Ebrei 2




Ebrei 2 – Gesù, Nostro Fratello Maggiore

A. Perciò: data la superiorità di Gesù rispetto agli angeli, dobbiamo prestare attenzione a Gesù.

1. (1) Applicazione della lezione del primo capitolo: ascolta e non allontanarti.

Perciò bisogna che ci atteniamo maggiormente alle cose udite, che talora non finiamo fuori strada.

a. Perciò: L’uso di perciò in Ebrei ci chiama a prestare attenzione all’applicazione del principio di cui l’autore ha appena scritto. La verità biblica della superiorità di Gesù sugli angeli ha un’applicazione che cambia la vita, e ora dobbiamo considerare questa applicazione.

b. Bisogna che ci atteniamo maggiormente: Questo è ciò che dobbiamo fare alla luce della superiorità di Gesù sugli angeli. Bisogna che ci atteniamo maggiormente alle parole di Gesù. È facile pensare che questa esortazione sia rivolta ai non credenti, ma questa lettera è stata scritta ai cristiani.

i. Atteniamo maggiormente: Questo non vuol dire solo ascoltare attentamente, ma anche fare ciò che udiamo – e bisogna che ci atteniamo maggiormente. In tutto questo, c’è un senso di urgenza e necessità.

c. Che talora non finiamo fuori strada: Se non ci atteniamo maggiormente, finiamo fuori strada. Lo scrittore pensava a una barca alla deriva, e questo avviene naturalmente senza un ancoraggio a qualcosa di solido. Se non siamo saldamente ancorati nella verità della supremazia di Gesù, andremo alla deriva con le correnti del mondo, la carne e il diavolo.

i. L’antica frase greca per finire fuori strada deriva dall’idea di “Scivolare” (Dodds). Il modo di dir veniva usato per indicare una freccia che scivola dalla faretra, per la neve che scivola via da un paesaggio o per il cibo che scivola lungo la trachea e provoca il soffocamento. Succede facilmente. Non è necessario fare nulla affinché finiamo fuori strada. L’allontanamento dalla fede di solito viene da una lenta deriva, non da una partenza improvvisa.

ii. Il carceriere di Filippi chiese a Paolo: Cosa devo fare per essere salvato? (Atti 16:30) – Paolo gli rispose. Anche la domanda: “Cosa devo fare per perdermi?” ha una risposta: niente. Non fare nulla è abbastanza per essere spinti dalle correnti del mondo, dalla carne e dal diavolo e finire fuori strada.

iii. “La protezione per non andare alla deriva è avere Cristo come l’ancora e il timone della vita. L’ancora ci terrà fermi nella verità, mentre il timone ci guiderà attraverso la verità.” (Griffith Thomas)

2. (2-4) Enfasi sulla lezione: come possiamo sfuggire se trascuriamo una così grande salvezza?

Se infatti la parola pronunziata per mezzo degli angeli fu ferma e ogni trasgressione e disubbidienza ricevette una giusta retribuzione, come scamperemo noi, se trascuriamo una così grande salvezza? Questa, dopo essere stata inizialmente annunziata dal Signore, è stata confermata a noi da coloro che l’avevano udita, mentre Dio ne rendeva testimonianza con segni e prodigi, con diverse potenti operazioni e con doni dello Spirito Santo distribuiti secondo la sua volontà.

a. La parola pronunziata per mezzo degli angeli: Questo descrive la Legge Mosaica, che avete ricevuto… promulgata dagli angeli (Atti 7:53). L’idea è che la legge sia stata trasmessa in qualche modo a Mosè per mano degli angeli.

i. L’idea che gli angeli abbiano avuto un ruolo nel portare la Legge a Mosè si trova in Deuteronomio 33:2, Atti 7:53 e in Galati 3:19. Anche Giuseppe ripeté questa idea anche nei suoi scritti storici antichi (Antichità, 15.53).

b. Fu ferma: La Legge Mosaica era ferma e severa (ogni trasgressione e disubbidienza ricevette una giusta retribuzione). Richiedeva di essere presa sul serio.

c. Come scamperemo noi: Se dobbiamo prendere sul serio la parola che è venuta dagli angeli, allora dobbiamo prendere ancora più seriamente la parola che è venuta dal Figlio di Dio. È stato dimostrato che il Figlio è superiore agli angeli, quindi, anche il Suo messaggio dovrebbe essere considerato allo stesso modo.

i. Una parola maggiore portata da una Persona superiore che ha promesse più grandi porterà una condanna più grande se viene trascurata.

d. Se trascuriamo una così grande salvezza: L’antico vocabolo greco tradotto con il verbo trascurare (trascuriamo) è amelesantes, usato anche in Matteo 22:5, in riferimento a coloro che hanno disprezzato l’invito alla cena di nozze (non curandosene). Significa avere l’opportunità, ma ignorare o trascurare l’opportunità.

i. Queste parole erano per i credenti, non per quelli al di fuori della fede. Il pericolo descritto non è rifiutare la salvezza (sebbene il principio si applichi certamente anche lì), ma il pericolo è trascurare la salvezza.

ii. Ricorda che Ebrei non è stato scritto principalmente come un trattato evangelistico, ma come incoraggiamento e avvertimento per i cristiani scoraggiati. È stato scritto a coloro che hanno trascurato un costante cammino con Gesù.

e. Una così grande salvezza: Quando consideriamo qualcosa di grande, vi prestiamo naturalmente attenzione e non la trascuriamo. Se non consideriamo qualcosa di grande la lasciamo alla convenienza piuttosto che all’impegno.

i. “La frase ‘una così grande salvezza’ è un sorprendente promemoria di ciò che Dio ha provveduto in Cristo. La parola “così” è simile all’istanza nel passo familiare ‘Dio ha tanto amato il mondo’ (Giovanni 3:16), ed esprime una profondità insondabile.” (Griffith Thomas)

ii. Pertanto, se trascuriamo qualcosa, probabilmente non la consideriamo più. Eppure, la nostra salvezza è grande, perché:

· Siamo salvati da un grande Salvatore.

· Siamo salvati con un grande costo.

· Siamo salvati da una grande pena.

iii. Una ragione per cui molti trascurano la loro salvezza è perché non la vedono mai come salvezza. La vedono semplicemente come ricevere qualcosa, non come essere salvati da qualcosa.

f. Annunziata dal Signore, è stata confermata: Questa parola è stata pronunciata da Gesù e confermata da testimoni (da coloro che l’avevano udita). Poi è stata confermata con segni e prodigi, con diverse potenti operazioni e con doni dello Spirito Santo dati da Dio.

i. Dicendo che è stata confermata a noi da coloro che l’avevano udita, lo scrittore mostra di non essere un cristiano della “prima generazione”. Ha ascoltato il messaggio attraverso gli apostoli e i testimoni del ministero di Gesù.

ii. Ebrei 2:3 è una delle ragioni per cui alcuni credono che l’apostolo Paolo non abbia scritto Ebrei. In altri passaggi, Paolo si poneva chiaramente allo stesso livello degli apostoli e degli altri testimoni oculari di Gesù (1 Corinzi 9:1 e 1 Corinzi 15:3-11).

g. Mentre Dio ne rendeva testimonianza: Dio conferma la Sua parola con diverse potenti operazioni e con doni dello Spirito Santo. Ma fa tutto secondo la Sua volontà, non per comando dell’uomo.

i. Gesù disse che i segni miracolosi avrebbero seguito quelli che hanno creduto (Marco 16:17). Se non c’è alcun elemento miracoloso, ci si può chiedere se c’è una vera fede in Gesù o se la parola di Dio è veramente predicata. Il predicatore deve dare a Dio qualcosa da confermare.

ii. D’altra parte, lo Spirito porta tali miracoli e doni secondo la Sua volontà. I miracoli non possono essere “elaborati” e realizzati da sforzi o emozioni umane. Coloro che pensano che non stiano mai accadendo abbastanza miracoli provocano molti danni, volendo “dare una spinta” con l’entusiasmo della carne.

iii. È difficile dire cosa sia peggio: rinnegare i dei miracoli e i doni dello Spirito Santo, o rinnegare la loro contraffazione. Entrambi gli errori sono pericolosi.

B. La gloriosa umanità di Gesù Cristo.

1. (5-8a) Sappiamo che Gesù è umano, perché Dio ha sottoposto il mondo all’uomo e non agli angeli (con la citazione di Salmi 8:4-6).

Infatti non è agli angeli che egli ha sottoposto il mondo a venire, del quale parliamo, ma qualcuno ha testimoniato in un certo luogo, dicendo:

«Che cosa è l’uomo, perché tu ti ricordi di lui,
O il figlio dell’uomo perché lo consideri?
Tu lo hai fatto per un po’ di tempo inferiore agli angeli,
Tu lo hai coronato di gloria e di onore
E lo hai costituito sopra le opere delle tue mani;
Tu gli hai posto tutte le cose sotto i piedi».

Infatti, nel sottoporgli tutte le cose, non ha lasciato nulla che non gli fosse sottoposto.

a. Non è agli angeli che egli ha sottoposto il mondo a venire: Dio non ha mai dato agli angeli il tipo di dominio che l’uomo aveva originariamente sulla terra (Genesi 1: 26-30). Gli angeli non hanno il dominio su questo mondo o sul mondo a venire.

i. “Il proposito divino per il mondo è che l’uomo, non gli angeli, regni in futuro.” (Griffith Thomas)

b. Che cosa è l’uomo: La citazione del Salmo 8:4-6 mostra sia la piccolezza dell’uomo rispetto al Dio della creazione, sia il dominio che Dio ha dato all’uomo, anche se è un po’ inferiore agli angeli.

c. Tu lo hai fatto per un po’ di tempo inferiore agli angeli: Nel primo capitolo, lo scrittore agli Ebrei ha dimostrato brillantemente dalle Scritture la divinità di Gesù e la Sua superiorità su tutti gli angeli. Ora dimostra l’umanità di Gesù dalle Scritture e applica le implicazioni dell’umanità di Gesù.

i. È biblicamente sbagliato pensare a Gesù semplicemente come Dio o semplicemente come uomo. È sbagliato pensare a Lui come metà Dio e metà uomo (o qualsiasi altra divisione percentuale). È sbagliato pensare a Lui come “uomo fuori” e “Dio dentro”. La Bibbia insegna che Gesù è pienamente Dio e pienamente uomo, che una natura umana è stata aggiunta alla Sua natura divina, ed entrambe le nature esistevano in una persona, Gesù Cristo.

ii. È significativo che il primo falso insegnamento su Gesù ai tempi della chiesa primitiva non negasse la Sua divinità, ma rinnegasse, invece, la Sua vera umanità, dicendo che in realtà aveva solo sembianze umane. Questa eresia è conosciuta con il termine Docetismo, dal greco antico “sembrare”, e veniva propagata da Cerinto, il quale si oppose all’apostolo Giovanni nella città di Efeso e il cui insegnamento è probabilmente al centro di 1 Giovanni 4:2 e 1 Giovanni 5:6.

d. Non ha lasciato nulla che non gli fosse sottoposto: Lo scrittore sottolinea il punto che Dio ha messo tutte le cose (non alcune cose) sottoposte agli esseri umani. Questo mostra che Gesù deve essere umano, perché Dio ha dato questo dominio agli uomini e Gesù esercita questa autorità.

2. (8b-9) Problema e sua soluzione.

Tuttavia al presente non vediamo ancora che tutte le cose gli sono sottoposte, ma vediamo coronato di gloria e d’onore per la morte che sofferse, Gesù, che è stato fatto per un po’ di tempo inferiore agli angeli, affinché per la grazia di Dio gustasse la morte per tutti.

a. Tuttavia al presente non vediamo ancora che tutte le cose gli sono sottoposte: In apparenza, la promessa di Salmo 8:4-6 sembra non essersi adempiuta. Non vediamo che tutte le cose sono soggette all’uomo.

b. Ma vediamo… Gesù: La promessa si compie in Gesù, che è il Signore su tutto. Attraverso Gesù, l’uomo può riconquistare il dominio originariamente destinato ad Adamo (Apocalisse 1:6, 5:10 e Matteo 25:21).

i. Ci sono molte cose che non capiremo fino a quando non vedremo Gesù. Le risposte alle domande più sconcertanti della vita non si trovano nel chiedere “Perché?” La risposta più grande è Chi – Gesù Cristo.

ii. Alcuni desiderano poter vedere veramente Gesù con il loro occhio naturale, invece che con l’occhio della fede. Eppure, “La vista è usata molto frequentemente nelle Scritture come una metafora, un’illustrazione, un simbolo, per esporre cos’è la fede. La fede è l’occhio dell’anima. È l’atto di guardare verso Gesù.” (Spurgeon)

iii. Pensa a quanti di coloro che videro Gesù con l’occhio naturale Gli resistettero, Lo schernirono, Lo rifiutarono. È meglio vedere Gesù con l’occhio della fede che con l’occhio naturale.

· Non dice: “Possiamo vedere Gesù”, sebbene sia vero.

· Non dice: “Abbiamo visto Gesù”, sebbene ciò fosse vero per alcuni ai suoi giorni.

· Non dice: “Vedremo Gesù”, anche se questo è certamente vero.

· Dice che vediamo… Gesù, sia ora che costantemente. Egli è il fulcro, il centro, l’aspetto principale della nostra vita spirituale.

iv. Quindi, guarda a Gesù con l’occhio della fede – per quanto imperfetta possa essere la tua visione della fede, guarda a Colui che è perfetto.

· Vedilo come Colui che ama i peccatori ed è morto per loro.

· Vedilo come il tuo Salvatore.

· Vedilo come il tuo Maestro.

· Vedilo come il tuo Amico.

· Vedilo come il tuo Precursore.

· Vedilo come il tuo Guaritore.

· Vedilo a casa, al lavoro, in giro, non solo qui durante l’adorazione.

c. Che è stato fatto per un po’ di tempo inferiore agli angeli: Questa promessa di dominio può essere realizzata solo attraverso l’umanità, la sofferenza e la morte di Gesù. Il Figlio di Dio sconfisse il male che Adamo portò nel mondo: la morte (Romani 5:12).

i. Dio ha dato all’uomo il dominio sulla terra, ma l’uomo ha perso il suo potere (non il suo diritto o autorità) di prendere quel dominio per mezzo del peccato, e l’inizio della morte gli ha tolto il potere di governare. Ma venne Gesù e, attraverso la Sua umiltà e sofferenza, sconfisse il potere della morte e rese possibile il compimento della promessa di Dio che gli esseri umani avrebbero avuto il dominio sulla terra, compiuta dal dominio di Gesù, e dal governo dei credenti con Lui (Apocalisse 20:4).

d. Fatto per un po’ di tempo inferiore agli angeli, affinché per la grazia di Dio gustasse la morte: Se Dio Figlio non avesse aggiunto l’umanità alla Sua divinità, e nella Sua umanità non fosse diventato un po’ inferiore agli angeli, allora non avrebbe mai potuto sperimentare la sofferenza della morte al posto nostro.

e. Coronato di gloria e d’onore… affinché per la grazia di Dio gustasse la morte per tutti: Questo ci dice che la morte che sofferse Gesù era solo un preludio per essere coronato di gloria e d’onore. Ci dice anche che la Sua morte è stata, in qualche modo, per tutti.

3. (10-13) Sappiamo che Gesù è umano, perché ci chiama fratelli.

Conveniva infatti a colui, per il quale e per mezzo del quale sono tutte le cose, nel portare molti figli alla gloria, di rendere perfetto per mezzo di sofferenze l’autore della salvezza. Infatti colui che santifica e quelli che sono santificati provengono tutti da uno; per questo motivo egli non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo:

«Farò conoscere il tuo nome ai miei fratelli,
Io ti celebrerò in mezzo all’assemblea».

E di nuovo:

«Io confiderò in lui».

E ancora:

«Ecco me e i figli che Dio mi ha mandato».

a. Conveniva infatti: Era più che necessario – conveniva al Dio sovrano – per il quale e per mezzo del quale tutte le cose devono essere perfette per mezzo di sofferenze nel compito di portare molti figli alla gloria.

i. In teoria, Dio avrebbe potuto progettare un modo per salvarci che non richiedesse la sofferenza del Figlio di Dio. Ma conveniva che Gesù ci salvasse a costo della Sua stessa agonia.

ii. Questa è la perfetta illustrazione del fatto che il vero amore, il vero dare, implica il sacrificio. Come dice Davide: non offrirò all’Eterno, il mio Dio, olocausti che non mi costino niente. (2 Samuele 24:24). L’amore di Dio per noi doveva manifestarsi nel sacrificio e Dio non poteva sacrificarsi a meno che non aggiungesse umanità alla Sua divinità e soffrisse al posto nostro.

b. L’autore della salvezza: Gesù è l’autore – il leader, il capitano – della nostra salvezza. Questo ha delle meravigliose implicazioni:

· Un capitano si prende cura di tutte le disposizioni per la marcia, e Gesù si prende cura di tutte le disposizioni per il nostro progresso come cristiani.

· Un capitano dà ordini alle truppe: “Vai” o “Rimani” o “Fai questo”. Gesù ci comanda come nostro capitano.

· Un capitano apre la strada ed è un esempio per i suoi uomini, e Gesù lo fa per noi.

· Un capitano incoraggia i suoi uomini e Gesù incoraggia noi.

· Un capitano premia le sue truppe e Gesù premia i Suoi discepoli.

i. “Ora, vedendo che è volontà del Signore condurci alla gloria per mezzo del Capitano (Autore) della nostra salvezza, voglio che tu sia degno del tuo Capitano. Non credi che, a volte, ci comportiamo come se non avessimo un Capitano? Immaginiamo di dover combattere e farci strada verso il cielo con la forza della nostra stessa mano destra e con la nostra abilità; ma non è così. Se parti prima che il tuo Capitano ti dia l’ordine di marcia, dovrai tornare di nuovo indietro, e se cercherai di combattere separato del tuo Capitano, te ne pentirai.” (Spurgeon)

c. Perfetto per mezzo di sofferenze: Nella divinità di Gesù non mancava nulla. Eppure, finché non si è fatto uomo e ha sofferto, Dio non ha mai sperimentato la sofferenza.

i. “Rendere perfetto non significa che ci siano state imperfezioni morali in Gesù, ma solo il compimento di quell’esperienza umana di dolore e sofferenza attraverso la quale Egli deve passare per diventare capitano della salvezza del Suo popolo.” (Vincent)

ii. “Sappiamo che se fosse stato solo Dio, non sarebbe stato adatto ad essere un Salvatore perfetto, a meno che non si fosse fatto uomo. L’uomo aveva peccato; l’uomo doveva soffrire. È nell’uomo che i propositi di Dio sono stati temporaneamente sconfitti; deve essere nell’uomo che Dio deve trionfare sul suo grande nemico..” (Spurgeon)

iii. Il punto è che conveniva che il Padre facesse questo, nel senso che piacque all’Eterno di percuoterlo, di farlo soffrire (Isaia 53:10), per portare molti figli alla gloria.

d. Colui che santifica e quelli che sono santificati provengono tutti da uno: Perciò noi siamo santificati da Colui che è stato santificato. Siamo tutti della stessa famiglia umana, così Gesù non si vergogna di chiamarli (noi) fratelli. Non potrebbe essere nostro fratello se non fosse umano come noi.

i. Sono santificati: “Ebbene, allora, cari amici, siete santificati? Ho sentito alcuni prendere in giro questa parola, e schernire certe persone definendole “sante”. Potrebbero a questo punto anche chiamarle re e principi e poi deriderle, perché non c’è nulla di meschino o di spregevole nel nome “santo”. È uno dei titoli più gloriosi che un uomo possa mai portare.” (Spurgeon)

ii. Non è nulla di straordinario il fatto che non mi vergogni ad associarmi a Gesù. Ma è notevole che Egli non si vergogna di chiamarci fratelli.

e. Non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: Lo scrittore elenca tre prove che Gesù il Messia chiama il Suo popolo Suoi fratelli: Salmo 22:22, Isaia 8:17 e Isaia 8:18.

i. In ciascuno di questi esempi il Messia è disposto ad associarsi ai Suoi fratelli, sia in una congregazione di culto, in una comunità che confida nel Padre, sia dichiarando una comune associazione familiare.

f. Io ti celebrerò in mezzo all’assemblea: Questa meravigliosa citazione del Salmo 22:22 (dall’antica Septuaginta) ci ricorda che Gesù cantava, celebrando Suo Padre tra i Suoi fratelli.

i. “Gesù ha cantato? Sì, letteralmente. Dopo cena, hanno cantato un inno. Deve essere stato molto emozionante ascoltare la voce di Cristo, tremante di emozione, cantare i Salmi, che costituivano il Grande Hallel.” (Spurgeon)

ii. “Ecco, dunque, in mezzo a te, o Chiesa di Dio, nei giorni della sua carne lì vi era Colui che è glorioso, il quale gli angeli adorano, e che è lo splendore della gloria del Padre Suo nei cieli dei cieli; ma quando si trovava qui, era per unirsi all’adorazione del suo popolo, proclamando il nome del Padre ai Suoi fratelli e cantando con loro lodi all’Altissimo. Questo non lo fa sentire molto vicino a te? Non sembra che possa venire in qualsiasi momento e sedersi su quella panchina con te? Mi sento come se fosse già in piedi su questa piattaforma fianco a fianco con me; perché non dovrebbe?” (Spurgeon)

g. Ecco me e i figli che Dio mi ha dato: La frase di questa citazione di Isaia 8:18 mostra quanto il popolo di Gesù sia prezioso per Lui. “Gli piace soffermarsi su questo fatto. Sono preziosi per Lui in se stessi, ma molto più preziosi come dono che il Padre gli ha fatto. Alcune cose le apprezzi molto di più quando ci vengono date da qualcuno che amiamo, ed è così che siamo amati da Cristo, perché Suo Padre ci ha dato a Lui.” (Spurgeon)

4. (14-16) Quello che Gesù ha fatto come nostro Fratello.

Poiché dunque i figli hanno in comune la carne e il sangue, similmente anch’egli ebbe in comune le stesse cose, per distruggere, mediante la sua morte, colui che ha l’impero della morte, cioè il diavolo, e liberare tutti quelli che per timore della morte erano tenuti in schiavitù per tutta la loro vita. Infatti egli non si prende cura degli angeli, ma si prende cura della progenie di Abrahamo.

a. Anchegli ebbe in comune le stesse cose: Affinché Gesù adempisse veramente il ruolo di “Fratello Maggiore” per la famiglia dei redenti, doveva prendere la carne e il sangue. Doveva entrare in prigione per liberare i prigionieri.

b. Per distruggere, mediante la sua morte, colui che ha l’impero della morte, cioè il diavolo: Alcuni ritengono che questo significhi che Gesù ha distrutto il “diritto” di Satana di governare sull’uomo, che presumibilmente gli fu dato nel giardino dell’Eden attraverso la ribellione di Adamo. L’idea è che Gesù abbia tolto a Satana il “diritto” di governare, permettendogli di prendere “illegalmente” la vita di Gesù sulla croce, e che l’azione “illegale” di Satana contro Gesù abbia fatto decadere il suo diritto di governare sull’uomo. Secondo questo modo di pensare, il risultato finale è che il diavolo non ha alcun diritto su coloro che vengono a Dio attraverso l’opera di Gesù sulla croce.

i. Dal momento che la morte ha dominio solo su coloro che sono nati peccatori o che hanno peccato (Romani 5:12), Satana non aveva il “diritto” di togliere la vita a Gesù, che non aveva mai peccato né era nato peccatore – e il diavolo allora commise un omicidio “illecito”, secondo la sua natura (Giovanni 8:44). Gesù permise al diavolo di ferirgli il Suo calcagno affinché Egli potesse schiacciargli la testa (Genesi 3:15).

ii. Il problema con questo approccio è che sappiamo che il diavolo non ha preso la vita di Gesù. Gesù la depose spontaneamente e nessuno gliela tolse (Giovanni 10:17-18).

iii. Tuttavia, si potrebbe dire che il diavolo è colpevole di “tentato omicidio” nei confronti di qualcuno sul quale non aveva alcun diritto, perché non c’era macchia di peccato su Gesù. Satana voleva certamente uccidere Gesù e ci ha provato, ed è colpevole di questo.

iv. Sappiamo che il diavolo ama la morte e l’omicidio. “Penso che la morte sia il capolavoro del diavolo. Con la sola eccezione dell’inferno, la morte è certamente il male più satanico che il peccato abbia compiuto. Niente ha mai deliziato il cuore del diavolo tanto quando ha scoperto che la minaccia si sarebbe adempiuta: ‘Nel giorno in cui ne mangerai, certamente morirai’.’” (Spurgeon)

v. Satana ha cercato di uccidere Gesù ripetutamente. Ha provato attraverso l’intento omicida di Erode quando Gesù era un bambino. Ha provato in una sinagoga dove hanno cercato di uccidere Gesù. Ha cercato di far morire di fame Gesù e ha cercato di annegarlo. Nessuno di questi piani ha funzionato, fino a quando Gesù si è presentato davanti a Pilato e ha ricevuto la sentenza di esecuzione – che gioia c’era nei consigli dell’inferno! Erano convinti di avere finalmente Gesù dove Lo volevano. Eppure, la morte di Gesù è diventata una sconfitta per il diavolo.

c. Liberare tutti quelli che per timore della morte erano tenuti in schiavitù per tutta la loro vita: La paura della morte regna come un tiranno sull’umanità. Alcuni cercano di fare pace con la morte chiamandola loro amica. Ma i cristiani non hanno paura della morte (anche se forse hanno paura di morire), non perché la morte sia loro amica, ma perché è un nemico sconfitto che ora serve lo scopo di Dio nella vita del credente.

d. Si prende cura della progenie di Abrahamo: L’opera del Padre in Gesù non era principalmente per il bene degli angeli (sebbene lo sia per gli angeli in senso secondario secondo Efesini 3:10). L’opera era per le persone di fede (la progenie di Abrahamo).

i. Progenie di Abrahamo è usato qui nel senso di coloro che sono i figli di Abrahamo interiormente, non etnicamente (Romani 2:28-29, Galati 3:7).

5. (17-18) Perciò: Gesù è il nostro fedele Sommo Sacerdote.

Egli doveva perciò essere in ogni cosa reso simile ai fratelli, perché potesse essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per fare l’espiazione dei peccati del popolo. Infatti, poiché egli stesso ha sofferto quando è stato tentato, può venire in aiuto di coloro che sono tentati.

a. Reso simile ai fratelli: Se Gesù non fosse simile a noi non potrebbe essere il nostro Sommo Sacerdote, rappresentandoci davanti al Padre e facendo espiazione per i nostri peccati.

i. Né la Divinità né l’Umanità di Gesù sono negoziabili. Se diminuiamo uno o l’altra, allora Egli non è in grado di salvarci.

ii. Espiazione: “La vera idea sembra essere… che Dio offre a Sé stesso il sacrificio di Cristo, perché Egli sia contemporaneamente Colui che propizia e Colui che è propiziato.” (Griffith Thomas)

b. Perché potesse essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote: Il Sommo Sacerdote indossava il pettorale su quale vi erano incastonate delle pietre e dove vi si trovavano incisi i nomi delle tribù d’Israele sia sul petto che sulle spalle. Il Sommo Sacerdote era quindi in costante sintonia con il popolo di Dio, portandolo accanto al suo cuore e sulle sue spalle.

i. Gesù non indossò il pettolare del Sommo Sacerdote. Ma la ferita nel Suo petto e la croce sulle Sue spalle sono una testimonianza ancora più eloquente del Suo cuore per noi e della Sua opera in nostro favore – per fare l’espiazione dei peccati del popolo.

c. Egli stesso ha sofferto quando è stato tentato: Alcuni si chiedono se Gesù sia stato davvero tentato. Dopotutto, poiché era Dio (questo è il loro ragionamento), non poteva peccare, quindi, la Sua tentazione non poteva essere reale. Lo scrittore agli Ebrei insiste sul fatto che non solo la tentazione di Gesù era reale, ma era così reale che Egli ha sofferto sotto di essa.

i. Possiamo anche dire che la tentazione di Gesù fu più reale e più difficile di qualsiasi tentazione che noi potremmo mai affrontare. Quando aumenta la pressione della tentazione, alcuni trovano sollievo solo cedendo alla tentazione, ma Gesù non l’ha mai fatto. La pressione della tentazione è aumentata solo in Lui.

ii. Gesù conosceva le tentazioni del potere e le tentazioni del dolore. Conosceva le tentazioni della ricchezza e le tentazioni della povertà. Conosceva le tentazioni della popolarità e le tentazioni del rifiuto. Conosceva le tentazioni del ragazzo e le tentazioni dell’uomo. Conosceva la tentazione dei Suoi amici e la tentazione dei Suoi nemici. Conosceva la tentazione della sua famiglia e la tentazione degli estranei.

iii. “Molte persone sono tentate, ma non soffrono nell’essere tentate. Quando gli uomini empi sono tentati, l’esca è di loro gusto e la ingoiano avidamente. La tentazione è un piacere per loro; anzi, a volte tentano il diavolo per essere tentati da lui… Ma gli uomini buoni soffrono quando sono tentati, e più sono buoni, più soffrono.” (Spurgeon)

d. Può venire in aiuto di coloro che sono tentati: Poiché Gesù ha aggiunto l’umanità alla Sua divinità e ha sperimentato la sofferenza umana, può aiutarci nella tentazione. Egli sa cosa stiamo passando.

i. Abbiamo due vantaggi: conoscere l’esempio di Gesù nella tentazione, ma anche avere il Suo costante aiuto dal cielo, dandoci forza e una via di fuga. Con questi vantaggi possiamo trovare la vittoria in mezzo alla tentazione ed uscirne trasformati. Gesù non ha perso nulla quando è stato tentato – ha solo guadagnato in gloria, sintonia e capacità di aiutare il Suo popolo. Allo stesso modo, non per forza dobbiamo perdere qualcosa quando siamo tentati.

ii. “Questa è l’arma più potente contro la disperazione ed è anche il fondamento più solido di speranza e conforto che i peccatori credenti ravveduti possano mai desiderare o avere”. (Poole) “Se il resto della Scrittura tacesse su questo argomento, questo versetto potrebbe essere un ampio sostegno per ogni anima tentata.” (Clarke)

iii. “Inoltre, che non sia motivo di lamentela il fatto di essere tentato. Se il tuo Signore è stato tentato, il discepolo sarà forse al di sopra del suo Maestro, o il servo al di sopra del suo Signore? Se Colui che è perfetto deve sopportare la tentazione, perché non tu? Accettalo, dunque, per mano del Signore, e non pensare che sia una disgrazia o un disonore. Non è una disgrazia né un disonore per il tuo Signore, e la tentazione non è una disgrazia per te né ti disonorerà. Il Signore, con essa, manda anche una via di scampo, e sarà a tuo onore e vantaggio fuggire per quella via.” (Spurgeon)

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