Giovanni 11




Giovanni 11 – Gesù riporta in vita Lazzaro

A. La morte di Lazzaro.

1. (1-3) Maria e Marta presentano una richiesta a Gesù.

Era allora malato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta, sua sorella. Or Maria era quella che unse di olio profumato il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; e suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle dunque mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

a. Era allora malato un certo: Qui ha inizio il miracolo più sorprendente compiuto da Gesù. Forse sarà da sciocchi credere che un miracolo sia più complicato di altri, ma questo settimo segno del Vangelo di Giovanni è davvero unico.

i. “Nella Bibbia non esiste un altro evento simile: la resurrezione di un uomo morto da quattro giorni, il cui corpo aveva già cominciato a decomporsi!” (Barclay)

ii. “È sorprendente che gli altri evangelisti abbiano omesso il racconto di un evento tanto significativo, da cui si evincono chiaramente alcuni dei tratti più importanti del carattere del nostro Signore. L’ipotesi di Ugo Grozio ci sembra oggi molto convincente. Egli suggerì che gli altri tre evangelisti avessero scritto i propri vangeli durante la vita di Lazzaro, e che non lo avessero menzionato per timore di una ritorsione da parte dei Giudei.” (Clarke)

iii. Morris suggerisce un’altra ragione per cui i Vangeli Sinottici non includono il racconto della resurrezione di Lazzaro: Pietro non era presente; in questo periodo egli era in Galilea, mentre Gesù si trovava a Perea e a Betania. Molti pensano che i Vangeli Sinottici si rifacciano alla testimonianza di Pietro riguardo al ministero e agli insegnamenti di Gesù.

iv. Lazzaro di Betania: “‘Lazzaro’, la forma greca di Eleazar, che significa ‘Dio è il mio soccorso’.” (Dods)

b. Lazzaro… Maria e di Marta, sua sorella: Gesù aveva un rapporto stretto con questa famiglia. Mentre Lazzaro era malato, era naturale che presentassero il proprio bisogno a Gesù. Si aspettavano che Egli intervenisse nei loro bisogni in maniera miracolosa, proprio come aveva fatto per tanti altri.

c. Signore, ecco, colui che tu ami è malato: Maria e Marta non chiesero a Gesù di recarsi da loro e guarire Lazzaro, non ne sentivano il bisogno: sarebbe stato sufficiente presentare il loro problema a Gesù.

i. “L’amore di Gesù non ci esime dai bisogni quotidiani e dalle malattie proprie della vita umana. Gli uomini di Dio sono pur sempre uomini.” (Spurgeon)

2. (4-6) Gesù tarda a rispondere.

E Gesù, udito ciò, disse: «Questa malattia non è a morte, ma per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato». Or Gesù amava Marta, sua sorella e Lazzaro. Come dunque ebbe inteso che Lazzaro era malato, si trattenne ancora due giorni nel luogo dove egli era.

a. Questa malattia non è a morte: Quando Gesù pronunciò queste parole, Lazzaro era già deceduto. Egli sapeva, tuttavia, che questa situazione era per la gloria di Dio e non per la morte. Gesù sapeva inoltre che gli eventi descritti in questo capitolo sarebbero stati la causa della determinazione dei capi religiosi di disfarsi di Lui una volta per tutte. Ciò vale a dire che il risultato finale sarebbe stato il Figlio di Dio glorificato nella Sua morte e resurrezione.

i. “L’unico modo d’intendere correttamente la risposta e il comportamento del Signore è questo: Egli sapeva e aveva previsto tutto fin dall’inizio.” (Alford)

ii. “Dal nostro punto di vista, avremmo dovuto dire che la malattia era per la morte, ma che alla fine avrebbe contribuito alla gloria di Dio. Tuttavia, colui che vede la fine fin dal principio reagisce con una magnificenza di stile che noi non potremmo mai imitare. Ecco perché il Signore non si esprime secondo l’apparenza né fa riferimento allo stato attuale delle cose, ma parla di quello che sarà nel lungo termine.” (Spurgeon)

b. Or Gesù amava Marta, sua sorella e Lazzaro: Giovanni ci ricorda che Gesù amava sinceramente Marta, sua sorella e Lazzaro. È un importante promemoria che mostra che la prova della loro fede non era un diniego del Suo amore per loro.

i. “La menzione a Marta, a sua sorella e a Lazzaro, uno per uno, mette in evidenza l’affetto personale di Gesù per ciascuno di loro. Non amava semplicemente la loro famiglia in generale; Egli amava Marta, amava Maria e amava Lazzaro.” (Morris)

ii. L’amore individuale di Gesù verso i Suoi tre amici è particolarmente significativo, se pensiamo alle loro differenze di temperamento e alle diverse fasi di vita i cui si trovavano.

iii. “Il discepolo che Gesù amava non era certo riluttante a riportare l’amore che Gesù nutriva anche per Lazzaro: non esiste gelosia tra coloro che vengono scelti dal Beneamato.” (Spurgeon)

c. Si trattenne ancora due giorni: Ci sembra strano che Gesù non avesse reagito immediatamente di fronte ad un tale bisogno. Quel ritardo era probabilmente un enigma per i discepoli ed un’agonia per Maria e Marta.

i. Non c’è dubbio che Gesù, così facendo, prolungò la sofferenza di Maria e Marta. Per loro sarebbero stati ancora due giorni di intenso dolore. Eppure, “il dolore si prolunga per lo stesso motivo per il quale viene inviato. Serve a poco inviarlo per poco tempo.” (Maclaren)

ii. Gesù aspettò volutamente di resuscitare Lazzaro, assicurandosi che fosse rimasto nel sepolcro per quattro giorni. “Lightfoot cita una tradizione interessante, quella di Ben Kaphra: ‘Il lutto raggiunge il massimo dell’intensità il terzo giorno. Per tre giorni lo spirito si libra sulla tomba, come se potesse tornare nel proprio corpo da un momento all’altro; quando però vede il proprio volto cambiare (per via della putrefazione), si ritira ed abbandona il corpo’.” (Dods)

iii. Per ben tre volte nel Vangelo di Giovanni troviamo qualcuno di caro a Gesù che Gli chiese di fare qualcosa (Giovanni 2:1-11 e 7:1-10). In ognuno dei tre casi, Gesù reagì allo stesso modo.

·Inizialmente Gesù si rifiutò di soddisfare la loro richiesta, agendo solamente in un secondo momento in modo da mostrare che Egli fa ogni cosa secondo il tempo e la volontà di Dio e non dell’uomo.

·Per mezzo delle Sue azioni, Gesù dimostra che il Suo ritardo non è un rifiuto, bensì serve a rendere maggiore gloria a Dio.

3. (7-10) Gesù decide coraggiosamente di recarsi in Giudea e a Gerusalemme.

Poi disse ai suoi discepoli: «Torniamo di nuovo in Giudea». I discepoli gli dissero: «Maestro, i Giudei poco fa cercavano di lapidarti e tu vai di nuovo là?». Gesù rispose: «Non vi sono forse dodici ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo, ma se uno cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

a. Torniamo in Giudea: Gesù avrebbe potuto resuscitare Lazzaro a chilometri di distanza. Per via dell’opposizione dei capi religiosi, la Giudea era ormai un posto pericoloso per Gesù. Ciononostante, Egli era disposto a tornare là – malgrado gli avvertimenti dei Suoi discepoli.

b. Non vi sono forse dodici ore del giorno? I discepoli di Gesù rimasero scioccati all’idea che il loro Signore avesse deciso di tornare in Giudea, lì dove era ricercato. La Sua risposta fu che aveva ancora del lavoro da compiere. Le dodici ore sono metaforiche ed indicano il tempo datogli da Dio Padre per adempiere il Suo ministero terreno.

i. Possiamo trovare diverse applicazioni pratiche a questa frase.

·Niente può ridurre il nostro tempo.

·C’è abbastanza tempo per fare tutto quello va fatto.

·Abbiamo solo quel tempo e non dobbiamo sprecarlo.

ii. “Gesù afferma che un uomo deve terminare la propria giornata di lavoro entro quel giorno, perché, quando giunge la notte, il lavoro è finito.” (Barclay)

iii. “Ci sono solo dodici ore di giorno e, prima di rendersene conto, ci sarà già il tramonto. Porta a termine ciò per cui Dio ti ha mandato qui.” (Morrison)

c. Se uno cammina di giorno, non inciampa: Durante queste ore di luce niente sarebbe potuto accadere a Gesù e ai Suoi discepoli. Avevano del lavoro da concludere prima della notte della Passione di Gesù.

i. “Il Padre mi ha dato un tempo prestabilito nel quale operare; durante questo tempo non mi sento in pericolo e cammino nella Sua luce, come un viaggiatore che si muove nella luce del giorno.” (Alford)

4. (11-15) Gesù parla apertamente della morte di Lazzaro.

Dopo aver detto queste cose, soggiunse: «Il nostro amico Lazzaro si è addormentato, ma io vado a svegliarlo». Allora i suoi discepoli dissero: «Signore, se dorme si riprenderà». Or Gesù aveva parlato della sua morte, essi invece pensavano che avesse parlato del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto. Ed io mi rallegro per voi di non essere stato là, affinché crediate; ma andiamo da lui».

a. Il nostro amico Lazzaro si è addormentato, ma io vado a svegliarlo: Gesù fece ricorso alla metafora comune del sonno per descrivere la morte di Lazzaro. Questa figura retorica è particolarmente significativa, visto che Gesù lo avrebbe presto svegliato – ovvero, riportato in vita.

i. Gesù dichiarò lo stesso della figlia di Iairo, asserendo che era addormentata (Matteo 9:24). Quando il martirio di Stefano si fu consumato, ci viene detto che si addormentò (Atti 7:60).

b. Lazzaro è morto. Ed io mi rallegro: Gesù poteva dire mi rallegro persino di fronte alla morte di un caro amico, perché era sicuro di ciò che ne sarebbe risultato. Alla fine di questo capitolo leggiamo che l’angoscia fu sostituita dal conforto, la vita fu ristabilita, che molti credettero e che furono messi in modo gli eventi che avrebbero portato alla morte necessaria di Gesù. Erano tutti motivi per cui rallegrarsi.

i. “Da qui apprendiamo che spesso Egli permette che attraversiamo tenebre profonde e i più reconditi misteri del dolore, affinché la Sua potenza sia dimostrata più perfettamente attraverso di noi.” (Morgan)

ii. Ma andiamo da lui: “Il nostro Signore probabilmente partì da Betabara lo stesso giorno della morte di Lazzaro o quello successivo, e arrivò a Betania tre giorni dopo. Sembra che Lazzaro fosse già sepolto da quattro giorni e che dunque fosse stato seppellito il giorno stesso o quello dopo la sua morte.” (Clarke)

5. (16) La fede coraggiosa di Tommaso.

Allora Tommaso, detto Didimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui».

a. Tommaso, detto Didimo: Secondo la tradizione della Chiesa, Tommaso era chiamato Didimo, ovvero il gemello, per la sua forte somiglianza a Gesù, a causa della quale correva un pericolo maggiore. Se tra i discepoli di Gesù ci fosse stato uno potenzialmente a rischio di persecuzione, sarebbe stato proprio quello che Gli somigliava di più.

i. “Tutti i Giudei del tempo avevano due nomi – un nome ebraico, con cui era conosciuti nella propria cerchia, e un nome greco, utilizzato in una cerchia più ampia. Tommaso è in ebraico e Didimo in greco, entrambi con il significato di gemello.” (Barclay)

b. Andiamo anche noi a morire con lui: Tommaso era disposto a seguire Gesù, anche se ciò lo avrebbe portato alla morte. Prese quest’impegno senza capire bene la promessa di resurrezione.

i. “Tommaso emette un grido di leale disperazione.” (Tasker)

ii. “È il pessimista tra i discepoli con una visione triste ma realistica delle conseguenze di un ritorno in Giudea. Ad ogni modo, la sua profonda lealtà gli impedisce di lasciare che Gesù vi si rechi da solo.” (Dods)

B. Gesù incontra Marta e Maria.

1. (17-22) Marta va a salutare Gesù non appena Egli giunge a Betania.

Arrivato dunque Gesù, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro. Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi. E molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle del loro fratello. Marta dunque, come udì che Gesù veniva, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto, ma anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà».

a. Era già da quattro giorni nel sepolcro: Gesù attese quattro giorni, perché era a conoscenza della superstizione giudaica secondo cui l’anima del defunto rimaneva vicino alla tomba per tre giorni, nella speranza di ritornare nel proprio corpo. Di conseguenza, era comunemente accettato che dopo quattro giorni non c’era assolutamente più alcuna speranza di rianimazione.

b. Molti Giudei erano venuti da Marta e Maria: C’era ancora una grande folla lì presente dopo quattro giorni dalla sepoltura di Lazzaro. Era considerato un dovere importante unirsi a coloro che piangevano la morte di un parente stretto.

i. “Una processione composta da parenti, amici e a volte anche persone pagate per piangere accompagnavano il corpo alla sua tomba; solitamente il lutto durava molti giorni.” (Tenney)

ii. Maria stava seduta in casa: “È probabile che in questa circostanza l’evangelista intendesse trasmettere l’idea del dolore e della sofferenza della donna, visto che anticamente le persone afflitte erano solite rimanere a lungo in questa posizione; era come se il loro dolore le rendesse immobili.” (Clarke)

c. Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto: Marta espresse con onestà la propria delusione per il ritardo di Gesù. Aveva creduto che Gesù sarebbe stato in grado di guarire suo fratello mentre era malato, ma comunque ancora vivo. È possibile che non avesse considerato minimamente l’idea che Gesù fosse capace di resuscitare Lazzaro in quel momento.

i. “Alla Sua presenza, la morte non era più forte della malattia, ma non se ne resero conto. Pensavano che la Morte fosse inespugnabile. Le persone possono lottare contro una malattia e spesso sconfiggerla, ma in presenza della morte non c’è nulla che possano fare.” (Morgan)

d. Ma anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà: Marta non credeva che Gesù avrebbe resuscitato Lazzaro. Piuttosto, dichiarò che avrebbe continuato a confidare in Lui malgrado la sua delusione. Si tratta di una grande dimostrazione di fede, che dovremmo prendere come esempio.

i. “Alcune preghiere sarebbero di gran lunga migliori, se fossero più brevi – migliori se, invece di affermare la nostra volontà, dichiarassimo la nostra fiducia nella buona volontà di Cristo. Trovo significative le omissioni delle preghiere di Marta e Maria.” (Spurgeon)

ii. Le preghiere che cominciano con “anche adesso” possono essere molto efficaci.

·Un vostro caro potrebbe essere morto e sepolto come Lazzaro – credete in Gesù per la sua situazione, anche adesso?

·La vostra condizione potrebbe sembrare senza speranza, proprio come quella di Lazzaro – credete in Gesù per la vostra situazione, anche adesso?

2. (23-27) Io sono la resurrezione e la vita.

Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Marta gli disse: «Lo so che risusciterà nella resurrezione all’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se dovesse morire, vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno. Credi tu questo?» Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che doveva venire nel mondo».

a. Tuo fratello risusciterà: Marta comprese che suo fratello Lazzaro sarebbe risuscitato insieme ai giusti nell’ultimo giorno. Non considerò neppure l’idea che Gesù avrebbe potuto risuscitarlo dai morti in quell’istante.

i. Possiamo portare conforto ad una persona in lutto dicendole: “Un giorno lo rivedrai”. Lo pensiamo veramente e con sincerità cerchiamo di consolare con queste parole, ma non diremmo mai: “Lo rivedrai subito”. Gesù voleva dire che Lazzaro sarebbe risuscitato proprio in quel momento.

ii. “La resurrezione nell’ultimo giorno avverrà solo per la mia Potenza, dunque sono in grado risuscitare anche adesso.” (Alford)

iii. Lo so che risusciterà nella resurrezione all’ultimo giorno: “Grazie all’influenza dei farisei e dei loro seguaci, questo era il pensiero predominante fra i Giudei, nonostante la resistenza dei Sadducei.” (Bruce)

iv. “È chiaro che Marta non trasse molta consolazione dall’idea di una resurrezione distante e collettiva: aveva bisogno che la resurrezione e la vita diventassero per lei un fatto più concreto e attuale.” (Spurgeon)

b. Io sono la resurrezione e la vita: Gesù non affermò di possedere la resurrezione e la vita, né di capire i segreti della resurrezione e della vita. Anzi, dichiarò in maniera molto drastica di essere la resurrezione e la vita. Conoscere Gesù significa conoscere la resurrezione e la vita; avere Gesù significa avere la resurrezione e la vita.

i. “Marta considerava la resurrezione e la vita qualcosa di appartenente ad un futuro vago ed offuscato. ‘No’, dice Cristo, ‘Io sono la resurrezione e la vita. Non solo ricevo queste cose da Dio per mezzo della preghiera, ma io sono la resurrezione e la vita’.” (Spurgeon)

ii. “Al di fuori di Lui non c’è né resurrezione né vita.” (Dods)

iii. “Tu dici che tuo fratello parteciperà alla resurrezione nell’ultimo giorno; ma per mezzo di chi risorgerà se non per mezzo di ME, l’autore della resurrezione e la fonte della vita? E allora non mi è altrettanto facile resuscitarlo adesso, anziché dopo?” (Clarke)

c. Chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà: Gesù mise alla prova Marta in maniera molto diretta, esortandola a credere che Egli fosse la fonte di vita eterna e proclamandosi vittorioso contro la morte. Mentre l’umanità teme la morte, i cristiani possono solo temere il momento della propria morte. Il credente non morirà mai: la sua morte sarà solo un passaggio dalla vecchia vita alla nuova.

i. “I credenti in Gesù Cristo sembrano morire, ma vivranno. Non rimangono nella tomba, ma saranno con il Signore per sempre. Non permangono in uno stato di incoscienza, ma abiteranno con il loro Signore in Paradiso. La morte non può uccidere un credente, può solo accompagnarlo in uno stato di maggiore libertà e vita.” (Spurgeon)

ii. “È ovvio che Gesù non intenda dire che il credente non morirà mai fisicamente. Lazzaro era infatti morto, e milioni di seguaci di Gesù hanno sperimentato la morte sin da allora. Egli intende dire che non morirà in senso eterno e definitivo.” (Morris)

iii. “La morte giunge all’empio come un’imposizione penale, ma al giusto come un invito al palazzo di suo Padre: per il peccatore è una condanna a morte, per il santo un cambiarsi d’abito. La morte per il malvagio è il Re del terrore: la morte del santo è la fine del terrore e l’inizio della gloria.” (Spurgeon)

iv. “Nella chiesa primitiva, quando ripetevano l’articolo di fede ‘Credo nella resurrezione della carne’, indicavano a gesti i propri corpi e dicevano: “Etiam hujus carnis”, anche di questa stessa carne.” (Trapp)

v. Gesù fece una dichiarazione di enorme portata: Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà. Solo Dio avrebbe potuto pronunciare queste parole in verità.

d. Credi tu questo? Gesù non incitò Marta ad un dibattito o ad un assenso intellettuale, bensì a credere. Doveva credere che Gesù fosse chi diceva di essere e che fosse in grado di compiere ciò che aveva dichiarato.

i. “Non dice: ‘Capisci tu questo?’” (Trapp)

ii. “Significa forse che Gesù non avrebbe resuscitato suo fratello se Marta non avesse creduto? No; aveva già deciso di ‘svegliarlo’ prima di lasciare Perea.” (Maclaren)

e. Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che doveva venire nel mondo: Marta diede la risposta corretta. Gesù era ed è senza ombra di dubbio il Messia (il Cristo). Gesù era ed è Dio in forma umana tra noi (il Figlio di Dio).

i. Io credo: “Il soggetto ‘io’ è enfatico. Qualunque fosse la risposta degli altri, ella decise di riporre la propria fede in Gesù.” (Morris)

ii. Boice definì le parole di Marta il perno della fede – un supporto grazie al quale sarebbe potuta arrivare ancora più in alto.

3. (28-32) Il rammarico di Maria.

E, detto questo, andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Appena udito ciò, ella si alzò in fretta e venne da lui. Or Gesù non era ancora giunto nel villaggio, ma si trovava nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. Perciò i Giudei che erano in casa con lei per consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, dicendo: «Ella se ne va al sepolcro per piangere là». Appena Maria giunse al luogo in cui si trovava Gesù, e lo vide, si gettò ai suoi piedi, dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto».

a. Andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella: Non sappiamo esattamente perché Marta fosse andata a chiamare sua sorella di nascosto. È lecito supporre che volesse che trascorresse qualche momento con Gesù senza interruzioni, prima che la folla li circondasse.

i. Il Maestro è qui: “Marta parla di Gesù come ‘Il Maestro’, e l’articolo ha probabilmente la sua importanza. Tra i Suoi seguaci, Gesù era conosciuto innanzitutto per le Sue attività di insegnante; qui l’articolo determinativo indica che non aveva eguali: era ‘il Maestro’.” (Morris)

ii. Il Maestro: “È importante notare l’uso di questo termine da parte di una donna, alle quali i rabbini si rifiutavano di insegnare; Gesù invece aveva un modo di vedere completamente diverso.” (Morris)

iii. Appena udito ciò, ella si alzò in fretta e venne da lui: “Marta disse a Maria che Gesù la cercava. Per Maria questa richiesta equivaleva ad un ordine, e così non perse tempo e si recò da Lui.” (Tenne)

b. Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto: Lazzaro aveva due sorelle, Maria e Marta. Marta aveva già parlato con Gesù riguardo alla morte di Lazzaro. Dopo di lei parlò Maria, le cui parole erano straordinariamente simili a quelle della sorella (Giovanni 11:21).

i. “È probabile che si siano scambiate queste stesse parole diverse volte dalla morte di Lazzaro.” (Bruce)

c. Mio fratello non sarebbe morto: È uno di quei passi della Bibbia in cui desideriamo poter sentire il tono delle voci e vedere l’espressione sui volti. Poteva trattarsi di una nobile dichiarazione di fede: se Gesù fosse stato lì, senza dubbio avrebbe guarito Lazzaro. O avrebbe anche potuto essere una critica a quello che sembrava essere stato un ritardo da parte di Gesù.

C. Lazzaro viene resuscitato.

1. (33-38) Un Gesù profondamente commosso si reca al sepolcro.

Gesù allora, come vide che lei e i Giudei che erano venuti con lei piangevano, fremé nello spirito e si turbò, e disse: «Dove l’avete posto?». Essi gli dissero: «Signore, vieni e vedi». Gesù pianse. Dissero allora i Giudei: «Vedi come l’amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Non poteva costui che aprì gli occhi al cieco, far sì che questi non morisse?». Perciò Gesù, fremendo di nuovo in se stesso, venne al sepolcro; or questo era una grotta davanti alla quale era stata posta una pietra.

a. Come vide che lei piangeva: Il dolore e le lacrime di Maria e Marta commossero Gesù. Dio vede le lacrime di coloro che fanno cordoglio ed è mosso a compassione.

·Dio vede le nostre lacrime.

·Dio si commuove alla vista delle nostre lacrime.

·Dio si ricorda delle nostre lacrime.

·Dio agisce per asciugare le nostre lacrime.

b. E i Giudei che erano venuti con lei piangevano: I Giudei di quel tempo e luogo non erano riservati nelle proprie espressioni di dolore e lutto.

i. “Dobbiamo ricordare che non si trattava di un pianto sommesso, ma erano piuttosto grida e lamenti isterici, perché i Giudei ritenevano che più era esagerato il pianto, maggiore era l’onore reso al defunto.” (Barclay)

ii. Quando Gesù la vide piangere… Gesù pianse: Vediamo un importante contrasto tra le lacrime di Maria e quelle di Gesù. Piangere (la parola usata per Maria in Giovanni 11:33) descrive un lamento ad alta voce. Pianse (la parola per descrivere il cordoglio di Gesù in Giovanni 11:35) è differente nell’originale e indica un pianto silenzioso. Gesù era fortemente commosso, ma non fuori controllo.

iii. Morris riguardo alla frase Gesù pianse: “Quella usata qui (e solo qui nel Nuovo Testamento) indica un piangere sommesso. Gesù non si lasciò andare ad un pianto disperato, pur essendo profondamente addolorato.”

c. Fremé nello spirito e si turbò: Una volta giunto al sepolcro, Gesù fremé intensamente nello spirito. Nell’originale in greco, questa frase significa letteralmente sbuffare come un cavallo – come espressione di rabbia e indignazione.

i. “Il verbo che viene reso con ‘fremere’ è insolito. Indica un suono forte ed inarticolato, il cui uso corretto sembra riguardare lo sbuffare dei cavalli. Quando applicato alle persone, denota solitamente rabbia.” (Morris)

ii. Secondo Trench, l’accezione più precisa di “si turbò è “‘E turbò sé stesso’. La frase è notevole: Gesù raccolse volontariamente in sé un senso d’indignazione verso lo scompiglio causato dal maligno e di compassione per coloro che facevano cordoglio.”

iii. “Nel greco classico, l’uso tipico di embrimasthai è quello di un cavallo che sbuffa. Qui deve voler dire che una profonda emozione attanagliò Gesù a tal punto da far fuoriuscire un gemito involontario dal Suo cuore.” (Barclay)

iv. Ciò sta a significare che Gesù non era proprio rattristato a causa della scena al sepolcro di Lazzaro. Sarebbe più corretto dire che Gesù fosse adirato. Egli era adirato e turbato dalla distruzione e dal potere del grande nemico dell’umanità, la morte, di cui Gesù avrebbe presto spezzato il potere di dominio.

v. “Cristo non giunse al sepolcro come uno spettatore ozioso, ma come un combattente che si prepara alla battaglia. Per cui, non c’è da sorprendersi che avesse sbuffato nuovamente, visto che il violento tiranno della morte, che avrebbe dovuto sconfiggere, si trovava proprio lì, di fronte a Lui.” (Calvin)

d. Gesù pianse: Gesù partecipò al dolore degli afflitti, ma, a differenza loro, Dio Figlio era in grado di intervenire nel loro dolore. Gesù fece per Lazzaro una cosa unica, e che un giorno farà per tutte le persone morte in rettitudine.

i. Gesù pianse: Queste due parole sono molto ricche di significato:

·Gesù era vero uomo.

·Nelle lacrime non c’è alcun peccato o vergogna.

·Gesù era familiare con l’afflizione.

·Gesù non si vergognava della propria umanità.

·Gesù si identificava con gli altri nel loro dolore.

·Gesù ama le persone.

ii. “Gesù possedeva un’umanità perfetta, e l’umanità, quando è pura, è generosa e compassionevole.” (Clarke) “Egli soffrì tutte le infermità innocenti della nostra natura.” (Spurgeon)

iii. Gesù ha conferito dignità alle lacrime di tutti coloro che hanno pianto nella Scrittura e di tutti coloro che piangono ancora oggi.

·Abrahamo pianse quando seppellì Sara.

·Giacobbe pianse quando lottò con l’Angelo

·Davide e Gionatan piansero insieme.

·Ezechia pianse per la propria malattia.

·Giosia pianse per il peccato della sua nazione.

·Geremia era il profeta piangente.

iv. “A volte ci viene detto che, se davvero credessimo che i nostri cari defunti torneranno in vita e che adesso siano felici e al sicuro, non piangeremmo. Perché non dovremmo? Gesù pianse. Non può esserci alcun errore nel seguire l’esempio di Gesù.” (Spurgeon)

v. Barclay spiega che secondo il pensiero degli antichi greci la caratteristica principale di Dio era l’apatheia: l’incapacità totale di provare qualsiasi emozione. I greci credevano in un Dio isolato, senza sentimenti e senza compassione. Questo non è il Dio della Bibbia. Non è il vero Dio.

vi. Fremendo di nuovo in sé stesso: “La ripetizione di ‘profondamente commosso’ (embrimomenos), il participio presente del verbo, mostra che Gesù si trovava ancora in uno stato di tensione emotiva, provocato dal suo primo contatto con coloro che erano in lutto.” (Tenney)

vii. Vedi come lo amava! “E quando noi vediamo il sangue e la vita che Egli ha versato sulla croce per l’umanità, possiamo gridare con esultanza e gioia: ‘Ecco quanto CI ha amato!’” (Clarke)

e. Ma alcuni di loro dissero: «Non poteva costui che aprì gli occhi al cieco, far sì che questi non morisse?» Sembrano essere parole sincere e di dolore. Consideravano davvero triste che neppure Gesù, in tutta la Sua grandezza, avrebbe più potuto aiutare Lazzaro in quel momento.

i. “Non abbiamo ragione di credere che queste parole fossero state dette per scherno.” (Morris)

ii. Ciononostante, tali parole non aiutavano nessuno. Spurgeon nota come tutti questi “se” siano vani e inutili. “Forse il dolore più amaro degli uomini non è causato dalle circostanze, ma da ciò che queste avrebbero potuto essere, e da come ci immaginiamo sarebbe potuta andare. In altre parole, scavano dei pozzi di supposizione e bevono le acque infette del rimpianto.” (Spurgeon)

iii. “Supponiamo che Gesù sia disposto ad aprire gli occhi del cieco, e che quindi lo faccia. È per questo obbligato a riportare in vita quest’uomo? Se Gesù ritiene che non sia opportuno farlo, è una dimostrazione che non ne possiede la potenza? Se lascia Lazzaro morire, è dunque la prova che non avrebbe potuto salvargli la vita? Non potrebbe esserci qualche altra ragione? L’Onnipotenza deve sempre essere esercitata? Ed esercita Egli sempre tutta la propria potenza?” (Spurgeon)

2. (39-40) Gesù comanda che la pietra venga rimossa.

Gesù disse: «Togliete via la pietra!». Marta, la sorella del morto, gli disse: «Signore, egli puzza già, poiché è morto da quattro giorni». Gesù le disse: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?»

a. Togliete via la pietra: Tutti pensavano che fosse una richiesta strana. Dopotutto, Marta sapeva che a quel punto il cadavere puzzava già. Le persone probabilmente credevano che Gesù fosse tanto sopraffatto dal dolore da voler dare un ultimo sguardo al suo caro amico Lazzaro.

b. Egli puzza già: In ogni caso, la condizione del cadavere era una conferma inconfutabile della morte di Lazzaro.

i. “La parola greca ozw significa semplicemente emanare odore, buono o cattivo che sia; le circostanze però indicano chiaramente che si tratta di un odore sgradevole.” (Clarke)

c. Se credi, vedrai la gloria di Dio: Gesù era pienamente capace di compiere il miracolo anche senza la fede di Marta o di Maria. Ma se non avessero creduto, allora esse non avrebbero mai visto la gloria di Dio. Avrebbero potuto vedere il risultato finale e rallegrarsene, ma si sarebbero perse la gloria di avere avuto un ruolo nel compimento del piano di Dio.

3. (41-42) Gesù prega presso la tomba di Lazzaro.

Essi dunque tolsero la pietra dal luogo dove giaceva il morto. Gesù allora, alzati in alto gli occhi, disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai esaudito. Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre, ma ho detto ciò per la folla che sta attorno, affinché credano che tu mi hai mandato».

a. Essi dunque tolsero la pietra dal luogo dove giaceva il morto: Era una dimostrazione chiara e sorprendente di fede. Gesù convinse Marta e Maria ad agire in accordo alla propria fede, e queste lo fecero in ubbidienza alla richiesta di Gesù, per quanto insolita.

i. Vediamo che Gesù interagì con Marta volutamente e specificamente con lo scopo di accrescere la sua fede.

·Gesù le fece una promessa.

·Gesù spostò l’attenzione su di sé.

·Gesù la esortò a confessare la sua fede.

·Gesù la esortò ad agire in accordo a quella fede.

b. Gesù allora, alzati in alto gli occhi, disse: Gesù aveva assunto probabilmente la postura tradizionale di preghiera: mani alzate, occhi rivolti verso l’alto, come guardando verso il cielo.

c. Padre, ti ringrazio che mi hai esaudito: Gesù era sicuro della propria relazione con Dio Padre. La natura pubblica della Sua preghiera fu per il bene di Marta, di Maria e della folla che stava attorno. La potenza della preghiera, invece, era radicata nei Suoi momenti privati di preghiera.

i. “Nessun incantesimo plateale, nessun combattimento in preghiera: usò delle semplici parole di ringraziamento, come se Lazzaro fosse già resuscitato.” (Dods)

ii. “Durante la Sua umiliazione sulla Terra, questi atti di potenza furono esercitati non per mezzo della gloria di cui si era momentaneamente spogliato, ma per mezzo dell’azione del Padre in Lui e in risposta alla Sua preghiera.” (Alford)

4. (43-44) Gesù resuscita Lazzaro dai morti.

E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Allora il morto uscì, con le mani e i piedi legati con fasce e con la faccia avvolta in un asciugatoio. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».

a. Gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!» Gesù non fece altro che comandare a Lazzaro di uscire dalla tomba. Altri che Dio ha usato nella Scrittura per risuscitare i morti hanno spesso usato procedimenti più elaborati.

i. Gridò a gran voce: “Secondo Giovanni indica un tono forte e deciso d’autorità.” (Trench)

ii. “È chiaro che non fosse necessario gridare per farsi sentire dal morto. Probabilmente Gesù parlò ad alta voce per dimostrare alla folla che non si trattava di nessun trucco di magia, ma proprio della potenza di Dio. I maghi di solito borbottano i propri incantesimi a bassa voce (cfr. Isaia 8:19), ma non il Figlio di Dio.” (Morris)

iii. “Precedentemente, Gesù aveva detto che, un giorno, tutti coloro che erano nei sepolcri avrebbero udito la Sua voce (Giovanni 5:28). Questa occasione fu una dimostrazione di tale autorità.” (Tenney)

b. Lazzaro, vieni fuori! Gesù parlò al cadavere di Lazzaro come se questi fosse ancora in vita, perché Egli è Dio, che fa rivivere i morti e chiama all’esistenza le cose che non sono. (Romani 4:17).

i. “Le parole pronunciate erano brevi, dirette ed imperative e possono essere parafrasate con: ‘Lazzaro, l’uscita è da questa parte!’, come se Gesù stesse guidando qualcuno che si era smarrito in un’oscura prigione sotterranea.” (Tenney)

ii. “Se la voce di Cristo fosse stata diretta a tutti i morti, sarebbero risorti tutti.” (Trapp)

c. Allora il morto uscì: Gesù combatté contro la morte al sepolcro di Lazzaro, saccheggiandone la tomba. Egli proclamò alla morte che presto l’avrebbe completamente sconfitta.

d. Con la faccia avvolta in un asciugatoio: Lazzaro non fu resuscitato ma rianimato. Si alzò ancora avvolto nel sudario, perché un giorno ne avrebbe avuto bisogno ancora; Gesù invece lasciò il proprio asciugatoio nel sepolcro, perché non Gli sarebbe servito più.

i. “Non so come riuscì a muoversi. Alcuni degli scrittori antichi pensavano che fosse volato fino all’uscita, come parte del miracolo. Ritengo che fosse avvolto in fasce che non gli permettevano di camminare liberamente, ma fosse comunque in grado di trascinarsi verso l’uscita come un uomo in un sacco.” (Spurgeon)

e. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare»: Gesù non rimosse miracolosamente le bende dal corpo di Lazzaro, ma chiese agli addetti di occuparsene. Gesù fece ciò che solo Dio può fare e poi cercò la collaborazione degli uomini per il completamento della liberazione di Lazzaro.

i. “L’uomo era stato pienamente resuscitato, ma non pienamente liberato. Guardate, ecco un uomo vivente con indosso i vestiti della morte.” (Spurgeon)

ii. “Dio non farà per l’uomo ciò che l’uomo può fare da sé, e ciò che i cristiani possono fare per i peccatori non dovrebbero aspettarsi che lo faccia il Signore; devono operare loro stessi secondo l’abilità che Dio ha dato loro, per quanto possibile. Solo a quel punto possono cercare l’intervento divino.” (Spurgeon)

D. Due reazioni.

1. (45) La reazione della fede: molti dei Giudei… credettero in Lui.

Allora molti dei Giudei, che erano venuti da Maria e avevano visto tutto quello che Gesù aveva fatto, credettero in lui.

a. Molti dei Giudei, che erano venuti da Maria: Tutti quelli che si erano uniti a Marta e a Maria nel loro dolore non si aspettavano che la ragione della loro afflizione gli sarebbe stata portata via.

b. Avevano visto tutto quello che Gesù aveva fatto, credettero in lui: Era innegabile che fosse opera di Dio, e fu d’aiuto a molti a riporre la propria fede in chi Gesù diceva di essere attraverso ciò che Gli avevano visto fare.

2. (46-48) La preoccupazione dei capi religiosi.

Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quanto Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest’uomo fa molti segni. Se lo lasciamo andare avanti così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo e la nostra nazione».

a. Ma alcuni di loro andarono dai farisei: Giovanni riprende il tema di tutto il Vangelo: le parole e le opere di Gesù dividono l’umanità, tra chi crede in Lui e chi Lo respinge. Alcuni, pur essendo stati testimoni della Sua potenza e della Sua compassione, reagirono adoperandosi per contrastarlo.

i. “Incredibile! Alcuni di quelli che avevano assistito al miracolo indurirono il proprio cuore, e non solo! Tramarono la distruzione del Salvatore più compassionevole, amabile e glorioso che avessero mai visto!” (Clarke)

ii. Spurgeon definì il resoconto consegnato ai farisei “una delle condotte più spregevoli mai registrate nella storia dell’umanità”.

iii. Riunirono il sinedrio: Sebbene in maniera ufficiosa, “riunirono il sinedrio. La persona che ragguagliò Giovanni sulla vicenda fu probabilmente Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo o qualche altro membro del sinedrio che in seguito diventò cristiano.” (Trench)

b. Quest’uomo fa molti segni: I capi religiosi ammisero tra di loro che i segni compiuti da Gesù avvaloravano la Sua dichiarazione sull’essere il Messia e Dio. Come affermato da Gesù, le Sue opere testimoniavano di Lui (Giovanni 10:25).

i. Le motivazioni dietro la loro opposizione cambiarono. Prima si opponevano a Gesù, perché non erano convinti che fosse il Messia. Ora Gli si opponevano, perché credevano che davvero fosse il Messia. Dovettero arrendersi all’evidenza dei miracoli, ma guardate come trattarono Colui che li compiva:

·Lo negarono.

·Lo contrastarono.

·Temettero la Sua influenza sul popolo.

c. Se lo lasciamo andare avanti così, tutti crederanno in lui: I capi religiosi sapevano che la reazione logica alla testimonianza delle opere di Gesù sarebbe stata quella di credere in Lui. Temevano che sempre più persone lo avrebbero presto fatto.

i. Questa frase suggerisce un bellissimo pensiero: Se lo lasciamo andare avanti così, tutti crederanno in lui – cioè, se lasciato fare, Gesù manifesta la Sua gloria.

ii. Ad ogni modo, i Farisei si sbagliavano nel senso inteso qui. “Storicamente e per la volontà sovrana di Dio, è solo perché i farisei non Lo lasciarono fare che oggi crediamo in Lui e Lo adoriamo.” (Morrison)

d. Verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo e la nostra nazione: Poiché Gesù attirava sempre più seguaci, i capi religiosi temevano che i Romani lo considerassero una grande minaccia. In particolare, volendo mantenere a tutti i costi il proprio potere e il proprio prestigio, si chiedevano come avrebbero potuto risolvere il problema di Gesù.

i. La maggior parte dei commentatori crede che luogo faccia riferimento al tempio. I capi religiosi avevano fatto un tale idolo del tempio che erano disposti ad uccidere Gesù pur di proteggerlo.

ii. “‘Il nostro luogo’, che temevano gli fosse portato via, era il tempio (‘questo luogo santo’ degli Atti 6:13f.; 21:28).” (Bruce)

iii. È significativo che i capi religiosi considerassero il tempio il loro luogo, come se gli appartenesse. Molti leader nella chiesa oggi fanno lo stesso, credendo veramente che la chiesa sia la loro chiesa, piuttosto di comprendere veramente che appartiene a Gesù.

iv. È tragico che il rifiuto di Gesù abbia avuto come conseguenza la rovina politica e la distruzione dell’intera nazione. “Quando fu scritto il Vangelo, la catastrofe che temevano aveva già avuto luogo, ma non a causa della presenza e delle azioni di Gesù.” (Bruce)

3. (49-52) Il consiglio di Caiafa.

Ma uno di loro, Caiafa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla; e non considerate che conviene per noi che un sol uomo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione». Or egli non disse questo da se stesso; ma, essendo sommo sacerdote in quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione, e non solo per la nazione, ma anche per raccogliere in uno i figli di Dio dispersi.

a. Conviene per noi che un sol uomo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione: Caiafa pensava in senso logico, ma non morale. Era logico che un uomo solo dovesse morire per il popolo, ma non era moralmente giusto respingere il Messia e causare la morte di un Uomo innocente.

i. Era sommo sacerdote in quell’anno: “Fu sommo sacerdote durante tutto il governo di Ponzio Pilato, per undici anni. Con le parole quell’anno, non si vuole significare che il sommo sacerdote cambiasse ogni anno, bensì che gli eventi riguardassero quell’anno in particolare.” (Alford)

ii. Voi non capite nulla: “Secondo Flavio Giuseppe, i Sadducei avevano la reputazione di essere scortesi anche tra loro.” (Bruce)

iii. E non considerate: “Una parola che significa fare i conti o qualcosa di simile. Egli dice che non sanno neanche calcolare, non sanno neanche arrivare alla conclusione, che una certa linea di condotta sia la più conveniente.” (Morris)

b. Profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione: Caiafa profetizzò in maniera inconsapevole ed involontaria. Giovanni fece attenzione a dare il merito al suo ruolo e non all’uomo in sé (essendo sommo sacerdote in quell’anno, profetizzò).

i. “Li sta sollecitando a mettere a morte Gesù: ma le parole usate sono una profezia inconsapevole.” (Trench)

ii. “Si può trovare zucchero puro in una canna da zucchero avvelenata, una pietra preziosa nella testa di un rospo, una torcia ardente nelle mani di un cieco.” (Trapp)

c. Ma anche per raccogliere in uno i figli di Dio dispersi: Giovanni specificò che la profezia inconsapevole di Caiafa era più grande di quanto il sommo sacerdote avrebbe mai potuto immaginare. La morte di Gesù avrebbe anche raccolto in uno le pecore di un altro ovile, menzionato già in precedenza da Gesù (Giovanni 10:16).

i. “Le parole di Caiafa non sono abbastanza, ma Giovanni ha una visione completa.” (Morris)

4. (53-54) Il complotto per assassinare Gesù.

Da quel giorno dunque deliberarono di farlo morire. Perciò Gesù non si aggirava più pubblicamente tra i Giudei, ma si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città detta Efraim, e lì rimase con i suoi discepoli.

a. Da quel giorno dunque deliberarono di farlo morire: Prima erano per la maggior parte ufficiali religiosi di minore importanza a volere la morte di Gesù. Ora, invece, erano gli uomini che godevano del vero potere politico ad aver decretato la Sua uccisione. Mancava poco alla Sua morte.

i. Maclaren riassume quale dev’essere stato il pensiero del consiglio del sinedrio: “Che cosa importano i Suoi miracoli, i Suoi insegnamenti o la bellezza del Suo carattere? La Sua vita è un pericolo continuo per le nostre prerogative. Io voto per la Sua morte!”

ii. “Quest’ultimo segno trasformò l’opposizione dei Suoi nemici in un’azione ben definita.” (Morgan)

b. Perciò Gesù non si aggirava più pubblicamente tra i Giudei: Ancora una volta, Gesù non lo fece per paura, ma perché la Sua ora non era ancora venuta (come in Giovanni 7:30). Il momento non era ancora giunto, ma era alle porte.

i. Una città detta Efraim: Si trovava a Nord di Gerusalemme, vicino la Samaria. “Questa città, Efraim, è la Efrain di 2 Cronache 13:19 e la Ofrah di Giosuè 18:23: era sempre passata di governo in governo, tra Beniamino ed Efraim, durante le vecchie guerre.” (Trench)

5. (55-57) Molti cercano Gesù durante la Pasqua ebraica.

Or la Pasqua dei Giudei era vicina, e molti di quella regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Cercavano dunque Gesù e, stando nel tempio, dicevano fra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?». Or i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che, se qualcuno sapeva dove egli era, lo segnalasse affinché potessero prenderlo.

a. Prima della Pasqua per purificarsi: Questo significa che erano gli ultimi giorni prima della Pasqua ebraica, durante la quale Gesù sarebbe stata tradito, arrestato, condannato e crocifisso.

i. “Per alcune purificazioni era necessaria una settimana, mentre altri rituali consistevano solo nel radersi la testa e lavarsi gli indumenti.” (Dods)

ii. Non verrà egli alla festa? “Sembra che si aspettino una risposta negativa alla seconda domanda. Viste le circostanze, credevano improbabile che Gesù sarebbe stato tanto temerario da presentarsi alla festa.” (Morris)

b. I capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine: I capi dei sacerdoti erano per la maggior parte Sadducei, e solitamente si mostravano riluttanti a collaborare con i farisei. In questa occasione trovarono una causa comune nella loro opposizione a Gesù.

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