Giacomo 4




Giacomo 4 – L’Umile Dipendenza di una Fede Vera

A. Il carattere umile di una fede viva.

1. (1-3) Motivi di conflitto nella comunità cristiana.

Da dove vengono le guerre e le contese fra voi? Non provengono forse dalle passioni che guerreggiano nelle vostre membra? Voi desiderate e non avete, voi uccidete e portate invidia, e non riuscite ad ottenere; voi litigate e combattete, e non avete, perché non domandate. Voi domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri.

a. Da dove vengono le guerre e le contese fra voi? Giacomo descrive accuratamente i conflitti tra cristiani usando i termini guerre e contese. Le battaglie che sorgono tra i credenti sono spesso aspre e severe.

i. “Giacomo non intende dire che queste cose guerreggiano dentro l’uomo, anche se ciò è vero, ma che mettono gli uomini in guerra l’uno contro l’altro.” (Barclay)

b. Non provengono forse dalle passioni che guerreggiano nelle vostre membra? L’origine delle guerre e delle contese tra i cristiani è sempre la stessa. C’è una radice di carnalità, una guerra interna al credente che coinvolge le concupiscenze della carne. Non è possibile che due credenti, che camminano nello Spirito di Dio l’uno verso l’altro, vivano con guerre e contese tra di loro.

i. “Giacomo sembra turbato più dallo spirito egoistico e dall’amarezza delle liti che dalle ragioni e dai torti dei vari punti di vista.” (Moo)

ii. Quasi tutti coloro che hanno un atteggiamento critico e litigioso affermano di essere sospinti e sostenuti dallo Spirito di Dio. Giacomo invece dice espressamente che un tale atteggiamento deriva dalle passioni. “È chiaro che lo Spirito di Dio non crea desideri che sfociano nell’invidia.” (Morgan)

c. Le passioni che guerreggiano nelle vostre membra: Vengono descritti i tipi di desideri che portano al conflitto. La concupiscenza porta al conflitto (desiderate e non avete). La rabbia e l’ostilità portano all’odio e al conflitto (uccidete).

i. Giacomo fa di nuovo riferimento al Sermone sul Monte, in cui Gesù utilizza la parola uccidete per indicare non solo l’omicidio vero e proprio, ma anche una condizione del cuore che si manifesta esteriormente con l’ira (Matteo 5:21-22).

ii. “La parola uccidere [uccidete] spaventa, ma questa è l’intenzione di Giacomo, il quale cerca di costringere i suoi lettori a rendersi conto della profondità del male racchiuso nell’aspro odio che nutrono verso gli altri.” (Hiebert)

d. E non avete: La vita vissuta per le passioni è inutile. Non solo è una vita di conflitto, ma è anche una vita fondamentalmente insoddisfatta.

i. “L’intera storia dell’umanità mostra il fallimento dei desideri malvagi di raggiungere l’obiettivo.” (Spurgeon)

ii. È la tragica ironia della vita vissuta secondo i desideri mondani della carne: non raggiunge mai l’obiettivo per cui dà tutto. Questa insoddisfazione di base non è dovuta a una mancanza di impegno: “Se i lussuriosi falliscono, non è perché non si siano impegnati per raggiungere i propri scopi; infatti, per loro natura hanno utilizzato i mezzi più pratici a loro disposizione, e anche con molta avidità.” (Spurgeon)

iii. Questo ci aiuta a comprendere razionalmente la follia del vivere la vita secondo le concupiscenze del mondo e dei nostri appetiti animali. Si è tentati di soddisfare un desiderio peccaminoso, perché si pensa (o si spera) che possa essere soddisfatto, ma non lo sarà mai. Perché non accettare adesso la propria mancanza di soddisfazione, invece che dopo aver commesso un peccato doloroso e dannoso?

e. E non avete, perché non domandate: Il motivo per cui questi desideri distruttivi esistono fra i cristiani è perché essi non cercano Dio per le loro necessità (non domandate). Giacomo ci ricorda il grande potere della preghiera e le ragioni per cui una persona può vivere inutilmente come un indigente spirituale, semplicemente perché non prega o perché non chiede (non domandate) quando prega.

i. Si può dire che si tratta di una legge spirituale oggettiva: Dio non dà se non glielo chiediamo. Se possediamo poco di Dio e del Suo regno, quasi certamente è perché abbiamo chiesto poco. “Ricorda questo testo: Il Signore dice al proprio Figlio: ‘Chiedimi e io ti darò in eredità le nazioni e come tuo possesso i confini della terra’. Se il regale e divino Figlio di Dio non può essere escluso dalla regola di chiedere, io e te non possiamo aspettarci che la regola faccia delle eccezioni a nostro favore. Perché dovrebbe essere così?” (Spurgeon)

ii. “Se potete avere tutto chiedendo e niente senza chiedere, vi supplico di considerare l’importanza assoluta e vitale della preghiera e vi esorto di abbondare in essa… Sapete, fratelli, che grandi cose si possono avere se le chiediamo? Ci avete mai pensato? Ciò non vi stimola a pregare con fervore? Il cielo intero è alla portata dell’uomo che chiede; tutte le promesse di Dio sono ricche e inesauribili e il loro compimento si ottiene con la preghiera.” (Spurgeon)

f. Domandate male per spendere nei vostri piaceri: Dopo aver affrontato il problema dell’assenza di preghiera, Giacomo espone il problema della preghiera egoistica. Questi, quando chiedevano a Dio, lo facevano per motivi puramente egoistici.

i. Dobbiamo ricordare che lo scopo della preghiera non è quello di persuadere un Dio riluttante a eseguire i nostri ordini. Lo scopo della preghiera è allineare la nostra volontà con la Sua e, in collaborazione con Lui, chiedergli di compiere la Sua volontà su questa terra (Matteo 6:10).

ii. “Quando un uomo prega egoisticamente, chiede a Dio di essere suo servo e di appagare i suoi desideri; anzi, peggio ancora, vuole che Dio si unisca a lui al servizio dei suoi desideri. Quell’uomo soddisferà i suoi desideri e Dio lo aiuterà a farlo. Una tale preghiera è blasfema, ma viene fatta spesso e deve essere una delle cose più provocatorie per Dio che il cielo abbia mai visto.” (Spurgeon)

iii. Spendere è lo stesso verbo usato per descrivere lo sperperio del figliol prodigo di Luca 15:14. Se i desideri distruttivi persistono anche quando preghiamo, è perché le nostre preghiere possono essere egocentriche e autoindulgenti.

2. (4-5) Riprensione del compromesso e della concupiscenza tra i cristiani.

Adulteri e adultere, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. Pensate che la Scrittura dica invano: «Lo Spirito che abita in noi brama fino alla gelosia»?

a. Adulteri e adultere: È un rimprovero presentato con la terminologia dell’Antico Testamento. Dio parlava in questo modo sotto l’Antico Patto quando il Suo popolo veniva attratto da qualche forma di idolatria (Geremia 3:8-9, Ezechiele 6:9, Ezechiele 16:32, Ezechiele 23:37 e Osea 3:1). Secondo Giacomo, la loro concupiscenza è idolatria (Colossesi 3:5) e amicizia del mondo.

i. I migliori manoscritti in greco antico hanno solo adultere. “Ricorre deliberatamente alla forma femminile, perché un’espressione di particolare disprezzo nel mondo antico era quella di chiamare una comunità o un gruppo con un equivalente femminile.” (Moffatt)

ii. Adulteri fu aggiunto probabilmente da uno dei primi copisti, il quale, pensando che Giacomo si riferisse letteralmente all’adulterio sessuale, non voleva escludere gli uomini dal rimprovero. Giacomo però usa la parola adultere per dare un’immagine spirituale specifica. Secondo questa immagine, Dio è il “marito” e noi siamo Sua “moglie” (come nei passi dell’Antico Testamento di Isaia 54:5, Geremia 3:20 ed Esodo 34:15-16).

iii. “Gli ebrei, a motivo del loro patto con Dio, sono rappresentati come Suoi sposi; per questa ragione, per rappresentare la loro idolatria e la loro iniquità in generale, viene usato l’adulterio.” (Clarke)

iv. “Avete i cuori pieni di prostituzione… questa vile sgualdrina del mondo, che mostra i suoi due seni del profitto e del piacere e ne irretisce molti; per questo deve essere bruciata, come una meretrice, dal fuoco dell’ultimo giorno.” (Trapp)

b. Non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Giacomo riconosce che non possiamo essere contemporaneamente amici di questo sistema mondiale in ribellione contro Dio e amici di Dio (Matteo 6:24). Anche il solo desiderio di chi vuole essere amico del mondo lo rende nemico di Dio.

i. “L’amicizia del mondo indica che si è ostili verso Dio, perché sfida la Sua volontà e disprezza il Suo proposito; per quanto la si possa camuffare, è una sfida implicita a Dio.” (Moffatt)

ii. Le forti affermazioni fatte qui da Giacomo ci ricordano che non tutto era rose e fiori nella chiesa primitiva, dato che anche i credenti del tempo dovevano affrontare molti problemi di carnalità e mondanità. Sebbene la chiesa neotestamentaria faccia da chiaro modello per noi, non bisogna idealizzare eccessivamente il carattere spirituale dei primi cristiani.

c. Lo Spirito che abita in noi ci brama fino alla gelosia: La presenza interiore dello Spirito Santo brama gelosamente la nostra amicizia con Dio. Lo Spirito compungerà il cristiano che vive nel compromesso.

i. Si tratta di una frase alquanto difficile da tradurre con precisione. È Dio che brama gelosamente la devozione dello spirito che ha messo dentro di noi, o è lo Spirito dentro di noi che brama gelosamente la piena devozione del nostro cuore? In entrambi i casi, il significato è pressoché lo stesso.

ii. “Si è spinto fino a rivolgersi a loro come adulteri e adultere; poi, adottando un tono più gentile e supplichevole, dice: “State contristando lo Spirito Santo che è venuto a dimorare in voi e che brama con grande gelosia di avere la vostra natura tutta per sé’.” (Meyer)

iii. Giacomo concorda con i molti passi dell’Antico Testamento in cui si dice che Dio è un Dio geloso (Deuteronomio 32:16, 32:21; Esodo 20:5, 34:14; Zaccaria 8:2). “In altre parole, Dio ama gli uomini con una tale passione da non riuscire a sopportare un amore estraneo nei loro cuori.” (Barclay)

iv. Pensa al dolore e alla tortura che prova la persona tradita dal coniuge infedele; quest’ultimo dovrà fare i conti con questa verità: io sono fedele verso di loro, ma loro non sono fedeli verso di me. Ecco cosa sente lo Spirito di Dio nei confronti dei cuori di chi ama il mondo.

d. La Scrittura dica: La citazione esatta (Lo Spirito che abita in noi ci brama fino alla gelosia) non si trova in nessun versetto dell’Antico Testamento. Giacomo sembra presentare un’idea a cui si allude in diversi passi, senza però citarne uno specifico.

i. “È più probabile che Giacomo non citi un testo in particolare, ma riassuma la verità espressa in diversi passi dell’Antico Testamento.” (Hiebert)

ii. Oppure è possibile che Giacomo 4:5 sia composto da due frasi indipendenti e che le parole della Scrittura che vengono citate facciano riferimento a quanto detto in Giacomo 4:4.

3. (6-10) Le soluzioni al conflitto: in umiltà, riconciliarsi con Dio.

Ma egli dà una grazia ancora più grande; perciò dice:

 

«Dio resisti ai superbi,
E dà grazia agli umili».

 

Sottomettetevi dunque a Dio, resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi; nettate le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o voi dal cuore doppio! Affliggetevi, fate cordoglio e piangete; il vostro riso si cambi in duolo e la vostra gioia in tristezza. Umiliatevi davanti al Signore, ed egli vi innalzerà.

a. Ma egli dà una grazia ancor più grande: Lo stesso Spirito che ci convince del nostro compromesso ci concederà anche la grazia di servire Dio come dovremmo. La meravigliosa affermazione “ma egli dà una grazia ancor più grande” è in forte contrasto con le parole precedenti.

i. “Notate il contrasto; notatelo sempre. Osservate quanto siamo deboli e quanto è forte Lui; quanto siamo orgogliosi e quanto è condiscendente Lui; quanto siamo erranti e quanto è infallibile Lui; quanto siamo mutevoli e quanto è immutabile Lui; quanto siamo provocatori e quanto è indulgente Lui. Osservate come in noi ci sia solo il male e come in Lui ci sia solo il bene. Eppure, il nostro male non fa altro che attirare la Sua bontà; Egli benedice ancora. Oh! Che ricco contrasto!” (Spurgeon)

ii. “Il peccato cerca di entrare, la grazia chiude la porta; il peccato cerca di ottenere il dominio, ma la grazia, che è più forte del peccato, resiste e non glielo permette. Il peccato a volte ci fa cadere e ci mette il piede sul collo; la grazia viene in soccorso… Il peccato sale come il diluvio di Noè, ma la grazia cavalca sulle cime dei monti come l’arca.” (Spurgeon)

iii. “Soffritedi povertà spirituale? È colpa vostra, perché Egli dà più grazia. Se non l’avete ottenuta, non è perché non si possa avere, ma è perché non l’avete cercata.” (Spurgeon)

b. Dio resiste ai superbi: Allo stesso tempo, Giacomo ci ricorda che questa grazia arriva solo agli umili. La grazia e l’orgoglio sono nemici eterni. L’orgoglio esige che Dio mi benedica in virtù dei miei meriti, reali o immaginari che siano. La grazia invece non si occuperà di me sulla base di ciò che è in me, buono o cattivo che sia, ma solo sulla base di chi Dio è.

i. Giacomo usa una parola potente nell’espressione “resiste ai superbi: Si schiera in battaglia contro di loro” (Clarke). “Dio resiste ai superbi, ‘si schiera in battaglia contro questi’, al di sopra di ogni altro tipo di peccatore, in quanto invasori dei Suoi territori e saccheggiatori dei Suoi principali tesori.” (Trapp)

c. E dà grazia agli umili: Non è che la nostra umiltà si guadagni la grazia di Dio. L’umiltà ci mette semplicemente in condizione di ricevere il dono che Egli gratuitamente.

d. Sottomettetevi dunque a Dio: Alla luce della grazia offerta agli umili, c’è solo una cosa da fare: sottomettersi a Dio. Questo significa mettersi al di sotto di Dio, arrendersi a Lui come a un Re conquistatore e iniziare a ricevere i benefici del Suo regno.

i. È sorprendente che il mondo non si sottometta a Dio. “Ho sentito parlare molto dei diritti dell’uomo, ma è bene considerare anche i diritti di Dio, che sono i primi, i più alti, i più sicuri e i più solenni diritti dell’universo e stanno alla base di tutti gli altri diritti… Ahimè, gran Dio, sei straniero anche nel mondo che Ti sei fatto! Le Tue creature, che non potrebbero vedere se Tu non avessi dato loro gli occhi, guardano dappertutto tranne che a Te. Creature, che non potrebbero pensare se Tu non avessi dato loro una mente, pensano a tutto fuorché a Te; esseri, che non potrebbero vivere se Tu non li mantenessi in vita, si dimenticano di Te completamente o, se ricordano la Tua esistenza e vedono il Tuo potere, sono abbastanza avventati da diventare Tuoi nemici!” (Spurgeon)

ii. “Se fosse un tiranno, sarebbe da coraggiosi resistergli, ma siccome è un Padre è da ingrati ribellarsi” (Spurgeon). Spurgeon, in un altro sermone, fornisce delle ragioni per cui dovremmo sottometterci a Dio [sottomettetevi a Dio]:

· Dovremmo sottometterci a Dio, perché Egli ci ha creati.

· Dovremmo sottometterci a Dio, perché il Suo governo è buono per noi.

· Dovremmo sottometterci a Dio, perché ogni resistenza a Lui è vana.

· Dovremmo sottometterci a Dio, perché tale sottomissione è assolutamente necessaria per la salvezza.

· Dovremmo sottometterci a Dio, perché è l’unico modo per avere pace con Lui.

iii. “Desidero sussurrarvi una piccola verità all’orecchio e prego che possa spaventarvi: Vi state sottomettendo anche adesso. Direte: ‘Non io; sono io il signore di me stesso’. So che la pensate così, ma facendo questo vi sottomettete al diavolo. Il versetto che abbiamo davanti ce lo suggerisce. ‘Sottomettetevi a Dio. Resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi’. Se non vi sottomettete a Dio, non resisterete mai al diavolo e rimarrete costantemente in balia del suo potere tirannico. Chi sarà il vostro padrone, Dio o il diavolo? Uno di loro deve esserlo. Nessuno è senza un padrone.” (Spurgeon)

e. Resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi: Per risolvere i problemi della carnalità e dei conflitti che questa provoca, dobbiamo anche resistere al diavolo. Ciò significa opporsi agli inganni del diavolo e ai suoi sforzi per intimidire. Mentre resistete al diavolo, ci viene promesso che fuggirà da voi.

i. Da notare che Giacomo non raccomanda che i demoni vengano scacciati dai credenti da una terza persona. Piuttosto, sfida semplicemente i singoli cristiani ad affrontare Satana come un nemico sconfitto, che può e deve essere contrastato personalmente. “Chi, nel tremendo nome di Gesù, si oppone anche al diavolo stesso, conseguirà sicuramente una vittoria rapida e gloriosa. Il diavolo fugge da quel nome e dal Suo sangue conquistatore.” (Clarke)

ii. Resistete deriva da due parole greche: stare e contro. Giacomo ci dice di opporci al diavolo. Satana può essere messo in fuga dalla resistenza del credente più umile che viene nell’autorità di ciò che Gesù ha fatto sulla croce.

iii. “Resistete per mezzo della fede e per mezzo del resto dell’armatura spirituale (Efesini 6:13-14). Oppure resistete, cioè non assecondate le sue strategie e tentazioni.” (Poole)

iv. “Ed egli fuggirà da voi, in quel particolare attacco in cui gli resistete; e, benché torni di nuovo a tentarvi, resistendogli sarà ancora sopraffatto; non sarete mai sconfitti finché non acconsentirete.” (Poole)

v. Un famoso scrittore cristiano di nome Hermas scrisse: “Il diavolo può lottare contro il cristiano, ma non può immobilizzarlo.” (Citato in Barclay)

f. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi: La chiamata ad avvicinarsi a Dio è sia invito che promessa. Non serve a nulla sottomettersi all’autorità di Dio e resistere agli attacchi del diavolo, se poi non ci si avvicina a Dio. Ci viene fatta questa promessa: Dio si avvicinerà a noi mentre noi ci avviciniamo a Lui.

i. “Quando un’anima si mette alla ricerca di Dio, Dio si propone di incontrare quell’anima, così che Egli si avvicini a noi, mentre noi ci avviciniamo a Lui.” (Clarke)

ii. Cosa significa avvicinarsi a Dio? Spurgeon fa alcune considerazioni:

· Significa avvicinarsi nell’adorazione, nella lode e nella preghiera.

· Significa avvicinarsi chiedendo consiglio a Dio.

· Significa avvicinarsi nel godere della comunione con Dio.

· Significa avvicinarsi nel corso e nel tenore generale della propria vita.

iii. In un certo senso, questo testo illustra la differenza tra il Vecchio e il Nuovo Patto. Nel Vecchio Patto, Dio ordinò a Mosè di non avvicinarsi ulteriormente al pruno ardente, ma di togliersi i calzari. Nel Nuovo Patto, Dio dice al peccatore: “Avvicinati a Me e Io mi avvicinerò a te”. Ora il terreno tra Dio e il peccatore è stato cosparso del sangue di Gesù e per quel sangue possiamo avvicinarci a Dio.

iv. Questo mostra anche ciò che Dio vuole fare per il peccatore. Non dice “Avvicinati a Dio ed Egli ti salverà” o “Avvicinati a Dio ed Egli ti perdonerà”, sebbene entrambi siano veri. Ma ciò che Dio vuole veramente è essere vicino all’uomo, avere comunione e uno rapporto stretto con l’individuo.

v. Dal resto del capitolo vediamo le conseguenze dell’avvicinarsi a Dio:

· Avvicinarsi a Dio aiuta a resistere al diavolo.

· Avvicinarsi a Dio aiuta a diventare puri.

· Avvicinarsi a Dio aiuta ad essere afflitti per il peccato.

· Avvicinarsi a Dio aiuta a parlare bene degli altri.

· Avvicinarsi a Dio aiuta a pensare alle cose eterne.

g. Nettate le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o voi del cuore doppio! Affliggetevi, fate cordoglio e piangete: Avvicinandoci a Dio, veniamo compunti per il nostro peccato. Per questa ragione, ci affliggiamo, facciamo cordoglio e piangiamo come si conviene sotto la convinzione del peccato e siamo costretti a trovare purificazione presso la croce.

i. “La parola usata per peccatore è hamartolos, che significa peccatore indurito, l’uomo il cui peccato è evidente e noto.” (Barclay)

ii. Dicendo affliggetevi, fate cordoglio e piangete, “Giacomo usa i termini del linguaggio dei profeti d’Israele per parlare dell’angoscia del pentimento.” (Moffatt)

h. Umiliatevi davanti al Signore, ed egli vi innalzerà: Poiché veniamo come peccatori davanti a un Dio santo (non come religiosi ipocriti, come spiegò Gesù in Luca 18:10-14), ci umiliamoadeguatamente davanti a Lui. Allora Egli ci innalzerà, perché Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili, e la grazia, il favore immeritato di Dio, ci eleva sempre.

i. In questo passo Giacomo descrive con forza sia il dovere che la benedizione del ravvedimento.

4. (11-12) Le soluzioni al conflitto: riconciliarsi con gli altri.

Non parlate gli uni contro gli altri, fratelli; chi parla contro il fratello e giudica il proprio fratello, parla contro la legge e giudica la legge; ora se giudichi la legge, tu non sei un esecutore della legge, ma un giudice. C’è un solo Legislatore, che può salvare e mandare in perdizione; ma tu chi sei, che giudichi un altro?

a. Non parlate gli uni contro gli altri: L’umiliazione e la riconciliazione con Dio devono tradursi in una riconciliazione con gli altri. Quando siamo riconciliati con gli altri, si vedrà nel modo in cui parliamo di loro. Perciò, non dobbiamo parlare gli uni contro gli altri né giudicare il fratello.

i. Parlate contro è la traduzione dell’antica parola greca katalalia. “Katalalia è il peccato di coloro che si radunano di nascosto in piccoli gruppi e si passano informazioni riservate che distruggono la reputazione di coloro che non sono lì a difendersi.” (Barclay)

ii. Questo peccato è sbagliato per due ragioni. Primo, infrange la legge regale che ci comanda di amarci gli uni gli altri. Secondo, richiede un diritto di giudicare che solo Dio ha.

b. Chi parla contro il fratello e giudica il proprio fratello, parla contro la legge e giudica la legge: Quando giudichiamo nostro fratello, ci mettiamo allo stesso livello della legge, giudicando in effetti la legge. Non abbiamo l’autorità per fare questo, perché c’è un solo Legislatore – quindi, tu chi sei, che giudichi un altro?

i. “Per quanto alta e ortodossa possa essere la nostra visione della legge di Dio, il mancato rispetto di questa legge dice al mondo che in realtà non le diamo molta importanza.” (Moo)

c. Tu chi sei, che giudichi un altro? Si tratta di un’estensione della stessa umiltà descritta da Giacomo in questo capitolo. Quando abbiamo la giusta umiltà davanti a Dio, non sentiamo in noi la necessità di giudicare con arroganza nostro fratello.

i. “Questo non significa escludere i tribunali civili e i giudici. Si tratta invece di estirpare lo spirito duro, scortese e critico che trova continuamente difetti negli altri.” (Burdick)

ii. “Tu chi sei; che creatura miserabile, uomo, verme, che ti elevi al posto di Dio e ti rendi giudice di chi non ti è sottoposto!” (Poole)

B. Umile dipendenza da Dio.

1. (13-16) Avvertimento contro un atteggiamento di indipendenza da Dio.

E ora a voi che dite: «Oggi o domani andremo nella tale città, e vi dimoreremo un anno, commerceremo e guadagneremo», mentre non sapete ciò che accadrà l’indomani. Cos’è infatti la vostra vita? In verità essa è un vapore che appare per un po’ di tempo, e poi svanisce. Dovresti invece dire: «Se piace al Signore e se saremo in vita, noi faremo questo e quello». Voi invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è cattivo.

a. Voi che dite: «Oggi o domani andremo nella tale città, e vi dimoreremo un anno, commerceremo e guadagneremo»: Giacomo rimprovera il cuore che vive e pianifica senza la costante consapevolezza della mano di Dio e con una sottovalutazione dei propri limiti (non sapete ciò che accadrà l’indomani).

i. “Così si usava in quei tempi antichi; commerciavano di città in città, trasportando i loro beni sul dorso dei cammelli. Gli ebrei commerciavano così con Tiro, Sidone, Cesarea, Creta, Efeso, Filippi, Tessalonica, Corinto, Roma, ecc. È a questo tipo di vita mercantile itinerante che allude S. Giacomo.” (Clarke)

ii. L’atteggiamento sfidato da Giacomo va molto al di là di una saggia pianificazione del futuro. “Non un ‘andiamo’, ma andremo, in modo indicativo, notando la perentorietà dei loro propositi e la loro presunzione su tempi e cose futuri, su cui non avevano alcun potere.” (Poole)

iii. “Notate che queste persone, mentre pensavano che tutto fosse a loro disposizione, usavano tutto per i loro scopi terreni. Cos’hanno detto? Hanno forse stabilito tra loro: ‘Faremo oggi o domani questo e quest’altro per la gloria di Dio e per l’avanzamento del suo regno’? Oh, no, non c’era una parola su Dio, dall’inizio alla fine!” (Spurgeon)

iv. “Ci sono due grandi certezze sugli avvenimenti futuri: una è che Dio li conosce, l’altra è che noi no.” (Spurgeon)

b. Cos’è infatti la vostra vita? In verità essa è un vapore che appare per un po’ di tempo, e poi svanisce: Giacomo ci chiede di considerare la fragilità della vita umana e il fatto che viviamo e ci muoviamo solo perché Dio lo permette. Giacomo non ci scoraggia dal pianificare e dal fare in generale, ma solo dal pianificare e dal fare senza affidarsi a Dio.

i. Paragonare la vita a un vapore o a un’ombra era una figura retorica frequente nell’Antico Testamento (Salmi 102:11; Giobbe 8:9; 1 Cronache 29:15).

ii. Ricordiamo anche la storia raccontata da Gesù sull’uomo ricco che fece grandi progetti per il futuro e che stoltamente perse tutto quando gli fu richiesta la sua anima (Luca 12:16-21). “Si potrebbe facilmente osservare che molte cose potrebbero andare storto tra noi e l’adempimento del nostro piano.” (Trapp)

iii. “Ci sono mille porte che conducono alla morte e, sebbene alcune sembrino strette, molte anime le hanno attraversate. Gli uomini sono stati soffocati da un chicco d’uva, uccisi da una tegola caduta dal tetto di una casa, avvelenati da una goccia, portati via da raffiche di vento. Anche le cose più piccole possono uccidere il più grande dei re. È una meraviglia che l’uomo viva ancora.” (Spurgeon)

iv. Sapendo che la vita è breve, dobbiamo essere diligenti e attivi riguardo ai doveri comuni della vita quotidiana. È peccaminoso trascurare i doveri ordinari della vita, pensando che con l’andare del tempo faremo sempre di più. Non obbedisci ai tuoi genitori, giovanotto, e sarai un ministro? Alla faccia del ministro! Come apprendista fai sempre tardi e sei negligente, il tuo padrone sarebbe felice di sbarazzarsi di te e vorrebbe poter bruciare il tuo contratto, e tu hai intenzione di diventare un missionario? Saresti proprio un gran bel missionario!” (Spurgeon)

c. Dovresti invece dire: «Se piace al Signore e se saremo in vita, noi faremo questo e quello»: Non è altro che pura e semplice arroganza quellache ci fa pensare che possiamo vivere, muoverci ed essere indipendenti da Dio. Questa vanagloriosa arroganza è l’essenza del peccato: un’indipendenza dettata dall’orgoglio, la radice di ogni peccato, come lo è stato per Lucifero (Isaia 14:12-15) e Adamo (Genesi 3:5-7).

i. Paolo conosceva e viveva questo principio: Ritornerò di nuovo da voi, se piace a Dio (Atti 8:21). Ma verrò presto da voi, se piace al Signore (1 Corinzi 4:19). Spero di rimanere un po’ di tempo presso di voi, se il Signore lo permette (1 Corinzi 16:7).

ii. “Ogni vanto di questo genere, visto quanto è precaria la vita, è peggio che assurdo, è cattivo, è un peccato attivo, un esempio della superbia irriverente (Giacomo 4:6) di cui gli uomini dovrebbero ravvedersi.” (Moffatt)

iii. Voi… vi vantate nella vostra arroganza: “La parola è alazoneia. Alazoneia era in origine la caratteristica del ciarlatano errante, che offriva cure fasulle e si vantava di cose che non era in grado di fare.” (Moffatt)

2. (17) Una sfida a vivere secondo ciò che sappiamo nel Signore.

Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato.

a. Chi… sa fare il bene e non lo fa, commette peccato: Giacomo sa che è molto più facile pensare e parlare di umiltà e dipendenza da Dio che viverla. Eppure, rende chiara la mente di Dio: poiché sappiamo queste cose, abbiamo la responsabilità di metterle in pratica.

i. Qui Giacomo torna al tema costante della sua lettera, cioè che la genuinità della fede viene dimostrata dall’azione. “Per quanto alta e ortodossa possa essere la nostra visione della legge di Dio, il mancato rispetto di questa legge dice al mondo che in realtà non le diamo molta importanza.” (Moo)

ii. Vediamo, inoltre, che l’incertezza della vita, cui Giacomo fa riferimento nel passo precedente, non dovrebbe far nascere quella paura che ci rende passivi o inattivi. Al contrario, l’incertezza della vita dovrebbe renderci pronti a riconoscere il bene e poi a farlo. “L’incertezza della vita non è motivo di paura o di inazione. Invece, costituisce sempre un motivo che ci consente di realizzare la nostra completa dipendenza da Dio.” (Moffatt)

b. Commette peccato: Gesù racconta una storia simile in Luca 12:41-48. In essa si parla di alcuni servi e della loro ubbidienza durante l’assenza del loro padrone. Gesù conclude la storia con questa applicazione:A chiunque è stato dato molto, sarà domandato molto; e a chi molto è stato affidato, molto più sarà richiesto (Luca 12:48). Maggiore è la luce, maggiore è la responsabilità.

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