Efesini 6




Efesini 6 – Camminare nella Luce e Combattere contro le Tenebre

A. La vita ripiena di Spirito e altre due aree speciali di sottomissione.

1. (1-3) La vita ripiena di Spirito e la relazione tra genitore e figlio.

Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto. «Onora tuo padre e tua madre», questo è il primo comandamento con promessa, «affinché tu stia bene e abbia lunga vita sopra la terra».

a. Figli, ubbidite… ai vostri genitori: Il comandamento è semplice. I figli devono ubbidire ai propri genitori. Questo non solo significa che i figli hanno la responsabilità di ubbidire, ma anche che i genitori hanno la responsabilità di insegnare l’ubbidienza ai propri figli – uno dei compiti più importanti per un genitore.

i. Non è necessario insegnare ai nostri figli come disubbidire perché ognuno di loro ha ereditato l’inclinazione verso il peccato da Adamo – l’ubbidienza, al contrario, deve essere insegnata.

ii. È di vitale importanza che il genitore insegni l’ubbidienza al figlio affinché il bambino cresca sapendo come ubbidire a Dio, anche quando non comprende ogni cosa o quando non vuole.

iii. A questo dovrebbe tendere la disciplina di un genitore verso il proprio figlio. La disubbidienza deve essere punita affinché l’ubbidienza possa essere appresa.

b. Nel Signore…perché ciò è giusto: L’apostolo ci dà due motivi per cui il figlio deve ubbidire al genitore. Prima di tutto, deve ubbidire nel Signore. Ciò significa che la sua ubbidienza fa parte della sua ubbidienza cristiana, così come per il comandamento rivolto alla moglie di sottomettersi al proprio marito come al Signore (Efesini 5:22). In secondo luogo, è giusto che il figlio ubbidisca al genitore.

i. Il significato di onora tuo padre e tua madre cambia quando diventiamo adulti, anche se il principio rimane lo stesso. Il figlio adulto non deve ubbidire al genitore, ma deve comunque onorarlo.

ii. Quando i legami familiari si spezzano, quando viene meno il rispetto per i genitori, la società inizia a decadere e non sopravvivrà a lungo.” (Foulkes)

c. Il primo comandamento con promessa: Paolo ribadisce il concetto facendo riferimento a Deuteronomio 5:16, dove Dio ha promesso di benedire i figli ubbidienti.

i. I cristiani, di solito, dividono i Dieci Comandamenti nei primi quattro (diretti a Dio) e negli ultimi sei (diretti al prossimo). Gli ebrei, però, li dividevano in due gruppi da cinque, considerando il comandamento onora tuo padre e tua madre più come un dovere verso Dio che verso l’uomo.

2. (4) I genitori camminano nella luce non provocando i loro figli ad ira.

E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell’ammonizione del Signore.

a. Non provocate ad ira i vostri figli: I genitori hanno sicuramente l’opportunità di provocare i propri figli ad ira, assumendo un atteggiamento indelicato ed esageratamente critico, tormentando così il figlio piuttosto che istruirlo.

i. “Il vangelo ha introdotto un nuovo elemento nella responsabilità del genitore: i sentimenti del bambino devono essere presi in considerazione. In una società dove l’autorità del padre (patria potestas) era indiscussa, questa idea rappresentava un concetto rivoluzionario.” (Wood)

b. Provocate ad ira i vostri figli: Il duro modello genitoriale attaccato da Paolo fornisce una giustificazione non necessaria alla ribellione naturale dei figli.

i. “Prima di disciplinare un bambino, dovresti prima riuscire a controllarti… Che diritto hai di dire a tuo figlio che ha bisogno di disciplina, quando ovviamente tu stesso ne hai bisogno?” (Lloyd-Jones)

c. Allevateli nella disciplina e nell’ammonizione del Signore: Quando si parla di ammonizione non ci si riferisce semplicemente ad un rimprovero. Significa istruire e ammonire. L’incoraggiamento e la riprensione devono essere associati alla disciplina e all’insegnamento.

i. Questa è una responsabilità dei padri. Essi non devono trascurare la propria responsabilità di istruire e di essere un esempio spirituale per i propri figli. È una responsabilità che non deve essere scaricata sulla madre né sulla scuola domenicale.

ii. Disciplina è la stessa parola che in Ebrei 12:5-11 viene tradotta con correzione, che comunica l’idea di istruzione attraverso la disciplinare. Ammonizione, invece, ha più l’idea di insegnare – entrambe sono necessarie, anche se è da notare che la disciplina viene elencata per prima.

iii. Altrettanto importante è che sia la disciplina che l’ammonizione vengono usate per descrivere il proposito delle Scritture (2 Timoteo 3:16 e 1 Corinzi 10:11). I genitori devono crescere i propri figli nella Parola di Dio.

d. Allevateli: È un termine in greco antico che originariamente indicava il nutrimento fisico, come in Efesini 5:29. In seguito, la parola iniziò ad essere utilizzata in riferimento al nutrimento del corpo, della mente e dell’anima. La forma qui suggerisce uno “sviluppo attraverso cure e dolori” oppure, come tradotto da Calvino, “Che siano custoditi affettuosamente”.

3. (5-8) I lavoratori camminano nella luce lavorando come servi di Gesù.

Servi, ubbidite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo, non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, facendo la volontà di Dio di buon animo, servendo con amore, come a Cristo e non come agli uomini, sapendo che ciascuno, schiavo o libero che sia, se avrà fatto del bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore.

a. Servi, ubbidite… come a Cristo: Le parole “come a Cristo” cambiano l’intera nostra prospettiva come lavoratori. Ci ricorda che il nostro lavoro può e dovrebbe essere fatto come se lo stessimo facendo per Gesù – perché, in effetti, è così!

i. “Il Vangelo si scontrò con la schiavitù nel mondo; in molte regioni, soprattutto quelle romane e greche, la schiavitù aveva raggiunto livelli disumani. Il Vangelo iniziò subito a danneggiarla con i suoi forti principi di uguaglianza di tutte le anime nel mistero e nella dignità dell’essere umano, e per mezzo dell’opera dell’amore redentore compiuta per ogni anima dal Padrone Supremo. Il suo piano, però, non era quello di colpirla, ma di indebolirla… Dunque, se da un lato il Vangelo non diede un colpo diretto alla schiavitù, dall’altro la condannò.” (Moule)

b. Non servendo per essere visti: Non dobbiamo lavorare per essere visti (solo quando il capo ci sta guardando) o per piacere agli uomini (come coloro a cui importa solo compiacere gli uomini), ma di buon animo (una buona attitudine, senza lamentarsi) servendo con amore, come a Cristo e non come agli uomini.

i. Come a Cristo significa che tutto il nostro lavoro viene svolto, in realtà, per il Signore e non per l’uomo. “La grazia ci rende servi di Dio mentre siamo ancora servi degli uomini: ci permette di prenderci cura degli affari celesti mentre siamo ancora indaffarati con le cose di quaggiù; essa santifica i doveri quotidiani della vita mostrandoci come adempierli alla luce del cielo.” (Spurgeon)

c. Facendo la volontà di Dio: Nella cultura greca il lavoro manuale veniva disprezzato e avere successo significava arrivare al punto di non dover più lavorare. Non è così che funziona nel regno di Dio, dove invece il duro lavoro e il lavoro manuale sono onorevoli.

i. Ogni cristiano dovrebbe poter essere visto come un grande lavoratore e una persona degna del suo salario; non lavorare tanto quanto dovresti sarebbe come derubare il tuo datore di lavoro.

d. Schiavo o libero che sia, ne riceverà la ricompensa dal Signore: Paolo ci dà un’ultima ragione per cui dovremmo lavorare duramente per il Signore. Dio ci benedirà nella stessa misura in cui lavoriamo duramente per gli altri; Egli non permetterà che il nostro duro lavoro non venga ricompensato.

i. Questo si collega ad un principio interessante. Quando le persone nascono di nuovo, la loro vita cambia, iniziano a lavorare duramente, sprecano di meno e per questo sono benedetti e prosperano. Dopo aver però prosperato, spesse volte permettiamo ai nostri cuori di allontanarsi da Dio. Egli deve poi disciplinarci attraverso tempi difficili affinché ci ravvediamo – e il ciclo si ripete. Non è un ciclo necessario, ma è uno schema consueto.

4. (9) I datori di lavoro camminano nella luce trattando bene i propri dipendenti.

E voi, padroni, fate lo stesso verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che il loro e vostro Signore è in cielo e che presso di lui non c’è alcuna parzialità.

a. Voi, padroni, fate lo stesso verso di loro: Ai padroni viene detto di fare lo stesso verso di loro (i loro dipendenti). Come i servi devono lavorare duramente e onestamente per i propri padroni, così i padroni devono fare lo stesso verso coloro che lavorano per loro.

i. “Dunque, in Gesù Cristo il Vangelo lascia il suo messaggio di pari doveri allo schiavo e al padrone. Il principio compirà la sua opera. Non c’è alcuna parola che alluda alla Rivoluzione.” (Moule)

b. Mettendo da parte le minacce: I datori di lavoro devono inoltre mettere da parte le minacce e altre forme dure di trattamento. Devono farlo sapendo di essere a loro volta dipendenti del loro Padrone in cielo, che giudica indipendentemente dalla ricchezza o posizione di ognuno.

B. Combattere contro le tenebre.

1. (10) La chiamata ad opporsi al diavolo.

Del resto, fratelli miei, fortificatevi nel Signore e nella forza della Sua potenza.

a. Del resto: Questa esortazione arriva alla fine della lettera – una lettera nella quale Paolo ha definito attentamente la nostra posizione in Gesù e ha gettato le basi del cammino cristiano. Ci troviamo nell’ultima sezione che affronta l’argomento del camminare. Scrivendo del resto, vuol dire che ora Paolo sta parlando alla luce di tutto quello che ha esposto finora.

·Alla luce di tutto quello che Dio ha fatto per te.

·Alla luce della posizione gloriosa che hai come figlio di Dio.

·Alla luce del Suo grande piano eterno di cui Dio ti ha reso parte.

·Alla luce del Suo piano di maturità e crescita cristiana che Egli produce in te.

·Alla luce della condotta in cui Dio chiama ogni credente a camminare.

·Alla luce della pienezza dello Spirito in noi e del nostro cammino nello Spirito.

·Alla luce di tutto questo, c’è una battaglia da combattere nella vita cristiana.

b. Fortificatevi nel Signore e nella forza della Sua potenza: Quando scrisse questo, probabilmente Paolo aveva in mente 1 Samuele 30:6, dove vediamo che Davide si fortificò nell’Eterno, il suo Dio.

i. L’insegnamento dettagliato sulla battaglia spirituale in questo passaggio presenta due componenti essenziali. Prima di tutto, bisogna fortificarsi nel Signore e nella forza della Sua potenza. Successivamente, ci si deve rivestire dell’intera armatura di Dio. Entrambi sono essenziali, ma molti insegnamenti sulla guerra spirituale trascurano il primo punto. Se prendi un uomo debole che a malapena riesce a stare in piedi e gli fai indossare la miglior armatura, rimarrà comunque un soldato inefficace e sarà facilmente abbattuto. Quindi, per prepararsi alla battaglia cristiana, bisogna iniziare da questo: fortificatevi nel Signore e nella forza della Sua potenza.

ii. Prima di dare un’arma a un soldato o di mostrargli come lanciare un missile, deve superare un addestramento di base. Uno degli scopi importanti di questo addestramento è quello di aumentare il livello di forza fisica della recluta. È come se l’esercito dicesse: “Soldato, ti daremo le migliori armi e la miglior armatura possibile. Prima, però, dobbiamo assicurarci che tu sia forte e sappia usare ciò che noi ti daremo”.

c. E nella forza della Sua potenza: Ci indica da dove prendere questa forza. Non succede pronunciando delle semplici parole. Non è un incantesimo né una formula magica. Non puoi andare in giro ripetendo: “Fortificatevi nel Signore e nella forza della Sua potenza” fin quando non si avvera. Quei giochi mentali possono forse portare a qualcosa, ma di certo non è ciò a cui Paolo fa allusione qui.

i. Forza parla di potenza o forza intrinseca. I grandi muscoli di un uomo muscoloso sono indicativi della sua forza, anche se non li usa. Si tratta della sua scorta di forza.

ii. Potenza è l’esercizio della forza. Quando l’uomo muscoloso usa la propria forza per piegare una barra di ferro, utilizza la propria potenza. Significa che sta utilizzando la sua scorta di forza.

iii. Dio ha dei grandi serbatoi di forza, dai quali attingiamo la potenza per la nostra vita cristiana. La Sua forza, però, non opera in me mentre sono seduto passivamente. La Sua forza opera in me quando mi appoggio ad essa e mi metto all’opera. Posso affidarmi ad essa e non mettermi all’opera, oppure posso mettermi al lavoro senza farvi affidamento. Entrambe le soluzioni hanno delle lacune. Devo affidarmi alla Sua forza e quindi mettermi all’opera.

iv. Non è “Faccio tutto io e Dio non fa nulla”. Non è “Io non faccio nulla, fa tutto Dio”. Non è nemmeno “Faccio quello che posso e Dio mi aiuta laddove non riesco”. Ognuno di questi approcci ha delle falle. La chiave è che, per fede, io mi affidi alla Sua forza – affidandomi ad essa sempre di più – e poi mi metta all’opera.

v. Nella sua grande serie di sermoni su questo passaggio, D. Martyn Lloyd-Jones ha elencato diversi modi in cui i credenti sprecano la propria forza. È come se ricevessero un po’ della forza di Dio, ma la perdessero, perché è come se la mettessero in un secchio tutto bucherellato. Queste sono alcuni degli elementi che Lloyd-Jones riteneva risucchiassero la forza del cristiano:

·Impegnarsi in troppe opere o altre faccende spirituali.

·Troppe conversazioni.

·Litigi, dibattiti, dispute.

·Pigrizia.

·Troppo tempo con le compagnie sbagliate.

·Troppo parlare vano o sciocco.

·Amore per il denaro e per la carriera.

·Il desiderio di essere rispettati e farsi un nome.

·Stare sotto lo stesso giogo con un non credente.

·Uno svago non appropriato.

·Dubbi o atteggiamenti sbagliati verso la Parola di Dio.

vi. “Quando si tratta di questi argomenti, dobbiamo camminare sul filo del rasoio; non possiamo tendere a un estremo o all’altro. Devi sicuramente stare attento. Ovviamente, esaminando te stesso sarai sempre in grado di dire se la tua forza sta aumentando o diminuendo.” (Lloyd-Jones)

2. (11) Il comandamento ad indossare l’intera armatura di Dio.

Rivestitevi dell’intera armatura di Dio per poter rimanere ritti e saldi contro le insidie del diavolo,

a. Rivestitevi dell’intera armatura di Dio: L’armatura di Dio verrà spiegata in maniera più completa nel prossimo passaggio, ma qui l’enfasi è posta sull’intera armatura di Dio. Dio dà a noi credenti l’equipaggiamento completo e ci manda in battaglia mettendoci a disposizione tutto l’occorrente.

i. La parola armatura in greco antico viene usata solamente in un’altra occasione nel Nuovo Testamento. In Luca 11:21-22, Gesù parla dell’uomo forte che è ben armato, il quale però viene spogliato di tutta la sua armatura quando uno più forte di lui arriva e lo vince. Sappiamo che Gesù ha disarmato tutti i principati e le potestà (Colossesi 2:15).

ii. L’armatura è di Dio, sia nel senso che viene da Lui sia che è la Sua armatura vera e propria. Nell’Antico Testamento, è l’Eterno che indossa l’armatura (Isaia 59:17) e ora la condivide con noi. Siamo equipaggiati con l’armatura di Dio, non c’è da meravigliarsi dunque che siamo più che vincitori (Romani 8:37).

b. Per poter rimanere ritti e saldi contro le insidie del diavolo: Esprimiamo la forza che abbiamo in Dio rimanendo ritti e saldi contro le insidie del diavolo. Le macchinazioni di Satana contro di noi si riducono al nulla quando restiamo ritti e saldi contro di loro nella potenza di Dio.

i. Stott, citando Simpson, disse: “Le tattiche intimidatorie e insinuanti del piano di Satana si alternano tra loro. Egli si comporta sia da bullo che da seduttore. Usa principalmente la violenza e l’inganno per sferrare attacchi contro l’accampamento dei santi”.

3. (12) La realtà della battaglia spirituale.

Poiché il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti malvagi nei luoghi celesti.

a. Poiché il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà: Paolo non chiama il credente ad entrare nella battaglia spirituale. Afferma semplicemente che è già una realtà: il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma (pur sempre combattiamo) contro i principati e così via. Ti trovi già in una battaglia spirituale. Se non te ne sei accorto o semplicemente ignori questo fatto, vuol dire che probabilmente non stai vincendo la battaglia.

b. Poiché il nostro combattimento non è contro sangue e carne: Molti cristiani dimenticano che la nostra vera battaglia non è contro sangue e carne, e fanno di tutto perché lo sia. Il concetto condiviso da Paolo qui è molto simile a 2 Corinzi 10:3-4: Infatti anche se camminiamo nella carne, non guerreggiamo secondo la carne, perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze.

i. Foulkes dice che una traduzione più letterale sarebbe: Il combattimento contro sangue e carne non ci appartiene.

c. Principati, contro le potestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti maligni nei luoghi celesti: Paolo adotta svariati termini per fare riferimento ai nostri nemici spirituali. Dovremmo considerarli su diversi livelli ed appartenenti a diversi ranghi, anche se comunque hanno un obiettivo comune: far cadere il cristiano dalla sua posizione.

i. Efesini 6:11 ci dice che la nostra guerra è contro le insidie del diavolo. In fin dei conti, non ha importanza se il nostro avversario è un principato, una potestà o un dominatore delle tenebre di questa età. Nel loro insieme, fanno tutti parte degli spiriti maligni nei luoghi celesti. Fanno tutti parte di un esercito spirituale, organizzato e suddiviso in ranghi, alla cui testa c’è Satana, che si eleva contro di noi.

ii. Ci vengono date più informazioni riguardo a questi principati e potestà in altri passaggi del Nuovo Testamento.

·Romani 8:38 ci dice che i principati non possono separarci dall’amore di Dio. C’è dunque un limite alla loro potenza.

·Efesini 1:20-21 ci dice che Gesù è seduto sul trono in cielo, molto al di sopra di ogni principato e potestà. In Colossesi 1:16 leggiamo che Gesù ha creato i principati e le potestà. Colossesi 2:10 ci dice che Gesù è il capo di ogni principato e potestà. Gesù, dunque, non è l’opposto di Satana o dei principati.

·Efesini 3:10-11 ci dice che la sapienza di Dio viene manifestata ai principati e alle potestà per mezzo della chiesa. 1 Corinzi 15:24 dichiara che i principati e le potestà avranno una fine; il loro scopo verrà adempiuto e Dio non permetterà loro più di operare.

·Colossesi 2:15 ci dice che, sulla croce, Gesù ha disarmato i principati e le potestà. Per questo motivo, la nostra vittoria è radicata in ciò che Gesù ha fatto, non in ciò che noi facciamo. Questo non vuol dire che non dobbiamo fare più nulla – ma il nostro fare consiste nell’appropriazione e nell’applicazione di ciò che Gesù ha fatto.

iii. Alcuni interpretano la natura dei principati e delle potestà in termini puramente naturalistici. Markus Barth scrive: “Possiamo concludere che con principati e potestà Paolo intenda il mondo degli assiomi e i principati della politica e della religione, dell’economia e della società, della morale e della biologia, della storia e della cultura”. Tuttavia, questo contraddice le affermazioni di Paolo riguardo al fatto che la nostra battaglia non è contro sangue e carne.

4. (13) La giusta risposta alla realtà della battaglia spirituale.

Perciò prendete l’intera armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare ritti in piedi dopo aver compiuto ogni cosa.

a. Perciò prendete l’intera armatura di Dio: Paolo ha già introdotto l’idea dell’intera armatura di Dio in Efesini 6:11. Nel passaggio successivo ne elenca dettagliatamente le diverse parti. In questo versetto, dichiara semplicemente lo scopo principale della battaglia spirituale e dell’armatura di Dio.

b. Affinché possiate: Senza la forza di Dio e la protezione dell’armatura spirituale, è impossibile rimanere ritti contro gli attacchi dei nemici spirituali.

c. Affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare ritti in piedi dopo aver compiuto ogni cosa: Viene descritto lo scopo della forza e dell’armatura di Dio, e per cosa dobbiamo utilizzarle.

i. Dio ha dato al suo popolo una chiamata, una missione, un percorso da adempiere. Satana farà del suo meglio per ostacolare tutto ciò. Quando attacca e intimidisce, dobbiamo restare ritti in piedi. È chiaro che questa è l’enfasi posta da Paolo in Efesini 6:11 e 6:13. Compiamo l’opera del Signore e rimaniamo ritti contro ogni accenno di opposizione spirituale.

ii. Dio dà al cristiano una posizione salda e gloriosa in cui deve restare mediante la fede e la battaglia spirituale:

·Restiamo saldi nella grazia (Romani 5:2).

·Restiamo saldi nel vangelo (1 Corinzi 15:1).

·Restiamo saldi nel coraggio e nella forza (1 Corinzi 16:13).

·Restiamo saldi nella fede (2 Corinzi 1:24).

·Restiamo saldi nella libertà cristiana (Galati 5:1).

·Restiamo saldi nell’unità cristiana (Filippesi 1:27).

·Restiamo saldi nel Signore (Filippesi 4:1).

·Dovremmo restare saldi nella perfetta e completa volontà di Dio (Colossesi 4:12).

iii. Rimaniamo ritti: due parole che danno indicazione di molte cose.

·Significa che verremo attaccati.

·Significa che non dobbiamo aver paura.

·Significa che non dobbiamo abbatterci o impigrirci, né essere incerti o senza convinzione nel combattimento (l’autocommiserazione non è permessa).

·Significa che rimaniamo in posizione e siamo allerta.

·Significa che non pensiamo nemmeno lontanamente alla ritirata.

5. (14-15) L’armatura spirituale che dobbiamo avere.

State dunque saldi, avendo ai lombi la cintura della verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo i piedi calzati con la prontezza dell’evangelo della pace,

a. State dunque saldi: Possiamo stare saldi solo quando siamo equipaggiati con l’armatura che Dio ci ha dato in Gesù Cristo. Ogni aspetto di quest’armatura simbolica risponde ad una dinamica specifica nella vita cristiana che ci permette di rimanere saldi contro gli attacchi spirituali.

i. Paolo scrisse queste cose mentre era sotto la custodia dei soldati romani. Per lui era facile guardare all’equipaggiamento delle guardie e vedere in che modo Dio ha equipaggiato il credente.

ii. L’ordine in cui le parti dell’armatura vengono descritte è l’ordine in cui solitamente un soldato le indossava.

b. Avendo ai lombi la cintura della verità: La verità viene rappresentata simbolicamente da una cintura che protegge il nostro addome e che tiene fermi gli indumenti in modo da permetterci di combattere in maniera efficace.

i. Per essere precisi, la cintura non fa parte dell’armatura, ma, prima che questa possa essere indossata, gli indumenti sottostanti devono essere raccolti.

ii. “Il soldato avrebbe potuto avere a disposizione ogni altra parte dell’equipaggiamento, ma, se non si fosse cinto i lombi, non sarebbe veramente mai stato ben armato o equipaggiato. La sua cintura… non era un semplice ornamento, ma una parte essenziale della sua attrezzatura… aveva il compito speciale di tenere in ordine tutto il resto, assicurando al soldato capacità e libertà di movimento.” (Salmond)

iii. Quando un uomo si sedeva e si rilassava, si toglieva la cintura. Indossare la cintura voleva dire prepararsi all’azione, rendeva il movimento più libero e preparava mentalmente il soldato alla battaglia. La stessa idea è stata comunicata da Gesù in Luca 12:35-36.

iv. La cintura della verità racchiude i principi biblici del cristiano in un’unica entità, che altri passaggi chiamano fede. Molte persone credono che la chiesa non crescerà mai fino a quando non si spoglierà della cintura della verità, il che è completamente sbagliato. La cintura fa parte dell’armatura che dobbiamo avere, è il fondamento su cui dobbiamo sempre basare la nostra vita, la nostra comprensione delle dottrine fondamentali della fede e la fiducia che riponiamo in esse.

c. Rivestiti con la corazza della giustizia: La giustizia viene rappresentata con una corazza che fornisce protezione alla maggior parte degli organi vitali. Non possiamo combattere contro i nemici spirituali nella nostra giustizia, così come un soldato non può combattere in maniera efficace senza la propria corazza.

i. Non si tratta di una giustizia che ci siamo guadagnati, né di un sentimento di giustizia, ma è la giustizia che si riceve per mezzo della fede in Gesù. Ci dà un senso generale di fiducia e consapevolezza della nostra posizione.

ii. “Grazie a Dio per le esperienze, ma non fare affidamento su di esse. Infatti, non indossi la ‘corazza delle esperienze’, ma la corazza della ‘giustizia’.” (Lloyd-Jones)

iii. A volte siamo tentati di dire al diavolo: “Guarda tutto quello che ho fatto per il Signore”. Così facendo, ci avventuriamo su un terreno instabile, anche se ci fa sentire bene con noi stessi. È instabile perché i sentimenti e le esperienze cambiano rapidamente. La giustizia di Dio no. La corazza della giustizia è la nostra miglior difesa contro il senso di depressione e di sconforto spirituale che vengono contro di noi.

d. Avendo i piedi calzati con la prontezza dell’evangelo della pace: La prontezza dell’evangelo viene rappresentata con le scarpe (o calzari) indossati dai soldati romani. Nessuno può combattere in maniera efficace o prendersi cura delle proprie faccende efficacemente senza questo equipaggiamento.

i. Prontezza significa “un fondamento pronto”. Il vangelo prepara il terreno per tutto ciò che facciamo. Per quanto forte sia il resto del tuo corpo, se i tuoi piedi sono feriti diventi facile preda del nemico.

ii. Riguardo alle scarpe: “Flavio Giuseppe le descrisse come ‘scarpe solide fornite di chiodi ben appuntiti’… tali da assicurare una buona presa. I successi militari di Alessandro Magno e Giulio Cesare erano dovuti, in buona parte, ai loro eserciti’, che indossavano delle buone calzature ed erano in grado di marciare a lungo ad incredibile velocità su terreni difficili.” (Wood)

iii. Paolo aveva in mente Isaia 52:7 quando parlava di avere i piedi calzati: Quanto sono belli sui monti i piedi del messaggero di buone novelle, che annunzia la pace, che reca belle notizie di cose buone, che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Il tuo Dio regna!»

iv. L’idea di prontezza è proprio quella di essere pronti. Dobbiamo essere scattanti, flessibili e pronti con la verità. Questo è un atteggiamento da avere nella vita cristiana, vivere in costante prontezza e flessibilità.

6. (16-17) L’armatura spirituale che dobbiamo prendere.

Soprattutto prendendo lo scudo della fede, con il quale potete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno. Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio,

a. Soprattutto: È come se dicesse “in aggiunta ai precedenti” e si applica ad ognuna delle tre parti di armatura elencate di seguito. Non bisogna però pensare che queste parti dell’armatura siano più importanti delle altre.

b. Prendendo lo scudo della fede: Efesini 6:13-14 ci parla dell’armatura da avere. Parti dell’armatura che dobbiamo sempre indossare e avere come base permanente. Perciò, l’avere viene sempre prima. Dobbiamo essere radicati nella cintura della verità, nella corazza della giustizia e negli “anfibi” del vangelo. Ora Paolo parlerà di alcuni aspetti dell’armatura che dobbiamo prendere nei momenti necessari di battaglia spirituale e quando ne abbiamo l’opportunità.

c. Prendendo lo scudo della fede, con il quale potete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno: La fede viene rappresentata con uno scudo che ci protegge dai dardi infuocati del maligno, quegli sforzi insistenti delle forze demoniache intese a indebolirci mediante la paura e l’incredulità.

i. Lo scudo descritto da Paolo non è il piccolo scudo rotondo, ma si riferisce a quello largo e lungo, in grado di proteggere tutto il corpo. Nelle guerre antiche, questi dardi infuocati venivano lanciati in gran numero proprio all’inizio di un attacco. Lo scopo non era solo quello di ferire il nemico, ma di colpirlo da ogni lato con una grande quantità di frecce per gettare il campo nemico nella confusione e nel panico.

ii. “Anche quando un colpo del genere veniva respinto dallo scudo e non colpiva il corpo, dice Livy, causava comunque panico, perché veniva scoccato proprio quando il fuoco bruciava già. Inoltre, il movimento attraverso l’aria rendeva la fiamma ancora più intensa, cosicché il soldato fosse tentato di sbarazzarsi dello scudo in fiamme, esponendosi alla lancia del nemico. Tuttavia, lo scudo della fede non solo blocca i dardi infuocati, ma estingue il fuoco.” (Bruce)

iii. Pensieri, sentimenti, immaginazione, paure e bugie – Satana può scagliarci tutte queste cose contro come dardi infuocati. La fede li rimanda indietro.

d. Prendete anche l’elmo della salvezza: Nel mondo antico l’elmo era di solito un copricapo di pelle rivestito con del metallo per renderlo più resistente. A volte venivano aggiunte piume o decorazioni, forse per identificare a quale reggimento appartenessero i soldati. La salvezza viene rappresentata con questo tipo di elmo, che protegge una parte essenziale del corpo. Sarebbe insensato per un soldato andare in battaglia senza il proprio elmo.

i. 1 Tessalonicesi 5:8 parla dell’elmo della salvezza in relazione alla speranza della salvezza. L’elmo della salvezza ci protegge dallo scoraggiamento, dal desiderio di arrenderci, dandoci non solo la speranza nel sapere che siamo salvati, ma che saremo salvati. È la certezza che Dio trionferà.

ii. Una delle armi più efficaci di Satana è lo scoraggiamento. Quando siamo propriamente equipaggiati con l’elmo della salvezza, è difficile rimanere nello scoraggiamento.

e. La spada dello Spirito, che è la Parola di Dio: L’idea è che lo Spirito ti fornisce una spada e che tale spada è la Parola di Dio. Per poter usare efficacemente la spada dello Spirito, non possiamo considerare la Bibbia come un libro di incantesimi o appendercene una al collo a mo’ di aglio per tenere lontani i vampiri.

i. Per usare efficacemente la spada, dobbiamo considerarla Parola di Dioche è la Parola di Dio. Se non abbiamo fiducia nell’ispirazione della Scrittura, se non crediamo che la spada venga davvero dallo Spirito, allora non saremo per niente in grado di usarla adeguatamente.

ii. Dobbiamo prendere la spada dello Spirito sapendo di doverci affidare a Lui per ricevere aiuto per come usarla. Non solo lo Spirito ci ha dato le Scritture, ma le vivifica in noi (o vivifica noi per mezzo di esse) e ci equipaggia con il giusto colpo di spada da sferrare al momento giusto.

iii. Pensa ad un soldato o a un gladiatore che viene addestrato e che si allena a maneggiare la spada con i diversi movimenti e posizioni. Deve allenarsi prima della battaglia e, se è un bravo combattente con un grande istinto, al momento della battaglia saprà istantaneamente quale mossa e quale posizione sono le migliori in un dato istante. Non potrà mai sferrare il colpo giusto durante il combattimento se prima non si è mai allenato; arriverà comunque il momento in cui dovrà fare la sua mossa.

iv. Pertanto, ci vuole allenamento per usare la spada in maniera efficace. Gesù ci ha mostrato questo grande esempio quando ha combattuto le tentazioni di Satana nel deserto.

7. (18-20) Come usare la forza spirituale e l’armatura di Dio.

Pregando in ogni tempo con ogni sorta di preghiera e di supplica nello Spirito, vegliando a questo scopo con ogni perseveranza e preghiera per tutti i santi, e anche per me affinché, quando apro la mia bocca, mi sia dato di esprimermi con franchezza per far conoscere il mistero dell’evangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, affinché lo possa annunziare con franchezza, come è mio dovere fare.

a. Pregando in ogni tempo con ogni sorta di preghiera: L’idea qui è appunto ogni tipo di preghiera o preghiera su preghiera. Dovremmo usare ogni sorta di preghiera che ci viene in mente. Preghiera di gruppo, preghiera individuale, pregare in silenzio, pregare ad alta voce, pregare mentre camminiamo, pregare in ginocchio, preghiera eloquente, preghiera di lamento, preghiera costante, preghiera fervente – semplicemente prega.

i. La forza spirituale e l’armatura di Dio entrano in azione attraverso la preghiera. In teoria, il cristiano che non prega può essere forte ed indossare l’armatura, ma non porta mai nulla a compimento perché non entra in battaglia con la preghiera.

ii. Molte volte non preghiamo perché ci affidiamo troppo alle nostre abilità. Durante i primi giorni della Seconda guerra mondiale, Winston Churchill disse alla Gran Bretagna: “Devo condividere una parola di cautela perché, insieme alla codardia e al tradimento, la presunzione che conduce alla negligenza e alla pigrizia è il peggiore dei crimini di guerra”.

b. Per tutti i santi: Possiamo combattere spiritualmente non solo per noi stessi, ma anche per gli altri. Il soldato non è interessato solo alla propria sicurezza. Il suo istinto è quello di proteggere e di combattere anche per gli altri.

c. E anche per me, affinché mi sia dato di esprimermi: Dopo aver detto che la guerra spirituale può essere combattuta anche per gli altri, Paolo chiede ai propri lettori di pregare per lui.

d. Con franchezza per far conoscere il mistero dell’evangelo: Paolo avrebbe potuto chiedere preghiera per molte cose, ma voleva che i suoi lettori pregassero per questo. Probabilmente pensava all’udienza imminente davanti a Cesare.

i. Paolo avrebbe potuto chiedere molte cose, come per esempio il suo rilascio dalla prigione o altre comodità. Tuttavia, il suo cuore e la sua mente erano concentrati sulla sua responsabilità come ambasciatore del vangelo.

e. Affinché mi sia dato di esprimermi: Esprimermi trasmette l’idea di un parlare chiaro. Con l’aggiunta di franchezza, Paolo chiede preghiera affinché possa proclamare il vangelo con chiarezza e con una potenza impavida. È facile trascurare l’una o l’altra.

f. Sono ambasciatore in catene: Ovviamente, la parola in greco antico per catene alludeva ai ceppi del prigioniero. Tuttavia, poteva anche essere usato per indicare i gioielli d’oro che i potenti e i ricchi indossavano attorno al collo e al polso. In occasioni speciali, anche gli ambasciatori indossavano catene del genere per mostrare la ricchezza, il potere e la dignità del governo che rappresentavano. Paolo vedeva le proprie catene da prigioniero come gioielli gloriosi di un ambasciatore di Gesù Cristo.

C. Conclusione della lettera.

1. (21-22) L’invio di Tichico.

Ora, affinché anche voi sappiate come sto e ciò che faccio, Tichico, il caro fratello e fedele ministro nel Signore, vi informerà di tutto; ve l’ho mandato proprio a questo scopo, affinché veniate a conoscenza del nostro stato e consoli i vostri cuori.

a. Tichico, il caro fratello e fedele ministro nel Signore: Tichico era un collaboratore di Paolo di cui si fa menzione anche in altre lettere (Atti 20:4, Colossesi 4:7, 2 Timoteo 4:12, Tito 3:12). Sembra che Paolo avesse inviato spesse volte Tichico come messaggero (affinché voi sappiate ciò che faccio).

b. Affinché… consoli i vostri cuori: Paolo voleva che Tichico consolasse gli Efesini (e tutti coloro che avrebbero letto la lettera) riguardo alle condizioni di Paolo durante il suo imprigionamento a Roma.

2. (23-24) Parole finali.

Pace ai fratelli e amore con fede da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo. La grazia sia con tutti quelli che amano il Signor nostro Gesù Cristo con sincerità.

a. Pace ai fratelli… La grazia sia con tutti quelli che amano il Signor Gesù: Paolo conclude la lettera così come l’ha iniziata, con la grazia e la pace, due pilastri essenziali per la vita cristiana.

b. Tutti quelli che amano il Signor nostro Gesù Cristo con sincerità: Con sincerità significa letteralmente “con integrità”. Si potrebbe anche dire con un amore che non muta. Il nostro amore per il Signore dovrebbe essere inalterabile.

c. La grazia sia con tutti quelli che amano il Signore Gesù Cristo con sincerità: Paolo conclude proclamando una benedizione, che era il suo modo di aiutare gli Efesini a camminare in ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. (Efesini 1:3)

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