Colossesi 4




Colossesi 4 – Vita di Preghiera, Testimonianza Personale e Saluti Finali

A. La vita interiore di preghiera e la vita esteriore di testimonianza.

1. (2-4) La vita interiore di preghiera.

Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con ringraziamento. Pregando nel medesimo tempo anche per noi, affinché Dio apra anche a noi la porta della parola, per annunziare il mistero di Cristo, a motivo del quale sono anche prigioniero, in modo che lo faccia conoscere, parlandone come devo.

a. Perseverate nella preghiera: Paolo sosteneva la chiesa colossese mediante le sue preghiere per loro (Colossesi 1:3-8). La loro vita ed il loro ministero avrebbero continuato a prosperare attraverso la continua perseveranza nella preghiera, inclusa la loro.

i. Il termine in greco antico tradotto con perseverate è “basato sul suo significato etimologico ‘essere forte’ e connota sempre un profondo attaccamento a qualcuno o a qualcosa. Nel passaggio suggerisce persistenza e fervore.” (Vaughan)

ii. Questo tipo di preghiera fervente è importante, ma non viene naturale. La perseveranza nella preghiera parla di un grande sforzo attuato costantemente. “Le porte del cielo non devono essere prese d’assalto da una sola arma ma da molte. Cristiano, non risparmiare le frecce. Guarda e assicurati che nessuna delle armi nella tua armeria sia arrugginita. Circonda il trono di Dio con un centinaio di mani e guarda alle Sue promesse con un centinaio di occhi. Hai una grande opera da svolgere, perché devi smuovere il braccio che muove il mondo; perciò, tieni gli occhi bene aperti per scorgere ogni mezzo che puoi usare per smuovere quel braccio. Assicurati di impugnare ogni promessa, di sfruttare ogni argomentazione, di lottare con tutta la tua forza.” (Spurgeon)

b. Vegliando in essa con ringraziamento: Dobbiamo vegliare nella preghiera, ma sempre con ringraziamento per le grandi cose che Dio ha fatto.

i. Barclay, circa il verbo vegliando, dice: “In greco significa letteralmente essere sveglio. La frase potrebbe benissimo voler dire che Paolo stesse dicendo loro di non addormentarsi mentre pregavano”. A volte, a causa della stanchezza del nostro corpo o della nostra mente, combattiamo col sonno mentre preghiamo. Altre volte preghiamo come se stessimo dormendo e le nostre preghiere sembrano stanche e assonnate.

ii. “La preghiera dovrebbe essere intrisa di lode. Ho sentito dire che nel New England, dopo essersi già stabiliti lì da molto tempo, i Puritani erano soliti dedicare una giornata all’umiliazione, al digiuno e alla preghiera. Dopo essere arrivati a trascorrere talmente tanti giorni a digiunare, ad umiliarsi e a pregare, un buon senatore propose che cambiassero le cose per una volta e dedicassero una giornata al ringraziamento.” (Spurgeon)

iii. “Il collegamento con il ringraziamento potrebbe suggerire uno schema composto di tre parti: l’intercessione, il ‘vegliare’ in attesa delle risposte alla preghiera e il ringraziamento all’arrivo delle riposte.” (Wright)

c. Pregando nel medesimo tempo anche per noi: È come se Paolo avesse detto: “Finché rimaniamo sul tema della preghiera, per favore pregate per noi!” Paolo, tuttavia, non chiede preghiera per i propri bisogni personali (benché numerosi), ma affinché Dio apra anche a noi la porta della parola.

i. La stessa immagine di una porta aperta, vista come un’opportunità per il vangelo, si trova in alcuni passaggi quali Atti 14:27, 1 Corinzi 16:9 e 2 Corinzi 2:12.

d. Parlandone come devo: Sebbene Paolo fosse prigioniero a motivo della sua fedeltà al vangelo, sapeva che doveva parlarne in una maniera tale da farlo conoscere (renderlo evidente). Paolo chiese preghiera affinché potesse continuare a rendere il vangelo chiaro e conosciuto, anche se ciò significava per lui rimanere prigioniero.

i. Robertson commenta le parole di Paolo “parlandone come devo”: “Per quanto fosse meravigliosa la predicazione di Paolo per coloro che lo ascoltavano e per quanto lo sia per noi oggi, non ne fu mai soddisfatto. Quale predicatore potrebbe mai esserlo?”

2. (5-6) La vita esteriore di testimonianza.

Procedete con sapienza verso quelli di fuori riscattando il tempo. Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come vi conviene rispondere a ciascuno.

a. Procedete con sapienza verso quelli di fuori: La vita cristiana non viene vissuta solamente nella stanzetta di preghiera. Deve esserci anche un cristianesimo pratico, visibile, che agisce con sapienza verso quelli di fuori. Poiché il nostro modo di parlare ha molto a che fare con questo, dobbiamo far sì che il nostro parlare sia sempre con grazia.

i. “C’erano in circolazione delle storie distorte riguardo alla condotta e al credo cristiano; era di vitale importanza che i cristiani non alimentassero tali calunnie, ma che piuttosto le smentissero con il proprio stile di vita ordinato.” (Bruce)

ii. Il vostro parlare sia sempre con grazia: “La parola ‘grazia’ ha, sia in greco che in inglese, il possibile doppio significato di grazia di Dio e benevolenza umana.” (Wright)

iii. “Negli scrittori classici, il ‘sale’ rappresentava lo spirito con cui la conversazione veniva condita.” (Peake) “Grazie e sale (spirito, percezione) formano una combinazione ideale.” (Robertson)

b. Per sapere come vi conviene rispondere a ciascuno: Paolo credeva che i cristiani dovessero rispondere agli altri partendo dalla verità biblica e che dovessero imparare a comunicare tali risposte a quelli di fuori.

i. Barclay traduce Colossesi 4:6 in questo modo: Che il vostro parlare sia avvolto dal fascino della grazia, insaporito con il sale della sapienza, affinché conosciate la risposta giusta da dare in ogni situazione. Inoltre, egli spiega: “Qui c’è una direttiva interessante. È fin troppo vero che il cristianesimo, nella mente di molti, sia collegato ad una serietà bigotta e ad un aspetto esteriore nel quale la risata è quasi un’eresia… Il cristiano deve condire il proprio messaggio con il fascino e la sapienza che erano in Gesù stesso”.

ii. “Devono sforzarsi di coltivare il dono di conversare con gentilezza e saggezza affinché siano in grado di parlare in maniera appropriata con ogni individuo (con i suoi bisogni peculiari) con cui entrano in contatto.” (Peake)

iii. Colossesi 4:2-6 mostra che Dio si cura sia della nostra vita di preghiera personale che della nostra interazione con il mondo. Egli si cura tanto della preghiera fatta nel privato quanto di quella fatta per le strade e desidera che anche noi ci curiamo di entrambe.

iv. Si tratta di un concetto importante da collegare ai passaggi precedenti di Colossesi. Paolo ha trascorso un tempo considerevole in questa lettera a spiegare la verità e a confutare dottrine errate. Eppure, tutta la giusta conoscenza non sarebbe stata di grande beneficio fino a quando non fosse stata applicata sia nella stanzetta di preghiera che nella vita pubblica di tutti i giorni. Potremmo dire che qui Paolo termina veramente la propria lettera.

B. Note personali in conclusione della lettera.

1. (7-9) Tichico e Onesimo, messaggeri della lettera.

Tichico, il caro fratello e fedele ministro e mio compagno di servizio nel Signore, vi farà sapere tutto sul mio stato; io ve l’ho mandato proprio per questa ragione, perché conosca la vostra situazione e consoli i vostri cuori, assieme al fedele e caro fratello Onesimo, che è dei vostri; essi vi faranno sapere tutte le cose di qui.

a. Tichico, il caro fratello: A quanto pare, i cristiani di Colosse non conoscevano Tichico. Sarebbe stato lui a consegnare loro la lettera (vi faranno sapere tutte le cose di qui).

i. Apparentemente, Epafra, colui che riferì a Paolo alcune notizie da Colosse mentre si trovava a Roma (Colossesi 1:7), non avrebbe fatto subito ritorno a Colosse, ragion per cui Paolo mandò Tichico al suo posto.

ii. Tichico viene menzionato in Atti 20:4 come uno degli uomini che arrivarono a Gerusalemme con Paolo dalla provincia romana dell’Asia per portare l’offerta di quei credenti ai cristiani bisognosi di Gerusalemme e Giudea.

iii. “Il riferimento a Tichico è pressoché identico a quello che troviamo in Efesini 6:21-22. Evidentemente fu lui a portare la lettera agli Efesini, proprio come avrebbe fatto con questa.” (Bruce)

b. Assieme al fedele e caro fratello Onesimo: Onesimo era uno schiavo di proprietà di un credente di Colosse. Dopo essere fuggito, entrò in contatto con Paolo a Roma, dove Onesimo divenne cristiano ed un fedele aiutante per Paolo. La sua storia continua nella lettera di Paolo a Filemone.

i. Paolo avrebbe potuto scrivere di Onesimo: “Lo schiavo fuggiasco, che sto rimandando al suo padrone”. Invece, lo definì fedele e caro fratello, facendo sapere ai cristiani colossesi che era uno di loro (che è dei vostri).

2. (10-11) Saluti da parte di tre fedeli amici ebrei di Paolo.

Aristarco, prigioniero con me, vi saluta, assieme a Marco, il cugino di Barnaba (riguardo al quale avete ricevuto istruzioni; se viene da voi, accoglietelo), e Gesù, chiamato Giusto, i quali provengono dalla circoncisione; questi sono i soli operai nell’opera del regno di Dio, che mi sono stati di conforto.

a. Aristarco: Era un macedone proveniente da Tessalonica (Atti 20:4), era il compagno di viaggio di Paolo ed era con l’apostolo quando la folla efesina lo catturò (Atti 19:29). Era con Paolo anche quando si imbarcò per Roma durante l’imprigionamento romano (Atti 27:2). Paolo lo chiamava prigioniero con me. Pare che Aristarco avesse l’interessante abitudine di trovarsi con Paolo nei tempi difficili. Alcuni (come, ad esempio, William Ramsay) suppongono che si fece addirittura schiavo di Paolo affinché potesse viaggiare con lui nel suo viaggio verso Roma.

b. Marco, il cugino di Barnaba… se viene da voi, accoglietelo: Sebbene molto tempo prima Paolo avesse avuto un diverbio con Barnaba e Marco (Atti 13:5, 13:13 e 15:36-40), a questo punto era tutto chiaramente nel passato. La grazia di Dio all’opera in Paolo lo aveva cambiato e ammorbidito verso coloro che in passato lo avevano offeso.

i. “È solo da questo riferimento che sappiamo che Marco era il cugino di Barnaba – una piccola informazione che getta luce sulla considerazione speciale di Barnaba nei confronti di Marco nel resoconto di Atti.” (Bruce)

ii. Poiché Paolo identificò Marco in termini della sua relazione con Barnaba, sembra che i cristiani colossesi conoscessero quest’ultimo probabilmente per la sua reputazione o a causa di ulteriori viaggi missionari che non sono riportati nel Libro degli Atti. Questo ci ricorda che il Libro degli Atti è un resoconto incompleto della storia dei primi anni della chiesa.

c. Gesù, chiamato Giusto: Di quest’uomo non conosciamo nient’altro che il nome. Viene elencato tra questi quattro uomini, tutti portatori di conforto per Paolo durante la sua custodia romana e prima del suo processo davanti a Cesare (che mi sono stati di conforto).

d. I quali provengono dalla circoncisione… questi sono i soli operai: A quel tempo, Paolo aveva solamente tre compagni operai di origine ebraica, che fecero un grande lavoro e furono di conforto per Paolo.

i. Paolo si trovava sotto custodia romana a causa di una rivolta ebraica nata sul monte del tempio, per aver fatto semplicemente riferimento all’offerta di grazia che Dio aveva esteso ai Gentili (Atti 22:21-22).

3. (12-13) Saluti da Epafra.

Epafra, che è dei vostri ed è servo di Cristo, vi saluta; egli combatte sempre per voi nelle preghiere, affinché stiate fermi, perfetti e compiuti in tutta la volontà di Dio. Infatti gli rendo testimonianza che egli ha un grande zelo per voi, per quelli che sono a Laodicea e per quelli che sono a Gerapoli.

a. Combatte sempre per voi nelle preghiere: La preghiera è duro lavoro, che Epafra portò avanti diligentemente, soprattutto conoscendo il pericolo del falso insegnamento presente a Colosse. Perciò, Epafra pregava che i cristiani colossesi rimanessero fermi, perfetti e compiuti in tutta la volontà di Dio. È una preghiera meravigliosa da fare per chiunque.

i. Paolo definì Epafra un servo di Cristo, usando una frase che spesso adottava per sé stesso e mai per nessun altro, eccetto qui e in Filippesi 1:1, dove parla di sé e di Timoteo come servi di Gesù.

ii. Epafra era un servo e la preghiera era un’area in cui si dava da fare duramente. Combatte sempre “è una traduzione libera di echei polyn ponon, una frase la cui parola chiave (ponom) suggerisce un pesante affaticamento fino al punto di provare dolore.” (Vaughan)

b. Egli ha un grande zelo per voi: Epafra pregava tanto, perché a lui importava tanto. Se fosse stato pigro nello zelo, certamente sarebbe stato pigro nella preghiera.

4. (14) Saluti da Luca e Dema.

Il caro Luca, il medico, e Dema vi salutano.

a. Il caro Luca, il medico: Questo è l’unico passaggio che ci rivela che Luca, l’autore umano del Vangelo omonimo e del Libro degli Atti, era un medico. Vediamo, inoltre, che i suoi scritti sono caratterizzati da una mentalità più scientifica ed analitica (Luca 1:1-4) e contengono molti dettagli che sarebbero stati di particolare interesse per un medico (Luca 4:38, 5:12-15 e 8:43).

i. Forse Luca si trovava a Roma per consegnare un documento che aveva terminato di recente (il Vangelo di Luca e il Libro degli Atti), i quali insieme probabilmente costituivano il resoconto di un “amicus curiae” (amico della corte), che forniva ai romani le ragioni per cui Paolo si trovava di fronte al tribunale di Cesare.

b. Dema: Qui non viene detto nulla di positivo su Dema, se non che porge i propri saluti ai cristiani di Colosse, lasciandoci intendere che probabilmente lo conoscevano già. In Filemone 1:24 compare tra i collaboratori di Paolo. Tuttavia, l’ultima volta che viene menzionato (2 Timoteo 4:10), Paolo scrive che Dema lo aveva abbandonato, avendo amato il mondo presente, e che se n’era andato a Tessalonica.

i. “Sicuramente qui abbiamo un vago schema di uno studio sulla degenerazione, la perdita di entusiasmo e il fallimento nella fede.” (Barclay)

ii. Le sei persone che diedero i propri saluti ai Colossesi erano collegate a Paolo nel contesto romano durante il periodo trascorso agli arresti domiciliari e sotto custodia, prima di comparire in giudizio davanti a Cesare. Ciò mostra che durante questo imprigionamento – a differenza di quello successivo descritto in 2 Timoteo – Paolo, sebbene in catene, poteva almeno godere ogni tanto della compagnia di molti amici e collaboratori.

5. (15) Saluto a Ninfa e ai Laodicesi.

Salutate i fratelli che sono a Laodicea, Ninfa e la chiesa che è in casa sua.

a. Laodicea: Si tratta della stessa città che più avanti viene menzionata nell’aspro rimprovero di Apocalisse 3:14-22, situata nei pressi di Colosse insieme a Gerapoli (Colossesi 4:13).

b. Ninfa: Ci sono stati dibattiti considerevoli intorno a questo nome, in cui si cercava di comprendere se Paolo facesse riferimento ad un uomo o ad una donna. Alcuni manoscritti hanno la forma maschile e altri quella femminile.

i. “Molto inchiostro è stato versato intorno alla questione di questo individuo, con l’intento di capire se si trattasse di una donna (Nympha) o di un uomo (Nymphas). Entrambe le forme si trovano nei manoscritti tradizionali, il che rende praticamente impossibile venire a capo della questione (fortunatamente non molto importante).” (Wright)

c. La chiesa che è in casa sua: Non avendo edifici di proprietà, la chiesa primitiva si incontrava in “case-chiese”. Poiché le case spaziose non erano molte, c’erano solitamente parecchie “case-chiese” in una città, ognuna delle quali aveva un pastore o un anziano.

i. “Sembra che tali case-chiese fossero delle piccole comunità all’interno dell’ekklesia della città.” (Bruce)

ii. “Dobbiamo tenere a mente che fino al terzo secolo non esistevano edifici dedicati al culto. Fino ad allora, le congregazioni cristiane si incontravano nelle case di coloro che erano i leader della Chiesa.” (Barclay)

6. (16) Istruzioni riguardanti la diffusione del messaggio di questa lettera.

E quando questa epistola sarà stata letta fra voi, fate che sia letta anche nella chiesa dei Laodicesi; e anche voi leggete quella che vi sarà mandata da Laodicea.

a. E quando questa epistola sarà letta fra voi: Quando Paolo e gli altri apostoli scrivevano lettere alle chiese, queste venivano semplicemente lette pubblicamente nelle congregazioni. Era un modo attraverso cui l’apostolo poteva istruire quella chiesa, anche quando non poteva essere lì di persona.

b. Fate che sia letta anche nella chiesa dei Laodicesi: Era pratica comune delle chiese del tempo passarsi tutte le lettere apostoliche, soprattutto quando erano situate vicine le une alle altre.

i. “Senza dubbio questa è la ragione principale della preservazione delle lettere di Paolo durante il periodo post-apostolico e della loro successiva adozione come parte dei libri canonici del ‘nuovo patto’: il loro autore intendeva portare avanti, in forma scritta, l’autorità apostolica di cui era stato investito.” (Wright)

ii. Questo passo ci aiuta a capire come e perché le lettere venivano copiate quasi immediatamente e come anche dei minimi errori di copiatura sono comparsi nei manoscritti quasi fin dall’inizio.

c. E anche voi leggete quella che vi sarà mandata da Laodicea: A quanto pare, Paolo aveva scritto una lettera ai Laodicesi che non è più in nostro possesso. Questo non dovrebbe farci pensare che il nostro tesoro di ispirazione sia incompleto. Lo Spirito Santo ha scelto di preservare quelle lettere che sono state ispirate per la chiesa in senso universale. Paolo non aveva tale ispirazione ogni qual volta la sua penna toccava carta.

i. È possibile che la lettera “mancante” indirizzata ai Laodicesi sia in realtà la lettera agli Efesini. “È quasi certo che Efesini non fu scritta alla Chiesa di Efeso, ma che si trattasse di una lettera enciclica intesa per la circolazione tra le Chiese dell’Asia. È probabile che questa enciclica avesse raggiunto Laodicea e che fosse ora sulla strada per Colosse.” (Barclay)

ii. C’è una lettera di Paolo in latino indirizzata ai Laodicesi, che fu menzionata per la prima volta nel quinto secolo da Girolamo. Tuttavia, lo stesso Girolamo la definì un falso e molti dei suoi contemporanei concordavano sulla sua inautenticità. È per la maggior parte composta da frasi prese da Filippesi e Galati. Adam Clark aveva una pessima opinione di questa lettera: “Quanto all’essere un’opera di San Paolo, c’è poco o nulla da dire; l’aridità di significato, la povertà di stile, l’incoerenza della forma e la totale mancanza di uno schema e di un soggetto sono una smentita sufficiente delle sue pretese.”

7. (17) Una parola speciale per Archippo.

E dite ad Archippo: «Bada al ministero che hai ricevuto nel Signore, per adempierlo».

a. E dite ad Archippo: La parola speciale per Archippo è di particolare interesse. Paolo scrisse un’altra frase riguardante quest’uomo in un’altra lettera, dove si legge: Archippo nostro compagno d’armi, e alla chiesa che è in casa tua (Filemone 1:2).

i. Il riferimento in Filemone 1:2 fa pensare ad alcuni che egli fosse il figlio di Filemone, dato che viene menzionato nel contesto in cui compaiono sia la moglie di Filemone (Apfia) che la sua casa (la chiesa che è in casa tua). Ci mostra anche che Paolo aveva un’alta opinione di Archippo e lo stimava come collaboratore nell’opera di Dio (nostro compagno d’armi).

ii. Il contesto di Colossesi 4:17 porta alcuni a credere che, sebbene Archippo facesse parte della famiglia di Filemone, fosse collegato alla chiesa di Laodicea, dove probabilmente era il pastore. Ovviamente non è possibile saperlo con certezza.

b. E dite ad Archippo: «Bada al ministero»: Paolo voleva che Archippo fosse incoraggiato e fortificato, ma non si rivolse a lui direttamente. Chiese che l’esortazione giungesse ad Archippo attraverso i Colossesi (o i Laodicesi).

i. “Si presume che Archippo sarebbe stato presente alla lettura della lettera nella chiesa di Colosse o, successivamente, quando l’epistola sarebbe arrivata a Laodicea. Ciò fu probabilmente intenzionale affinché su di lui si imprimesse maggiormente la solennità della sua responsabilità a svolgere il suo servizio.” (Bruce)

ii. Dunque, era più appropriato che fossero i Colossesi (o i Laodicesi) a riferire queste parole ad Archippo piuttosto che Paolo. Aveva bisogno di riceverle dalle persone intorno a lui: “Adempi il tuo ministero”. Se i Colossesi si fossero espressi in tal modo, Archippo si sarebbe reso conto che il suo ministero era apprezzato. “Molti Archippo sono pigri, perché i Colossesi rimangono in silenzio.” (Dyke)

iii. Dovevano dire ad Archippo “adempi il tuo ministero” in faccia, non alle sue spalle. Bisbigliarlo alle sue spalle non avrebbe portato alcun beneficio. Era necessario che lo comunicassero direttamente a lui.

c. Bada al ministero: L’incoraggiamento per Archippo parlava a lui e parla a noi oggi di alcuni principi immutabili del ministero.

·Dio dona il ministero al Suo popolo.

·Il vero ministero si riceve nel Signore.

·Il ministero si può lasciare incompiuto.

·Bisogna badare al proprio ministero affinché sia adempiuto.

·Dovremmo incoraggiare gli altri ad adempiere il proprio ministero.

i. “È più probabile, dunque, che le parole dell’apostolo non comunichino condanna, ma intendano piuttosto suscitare in lui maggiore diligenza e incoraggiarlo nell’opera, dato che doveva contendere con tanta falsa dottrina e molti falsi insegnanti.” (Clarke)

ii. Pensando ad Archippo come ad un pastore, Trapp applica a lui il principio di badare al ministero: “La Chiesa è il tuo giusto elemento, il pulpito il tuo giusto ubi [posto]; il santuario dovrebbe essere il centro di tutta la tua sfera.”

8. (18) Conclusione.

Il saluto è stato scritto di mia propria mano, di me, Paolo. Ricordatevi delle mie catene. La grazia sia con voi. Amen.

a. Il saluto è di mia propria mano: Così come avveniva spesso in quei giorni, Paolo generalmente dettava le proprie lettere e le contrassegnava personalmente con un post-scriptum di propria mano.

b. Ricordatevi delle mie catene: In questa semplice frase ci sono tanta emozione, dolore e forza. Paolo non solo conosceva l’isolamento e la solitudine del prigioniero, ma aveva anche l’incertezza di non sapere se il suo caso davanti al tribunale di Cesare si sarebbe concluso con la sua esecuzione.

i. “Si udì di nuovo il suono delle catene, quando Paolo prese la penna per apporre il proprio saluto. Egli stesso non avrebbe potuto dimenticarsene.” (Robertson)

ii. “I riferimenti di Paolo alle sue sofferenze non sono una richiesta di compatimento; sono la sua dichiarazione di autorità, la garanzia del suo diritto di parlare.” (Barclay)

c. La grazia sia con voi: La conclusione di Paolo è l’unica conclusione possibile per l’apostolo della grazia, che si trovò ad affrontare un’eresia che enfatizzava misteri nascosti e complessi e una giustizia basata sulle opere. Possiamo andare avanti in modo sicuro nella vita cristiana solo se la grazia è con noi.

(c) 2021 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com

Categories: Italian Commentary

© Copyright 2018 - Enduring Word       |      Site Hosted & Maintained by Local View Marketing    |    Privacy Policy