Atti 9




Atti 9 – Conversione di Saulo di Tarso

A. Saulo sulla via di Damasco.

1. (1-2) Scopo del viaggio di Saulo a Damasco.

Saulo intanto, spirando ancora minacce e strage contro i discepoli del Signore, si recò dal sommo sacerdote, e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco affinché, se avesse trovato alcun seguace della Via, uomini o donne, li potesse condurre legati a Gerusalemme.

a. Saulo intanto: L’ultima volta che abbiamo incontrato Saulo era in Atti 8:3, dove dice: Ma Saulo devastava la chiesa: entrando di casa in casa, trascinava via uomini e donne e li metteva in prigione. Qui lo vediamo che continuava e allargava la sua missione alla città di Damasco (circa 210 km a nord-est di Gerusalemme, un viaggio di sei giorni complessivi).

i. Spirando ancora minacce e strage contro i discepoli del Signore: Saulo viene raffigurato come un uomo iracondo e violento, assolutamente convinto della propria giustizia, un uomo che odiava i discepoli del Signore. Non stava cercando Gesù quando Gesù lo cercò. Potremmo dire che la decisione di Saulo era contro Gesù, mentre quella di Gesù era in favore di Saulo.

ii. Non sappiamo ovviamente quale fosse l’aspetto di Saulo. Un vecchio libro apocrifo, data verso la fine del I secolo, descrive così Paolo: “Un uomo di modesta statura, dai capelli crespi, le gambe storte, gli occhi azzurri, le grandi sopracciglia e il naso lungo, con a volte l’aspetto di un uomo, a volte di un angelo.” (Citato in Gaebelein)

b. Si recò dal sommo sacerdote: Saulo condusse la sua opera di persecuzione sotto la diretta approvazione delle massime autorità religiose. Chiese e ricevette delle lettere dal sommo sacerdote, che aveva autorizzato la sua missione.

i. Il sommo sacerdote in questione era Caiafa. Nel dicembre del 1990 fu rinvenuto a Gerusalemme un ossuario, un’urna funeraria per la conservazione delle ossa, sul quale era inciso il nome di Caiafa che appare qui, risalente proprio a quel periodo. Al suo interno fu scoperta parte dei resti di un uomo sulla sessantina, che, secondo molti ricercatori, doveva essere proprio questo Caiafa. Se così fosse, si tratterebbe dei primi resti fisici (ossa o ceneri) di una persona specifica menzionata dal Nuovo Testamento.

c. Spirando ancora minacce e strage: Saulo ricordava i suoi giorni da persecutore anche dopo la conversione. In Filippesi 3 fa un accenno al suo passato, dicendo: “Sono stato circonciso l’ottavo giorno, sono della nazione d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo di Ebrei; quanto alla legge, fariseo, quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile”.

i. In Galati 1:13-14 aggiunge ulteriori dettagli riguardo alla sua vita precedente: Avete infatti udito quale fu un tempo la mia condotta nel giudaismo, come perseguitavo con grande ferocia la chiesa di Dio e la devastavo. E progredivo nel giudaismo più di molti coetanei tra i miei connazionali, essendo estremamente zelante nelle tradizioni dei miei padri.

ii. Saulo di Tarso, un uomo di grande erudizione, credeva che il cristianesimo fosse al contempo sbagliato e ingannevole. Probabilmente aveva preso per sé come modello Fineas, che nel libro dei Numeri aveva trafitto con una lancia un uomo e una donna immorali, gesto che Dio onorò mettendo fine a una piaga. Forse Saulo credeva che la sua missione fosse di mettere fine alla piaga di una falsa religione.

d. Se avesse trovato alcun seguace della Via: In questo passo, il cristianesimo viene chiamato la Via, che sembra essere il nome più antico (e anche appropriato) del movimento cristiano, ripetuto cinque volte nel libro degli Atti.

i. Il nome la Via indica che il cristianesimo è più di un credo o di un insieme di opinioni o di dottrine. Seguire Gesù è una via, un modo sia di vivere che di credere.

ii. È interessante notare che a Damasco la presenza della comunità cristiana era abbastanza importante da attirare l’attenzione di Saulo. Il cristianesimo, la Via, si stava diffondendo ovunque.

2. (3-6) Dio si presenta a Paolo sulla via di Damasco.

Or avvenne che, mentre era in cammino e si avvicinava a Damasco, all’improvviso una luce dal cielo gli folgorò d’intorno. E, caduto a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Ed egli disse: «Chi sei, Signore?». E il Signore disse: «Io sono Gesù, che tu perseguiti; ti è duro recalcitrare contro i pungoli». Allora egli, tutto tremante e spaventato, disse: «Signore, che vuoi ch’io faccia?». E il Signore: «Alzati ed entra nella città, e ti sarà detto ciò che devi fare».

a. All’improvviso una luce dal cielo gli folgorò d’intorno. E… udì una voce: Successe tutto all’improvviso, da qualche parte nei pressi di Damasco. Bisogna considerare insolito un evento così particolare. Normalmente, Dio non affronta i peccatori con una luce e una voce udibile dal cielo.

i. In Atti 22:6, Paolo racconta che ciò accadde a mezzogiorno, quando il sole era al massimo del suo splendore; ciononostante, quella luce era talmente forte da essere più splendente del sole (Atti 26:13).

b. E, caduto a terra: La prima reazione di Saulo fu quella di cadere a terra, non in segno di onore o riverenza verso Dio, ma come semplice atto di sopravvivenza: la luce dal cielo lo aveva terrorizzato.

i. Molti, se non la maggior parte, credono che Saulo sia caduto da cavallo mentre cavalcava; tuttavia, né il nostro resoconto di Atti 8, né la narrazione di Atti 22:3-11, né il racconto di Atti 26:12-20 accennano a un cavallo o al fatto che Saulo stava cavalcando. È possibile che si trovasse davvero sul dorso di un cavallo, ma il testo non dice nulla al riguardo.

ii. “Molti ipotizzano che fosse in groppa a un cavallo, come si vede anche nelle rappresentazioni pittoriche, senza però il benché minimo fondamento. I pittori, nella stragrande maggioranza dei casi, sono dei pessimi commentatori.” (Clarke)

iii. “È significativo che in un libro così breve, che tenta di ripercorrere l’espansione del cristianesimo dai suoi piccoli inizi a Gerusalemme a una religione che pervade l’intero impero, la storia della conversione di un solo uomo venga così enfatizzata.” (Boice)

c. Udì una voce che gli diceva: Secondo F.F. Bruce, la maggior parte dei rabbini dell’epoca di Saulo riteneva che Dio non parlasse più direttamente all’uomo, come ai tempi dei profeti; piuttosto, credeva che fosse possibile udire l’“eco” della voce di Dio, che essi chiamavano “la figlia della voce di Dio”. In quell’istante Saulo si rese conto che era possibile udire Dio direttamente.

d. Saulo, Saulo: Quando Dio ripete due volte un nome, è per mostrare una profonda emozione, ma non per forza rabbia (come con il Marta, Marta di Luca 10:41 e il Gerusalemme, Gerusalemme di Matteo 23:37).

e. Perché mi perseguiti? Sopraffatto dalla luce proveniente dal cielo, Saulo fu messo di fronte alla vera natura del suo crimine: perseguitava Dio, non l’uomo.

i. Saulo pensava di servire Dio attaccando ferocemente i cristiani, ma scoprì che in realtà stava combattendo contro Dio.

ii. Purtroppo questo si è visto durante la storia. Spesso coloro che sono convinti di fare un favore a Dio si rendono protagonisti delle peggiori persecuzioni e torture mai praticate.

iii. Non dovremmo evidenziare soltanto il “mi” nella domanda “perché mi perseguiti?”, ma dovremmo anche notare il “perché” e accorgerci che Gesù chiese: “Perché mi perseguiti?”In altre parole: “Saulo, perché porti avanti una cosa tanto futile?”

f. Io sono Gesù: Sebbene Gesù fosse un nome abbastanza comune a quel tempo, Gesù di Nazaret, colui che era asceso al cielo, non aveva bisogno di presentazioni. Alle parole: “Io sono Gesù”, Saulo sapeva esattamente chi era il Gesù che parlava. Con ogni probabilità, Lo aveva anche sentito insegnare a Gerusalemme e, facendo parte del sinedrio, è possibile che avesse partecipato come giudice al processo di Gesù prima della Sua crocifissione.

i. “A meno che Saulo non avesse le allucinazioni, l’apparizione di Gesù era la prova che Gesù era vivente e che era Dio.” (Boice)

g. Chi sei, Signore?… Signore, che vuoi ch’io faccia? Saulo rispose con due delle domande più importanti che si possono (e si devono) fare.

i. Quasi tutti hanno delle domande che vorrebbero fare a Dio. Un sondaggio condotto da Gallup negli anni ‘90 chiese alle persone di scegliere tre domande che avrebbero voluto fare assolutamente a Dio. Le cinque più gettonate furono:

·“Ci sarà mai una pace mondiale duratura?”

·“Come posso essere una persona migliore?”

·“Che cos’ha in serbo il futuro per me e la mia famiglia?”

·“Ci sarà mai una cura per ogni malattia?”

·“Perché esiste la sofferenza nel mondo?”

È davvero strano che le persone vogliano fare proprio queste domande a Dio, quando già trovano risposta nella Bibbia. E, in realtà, non sono nemmeno le domande più importanti da fare. Saulo invece pose le domande giuste.

ii. Chi sei, Signore? Bisogna rivolgere questa domanda a Dio e farla con un cuore umile. Gesù, poiché ci ha mostrato esattamente chi è Dio, è in grado di rispondere a questa domanda. Paolo trascorse il resto della propria vita a voler conoscere in modo più completo la risposta a questa domanda (Filippesi 3:10).

iii. Che vuoi ch’io faccia? Sono pochi quelli che osano porre davvero a Dio questa domanda, ma quando la poniamo, dobbiamo farlo con sottomissione e ferma obbedienza.

iv. La domanda di Saulo fu personale, in quanto la fece specificando “io”: “Signore, che vuoi ch’io faccia?” Spesso siamo troppo interessati a quello che Dio vuole che gli altri facciano, quando invece il cuore che si arrende davvero chiede: “Signore, che vuoi ch’io faccia?

h. Ti è duro recalcitrare contro i pungoli: Le parole di Gesù erano in effetti una piccola parabola riguardante Saulo e la sua vita.

i. L’aggiunta in Atti 9:5-6 di “ti è duro recalcitrare contro i pungoli e di Signore, che vuoi ch’io faccia?” è appropriata, ma non si trova nel testo originale di Luca. Le due frasi furono inserite dagli scribi sulla base di Atti 22:10 e 26:14, i quali, aggiungendole qui, pensavano di fare a Dio un favore.

ii. Il pungolo era un bastone lungo ed estremamente affilato, usato per guidare il bue nella direzione desiderata durante l’aratura, colpendogli le zampe posteriori finché questo non collaborava.

iii. In sostanza, Saulo era il bue, Gesù l’agricoltore. Saulo era sciocco e testardo; eppure prezioso e potenzialmente di grande utilità al servizio del Maestro. Gesù pungolava Saulo per guidarlo nella direzione giusta, causandogli dolore. Tuttavia, invece di sottomettersi a Gesù, Saulo recalcitrava contro il pungolo, incrementando soltanto il dolore.

iv. Non è eccessivo dire che, se non ci poniamo queste due grandi domande e non ascoltiamo con obbedienza le risposte di Dio, ci comportiamo come buoi stupidi.

v. Potremmo lamentarci del fatto che Dio ci paragona ai buoi, e in effetti si tratta di un paragone ingiusto. Dopotutto, quale bue si è mai ribellato a Dio come noi? Quasi quasi Dio deve delle scuse ai buoi!

vi. C’era qualcosa che gli pungolava la coscienza. Pur ostentando grande sicurezza, qualcosa dentro di lui lo tormentava. Certo, continuava a recalcitrare, ma la cosa rimaneva pur sempre lì. È possibile che il conflitto interiore fosse iniziato con la preghiera di Stefano (Atti 7:57-60).

i. Ti è duro: Da questo vediamo il grande amore di Gesù, il quale, nonostante fosse Lui quello perseguitato, si preoccupava degli effetti che questo aveva su Saulo. Che cuore tenero ha Gesù!

j. Allora egli, tutto tremante e spaventato: Il fatto che Saulo era tremante e spaventato di fronte a un tale evento ci ricorda che non sempre è piacevole avere un incontro eclatante con il cielo. L’esperienza lo aveva terrorizzato e non gli aveva trasmesso nessun sentimento di conforto.

i. Atti 9 ci racconta davvero poco dell’esperienza di Paolo, che invece è riportata con maggior dettaglio in Atti 22:3-11, Atti 26:12-18, 1 Corinzi 9:1 e 15:8. Ulteriori informazioni sull’esperienza di Saulo ci vengono fornite da Barnaba in Atti 9:27 e da Anania in Atti 9:17. Da questi due ultimi resoconti apprendiamo che Gesù apparve a Saulo di persona nella sua visione.

ii. Nonostante Saulo cercasse di chiudere gli occhi più che poteva per la fortissima luce, la visione di Gesù continuava a stargli davanti. In maniera molto simile, spesso Gesù ha dovuto manifestarsi a noi sebbene avessimo gli occhi ben chiusi.

iii. Fu in occasione di quell’incontro con Gesù che Saulo apprese il vangelo che avrebbe predicato per il resto della sua vita. In Galati 1:11-12 infatti dice che l’evangelo, che è stato da me annunziato, non è secondo l’uomo, poiché io non l’ho ricevuto né imparato da nessun uomo, ma l’ho ricevuto per una rivelazione di Gesù Cristo.

k. Signore, che vuoi ch’io faccia? Alla domanda di Saulo, Gesù gli disse soltanto quello che avrebbe dovuto fare nell’immediato.

i. Questa è la natura della direzione di Dio nelle nostre vite: Egli ci guida un passo alla volta invece di rivelarci subito tutti i dettagli del Suo intero piano.

3. (7-9) Saulo subito dopo l’episodio sulla via di Damasco.

Or gli uomini che viaggiavano con lui si fermarono attoniti, perché udivano il suono della voce, ma non vedevano alcuno. Poi Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva alcuno; allora prendendolo per mano, lo condussero in Damasco. E rimase tre giorni senza vedere, nei quali né mangiò né bevve.

a. Gli uomini che viaggiavano con lui si fermarono attoniti: L’esperienza fu incomprensibile per i compagni di Saulo, il quale, aperti gli occhi (li aveva serrati probabilmente per la forte reazione di terrore alla luce celeste), ancora non ci vedeva (aperti gli occhi, non vedeva alcuno).

i. Riusciamo quasi a sentire la voce di Dio nei confronti di Saulo: “Chiudi gli occhi di fronte alla Mia luce e al Mio Salvatore? Bene! Vorrà dire che per qualche giorno sarai cieco fisicamente, così come lo sei stato spiritualmente!”

b. E rimase tre giorni senza vedere, nei quali né mangiò né bevve: Sembra che Saulo fosse stato scosso dall’esperienza a tal punto da non essere in grado di mangiare né bere per tre giorni. Riusciva solo a starsene lì seduto, cieco e in silenzio. Si trattava di un’esperienza umiliante, un tempo in cui Saulo deve aver messo in discussione tutte le proprie convinzioni su Dio, su chi fosse e su che cosa fosse a Lui gradito.

i. In quei tre giorni di cecità e privazione Saulo stava morendo a sé stesso e solo dopo quei tre giorni di morte avrebbe ricevuto da Gesù la vita di resurrezione.

B. Dio ministra a Saulo attraverso Anania.

1. (10-12) Il messaggio di Dio ad Anania.

Or a Damasco vi era un discepolo di nome Anania, al quale il Signore disse in visione: «Anania!». Ed egli rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Alzati e recati nella strada detta Diritta, e cerca in casa di Giuda un uomo di Tarso di nome Saulo, che sta pregando; egli ha visto in visione un uomo, di nome Anania, entrare e imporgli le mani perché ricuperi la vista».

a. Or a Damasco vi era un discepolo di nome Anania: Non abbiamo nessuna informazione su Anania risalente a prima o a dopo l’incontro con Saulo. Non sappiamo in che modo fosse arrivato a Damasco né cosa gli sia accaduto in seguito. Da quello che sappiamo però, possiamo considerarlo un seguace di Gesù fra tanti, un discepolo qualunque.

i. Anania era un uomo comune: non era un apostolo, un profeta, un pastore, un evangelista, un anziano o un diacono; eppure, Dio si servì di lui proprio perché era un uomo qualunque. Se a Saulo avesse invece ministrato un apostolo o una persona in vista, la gente avrebbe potuto insinuare che Paolo avesse ricevuto il suo vangelo da un uomo piuttosto che da Gesù. Per la stessa ragione, Dio ha bisogno di servirsi di un discepolo qualunque, al quale vuole affidare un’opera speciale.

ii. In teoria, non era assolutamente necessario che Dio usasse un uomo come Anania per operare nella vita di Saulo. Trattandosi di un discepolo comune, si può dire che Dio si servì di Anania perché ama operare attraverso le persone e perché Anania era un servo ben disposto. Anania fece la stessa domanda di Paolo “Signore, che vuoi ch’io faccia?” (Atti 9:6) attraverso il modo in cui viveva.

b. Al quale il Signore disse in visione: Dio parlò ad Anania e a Saulo in due modi completamente diversi. Saulo ebbe un confronto diretto, quasi violento, con Dio, mentre Anania udì la dolce voce di Dio in una visione, in cui Dio lo chiamò e Anania rispose con obbedienza. «Eccomi, Signore!» è la risposta perfetta da dare a Dio.

i. Non ci dovremmo sorprendere se persone come Saulo ricevono la Parola di Dio facendo inizialmente resistenza e mostrando dei dubbi. Tuttavia, dovremmo aspettarci che i discepoli di Gesù ricevano la Parola di Dio come fece Anania.

ii. Nel caso di Anania, la visione da parte di Dio fu specifica. Dio gli parlò di:

·Una strada specifica (nella strada detta Diritta).

·Una casa specifica (in casa di Giuda).

·Un uomo specifico (un uomo di Tarso di nome Saulo).

·Ciò che di specifico faceva l’uomo (sta pregando).

·La visione specifica ricevuta dall’uomo (ha visto in visione un uomo, di nome Anania).

Tale precisione era necessaria e importante, dato che Dio aveva chiesto ad Anania di fare qualcosa di coraggioso e di pericoloso, cioè di incontrare Saulo, il grande persecutore. Aveva bisogno di una costante conferma che Dio lo stava guidando e così Dio glielo confermò in diversi modi.

c. Alzati e recati: Le istruzioni di Dio per Anania erano chiare, ma è curioso che Dio gli avesse parlato della visione di Saulo nella sua stessa visione.

d. Che sta pregando: Da questo si evince un vero e proprio cambiamento di cuore nell’uomo famoso per aver perseguitato i discepoli di Gesù. Si potrebbe affermare che prima d’allora Saulo non avesse mai pregato veramente, ma che avesse solo ripetuto delle preghiere formali. Prima di allora:

·Le sue preghiere erano più meccaniche che spirituali.

·Non aveva mai pregato con Gesù come mediatore.

·Non aveva mai pregato nel nome di Gesù.

·Non aveva pregato con un cuore umile, vicino a Dio.

Saulo aveva recitato molte preghiere, ma non aveva mai pregato veramente.

2. (13-16) Dio acquieta le obiezioni di Anania.

Allora Anania rispose: «Signore, io ho sentito molti parlare di quest’uomo di quanto male ha fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. E qui ha l’autorizzazione dai capi dei sacerdoti, di imprigionare tutti coloro che invocano il tuo nome». Ma il Signore gli disse: «Va’, perché costui è uno strumento da me scelto per portare il mio nome davanti alle genti, ai re e ai figli d’Israele. Poiché io gli mostrerò quante cose egli deve soffrire per il mio nome».

a. Signore, io ho sentito molti parlare di quest’uomo: Non c’è dubbio che Anania avesse sentito dire che quel persecutore collerico e violento di nome Saulo di Tarso stava arrivando da Gerusalemme. I discepoli di Damasco dovevano essersi preparati con ansia alla persecuzione imminente.

b. Ho sentito molti parlare di quest’uomo di quanto male ha fatto: Per quanto le obiezioni di Anania fossero perfettamente sensate e ben fondate, presumevano che Dio avesse bisogno di istruzioni o, quantomeno, di consigli. Era come se Anania avesse quasi chiesto: “Dio, ti rendi conto di che tipo di persona è questo Saulo?”

i. In effetti, Anania era ben informato riguardo alla missione di Saulo (quanto male ha fatto ai tuoi santi in Gerusalemme… qui ha l’autorizzazione dai capi dei sacerdoti, di imprigionare tutti coloro che invocano il tuo nome). A quanto pare, ne erano tutti a conoscenza.

c. Costui è uno strumento da me scelto per portare il mio nome: Dio aveva una chiamata per la vita di Saulo, anche se fino a quel momento non gliel’aveva ancora rivelata. Sembra che Anania sia stato il primo a venirne a conoscenza.

i. Dio considerava Saulo uno strumento da Lui scelto da molto prima che in Saulo si manifestasse qualcosa che fosse degno di essere scelto. Dio sapeva cosa Lui potesse fare di Saulo, anche quando lo stesso Saulo o Anania ne erano ignari.

d. Per portare il mio nome davanti alle genti, ai re e ai figli d’Israele: Si tratta di una descrizione generale della chiamata e dell’opera futura dell’uomo rotto, cieco e afflitto che Anania stava per incontrare. Dio lo stava chiamando a portare chi Lui è e ciò che Lui ha fatto (il mio nome) alle genti, ai re e ai figli d’Israele.

i. Come si potrebbe biasimare la dose di incredulità di Anania? Una chiamata tanto speciale e tanto grande per un uomo che nessuno avrebbe immaginato.

e. Poiché io gli mostrerò quante cose egli deve soffrire per il mio nome: Si trattava di un’aggiunta che donava sobrietà alla grande chiamata di Dio nella vita di Saulo, il quale avrebbe abbandonato una vita di privilegi per abbracciare una chiamata più alta, una chiamata segnata però da molta sofferenza.

3. (17-19) Anania prega e Saulo viene guarito e riceve lo Spirito Santo.

Anania dunque andò ed entrò in quella casa; e, imponendogli le mani, disse: «Fratello Saulo, il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, mi ha mandato perché tu ricuperi la vista e sii ripieno di Spirito Santo». In quell’istante gli caddero dagli occhi come delle scaglie, e riacquistò la vista; poi si alzò e fu battezzato. E, dopo aver preso cibo, egli ricuperò le forze. Poi Saulo rimase alcuni giorni con i discepoli che erano a Damasco.

a. Anania dunque andò ed entrò in quella casa: Anania ebbe grande coraggio. Nel corso dei secoli i cristiani hanno dovuto fare i conti con coloro che simulavano la propria conversione per infiltrarsi tra i seguaci di Gesù. Anania dovette superare tale paura o sospetto.

b. Imponendogli le mani, disse: «Fratello Saulo»: L’imposizione delle mani e le parole «Fratello Saulo» comunicarono perfettamente l’amore di Dio. Saulo, essendo cieco, non poteva vedere l’amore sul volto di Anania; perciò, gli fu trasmesso attraverso il suo tocco e la sua voce.

c. Sii ripieno di Spirito Santo: Sembra che Saulo sia nato di nuovo in quell’istante, nel momento in cui ricevette lo Spirito Santo e fu guarito dalla cecità, sia fisica che spirituale.

i. Sii ripieno: Dio fece un lavoro efficace nel rompere Saulo, ma la Sua intenzione non era quella di lasciarlo in quello stato. Voleva piuttosto spezzare Saulo, in modo da poterlo riempire e lasciarlo sempre ripieno.

ii. “Spesso si dice che Saulo si convertì sulla via di Damasco. Se vogliamo essere precisi, non è proprio così. La sua conversione ebbe inizio con il suo incontro con la legge, ma non fu completa fino a che il vangelo non si fece strada nel suo cuore per mezzo della fede, e ciò non avvenne sulla via, ma a Damasco.” (Lenski)

d. Riacquistò la vista; poi si alzò e fu battezzato: Una volta riacquistata la vista – sia fisica che spirituale – volle subito identificarsi con Gesù e con i discepoli di Gesù attraverso il battesimo.

i. Il testo non dice che Anania parlò a Saulo del battesimo. Forse lo fece, ma è altrettanto probabile (o addirittura quasi certo) che Saulo avesse assistito ai battesimi cristiani (come a Pentecoste, Atti 2:41). In particolare, Dio parlò direttamente a Saulo di molte cose mentre aspettava Anania, compreso il nome dell’uomo che sarebbe venuto a pregare per lui affinché recuperasse la vista (Atti 9:12).

e. Dopo aver preso cibo, egli ricuperò le forze: Saulo cominciò fin da subito a recuperare le proprie forze, sia fisiche che spirituali. Dio aveva a cuore entrambe.

f. Poi Saulo rimase alcuni giorni con i discepoli che erano a Damasco: Saulo era ora annoverato tra i discepoli di Gesù e divenne amico di coloro che in precedenza aveva cercato di imprigionare o uccidere, dando così dimostrazione della trasformazione straordinaria e radicale avvenuta nella sua vita.

i. Paolo considerava la propria esperienza di conversione come un modello per tutti i credenti: che prima ero un bestemmiatore, un persecutore ed un violento; ma mi è stata fatta misericordia, perché lo feci ignorantemente nella mia incredulità… Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo facesse conoscere in me, per primo, tutta la sua clemenza, per essere di esempio a coloro che per l’avvenire avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. (1 Timoteo 1:13,16).

ii. Se la conversione di Paolo è un modello, allora anche noi possiamo vivere le sue stesse esperienze. Innanzitutto, Gesù deve metterci di fronte a sé stesso, al nostro peccato e alla nostra ribellione contro di Lui, anche ai peccati commessi nell’ignoranza. Poi, mentre riponiamo la nostra fede in Lui, dobbiamo aspettare con umiltà l’opera che solo Lui può compiere in noi.

iii. La conversione di Saulo ci ricorda che la salvezza è qualcosa che Dio fa in noi. Quello che noi facciamo, invece, è soltanto in risposta alla Sua opera in noi.

iv. La conversione di Saulo ci ricorda che alcuni di coloro che Dio trova danno tutta l’impressione di non cercarlo affatto. Vedere il modo in cui Dio ha raggiunto Saulo ci incoraggia a credere che Dio può raggiungere anche quelle persone nella nostra vita che, secondo noi, sono lontanissime da Lui. Spesso gettiamo la spugna con alcune persone, pensando che non si accosteranno mai a Gesù, quando invece l’esempio di Saulo ci insegna che Dio può raggiungere chiunque.

v. La conversione di Saulo ci ricorda che Dio cerca persone che collaborino nella conversione di altri, anche quando queste non sono realmente necessarie, se non per mostrare l’importanza della famiglia di Dio.

vi. La conversione di Saulo ci ricorda che non è sufficiente essere rotti davanti a Dio, sebbene sia comunque necessario. In realtà, Dio vuole usare la rottura solo come preludio al riempimento.

C. Ministero iniziale di Saulo a Damasco e a Gerusalemme.

1. (20-22) Saulo predica con potenza a Damasco.

E subito si mise a predicare il Cristo nelle sinagoghe, proclamando che egli è il Figlio di Dio. E tutti quelli che lo udivano stupivano e dicevano: «Non è costui quel tale che a Gerusalemme perseguitava tutti coloro che invocavano questo nome, ed è venuto qui col preciso scopo di condurli prigionieri dai capi dei sacerdoti?». Ma Saulo confondeva i Giudei che abitavano a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.

a. E subito si mise a predicare il Cristo nelle sinagoghe: Poiché Saulo era stato un discepolo eccellente del grande rabbino Gamaliele, approfittava dell’usanza che le sinagoghe avevano di invitare qualsiasi uomo giudeo che ne fosse in grado a parlare dalle Scritture nelle loro riunioni. Approfittò subito di questa opportunità.

b. Si mise a predicare il Cristo: Il messaggio di Saulo era incentrato completamente su Gesù, perché sapeva che avevano bisogno di conoscere Gesù nella verità, di sapere che egli è il Figlio di Dio.

i. Molti pensano che, quando Gesù viene chiamato il Figlio di Dio, sia un modo per affermare che Egli non è Dio, ma che è a Lui inferiore – che è soltanto “il figlio di Dio”. Tuttavia, all’epoca di Gesù tutti sapevano che cosa voleva dire quel titolo. Essere chiamati il “figlio di” qualcuno significava essere identificati interamente con quel qualcuno – la sua identità era la tua. Quando Gesù si dichiarava Figlio di Dio e altri lo chiamavano così, veniva inteso come una chiara proclamazione della Sua deità.

ii. Infatti, quando Gesù si proclamò Figlio di Dio, e capitò in due occasioni, fu accusato di bestemmia per essersi fatto Dio (Giovanni 5:17-18, Matteo 26:63-65). Tutti sapevano che cosa intendesse dire Gesù quando dichiarava di essere Figlio di Dio, così come tutti sapevano che cosa intendesse dire Saulo quando predicava che Gesù è il Figlio di Dio.

iii. Predicare che Gesù è il Figlio di Dio significa anche predicare la Sua vita perfetta e, soprattutto, la Sua opera sulla croce per noi. Vuol dire predicare in che modo Dio ci salva attraverso l’opera di Gesù.

c. Non è costui quel tale che… perseguitava tutti coloro che invocavano questo nome: Le persone rimanevano sinceramente colpite dalla conversione di Saulo e trovavano difficile credere che Gesù avesse potuto cambiare la vita di quell’uomo in modo tanto potente. Anni dopo Paolo stesso avrebbe scritto: Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove (2 Corinzi 5:17). Paolo aveva cominciato a vivere quel versetto molto prima di scriverlo.

d. Saulo si fortificava sempre di più: (Nuova Riveduta) Che Saulo avesse cominciato la sua opera per Dio così presto dopo la conversione non deve sorprenderci. Spesso è proprio quello il momento migliore per servire il Signore e, soprattutto, per parlare agli altri di Gesù. Subito dopo la nostra conversione riusciamo ancora a comprendere il modo di pensare delle persone che non conoscono ancora Gesù.

i. È vero che i giovani credenti non dovrebbero essere messi in posizioni di autorità nella chiesa con troppa fretta (1 Timoteo 3:6), ma certamente non è necessaria una posizione di autorità per servire Dio e parlare agli altri di Gesù.

ii. La disponibilità di Saulo di servire il Signore contribuiva al fatto che si fortificava sempre di più. Mentre cerchiamo di servire gli altri, Dio ci dona più forza.

e. Dimostrando che Gesù è il Cristo: Saulo, esperto dell’Antico Testamento, riusciva a vedere chiaramente che Gesù era il Messia promesso nelle Scritture ebraiche.

2. (23-25) Fuga di Saulo da Damasco.

Molti giorni dopo, i Giudei si consultarono assieme per ucciderlo. Ma il loro complotto venne a conoscenza di Saulo. Or essi facevano la guardia alle porte, giorno e notte, per poterlo uccidere; allora i discepoli lo presero di notte e lo calarono giù dalle mura dentro una cesta.

a. Molti giorni dopo: In Galati 1:13-18 Paolo dà maggiori dettagli su quello che accadde durante quei molti giorni. Racconta di essere andato in Arabia per un certo periodo e di essere tornato successivamente a Damasco. Da lì poi si diresse a Gerusalemme. In totale Paolo trascorse a Damasco e in Arabia un totale di tre anni (Galati 1:18), davvero molti giorni.

i. In 2 Corinzi 11:32-33 Paolo allude a questo episodio, collocandolo sotto il re Areta, il che vuol dire che la sua fuga da Damasco avvenne tra il 37 e il 39 d.C. Pertanto, tenendo in considerazione i tre anni menzionati in Galati 1:18 e che tale episodio si verificò alla fine di quei tre anni, possiamo dedurre che la conversione di Paolo avvenne tra il 34 e il 36 d.C.

b. I Giudei si consultarono assieme per ucciderlo: In pratica, le parole pronunciate dal Signore in Atti 9:16 stavano cominciando ad adempiersi: Quante cose egli deve soffrire per il mio nome. Saulo ora da persecutore era diventato perseguitato.

c. Ma il loro complotto venne a conoscenza di Saulo: Saulo ora sapeva bene cosa volesse dire essere perseguitato per la propria fede, ma conosceva anche la liberazione potente di Dio. La protezione divina fu su Saulo finché il suo ministero non giunse al termine davanti a Dio.

d. I discepoli lo presero di notte e lo calarono giù dalle mura dentro una cesta: Sebbene Saulo conoscesse la protezione divina nel mezzo della persecuzione, aveva altresì imparato che la liberazione di Dio spesso si manifesta nell’umiltà. Non c’è nulla di glorioso nell’uscire di notte da una città nascondendosi in una grande cesta.

i. “Era la prima di molte fughe per Paolo, anche se talvolta non ci riuscì, ma lo catturarono, lo imprigionarono e lo batterono. Dovette soffrire veramente molte cose per Gesù.” (Boice)

3. (26-30) Saulo insieme ai cristiani di Gerusalemme.

Giunto a Gerusalemme, Saulo cercava di unirsi ai discepoli, ma avevano tutti paura di lui, non potendo credere che egli fosse un discepolo. Allora Barnaba lo prese e lo condusse dagli apostoli, e raccontò loro come egli, lungo la strada, aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come a Damasco aveva parlato con franchezza nel nome di Gesù. Così egli rimase con loro a Gerusalemme, andando e venendo, e parlava con franchezza nel nome del Signore Gesù. Egli parlava anche e discuteva con gli ellenisti; ma essi cercavano di ucciderlo. I fratelli però, venuti a conoscenza di questo, lo condussero a Cesarea e di là lo mandarono a Tarso.

a. Saulo cercava di unirsi ai discepoli, ma avevano tutti paura di lui: Sembra strano che i cristiani di Gerusalemme sospettassero di Saulo anche dopo tre anni dalla sua conversione. Probabilmente pensavano che Saulo facesse parte di un complotto lungo ed elaborato; magari si chiedevano come mai se ne fosse andato da solo per un periodo in Arabia; o probabilmente si rifiutavano di accettare una conversione di tale portata senza averla vista con i propri occhi. In parole povere, nonpotevanocredere che egli fosse un discepolo.

i. A una tale reazione, alcuni avrebbero potuto voltare le spalle a Gesù Cristo, dicendo: “Sono tre anni che servo il Signore, predico Gesù Cristo, tentano di uccidermi e ricevo minacce di morte. Non volete accettare che adesso sono un cristiano? E sarebbe questo l’amore di Gesù? Non ne voglio più sapere nulla!”

ii. Al contrario, il cuore di amore di Saulo per Gesù e per i Suoi seguaci era più grande. Gli avrà sicuramente fatto male ricevere quel trattamento, ma si rendeva conto che i discepoli di Gerusalemme si ricordavano ancora dei cristiani perseguitati e uccisi da lui. Se i discepoli di Gerusalemme mancavano di un po’ di amore, Saulo compensò avendone per loro un po’ di più.

b. Allora Barnaba lo prese e lo condusse dagli apostoli: Grazie a Dio per persone come Anania e Barnaba, che accolgono altri nella famiglia di Dio con semplicità e amicizia.

i. Barnaba non fece altro che estendere l’amore di Gesù a Saulo, e proprio come Paolo avrebbe scritto più avanti, l’amore crede ogni cosa (1 Corinzi 13:7).

c. Egli rimase con loro a Gerusalemme, andando e venendo: In Galati 1:18 Paolo scrive che durante il suo primo viaggio a Gerusalemme rimase con Pietro per quindici giorni. Inoltre, precisa di non aver mai avuto un’udienza con tutti gli apostoli, ma solo con Pietro e Giacomo, fratello di Gesù.

i. Il tempo trascorso a Gerusalemme con gli apostoli fu importante, perché segnò finalmente e senza ombra di dubbio il benvenuto di Saulo nella famiglia dei seguaci di Gesù. Tuttavia, Paolo volle precisare la natura limitata del tempo passato con gli apostoli a Gerusalemme per mostrare chiaramente che egli non aveva ricevuto il suo vangelo da nessuno degli altri apostoli. Sebbene sia stato senza dubbio benedetto e abbia tratto beneficio da quel periodo, egli aveva ricevuto il suo messaggio per rivelazione diretta da Gesù sulla via di Damasco. Luca allude a questo quando scrive che Saulo, rivolgendosi agli apostoli, raccontò loro come… il Signore gli aveva parlato. Non c’è dubbio che gli apostoli stessi e Paolo abbiano gioito scoprendo di aver ricevuto lo stesso messaggio da parte di Gesù.

d. Parlava con franchezza nel nome del Signore Gesù… ma essi cercavano di ucciderlo: Saul affrontò nuovamente persecuzioni e tentativi di assassinio, cosa che divenne particolarmente ricorrente nella sua vita.

i. La storia della conversione di Saulo comincia con la sua partenza da Gerusalemme per perseguitare i seguaci di Gesù e termina con la sua fuga da Gerusalemme come seguace di Gesù perseguitato.

e. Lo condussero a Cesarea e di là lo mandarono a Tarso: Per la sua incolumità, i cristiani di Gerusalemme lo mandarono a Tarso. Trascorsero dagli otto ai dodici anni prima che Paolo ritornasse a occuparsi di un ministero importante, quando fu inviato come missionario dalla chiesa di Antiochia. A quel tempo fu ancora Barnaba a mettersi in contatto con Saulo, ricordandosi di lui e mostrandogli amore.

i. Prima era Saulo di Tarso, un rabbino giovane, energico e di successo. In seguito, fu Saulo il persecutore, poi Saulo il cieco. Divenne Saulo il convertito, poi Saulo il predicatore. Però, prima di diventare Paolo apostolo, trascorse dagli otto ai dodici anni come Saulo lo sconosciuto. Non furono anni persi; anzi, furono un bene e furono necessari per lui.

ii. Tarso era una delle grandi città del mondo antico e vantava un porto trafficato e una posizione strategica sulle rotte commerciali. Era conosciuta soprattutto come città universitaria, essendo una delle tre grandi città di formazione del mondo mediterraneo. “Strabone definisce l’università di Tarso addirittura superiore, per certi aspetti, a quelle di Atene e di Alessandria (Geografia 14.5.13). Era particolarmente importante quale centro di filosofia stoica.” (Williams)

4. (31) La buona salute delle chiese dell’intera regione.

Così le chiese in tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria avevano pace ed erano edificate. E, camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, moltiplicavano.

a. Le chiese in tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria: Atti 9 inizia con un uomo zelante che andava spirando ancora minacce e strage contro i discepoli del Signore (Atti 9:1), ma Dio era più che in grado di trasformare una minaccia tanto terribile in una grande benedizione. Ora Luca mostra che l’opera di Dio non solo continuava, ma si rafforzava nonostante le forti opposizioni.

b. La Galilea: Atti degli Apostoli non ci dice nulla riguardo alla nascita delle chiese in Galilea, chi le abbia fondate e in che modo, o riguardo alle grandi opere che Dio fece in quelle giovani chiese. Ciò ci ricorda che Atti racconta solo in parte la storia dell’opera di Dio durante quel periodo.

c. Le chiese… avevano pace: Non vuol dire che le persecuzioni erano cessate, ma significa che avevano pace in mezzo alle persecuzioni.

i. Con la fine del capitolo 9 giungiamo a una svolta storica importante nel libro degli Atti e negli eventi dell’Impero romano. Nel 37 d.C. Caifa fu spogliato dalla carica di sommo sacerdote e fu sostituito prima da Jonathan e poi da Teofilo. In quello stesso anno, Caligola diventò imperatore romano al posto di Tiberio e si rivelò particolarmente ostile verso i Giudei. Fu assassinato quattro anni dopo.

d. Le chiese… erano edificate: La parola edificate dà l’idea di crescita: le chiese crescevano in numero e forza.

e. E, camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, moltiplicavano: Quando il popolo di Dio cammina nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, ci si può aspettare che anche i numeri si moltiplichino.

i. Timore del Signore… consolazione dello Spirito Santo: Sono due aspetti essenziali del cammino cristiano. Ci sono momenti in cui un discepolo di Gesù potrebbe aver più bisogno del timore del Signore o della consolazione dello Spirito Santo. Spesso Dio vuole che chi è in una situazione di conforto sia afflitto (per crescere nel timore del Signore) e che chi è afflitto sia consolato (mediante la consolazione dello Spirito Santo).

ii. Nella consolazione dello Spirito Santo: Pierson sottolinea che la parola consolazione nel greco è praticamente la stessa che viene usata per Consolatore in Giovanni 14:16 (paraclesis).

iii. “Non è forse già troppo evidente che la chiesa ai giorni nostri ha poca se non nessuna concezione dell’incommensurabile valore della benedizione insita nella paraclesis dello Spirito? E se ancora una volta si potesse imparare questa lezione? Quale grande ‘riposo’ avrebbe la chiesa dai dissensi e dalle divisioni interne, dalle eresie e dagli scismi! Quale edificazione, quale ‘crescita’ sulla santissima fede! Quale santo ‘camminare nel timore del Signore’, quale rapida moltiplicazione, quale evangelizzazione su scala globale! Non c’è un male che oggi maledica o minacci la nostra vita ecclesiale a cui la ‘consolazione dello Spirito Santo’ non porrebbe rimedio e che forse eliminerebbe.” (Pierson)

D. Dio opera miracoli attraverso l’apostolo Pietro.

1. (32-35) Pietro guarisce Enea a Lidda.

Or avvenne che, mentre Pietro percorreva tutto il paese, venne anche dai santi che abitavano a Lidda. Qui trovò un uomo di nome Enea che già da otto anni giaceva in un letto, perché era paralitico. Pietro gli disse: «Enea, Gesù, il Cristo, ti guarisce; alzati e rifatti il letto». Ed egli subito si alzò. E tutti gli abitanti di Lidda e di Saron lo videro e si convertirono al Signore.

a. Pietro percorreva tutto il paese: Il vecchio modo di fare, secondo cui gli apostoli rimanevano a Gerusalemme e chi aveva bisogno del loro ministero andava da loro (come si vede in Atti 5:16), era cambiato. Pietro percorse tutto il paese per svolgere il proprio ministero, una distanza di 55 km da Gerusalemme a Lidda.

i. Lidda oggi si trova nei pressi dell’odierna Lod, dove si trova l’Aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.

b. Qui trovò un uomo: Mentre Pietro era impegnato a ministrare ad altri nel nome di Gesù, trovò un uomo bisognoso che Dio voleva guarire con un miracolo. Se saremo come Pietro, che percorreva tutto il paese, allora si presenteranno anche per noi le opportunità di vedere la manifestazione della potenza miracolosa di Dio.

c. Enea, Gesù, il Cristo, ti guarisce: Pietro specificò chiaramente chi avrebbe operato la guarigione, Gesù, il Cristo, del quale lui era soltanto uno strumento. Gesù guariva nella potenza di Gesù, ma Pietro non guariva nella potenza di Pietro, ma si affidava totalmente alla potenza di Gesù.

i. Le parole di Pietro: “Alzati e rifatti il letto” erano probabilmente un’imitazione voluta del modo in cui Gesù guarì il paralitico di Marco 2:10-12.

d. E tutti gli abitanti di Lidda e di Saron lo videro e si convertirono al Signore: La guarigione miracolosa di Enea fece sì che molte persone si convertissero al Signore – presumibilmente accompagnata dalla predicazione del vangelo da parte di Pietro.

2. (36-38) Tabitha di Ioppe muore.

Or in Ioppe c’era una discepola di nome Tabitha, che significa Gazzella; ella faceva molte buone opere e molte elemosine. Or avvenne in quei giorni che ella si ammalò e morì. Dopo averla lavata, fu posta in una stanza al piano superiore. E, poiché Lidda era vicina a Ioppe, i discepoli, udito che Pietro si trovava là, gli mandarono due uomini per pregarlo di venire da loro senza indugio.

a. Di nome Tabitha, che significa Gazzella: La variante greca di Tabitha è Dorcas, ed entrambi significano “Gazzella”. Era una donna molto amata nella comunità cristiana di Ioppe, perché faceva molte buone opere e molte elemosine.

i. Luca ha voluto sottolineare che Tabitha abbondava in opere buone e faceva molte elemosine (CEI). Ci sono alcune persone che abbondano in molte buone opere e molte elemosine, ma nel loro cuore e nella loro mente sono solo piene di sé e non le praticano nel modo in cui le faceva Tabitha. Per questo Luca aggiunge “faceva”.

b. Per pregarlo di venire da loro senza indugio: Pietro, pur non trovandosi a Ioppe alla morte di Tabitha, non era tanto distante; perciò, i cristiani di Ioppe, avendo udito che nella vicina Lidda Dio stava facendo grandi miracoli per mezzo di Pietro, implorarono Pietro di andare da loro, forse ancora quando Tabitha era ancora viva o era appena deceduta.

3. (39-42) Tabitha risuscita dai morti.

Pietro dunque si alzò e partì con loro. Appena giunse, lo condussero nella stanza di sopra; tutte le vedove si presentarono a lui piangendo e gli mostrarono tutte le tuniche e le vesti che Gazzella faceva, mentre era con loro. Pietro allora, fatti uscire tutti, si pose in ginocchio e pregò. Poi, rivoltosi al corpo, disse: «Tabitha, alzati!». Ed ella aprì gli occhi e, visto Pietro, si mise a sedere. Egli le diede la mano e l’aiutò ad alzarsi; e, chiamati i santi e le vedove, la presentò loro in vita. La cosa fu risaputa per tutta Ioppe, e molti credettero nel Signore.

a. Pietro si alzò e partì con loro: Quando i discepoli di Ioppe giunsero da Pietro a Lidda, avevano la speranza che questi avrebbe aiutato la donna o che almeno avrebbe aiutato la comunità cristiana del posto ad elaborare il lutto.

i. Nel libro di Atti non c’è indicazione che fosse comune o ci fosse l’aspettativa collettiva che i morti in Cristo dovessero essere risuscitati. Si tratta di un miracolo (e di altri simili in Atti) menzionato solo per la sua desuetudine e straordinarietà.

b. Tutte le vedove si presentarono a lui piangendo: È possibile che ci fosse l’aspettativa che Pietro si sarebbe limitato a confortare le vedove cristiane e altri nel loro dolore per la morte di Tabitha. Ciononostante, Pietro percepì una guida particolare ad agire proprio come aveva visto fare a Gesù in Marco 5:38-43 – fece uscire tutti, nell’attesa che Dio facesse per Tabitha ciò che aveva fatto per la figlia del capo della sinagoga.

c. Tabitha, alzati: Pietro sembrava ricordare vividamente ciò che Gesù aveva fatto in Marco 5:38-43 (o Luca 8:50-56). In quella guarigione Gesù aveva detto: “Talitha cumi”. In questa Pietro disse (nella lingua originale): “Tabitha cumi”. Pietro riusciva a sentire nella sua testa le parole di Gesù mentre ministrava.

i. Pietro cercò semplicemente di fare ciò che Gesù aveva fatto. Ora era Gesù il suo leader. Non cercava più di essere lui la guida di Gesù, come quando Gli disse in Matteo 16:22 di non intraprendere la via della croce, ma ora lasciava che fosse Gesù a guidarlo.

d. Ed ella aprì gli occhi e, visto Pietro, si mise a sedere: Tutto sembra indicare che Tabitha sia stata risuscitata dai morti, era morta e tornò in vita. Si tratta di miracoli straordinari e insoliti, che sono accaduti ancora e continueranno ad accadere (è saggio comunque non accettare con facilità ogni caso riportato).

i. È bene ricordare che Tabitha non fu risuscitata come lo fu il Signore, ma fu riportata alla sua vecchia vita, rimanendo soggetta alla morte fisica.

ii. Il fatto che il Signore abbia risuscitato Tabitha e non Stefano (e nemmeno Giacomo più avanti in Atti 12:2) rispecchia l’inconoscibilità delle vie di Dio. In effetti, Stefano e Giacomo sembravano ricoprire un ruolo di maggiore importanza nella chiesa rispetto a Tabitha; ciononostante, dobbiamo sempre confidare nella più alta sapienza e conoscenza di Dio in circostanze come questa.

iii. Tabitha non fu risuscitata per il suo bene, dal momento che andare in cielo sarebbe stato di gran lunga migliore. Ella fu riportata in vita a motivo del servizio che svolgeva per gli altri, la stessa ragione per cui ognuno di noi è passato dalla morte alla vita (Giovanni 5:24).

e. Chiamati i santi e le vedove: In Atti 9:32 e 41, vediamo che è la prima volta che i cristiani, in questo caso i credenti di Lidda e di Ioppe, vengono chiamati santi nel libro degli Atti. Quando la Bibbia chiama i cristiani santi, non parla di persone dalla perfezione ineguagliabile, bensì di persone differenti. I santi si distinguono dal resto del mondo.

4. (43) Pietro soggiorna da Simone, un conciatore di pelli.

E Pietro rimase a Ioppe parecchi giorni, in casa di un certo Simone, conciatore di pelli.

a. Rimase a Ioppe parecchi giorni, in casa di un certo Simone, conciatore di pelli: Per un giudeo osservante a quel tempo, tale affermazione sarebbe stata alquanto scioccante. Secondo la comprensione che i Giudei avevano della legge, era severamente proibito familiarizzare con chiunque lavorasse regolarmente con animali morti.

i. Secondo le leggi del tempo, un conciatore doveva vivere almeno a una distanza di 25 metri dal resto del villaggio a causa della sua costante impurità cerimoniale.

ii. “Il mestiere del conciatore era tenuto in sommo disprezzo, tanto che, se una ragazza veniva promessa in sposa a un conciatore senza essere a conoscenza della sua attività, il fidanzamento si riteneva nullo.” (Morgan)

b. Rimase a Ioppe parecchi giorni, in casa di un certo Simone, conciatore di pelli: Questo ci fa capire che Pietro si preoccupava sempre meno rispetto a prima delle tradizioni giudaiche e delle norme cerimoniali. L’opera di Dio nel cuore di Pietro, scostandolo da inutili ritualismi, aveva gettato le basi per ciò che Dio stava per fare in lui nel capitolo successivo.

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