Efesini 5




Efesini 5 – Vita nello Spirito

A. Abbandonare le tenebre.

1. (1-2) Camminare nell’amore.

Siate dunque imitatori di Dio, come figli carissimi, e camminate nell’amore, come anche Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi, in offerta e sacrificio a Dio come un profumo di odore soave.

a. Dunque: Qui Paolo conclude il pensiero di Efesini 4, dove descrive il modo in cui i cristiani dovrebbero relazionarsi gli uni con gli altri.

b. Siate imitatori di Dio: L’idea è semplice – dobbiamo fare di Dio il nostro esempio e modello da seguire. Paragonarci agli altri uomini non ci soddisferà. Dobbiamo tenere a mente il concetto di 1 Pietro 1:15-16: Ma come colui che vi ha chiamati è santo, voi pure siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate santi, perché io sono santo».

i. Non dice: “Pensa a Dio”, “ammira Dio” o “adora Dio”, sebbene siano tutti doveri importanti del cristiano. Si tratta, invece, di una chiamata all’azione, ad andare oltre la nostra vita interiore con Dio.

ii. Potremmo dire che questa è la continuazione dello stesso concetto espresso da Paolo in Efesini 4:13 riguardo all’estensione della crescita cristiana: a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo. Potremmo anche dire che si tratta di una continuazione delle parole di Efesini 4:32, dove ci viene comandato di perdonarci a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo. Il comportamento di Dio verso di noi diventa il metro di misura del nostro comportamento verso gli altri.

iii. È importante ricordare che Dio è molto di più di un semplice esempio da seguire. Molti errori si fanno strada nella chiesa quando Gesù viene presentato solo come un modello di comportamento. Non siamo salvati per mezzo dell’esempio di Gesù, ma, una volta salvati, il Suo esempio acquista valore per noi. Dio è il nostro esempio, ma è anche molto di più.

c. Come figli carissimi: I bambini sono degli imitatori naturali. Spesse volte fanno solamente ciò che vedono fare agli adulti. Quando ci comportiamo in accordo alla nostra natura di figli di Dio, Lo imiteremo.

i. Nell’imitare Dio, diventiamo Suoi rappresentanti, soprattutto davanti a coloro che Lo hanno escluso dalle proprie vite. “Per quale motivo siamo mandati nel mondo? Non è per tenere vivo nella mente degli uomini il ricordo di Dio, colui che sono così ansiosi di dimenticare? Se siamo imitatori di Dio, come figli carissimi, saranno obbligati a ricordare che c’è un Dio, perché vedranno il Suo carattere riflesso in noi. Ho sentito di un ateo che affermò di poter vincere qualsiasi argomentazione tranne il pio esempio di sua madre: contro quello non fu mai in grado di controbattere.” (Spurgeon)

d. Camminate nell’amore, come anche Cristo ci ha amati: In ogni cosa Gesù è il nostro esempio. Come Egli ci ha amati e ha dato sé stesso per noi, così anche noi dobbiamo mostrare lo stesso tipo di amore altruistico.

e. In offerta e sacrificio: Gesù, nel donare sé stesso, ha compiuto ovviamente un sacrificio gradito al Padre. Similmente, anche noi possiamo offrire un sacrificio gradito (un profumo di odore soave) donando noi stessi agli altri nell’amore.

i. Spesse volte pensiamo di poter deporre la nostra vita in maniera teatrale così da mettere in mostra il nostro amore per gli altri. Tuttavia, molte volte Dio ci chiama a dare la nostra vita a poco a poco – iniziando con pochi spiccioli (per così dire) invece che con una grande somma. Che sia poco alla volta o tanto è pur sempre un sacrificio.

ii. Adam Clarke riguardo a offerta: “Un’oblazione, un’offerta eucaristica; l’equivalente di minchah, in Levitico 2:1 e sgg., che viene descritto come un’offerta all’Eterno, di fior di farina, con olio e incenso. Indica ogni offerta attraverso cui si esprimeva gratitudine per le benedizioni terrene ricevute dall’abbondanza di Dio”.

iii. Adam Clarke riguardo a sacrificio: “Un’offerta per il peccato, una vittima per il peccato; la parola è zebach, che quasi sempre porta con sé l’idea dell’atto del sacrificio, durante il quale il sangue dell’animale veniva versato come espiazione per il peccato. Questi termini possono fare riferimento tranquillamente a ogni tipo di sacrificio, offerta e oblazione fatta a Dio per qualsiasi motivo”.

2. (3-4) Il contrario di camminare nell’amore: la condotta che non si addice al cristiano.

Ma come si conviene ai santi, né fornicazione, né impurità alcuna, né avarizia siano neppure nominate fra di voi; lo stesso si dica della disonestà, del parlare sciocco e della buffoneria, le quali cose sono sconvenienti, ma piuttosto abbondi il rendimento di grazie.

a. Siano neppure nominate fra di voi: Paolo raggruppa questi aspetti del peccato e dell’indecenza sessuale, sottolineando che nessuno di questi si conviene ai santi e non dovrebbero essere neppure nominate fra il popolo di Dio.

i. Paolo fa un elenco esauriente dei peccati sessuali:

·Fornicazione (porneia), una parola generica che descrive il peccato sessuale.

·Impurità, un altro termine generico che indica un comportamento morale “sporco”, soprattutto in senso sessuale.

·Disonestà, che ha un significato simile a impurità.

·Buffoneria, che trasmette l’idea di un umorismo inappropriato e impuro con riferimenti sessuali.

ii. Dobbiamo notare il filo conduttore di questo appello morale. Non è “evita queste cose se vuoi essere santo”. Piuttosto è “sei santo; ora vivi come si conviene ai santi”. Il costante appello morale del Nuovo Testamento non è altro che questo: sii chi sei in Gesù.

b. Come si conviene ai santi: L’enfasi posta sul peccato sessuale non era eccessiva. La cultura ai giorni di Paolo (e soprattutto nella città di Efeso) era totalmente abbandonata all’immoralità sessuale. Il tipo di comportamento che Paolo definisce essere non conveniente ai santi era invece completamente approvato dalla cultura dei suoi tempi (e dalla nostra).

c. Avarizia… parlare sciocco: Paolo include l’avarizia e il parlare sciocco in questa lista, perché sono strettamente correlati al peccato sessuale. Il desiderio di avere qualcosa che non ci appartiene e il parlare sciocco hanno indotto molte persone al peccato sessuale. Ciononostante, l’avarizia e il parlare sciocco hanno rilevanza anche al di là della loro correlazione al peccato sessuale.

i. Parlare sciocco significa letteralmente “deviare facilmente il discorso”. Nel contesto, indica la persona che è in grado di trasformare ogni conversazione in una battuta con allusioni sessuali, di solito con frasi a doppio senso.

d. Ma piuttosto abbondi il rendimento di grazie: Il cristiano deve decisamente dare rendimento di grazie per il sesso. Lo riceviamo come un dono con gratitudine e ne godiamo in un modo che glorifica Colui che l’ha donato.

i. Dio ha donato il sesso principalmente non per la gratificazione dell’individuo, ma per il legame che si crea tra marito e moglie come una sola carne. Alcune espressioni della sessualità sono peccato non perché Dio vuole privarci di alcuni aspetti del piacere, ma perché vanno contro lo scopo primario per cui Egli l’ha donato.

3. (5-7) Le conseguenze di una condotta che non si addice ai cristiani.

Sappiate infatti questo: nessun fornicatore o immondo o avaro, il quale è un idolatra, ha alcuna eredità nel regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi seduca con vani ragionamenti, perché per queste cose viene l’ira di Dio sui figli della disubbidienza. Non siate dunque loro compagni.

a. Ha alcuna eredità nel regno di Cristo e di Dio: Le persone menzionate in Efesini 5:3 (il fornicatore, l’immondo e l’avaro) non hanno alcuna eredità nel regno di Dio. Se il regno di Dio è vivo in loro, allora sono stati trasformati affinché non perseverino più nelle loro vecchie pratiche abituali.

i. Il messaggio di Paolo in questo passaggio può essere applicato fuori contesto per condannare. Qualcuno potrebbe dire: “Ebbene, ho pensato di fornicare; quindi, significa che ho fornicato nel mio cuore e che sono tanto colpevole quanto coloro che commettono l’atto vero e proprio. Essendo io colpevole come coloro che non hanno alcuna eredità nel regno di Dio, nemmeno io ho parte a quell’eredità a causa dei miei pensieri peccaminosi”. Questo è un modo di pensare ingannevole, in netta contraddizione con il chiaro messaggio della Parola di Dio.

b. Avaro, il quale è un idolatra: Sostanzialmente, Paolo dice che l’avaro è un idolatra. L’idolatria si presenta in modi molto più sottili (e potenti) del semplice prostrarsi di fronte ad una statua.

c. Nessuno vi seduca con vani ragionamenti: Non possiamo permettere che vani ragionamenti annullino o sminuiscano il giudizio dovuto per queste pratiche peccaminose. È certamente per queste cose che viene l’ira di Dio sui figli della disubbidienza.

d. Non siate dunque loro compagni: Paolo dà per scontato che i cristiani non avranno una vita continuamente caratterizzata dalla fornicazione, dall’impurità o dall’avarizia. Tuttavia, non dovremmo essere, nemmeno occasionalmente, compagni di coloro che le commettono.

4. (8-12) Il passaggio dalle tenebre alla luce.

Un tempo infatti eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore; camminate dunque come figli di luce, poiché il frutto dello Spirito consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità, esaminando ciò che è accettevole al Signore. E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto riprovatele, perché è persino vergognoso dire le cose che si fanno da costoro in segreto.

a. Un tempo infatti eravate tenebre: Paolo condanna coloro che praticano la fornicazione, l’impurità e l’avarizia chiamandoli figli della disubbidienza (Efesini 5:6), ma allo stesso tempo riconosce che si tratta delle stesse tenebre da cui i cristiani sono stati tratti. Ora però, essendo stati illuminati, dobbiamo camminare come figli di luce.

i. Il tema viene ripetuto: siete figli di luce, quindi vivete come figli di luce.

ii. Paolo non solo dice che un tempo eravamo nelle tenebre, ma dice che eravamo tenebre. Ora non solo siamo nella luce, ma siamo luce nel Signore.

b. Poiché il frutto dello Spirito consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità: Il frutto dello Spirito è contrario al camminare nelle tenebre e nell’ira, un contrasto descritto più nel dettaglio in Galati 5:22-23. Bontà, giustizia e verità dovrebbero caratterizzarci a motivo della presenza dello Spirito Santo nella nostra vita.

c. E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto riprovatele: Invece che partecipare all’empietà, dobbiamo riprovare le opere infruttuose delle tenebre. Tuttavia, non lo facciamo per il semplice scopo di parlare di queste cose (il che è vergognoso), ma con il proposito di essere istruiti abbastanza per poterle evitare.

i. I cristiani devono guardarsi da un interesse osceno nei confronti delle opere delle tenebre, anche quando si tratta di condividere la propria testimonianza o fare delle ricerche.

ii. Paolo è attento nel dire che dovremmo evitare le opere infruttuose delle tenebre, non le persone che sono nelle tenebre.

B. Camminare nella luce.

1. (13-14) La realtà della presenza della luce.

Ma tutte le cose, quando sono esposte alla luce, divengono manifeste, poiché tutto ciò che è manifestato è luce. Perciò la Scrittura dice: «Risvegliati, o tu che dormi, risorgi dai morti, e Cristo risplenderà su di te».

a. Ma tutte le cose, quando sono esposte alla luce, divengono manifeste: Anche le cose fatte in segreto verranno esposte. Esse diverranno manifeste per mezzo della luce del giudizio di Dio.

i. Questa è una ragione per cui evitare e smascherare le opere infruttuose delle tenebre, così come descritto in Efesini 5:8-12. Poiché tali opere avranno una fine, essendo destinate ad essere esposte, è logico che il cristiano le eviti.

b. Risvegliati, o tu che dormi, risorgi dai morti: La nostra partecipazione nella luce è visibile per mezzo della nostra risurrezione con Gesù (Egli ci ha vivificati con Cristo, Efesini 2:5). Paolo cita ciò che probabilmente era un canto di adorazione che i primi credenti cantavano per illustrare questa verità.

i. Ricorda che l’esortazione a risvegliarsi è rivolta ai cristiani. Un cristiano può dormire anche senza saperlo. Se stai dormendo, molto probabilmente non ne sei consapevole. Non appena ti rendi conto del tuo sonno, è la prova che ora sei sveglio.

ii. “Anche lo stato di sonno nel cristiano è estremamente pericoloso, perché, anche quando dorme, può fare così tante cose da sembrare in realtà sveglio.” (Spurgeon)

·Nel sonno possiamo parlare.

·Nel sonno possiamo sentire.

·Nel sonno possiamo camminare.

·Nel sonno possiamo cantare.

·Nel sonno possiamo pensare.

iii. “All’uomo che dorme non importa della sorte del suo prossimo; come potrebbe visto che dorme? Ad alcuni di voi cristiani non importa se le anime sono salvate o dannate… a queste persone basta stare tranquille. A loro sta bene poter frequentare un luogo di culto rispettabile e andare in cielo insieme agli altri, ma rimangono indifferenti a tutto il resto.” (Spurgeon)

2. (15-17) Camminare nella luce significa camminare con sapienza.

Badate dunque di camminare con diligenza non da stolti, ma come saggi, riscattando il tempo, perché i giorni sono malvagi. Non siate perciò disavveduti, ma intendete quale sia la volontà del Signore.

a. Badate dunque di camminare con diligenza: Poiché ci è stata data la luce, dovremmo camminare con diligenza – con attenzione e sapienza, non da stolti.

i. Adam Clarke riteneva che la frase non da stolti fosse collegata alle pratiche di devozione rivolte all’antico dio Bacco attraverso ubriachezze e dissolutezze. “Non diventate folli. Questa è una chiara allusione alle orge di Bacco, durante le quali i suoi seguaci si comportavano come dei matti, scorrazzando e scuotendo le loro teste da una spalla all’altra, sembrando completamente fuori di sé”.

b. Riscattando il tempo: C’erano due parole in greco antico usate per definire il concetto di tempo. Una indicava lo scorrere naturale del tempo, nel senso di giorno dopo giorno e ora dopo ora. L’altra parola descriveva una porzione di tempo definito, un arco di tempo in cui qualcosa sarebbe dovuta accadere. È la differenza tra tempo e il tempo. L’idea qui è quella del tempo, una stagione ben precisa di opportunità che i cristiani devono riscattare. In Galati 6:10, questa stessa parola viene tradotta con il termine opportunità.

i. Paolo non intende dire che dobbiamo sfruttare ogni momento al meglio, anche se è un buon consiglio. Ci sta dicendo, piuttosto, di cogliere ogni opportunità per la gloria di Gesù. Non si intende sfruttare al meglio il tempo a nostra disposizione, ma fare del nostro meglio per trarre il massimo dal tempo, dalle opportunità che abbiamo.

ii. La frase riscattando il tempo richiama l’accaparrarsi di ogni opportunità come farebbe un astuto uomo d’affari. Puoi cogliere ogni opportunità per trarne il meglio per Gesù Cristo.

c. Perché i giorni sono malvagi: Questo è un altro motivo per cui è importante camminare con sapienza. Gesù parla di un tempo in cui sorgeranno molti falsi profeti e ne sedurranno molti. E perché l’iniquità di molti sarà moltiplicata, l’amore di molti si raffredderà (Matteo 24:11-12). Ci troviamo sicuramente in quei tempi, perché i giorni sono malvagi.

d. Intendete quale sia la volontà del Signore: Questa è la vera sapienza. Questo è il contrario di essere disavveduti. La nostra comprensione della volontà del Signore viene da una buona conoscenza della Sua Parola.

3. (18) Camminare nella luce significa essere costantemente ripieni di Spirito Santo.

E non vi inebriate di vino, nel quale vi è dissolutezza, ma siate ripieni di Spirito,

a. E non vi inebriate di vino: In contrapposizione alla condotta del mondo (essere inebriati di vino), dobbiamo essere ripieni di Spirito. La grammatica usata da Paolo comunica chiaramente il seguente pensiero: “siate costantemente ripieni di Spirito Santo”.

b. Siate ripieni di Spirito: Il riempimento di Spirito Santo non è un evento che accade solamente una volta, da cui dipendiamo per il resto della nostra vita. Si tratta di un riempimento costante, di chiedere costantemente di essere riempiti e di ricevere quel riempimento per fede.

i. C’è un’esperienza iniziale meravigliosa e importante per quanto riguarda il riempimento dello Spirito Santo, alla quale di solito ci si riferisce con l’espressione Battesimo dello Spirito Santo (Matteo 3:11, Atti 1:5 e 11:16). È un’esperienza valida e importante per ogni credente.

ii. Gran parte delle nostre debolezze, sconfitte e apatia nella nostra vita spirituale possono essere attribuite all’assenza di un costante riempimento dello Spirito Santo.

iii. Per quanto riguarda la frase siate ripieni, la struttura grammaticale nel greco antico indica altri due aspetti importanti. Prima di tutto, il verbo è in forma passiva, quindi non è un’esperienza che può essere inventata. In secondo luogo, è un imperativo, indicando quindi un’esperienza non facoltativa.

c. Non vi inebriate di vino: L’opposto carnale dell’essere riempiti di Spirito Santo è essere inebriati di vino. La Bibbia condanna l’ubriachezza senza alcuna riserva.

i. Nel quale vi è dissolutezza: Paolo dice che l’ubriachezza è dissolutezza. In altre parole, l’ubriachezza è uno spreco di risorse che dovrebbero essere sottomesse a Gesù. John Trapp scrive riguardo al bere: “tutte e tre le uscite” – “Ovvero, l’uscita della birra dai barili, del denaro dal portafoglio e del senno dalla testa.” (Commentario di Trapp su Galati 5:21)

ii. Dovremmo dare ascolto a ciò che Proverbi ci dice sull’ubriachezza, per esempio in Proverbi 20:1 e 23:29-33.

iii. Non dobbiamo pensare che solamente “cadere a terra ubriachi” sia da considerarsi peccato. Anche essere semplicemente brilli è peccato, come anche bere con l’intenzione di esserlo.

iv. “Il pericolo dell’ubriachezza non si trova solo in sé stesso, ma in ciò che potrebbe provocare” (Wood). Praticamente, il mondo deve pagare un caro prezzo per colpa delle dipendenze da alcol e droga. Se prendiamo in considerazione solo l’alcol, secondo il Centro di Controllo per le Malattie degli Stati Uniti, nel 2010 sono morte 88.000 persone per abuso di alcolici. Inoltre, il troppo bere ha portato agli USA un costo economico di 249 miliardi di dollari – quasi un quarto di trilione di dollari. È probabile che i numeri siano uguali, se non peggiori, in molte altre nazioni.

d. Ma siate ripieni di Spirito: Paolo mette a confronto gli effetti della pienezza di Spirito e lo stato di ubriachezza. L’alcol è un sedativo; fa “sciogliere” le persone perché inibisce il loro autocontrollo, la loro saggezza, il loro equilibrio e la loro capacità di giudizio. Lo Spirito Santo ha l’effetto esattamente contrario. Egli ci stimola, migliora e fa tendere alla perfezione ogni parte del nostro essere.

i. “Troviamo qui, incorporata tra i diversi precetti, la grande legge dell’autocontrollo, che viene menzionata immediatamente prima delle indicazioni speciali che l’Apostolo dà riguardo alla sobria sacralità della famiglia cristiana… Eppure, essa ha un’origine soprannaturale. È uno stato che l’uomo non può raggiungere tramite l’addestramento, i ragionamenti, i desideri e la volontà umana. Non si tratta di nient’altro che del comando e il controllo che Dio esercita nella vita dell’uomo, di cui permea ogni area, affinché Egli possa sgorgare pienamente e liberamente, e influenzare tutto ciò che è intorno.” (Moule)

4. (19-20) Una vita ripiena di Spirito è caratterizzata da adorazione e gratitudine.

Parlandovi gli uni gli altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e lodando col vostro cuore il Signore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio e Padre nel nome del Signor nostro Gesù Cristo;

a. Parlandovi gli uni gli altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e lodando col vostro cuore il Signore: Quando siamo ripieni di Spirito, in noi abbiamo il desiderio di adorare Dio e di incoraggiare gli altri nella loro adorazione a Lui.

i. Il collegamento tra l’essere ripieni di Spirito e la lode è significativo. La lode traboccherà spontaneamente da coloro che sono ripieni di Spirito e la stessa lode è anche uno dei modi in cui veniamo riempiti di Spirito.

b. Salmi, inni e cantici spirituali: Questa varietà suggerisce che Dio si compiace di un’adorazione creativa e spontanea. Il posto più importante dove lodare Dio è il nostro cuore. Coloro che non sanno cantare belle melodie con la propria voce possono comporre magnifiche melodie nel proprio cuore.

i. L’enfasi è posta maggiormente sulla varietà piuttosto che su delle categorie specifiche. “Possiamo scorgere a malapena quale sia la differenza tra queste tre espressioni.” (Clarke)

c. Rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio: Colui che è ripieno di Spirito sarà anche ricolmo di ringraziamento. Un cuore che si lamenta e lo Spirito Santo non sono un buon abbinamento.

i. Paolo ci suggerisce, attraverso il suo esempio in Efesini 3:14, il modo in cui dobbiamo esprimere la nostra gratitudine – dando grazie al Padre del Signor nostro Gesù Cristo.

ii. “Ogni ora, sì, ogni momento ha portato con sé grazia. Guarda giù e rendi grazie, perché sei stato salvato dall’inferno; guarda a destra e rendi grazie, perché sei stato arricchito con doni generosi; guarda a sinistra e rendi grazie, perché sei protetto da mali mortali; guarda in alto e rendi grazie, perché il cielo ti sta aspettando.” (Spurgeon)

5. (21) Una vita ripiena di Spirito è caratterizzata dalla sottomissione reciproca.

Sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo.

a. Sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo: La sottomissione reciproca è il risultato che si ottiene quando siamo ripieni di Spirito Santo. Tale sottomissione avviene nel timore di Cristo, non nel timore dell’uomo.

b. Sottomettetevi: La parola sottomettetevi, in questo contesto, significa letteralmente “inferiore di grado”, un termine di origine militare. Fa riferimento all’organizzazione di un esercito in diversi livelli gerarchici. Ci sono generali, colonelli, maggiori, capitani, sergenti e soldati semplici. Ci sono diversi gradi e ognuno è tenuto a rispettare gli ufficiali più in alto nella linea di comando.

i. Sappiamo che un soldato semplice, a livello personale, può essere più intelligente, più abile e migliore di un generale. Eppure, il suo grado rimane comunque inferiore a quello del generale. Non si sottomette al generale in quanto persona, ma sulla base del suo grado di generale.

ii. Il concetto di sottomissione non ha nulla a che vedere con l’intelligenza o il talento di una persona, ma si tratta semplicemente dell’ordine che Dio ha stabilito. “Coloro che hanno servito nelle forze armate sanno che il ‘grado’ ha a che fare con l’ordine e l’autorità, non con il valore o l’abilità.” (Wiersbe)

iii. Da questo vediamo anche quanto sia importante essere “sotto il comando di qualcuno”. Nell’esercito c’è un termine specifico per identificare l’azione di coloro che non vogliono più sottostare al comando di un superiore: “ammutinamento”. “Proprio come ci sarebbe confusione se in un esercito non ci fossero diversi livelli di autorità, così la società cadrebbe nel caos senza la sottomissione.” (Wiersbe)

c. Sottomettetevi gli uni agli altri: Per comprenderne il significato, dobbiamo prima capire che cosa non significa. Non significa che non sia presente il concetto di “grado” nel corpo di Cristo, ma capiamo perché qualcuno possa invece pensare il contrario. “Il testo dice che dovremmo sottometterci gli uni agli altri. Quindi, io dovrei sottomettermi a te e tu dovresti sottometterti a me. L’uno non è tenuto a sottomettersi di più rispetto all’altro”.

i. Sappiamo che questo è ciò che Paolo non intende dire perché sarebbe in netta contraddizione con altri concetti da lui esposti. Per esempio, in 1 Corinzi 5:1-5 Paolo dice chiaramente ai Corinzi di sottomettersi alla sua autorità e di seguire le sue direttive. Immaginate se la risposta dei Corinzi fosse stata: “Beh Paolo, hai scritto sottomettetevi gli uni agli altri; quindi, secondo noi anche tu dovresti sottometterti a noi”.

ii. Troviamo un altro esempio in Ebrei 13:17, in cui leggiamo: Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettevi a loro. Se per Paolo non ci fossero stati ‘gradi’ o ‘gerarchie di autorità’ tra i credenti, allora questo comando in Ebrei 13:17 non avrebbe avuto alcun senso.

iii. Questo termine militare viene applicato più facilmente quando un grado è superiore a un altro, sebbene Paolo non lo usi così in questo contesto. È più facile da applicare quando viene detto ad un gruppo di soldati semplici: “Sottomettevi ai generali”. Diventerebbe leggermente più complicato, invece, afferrarne il significato se venisse ordinato ad un gruppo di soldati semplici: “Sottomettetevi gli uni agli altri”. Paolo non pone l’enfasi sulla differenza di grado, perché si sta rivolgendo a tutti i cristiani, ma c’è sicuramente qualcos’altro di importante da notare.

iv. Paolo dice che dovremmo avere lo stesso tipo di attitudine che hanno i militari quando sono “inferiori di grado” e applicarla alle nostre interazioni quotidiane con gli altri. Quando un uomo si arruola, la prima cosa che fa è spogliarsi della propria individualità. È diventato un membro di una compagnia o di un battaglione, e non è più un individuo. Quando ti unisci all’esercito, essenzialmente rinunci al tuo diritto di poter decidere cosa fare della tua vita e del tuo tempo. Benché un esercito sia composto da individui, questi non potranno mai essere indipendenti. Questa è la prima cosa di cui un uomo viene privato non appena si arruola nell’esercito.

v. “Che nessun uomo sia tanto ostinato nella propria volontà e nelle proprie opinioni in questioni secondarie da disturbare la pace della Chiesa; in tutte queste cose sottomettetevi gli uni agli altri e che regni l’amore.” (Clarke)

vi. La frase sottomettetevi gli uni agli altri ha le seguenti implicazioni pratiche, tutte in linea con l’idea di essere un “giocatore di squadra”:

·Il cristiano non deve essere sconsiderato, ma avere riguardo per gli altri.

·Il cristiano non deve essere individualista né presuntuoso. “La presunzione è l’esatta antitesi delle affermazioni dell’Apostolo.” (Lloyd-Jones)

·Il cristiano non deve essere egoista.

·Dobbiamo avere uno “spirito di squadra”.

·Dobbiamo essere felici quando qualcun altro ha successo.

·Dobbiamo sopportare le nostre sofferenze e prove con coraggio.

d. Nel timore di Cristo: Questo è un punto importante, perché Paolo lo ripete in tutta la sezione in cui tratta della sottomissione:

·Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore.

·Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto.

·Servi, ubbidite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo.

i. Le parole nel timore di Cristo descrivono quale debba essere la motivazione che ci spinge a sottometterci gli uni agli altri. Dovremmo sottometterci gli uni agli altri – non considerare più noi stessi in maniera individualistica, ma come un’unità, una compagnia o un battaglione – per rispetto verso Dio Padre e verso Gesù Cristo.

ii. La ragione per cui ci sottomettiamo non è per cordialità. La ragione dietro la nostra sottomissione non è la legge di Dio. Il motivo per il quale ci sottomettiamo è il rispetto verso Gesù Cristo. Se rispettiamo Gesù, ci sottometteremo gli uni agli altri per l’amore che abbiamo per Lui. Sebbene Paolo usi la parola timore in questo passaggio, si tratta di un timore – un rispetto – che è compatibile con l’amore. È il timore di deludere Gesù, di contristarlo. Ciò è pienamente compatibile con l’amore. Quando rispetti veramente qualcuno, per te è importante piacergli e hai paura di deluderlo.

C. La vita ripiena di Spirito, la sottomissione e la responsabilità nel matrimonio.

Il pericolo è quello di considerare il matrimonio tra cristiani come se fosse semplicemente uguale al matrimonio di tutti gli altri, con la sola differenza che entrambe le parti sono cristiane, mentre negli altri matrimoni no. Se questa, però, è ancora la nostra concezione di matrimonio, allora abbiamo appena studiato questo grande paragrafo inutilmente. Il matrimonio cristiano, la visione cristiana del matrimonio, è qualcosa di fondamentalmente differente da tutte le altre vedute.” (D. Martyn Lloyd-Jones)

1. (22) Camminare nella luce implica la sottomissione delle mogli ai loro mariti.

Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore,

a. Mogli: Paolo si rivolge prima di tutto alle mogli e alla loro responsabilità nel matrimonio cristiano, non perché esse siano il problema o perché abbiano bisogno di un’attenzione speciale, ma perché all’apostolo sta particolarmente a cuore la questione della sottomissione. Questo, infatti, è il principio che egli ha introdotto in Efesini 5:21. L’aspetto della sottomissione ha un’applicazione particolare per le mogli nel matrimonio cristiano.

i. La stessa logica continua in Efesini 6. Paolo parla prima ai figli piuttosto che ai genitori, perché aveva a cuore prima di tutto la sottomissione. Gli schiavi vengono menzionati prima dei loro padroni per lo stesso motivo.

ii. Non c’è alcun dubbio sul fatto che l’apostolo sta portando avanti lo stesso discorso di Efesini 5:21, sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo. In molti dei migliori manoscritti greci antichi, Efesini 5:22 non riporta le parole siate sottomesse. C’è semplicemente scritto mogli, ai vostri mariti. L’argomento è la sottomissione e Paolo si concentra su un’area particolarmente importante di questo tema – il matrimonio cristiano, la sottomissione della moglie verso il marito.

iii. È come se Paolo stesse dicendo: “Vi ho comandato di sottomettervi gli uni agli altri in maniera molto generale. Ora, se lo fate in modo generale, quanto più le mogli dovrebbero sottomettersi ai propri mariti nel rapporto speciale del matrimonio”.

b. Mogli, siate sottomesse: Siate sottomesse significa che riconosci che qualcuno esercita un’autorità legittima su di te. Significa riconoscere un ordine di autorità e realizzare di far parte di un’unità, una squadra. Tu, in qualità di individuo, non sei più importante del lavoro che l’unità o la squadra deve compiere.

i. Quando ci sottomettiamo a Dio, riconosciamo la Sua autorità e agiamo di conseguenza. Quando ci sottomettiamo alla polizia, riconosciamo l’autorità della polizia e ci comportiamo di conseguenza. Quando ci sottomettiamo al nostro datore di lavoro, riconosciamo la sua autorità e agiamo di conseguenza.

ii. Sottomissione non è sinonimo di inferiorità, così come sottomissione non significa restare in silenzio. Sottomissione significa “sotto-missione”. C’è una missione che il matrimonio cristiano deve adempiere, che è obbedire e glorificare Dio. La moglie dice: “Mi porrò al di sotto di quella missione, perché è più importante dei miei desideri individuali. Non mi sto ponendo al di sotto di mio marito, ma al di sotto della missione che Dio ha per il nostro matrimonio, per la mia vita”.

c. Ai vostri mariti: Questo definisce la sfera di sottomissione della moglie. Da nessuna parte la Bibbia comanda una sottomissione generale delle donne a tutti gli uomini della società. È un comandamento che si estende solo alle case e alla chiesa. Dio, nella Sua Parola, non ha mai detto che gli uomini avrebbero esercitato l’autorità esclusiva in politica, economia, istruzione e così via.

d. Come al Signore: Questa è una frase cruciale, perché influisce su tutto quello che comprendiamo di questo passaggio. Ci sono state due fondamentali interpretazioni sbagliate di questa frase, ognuna tendente ad una determinata posizione.

i. L’interpretazione errata che tende a favorire il marito dichiara che con come al Signore si voglia intendere che la moglie dovrebbe sottomettersi al marito come se si trattasse di Dio stesso. L’idea è “Visto che bisogna sottomettersi a Dio in ogni cosa senza fare domande, tu devi sottometterti a tuo marito nello stesso modo”. Questa interpretazione crede che le parole “come al Signore” definiscano la misura della sottomissione.

ii. Questa interpretazione è sbagliata. È sicuramente vero che la moglie deve al marito grande rispetto. Pietro ce lo illustra quando elogia Sara, la moglie di Abrahamo, riferendosi a lei quale esempio di moglie pia, che chiamava Abrahamo “Signore”. “Signore” non è da intendere nel senso di Dio, ma “Signore” nel senso di “padrone”, e ciò parla di tanto rispetto. Tuttavia, non arriva a dire: “Ci si sottomette completamente a Dio, quindi devi sottometterti anche a tuo marito nello stesso modo”. In altre parole, da nessuna parte la Scrittura afferma che una persona deve sottomettersi ad un’altra in questa maniera. Ci sono dei limiti alla sottomissione che il tuo datore di lavoro può aspettarsi da te. Ci sono limiti alla sottomissione che il governo può richiedere da te. Ci sono limiti alla sottomissione che i genitori possono pretendere dai figli. In nessun modo la Scrittura insegna una sottomissione assoluta e incondizionata, se non verso Dio e Dio soltanto. Contravvenire a ciò significa peccare di idolatria.

iii. L’interpretazione errata che, invece, favorisce la moglie legge il passaggio come al Signore in questi termini: “Mi sottometterò a lui, purché faccia ciò che il Signore vuole”. Spesse volte, però, la moglie crede che sia suo compito stabilire qual è la volontà del Signore. Questa interpretazione crede che le parole “come al Signore” definiscano il limite della sottomissione.

iv. Questa interpretazione è sbagliata. È certamente vero che ci sono dei limiti alla sottomissione della moglie, ma quando ella si approccia al come al Signore in questo modo, la situazione poi degenera fino a dire: “Mi sottometterò a mio marito quando sarò d’accordo con lui. Mi sottometterò quando prenderà le giuste decisioni e le realizzerà nel modo giusto. Quando prende una decisione sbagliata, allora vuol dire che non è nel Signore e non dovrei sottomettermi a lui”. Questa è tutto fuorché sottomissione. Eccetto per coloro che sono apertamente litigiosi e polemici, tutti si sottomettono al prossimo quando vanno d’accordo. È quando c’è disaccordo che la sottomissione viene messa alla prova.

e. Come al Signore non definisce né la misura della sottomissione della moglie né il suo limite. Piuttosto, definisce il motivo per cui la moglie si sottomette.

i. “Significa: ‘Mogli, sottomettetevi ai vostri mariti perché è parte del vostro dovere verso il Signore, perché è un’espressione della vostra sottomissione al Signore’. Oppure: ‘Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti; fatelo in questo modo, fatelo come parte della vostra sottomissione al Signore’. In altre parole, non lo fai solo per tuo marito, ma lo fai principalmente per il Signore stesso… Lo fai per amore di Cristo, lo fai perché sai che Egli ti esorta a farlo e perché sai che sarà cosa gradita davanti a Lui. È parte della tua condotta cristiana, parte del tuo discepolato.” (Lloyd-Jones)

ii. “Per amore del Signore che lo ha comandato, affinché non siate sottomesse a Lui senza essere sottomesse a loro.” (Clarke)

iii. Come al Signore significa…

·La sottomissione della moglie al proprio marito è parte della sua vita cristiana e ubbidienza.

·Quando una moglie non ubbidisce alla parola di sottomettersi al proprio marito come al Signore, non solo viene meno come moglie, ma viene meno anche come seguace di Gesù Cristo.

·Non fa parte della natura o della personalità della moglie.

·Non ha a che fare con l’intelligenza del marito, i suoi talenti o le sue capacità. Riguarda onorare il Signore Gesù Cristo.

·Non conta se il marito abbia ragione su un particolare argomento oppure no. Conta il fatto che Gesù ha ragione.

·Ciò significa che una donna dovrebbe porre grande attenzione al modo in cui sceglie suo marito. Invece che cercare un uomo attraente, ricco o romantico, una donna dovrebbe prima di tutto cercare un uomo che sia in grado di rispettare. G. Campbell Morgan racconta la storia di una anziana donna cristiana che non si era mai sposata, la quale disse: “Non ho mai incontrato un uomo che fosse degno del mio rispetto”. Aveva capito bene il concetto.

·Se volete piacere a Gesù, se volete onorarlo, allora siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore.

iv. “Per qualsiasi azione non c’è motivazione più valida di questa; ogni moglie cristiana che vuole compiacere il Signore Gesù Cristo al di sopra di ogni altra cosa non troverà alcuna difficoltà in questo paragrafo; sarà, in realtà, la sua più grande gioia fare ciò che l’Apostolo ci dice qui”. (Lloyd-Jones)

2. (23-24) Le motivazioni alla base della sottomissione della moglie cristiana.

Poiché il marito è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, ed egli stesso è Salvatore del corpo. Parimenti come la chiesa è sottomessa a Cristo, così le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa.

a. Poiché: Il comandamento dato in Efesini 5:22 è difficile. Dio lo sa, perciò vuole farci conoscere anche le motivazioni che sono alla base del Suo comandamento. Egli vuole che ne comprendiamo il principio.

i. Il primo motivo che si trova alla base della sottomissione della moglie cristiana al proprio marito si trova in Efesini 5:22, nelle parole come al Signore. Pertanto, la ragione della sua sottomissione dev’essere l’obbedienza e il rispetto verso Gesù, piuttosto che l’obbedienza e il rispetto verso suo marito.

b. Poiché il marito è capo della moglie: Paolo enuncia qui il secondo motivo per la sottomissione della moglie. Si sottomette perché il marito è capo della moglie. Capo, nel pieno senso del termine, trasmette l’idea di guida e autorità. Significa avere il giusto senso di responsabilità come guida e il corrispondente senso di affidabilità. Sottomettersi a qualcuno che è nostro capo è giusto e appropriato.

i. Quando analizziamo il concetto biblico di guida in altri passaggi come 1 Corinzi 11 e 1 Timoteo 3, vediamo che l’enfasi viene costantemente posta sul fatto che fu l’uomo ad essere creato per primo e non la donna. Pertanto, c’è una priorità data all’uomo che viene dalla creazione. Le Scritture, inoltre, sottolineano che la donna fu creata e tratta dall’uomo per mostrare una connessione con lui e per essergli d’aiuto, un aiuto a lui convenevole.

ii. “Notate come gli Apostoli danno grande importanza a questo argomento. L’uomo fu creato per primo. Non solo, ma fu l’uomo ad essere stabilito signore sulla creazione. All’uomo fu data l’autorità di governare sul regno animale; a lui fu dato il compito di dare un nome ad ogni creatura. Ci sono indicazioni che fu l’uomo ad essere stato posto in una posizione di guida, signoria, autorità e potere. Egli prende le decisioni e detta le regole. Questo è l’insegnamento fondamentale sull’intero argomento.” (Lloyd-Jones)

iii. Passaggi come 1 Corinzi 11:7-10 puntualizzano che Dio creò prima Adamo, a cui affidò la responsabilità su Eva. Ciò accadde prima della caduta. Dunque, questo passaggio rende chiaro il fatto che, sia prima che dopo la caduta, Dio aveva ordinato che ci fossero dei ruoli diversi tra marito e moglie. Tale differenza non è una conseguenza della caduta e non viene cancellata dalla nostra nuova vita in Gesù.

iv. “Ciò che sta dicendo è che la donna è differente ed è complementare all’uomo. Ciò che invece proibisce è ogni tentativo da parte della donna di essere virile, di comportarsi come un uomo o di usurpargli il ruolo, la posizione e il potere che Dio stesso gli ha dato. Questo è tutto ciò che sta dicendo e non ha niente a che vedere con la schiavitù; sta esortando i suoi lettori a realizzare ciò che Dio ha stabilito.” (Lloyd-Jones)

v. “Quando una donna si sposa, rinuncia al proprio nome e prende quello del marito. È biblico ed è anche un’usanza adottata in tutto il mondo. Anche questo è un insegnamento sulla relazione tra marito e moglie. Non è il marito a cambiare nome ma la moglie.” (Lloyd-Jones)

c. Come anche Cristo è il capo della chiesa… Parimenti come la chiesa è sottomessa a Cristo, così le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti: Paolo dà una terza ragione per cui la moglie cristiana deve sottomettersi al proprio marito. Dovrebbe sottomettersi perché la relazione tra marito e moglie è un modello dell’unione tra Gesù e la Chiesa.

i. Questo punto è semplice e chiaro. Ci è stato dato un modello per la relazione matrimoniale: la relazione tra Gesù e la chiesa. In questa relazione l’autorità di Gesù non viene messa in discussione. Allo stesso modo, il marito è capo della “squadra”, composta dalla relazione tra marito e moglie, in cui i due sono una sola carne.

ii. Forse la moglie cristiana non vuole che ci sia un “capo” o un leader della squadra tra marito e moglie. Se questo è il caso, allora la moglie non comprende il matrimonio biblico e vi andrà sempre contro, in un modo o nell’altro. È la stessa dinamica di un cristiano che rifiuta Gesù come suo “capo”.

d. Ed egli stesso è Salvatore del corpo: Comprendiamo che il marito è capo della moglie nello stesso modo in cui Cristo è capo della chiesa. A volte, però, è difficile vedere in che modo il marito sia Salvatore del corpo nello stesso modo in cui Gesù è il Salvatore del corpo, cioè della Chiesa.

i. Lloyd-Jones ritiene che Paolo abbia usato il termine Salvatore nella sua accezione più ampia, che ha semplicemente il significato di protettore. 1 Timoteo 4:10 si riferisce a Gesù come al Salvatore di tutti gli uomini e principalmente dei credenti. Come può essere Gesù Salvatore di tutti gli uomini? Preservando tutti gli uomini e benedicendoli con i buoni doni che provengono dall’alto. È in questo senso che ogni marito deve essere il salvatore della propria moglie. In poche parole, Paolo ripete la stessa idea di Efesini 5:28-29: Così i mariti devono amare le loro mogli, come i loro propri corpi; chi ama la propria moglie ama sé stesso. Nessuno, infatti, ebbe mai in odio la sua carne, ma la nutre e la cura teneramente, come anche il Signore fa con la chiesa.

ii. “Qual è, dunque, la dottrina? È ovviamente questa. La moglie è colei che viene custodita, preservata, difesa, protetta dal marito e di cui egli si prende cura. Questa è la relazione – come Cristo nutre e custodisce la chiesa, così il marito nutre e custodisce la moglie, la quale è chiamata a realizzare che questa è la sua posizione in questa relazione.” (Lloyd-Jones)

e. Del corpo: L’immagine del corpo mostra quanto sia essenziale la sottomissione della moglie. “La moglie non agisce prima del marito. Tutti gli insegnamenti indicano che è lui il capo ed è lui ad avere l’ultima parola. Quindi, non solo la moglie non agisce in maniera indipendente dal marito né lo precede… ma è altrettanto vero dire che la moglie non deve ritardare o bloccare l’azione, né deve rifiutarsi di agire. Ritornando all’analogia del corpo, pensate a qualcuno che ha avuto un ‘ictus’… il braccio non è sano, resiste al movimento.” (Lloyd-Jones)

i. “Possiamo riassumerlo così: l’insegnamento è che l’iniziativa e la guida spettano al marito, ma l’azione deve essere sempre coordinata. Questo è il significato dell’immagine – un’azione coordinata alla guida del capo. Non traspare alcun senso di inferiorità qui. La moglie non è inferiore al marito; è semplicemente differente.” (Lloyd-Jones)

f. Parimenti: In questo passaggio vediamo tre motivi per cui la moglie deve sottomettersi al marito:

·È parte della sua obbedienza a Gesù (come al Signore).

·È coerente con l’ordine della creazione (il marito è capo della moglie).

·Rispecchia il modello della relazione tra Gesù e la Chiesa (come anche Cristo è il capo della chiesa… Parimenti come la chiesa è sottomessa a Cristo).

i. La prima motivazione è già sufficiente, ma non chiude la questione. Se tutto ciò che avessimo fosse la frase come al Signore, allora sarebbe legittimo chiedersi: “Non sono tenuti anche gli uomini a vivere come al Signore? Non dovrebbero anche gli uomini sottomettersi alle proprie mogli in ubbidienza a Gesù nella stessa maniera?” In questo modo, però, non ci sarebbe un vero “capo” della casa, che è l’obiettivo di alcuni matrimoni. “Nessuno è veramente alla guida. Siamo sullo stesso livello. Qualche volta sarò io a sottomettermi a te e altre volte invece sarai tu a farlo. Lasciamo che Gesù sia il nostro capo e affrontiamo ogni situazione così come verrà. Man mano valuteremo chi si sottometterà a chi”.

ii. Senza girarci attorno, questa non è una relazione matrimoniale biblica, perché ignora l’ordine essenziale della creazione e trascura il modello della relazione tra Gesù e la Chiesa. Questo ci porta a notare con attenzione alcuni aspetti generali del principio di sottomissione, che viene presentato in svariati modi nel Nuovo Testamento.

·Gesù si sottometteva ai propri genitori (Luca 2:51).

·I demoni erano sottomessi ai discepoli (Luca 10:17).

·I cittadini dovrebbero sottomettersi alle autorità governative (Romani 13:1 e 5; Tito 3:1; 1 Pietro 2:13).

·L’universo si sottometterà a Gesù (1 Corinzi 15:27 ed Efesini 1:22).

·Gli esseri spirituali invisibili sono sottoposti a Gesù (1 Pietro 3:22).

·I cristiani dovrebbero sottomettersi ai leader della chiesa (1 Corinzi 16:15-16 ed Ebrei 13:17).

·Le mogli dovrebbero sottomettersi ai mariti (Colossesi 3:18; Tito 2:5; 1 Pietro 3:5; Efesini 5:22-24).

·La chiesa dovrebbe sottomettersi a Gesù (Efesini 5:24).

·I servi dovrebbero sottomettersi ai propri padroni (Tito 2:9 e 1 Pietro 2:18).

·I cristiani dovrebbero sottomettersi a Dio (Ebrei 12:9 e Giacomo 4:7).

iii. Notiamo come nessuna di queste relazioni sia invertita. Per esempio, non viene mai detto ai padroni di sottomettersi ai servi, né viene mai detto a Gesù di sottomettersi alla chiesa e così via. L’uso coerente dell’idea di sottomissione nella Scrittura illustra una sottomissione a “senso unico”, secondo il modello di autorità stabilito da Dio.

iv. Se Paolo si fosse fermato a Efesini 5:24, sarebbe facile per una moglie cristiana sentire su di sé l’intero peso di questi obblighi. Fortunatamente, prosegue illustrando quali sono gli obblighi del marito credente nel matrimonio. Nonostante ciò, la moglie ha comunque i propri obblighi da rispettare.

·Sia il marito che la moglie sono chiamati a morire a sé stessi – la sottomissione è il modo in cui la moglie risponde a questa chiamata.

·Sia il marito che la moglie sono chiamati al sacrificio – la sottomissione è il modo in cui la moglie risponde a questa chiamata.

·Sia il marito che la moglie sono chiamati a considerare il proprio matrimonio come un modello che rispecchi la relazione tra Gesù e la chiesa – la sottomissione è il modo in cui la moglie onora quel modello.

·Sia il marito che la moglie sono chiamati a onorare l’ordine della creazione – la sottomissione è il modo in cui la moglie adempie il proprio ruolo in quest’ordine.

g. Ai loro mariti in ogni cosa: Paolo dice che la moglie dovrebbe essere sottomessa al marito in ogni cosa. Intende veramente ogni cosa? Questo passaggio deve essere inteso allo stesso modo in cui vediamo la sottomissione in altre aree. Per esempio, quando Paolo dice in Romani 13 che il credente deve sottomettersi allo stato, sappiamo ovviamente che ci sono delle eccezioni. Quindi, quali sono queste eccezioni per ogni cosa?

i. Quando il marito chiede o pretende alla moglie di peccare, ella non è tenuta a sottomettersi. Ciò trova applicazione in una situazione chiaramente peccaminosa secondo la Scrittura – come, per esempio, firmare una falsa dichiarazione dei redditi. Si applica anche a questioni di vera coscienza cristiana. Dobbiamo, però, stare attenti a fare la giusta distinzione tra la vera coscienza cristiana e la semplice opinione personale. In ogni caso, la moglie non deve sottomettersi alla richiesta di peccare.

ii. Quando il marito è inabile dal punto di vista medico o mentalmente instabile, la moglie non è tenuta a sottomettersi né ad acconsentire alle richieste di un marito in queste condizioni.

iii. Quando il marito è violento fisicamente e mette a rischio la sicurezza della moglie o dei figli, la moglie non è tenuta a sottomettersi. Non deve sottomettersi alla sua violenza.

iv. Quando il marito infrange il legame matrimoniale con l’adulterio. Ovviamente, la moglie non deve accettare l’adulterio del marito e sottomettervisi. La Bibbia dice che, in questo caso, la donna ha il diritto di “non sottostare più alla sua guida”. “Se il marito è colpevole di adulterio, la moglie non è più obbligata a mostragli obbedienza in ogni cosa. La Scrittura le permette di divorziare. Ha il diritto di farlo perché l’adulterio spezza l’unione, disintegra la relazione; i due non sono più una cosa sola. Il marito ha spezzato l’unità e ne è uscito. Quindi, non dobbiamo interpretare questa Scrittura come se la moglie fosse irrevocabilmente e inevitabilmente legata ad un marito adultero per il resto della sua vita. Può scegliere di farlo, ma spetta comunque a lei deciderlo. Sto semplicemente dicendo che questa Scrittura non lo comanda.” (Lloyd-Jones)

3. (25a) Il semplice comandamento dato ai mariti cristiani: amate le vostre mogli.

Mariti, amate le vostre mogli,

a. Mariti, amate le vostre mogli: Le parole di Paolo dirette ai mariti cristiani salvaguardano quelle appena dette alle mogli. Sebbene le mogli debbano sottomettersi ai mariti, ciò non significa che i mariti siano giustificati ad agire come tiranni nei confronti delle proprie mogli.

i. Secondo 2 Timoteo 1:7, Dio ci ha dato uno spirito di forza – e anche di amore. La forza, nella vita cristiana, deve sempre essere esercitata nell’amore. “Non si tratta di potenza grezza, né della forza di un dittatore o di un piccolo tiranno; non è nemmeno l’idea di un uomo che si arroga certi diritti, che calpesta i sentimenti della moglie e si comporta come un dittatore nella propria casa… Nessun marito ha il diritto di dire di essere il capo della moglie se non la ama… Perciò, il regno del marito è un governo di amore; egli guida con amore.” (Lloyd-Jones)

b. Amate le vostre mogli: Paolo adotta il termine in greco antico agape. Gli antichi greci avevano quattro parole differenti per amore. È importante comprendere la differenza tra queste parole e il motivo della scelta dell’apostolo Paolo di inserire qui la parola agape.

i. Eros era una delle parole per amore. Descrive, come è chiaro dalla parola stessa, l’amore erotico. Fa riferimento all’amore spinto dal desiderio.

ii. Storge era la seconda parola per amore. Si riferisce all’amore familiare, il tipo di amore che c’è tra un genitore e un figlio, o in generale tra i membri di una famiglia. È un amore spinto dal legame di sangue.

iii. Philia era la terza parola per amore. Parla di un affetto fraterno e di stretta amicizia. È l’amore che caratterizza una collaborazione e un’amicizia profonda. Potrebbe essere descritta come la più alta forma di amore di cui l’uomo, senza l’aiuto di Dio, è capace. È un amore spinto dalla tenerezza o da interessi comuni e affetto reciproco.

iv. Agape era la quarta parola per amore. Eros, storge e philia parlano dell’amore come sentimento e descrivono un amore “istintivo”, che nasce spontaneamente dal cuore. Paolo dà per scontato che eros (desiderio) e phileo (tenerezza) siano già presenti. I cristiani non dovrebbero comportarsi come se si trattasse di aspetti non importanti in una relazione matrimoniale. Anzi, sono molto importanti. Il punto principale di Paolo, però, è quello di parlare di un tipo di amore ancora più elevato, l’amore agape, che descrive un tipo di amore diverso. È l’amore motivato da una decisione piuttosto che da un sentimento spontaneo. Riguarda tanto la mente quanto il cuore, perché sceglie di amare chi non lo merita.

v. “Agape ha a che fare con l’intelletto: non è solamente un’emozione che scaturisce spontaneamente dal nostro cuore; è un principio secondo cui scegliamo di vivere volontariamente” (Barclay). Non si trattadi sentimenti, ma di scelte.

vi. Agape non può essere esclusivamente definito come “l’amore di Dio”, perché gli uomini agape il peccato e il mondo (Giovanni 3:19 e 1 Giovanni 2:15). Tuttavia, si può descrivere come un amore che si sacrifica, che dona, avvincente. La parola non si riferisce tanto ad un’emozione quanto piuttosto alla rinuncia di sé stessi per amore dell’altro.

·È un amore che ama senza cambiare.

·È un amore che si dona senza domandare o pretendere nulla in cambio.

·È un amore così grande che può essere donato a coloro che sono inamabili e sgradevoli.

·È un amore che continua ad amare anche quando viene rigettato.

·L’amore agape dà e ama perché vuole farlo; non pretende né si aspetta un contraccambio per l’amore dato. Dà perché ama, non ama con lo scopo di ricevere.

vii. Leggendo questo passaggio, ci viene da pensare che Paolo stia dicendo: “Mariti, siate buoni con le vostre mogli”. Oppure: “Mariti, siate gentili con le vostre mogli”. Non c’è alcun dubbio sul fatto che, per alcuni matrimoni, questo già sarebbe un grande passo avanti, ma non è ciò che Paolo spiega qui. Quello che lui veramente intende è: “Mariti, decidete costantemente di rinnegare voi stessi per amore delle vostre mogli”.

4. (25b-27) Lo standard e l’esempio dell’amore di un marito cristiano.

Come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla, avendola purificata col lavacro dell’acqua per mezzo della parola, per far comparire la chiesa davanti a sé gloriosa, senza macchia o ruga o alcunché di simile, ma perché sia santa ed irreprensibile.

a. Come anche Cristo ha amato la chiesa: L’atteggiamento di Gesù verso la chiesa è il modello che il marito cristiano deve seguire per amare la propria moglie. È anche la dimostrazione che Dio non si compiace di un matrimonio senza amore e che, quindi, non adempie il Suo proposito. È un amore rivolto agli immeritevoli, un amore che ama per primo. È un amore che, nonostante venga rigettato, continua comunque ad amare.

i. “È possibile che alcuni mariti dicano: ‘Come posso amare una moglie come la mia?’ È possibile che un cristiano si sia messo sotto lo stesso giogo con un non credente, trovandosi così legato per sempre in un vincolo con una persona scontrosa, ostinata e dallo spirito amaro. E potrebbe arrivare a dire: ‘In una situazione del genere, non sono obbligato ad amare. Non ci si può aspettare che io ami qualcuno di tanto sgradevole’. Eppure, carissimi, notate la saggezza dell’apostolo. Mette a tacere quelle scuse, che possibilmente gli sono venute in mente mentre scriveva questo passaggio, prendendo l’esempio del Salvatore, il quale amò, non perché ci fosse qualcosa di amabile nella Sua chiesa, ma per renderla amabile.” (Spurgeon)

b. Come anche Cristo ha amato la chiesa: Paolo ci insegna due cose con questa affermazione. Ci parla della natura della relazione tra marito e moglie, e ci istruisce riguardo alla relazione tra Cristo e la Sua Chiesa. L’uno illustra dei principi importanti riguardo all’altro.

i. Dimostra che Gesù ama la chiesa con un amore speciale. Gesù ama il mondo ed è morto per il mondo, ma proprio come un marito può provare amore per chiunque in senso generale, così deve però avere un amore speciale per la propria sposa.

ii. “Voglio farvi notare quello che non sempre succede tra marito e moglie, ovvero che il Signore Gesù ama la Sua chiesa disinteressatamente; questo per dire che Egli non l’ha mai amata per quello che lei ha, ma per quello che è. Anzi, più precisamente, Egli l’ama non tanto per quello che è, ma per quello in cui Egli la trasforma quale oggetto del Suo amore. Egli la ama non per quello che riceve da lei o per quello che lei ha da offrire, ma per quello che Egli può donarle. Il Suo è l’amore più forte che sia mai esistito.” (Spurgeon)

iii. Usando l’amore di un marito ideale come modello, potremmo dire che l’amore di Gesù per il Suo popolo è costante, paziente e immenso.

c. E ha dato se stesso per lei: Le azioni di Gesù verso la chiesa sono uno schema da seguire e ci aiutano a definire l’amore agape: è un amore che si sacrifica. In che modo un marito dovrebbe amare la propria moglie? Come Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei. Che cosa ha comportato questo? Probabilmente, la miglior dichiarazione a questo riguardo si trova in Filippesi 2:5-8, dove si vede che l’attenzione di Gesù era rivolta alla chiesa. È per la chiesa che ha fatto ciò che ha fatto, non per sé stesso.

i. Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio, ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce (Filippesi 2:5-8).

ii. Questa parola è necessaria soprattutto per quei mariti che vedono il proprio ruolo di guida nella sottomissione con una comprensione secondo il mondo e non secondo Dio. Alcuni mariti pensano che, perché Dio li ha chiamati ad essere il capo della casa e ha chiamato le mogli a sottomettersi, non siano tenuti ad essere umili, a deporre le proprie vite e a sacrificarsi per il bene delle proprie mogli. È necessario che comprendano la differenza tra il governo della famiglia come è inteso dal mondo e come invece è inteso dalla Scrittura.

·La guida secondo il mondo dice: “Sono il tuo capo, segui i miei ordini e fa’ tutto ciò che io voglio”.

·La guida secondo Dio dice: “Sono il tuo capo; quindi, devo prendermi cura di te e servirti”.

·La sottomissione secondo il mondo dice: “Devi sottometterti a me; perciò, ecco le cose che voglio tu faccia per me”.

·La sottomissione secondo Dio dice: “Devi sottometterti a me; per questo dovrò rendere conto a Dio di te. Devo prendermi cura di te e servirti”.

iii. Questo non è l’apice dell’amore romantico come lo intende il mondo. Non ha niente a che vedere con l’amore che leggiamo nei libri, con la fantasia, con la capacità di essere gentili o affascinanti. È un amore che si esprime attraverso il sacrificio.

d. Per santificarla, avendola purificata col lavacro dell’acqua per mezzo della parola: Quando Gesù ha dato sé stesso per la chiesa sulla croce, ha provveduto anche la purificazione per ogni macchia causata dal peccato. Poiché l’opera di Gesù sulla croce perviene a noi per mezzo della Parola di Dio e della predicazione della Parola, possiamo dire che siamo lavati con acqua per mezzo della parola.

i. Quando Paolo scrisse la frase col lavacro dell’acqua per mezzo della parola, usò il termine in greco antico rhema. “Rhema non ha esattamente lo stesso significato di logos, ma porta con sé l’idea chiara della parola proferita… Può indicare la verità che viene proclamata, la Parola o il Vangelo predicato” (Salmond). Avviene un’azione di purificazione quando ci sottomettiamo all’insegnamento della Parola.

ii. “Non credo che qui si stia parlando di battesimo, né che vi si faccia riferimento. So che la maggior parte degli studiosi sostengono questa tesi, ma io no. Mi stupisce come una sola parola possa spiegare tutto il contesto. Cristo ci santifica e ci purifica per mezzo del lavacro dell’acqua, ma che tipo di acqua è? È la Parola. L’acqua che lava via il peccato, che purifica l’anima, è la Parola.” (Charles Spurgeon, un rinomato battista)

iii. Questo ci parla dell’opera di Gesù per la chiesa. Ovviamente, un marito non può purificare spiritualmente la moglie nello stesso modo in cui Gesù purifica la chiesa. Cionondimeno, il marito può essere attivo nel prendersi cura della salute spirituale di sua moglie. Come sacerdote della casa, egli l’aiuta a tenersi “pulita” davanti al Signore.

e. Per far comparire la chiesa davanti a sé gloriosa: Ciò significa che Gesù stesso condivide le Sue prospettive, il Suo futuro con la Sua sposa. Similmente, un marito cristiano dovrebbe condividere le proprie prospettive e il proprio futuro con la propria moglie. Proprio come la moglie farà parte del futuro del marito, così anche noi prenderemo parte al glorioso futuro del nostro Signore.

i. “Dato che la Chiesa, per natura, non è adatta a Cristo, Egli ha deciso di renderla tale per grazia. Egli non può avere comunione con il peccato; perciò, deve essere eliminato. C’era assolutamente bisogno di perfetta santità in colei che sarebbe diventata la sposa di Cristo. Si è preposto di compiere quest’opera in lei e di renderla sua sposa per l’eternità. Il grande mezzo attraverso cui adempie tutto questo è: ‘Ha dato sé stesso per lei’.” (Spurgeon)

f. Senza macchia o ruga: Non vuol dire che la sposa raggiungerà questo stato prima del giorno delle nozze, ma che lo sarà in quello stesso giorno. È questa la purezza che avremo in cielo, quando saremo uniti a Gesù Cristo in un modo mai sperimentato prima.

i. “Lo Spirito Santo sembra quasi esaurire le parole quando descrive tale purezza. Egli dice: ‘Senza macchia o ruga, o alcunché di simile!’ Non avrà nulla che possa somigliare ad una macchia, nulla che possa essere scambiata per una ruga; sarà bella e il mondo non potrà fare altro che riconoscere la sua bellezza.” (Spurgeon)

ii. “Quando Egli la farà comparire davanti a sé, tutti i principati, le potenze, i ranghi serrati delle potestà del cielo, mentre guarderanno verso questa sposa meravigliosa, la scrutineranno e la esamineranno, non troveranno un singolo difetto né alcuna macchia su di lei. L’esame più attento non sarà in grado di rilevare nemmeno il più piccolo granello di indegnità o di peccato.” (Lloyd-Jones)

5. (28-29) Applicazione dei principi ai doveri di un marito cristiano.

Così i mariti devono amare le loro mogli, come i loro propri corpi; chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno infatti ebbe mai in odio la sua carne, ma la nutre e la cura teneramente, come anche il Signore fa con la chiesa,

a. Così i mariti: In Efesini 5:22-24, Paolo dà tre motivi per cui la moglie cristiana deve sottomettersi al proprio marito. Rivolgendosi ai mariti cristiani, Paolo dà loro, inoltre, tre ragioni per cui devono amare le proprie mogli:

i. Prima di tutto, dovrebbero amare le proprie mogli in questo modo perché questo è ciò che l’amore è. Paolo lo illustra in Efesini 5:25: Mariti, amate le vostre mogli.

ii. In secondo luogo, dovrebbero amare le proprie mogli in questo modo perché la relazione tra marito e moglie ha un modello da seguire: la relazione tra Gesù e la Sua chiesa. Paolo espone questo concetto in Efesini 5:25-29: Come anche Cristo ha amato la chiesa… Così i mariti devono amare le loro mogli… Come anche il Signore fa con la chiesa.

iii. La terza ragione si trova in Efesini 5:28-32. Il marito cristiano deve amare sua moglie in questo modo perché è una cosa sola con lei, così come Gesù lo è con la chiesa.

b. Così i mariti devono amare le loro mogli, come i loro propri corpi: La parola come è importante. Paolo non dice: “Così gli uomini devono amare le loro mogli, allo stesso modo in cui amano i propri corpi”. Questo sarebbe sicuramente un passo avanti in molti casi, ma non è ciò che viene inteso qui. Il significato è: “Così i mariti devono amare le loro mogli, perché esse sono il loro corpo”.

i. Un uomo deve amare la propria moglie come ama il proprio corpo, come una parte di sé stesso. Come Eva era parte di Adamo e fu tratta dal costato di suo marito, così la moglie è per suo marito, perché è una parte di lui. La realtà di questa unione deve permeare il modo di pensare e di agire del marito nel matrimonio.

ii. “L’Apostolo esprime il concetto in questo modo affinché il marito comprenda di essere inseparabile da sua moglie. Come non puoi distaccarti dal tuo corpo, così non puoi separarti da tua moglie. Lei è parte di te, dice l’Apostolo, perciò ricordatelo sempre.” (Lloyd-Jones)

iii. “Il marito deve realizzare che sua moglie è parte di lui. Non è un sentimento che proverà istintivamente; bisogna che gli sia insegnato ed è la Bibbia a insegnarlo in ogni sua parte. In altre parole, il marito deve realizzare che lui e sua moglie non sono più due: sono uno.” (Lloyd-Jones)

iv. Ciò significa che, affinché la relazione matrimoniale abbia successo, dobbiamo pensare e comprendere. Il mondo, per far funzionare un matrimonio, fa affidamento ai sentimenti e a un’idea di amore esageratamente romantica che non permettono ad una persona di pensare chiaramente e avere la giusta comprensione del significato del matrimonio.

c. Chi ama la propria moglie ama se stesso: In parole semplici, quando ami tua moglie, nei trai beneficio. Forse è meglio esprimere il concetto in negativo; quando trascuri tua moglie, trascuri te stesso e ciò ti si ritorcerà contro.

i. Sappiamo tutti cosa vuol dire ignorare qualcosa – come un rumore o un problema di manutenzione dell’auto – e subirne le conseguenze. Marito, quanto è ancor più vero per tua moglie, perché lei è parte di te. Solo uno sciocco trascura il proprio braccio rotto o una gamba infetta; eppure, ci sono così tanti mariti sciocchi che feriscono e ignorano le proprie mogli, facendo così del male anche a loro stessi.

ii. “Al livello pratico, dunque, il marito deve sempre includere la propria moglie nei propri pensieri. Non deve mai pensare a sé stesso come a un individuo indipendente o isolato. Nel momento in cui lo fa, infrange il principio fondamentale del matrimonio. In un certo senso, nel momento in cui l’uomo inizia a pensare a sé stesso come a un unico individuo, ha già infranto il matrimonio. Non ha il diritto di fare una cosa del genere! Non può farlo, perché sua moglie è parte di lui. Tuttavia, se ciò accade, il marito causerà sicuramente gravi danni a sua moglie e a sé stesso, poiché lei è parte di lui.” (Lloyd-Jones)

d. Nessuno infatti ebbe mai in odio la sua carne, ma la nutre e la cura teneramente: Qualsiasi uomo sano di mente si prenderà cura della sua carne, anche se solamente con l’intento di nutrirla, vestirla e prendersene cura. Sa che, se non lo fa, sarà lui a pagarne le conseguenze. Allo stesso modo, una volta che comprendiamo la verità biblica di questa unione, se il nostro modo di pensare è corretto, allora nutriremo e cureremo teneramente le nostre mogli perché sono parte di noi.

e. Come anche il Signore fa con la chiesa: Il principio di unità è importante anche nella relazione tra Gesù e il Suo popolo.

·Siamo uniti nella vita: condividiamo la stessa vita di risurrezione che risiede in Gesù stesso.

·Siamo uniti nel servizio: abbiamo il privilegio di essere collaboratori del Signore.

·Siamo uniti nel sentimento: Gesù prova un affetto speciale nei nostri confronti, così come anche noi proviamo un affetto speciale per Lui.

·Siamo uniti in una necessità reciproca: non possiamo esistere senza di Lui ed Egli non esiste senza di noi, nel senso che un redentore non è tale se non c’è nessun redento; un salvatore non è tale senza nessun salvato.

·Siamo uniti nella natura: siamo legati al nostro Salvatore dallo stesso codice genetico e siamo partecipi della natura divina.

·Siamo uniti nei possedimenti: Egli condivide con noi le ricchezze della Sua gloria, sia ora che per l’eternità.

·Siamo uniti nella condizione presente: quando il nostro Salvatore è innalzato, così lo è il Suo popolo con Lui.

·Siamo uniti nel destino futuro: saremo glorificati con Lui.

6. (30-32) L’unione misteriosa tra Gesù e la chiesa, e la correlazione al matrimonio.

Poiché noi siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa. «Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due diverranno una sola carne». Questo mistero è grande; or lo dico in riferimento a Cristo e alla chiesa.

a. Poiché noi siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa: Qui Paolo chiude il cerchio con questa analogia. Inizialmente, la relazione tra Gesù e la chiesa era l’esempio della relazione tra marito e moglie. Ora, la relazione matrimoniale ci parla della relazione tra Gesù e il Suo popolo.

b. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due diverranno una sola carne: Paolo cita questo passaggio importante da Genesi 2:24. Essendo pertinente al matrimonio, mostra che, come il primo uomo e la prima donna erano uno – ella è stata presa da lui per essere ridata a lui, – così ogni uomo sposato oggi è unito a sua moglie. Dio è l’autore di questa unione. I mariti possono non esserne contenti, possono opporvi resistenza, possono ignorarla, ma ciò non cambia la realtà dei fatti.

i. Da qui notiamo un principio fondamentale che promuove l’unità nel matrimonio: ci devono esser un abbandono (delle associazioni passate) e un’unione (divenire una cosa sola).

c. Questo mistero è grande; or lo dico in riferimento a Cristo e alla chiesa: Sarebbe facile pensare che il passaggio di Genesi 2:24 (citato anche da Gesù in Matteo 19:5) parli solo del matrimonio. Paolo, invece, vuole farci capire che si riferisce anche a Cristo e alla chiesa.

i. Ciò è vero per quanto riguarda il primo uomo e la prima donna. “La donna è stata creata nel principio come risultato dell’operazione compiuta da Dio sull’uomo. Come nasce la chiesa? Essa è il risultato dell’operazione che Dio ha eseguito sul Secondo Uomo, il Suo unigenito e amato Figlio al Calvario. Un sonno profondo cadde su Adamo. Un sonno profondo cadde sul Figlio di Dio: Egli diede lo spirito, spirò e fu a quel punto che la chiesa fu tratta. Come la donna fu tratta da Adamo, così la chiesa è tratta da Cristo. La donna fu tratta dal costato di Adamo; la chiesa nasce dal costato sanguinante e ferito del Signore.” (Lloyd-Jones)

ii. Ciò si applica anche al modello del matrimonio in generale.

·Ci mostra come Gesù voglia più di una semplice relazione esteriore e superficiale.

·Ci mostra che Gesù vuole che siamo uno con Lui.

·Ci mostra il modo in cui, in un certo senso, Gesù è incompleto senza di noi. Adamo era incompleto senza Eva; possiamo dire che Eva costituiva la “pienezza” di Adamo e colmava ciò che mancava in lui. Questo è esattamente ciò che la chiesa fa per Gesù; Efesini 1:23, parlando della chiesa, dice: che è il Suo corpo, il compimento di colui che compie ogni cosa in tutti.

iii. Mostra il comune denominatore dell’unità e dell’unione nelle due relazioni. “Da notare che quell’unità è l’essenza del vincolo matrimoniale. Siamo uno con Cristo, che si è fatto uno con il Suo popolo.” (Spurgeon)

7. (33) Un commento riassuntivo diretto ai mariti e alle mogli.

Ma ciascuno di voi così ami la propria moglie come ama se stesso; e similmente la moglie rispetti il marito.

a. Ma: Paolo ha praticamente insegnato due cose in una volta sola. Ha insegnato sul matrimonio, ma ha istruito anche riguardo al modello di Dio per il matrimonio – la relazione tra Gesù e il Suo popolo. Dunque, in Efesini 5:31-32 si è concentrato sulla relazione tra Gesù e il Suo popolo, e possiamo percepire l’entusiasmo nelle sue parole. Poi Paolo sembra ricordarsi che l’argomento di partenza era il matrimonio, ecco perché usa la parola ma in Efesini 5:33.

i. Questo era il modo di Paolo per dire: “Sono uscito un po’ fuori tema, ma ora ritorniamo all’argomento del matrimonio. Vi faccio un riassunto. Ma ciascuno di voi così ami la propria moglie come ama se stesso; e similmente la moglie rispetti il marito.”

b. Ciascuno di voi: Ciò sta ad indicare che tutti sono inclusi e lo possiamo affermare riguardo all’intero insegnamento sul matrimonio. È facile dire: “Non sono proprio quel tipo di persona; quindi, non ci riuscirò mai bene”. I mariti esprimono questo concetto dicendo: “Non sono proprio un tipo amorevole”. Le mogli invece dicono: “Non sono il tipo di persona che tende a sottomettersi”. Il punto è che non importa quale sia la nostra inclinazione naturale, abbiamo un obiettivo da raggiungere. Ciascuno di voi significa che tutti noi dovremmo porre lo sguardo sull’obiettivo che la Bibbia ci mette davanti.

c. Così ami la propria moglie come ama se stesso: Paolo ribadisce di nuovo come il marito deve riconoscere il concetto di unità e lasciare che questo trasformi il suo modo di pensare e il suo modo di agire.

i. “L’unità è il principio centrale nel matrimonio. Nel mondo moderno, proprio perché molte persone non hanno idea di cosa comporti il matrimonio, soprattutto quando si parla di unità, lo affrontano con eccessiva leggerezza, venendo meno ai voti e alle promesse fatte, al punto tale che il divorzio è diventato uno dei problemi peggiori della nostra era. Non hanno mai compreso questa unità e ragionano ancora in termini individualistici; quindi, abbiamo di fronte due persone che combattono per i propri diritti, si scontrano, sono in disaccordo e si separano. La risposta a tutto ciò, dice Paolo, è comprendere questo grande principio di unità.” (Lloyd-Jones)

ii. “Al marito viene affidata la posizione di dignità, di guida e di capo; se lui ne comprende veramente il significato, allora non ne abuserà mai, non ne farà un uso improprio, adottando un atteggiamento duro, dispotico, crudele o ingiusto. Essere colpevoli di tali atteggiamenti vuol dire rinnegare il principio matrimoniale – e significa che lo Spirito è assente.” (Lloyd-Jones)

d. E similmente la moglie: Paolo qui chiama le mogli all’attenzione. Ci troviamo ad un punto in cui le mogli, per un motivo o per un altro, possono cercare delle scuse, ma Paolo enfatizza: “Similmente la moglie”.

e. E similmente la moglie rispetti il marito: La parola rispetti è la stessa che viene usata spesse volte per descrivere il timore reverenziale e il rispetto che i discepoli avevano verso Gesù. È certamente una dichiarazione forte, ma ci parla di come la moglie debba avere un’alta considerazione del marito tale da puntare in questa direzione.

i. “L’Apostolo adotta una parola di forte impatto. Nella Authorized Version, viene giustamente tradotta come ‘riverenza’, ma la parola significa letteralmente ‘timore’. ‘E similmente la moglie tema il marito’. Dobbiamo però ricordare che ci sono diversi tipi di timore… qui parla più di un timore ‘reverenziale’. Significa ‘rispetto’, ‘con riverente obbedienza’. (Lloyd-Jones)

ii. “La moglie deve trattare il marito con rispetto; in altre parole, deve riconoscere la visione biblica e cristiana del matrimonio, deve considerare suo marito il suo capo, il capo di questa nuova unità. I due diventano uno, ma esiste pur sempre un capo in questa unità, così come il nostro corpo ha un capo e così come Cristo è il Capo della chiesa.” (Lloyd-Jones)

f. Ciascuno di voi così ami la propria moglie come ama se stesso; e similmente la moglie rispetti il marito: Se il messaggio di Paolo in questo grande passaggio potesse essere riassunto in due principi che devono governare il nostro modo di pensare e le nostre azioni da persone sposate, questi due sarebbero:

·Mariti: Dovete comprendere che voi e le vostre mogli siete uno, siete un’unità.

·Mogli: Dovete comprendere che la vostra unità ha un capo – vostro marito.

i. Le mogli non hanno difficoltà ad accettare e a comprendere il principio rivolto ai mariti e vogliono che sia questo principio a governare il loro matrimonio.

ii. I mariti non hanno difficoltà ad accettare e a comprendere il principio rivolto alle mogli e vogliono che sia questo principio a governare il loro matrimonio.

iii. Dobbiamo, però, assicurarci che sia il nostro principio a guidare noi. Quando un marito pensa: “Sono uno con mia moglie, devo pensare e agire in base a questo”, e una moglie altrettanto dice: “Mio marito è il capo della nostra unione, io devo trattarlo come tale e rispettarlo”, allora il risultato sarà un matrimonio sano e biblico.

iv. “La cosa migliore da fare è sempre quella di pensare al nostro Signore Gesù Cristo. Se marito e moglie, insieme, riflettono su di Lui, allora non ci sarà da preoccuparsi della relazione che avranno l’uno con l’altra.

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