro sarebbe stata a sua disposizione per rafforzarlo.” (Bruce)
b. Quel che fai, fallo presto: Gesù sapeva che ormai ogni appello alla coscienza o al cuore di Giuda non avrebbe avuto più alcun effetto. Essendosi oramai incamminato per quella strada, sarebbe stato meglio per il discepolo procedere subito. Giuda ora credeva di essere lui il maestro e che fosse il turno di Gesù di sottostare alle sue regole. Prima quest’illusione raggiungeva la fine, meglio era.
i. Matteo 26:25 riporta che Gesù disse altre parole a Giuda. Dopo aver rivelato che uno di loro l’avrebbe tradito (Giovanni 13:21), tutti chiesero a Gesù: “Sono io?” (Matteo 26:22). Quando Giuda, seduto accanto a Lui, Gli fece la stessa domanda, Gesù gli disse in privato: “Tul’hai detto!” (Matteo 26:25). Il punto è che Giuda sapeva che Gesù era a conoscenza del suo imminente tradimento.
ii. “Due aspetti, dunque, fecero leva su di lui in quel momento: la prima era la compunzione di essere stato scoperto; la seconda era la meravigliosa certezza di essere ancora amato quando gli fu teso il boccone come simbolo di amicizia. Ad entrambi quei sentimenti Giuda sbarrò il proprio cuore; e chiudendo il proprio cuore a Cristo, lo aprì al diavolo.” (Maclaren)
c. Nessuno di quelli che erano a tavola comprese: Se i discepoli (soprattutto Pietro) avessero capito, avrebbero fermato Giuda. Credevano che Giuda avesse delle faccende da sbrigare per il gruppo, come per esempio pagare le spese della cena o che desse qualcosa ai poveri.
i. Che desse qualcosa ai poveri: “È ben noto che il nostro Signore e i Suoi discepoli vivevano di carità pubblica; ciononostante, dedicavano parte di ciò che ricevevano per le elemosine. Da ciò impariamo che anche le stesse persone che vivono di carità devono condividere una piccola parte di quello che hanno per coloro che si trovano in maggiore bisogno o afflizione.” (Clarke)
d. Uscì subito: Con il sapore del boccone, che parlava dell’amore e del favore di Gesù, ancora in bocca, Giuda lasciò i propri compagni, il proprio Maestro e se ne andò scomparendo nella notte. Forse a causa degli eventi della cena Giuda aveva deciso di non volere niente a che fare con un Messia che lavasse i piedi e che si umiliasse fino a tanto.
i. “L’azione di Giuda fu molto più che un tradimento occasionale; si era venduto al potere del diavolo.” (Tenney)
ii. Giuda è l’esempio di come un uomo decaduto abbia bisogno di più che di un esempio e soprattutto di più che di un buon insegnamento. Il discepolo ebbe il miglior esempio e il miglior Maestro, ma rimase comunque perduto.
C. Un nuovo comandamento.
1. (31-32) Gesù dichiara che la croce è glorificazione – e non umiliazione – suprema.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è glorificato, e Dio è glorificato in lui. Se Dio è glorificato in lui, Dio lo glorificherà pure in sé stesso e lo glorificherà subito».
a. Ora il Figlio dell’uomo è glorificato: All’uscita di Giuda, Gesù sapeva già che tutto era stato avviato in vista del Suo arresto, processo, umiliazione, condanna, flagellazione, crocifissione e sepoltura. Aveva parlato della morte che si apprestava come glorificazione (Giovanni 12:23); quel momento era ora arrivato.
i. “La presenza di Giuda non fu, come invece pensano alcuni, un impedimento al grande compimento di questa glorificazione. Al contrario, fu proprio il suo tradimento a segnare il VERO INIZIO di quel compimento.” (Alford)
b. Glorificato… glorificato… glorificato… glorificherà… glorificherà: Gesù fece cinque riferimenti alla gloria in soli due versetti. Con giusta ragione, il mondo considerava la croce un simbolo di umiliazione, disonore e maledizione. Gesù guardava alla croce e, sapendo quello che stava per essere compiuto, poteva dire in tutta sincerità: “Glorificato”.
i. La croce fece conoscere perfettamente il cuore di Gesù; e per Gesù essere conosciuto significava essere glorificato. Il Suo amore stava per essere rivelato in modo nuovo. “Se la Sua morte è la Sua glorificazione, dev’essere perché nella Sua morte si adempie qualcosa che non si poteva ottenere interamente per mezzo della vita, per quanto onesta; né per mezzo delle parole, per quanto sagge e gentili; né per mezzo delle opere potenti, per quanto guaritrici e ristoratrici.” (Maclaren)
ii. “Gesù guarda alla croce mentre parla di gloria. Origene usa l’espressione straordinaria di ‘gloria umile’ per esprimere questa idea di gloria.” (Morris)
iii. “Egli chiama la Sua morte la sua gloria, considera la Sua corona di spine più preziosa del diadema di Salomone; guarda alle sue piaghe come se fossero lustrini, i colpi ricevuti in viso come lingotti, le sue ferite come gemme, gli sputi come olio profumato, la sua croce come il suo trono.” (Trapp)
2. (33) Gesù rivela apertamente che la Sua dipartita è vicina.
«Figlioli, per poco tempo sono ancora con voi; voi mi cercherete, ma come ho detto ai Giudei: “Dove io vado voi non potete venire”. Così adesso lo dico anche a voi».
a. Figlioli: È l’unico punto in tutti i Vangeli in cui Gesù si rivolge ai propri discepoli come figlioli, e non inteso come insulto. Lo usa per indicare un senso di tenerezza e di cura e per riconoscere la loro presente immaturità e dipendenza da Lui.
b. Per poco tempo sono ancora con voi… Dove io vado voi non potete venire: I discepoli dovevano sentirsi come se il mondo fosse crollato loro addosso. Avevano letteralmente lasciato tutto per seguire Gesù e si aspettavano di diventare funzionari d’alto livello nel Suo regno, quando avrebbe assunto il controllo politico d’Israele come Messia. Ma, dopo tre anni di attesa, disse Loro che stava per andare via!
3. (34-35) Gesù parla di un nuovo comandamento.
«Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri».
a. Un nuovo comandamento: La parola nel greco usata qui per nuovo denota freschezza, l’opposto di qualcosa di logoro, anziché qualcosa di recente o diverso. Non significa che quel comandamento era stato appena inventato, bensì che veniva presentato in un modo nuovo e fresco.
i. “‘Nuovo’ (kainen) denota freschezza o il contrario di ‘logoro’, invece di ‘recente’ o ‘diverso’.” (Tenney)
ii. “Il ‘nuovo comandamento’ (mandatum novum nella Vulgata) viene usato nella traduzione inglese dell’espressione per il Giovedì Santo, Maundy Thursday.” (Bruce)
b. Che vi amiate gli uni gli altri: Avremmo potuto pensare che il nuovo comandamento fosse quello di amare Gesù in modo straordinario. Invece, Gesù istruì sia loro che noi ad amarsi gli uni gli altri, enfatizzando che si sarebbe dovuto manifestare un amore speciale tra i seguaci di Gesù Cristo.
c. Come io vi ho amato: Il comandamento di amare non era nuovo; lo era piuttosto la misura dell’amore di Gesù, così come verrà dimostrato alla croce. L’amore era stato ridefinito attraverso il Suo esempio.
i. “Dobbiamo amare il nostro prossimo come noi stessi, ma dobbiamo amare i nostri fratelli e sorelle in Cristo come Egli ha amato noi, ovvero molto più di quanto amiamo noi stessi.” (Spurgeon)
d. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli: Gesù disse che l’amore sarebbe stato il segno distintivo dei Suoi discepoli. Non che l’amore per il mondo esterno non fosse importante o attinente, ma non veniva per primo. Ci sono altre misure di discepolato, ma sono solo successive a questo.
·Gesù ci identifica come Suoi discepoli dal nostro amore gli uni per gli altri.
·Possiamo identificarci come Suoi discepoli dal nostro amore gli uni per gli altri.
·Il mondo può identificarci come Suoi discepoli dal nostro amore gli uni per gli altri.
i. “Tertulliano scrive che i pagani del suo tempo (un secolo dopo la pubblicazione di questo Vangelo) dicevano dei cristiani: ‘Guardate come si amano gli uni gli altri!’” (Bruce)
4. (36-38) Gesù predice il rinnegamento di Pietro.
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gesù gli rispose: «Là dove io vado, tu non puoi seguirmi ora; ma mi seguirai più tardi». Pietro gli disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te». Gesù gli rispose: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: il gallo non canterà, prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte».
a. Signore, dove vai? Pietro (e gli altri discepoli) non avevano ancora compreso le parole di Gesù. Forse Pietro pensava che Gesù stesse per intraprendere un lungo viaggio senza di loro. A Pietro non bastava certo una semplice spiegazione.
b. Là dove io vado, tu non puoi seguirmi ora; ma mi seguirai più tardi: Pietro non aveva capito, ma Gesù sapeva. Sapeva che Pietro non avrebbe potuto seguir lo fino alla morte adesso, ma che lo avrebbe fatto più tardi.
c. Signore, perché non posso seguirti ora? Pietro sapeva di essere un discepolo di Gesù, e il dovere del discepolo era di seguire il rabbino. Inoltre, Pietro era tanto devoto al suo discepolato a Gesù che non Lo avrebbe solo seguito, ma esclamò: “Darò la mia vita per te”.
i. Noi crediamo a Pietro. Sarebbe morto per Gesù proprio in quel momento, ma più tardi fallì perché la sua devozione si basava sull’emozione, e nella crisi imminente l’emozione l’avrebbe tradito.
ii. Potremmo dire che il rinnegamento di Giuda fu deliberato e calcolato. Quello di Pietro fu invece spontaneo e accidentale. Il diniego di Pietro fu terribile, ma non allo stesso livello di quello di Giuda.
iii. Vediamo un Pietro diverso quando il suo cammino non si basa più sull’emozione, bensì sull’opera di Gesù sulla croce e sulla potenza dello Spirito Santo. “Cristo deve prima morire per Pietro, prima che Pietro possa morire per Lui.” (Clarke)
d. Prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte: Pietro affermò con totale sicurezza che avrebbe seguito Gesù e che sarebbe persino morto per Lui. Eppure, quando fu messo alla prova, non poté sopportare l’essere deriso a motivo di Gesù. Per lui, la lingua di una giovane serva era più affilata della spada del boia. Prima che sorgesse il sole il mattino dopo, avrebbe negato di conoscere Gesù per tre volte.
i. “Quando Pietro protestò, il nostro Signore gli mostrò di essere a conoscenza di ogni debolezza celata dentro di lui più di quanto Pietro stesso ne fosse consapevole.” (Morgan)
ii. “Il canto del gallo coincideva con la terza delle quattro vigilie notturne romane, a metà tra la mezzanotte e l’alba.” (Bruce)
iii. Il rinnegamento rimase impresso nella sua memoria. Quando Pietro predicò negli Atti, capitolo 3, li accusò di aver rinnegato Gesù (Atti 3:14). Verso la fine della sua vita descrisse alcuni uomini pericolosi come coloro che rinnegano il Signore (2 Pietro 2:1).
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