Giacomo 5




Giacomo 5 – La Vita di una Fede Viva

A. Rimprovero ai ricchi iniqui.

1. (1-3) I ricchi e l’illusione delle ricchezze.

E ora a voi ricchi: piangete e urlate per le sciagure che stanno per cadervi addosso. Le vostre ricchezze sono marcite e i vostri vestiti sono rosi dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco; avete accumulato tesori negli ultimi giorni.

a. E ora a voi ricchi: Dopo aver sviluppato l’idea della necessità di una completa dipendenza da Dio, Giacomo procede con naturalezza a rimproverare coloro che sono più propensi a vivere in modo indipendente da Dio: i ricchi.

i. Sebbene tra i seguaci di Gesù si contassero alcuni ricchi (come Zaccheo, Giuseppe di Arimatea e Barnaba), non possiamo far altro che osservare che le ricchezze rappresentano effettivamente un ostacolo ulteriore e significativo al regno (Matteo 19:23-24) e che la stessa ricerca delle ricchezze è una delle motivazioni alla base di ogni peccato immaginabile (1 Timoteo 6:10).

ii. “Non si rivolge loro semplicemente come a ricchi (dato che ricchezza e grazia a volte possono andare insieme) ma come a malvagi, che non solo si crogiolano nelle ricchezze, ma che ne abusano per l’orgoglio, il lusso, l’oppressione e la crudeltà.” (Poole)

b. Piangete e urlate: Alla maniera di un profeta dell’Antico Testamento, Giacomo dice ai ricchi di fare cordoglio in vista del loro destino (le sciagure che stanno per cadervi addosso). Nella vita a venire le loro ricchezze si riveleranno marcite e i loro beni rosi dalle tarme e arrugginiti.

i. Probabilmente Giacomo si riferisce alla distruzione di tre tipi di ricchezza. Le scorte di cibo sono marcite, i vestiti sono rosi dalle tarme e l’oro e l’argento sono arrugginiti. Ognuna di queste cose perde valore a suo modo.

ii. “Inoltre, aggiunge Giacomo con un tono dantesco di orrore, la ruggine divorerà (o corroderà) le vostre carni come un fuoco; siete così legati ai vostri avidi guadagni, la vostra ricchezza perisce e voi morite con essa e per essa, divorati da un dolore ardente.” (Moffatt)

iii. “Meglio piangere qui, dove nella mano di Cristo ci sono fazzoletti per potersi asciugare, che farsi cavare gli occhi all’inferno. Meglio gemere con gli uomini che urlare con i diavoli.” (Trapp)

c. Sarà una testimonianza contro di voi: La natura corruttibile delle ricchezze dei ricchi sarà una testimonianza contro di loro. Nel giorno del giudizio sarà rivelato che hanno vissuto la loro vita nell’arroganza della loro indipendenza, condannata in precedenza da Giacomo, accumulando tesori negli ultimi giorni, quando avrebbero dovuto accumulare tesori nel cielo (Luca 18:22).

i. Negli ultimi giorni: “La sventura è raffigurata con coloritissime frasi ebraiche, e la stessa prospettiva immediata della Fine si presenta come un minaccia per i ricchi e una consolazione per i poveri oppressi.” (Moffatt)

2. (4-6) I peccati dei ricchi vengono condannati.

Ecco, il salario da voi defraudato agli operai che hanno mietuto i vostri campi grida; e le grida di coloro che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti. Sulla terra siete vissuti nelle delizie e morbidezze; avete pasciuto i vostri cuori come per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto, che non vi oppone resistenza.

a. Il salario da voi defraudato agli operai: Avevano trattenuto il salario dei loro operai. Vivevano con lascivia senza riguardo per gli altri (come l’uomo nella parabola del ricco e Lazzaro, raccontata da Gesù, Luca 16:19-31). Avevano condannato e ucciso dalla loro posizione di potere.

i. “La dilazione del pagamento è una sorta di frode, in quanto priva il creditore del beneficio del miglioramento; e così essi sono accusati qui di ingiustizia, oltre che di cupidigia, in quanto vivevano del lavoro altrui e affamavano i poveri per arricchirsi.” (Poole)

b. Le grida di coloro che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti: Il titolo Signore degli eserciti (Romani 9:29, Isaia 1:9) si riferisce agli eserciti celesti e angelici. Descrive Dio come il guerriero, il comandante in capo di tutti gli eserciti celesti.

i. L’uso di questo titolo aveva lo scopo di dare a ciascuno di questi ingiusti un sobrio avvertimento. Le grida delle persone che avevano oppresso erano giunte alle orecchie di Dio, colui che comanda gli eserciti celesti, il Dio della forza, del potere e del giudizio.

ii. “Il riferimento principale è a Yahweh come Dio degli eserciti, o come Dio delle armate di Israele e poi degli eserciti del cielo. I rabbini usano raramente questo titolo, ma Esodo 3:6 lo collega alla guerra di Yahweh contro l’ingiustizia.” (Adamson)

iii. Si tratta di un “appellativo frequente di Dio nell’Antico Testamento; indica il Suo potere incontrollabile e gli infiniti mezzi di cui dispone per governare il mondo, difendere i Suoi discepoli e punire i malvagi.” (Clarke)

c. Avete condannato e ucciso il giusto, che non vi oppone resistenza: Spesso chi è povero e senza potere in questo mondo riceve scarsa soddisfazione dalla giustizia. Ciononostante, Dio ascolta il loro grido e promette di riparare definitivamente a ogni torto e di rispondere ad ogni ingiustizia.

i. Avete condannato e ucciso il giusto: “Si tratta, in senso proprio o metaforico, di usurai ed estorsori che non solo derubano, ma devastano i poveri che cadono nelle loro reti.” (Trapp)

B. Chiamata a perseverare pazientemente alla luce del giudizio futuro.

1. (7-8) Imitare la paziente sopportazione dell’agricoltore.

Or dunque, fratelli, siate pazienti fino alla venuta del Signore; guardate come l’agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra con pazienza, finché abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione. Siate pazienti anche voi; rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.

a. Or dunque, fratelli, siate pazienti: Giacomo ci ha presentato la questione del giudizio finale nelle sue osservazioni riguardo ai ricchi iniqui e al loro destino. Ora chiama i cristiani (soprattutto quelli che sopportano le avversità) a sopportare pazientemente fino alla venuta del Signore.

i. “Giacomo non suscita nessuna distinzione di classe, ad esempio tra i lavoratori e i loro datori di lavoro ingiusti; piuttosto, lascia i ricchi oppressori alla vendetta imminente di Dio per la loro crudeltà.” (Moffatt)

ii. “A volte, infatti, la stessa speranza della venuta del Signore sembrava aumentare l’impazienza piuttosto che la pazienza… Oh, siate pazienti nella comunione con Dio!” (Morgan)

b. Guardate come l’agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra con pazienza: Un agricoltore non si arrende quando il suo raccolto non arriva subito, ma continua a lavorare anche quando il raccolto non si vede affatto. Così, anche i cristiani devono lavorare sodo e perseverare pazientemente anche quando il giorno della mietitura sembra distante.

i. Come ci insegna Giacomo, dobbiamo aspettare Dio e non perderci d’animo. “Un uomo, a cui è richiesto di aspettare una ricompensa, conserva il proprio coraggio e nell’attesa dice: ‘Non è più di quanto mi aspettassi. Non ho mai pensato che avrei ucciso il mio nemico al primo colpo. Non ho mai immaginato che sarei riuscito a catturare la città subito dopo aver scavato la prima trincea; ho messo in conto di dover aspettare e, ora che l’attesa è iniziata, scopro che Dio mi dà la grazia di continuare a combattere e a lottare fino al raggiungimento della vittoria’. La pazienza salva un uomo da molta fretta e follia.” (Spurgeon)

ii. A pensarci bene, l’attesa e la necessità di perseverare che sperimentiamo nella vita cristiana sono molto simili all’attesa dell’agricoltore, il quale:

· Aspetta con una speranza e un’aspettativa ragionevole di ricompensa.

· Aspetta a lungo.

· Aspetta continuando a lavorare.

· Aspetta dipendendo da cose che sfuggono al suo controllo, con gli occhi rivolti al cielo.

· Aspetta nonostante le circostanze cambino e ci siano molte incertezze.

· Aspetta incoraggiato dal valore del raccolto.

· Aspetta incoraggiato dal lavoro e dal raccolto degli altri.

· Aspetta, perché non ha davvero altra scelta.

· Aspetta, perché non serve a nulla arrendersi.

· Aspetta consapevole di come funzionano le stagioni.

· Aspetta, perché col passare del tempo diventa sempre più importante aspettare.

c. Finché abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione: Le immagini della pioggia della prima e dell’ultima stagione dovrebbero essere prese alla lettera come intende Giacomo. Si riferisce alle prime piogge (a fine ottobre e inizio novembre), essenziali per ammorbidire il terreno in vista dell’aratura, e alle ultime piogge (a fine aprile o maggio), essenziali alla maturazione delle colture poco prima della mietitura. Questa non è un’immagine allegorica di una prima e di un’ultima effusione dello Spirito Santo sulla chiesa.

i. La Bibbia spiega che ci sarà un’effusione significativa dello Spirito Santo negli ultimi giorni (Gioele 2:28-29, Atti 2:17-18), alla quale però non sembra alludere il passo di Giacomo in esame.

ii. Invece, il senso inteso qui è più come spiega Moffat: “L’agricoltore doveva aspettare questa pioggia due volte l’anno; tuttavia, pur non potendo fare nulla per ottenerla, non si scoraggiava, a patto di obbedire alla volontà del suo Dio”.

d. Rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina: Il ritorno imminente di Gesù richiede che i nostri cuori siano rinfrancati, che siano radicati in Gesù e nel compimento eterno di tutte le cose che Egli opererà.

i. “Quando Dio ti darà una ricca ricompensa per tutto quello che avrai fatto per Lui, arrossirai per tutte le volte che avrai dubitato; ti vergognerai per tutte le volte che ti sarai stancato al Suo servizio. Ma avrai la tua ricompensa. Magari non domani, perciò aspetta; forse non il giorno dopo, perciò porta pazienza. Forse un giorno sarai assalito dai dubbi, la tua gioia sprofonderà. Forse il tuo spirito passerà un periodo burrascoso o dubiterai di appartenere al Signore, ma, se hai trovato riposo nel nome di Gesù, se per la grazia di Dio sei quello che sei, se Egli è tutta la tua salvezza e tutto il tuo desiderio, abbi pazienza; abbi pazienza, perché la ricompensa verrà sicuramente al momento stabilito da Dio.” (Spurgeon)

e. Perché la venuta del Signore è vicina: In un certo senso, la venuta del Signore era vicina ai giorni di Giacomo così come è vicina ai giorni nostri. Si potrebbe dire che dall’Ascensione di Gesù la storia è stata portata a un passo del compimento e ora corre parallela alla conclusione, con la venuta del Signore che è vicina.

2. (9) Sopportare con pazienza in mezzo al popolo di Dio.

Non lamentatevi gli uni degli altri, fratelli, affinché non siate giudicati; ecco, il giudice è alle porte.

a. Non lamentatevi gli uni degli altri: I momenti di difficoltà possono farci essere meno amorevoli con i nostri fratelli e sorelle in Cristo. Giacomo ci ricorda che, brontolando e lamentandoci delle nostre difficoltà, corriamo il rischio di essere giudicati in quelle stesse difficoltà.

b. Ecco, il giudice è alle porte: Gesù viene come giudice, non soloper giudicare il mondo, ma anche per valutare la fedeltà dei cristiani (2 Corinzi 5:10). Alla luce di ciò, non possiamo permettere alle difficoltà di renderci poco amorevoli gli uni verso gli altri.

3. (10-11) Seguire gli esempi di coloro che hanno sopportato con pazienza.

Fratelli miei, prendete come modello di sofferenza e di pazienza i profeti, che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi proclamiamo beati coloro che hanno perseverato; avete udito parlare della pazienza di Giobbe, e avete visto la sorte finale che il Signore gli riserbò, poiché il Signore è pieno di misericordia e di compassione.

a. Prendete come modello di sofferenza e di pazienza i profeti: Giacomo ci ricorda che i profeti dell’Antico Testamento, pur avendo attraversato delle difficoltà, le hanno sopportato con pazienza. Possiamo seguire il loro esempio.

i. Tra questi profeti, Geremia è uno degli esempi di chi ha sopportato con pazienza i maltrattamenti. Fu messo ai ceppi (Geremia 20:2), gettato in prigione (Geremia 32:2) e calato in una segreta (Geremia 28:6). Nonostante questo, perseverò nel suo ministero.

ii. “Per quanto Dio li avesse onorati e amati, non furono esentati dalle afflizioni, ma furono diffamati, calunniati e perseguitati dagli uomini, 1 Re 18:13; 19:14; 2 Re 6:31; Amos 7:10; Ebrei 11; perciò, se questi soffrirono a tal punto, non vergognarti di soffrire anche tu allo stesso modo, Matteo 5:12.” (Poole)

b. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe: Giacomo ci dice su Giobbe essenzialmente tre cose e il perché egli è un esempio significativo per il cristiano sofferente.

i. Innanzitutto, vediamo la pazienza di Giobbe. Passi come Giobbe 1:20-22 ci mostrano l’incredibile pazienza di un uomo afflitto, che rifiutò di maledire Dio nonostante la sofferenza grave e misteriosa.

ii. Inoltre, vediamo la sorte finale che il Signore gli riserbò, indicando così il proposito ultimo di Dio nel permettere la sofferenza nella vita di Giobbe. Forse la sorte più grande che il Signore gli riserbò fu quella di usarlo come lezione per gli esseri angelici, nello stesso modo in cui Dio promette di usare la chiesa (Efesini 3:10-11). Quando comprendiamo che Dio ha un buon proposito, anche le cose dolorose assumono una prospettiva diversa. “Se un uomo mi attaccasse con un coltello, gli resisterei con tutte le mie forze e sarebbe una tragedia se prevalesse. Tuttavia, se un chirurgo viene da me con un coltello, accolgo sia lui che il coltello; gli permetto di tagliarmi più di quanto avrebbe fatto l’aggressore, perché so che ha uno scopo buono e necessario.” (Spurgeon)

iii. Vediamo inoltre che il Signore è pieno di misericordia e di compassione. Ciò non si deduce immediatamente dalla storia di Giobbe; anzi, ci verrebbe subito da pensare che Dio si sia comportato in modo crudele verso di lui. Tuttavia, dopo un’attenta riflessione, ci accorgiamo che Dio fu davvero pieno di misericordia e di compassione.

· Dio fu pieno di misericordia e di compassione verso Giobbe, perché aveva permesso la sofferenza solo per un’ottima ragione.

· Dio fu pieno di misericordia e di compassione verso Giobbe, perché aveva limitato l’azione di Satana contro di lui.

· Dio fu pieno di misericordia e di compassione verso Giobbe, perché lo sostenne con la Sua mano invisibile durante tutta la sofferenza.

· Dio fu pieno di misericordia e di compassione verso Giobbe, perché durante la prova Dio si usò di Satana. In realtà, Dio aveva compiuto qualcosa di meraviglioso: aveva fatto di Giobbe un uomo migliore e più benedetto che mai. È bene ricordare che, per quanto all’inizio del libro Giobbe fosse un uomo retto, alla fine divenne un uomo migliore. Maturò un carattere migliore, più umile e più benedetto di prima.

iv. “E quando arriviamo a guardare tutta la vita di Giobbe, vediamo che il Signore nella misericordia lo ha tirato fuori da tutto con incredibile vantaggio. Colui che aveva messo alla prova con una mano aveva sostenuto con l’altra. Qualunque fosse lo scopo di Satana nel tentare il patriarca, Dio aveva uno scopo che copriva e sovrastava quello del distruttore, uno scopo che ha ricevuto risposta per tutta la durata della prova, dalla prima perdita avvenuta tra i buoi all’ultima provocazione dei suoi tre accusatori.” (Spurgeon)

v. Il Signore è pieno di… compassione: “Vorrei che tutti fossimo capaci di leggere il greco originale, perché la frase: ‘Il Signore è pieno di compassione’ è davvero notevole. Significa letteralmente che il Signore ha ‘molte viscere’ o un grande cuore e quindi indica grande tenerezza.” (Spurgeon)

4. (12) Esortazione in vista del giudizio imminente al cospetto di Gesù.

Ora prima di tutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo né per la terra né fate alcun altro giuramento; ma sia il vostro «sì», «sì» e il vostro «no», «no», per non cadere sotto giudizio.

a. Non giurate: Molti ebrei, nel periodo in cui Giacomo scriveva, facevano distinzione tra “giuramenti vincolanti” e “giuramenti non vincolanti”. I giuramenti che non includevano il nome di Dio erano considerati non vincolanti e usarli equivaleva all’odierno “incrociare le dita dietro la schiena” quando si dice una bugia. Giacomo condannava questo tipo di giuramento.

i. La Bibbia non proibisce qualsiasi tipo di giuramento, ma solo quelli ingannevoli, imprudenti o superficiali. A volte Dio stesso fa giuramenti (come in Luca 1:73, Ebrei 3:11 ed Ebrei 6:13).

ii. “Non viene proibito ogni giuramento, più di quanto non lo sia in Matteo 5:34 (perché i giuramenti sono usati da uomini santi sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, Genesi 21:23, 24; 24:3; 26:28; 1 Re 17:1-2; 2 Corinzi 1:23; Galati 1:20; e ricorrere a un giuramento è permesso e approvato da Dio stesso, Salmi 15:4; Ebrei 6:16). Vengono solo proibiti quei giuramenti che sono falsi, avventati, vani, senza giusta causa, o abituali e frequenti nei discorsi ordinari.” (Poole)

b. Non giurate né per il cielo né per la terra né fate alcun altro giuramento: Giacomo riprende ancora una volta l’insegnamento di Gesù nel Sermone sul Monte (Matteo 5:34-37). La necessità di fare giuramenti, al di là di un semplice e chiaro o no, rivela la debolezza della parola data e dimostra che il carattere di una persona non ha abbastanza spessore da confermare le sue parole.

c. Per non cadere sotto il giudizio: La mancanza di carattere sarà smascherata davanti al tribunale di Cristo. Questo ci motiva ancora di più a essere integri nelle nostre parole per essere pronti a quel giudizio.

i. Questa ammonizione potrebbe sembrarci fuori contesto. Eppure, “è probabile che Giacomo l’abbia annotato in un secondo momento per dare risalto all’avvertimento di Giacomo 5:9; presi dall’eccitamento o dall’irritazione, c’era la tentazione di maledire e imprecare in modo violento e irriverente.” (Moffatt)

C. Esortazioni ai cristiani a prendersi cura gli uni degli altri.

1. (13-14) Come venire incontro ai bisogni che sorgono tra i cristiani.

C’è qualcuno di voi sofferente? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Canti inni di lode. Qualcuno di voi è infermo? Chiami gli anziani della chiesa, ed essi preghino su di lui, ungendolo di olio nel nome del Signore.

a. C’è qualcuno di voi sofferente? I sofferenti hanno bisogno di pregare, le persone d’animo lieto dovrebbero cantare inni di lode a Dio e gli infermi dovrebbero chiamare gli anziani della chiesa, chiedendo loro di pregare per i loro bisogni.

i. Invece di lamentarsi (come nel versetto precedente), il sofferente dovrebbe pregare. “Invece di mormorare gli uni contro gli altri (Giacomo 5:9), di lamentarvi scontrosamente o di irrompere in maledizioni, pregate Dio.” (Moffatt)

ii. Giacomo dà lo stesso consiglio sia al sofferente che a quello d’animo lieto: porta tutto al Signore. In effetti, i due comandi potrebbero essere invertiti: anche il sofferente dovrebbe cantare e anche quelli d’animo lieto dovrebbero pregare.

iii. “Altrove nel Nuovo Testamento l’espressione “cantare inni”si riferisce al culto pubblico. Invece, se è determinante l’uso nel greco classico e nel greco dell’A.T., si riferisce sempre a canti con accompagnamento musicale.” (Moffatt)

iv. Giacomo dice chiaramente che l’iniziativa deve essere del bisognoso: chiami. L’esitazione delle persone a chiedere o a cercare la preghiera della leadership della chiesa in tali circostanze è un vero mistero.

b. Preghino su di lui: Giacomo dice anche agli anziani della chiesa di pregare per il malato, ungendolo di olio nel nome del Signore. L’unzione con olio è stata interpretata come la ricerca della migliore assistenza medica possibile per gli afflitti (i massaggi con olio erano considerati curativi) o come simbolo della presenza e della potenza dello Spirito Santo.

i. Il concetto dell’ungere con olioi malati si trova anche in Marco 6:13. Luca 10:34 menziona l’applicazione dell’olio in senso terapeutico. “L’efficacia dell’olio d’oliva come coadiuvante medico era ben nota” (Hiebert). Secondo Burdick, la parola per ungere qui non è la solita usata nel Nuovo Testamento, ma ha più un’accezione medicinale.

ii. “Lolio era e continua a essere usato frequentemente in Oriente come mezzo per curare malattie molto pericolose. In Egitto viene impiegato spesso come rimedio contro la peste e in Europa ha avuto grande successo nella cura dell’idropisia. Inoltre, l’olio d’oliva puro è un rimedio eccellente per le ferite e le contusioni recenti; ho constatato che ogni applicazione ha avuto ottimi risultati… San Giacomo desidera che i credenti usino i mezzi naturali a loro disposizione mentre guardano a Dio in attesa di una benedizione speciale. E nessun uomo saggio suggerirebbe diversamente.” (Clarke)

iii. La Chiesa CattolicaRomana ha mutato il comandamento di ungere i malati nel “sacramento” dell’Estrema Unzione, somministrato come preparazione alla morte. Qualcosa che Giacomo voleva che fosse usato per guarire è stato trasformato in una preparazione per la morte!

2. (15-16) La risposta di Dio alle preghiere del Suo popolo.

E la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo risanerà; e se ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati. Confessate i vostri falli gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri, affinché siate guariti; molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia.

a. E la preghiera della fede salverà il malato: Molti si sono chiesti se qui Giacomo assicuri la guarigione ai malati per i quali si prega con fede. Alcuni lo interpretano come un riferimento alla resurrezione finale. Il riferimento ai peccati che vengono perdonati dà l’idea che Giacomo stia considerando un’opera e una guarigione spirituale, non necessariamente una guarigione fisica.

i. Tuttavia, il contesto di quest’affermazione ci impone di ritenere che Giacomo non escluda la guarigione fisica in risposta alla preghiera, sebbene sembri alludere a molto più che alla semplice guarigione fisica. Dovremmo pregare per gli altri con fede, aspettandoci che Dio li guarisca, lasciando la questione nelle Sue mani.

ii.Chiaramente Dio non concede la guarigione immediata per ogni preghiera della fede, e le ragioni risiedono nel cuore e nella mente di Dio. Tuttavia, molti non vengono guariti semplicemente perché non viene offerta la preghiera della fede. L’approccio migliore nella preghiera per i malati è pregare con l’umile fiducia che saranno guariti, a meno che Dio non mostri in modo potente ed inequivocabile che non è nella Sua volontà. Dopo aver pregato, lasciamo semplicemente che se ne occupi Dio.

iii. Spesso preghiamo la preghiera della fede preoccupati per il buon nome di Dio, nel caso non avvenga la guarigione. Dobbiamo ricordare che Dio è abbastanza grande da aver cura della propria reputazione.

b. Confessate i vostri falli gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri, affinché siate guariti: Giacomo ci ricorda che la confessione e la preghiera reciproche portano guarigione sia fisica che spirituale. La confessione può liberarci (fisicamente e spiritualmente) dai pesanti fardelli del peccato irrisolto e rimuovere ciò che ostacola l’opera dello Spirito Santo.

i. Gli uni agli altri: La confessione agli altri nel corpo di Cristo è fondamentale, perché il peccato pretenderà di averci tutti per sé, isolati da tutti gli altri. La confessione spezza il potere del peccato nascosto, senza però il bisogno di farla a un “sacerdote” o a un qualsiasi mediatore immaginario; confessiamo semplicemente le nostre mancanze gli uni agli altri nel modo che si conviene. La confessione è buona, ma va fatta con discrezione. Infatti, una confessione di peccato poco prudente può diventare la causa di altri peccati.

ii. Clarke osserva che, se questo passaggio si riferisce effettivamente alla pratica cattolica del confessionale, allora anche il sacerdote deve confessare i propri peccati al popolo. Aggiunge inoltre: “Non vi è alcun caso nella confessione auricolare in cui il penitente e il sacerdote pregano insieme per il perdono; ma qui si comanda al popolo di pregare gli uni per gli altri affinché siano guariti.” (Clarke)

iii. Dal contesto si evince che il peccato deve essere confessato soprattutto quando è necessaria una guarigione fisica. È possibile, anche se non è sempre così, che la malattia di una persona sia il risultato diretto di un peccato che non è stato affrontato, come descrive Paolo in 1 Corinzi 11:30.

iv. Hiebert su confessate osserva: “La forma radicale significa letteralmente dire la stessa cosa; significa che nella confessione del peccato accettiamo di identificarlo con il suo vero nome e di riconoscerlo come peccato”.

v. “Nella chiesa primitiva la regola dettava che la confessione avvenisse apertamente davanti alla congregazione. Il primo manuale della pratica ecclesiastica prescrive: ‘Devi confessare i tuoi peccati nella chiesa e non ritirarti in preghiera con una cattiva coscienza’ (Didaché iv.).” (Moffatt)

vi. La grande convinzione di peccato e la sua successiva confessione sono comuni durante i periodi di risveglio spirituale. Anzi, non c’è nulla di insolito nella confessione durante un risveglio. Finney, a suo tempo un grande messaggero di risveglio, la incitava e la descriveva. Durante il risveglio nella Cina settentrionale sotto Jonathan Goforth, la confessione era quasi sempre il preludio alla benedizione; uno scrittore, che descriveva i più importanti risvegli coreani associati a Goforth, scrisse: “Possiamo avere le nostre teorie sull’utilità o l’inutilità della confessione pubblica del peccato. Ne ho una mia, ma so che, quando lo Spirito di Dio scende sulle anime colpevoli, avviene una confessione che nessun potere sulla terra può fermare”. (tratto da Calling to Remembrance di William Newton Blair)

vii. La confessione pubblica dei peccati ha un potenziale di grande bene o di grande male. Alcuni principi guida possono essere d’aiuto.

· La confessione dovrebbe essere fatta a colui contro il quale è stato commesso il peccato. “La maggior parte dei cristiani mostra una preferenza per la confessione segreta davanti a Dio, anche riguardo a questioni che coinvolgono altre persone. Confessare a Dio sembra la via d’uscita più facile. Se i trasgressori fossero veramente coscienti della presenza di Dio, anche la confessione segreta del peccato privato avrebbe un buon effetto. Purtroppo, la maggior parte dei trasgressori si limita a comunicare con sé stessi invece di entrare in contatto con Dio, che rifiuta le loro preghiere in determinate condizioni. Nelle parole di nostro Signore, è chiaro che il peccato che coinvolge un’altra persona dovrebbe essere confessato a quella persona.” (Orr)

· La confessione deve essere pubblica. Giacomo 5:16 illustra questo principio. A.T. Robinson, il grande grecista, dice che in Giacomo 5:16 il tempo del verbo greco confessare in questo versetto implica una confessione di gruppo piuttosto che una confessione privata. È la confessione “degli uni agli altri”, non “di uno all’altro”.

· La confessione pubblica deve essere discreta. Spesso la confessione non deve essere più di quanto sia necessario per ottenere la preghiera. Forse è sufficiente dire pubblicamente: “Pregate per me, ho bisogno della vittoria sul mio peccato più grave”. Sarebbe sbagliato entrare più nel dettaglio, ma dire almeno questo è importante. Ci impedisce di essere “cristiani per finta”, che si comportano come se tutto andasse bene quando non è così. “Quasi tutte le trasgressioni sessuali sono segrete o private e dovrebbero essere così confessate. Un peso troppo grande da sopportare può essere condiviso con un pastore o un medico o un amico dello stesso sesso. La Scrittura scoraggia persino il nominare l’immoralità tra i credenti e dichiara che è vergognoso anche parlare di cose fatte in segreto dall’immorale.” (Orr)

· Distinguere tra peccati nascosti e quelli che interessano direttamente gli altri. Orr dà un buon principio: “Se pecchi segretamente, confessa segretamente, ammettendo pubblicamente che hai bisogno della vittoria ma tenendo per te i dettagli. Se pecchi apertamente, confessa apertamente per rimuovere gli ostacoli da coloro che hai ostacolato. Se hai peccato spiritualmente (mancanza di preghiera, mancanza di amore, incredulità e tutto ciò che ne deriva, critica, ecc.), allora confessa alla chiesa che sei stato tu l’ostacolo.” (J. Edwin Orr)

· La confessione viene fatta spesso alle persone ma davanti a Dio. Allo stesso tempo, notiamo che Giacomo dice: confessate i vostri falli gli uni agli altri. Negli scritti di J. Edwin Orr ho notato che una delle cose interessanti sulla confessione dei peccati è che le confessioni sono quasi sempre rivolte alle persone, non a Dio. Non è che confessi il tuo peccato a Dio e gli altri semplicemente ascoltano. Confessi il tuo peccato davanti agli altri e chiedi loro di pregare affinché tu lo faccia nel modo giusto davanti a Dio.

· La confessione deve essere adeguatamente specifica. Quando è opportuna la confessione pubblica del peccato, cioè che va al di là dell’affermazione pubblica del proprio bisogno spirituale e che riguarda un peccato pubblico o contro la chiesa, essa deve essere specifica. “Se ho commesso degli errori, mi dispiace” non è affatto una confessione di peccato. Hai peccato in modo specifico, quindi confessa in modo specifico. “Non costa niente a un membro della chiesa ammettere in un incontro di preghiera: ‘Non sono quello che dovrei essere’. Non costa niente dire: ‘Dovrei essere un cristiano migliore’. Invece, ha un costo dire: ‘Ho creato solo problemi in questa chiesa’. Ha un costo dire: ‘Ho serbato rancore nei confronti di alcuni leader, con i quali mi scuserò sicuramente’.” (Orr, Full Surrender)

· La confessione deve essere accurata.“Alcune confessioni non sono precise, ma eccessivamente generiche. Non sono rivolte agli interessati e trascurano completamente il risarcimento dovuto, oppure non prevedono una condotta diversa in cui il peccato viene abbandonato. Si tratta di tentativi di sollievo psicologico.” (Orr)

· La confessione deve avere onestà e integrità. Se confessiamo il nostro peccato senza una vera intenzione di combatterlo, la nostra confessione non è completa e si prende gioco di Dio. Si racconta la storia di un irlandese che ha confessato al suo prete di aver rubato due sacchi di patate. Il prete aveva sentito i pettegolezzi in giro per la città e disse all’uomo: “Mike, ho sentito che hai rubato solo un sacco di patate dal mercato”. L’irlandese rispose: “Questo è vero padre, ma è stato così facile che ho intenzione di prenderne un altro domani sera”. Evita assolutamente la confessione ipocrita, quella confessione senza una vera contrizione o rammarico. Se non è vera nel profondo, non serve a nulla.

· Non c’è bisogno di temere che la confessione pubblica del peccato sfugga inevitabilmente di mano. Orr racconta di una volta in cui una donna fu sopraffatta da un profondo dolore per il peccato e divenne isterica. Vide immediatamente il pericolo e le disse: “Tranquilla, sorella. Volgi lo sguardo a Gesù”. Lei lo fece, evitando così il pericolo di un’emozione estrema.

· Coloro che ascoltano una confessione di peccato hanno anche una grande responsabilità. Coloro che ascoltano la confessione devono avere una risposta adeguata: con preghiere amorevoli e di intercessione e non con la saggezza umana, il pettegolezzo o la “condivisione” del bisogno con altri.

viii. Secondo Moffatt, nel Libro di Preghiera Inglese, prima del culto di santa cena, il ministro deve fare questo invito: “Venite da me o da un altro ministro riservato e conoscitore della Parola di Dio e confessate apertamente il vostro dolore, affinché attraverso il ministero della Santa Parola di Dio riceviate il beneficio dell’assoluzione”. Può essere di grande valore confessare apertamente il proprio dolore.

ix. Una confessione vera, profonda e genuina del peccato ha caratterizzato ogni risveglio autentico degli ultimi 250 anni. Non è però nulla di nuovo, come dimostra il risveglio a Efeso riportato in Atti 19:17-20, dove si legge che molti di coloro che avevano creduto venivano a confessare e a dichiarare le cose che avevano fatto. I cristiani si stavano riconciliando con Dio e la confessione aperta faceva parte di questo processo.

c. Molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia: Scrivendo riguardo alla necessità della preghiera per i sofferenti, per i malati e per i peccatori, Giacomo indica l’efficacia della preghiera quando è fatta dal giusto con fervore.

i. Il significato di efficacia in questo contesto è forte. “Potrebbe essere tradotto letteralmente: ‘La supplica del giusto è molto forte, stimolante’.” (Meyer)

ii. “Quando viene accordato un tale potere alla preghiera, la fede deve entrare subito in azione affinché venga impartita la benedizione: lo spirito di preghiera è la prova che la potenza di Dio è presente per guarire.Le lunghe preghiere non sono una prova particolare dell’ispirazione divina.” (Clarke)

iii. Gran parte delle nostre preghiere non è efficace semplicemente perché non è fatta con efficacia (fervore, NKJV). Viene offerta con un atteggiamento di tiepidezza che in pratica chiede a Dio di preoccuparsi di qualcosa di cui a noi non importa molto. La preghiera deve essere fatta con fervore,non perché dobbiamo persuadere emotivamente un Dio riluttante, ma perché dobbiamo conquistare il cuore di Dio, avendo fervore per le cose per cui Lui ha fervore.

iv. Inoltre, una preghiera efficace è quella offerta dal giusto, cioè la persona che riconosce che le basi della propria giustizia risiedono in Gesù e il cui cammino personale è generalmente coerente con la giustizia che ha in Gesù.

v. Molto può: “Così fu per John Knox, le cui preghiere erano temute da Maria di Scozia più delle armate di Filippo.” (Meyer)

3. (17-18) Elia come esempio di preghiera esaudita.

Elia era un uomo sottoposto alle stesse nostre passioni, eppure pregò intensamente che non piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Poi pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto.

a. Elia era un uomo sottoposto alle stesse nostre passioni: Elia è un modello di preghiera fervente esaudita da Dio. La sua efficacia nella preghiera aveva impatto persino sulle condizioni atmosferiche! Questo mostra che il cuore di Elia era in sintonia con quello di Dio. Pregò che la pioggia cessasse e ricominciasse solo perché sentiva che questo era il cuore di Dio nei Suoi rapporti con Israele.

b. Pregò intensamente: Letteralmente, pregò con la preghiera. Pregare veramente, per definizione, è pregare intensamente.

i. “Pregò con la preghiera, un ebraismo per pregò con fervore.” (Clarke)

c. Elia era un uomo sottoposto alle stesse nostre passioni: Stando così le cose, allora anche noi come lui possiamo avere potenza nella preghiera.

4. (19-20) Aiutare un fratello che pecca.

Fratelli, se uno di voi si svia dalla verità e qualcuno lo converte, sappia costui che chi allontana un peccatore dall’errore della sua via, salverà un’anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati.

a. Se uno di voi si svia dalla verità: Dopo aver introdotto i temi del peccato e della confessione, Giacomo ci ricorda la necessità di affrontare coloro che si sono sviati dalla verità. Si svia dalla verità è una buona immagine. La maggior parte delle persone non si perde deliberatamente, succede e basta. Ciononostante, questo li porta comunque fuori strada e forse li mette anche in pericolo.

i. “Leggete il versetto e vedrete che si riferisce ad un allontanamento dallachiesa visibile di Dio. Le parole: “Se uno di voi” non possono che riferirsi a un cristiano professante.” (Spurgeon)

b. E qualcuno lo converte: Questo ci mostra che Dio usa strumenti umani per allontanare i peccatori dall’errore della loro via. Dio però non ha bisogno di usare talistrumenti, e a volte infatti non lo fa. L’apostolo Paolo – o meglio, Saulo di Tarso – non si convertì attraverso uno strumento umano, salvo forse che per le preghiere fatte per lui da Stefano, il primo martire, mentre moriva. Nondimeno, nessuno gli predicò, ma Gesù decise di venirgli incontro direttamente.

i. Uno dei motivi per cui Dio usa strumenti umani è perché riceve più gloria di quanta ne riceverebbe se operasse da solo. In questo modo, Dio è come un abile operaio che fa cose incredibili usando il peggiore degli strumenti. Analogamente, Dio usa vasi di terra come contenitori della Sua gloria.

ii. “La maggior parte delle persone è stata convinta dalle conversazioni pie delle sorelle, dal santo esempio delle madri, dal ministro, dalla scuola domenicale, dalla lettura di volantini o dalla lettura attenta della Scrittura. Non crediamo dunque che Dio opererà spesso senza strumenti; non stiamocene seduti in silenzio dicendo: ‘Dio compirà l’opera Sua’. Certo, la farà, ma la compirà usandosi i Suoi figli come strumenti.” (Spurgeon)

iii. Seguendo questo ragionamento, non si potrebbe dire che, quando rifiutiamo di metterci a disposizione del servizio di Dio, deboli e fallimentari come siamo, lo derubiamo in parte della Sua gloria? Egli può glorificarsi attraverso un vaso debole come te; lasciarglielo fare.

iv. “Magari non sembrerà una cosa così brillante riportare indietro uno sviato come riportare una prostituta o un ubriacone, ma agli occhi di Dio non è un piccolo miracolo di grazia e lo strumento che l’ha compiuto recherà grande conforto. Cercate dunque, fratelli miei, coloro che erano dei nostri, ma si sono allontanati da noi; cercate coloro che sono ancora nella congregazione, ma hanno disonorato la Chiesa e sono stati allontanati da noi, e giustamente, perché non possiamo tollerare la loro impurità; cercateli con preghiere, lacrime e suppliche, nel caso in cui Dio conceda loro il ravvedimento affinché siano salvati.” (Spurgeon)

c. Chi allontana un peccatore dall’errore della sua via, salverà un’anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati: C’è una benedizione per colui che ama suo fratello tanto da affrontarlo e da allontanarlo dall’errore della sua via. Ha salvato quell’anima dalla morte e ha coperto una moltitudine di peccati.

i. Questo parla potentemente della restaurazione che è possibile per coloro che hanno peccato. “Conosco uomini di buona reputazione nel ministero del Vangelo che dieci anni fa sono caduti nel peccato, cosa che ci viene rinfacciata ancora oggi. Ne parlate? Vi viene subito detto: ‘Beh, dieci anni fa hanno fatto così e così’. Fratelli, gli uomini cristiani dovrebbero vergognarsi di aver preso atto di queste cose così a distanza di tempo. È vero, potremmo usare maggior cautela nei nostri rapporti, ma rimproverare un fratello caduto per ciò che ha fatto tanto tempo fa è contrario allo spirito di Giovanni, che andò dietro a Pietro tre giorni dopo che questi aveva rinnegato il suo Signore con giuramenti e imprecazioni.” (Spurgeon)

ii. Giacomo conclude con questo, perché è esattamente ciò che si è sforzato di comunicare in questa lettera piena di sfide: affrontare coloro che si sono allontanati da una fede viva, cercando di salvare le loro anime dalla morte, esigendo non solo che ascoltino la parola, ma che la mettano in pratica, perché una fede viva si vedrà nei fatti.

iii. “L’omelia giunge così alla conclusione, bruscamente, più bruscamente della prima epistola di Giovanni, senza alcuna parola conclusiva di commiato ai lettori; una fine improvvisa ma non inefficace. Gli scritti di Sapienza, su cui è modellata, terminano in maniera altrettanto improvvisa.” (Moffatt)

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