Efesini 3




Efesini 3 – La Rivelazione del Mistero di Dio

A. La rivelazione del mistero di Dio e del ruolo dell’uomo in esso.

1. (1-5) Prefazione alla rivelazione del mistero.

Per questa ragione io, Paolo, sono il prigioniero di Cristo Gesù per voi gentili, se pure avete sentito della dispensazione della grazia di Dio, che mi è stata affidata per voi; come per rivelazione egli mi ha fatto conoscere il mistero, di cui prima ne scrissi in breve. Nel leggere questo, voi potete capire quale sia la mia intelligenza del mistero di Cristo, che non fu fatto conoscere nelle altre età ai figli degli uomini, come ora è stato rivelato ai santi apostoli e ai suoi profeti per mezzo dello Spirito,

a. Io, Paolo, sono il prigioniero di Cristo Gesù per voi gentili: Durante il suo imprigionamento a Roma, Paolo si trovava agli arresti domiciliari. Di giorno aveva la libertà di muoversi in casa sotto la supervisione dei soldati, ma di notte veniva incatenato a una guardia per assicurarsi che non scappasse prima del suo processo davanti a Cesare. Ciononostante, considerava sé stesso il prigioniero di Cristo Gesù. Sapeva che Gesù era il Signore della sua vita, non il governo romano; perciò, se proprio avesse dovuto essere il prigioniero di qualcuno, lo sarebbe stato di Gesù.

b. Per voi gentili: L’unico motivo per cui si trovava agli arresti ed era in attesa di essere processato erano i suoi sforzi missionari a favore dei gentili.

i. Sebbene Paolo stesse soffrendo per la stessa verità che poi illustrò agli Efesini, ciò non gli fece fare marcia indietro.

ii. L’ultima cosa che Paolo voleva era essere commiserato dagli altri a motivo della sua condizione. Desiderava che i suoi lettori realizzassero che la sua prigionia andava a vantaggio loro.

c. Se pure avete sentito: Ciò lascia intendere che Paolo era consapevole che la sua chiamata speciale per il mondo gentile era nota tra i cristiani gentili.

d. Avete sentito della dispensazione della grazia di Dio, che mi è stata affidata per voi: La parola dispensazione parla della “strategia applicata” del piano di Dio nella chiesa. “Qui, come in Efesini 1:10, tuttavia, deve essere interpretato piuttosto come l’implementazione di una strategia.” (Wood)

i. “Per dispensazione della grazia di Dio si potrebbero intendere l’ufficio apostolico e i doni dati a San Paolo per la predicazione del Vangelo tra i gentili… oppure la conoscenza che Dio gli aveva dato del piano Divino e misericordioso per la loro conversione.” (Clarke)

e. Come per rivelazione: Paolo voleva che realizzassero questo: “Non me lo sto inventando. Dio mi ha dato la rivelazione e io non sono altro che un portavoce di questa verità”. Visto che il prezzo pagato da Paolo per essersi aggrappato a questo mistero fu altissimo, è molto improbabile che fosse frutto della sua immaginazione.

i. È davvero incredibile che Dio abbia scelto un ebreo di ebrei, un fariseo, un persecutore della chiesa, per essere il più grande ministro di questo mistero, il mistero dell’opera del vangelo che unisce giudei e gentili in un solo nuovo corpo.

f. Egli mi ha fatto conoscere il mistero: Il principio di cui Paolo parlerà è un mistero, che però è stato svelato. Ovviamente, il mistero non sarebbe svelato, se Dio non l’avesse fatto conoscere.

i. “In inglese il termine ‘mistero’ indica qualcosa di cupo, oscuro, segreto, enigmatico. Ciò che è ‘misterioso’ è inspiegabile, addirittura incomprensibile. Tuttavia, la parola greca mysterion ha un altro significato. Sebbene rimanga comunque un ‘segreto’, non è più qualcosa di strettamente custodito, ma è ora disponibile… in altre parole, mysterion è una verità che finora è stata nascosta alla conoscenza e alla comprensione umana, ma che ora è stata svelata per mezzo della rivelazione di Dio.” (Stott)

g. Egli mi ha fatto conoscere il mistero: Paolo non esita ad affermare che il mistero di cui parlerà gli è stato dato come per rivelazione – manon solo a lui. Anche a Pietro è stato dato in maniera specifica per rivelazione (Atti 11:1-18) ed è coerente con le profezie dell’Antico Testamento (per esempio, Isaia 49:6) e con le parole di Gesù (Atti 1:8).

i. Detto ciò, sembra che Dio abbia usato Paolo per parlare, in maniera specifica, dell’unione che ci sarebbe stata tra giudei e gentili nel corpo di Cristo. Si tratta di un argomento che è stato solamente accennato da altri autori, ma che è stato affrontato nel dettaglio solo attraverso la rivelazione data a Paolo. L’apostolo era sicuro che i suoi lettori avrebbero capito ciò che Dio gli aveva fatto conoscere.

h. Non fu fatto conoscere nelle altre età ai figli degli uomini, come ora è stato rivelato: La natura dell’unione tra i giudei e i gentili in questo nuovo corpo era proprio l’aspetto che non fu fatto conoscere. Nell’Antico Testamento viene profetizzata la salvezza dei gentili nel Messia, ma non si fa mai alcun accenno all’unione tra giudei e gentili nella Chiesa.

2. (6-7) Descrizione del mistero.

Affinché i gentili siano coeredi dello stesso corpo e partecipi della sua promessa in Cristo mediante l’evangelo, di cui sono stato fatto ministro, secondo il dono della grazia di Dio che mi è stata data in virtù della sua potenza.

a. Affinché i gentili siano coeredi dello stesso corpo: Ecco la descrizione del mistero stesso: sia i credenti giudei che i credenti gentili sono uniti insieme nell’unico corpo di Cristo, nell’unica Chiesa, e non sono più separati davanti a Dio.

b. Partecipi della sua promessa in Cristo: La verità di questo mistero rivela che i gentili sono ora partecipi della sua promessa. Si tratta di un privilegio non più riservato solamente al credente giudeo.

c. Mediante l’evangelo: Ciò poteva avvenire solo mediante l’evangelo, che insegna che tutti gli uomini sono uguali in Gesù. È lo stesso vangelo di cui Paolo è schiavo per il dono della grazia ricevuto per mezzo dell’azione della potenza di Dio.

i. Paolo dice di essere un ministro: un titolo di servizio, non di vanto. Nella letteratura classica greca, il ministro (diakonos) “è un cameriere sempre al servizio dei suoi clienti.” (Wood)

3. (8-9) Presentazione del mistero da parte di Paolo.

A me, il minimo di tutti i santi, è stata data questa grazia di annunziare fra i gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, e di manifestare a tutti la partecipazione del mistero che dalle più antiche età è stato nascosto in Dio, il quale ha creato tutte le cose per mezzo di Gesù Cristo;

a. A me, il minimo di tutti i santi: Paolo si meravigliava di fronte alla grazia ricevuta, per mezzo della quale fu chiamato a predicare il vangelo che fa diventare questo mistero realtà. Quando consideriamo la storia personale di Paolo, vediamo che la sua chiamata non poteva che essere basata esclusivamente sulla grazia.

i. “Sebbene Paolo fosse grato per il suo incarico, il successo che ne scaturì lo umiliò grandemente. Più un vaso viene riempito, più affonderà nell’acqua. L’abbondanza di grazia è la cura per l’orgoglio.” (Spurgeon)

ii. “I predicatori devono crescere in grazia, perché la loro stessa chiamata li pone in una posizione di vantaggio, essendo loro dovere quello di investigare le Scritture e trascorrere molto tempo in preghiera. È una misericordia privilegiata avere la concessione di predicare il vangelo. Vorrei che alcuni di voi vi aspirassero, perché c’è una grande necessità di predicatori che fanno sul serio.” (Spurgeon)

b. Di annunziare: In greco antico, la parola “annunziare” significa letteralmente “annunciare buone notizie”. La predicazione di Paolo era semplicemente la proclamazione della buona novella di ciò che Dio ha fatto in Gesù.

c. Le imperscrutabili ricchezze di Cristo: Per i gentili, il mistero equivale a grandi ricchezze. Possono ora avvicinarsi a Dio come mai avrebbero potuto fare prima.

i. Paolo cercò di comprendere la grandezza della grazia di Dio e cominciò a mapparla, così come si mappano le sponde di un lago. Scoprì molto presto che non si trattava per niente di un lago, ma di un oceano, un mare immenso. Le ricchezze di Dio sono imperscrutabili; non le conosceremo mai completamente.

ii. “Ho l’ardire di dirvi che le ricchezze della grazia del mio Signore sono talmente imperscrutabili che Egli si diletta a perdonare e a dimenticare il peccato, per quanto enorme sia; più grande è il peccato, più gloria c’è nella Sua grazia. Se i debiti ti sommergono, Egli è abbastanza ricco da estinguerli. Se ti trovi alle porte dell’inferno, Egli è in grado di strapparti via dalle fauci della distruzione.” (Spurgeon)

d. Di manifestare a tutti la partecipazione del mistero: Essendogli state affidate tali ricchezze, la passione di Paolo era quella di far conoscere il vangelo a tutte le genti. Egli desiderava che tutti vedessero e facessero parte di questo mistero – che è un mistero proprio perché era sconosciuto e inconoscibile finché Dio non lo ha rivelato.

e. Partecipazione del mistero: Dovremmo considerare attentamente il significato di questa frase. Essa dimostra che non si tratta solo di nozioni, ma di una vita vissuta insieme ad altri credenti nell’unità in Cristo, senza alcuna separazione come, per esempio, quella che esisteva tra giudei e gentili.

f. Che dalle più antiche età è stato nascosto in Dio: Questa grande verità – la partecipazione del mistero – fu tenuta nascosta prima di essere rivelata in seguito all’opera completa di Gesù sulla croce. È un’ulteriore conferma che c’è effettivamente qualcosa di nuovo nel Nuovo Patto e che considerare Israele la Chiesa dell’Antico Testamento e la Chiesa l’Israele del Nuovo Testamento è semplicemente sbagliato.

i. “Questa dichiarazione risolve, una volta per tutte, la questione relativa all’esistenza della chiesa, il corpo di Cristo, durante le dispensazioni dell’Antico Testamento. Eppure, uno dei punti di vista più diffusi riguarda proprio l’esistenza della chiesa sin dal principio della creazione e considera le parole contenute nella Parola profetica dell’Antico Testamento promesse per la chiesa, e il suo futuro glorioso sulla terra quando regnerà sulle nazioni.” (Gaebelein)

4. (10-12) Lo scopo del mistero.

Affinché, per mezzo della chiesa, nel tempo presente sia manifestata ai principati e alle potestà, nei luoghi celesti, la multiforme sapienza di Dio, secondo il proponimento eterno che egli attuò in Cristo Gesù, nostro Signore, in cui abbiamo la libertà e l’accesso a Dio nella fiducia mediante la fede in lui.

a. Affinché… nel tempo presente sia manifestata… la multiforme sapienza di Dio: Dio è un essere di infinita sapienza e gloria, il quale desidera che le Sue creature conoscano la Sua grande e multiforme sapienza. Uno scopo del Suo grande piano nei secoli è rivelare tale sapienza.

i. Quando Dio ci chiama a conoscere il Suo carattere, non dobbiamo pensare ad un uomo orgoglioso che vuole mettere in mostra la propria intelligenza o i propri successi. Dio non lo fa per egoismo o auto-esaltazione. Egli lo fa per la gloria delle Sue creature, perché la gloria della creatura è direttamente collegata alla gloria del Creatore.

ii. Questa sapienza è multiforme. Il termine polupoikilos in greco antico trasmette un senso di intrinsecità, complessità e grande bellezza. “Qualcosa che possiede un’abbondanza di varietà particolare, come, ad esempio, si può ammirare nei migliori quadri o trame dei tessuti.” (Trapp)

iii. Inoltre, deve essere manifestata. Dean Alford fa notare come le parole sia manifestata siano enfatiche, creando grande contrasto con il concetto di nascosto di Efesini 3:9.

b. Per mezzo della chiesa… sia manifestata ai principati e alle potestà: Questo illustra come Dio rivelerà la Sua sapienza e a chi la rivelerà. La mostrerà attraverso la Sua opera nella chiesa e la rivelerà agli esseri angelici (principati e potestà).

i. Ovviamente, Dio vuole rivelare questa sapienza anche alla chiesa. In generale, Dio non usa gli angeli per mostrare la propria sapienza ai santi, ma usa i santi per rivelarla agli esseri angelici, sia agli angeli fedeli che a quelli decaduti. Questo ci ricorda che siamo chiamati a qualcosa di molto più grande della nostra salvezza e santificazione individuale. Siamo chiamati ad essere il mezzo attraverso cui Dio impartisce una lezione all’universo, una lezione meravigliosa.

ii. Siamo circondati da esseri spirituali invisibili che ci osservano attentamente. Qui Paolo sposta il velo invisibile che nasconde questi esseri, proprio come Eliseo pregò a Dothan: O Eterno, ti prego, apri i suoi occhi, perché possa vedere (2 Re 6:17). Questi esseri angelici ci vedono perfettamente e ci conoscono meglio di quanto noi consociamo loro.

iii. “Che cosa devono imparare da noi? Ah, c’è qualcosa che devono imparare e ciò li porta ad osservarci con grande stupore e riverenza. Sebbene vedano tutte le nostre debolezze e il nostro peccato, vedono anche una natura che, per quanto si sia distrutta da sé, è stata creata ad immagine del loro e del nostro Dio. Vedono questo stesso Dio operare nella vita di questi relitti per produrre risultati che non solo sono meravigliosi in sé stessi, ma che sono doppiamente meravigliosi proprio a causa delle loro condizioni.” (Moule)

iv. “Nella loro immortalità, mai intaccata da una singola goccia del nostro freddo fiume, trovano impensabile osservare come Dio trionfi sopra il dolore e la morte in coloro che soffrono nelle fiamme del martirio, o la tortura del cancro, o il naufragio, o semplicemente nello stupore silenzioso di qualsiasi altra forma di dipartita dal corpo… Vedono questi essere mortali e decaduti, questa Comunità di individui una volta perduti ma ora salvati, che non solo sopportano e si adoperano per Dio qui sulla terra, ma sono anche con Lui spiritualmente nel Luogo Santissimo celeste.” (Moule)

v. A volte i cristiani adottano l’idea stravagante che Dio li abbia salvati e che ora operi nella loro vita perché, in un modo o nell’altro, sono persone fantastiche. Gli angeli vedono attraverso tutto ciò. Magari crediamo che sia per merito nostro; gli angeli però conoscono la verità. Magari pensiamo che le nostre vite siano piccole e insignificanti; gli angeli però conoscono la verità. Magari mettiamo in dubbio la nostra posizione, l’essere seduti nei luoghi celesti; gli angeli vedono la realtà spirituale con occhi spalancati.

vi. È come se venisse inscenato un grande spettacolo. La storia è il teatro, il mondo è il palcoscenico e i membri della chiesa in ogni dove sono gli attori. Dio stesso ha scritto il copione, ed Egli lo dirige e lo produce. Atto dopo atto, scena dopo scena, la storia continua a svolgersi. Ma chi è il pubblico? Sono le intelligenze cosmiche, i principati e le potestà nei luoghi celesti.” (Stott)

vii. “Gli angeli sono istruiti nella sapienza di Dio… attraverso il grande corpo spirituale, costituito in Cristo, che contemplano e considerano il teatro della gloria di Dio” (Alford). “La storia della chiesa cristiana diviene una scuola di specializzazione per gli angeli.” (Mackay, citato da Stott)

c. Ai principati e alle potestà, nei luoghi celesti: Ciò significa che gli esseri angelici sono interessati e vengono istruiti attraverso le vite dei cristiani. Per questo la condotta della chiesa è molto importante: perché sia gli angeli che i demoni ci osservano e l’intento di Dio è quello di impartire loro una lezione attraverso noi. Diversi passaggi fanno riferimento a questo concetto:

·Perciò la donna deve avere sul capo un segno di autorità, a motivo degli angeli (1 Corinzi 11:10).

·A loro fu rivelato che, non per sé stessi ma per noi, amministravano quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato l’evangelo, mediante lo Spirito Santo mandato dal cielo; cose nelle quali gli angeli desiderano riguardare addentro (1 Pietro 1:12).

·Io ti scongiuro davanti a Dio, al Signore Gesù Cristo e agli angeli eletti, che tu osservi queste cose senza pregiudizio, non facendo nulla con parzialità (1 Timoteo 5:21).

i. Dovremmo assumerci seriamente questa responsabilità, perché gli angeli hanno la responsabilità di accompagnare le anime in cielo al momento della morte (Luca 16:22) e sono i mietitori dell’ultima raccolta (Matteo 13:39-43).

ii. “E infine, secondo voi, cosa direbbero gli angeli del vostro cammino e delle vostre conversazioni? Ebbene, non credo che la cosa vi importi più di tanto, anche se dovrebbe. Perché chi, se non gli angeli, saranno i mietitori dell’ultima raccolta? E chi, se non loro, accompagnerà i nostri spiriti dall’altra parte? Chi, se non loro, porterà il nostro spirito nel seno del Padre, così come accadde per Lazzaro? Di certo non dovremmo disprezzarli.” (Spurgeon)

iii. “Fedeli, non siate ignoranti riguardo alla parola di Dio; non siate incuranti delle Sue opere nelle vostre anime! Gli angeli stessi desiderano guardare dentro queste cose. E voi le guardate?” (Spurgeon)

iv. Un’interpretazione popolare odierna identifica i principati e le potestà con gli stati politici moderni e le organizzazioni economiche. L’idea è che la chiesa sia principalmente un testimone verso di loro e, attraverso la propria testimonianza, debba redimere i governi e le strutture sociali. Tuttavia, Paolo scrive specificatamente che questi principati e potestà si trovano nei luoghi celesti e non in luoghi terrestri.

d. Secondo il proponimento eterno che egli attuò: Il mistero rivela e promuove il proponimento eterno di Dio in Gesù, già descritto in Efesini 1:10 – ovvero che, nel compimento dei tempi, Dio raccoglierà (in altre parole, sommare o risolvere) ogni cosa in Gesù.

i. Il mistero del corpo unificato di Cristo è secondo quel proponimento. Si tratta di un’anteprima di quello che Gesù farà alla fine per raccogliere tutte le cose in sé stesso.

ii. “La chiesa, dunque, sembra essere il progetto pilota di Dio per quanto riguarda l’universo riconciliato del futuro, il mistero della volontà di Dio che sarà dispensato nel compimento dei tempi quando le cose che sono nei cieli e le cose che sono sulla terra verranno raccolte in Cristo.” (Bruce)

e. Che egli attuò: Paolo, in un certo senso, può affermare che questo scopo eterno sia stato già attuato. Il suo adempimento è certo (così come dimostrato dall’opera che ha unito il giudeo e il gentile in Gesù) e può parlarne, quindi, come se fosse già compiuto.

f. Mediante la fede in lui: La realtà di questa unità è dimostrata nella verità che noi (giudei e gentili insieme) abbiamo la stessa libertà, accesso e fiducia davanti a Dio – perché la nazionalità e l’etnia non hanno alcun valore, ma solo la fede in lui(Gesù).

i. La parola usata per libertà ha il significato di “libertà di parola”. Abbiamo la libertà di esprimere noi stessi davanti a Dio, senza alcuna paura o vergogna. “La parola greca ‘parresia’, tradotta con il termine ‘libertà’, significa in realtà ‘libertà di parola’, la libertà di poter parlare di tutto. È il privilegio benedetto della preghiera.

ii. Le divisioni nella chiesa non sono sempre state solo tra giudei e gentili. I riformatori denunciarono la divisione tra “clero” e “laico” e insegnavano il sacerdozio universale dei credenti, ribadendo che tutti avevano lo stesso accesso a Dio.

5. (13) Il coinvolgimento personale di Paolo nel mistero.

Per la qual cosa vi chiedo che non vi scoraggiate a causa delle mie tribolazioni che soffro per voi, il che è la vostra gloria.

a. Per la qual cosa vi chiedo che non vi scoraggiate: Nonostante Paolo fosse agli arresti a motivo del vangelo, chiese ai propri lettori di non scoraggiarsi. Non voleva che si scoraggiassero a causa sua, perché Dio stava continuando a servirsi di lui per il Suo piano eterno.

b. Delle mie tribolazioni che soffro per voi: Paolo scrisse la lettera agli Efesini durante la sua prigionia, di cui è utile ricordare il motivo. Trascorse tutta la vita con l’ardore di portare la salvezza al suo popolo (Romani 9:1-3). Durante una visita strategica a Gerusalemme, ebbe l’opportunità di predicare ad una grande folla sul monte del tempio o nelle sue vicinanze (Atti 21:39-22:22), ma tale opportunità si trasformò in disastro, perché la folla ebrea non poteva sopportare il pensiero che la buona notizia del Messia si estendesse anche ai gentili (Atti 22:21-22). La rivolta che ne scaturì mise Paolo di fronte ad un problema legale, a causa del quale fece ricorso ai propri diritti di cittadino romano e si appellò a Cesare. Da lì si ritrovò prigioniero a Roma, in attesa dell’udienza davanti a Cesare – e si trovava nel posto giusto, perché sapeva che Dio voleva che i gentili ricevessero la buona notizia del Messia, ai quali non aveva paura di predicare questa verità.

c. Il che è la vostra gloria: Paolo fu usato probabilmente molto di più di quanto potesse mai immaginare. Il suo imprigionamento romano diede vita alle lettere agli Efesini, Colossesi, Filippesi e Filemone, le quali hanno sicuramente un ruolo nel piano eterno di Dio.

i. Allo stesso modo, ognuno di noi ha un ruolo di servizio nel piano eterno di Dio. Riconoscerlo e adoperarsi a questo scopo ci protegge dallo scoraggiamento quando ci troviamo nel mezzo delle tribolazioni.

B. Preghiera di Paolo alla luce del mistero.

1. (14-15) Introduzione alla preghiera.

Per questa ragione, io piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signor nostro Gesù Cristo, dal quale prende nome ogni famiglia nei cieli e sulla terra,

a. Per questa ragione: La base della preghiera di Paolo era la sua conoscenza del proposito di Dio. Ciò significa che pregava fiduciosamente in accordo alla volontà di Dio. Non possiamo pregare efficacemente se non abbiamo una comprensione del proposito e della volontà di Dio.

b. Io piego le mie ginocchia: Paolo pregava piegato sulle proprie ginocchia. Questa posizione di assoluta umiltà contrastava con la postura con cui di solito si pregava in quella cultura, in piedi e con le mani alzate.

i. L’umiltà di Paolo derivava dalla sua considerazione del grande piano eterno di Dio, il suo ruolo in quel piano e di come l’opera di Dio fosse inarrestabile nonostante la sua prigionia.

ii. Salomone pregava sulle proprie ginocchia (1 Re 8:54). Esdra pregava sulle proprie ginocchia (Esdra 9:5). Il Salmista ci invita ad inginocchiarci (Salmo 95:6). Daniele pregava sulle proprie ginocchia (Daniele 6:10). Le persone si inginocchiavano davanti a Gesù (Matteo 17:14, Matteo 20:20 e Marco 1:40). Stefano pregò sulle proprie ginocchia (Atti 7:60). Pietro pregava in ginocchio (Atti 9:40). Paolo pregava sulle proprie ginocchia (Atti 20:36), così come altri cristiani (Atti 21:5). Soprattutto, Gesù pregava sulle proprie ginocchia (Luca 22:41). La Bibbia ha abbastanza riferimenti a preghiere fatte non in ginocchio da mostrarci che non è un requisito, ma ha anche abbastanza riferimenti a preghiere fatte sulle ginocchia da mostrarci che è una cosa buona.

iii. Adam Clarke ha visto un collegamento tra la preghiera in ginocchio fatta da Salomone in occasione della dedicazione del tempio e la preghiera in ginocchio fatta qui da Paolo. “Molti punti di questa preghiera richiamano vividamente l’offerta di Salomone durante la dedicazione del tempio… L’apostolo stava qui dedicando la Chiesa Cristiana”.

c. Al Padre del Signor nostro Gesù Cristo: La preghiera di Paolo era diretta al Padre, che viene presentato come il “progettista” tra i membri della Trinità. Nella Bibbia, la preghiera viene di solito diretta al Padre, attraverso il Figlio, per mezzo della potenza e della guida dello Spirito Santo.

d. Dal quale prende nome ogni famiglia nei cieli e sulla terra: Nel ricordare che la famiglia di Dio prende da Lui il proprio nome, Paolo mostra come la sua mente fosse catturata dall’idea dell’unità fondamentale del Corpo di Cristo. Dio è Padre sia del giudeo che del gentile.

i. Charles Spurgeon predicò un sermone davvero toccante su questo versetto, intitolato Santi in Cielo e sulla Terra un’Unica Famiglia, in cui sviluppò il concetto che siamo uno con i nostri fratelli e sorelle in cielo, e di come questo alimenti la nostra speranza del cielo.

ii. Alcuni commentatori pensano che Paolo facesse riferimento alle famiglie celesti nel senso di famiglie angeliche. “Non può darsi che i santi angeli siano legati in famiglie spirituali, sebbene non possano sposarsi né essere dati in matrimonio?” (Alford)

2. (16-19) Paolo prega di nuovo per gli Efesini.

Perché vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere fortificati con potenza per mezzo del suo Spirito nell’uomo interiore, perché Cristo abiti nei vostri cuori per mezzo della fede, affinché, radicati e fondati nell’amore, possiate comprendere con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, la profondità e l’altezza, e conoscere l’amore di Cristo che sopravanza ogni conoscenza, affinché siate ripieni di tutta la pienezza di Dio.

a. Di essere fortificati con potenza per mezzo del suo Spirito nell’uomo interiore: Paolo chiese che fossero fortificati con potenza e che questa forza fosse secondo le ricchezze della sua gloria(una misura molto generosa). Inoltre, pregò affinché la forza giungesse per mezzo del suo Spirito all’uomo interiore.

i. L’uomo interiore è tanto reale quanto il nostro corpo fisico. Tutti noi comprendiamo l’importanza di fortificare i nostri corpi, ma molti sono estremamente deboli nell’uomo interiore.

ii. Secondo le ricchezze della sua gloria: “Sarebbe una vergogna per un re o un nobiluomo non elargire più di quanto faccia un artigiano o un contadino. Dio agisce secondo la dignità della Sua infinita perfezione; Egli dà secondo le ricchezze della Sua gloria.” (Clarke)

b. Perché Cristo abiti nei vostri cuori per mezzo della fede: Paolo chiese che Gesù dimorasse in questi credenti, così come Gesù aveva promesso in Giovanni 14:23: Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di Lui.

i. Ci sono due parole nel greco antico che trasmettono l’idea di “vivere in un luogo”. La prima è quella di vivere in un luogo come uno straniero; la seconda, invece, ha in sé l’idea di stabilirsi in un posto per renderlo la propria dimora permanente. Abiti viene tradotto dalla parola che, in greco antico, significa dimora permanente o fissa. Gesù vuole stabilirsi nel tuo cuore, non farvi visita da estraneo.

ii. La gloria di Gesù che dimora in noi è qualcosa che dobbiamo conoscere per fede. È a nostra disposizione, ma bisogna afferrarla per mezzo della fede. “Avete le vostre Bibbie e avete le vostre ginocchia; usatele.” (Carr John Glynn, padrino di H.C.G. Moule)

iii. Abbiamo bisogno di forza spirituale affinché Cristo dimori in noi, perché c’è qualcosa dentro di noi che resiste all’influenza della presenza di Gesù. Quel qualcosa può essere sconfitto per mezzo della vittoria della fede che lo Spirito di Dio ci dà.

c. Radicati e fondati nell’amore: Paolo chiese che tutto questo avvenisse mentre erano radicati e fondati nell’amore. Sembra che il significato sia quello di dover essere radicati e fondati nell’amore gli uni per gli altri, piuttosto che essere radicati e fondati nel loro amore per Dio e nella conoscenza di quell’amore.

i. “Vengono usate due espressioni: ‘radicati’, come un albero che si aggrappa al terreno, si fa strada tra le rocce e non può essere sradicato: ‘fondati’, come un unico edificio stabile, che non mostrerà né crepe né difetti nel futuro a causa di cedimenti nelle fondamenta.” (Spurgeon)

d. Possiate comprendere con tutti i santi: Paolo chiese che tutti insieme fossero in grado di comprendere ogni dimensione dell’amore di Gesù. Paolo desiderava che lo conoscessero per esperienza e non solo a parole.

i. “Che sia tu che io possiamo essere degli esperti in questo tipo di misurazione. Anche se non sappiamo nulla di matematica, che possiamo essere degli studenti ben istruiti in questa geometria spirituale ed essere in grado di comprendere l’ampiezza e la lunghezza del prezioso amore di Gesù.” (Spurgeon)

e. Quale sia la larghezza, la lunghezza, la profondità e l’altezza: Ciò significa che l’amore di Gesù ha delle dimensioni e può essere misurato.

i. “Ahimè, per molte persone religiose l’amore di Gesù non è una cosa per niente rilevate – è un bellissimo racconto, una credenza sdolcinata, una teoria formale, ma per Paolo era un fatto reale, importante e misurabile; lo aveva esaminato da ogni angolazione e per lui era decisamente reale, indipendentemente da quello che fosse il pensiero degli altri.” (Spurgeon)

ii. L’amore di Gesù ha larghezza. Possiamo notare quanto è largo un fiume dalla superficie che ricopre. Il fiume dell’amore di Dio è così largo che ricopre completamente il mio peccato e ogni circostanza della mia vita, affinché tutto cooperi al mio bene. Quando dubito del Suo perdono o della Sua provvidenza, restringo il potente fiume dell’amore di Dio. Il Suo amore è largo quanto il mondo: Poiché Dio ha tanto amato il mondo (Giovanni 3:16).

iii. “Alcuni di loro sembrano essere così catturati dall’altezza e dalla lunghezza che ne rinnegano la larghezza. Le loro predicazioni ti fanno pensare che Cristo sia venuto nel mondo solo per salvarne una mezza dozzina, di cui cinque sono proprio loro… Che ristrettezza! In cielo ci saranno molte più persone di quante ci aspetteremmo mai di vedere; ce ne saranno alcune con cui non abbiamo avuto una piacevole comunione sulla terra, che però avevano comunione con Cristo e che, quindi, saranno prese per dimorare con Lui per sempre.” (Spurgeon)

iv. L’amore di Gesù ha lunghezza. Quando consideri la lunghezza dell’amore di Dio, chiediti questo: “Quando è iniziato l’amore di Dio verso di me? Quanto durerà?” Queste verità misurano la lunghezza dell’amore di Dio. Sì, ti ho amata di un amore eterno (Geremia 31:3).

v. L’amore di Gesù ha profondità. Filippesi 2:7-8 ci dice quanto è profondo l’amore di Gesù: Ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce. Non si può scendere più in basso della morte di croce – questa è la profondità dell’amore di Gesù per noi.

vi. L’amore di Gesù ha altezza. Per vedere l’altezza dell’amore di Dio, chiediti questo: “Quanto in alto mi porta?” Mi porta fino ai luoghi celesti, dove sono seduto con Cristo. Egli ci ha risuscitati con Lui e con Lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù (Efesini 2:6).

vii. Riusciamo veramente a comprendere la larghezza, la lunghezza, la profondità e l’altezza dell’amore di Dio? Per poter giungere alla comprensione delle dimensioni dell’amore di Dio, dobbiamo accostarci alla croce. La croce indicava quattro direzioni diverse, perché…

·L’amore di Dio è abbastanza largo da includere tutti.

·L’amore di Dio è abbastanza lungo da durare per l’eternità.

·L’amore di Dio è abbastanza profondo da raggiungere il peggior peccatore.

·L’amore di Dio è abbastanza alto da portarci in cielo.

f. Conoscere l’amore di Cristo: Paolo scrive di qualcosa che possiamo conoscere. Non si tratta di speculazioni, supposizioni, emozioni o sentimenti, ma è qualcosa da conoscere.

i. “Uno di questi filosofi dice che la religione riguarda il credo, non la conoscenza. Questa affermazione è in netta contraddizione con l’insegnamento della Scrittura.” (Spurgeon)

g. Affinché siate ripieni di tutta la pienezza di Dio: Paolo chiese che Dio riempisse questi cristiani fino a tutta la pienezza di Dio. Fino a è una migliore traduzione della preposizione di. Paolo voleva che i cristiani sperimentassero la vita in Gesù Cristo, la pienezza di Dio (Colossesi 2:9) e di essere riempiti di Gesù al massimo della loro capienza, così come Dio è ripieno totalmente del Suo stesso carattere e attributi.

i. “Tra tutte le grandi cose menzionate in questa preghiera, questa è la maggiore. Essere RIPIENI diDio è una cosa meravigliosa; essere ripieni della PIENEZZA di Dio lo è ancora di più; ma essere ripieni di TUTTA la pienezza di Dio sconvolge completamente la ragione e confonde l’intendimento.” (Clarke)

3. (20-21) Una dossologia gloriosa.

Or a colui che può, secondo la potenza che opera in noi, fare smisuratamente al di là di quanto chiediamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen.

a. Or a colui che può… fare smisuratamente al di là di quanto chiediamo o pensiamo: Essendo Paolo giunto al culmine (cosa può esserci di più elevato della pienezza di Dio?), è logico chiedersi come ciò sia possibile. Come può qualcosa di così al di sopra di noi divenire realtà? È possibile solo perché Dio può fare al di là di quanto chiediamo o pensiamo.

i. Questa dossologia non è solo parte della preghiera che la precede, ma anche di ogni benedizione e privilegio gloriosi menzionati nei primi tre capitoli. Chi può far accadere tali cose? Solo Dio può, perché Egli è in grado di fare ben al di là della nostra capacità di pensare o chiedere.

ii. Paolo afferma che Dio è in grado di fare al di là di ciò che noi chiediamo o pensiamo. Il pronome noi include Paolo e gli altri apostoli, i quali certamente sapevano che Gesù era in grado di fare grandi cose.

·Puoi chiedere ogni cosa buona che tu abbia mai sperimentato – Dio può fare al di là di quello che chiedi.

·Puoi pensare o immaginare cose che vanno oltre la tua esperienza – Dio può fare al di là di quello che pensi.

·Puoi immaginare cose buone che vanno oltre la tua capacità di pronunciarle – Dio può fare al di là di quello che immagini.

iii. Spurgeon, riguardo alla parola smisuratamente, disse: “L’autore ha costruito un’espressione nella lingua greca che è interamente coniata da lui. Non c’era un linguaggio abbastanza potente per l’apostolo Paolo – o meglio, per lo Spirito Santo che comunicava attraverso di lui – tanto che dovette coniare parole e frasi per rappresentarne il significato, come in questo caso: ‘Colui che può fare smisuratamente al di là’, in maniera tanto abbondante da andare oltre ogni misura e descrizione.” (Spurgeon)

iv. “Dunque, Egli può fare ogni cosa e può fare sovrabbondantemente al di là della più grande abbondanza.” (Clarke)

b. Secondo la potenza che opera in noi: Dio è in grado di operare nelle nostre vite in questo momento, non da quando saremo in cieli. Questa potenza… opera in noi ora.

i. Le cose per cui Paolo ha pregato nei versetti precedenti (forza spirituale, la presenza di Gesù nel credente, una conoscenza dell’amore di Dio basata sull’esperienza e la pienezza di Dio) appartengono a noi come figli di Dio. Tuttavia, tali cose devono essere ricevute tramite la preghiera fatta con fede e possono crescere nella vita degli altri per mezzo delle nostre preghiere per loro.

c. A lui sia la gloria nella chiesa in Cristo Gesù: L’unica risposta adeguata da presentare a questo grande Dio è dargli gloria – soprattutto nella chiesa, la comunità dei Suoi redenti, e che riceva quella gloria per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli – Amen!

i. Quando la chiesa comprende il proposito eterno di Dio e cammina in esso, Dio sarà glorificato e la chiesa assolverà il proprio dovere di semplicemente glorificare Dio.

ii. “Eppure, l’apostolo non ritenne di dover dire: ‘A Lui sia la gloria nella mia anima’. Avrebbe voluto, ma la sua anima non era abbastanza spaziosa, per questo gridò: ‘A Lui sia la gloria nella chiesa’. Egli invita tutto il popolo di Dio a lodare il nome divino.” (Spurgeon)

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