Ebrei 11




Ebrei 11 – Esempi di Fede per Aiutare Chi è Scoraggiato

A. Che cos’è la fede.

1. (1) Definizione di fede.

Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono.

a. Or la fede è certezza: Così come la nostra vita fisica è il senso che ci dà evidenza del mondo materiale, la fede è il “senso” che ci dà evidenza del mondo invisibile, spirituale.

i. La fede ha le sue ragioni. La Bibbia non raccomanda un “salto cieco” di fede. Ma le ragioni non possono essere misurate in laboratorio; devono essere capite spiritualmente.

ii. “La fede va oltre ciò che impariamo dai nostri sensi, e l’autore dice che ha le sue ragioni. Le sue prove non sono quelle dei sensi, che producono incertezza.” (Morris)

iii. “La vista fisica produce una convinzione o evidenza di cose visibili; la fede è l’organo che permette alle persone di vedere l’ordine invisibile.” (Bruce)

b. Di cose che si vedono… di cose che non si vedono: Se avete la sostanza davanti a voi o se potete vederla, non c’è bisogno della fede. La fede è necessaria per ciò che non possiamo vedere e non possiamo toccare.

i. La fede non contraddice la ragione, anche se può andare oltre la ragione. Si può oggettivamente dimostrare che la Bibbia è il libro più incredibile mai pubblicato e che ha avuto un impatto sulla società più di qualsiasi altro libro. Ma solo la fede può dimostrare che la Bibbia è la Parola di Dio. Pertanto, si tratta di una convinzione che va oltre la ragione, ma non in contraddizione o contro la ragione.

c. La fede è certezza… dimostrazione: La fede non è una semplice convinzione o comprensione intellettuale. È la volontà di fidarsi, di affidarsi e di aggrapparsi.

2. (2) La fede ha permesso alle persone del passato di andare avanti.

Infatti per mezzo di essa gli antichi ricevettero testimonianza.

a. Per mezzo di essa gli antichi: Tutti i grandi esempi di spiritualità avevano personalità e circostanze diverse, ma tutti avevano una cosa in comune: la fede.

b. Ricevettero testimonianza: Questi cristiani ebrei erano scoraggiati e pensavano di rinunciare a Gesù e a un cristianesimo distintivo. Avevano bisogno di una buona testimonianza, quindi avevano bisogno di questi esempi di fede per allontanarli dallo scoraggiamento.

3. (3) La fede dà comprensione riguardo al mondo invisibile.

Per fede intendiamo che l’universo è stato formato per mezzo della parola di Dio, sì che le cose che si vedono non vennero all’esistenza da cose apparenti.

a. Per fede intendiamo che l’universo è stato formato per mezzo della parola: Questo accadde quando Dio comandò semplicemente: “Sia luce” (Genesi 1:3). Come spiegava il Salmista: “I cieli furono fatti per mezzo della parola dell’Eterno, e tutto il loro esercito mediante il soffio della Sua bocca… Poiché Egli parlò e la cosa fu; Egli comandò e la cosa sorse”. (Salmi 33:6, 33:9)

b. Per fede intendiamo: Non abbiamo visto questo atto di creazione con i nostri occhi; lo conosciamo solo per fede. Non solo, anche per la ragione, perché sappiamo che il mondo è stato creato da un Designer intelligente. Ancora una volta, questa è la fede che va oltre, ma non in contraddizione con la ragione.

i. Anche quando sembra che Dio si aspetti una fede che contraddice la ragione, un esame più attento rivela che non è così. Per esempio, potrebbe sembrare contrario alla ragione che Dio si aspetti che Abramo creda che il grembo morto di Sara possa generare un figlio. Ma non è irragionevole credere che il Dio che ha creato la vita e il grembo materno possa farlo e che lo farà secondo la Sua promessa.

c. Per fede intendiamo: Questo testo non dice che Dio ha creato il mondo con o per fede. Poiché Dio vede e conosce tutte le cose, la “fede” in senso umano non si applica a Lui. Poiché noi comprendiamo la fede come la sostanza delle cose che speriamo, l’evidenza di cose non viste, ciò che sappiamo è che Dio vede tutto e non “spera” nulla.

d. Sì che le cose che si vedono non vennero all’esistenza da cose apparenti: La maggior parte degli scienziati all’epoca in cui fu scritta la Lettera agli Ebrei credeva che l’universo fosse stato creato dalla materia esistente, non dal nulla. Credevano che il mondo venne all’esistenza da cose apparenti. Ma la Bibbia corregge questo malinteso, dicendo chiaramente che il mondo non venne all’esistenza da cose apparenti.

B. La fede all’inizio della storia dell’uomo.

1. (4) La fede di Abele.

Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per essa egli ricevette la testimonianza che era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora.

a. Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente: La differenza tra il sacrificio di Caino e il sacrificio di Abele (Genesi 4:3-5) non era tra animale e il frutto della terra. La differenza era che il sacrificio di Abele fu fatto per fede.

i. “Il sacrificio di Abele fu preferito a quello di suo fratello per la sola ragione che era santificato dalla fede; perché sicuramente il grasso degli animali bruti non aveva un odore così dolce da poter calmare Dio.” (Calvin)

b. Dio attestò di gradire le sue offerte: È probabile che Dio abbia testimoniato di gradire il sacrificio di Abele consumandolo con il fuoco del cielo, come avviene alla dedicazione del tabernacolo (Levitico 9:24), del tempio (2 Cronache 7:1) e alle offerte fatte da Davide (1 Cronache 21:26) e da Elia (1 Re 18:38).

c. Per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora: Proprio con l’esempio di Abele, lo scrittore ci ricorda che la fede non è necessariamente ricompensata sulla terra. Ma Dio stesso testimonia la giustizia dei fedeli. Il sangue di Abele ci parla ancora, ricordandoci il valore dell’eternità.

2. (5-6) La fede di Enok.

Per fede Enok fu trasferito in cielo perché non vedesse la morte, e non fu più trovato perché Dio lo aveva trasferito; prima infatti di essere portato via, egli ricevette la testimonianza che era piaciuto a Dio. Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano.

a. Per fede Enok: Enok è uno degli uomini misteriosi dell’Antico Testamento perché è menzionato solo in Genesi 5:21-24 come l’uomo che camminò con Dio; poi non fu più trovato, perché Dio lo prese.

i. Molte tradizione ebraiche e cristiane fanno di Enok il destinatario di alcune rivelazioni spettacolari e strane. Giuda lo riconobbe come un profeta (Giuda 14-15). Ma il valore di altre profezie a lui attribuite è quantomeno incerto.

b. Per fede Enok fu trasferito in cielo perché non vedesse la morte: Lo scrittore agli Ebrei presumeva che solo un uomo di fede potesse godere di una stretta comunione con Dio. Ovviamente, chiunque avesse questo tipo di comunione con Dio deve essere piaciuto a Dio, e nel compiacerlo, Enok ha realizzato lo scopo per il quale l’uomo è stato creato (Apocalisse 4:11).

c. Ora senza fede è impossibile piacergli: Questa è la fede fondamentale richiesta a chiunque cerchi Dio. Si deve credere che egli è, e si deve credere che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano. Dobbiamo credere che Dio è lì e che si rivelerà al cuore di chi Lo cerca.

i. Lo scrittore agli Ebrei non ha detto che è difficile piacere a Dio senza fede. Ha detto che è impossibile.

ii. “Questi due elementi sembrano molto semplici, ma, ahimè, quanti cristiani professanti agiscono come se Dio non fosse vivente; e quanti altri, pur cercandoLo, non sperano in Lui come Rimuneratore!” (Newell)

3. (7) La fede di Noè.

Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano e mosso da santo timore, preparò per la salvezza della sua famiglia l’arca, mediante la quale condannò il mondo e divenne erede della giustizia che si ottiene mediante la fede.

a. Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano: Noè è stato avvertito di qualcosa che non era mai accaduto prima. La sua fede è stata dimostrata non solo nell’accettare che il diluvio sarebbe venuto, ma nel fare ciò che Dio gli aveva detto di fare riguardo al diluvio: era mosso da santo timore.

b. Preparò… l’arca: La vera fede farà sempre qualcosa. Il libro di Giacomo ripete questo tema più e più volte.

c. Condannò il mondo: Non dobbiamo pensare che Noè fosse un uomo che predicava sermoni di condanna al mondo. Al contrario, il semplice comportamento dei giusti, senza alcuna predica, può sembrare una condanna per il mondo.

C. La fede nella vita di Abrahamo e dei Patriarchi.

1. (8) L’obbedienza di Abrahamo per fede.

Per fede Abrahamo, quando fu chiamato, ubbidì per andarsene verso il luogo che doveva ricevere in eredità, e partì non sapendo dove andava.

a. Per fede Abrahamo… ubbidì: Abrahamo fece un passo di fede andando nel luogo che Dio gli aveva promesso; ma la sua fede era tutt’altro che perfetta. Questo si vede confrontando Genesi 12:1-5 con Atti 7:2-4, dove è evidente che all’inizio Abrahamo arrivò solo a metà della strada che Dio gli aveva chiesto di percorrere, e solo alla fine obbedì completamente. Tuttavia, migliaia di anni dopo, Dio non “ricorda” l’obbedienza tardiva, solo la fede.

2. (9-10) Il viaggio di fede di Abrahamo.

Per fede Abrahamo dimorò nella terra promessa, come in paese straniero, abitando in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha i fondamenti, il cui architetto e costruttore è Dio.

a. Per fede Abrahamo dimorò nella terra promessa: Abrahamo visse come un “pellegrino” nella terra che Dio aveva promesso, non possedendone mai alcuna parte, tranne i terreni su cui lui e Sara furono sepolti. Dimorò è l’antica parola greca paroikos, che descrive un “forestiero”, qualcuno che vive in un determinato luogo, ma che non ha una posizione permanente lì.

i. È facile distinguere un forestiero o pellegrino. Il modo in cui parlano, il modo in cui si vestono, i loro gesti, la loro forma d’intrattenimento, la loro cittadinanza e i loro amici, tutte queste cose parlano della loro casa natale. Se sono simili, in tutti questi aspetti, ai “”nativi”, allora non sono più pellegrini – sono residenti fissi. I cristiani non dovrebbero vivere come se fossero residenti fissi del pianeta terra.

b. Abitando in tende con Isacco e Giacobbe: Poiché non avevano una casa fissa, Abrahamo, Isacco e Giacobbe vivevano in tende invece che in case. Attendevano con anticipazione una città migliore: la città che ha i fondamenti, il cui architetto e costruttore è Dio.

3. (11-12) La fede di Sara e i suoi risultati.

Per fede anche Sara stessa, benché avesse oltrepassato l’età, ricevette forza per concepire il seme e partorì, perché ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa. Perciò da un sol uomo, e questi come fosse morto, sono nati discendenti numerosi come le stelle del cielo e come la sabbia lungo la riva del mare, che non si può contare.

a. Per fede anche Sara: La fede di Sara non era perfetta. Lei prima rise incredula (Genesi 18:9-15) e poi imparò a ridere con fede (Genesi 21:6).

b. Perché ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa: Avere fede vuol dire credere che Dio è fedele e che è capace di mantenere le Sue promesse. Fu questa fede che permise a Sara di ricevere la forza per concepire il seme. Dio diede la forza, ma Sara la ricevette per fede.

c. Sono nati discendenti numerosi come le stelle del cielo: Grazie alla fede di Sara e Abramo, nacquero migliaia – addirittura milioni – di discendenti. La loro fede ha avuto un impatto su molte più vite di quanto avessero mai sognato.

4. (13-16) Quello che ci insegna la fede di Abrahamo e Sara.

Tutti costoro sono morti nella fede, senza aver ricevuto le cose promesse ma, vedutele da lontano, essi ne furono persuasi e le accolsero con gioia, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra. Coloro infatti che dicono tali cose dimostrano che cercano una patria. E se avessero veramente avuto in mente quella da cui erano usciti, avrebbero avuto il tempo per ritornarvi. Ma ora ne desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, perché ha preparato loro una città.

a. Tutti costoro sono morti nella fede, senza aver ricevuto le cose promesse: La promessa del Messia fu fatta ad Abrahamo e Sara, ed essi credettero alla promessa. Eppure sono morti senza averla ricevuta, solo vedendola nella fede.

i. Vedutele (le promesse) da lontano, erano disposti a guardare e considerare la promessa di Dio, anche se il compimento sembrava così lontano.

ii. Essi ne furono persuasi e, considerando attentamente la promessa, erano certi che quest’ultima fosse valida perché Dio aveva fatto la promessa.

iii. Le accolsero con gioia, prendendo la promessa e accogliendola con fede. Probabilmente Abrahamo e Sara pensavano, molte volte al giorno, al figlio che Dio aveva promesso loro e molte volte accolsero la promessa. “I santi ‘accolsero’ le promesse. La parola greca significa ‘saluti’, come quando vediamo un amico a distanza.” (Spurgeon)

iv. Confessando di essere stranieri e pellegrini: Abrahamo e Sara guardavano sempre alla promessa con la consapevolezza che questo mondo non era la loro casa. Sapevano che Dio aveva una casa migliore e più duratura per loro in cielo.

v. Se questi esempi di fede hanno sopportato le difficoltà e lo scoraggiamento senza aver ricevuto le cose promesse, allora noi che abbiamo ricevuto le promesse abbiamo un motivo in più per perseverare.

vi. Tutti questi sono morti nella fede:

· Non avevano bisogno di cercare la fede sul letto di morte. Sono morti nella fede.

· Anche se hanno avuto fede, sono morti comunque. Non abbiamo fede per sfuggire alla morte, ma per morire nella fede.

· Non sono mai andati oltre la fede e sono “cresciuti oltre” la semplice dipendenza da Dio.

· Non sono mai andati al di sotto della fede o hanno perso la fede.

b. Cercano una patria… ne desiderano una migliore, cioè quella celeste: Vivere per fede è più facile quando ricordiamo che questo mondo non è la nostra casa. È più facile quando ricordiamo che da questo lato dell’eternità, non tutti i problemi vengono risolti e non tutti i torti vengono corretti. Ecco perché cercano una patria e una migliorequella celeste.

i. Avere fede è molto difficile quando viviamo come “atei pratici”. Questo descrive qualcuno che potrebbe avere una convinzione teorica in Dio, ma questa convinzione non ha importanza in quello che fanno giorno dopo giorno. Quando ricordiamo che c’è una realtà spirituale, una casa celeste che è la nostra vera casa, avere fede è molto più facile.

ii. Il grande tema dei tempi moderni è il naturalismo, la convinzione che solo ciò che può essere trovato e misurato in natura è “reale”. Gli scienziati e gli educatori che hanno fiducia nel naturalismo possono accontentarsi di lasciarci credere in Dio, purché concordiamo sul fatto che Dio è una favola – qualcuno non reale. Ma quando crediamo nella realtà di Dio e del cielo e della Sua parola, questo è del tutto inaccettabile per coloro che vivono di naturalismo.

iii. H.L. Mencken ha detto che la fede è la “convinzione illogica nel verificarsi dell’impossibile”. Questo sarebbe vero solo se non ci fosse un Dio o se Egli non fosse importante. Dal momento che Dio esiste e che Egli è importante, la fede è completamente logica.

c. Perciò Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio: Per coloro che hanno il coraggio di credere in Dio, di credere che Lui sia reale, che il cielo e la vita eterna siano reali, Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, perché ha preparato loro una città.

i. Spesso consideriamo l’idea che non dovremmo vergognarci di Dio, ma dobbiamo anche considerare che possiamo far vergognare Dio di noi. Quando non consideriamo la realtà di Dio, del cielo e dell’eternità, è come se, in un certo senso, Dio si vergogni di essere chiamato il nostro Dio.

5. (17-19) La fede di Abrahamo era abbastanza grande da sapere che Dio era in grado di risuscitare i morti e che Dio era in grado di mantenere le Sue promesse.

Per fede Abrahamo, messo alla prova, offrì Isacco e colui che aveva ricevuto le promesse offrì il suo unigenito, anche se Dio gli aveva detto: «In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome», perché Abrahamo riteneva che Dio era potente da risuscitarlo anche dai morti; per cui lo riebbe come per una specie di risurrezione.

a. Per fede Abrahamo, messo alla prova, offrì Isacco: Il tempo verbale per offrì indica che per Abrahamo il sacrificio era completo. Nella sua volontà e nel suo proposito aveva davvero sacrificato suo figlio.

b. Offrì il suo unigenito: Sebbene Abrahamo avesse un altro figlio (Ismaele, il figlio del suo tentativo carnale di adempiere la promessa di Dio), Dio non lo riconobbe (Genesi 22:1-14), quindi Isacco poteva essere chiamato il suo unigenito.

c. Riteneva che Dio era potente: Riteneva è un termine in greco antico derivante dall’aritmetica che esprime “un atto deciso e attentamente ragionato”. (Guthrie) Ciò significa che Abrahamo riteneva la promessa di Dio degna di fiducia.

d. Dai morti; per cui lo riebbe: Per quanto riguarda Abrahamo, Isacco era praticamente morto e fu come se lo riebbe indietro dai morti, in un modo che prefigurava la resurrezione di Gesù.

i. Bruce si chiede se questo non sia l’incidente a cui Gesù si riferiva in Giovanni 8:56 quando disse: Abrahamo, vostro padre, giubilò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò.

ii. Quando Abramo si trovò di fronte a una promessa e a un comando di Dio che sembravano contraddirsi, fece ciò che tutti noi dovremmo fare: obbedì al comando e lasciò che Dio si occupasse della promessa. Dio era più che in grado di farlo.

6. (20) La fede di Isacco.

Per fede Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù, riguardo a cose future.

a. Per fede Isacco benedisse Giacobbe: Isacco era realmente nella carne, non nella fede, quando inizialmente intendeva benedire Esaù invece di Giacobbe. Voleva benedire Esaù con il diritto di primogenitura per motivi carnali. Considerava Esaù come un uomo più “virile”, e gli piaceva la selvaggina che portava a casa. Invece avrebbe dovuto scegliere Giacobbe, che Dio aveva scelto.

b. Per fede Isacco benedisse: Eppure, Isacco giunse al luogo della fede quando scoprì di aver effettivamente benedetto Giacobbe invece di Esaù. Genesi 27:33 dice: Allora Isacco fu preso da un tremito fortissimo. Quando Isacco fu preso da un tremito fortissimo, fu turbato perché sapeva che aveva tentato di ingannare Dio per sconfiggere il Suo piano, e che Dio lo aveva sconfitto. Capì che sarebbe stato sempre sconfitto quando avrebbe cercato di resistere alla volontà di Dio, anche quando non gli piaceva. E arrivò a capire che, nonostante i suoi arroganti tentativi contro la volontà di Dio, la volontà di Dio era gloriosa.

c. Per fede: La fede nella benedizione di Isacco arrivò dopo che il tentativo di Isacco di ostacolare la volontà di Dio fu distrutto, quando disse di Giacobbe: e benedetto egli resterà (Genesi 27:33). Sapeva che il suo debole tentativo di dire a Dio cosa fare era stato sconfitto, e rispose con la fede dicendo: “Va bene Dio, hai vinto. Sia benedetto Giacobbe con la primogenitura, e sia benedetto Esaù dopo di lui a modo suo”.

7. (21) La fede di Giacobbe.

Per fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e adorò, appoggiato alla sommità del suo bastone.

a. Per fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe: Giacobbe condusse una vita piuttosto carnale. Tuttavia, la sua fede poteva vedere anche oltre la morte, e benedisse ciascuno dei suoi figli.

b. E adorò, appoggiato alla sommità del suo bastone: Giacobbe dovette appoggiarsi alla sommità del suo bastone perché molti anni prima era diventato zoppo quando Dio lo affrontò a Peniel (Genesi 32:24-32). Mentre era appoggiato al suo bastone, si ricordò che Dio era grande e custodiva il suo futuro e il futuro dei suoi discendenti. Perciò adorò, dimostrando la sua fede e dipendenza da Dio.

8. (22) La fede di Giuseppe.

Per fede Giuseppe, quando stava per morire, fece menzione dell’esodo dei figli d’Israele e diede ordini riguardo alle sue ossa.

a. Per fede Giuseppe: Giuseppe fece menzione dell’esodo dei figli d’Israele in Genesi 50:24, quando disse: Io sto per morire; ma Dio per certo vi visiterà e vi farà salire da questo paese nel paese che promise con giuramento ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe. Sapeva che la promessa di Dio era vera!

b. Diede ordini riguardo alle sue ossa: Quando Giuseppe morì non fu mai sepolto. La sua bara rimase senza essere sepolta per circa 400 anni fino a quando non fu riportata a Canaan. Fu una silenziosa testimonianza per tutti quegli anni che Israele stava tornando alla Terra Promessa, proprio come Dio aveva detto.

i. “n questo capitolo lo Spirito Santo seleziona dalla vita degli uomini buoni i casi più brillanti della loro fede. Non mi sarei mai aspettato che avrebbe citato la scena della morte di Giuseppe come la prova più illustre della sua fede in Dio… Questo non ci dice forse, cari fratelli e sorelle, che siamo pessimi giudici di ciò di cui Dio si compiace maggiormente?” (Spurgeon)

c. Per fede Giuseppe: La fede di Giuseppe continuò a dare testimonianza per anni dopo la sua morte. Per tutto quel tempo, quando un figlio d’Israele vedeva la bara di Giuseppe e chiedeva cosa ci facesse lì, e perché non era stato sepolto, gli si poteva rispondere: “Perché il grande uomo Giuseppe non voleva essere sepolto in Egitto, ma nella Terra Promessa alla quale Dio ci porterà un giorno.”

D. La fede nella nazione d’Israele.

1. (23) La fede dei genitori di Mosè.

Per fede Mosè, quando nacque, fu nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché essi videro che il bambino era bello e non temettero l’ordine del re.

a. Per fede Mosè… fu nascosto per tre mesi dai suoi genitori: I genitori di Mosè mostrarono fede quando percepirono che egli era particolarmente favorito da Dio e presero misure di fede per salvargli la vita nonostante il pericolo.

b. Non temettero l’ordine del re: Quando il faraone d’Egitto ordinò l’uccisione dei bambini ebrei, la fede diede ai genitori di Mosè il coraggio di obbedire a Dio invece che all’uomo.

2. (24-26) La fede di Mosè alla corte del Faraone.

Per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del Faraone, scegliendo piuttosto di essere maltrattato col popolo di Dio che di godere per breve tempo i piaceri del peccato, stimando il vituperio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori di Egitto perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa.

a. Rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del Faraone: Mosè mostrò fede quando lasciò che Dio tracciasse il suo destino invece di permettere al Faraone o alla pura ambizione di farlo.

b. Scegliendo piuttosto di essere maltrattato: Questa scelta ha avuto delle conseguenze. Mosè sapeva che seguire la via di Dio significava essere maltrattato piuttosto che godere per breve tempo i piaceri del peccato. Il peccato ha i suoi piaceri, ma Mosè giustamente li vedeva come qualcosa di passeggero, anche se dovessero durare tutta la nostra vita terrena.

c. Il vituperio di Cristo: Mosè probabilmente all’epoca non lo sapeva ma la persecuzione subita per la sua scelta di servire Dio e il Suo popolo lo mise in compagnia di Gesù, che soffrì per liberare gli uomini.

3. (27) La fede di Mosè quando lasciò l’Egitto.

Per fede lasciò l’Egitto senza temere l’ira del re, perché rimase fermo come se vedesse colui che è invisibile.

a. Per fede lasciò l’Egitto senza temere l’ira del re: Gli occhi naturali di Mosè potevano vedere il pericolo dal Faraone e comprendevano il pericolo di rimanere ovunque vicino all’Egitto. Tuttavia, il suo occhio di fede poteva vedere colui che è invisibile, e capì che Dio era una verità molto più grande nella sua situazione di quanto lo fosse un faraone arrabbiato.

4. (28) Mosè mostrò di avere fede quando guidò Israele durante la Pasqua, in obbedienza al comando di Dio.

Per fede celebrò la Pasqua e fece l’aspersione del sangue, affinché colui che distruggeva i primogeniti non toccasse quelli d’Israele.

a. Per fede celebrò la Pasqua: Ci voleva fede per credere che il sangue di un agnello sulla porta avrebbe salvato una famiglia dal terrore dell’angelo della morte. Ma Mosè aveva quella fede e condusse la nazione ad osservare la Pasqua.

b. Affinché colui che distruggeva i primogeniti non toccasse quelli d’Israele: Quelli che non condividevano la fede di Mosè e l’ubbidienza d’Israele trovarono i loro primogeniti distrutti in quella prima Pasqua. Non confidarono nel sangue dell’Agnello Pasquale.

5. (29) La fede della nazione d’Israele quando attraversò il Mar Rosso.

Per fede passarono il Mar Rosso come se attraversassero una terra asciutta; quando invece gli Egiziani tentarono di fare ciò, furono inghiottiti.

a. Per fede passarono il Mar Rosso: La differenza tra gli Israeliti che attraversavano il Mar Rosso e gli Egiziani che li seguivano non era il coraggio, ma la fede.

b. Gli Egiziani tentarono di fare ciò, furono inghiottiti: Gli Egiziani avevano coraggio tanto quanto – se non di più – gli Israeliti, ma non la stessa fede, e ognuno di loro aveva destini diversi. Gli Israeliti passarono e gli Egiziani furono inghiottiti.

6. (30) La fede della nazione d’Israele quando marciò intorno a Gerico come Dio aveva comandato.

Per fede caddero le mura di Gerico, dopo che vi avevano girato attorno per sette giorni.

a. Per fede caddero le mura di Gerico: A Gerico, il popolo d’Israele ebbe una fede audace. Non c’era modo di tornare indietro, avendo già attraversato il fiume Giordano in fase di piena, che bloccava ogni linea di ritirata.

b. Dopo che vi avevano girato attorno per sette giorni: A Gerico il popolo d’Israele ebbe una fede obbediente. Non capivano veramente quello che Dio stesse facendo, ma obbedirono comunque.

c. Dopo che vi avevano girato attorno per sette giorni: A Gerico il popolo d’Israele ebbe una fede paziente. Le mura non caddero i primi sei giorni, ma continuarono a marciare come Dio aveva comandato.

d. Per sette giorni: A Gerico il popolo d’Israele ebbe una fede con aspettativa. Essi sapevano che Dio avrebbe agito il settimo giorno nel momento in cui avrebbero gridato.

7. (31) La fede di Rahab.

Per fede Rahab, la prostituta, non perì con gli increduli, perché aveva accolto in pace le spie.

a. Per fede Rahab, la prostituta, non perì: Giosuè 2 ci parla di Rahab, la quale potrebbe apparire come un insolito esempio di fede. Eppure, il fatto che fosse disposta a tradire gli déi di Canaan ed identificarsi con Yahweh, con il Suo popolo nonostante il costo, è degno di lode.

i. “Era una prostituta, una donna peccatrice e universalmente nota come tale. Sono stati fatti tentativi disperati di trovare un altro significato per la parola resa come prostituta, ma sono stati del tutto infruttuosi.” (Spurgeon) Spurgeon descrisse così la fede di Rahab:

· Fede salvifica.

· Fede singolare.

· Fede stabile.

· Fede altruista.

· Fede solidale.

· Fede santificante.

b. Perché aveva colto in pace le spie: Quando le spie ebraiche arrivarono da Rahab, quest’ultima dichiarò che Egli è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra (Giosuè 2:11). Questa era la prova della sua fede. Non era una fede forte e non era una fede perfetta, ma la sua fede era comunque lodevole.

i. Clemente di Roma, il primo scrittore cristiano al di fuori della Bibbia fu il primo a vedere un simbolo del sangue di Gesù nella cordicella di filo scarlatto che Rahab mise fuori dalla sua finestra (Giosuè 2:18).

8. (32) Altri eroi della fede.

E che dirò di più? Infatti mi mancherebbe il tempo se volessi raccontare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Jefte, di Davide, di Samuele e dei profeti,

a. Gedeone: Distrusse coraggiosamente gli idoli e fu potentemente usato da Dio per sconfiggere un esercito molto più grande dei Madianiti (Giudici 6-7). Eppure, era un uomo che all’inizio dubitava della parola di Dio e chiedeva ripetutamente conferma.

b. Barak: Guidò il popolo d’Israele in una drammatica vittoria sui Cananei (Giudici 4). Eppure, esitò e andò avanti solo quando Debora lo incoraggiò.

c. Sansone: Fu usato potentemente dal Signore per sconfiggere i Filistei. Eppure, non fu mai all’altezza del suo potenziale e la sua vita ebbe una tragica fine dopo essere stato sedotto da Dalila (Giudici 13-16).

d. Jefte: Fu usato da Dio per sconfiggere gli Ammoniti. Eppure, Jefte fece un voto sciocco e lo mantenne ostinatamente (Giudici 11).

e. Davide: Il grande re d’Israele fu un notevole uomo di fede. Eppure, egli fallì con Bath-sheba e anche con i suoi figli.

i. Tutti questi uomini erano uomini di fede, ma nella loro vita ci furono notevoli fallimenti. Eppure, Ebrei 11 loda la loro fede e li elenca nella “Sala della Fede”. Questo dimostra che la fede debole è meglio dell’incredulità, e non c’è bisogno di essere perfetti per entrare nella “Sala della fede” di Dio.

9. (33-35a) Per fede, alcuni sono stati vittoriosi sulle loro circostanze.

I quali per fede vinsero regni, praticarono la giustizia, conseguirono le promesse, turarono le gole dei leoni, spensero la forza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trassero forza dalla debolezza, divennero forti in guerra, misero in fuga gli eserciti stranieri. Le donne riebbero per risurrezioni i loro morti;

a. Vinsero regni: Alcuni di questi erano Davide, Giosuè, il re Asa, Giosafat, il re Ezechia e il re Giosia.

b. Praticarono la giustizia: Alcuni di questi erano Elia, Eliseo, e gli altri profeti in generale; e anche re Giosia.

c. Conseguirono le promesse: Tra questi possiamo includere Caleb, Gedeone e Barak.

d. Turarono le gole dei leoni: Questi includono Daniele, Davide e Benaia (uno degli uomini potenti di Davide).

e. Spensero la forza del fuoco: Tra questi ci sono Shadrak, Meshak e Abednego.

f. Scamparono al taglio della spada: Davide scampò alla spada di Golia e alla spada di Saul, Mosè scampò alla spada del faraone ed Elia scampò alla spada di Jezebel.

g. Trassero forza dalla debolezza: Tra questi ci sono Sara, Gedeone, Abrahamo, Ester e il re Ezechia.

i. “Molti di noi potrebbero non dover mai affrontare il rogo, né chinare il collo sul ceppo, per morire come fece Paolo; ma se abbiamo la grazia sufficiente per trarre forza dalla debolezza, non saremo esclusi dal ruolo dei nobili della fede, e il nome di Dio non mancherà di essere glorificato in noi.” (Spurgeon)

h. Divennero forti in guerra: Alcuni dei tanti che rientrano in questa descrizione sono Davide, re Asa, e Giosafat.

i. Le donne riebbero per risurrezione i loro morti: L’Antico Testamento menziona almeno due personaggi che corrispondono a questa descrizione, la vedova di Sarepta e la sunamita.

10. (35b-38) Per fede, alcuni sono stati vittoriosi nonostante le loro circostanze.

Altri invece furono distesi sulla ruota e martoriati, non accettando la liberazione, per ottenere una migliore risurrezione. Altri ancora subirono scherni e flagelli, e anche catene e prigionia. Furono lapidati, segati, tentati, morirono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, afflitti, maltrattati (il mondo non era degno di loro), erranti per deserti e monti, in spelonche e grotte della terra.

a. Distesi sulla ruota e martoriati: Queste sono parole brutali nell’antica lingua greca. Dà l’idea “di battere con un bastone o con una bacchetta.”

b. Una migliore risurrezione: Come disse Gesù in Giovanni 5:29, c’è una risurrezione alla vita e una risurrezione alla condanna. Questi meritevoli ricevettero la migliore risurrezione.

c. Scherni: Isacco sopportò lo scherno crudele di Ismaele e Sansone fu deriso alla festa dei Filistei.

d. Catene e prigionia: Giuseppe fu gettato in prigione per la sua fede, e il malvagio re Achab fece imprigionare il profeta Michea.

e. Furono lapidati: Zaccaria fu lapidato a morte tra l’altare e il tempio e Nabot fu lapidato a morte dai seguaci di Jezebel.

f. Segati: Secondo una tradizione attendibile Isaia fu segato e ucciso.

g. Tentati: Tra queste terribili torture fisiche, lo scrittore menziona l’essere tentati nello stesso contesto. Alcuni pensano che qui il testo sia stato mal tradotto e che lo scrittore agli Ebrei abbia scritto originariamente “marchiato”, “arso vivo”, “mutilato” o “strangolato”. Ma per chi conosce il dolore della tentazione, non è irragionevole pensare che lo scrittore considerasse il superamento della tentazione un vero trionfo della fede.

i. “‘Sono stati tentati’: non dice come. Se fosse stata menzionata una forma di tentazione, avremmo dovuto supporre che non abbiano sofferto in altri modi, ma quando la affermazione è: ‘sono stati tentati’. non sbagliamo nel concludere che sono stati provati in qualsiasi forma.” (Spurgeon)

h. Morirono uccisi da spada: Come gli ottantacinque sacerdoti assassinati da Doeg, o i profeti assassinati ai tempi di Elia.

i. Andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra: Come Elia, che indossava questo modesto genere di abbigliamento e non gli importava di essere umiliato o il disagio.

j. Il mondo non era degno di loro: Il mondo non è necessariamente amichevole con le persone di fede, e il mondo non è necessariamente degno di loro.

i. “Il gruppo di servi di Dio, disprezzato e maltrattato, aveva un valore reale superiore a quello di tutto il resto dell’umanità messo insieme.” (Morris)

k. In spelonche e grotte della terra: Davide, Elia e i profeti sotto la guida di Abdia furono tutti costretti a fuggire e a nascondersi nelle grotte.

11. (39-40) Conclusione: abbiamo più ragioni per avere fede, più ragioni per aggrapparci alla fede di quante ne avessero gli eroi della fede.

Eppure tutti costoro, pur avendo avuto buona testimonianza mediante la fede, non ottennero la promessa, perché Dio aveva provveduto per noi qualcosa di meglio, affinché essi non giungessero alla perfezione senza di noi.

a. Pur avendo avuto buona testimonianza mediante la fede: Anche se hanno ottenuto questa buona testimonianza, non ottennero la promessa, la testimonianza dell’opera compiuta del Messia per loro. Se questi discepoli di Dio erano saldi senza ricevere la promessa, coloro che l’hanno ricevuta hanno un motivo in più per andare avanti nelle prove e nelle difficoltà.

b. Perché Dio aveva provveduto per noi qualcosa di meglio: Ci viene fornito qualcosa di meglio (poter vedere e beneficiare dell’opera completa di Gesù per noi) e quindi abbiamo un motivo in più per mantenere la fede e non lasciare che lo scoraggiamento e i momenti difficili ci sconfiggano.

c. Essi non giungessero alla perfezione senza di noi: L’idea di perfezione è “completezza”. Non potevano essere completati fino all’opera di Gesù. Loro guardavano avanti a Gesù e alla Sua opera, noi guardiamo al passato per vederla – e godiamo del frutto della Sua opera.

i. “Questo capitolo dimostra che i santi di tutte le età sono essenzialmente uno. C’è un legame che li unisce; un brivido che passa da una mano all’altra intorno al cerchio.” (Meyer)

ii. La loro fedeltà rende la nostra fede un po’ più facile. Lo scrittore agli Ebrei ha iniziato questo capitolo parlando della fede al presente: Or la fede èPer fede intendiamo (Ebrei 11:1 e 11:3). La fine del capitolo ci ricorda che la fede è ed è per noi che seguiamo le orme degli uomini e delle donne fedeli delle epoche precedenti.

iii. “È ciò che Cristo ha fatto che apre la strada alla presenza stessa di Dio per loro come per noi. Solo l’opera di Cristo porta quelli dei tempi dell’Antico Testamento e quelli della via nuova e viva alla presenza di Dio.” (Morris)

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